Tour dei parchi Usa
Indice dei contenuti
Partecipanti: Famiglia di 4 adulti
Questo è il diario di un viaggio interessante, intenso, ma anche abbastanza faticoso che si è snodato su un percorso stradale tra California, Nevada, Utah, Arizona lungo 3657 miglia, pari a circa 5800 km. In 20 giorni di viaggio abbiamo scoperto scenari incredibilmente diversi tra loro.
Siamo passati dai 13° di una nebbiosa San Francisco ai 51° di una assolata Death Valley. Abbiamo attraversato valli verdissime e zone aride e desertiche del Colorado Plateau. Abbiamo percorso km senza incontrare anima viva e siamo rimasti intasati nel traffico.
Un viaggio molto vario, ricco di sorprese che non ci ha annoiato di certo.
Se dopo aver letto il diario, vi è piaciuto, votatelo. Grazie!
Se vi interessa un’anteprima del viaggio, trovate un filmato di 20 minuti circa su youtube http://youtu.be/dvET3t2lbMU (clicca su “mi piace”).
Hotel:
– Holiday Inn Express San Francisco Airport South (arrivati di notte dall’Italia)
– El Camino Inn (Colma – sobborgo di San Francisco) per visitare San Francisco
– Days Inn – Yosemite Sierra Inn (Oakhurst – CA) per Yosemite Park entrance South
– Exchange Club Motel (Beatty – NV) per Death Valley
– Days Inn Las Vegas At Wild Wild West Gambling Hall (Las Vegas – NV) per Las Vegas
– Travelodge Hurricane Zion National Park Area (Hurricane – UT) Per Zion
– Grandma’s Cottage Unwind at Rewind (Panguitch – UT) sosta tra Bryce e Moab – consigliatissimo
– Days Inn Moab (Moab – UT) per Arches e Canyonland
– Rodeway Inn (Page – AZ) per Antelope e Lago Powell
– Grand Motel (Williams – AZ) per Grand Canyon South Rim sconsigliatissimo
– Good Nite Inn (Calabasas, Los Angeles – CA) per Malibu
– Hollywood City Inn (Hollywood, Los Angeles – CA) per Hollywood
Gli hotel sono stati prenotati su booking.com. I prezzi dipendono dal periodo.
Ogni hotel è stato recensito e trovate i miei commenti su Tripadvisor
PREMESSA
A fine gennaio su Opodo abbiamo trovato un volo MXP-LHR-JFK-SFO all’andata e LAX-LHR-MXP al ritorno per 950 € a testa circa.
Per la prenotazione degli alberghi abbiamo usato booking.com, perché si possono disdire senza penali fino a pochi giorni prima.
La disponibilità di alberghi non troppo costosi con camere per famiglia non è ampia, così è stato un vero e proprio lavoro abbastanza lungo e impegnativo.
A inizio maggio anche l’auto è prenotata (www.rentalcars.com). Una Ford Focus berlina (la versione USA è più grande di quella europea) per 20 giorni a 570 € con assicurazione kasko totale, km-traggio illimitato, prelievo a San Francisco airport e restituzione a Los Angeles airport.
Poco prima di partire acquistiamo un pacchetto assicurativo Travelguard Chartis Gold per € 303.17 (4 persone) con la ferma intenzione di non averne bisogno.
Mercoledì 01-08-12
Alle 9.30 siamo al parking Malta vicino a Malpensa. Sosta fino al 24/8 sera per 82 €.
Arrivati a Londra giriamo in attesa di poter atterrare per una buona mezz’ora (effetto olimpiadi?). Il tempo di coincidenza è già un po’ stretto e a causa del ritardo diventa critico. Per fortuna l’arrivo e la partenza sono entrambi al terminal 5 e i controlli sono piuttosto veloci. Arriviamo ad imbarco iniziato.
Saliamo sul volo BA115 per New York. Il Boeing 747-400 si stacca dal finger con un buon 20 minuti di ritardo e poi lo tengono a “bagno maria” sulla pista di taxiing per più di mezz’ora. Quando parte però il comandante promette di arrivare comunque in orario.
Arriviamo a N.Y. in ritardo di 20 minuti. Andiamo verso i banchi dell’immigrazione e c’è una coda lunghissima. Per fortuna la British ci chiama e quindi saltiamo la coda, recuperiamo le valigie, le portiamo al re-check-in e ci dirigiamo al terminal per prendere il volo per SFO. Già stiamo pensando che dopo poco si parte quando scopriamo che il volo American Airlines è ritardato di oltre 4 ore. Sarà un incubo!
Visto il ritardo vergognoso, la AA ci omaggia di un buono “dinner” del valore di 12$ con cui comperiamo poco o nulla, dati i prezzi insensati dei bar dell’aeroporto. Per esempio uno yogurt e una coppetta di macedonia, quasi 11$. Un litro d’acqua 4$.
Verso mezzanotte aggiungono, buona misura, un’altra mezz’ora di ritardo. E noi siamo esausti.
