Sudafrica, self drive tra parchi e oceani
Il giorno dopo visitiamo il Blyde River Canyon, la cittadina di Pilgrim’s Rest per arrivare nel primo pomeriggio all’Orpen Gate all’entrata del Kruger. Appena entrati, ci imbattiamo subito nei primi elefanti, zebre, giraffe e numerosi branchi di impala,sorta di antilopi locali il cui didietro è curiosamente disegnato come l’effigie di Mc Donald’s prima di giungere al Satara, il rest camp dove dormiamo per due notti (spartano ma pulito e tra l’altro ceniamo con degli appetitosi spiedini di carne di kudu, un altro animale molto diffuso da queste parti).
Il giorno seguente è dedicato per intero ai safari che ci consentiranno di ammirare anche il rinoceronte bianco, ippopotami e coccodrilli che nuotano o prendono il sole sulle rive delle numerose pozze d’acqua del Knp e i rari leopardi di cui uno probabilmente sazio appollaiato su un ramo di un albero.
Il giorno successivo, lasciamo il Kruger, mentre altri turisti ci raccontano di aver visti numerosi leoni, lasciando in noi il rimpianto per non averli avvistati per dirigerci verso l’adiacente Kapama Game Reserve dove ci attende tutta un’altra atmosfera: personale in divisa, cocktail di benvenuto, cena a buffet, escursioni ad orari stabili, stanze lussuose e una bella piscina. Nel corso di un game drive vedremo comunque dei leoni, una leonessa con due cuccioli e un bufalo proprio vicino alla nostra jeep,ma sembra un pò una Disneyland africana e il tutto stona un pò,anche se ad un pò di lusso non si può mai dire di no… Abbandonato il lusso della riserva privata ci dirigiamo verso il piccolo regno dello Swaziland,che abbonda di paesaggi alpini e villaggi poverissimi. Notte nello splendido Foresters Arms a 27 km di strada di montagna dalla capitale Mbabane (merita la visita).
Una raffinata cena e un’ottima dormita ci rinfrancano per la giornata successiva in cui, dopo una sosta obbligata ad una cereria con soggetti africani ed un passaggio di frontiera alquanto avventuroso per la lentezza del disbrigo delle pratiche visiteremo un altro parco nazionale, Hluhluwe Reserve, che risulta un pò “carbonizzato” a causa di un recente incendio,ma che ci riserva la vista di 2 ghepardi e numerosi bufali e rinoceronti. Dormiamo all’Hilltop Camp e ceniamo a buffet alla grande anche perchè ci viene riservato un dopocena gustoso con un ballo inscenato dal personale del ristorante. Dopo un altro morning drive (ennesima sveglia alle 5,30),in cui assistiamo alla terribile scena di un branco di iene che ruba pezzi di una preda al leone che se ne sta cibando acquattato in un cespuglio,ci allontaniamo dal parco e arriviamo nella cittadina balneare di St Lucia,affacciata sull’Oceano Indiano; a Cape Vidal, all’interno dell’Isimangaliso Park vediamo ,sia pure da lontano,le prime balene australi che transitano da queste parti per partorire nelle calde acque locali prima di nuotare a novembre verso il Polo. Nessuna traccia degli ippopotami che dovevano popolare alcune strade della cittadina, ma saremmo voluti restare un giorno in più… Ottima cena con porzioni pantagrueliche aI ristorante “Braza” consigliato dalla LP ma i tempi stretti del viaggio ci obbligano ad un’ulteriore sveglia ad orari improponibili per raggiungere in tempo Durban dove prendiamo un volo per Port Elizabeth dove ci attende la nostra seconda vettura a noleggio (Toyota Quantum), a proposito, un consiglio per i viaggiatori è quello di noleggiare vetture con finestrini apribili al massimo per facilitare lo scatto di fotografie. Dopo 70 km di strada, siamo già dentro l’Addo National Park (non molto visitato dagli italiani e invece, a mio parere, imperdibile),dove dopo pochi chilometri incontriamo il primo leone maschio che ci incanta per almeno 2 ore con i suoi comportamenti apparantemente calmi verso una leonessa e le macchine dei turisti,ferme ad osservarlo. Parco verdissimo dove dormiamo in cottages dalla vista impareggiabile (Addo Main restcamp). Restiamo 2 giorni in questo splendido parco che ci riserva tante scene di vita degli elefanti che qui rappresentano la maggioranza degli animali presenti. Continua a fare molto freddo solo dopo il tramonto e fino alle 9 di mattina, per le restanti ore si può stare a maniche corte. Dopo qualche ora di viaggio, eccoci a Jeffrey’s Bay, regno dei surfisti e di ville sulla spiaggia che non hanno nulla da invidiare a quelle californiane; poi, durante il viaggio di trasferimento, decidiamo di allungare andando a visitare il punto più meridionale dell’Africa, Cape Agulhas, che ci ripaga con una spettacolare giornata assolata, ventosa e luminosissima (faticoso, ma vale la pena). Ce ne andiamo con la lacrimuccia, ma dobbiamo arrivare in giornata a Knysna, cittadina posizionata su una laguna spettacolare dove staremo 2 giorni visitando Plettenberg Bay (troppo turistica per i nostri gusti) dove non riusciamo ad uscire in barca per vedere le balene a causa del mare agitato, e Brenton on Sea da dove ammiriamo tramonti da cartolina. E’ ormai chiaro che soffriamo di mal d’Africa e non vogliamo più abbandonare nemmeno la lussuosa residenza dove alloggiamo (Hollow Country Estate).