Giovedì 02-08-12
Alle 0.30 ora di New York si parte. Stravolti. Sul volo AA17 (sarà mica il numero del volo a portare sfiga?) tutti i passeggeri hanno un solo obiettivo: dormire. Dopo 6 ore circa di volo alle 3.30 a.m. ora di SFO atterriamo. Ritiriamo i bagagli e telefoniamo all’hotel Holiday Inn Express di Burlingham per sapere della navetta. Bisogna aspettare un’ora. Il taxi costa sui 15-20 $. Chiediamo anche ad un pullmino Shuttle privato che ci chiede 50$. Ovviamente prendiamo il taxi. Arrivati all’hotel scarichiamo le valigie e alle 4.30 siamo nel letto addormentati. Alle 8.30 bussano per rifare la camera! Si scusano per l’errore, ma visto che siamo svegli ci alziamo e andiamo a fare una abbondante colazione.
Costo della camera da 4 adulti con colazione circa 150€ tasse incluse.
Con la navetta andiamo alla Bart station per prendere il treno che va in città.
I biglietti si possono comperare solo alle macchinette con un sistema assurdo. Per sapere quanto si deve pagare bisogna consultare una tabella affissa sulla macchinetta. Poi infili la carta di credito e ti dice che ti addebita 20$ per 2 biglietti. Con un tasto devi togliere e mettere 1$ o 5 cent fino a raggiungere l’importo del biglietto. Poi dici che di biglietti ne vuoi 4 e l’importo cambia, così devi rimetterlo a posto e quando tutto è a posto stampi i biglietti. Ma chi l’ha progettato un sistema così demenziale? In qualunque altro posto del mondo indichi la stazione a cui vuoi scendere e il numero di biglietti e ti viene fuori l’importo da pagare. Mah!
Nonostante l’interfaccia “user hostile” prendiamo ii biglietti per Colma e nel giro di un quarto d’ora siamo a El Camino Inn, un motel grazioso. 3 notti in 4 adulti $295.
Anche se il check in è alle 14, visto che la camera è pronta ce la consegnano subito.
Molliamo i bagagli e partiamo con la BART verso il centro di SFO (biglietto 3.30$), vestiti da mese di agosto.
Qui a Colma c’è un bel sole e un vento freschino tipo bora.
Mentre ci avviciniamo a SFO si vede una nebbia abbastanza fitta sul mare. In centro c’è il sole, ma la temperatura è piuttosto bassa.
Cominciamo il nostro giro turistico da Union Square, che però non ha particolari attrattive, se non alcuni negozi. Poi ci dirigiamo verso i moli, i famosi “PIER”. Strada facendo incrociamo uno dei “cable car”, i piccoli tram che si agganciano a dei cavi sotterranei per riuscire a superare le ripidissime salite delle strade di SFO. Il biglietto di sola andata costa la bellezza di 6 (sei!) dollari, così prendiamo il biglietto giornaliero che vale anche su tutti tram e bus per 14$. Ottima idea, perché lo sfruttiamo decisamente bene per spostarci in città.
Con il cable car arriviamo alla Grace Cathedral, dove in una cappella c’è una scultura in metallo di Keith Haring (l’artista famoso per gli omini stilizzati). Il vento è sempre freddo e noi siamo congelati. Il giro prosegue comunque senza indugi. Con un cable car (sono tutti strapieni) andiamo al Fisherman’s Wharf e poi fino al Pier 39 a vedere i leoni marini che si crogiolano al sole.
Dal pier 39 si vede l’isoletta di Alcatraz e si intravede appena il Golden Gate a causa della nebbia (che sembra essere un fenomeno meteorologico normale in Agosto).
Consultando la nostra cartina troviamo una combinazione di bus per andare al Golden Gate (ci si arriva con il 28). Giunti sulla piazzetta scendiamo. Fa un freddo cane (ci saranno 13°), un vento che porta via e la nebbia che avvolge i piloni del ponte. Peccato. Abbandoniamo l’idea di percorrerne un tratto a piedi. Torniamo a riprendere il 28 e poi con il 22 andiamo ad Alamo Square a vedere le 7 casette colorate indicate come curiosità di SFO. E quindi, sempre col 22, a Castro, il quartiere “gay” (ci sono bandiere arcobaleno appese ovunque), il quartiere con i locali per i giovani. Sono ormai le 8 pm e siamo congelati. Passiamo davanti ad un ristorante indiano che propone menù per 2 persone a 25$ (più tasse, più mancia). Il menù è interessante e ci fiondiamo dentro, anche per scaldarci, ma con la fissa che hanno in America di tenere accesa l’aria condizionata, anche dentro fa piuttosto fresco. Terminata la cena, con il tram andiamo alla stazione della BART. Metto la Visa nella macchinetta per prendere i biglietti e me la rifiuta. Proviamo un po’ di volte, ma non c’è verso. Andiamo a chiedere spiegazione ad una “diversamente magra” addetta che ci dice che ogni giorno si possono fare solo 2 acquisti con carta di credito. Quindi o abbiamo un’altra carta o usiamo i contanti di taglio piccolo, perché il massimo resto che dà la macchinetta è 4.95$. Se hai bisogno di cambiare ti arrangi. E questo sarebbe il paese più importante e tecnologico del mondo!?