Il giorno dopo, però, riusciamo ad effettuare la gita in barca ad Hermanus e affrontiamo le balene che nuotano a pochi metri dalla nostra imbarcazione che naviga su onde piuttosto alte ma che non ci distolgono dalla bellezza di quanto avviene davanti ai nostri occhi. Ottima cena al molo del porto nuovo e notte al Whale Rock Lodge ( da non perdere)… Mai speso per una cena più di 20 € e continua la piacevole tradizione.
La nostra prossima tappa è però l’ultima: Cape Town, che si preannuncia con una trentina di chilometri di townships accanto all’autostrada dove dimorano in condizioni disperate migliaia di neri. Alla faccia della fine dell’apartheid, troverete in Sudafrica la popolazione di colore che è occupata solo nelle mansioni più umili mentre la minoranza bianca occupa tutte le posizioni di potere,di prestigio o comunque più dignitose. Alcuni di noi prenotano a Simon’s Town un’escursione che permetterà loro di vedere lo squalo bianco immersi una gabbia sotto il pelo dell’acqua e sarà un’esperienza indimenticabile (anche perchè completiamo il cerchio dei famosi Big 7 cioè leoni, leopardi, bufali, rinoceronti, ippopotami, balene e squali). Il promontorio del capo di Buona Speranza e la spiaggia di Boulders con i suoi pinguini ci danno il benvenuto in una giornata soleggiata e luminosa ma una brutta sorpresa ci attende con un hotel brutto e da evitare, Hollow on the Square.
Il giorno dopo,ancora una giornata di sole (alla fine non conteremo nemmeno un giorno di pioggia e temperature miti di giorno anche se fredde la sera e la mattina presto), visitiamo il Parco del capo di Buona Speranza, bellissimo, e poi saliamo con la funivia sulla Table Mountain da cui si gode un panorama splendido sulla baia ( da non perdere anche perchè bisogna essere fortunati col tempo perchè la funivia resta chiusa molto spesso a causa delle condizioni meteo spesso inclementi). Resta da segnalare la cena in un locale segnalato da Trip Advisor e che merita la visita: Miller’s Thumb, carne e pesce da leccarsi i baffi ,il tutto innaffiato da vinelli sudafricani che oggettivamente mi sembrano migliorabili.
Ormai è finita e sentiamo già il rombo dei motori dell’aereo di ritorno che ci riporterà alla nostra condizione di cittadini occidentali alla quale al momento, proprio non vogliamo ritornare. Però,al contrario,vogliamo ritornare in Africa per vedere i denti bianchi dei bambini neri che ti sorridono per avere una penna o una caramella o perché vogliamo rivedere la camminata in mezzo alle lande desertiche dello Swaziland degli abitanti del posto carichi di fascine di grano o anche perché vogliamo tornare a sentirci i vicini di casa dei grandi felini e dei famosi Big Five per osservare i quali siamo in fondo venuti sin qui. E che dire dei tramonti da cartolina o delle sveglie all’alba di cui non ci credevamo capaci prima di vedere con i nostri occhi cos’è l’Africa…
Mi sa che l’anno prossimo saremo ancora in questo meraviglioso continente!