Giunti comunque a Colma, le poche centinaia di metri dalla stazione al motel le facciamo quasi di corsa per scaldarci. Alle 10 p.m. tutti schiantati nel letto sotto al piumone e il riscaldamento acceso (ma non siamo ad Agosto?).
Venerdì 03-08-12
Il jet lag di 9 ore si fa sentire e dormire non è facile. Alle 7 siamo tutti svegli da un po’. Si controlla la mail lottando con una connessione WiFi instabile.
Poi andiamo a fare colazione, che risulta essere decisamente molto misera. Giusto qualche fetta di pane da tostare, gelatine di frutta insapori in confezione talmente piccola che ce ne vogliono 2 per coprire la fetta di pane con un sottile velo. Caffè “squalid”.
Il cielo e la temperatura sono quelli tipici di Torino nei giorni dei Santi. Visto il freddo patito ieri, oggi jeans, maglie con maniche lunghe, cerata groenlandese.
La meta di oggi è l’isoletta di Alcatraz. Avendo letto su I/net che ad Agosto i tour sono presi d’assalto, abbiamo comperato via I/net i biglietti con largo anticipo (Alcatraz Cruise, 28$ a testa). Il tour comprende il viaggio di A/R e l’audioguida in italiano durante la visita al penitenziario. Alle 10.30 siamo al Pier 33. Alla biglietteria stanno prenotando i tour per il 18 agosto! Abbiamo fatto bene a prendere i biglietti prima.
La visita del penitenziario dura circa un’ora e mezza e il commento dell’audioguida è ben fatto e interessante. Il posto è veramente allucinante. Le celle sono 1.5×3 m alte 2 metri con WC a vista, una brandina, un micro lavandino, una mensolina per appoggiiare il piatto. Il racconto delle condizioni carcerarie è altrettanto allucinante. E non doveva essere uno scherzo nemmeno per le guardie passare la giornata lì dentro.
Terminata la visita torniamo al traghetto e mentre siamo in coda vediamo una foca che nuota vicino alla banchina. In Groenlandia le foche le abbiamo viste una volta col binocolo, qui, invece che non ce lo aspettavamo, la vediamo a pochissimi metri di distanza.
Tornati a SFO ci procuriamo il pranzo in un supermercato che vende insalate pronte. Una formula ben collaudata lo scorso anno in Giappone. Troviamo una piazzetta con una bella scalinata al sole (che finalmente è comparso) e riparata dal vento e scopriamo che non siamo gli unici ad avere questa abitudine, infatti la piazzetta è popolata da impiegati degli uffici vicini che mangiano seduti sugli scalini al sole. Terminato il pranzo ci godiamo un po’ il caldo. Passeggiando su Market St. notiamo un tram arancione con le scritte in italiano. È un tram di Milano. E ce ne sono anche di altre città europee. Pare che molte città abbiano regalato dei loro tram a SFO.
Poi ci imbuchiamo in un mega centro commerciale su Market St. vicino a Powell St.
La famiglia poi si divide. Franca e Gaia vanno in hotel, io e Chiara a ritirare l’auto all’aeroporto. Solita lotta con le macchinette della BART che vendono i biglietti che non accettano la carta di credito (e non si capisce perché).
Arriviamo all’aeroporto, troviamo il bancone della Dollar, presento il voucher e comincia la litania degli extra che fanno salire di molto il costo (rifiutati). Visto che prevediamo di percorrere circa 6000 km, aggiungo l’assicurazione per eventuale soccorso stradale (altri 110$). Poi si paga il pieno, circa 45$ (magari da noi si facesse il pieno con così poco), però si restituirà vuota. Poi cercano di rifilarmi una macchina che non è la Focus. Io protesto e mi propongono un’auto di categoria superiore più cara, ma alla fine ce ne andiamo dalla Dollar con una comoda Focus (molto diversa dalla Focus che vendono in Europa).
Mi fanno un corso accelerato di guida col cambio automatico e via!
Tornati in hotel c’è un abbiocco generale a causa del freddo, del vento e dei Km a piedi fatti oggi. Ripresici dall’abbiocco, facciamo un breve giro con la macchina per cercare un posto dove mangiare e siamo talmente stanchi che ci fiondiamo in uno dei peggiori fast food del mondo a poca distanza dal nostro albergo. Vicino c’è un supermercato e così comperiamo un po’ di cose con cui integrare la misera colazione di domani. Poi in camera a pianificare la giornata di domani e riposare.
Sabato 04-08-12
Il programma di oggi prevede un giro fino a Monterey lungo la costa.
Alle 8 partiamo. Il cielo è di un bel grigio tipo Torino a novembre e fa freddo.
Scendendo lungo la costa ci sono spiaggioni enormi e bagnanti zero (vorrei vedere, col tempo che c’è). Ci sono invece numerosi surfisti con la muta. Le onde però non sono niente di speciale.
Ad un certo punto vediamo un faro e decidiamo di andarlo a vedere. E abbiamo fatto bene, perché sugli scogli poco più in basso c’era un gruppo di foche con i piccoli. Siamo stati a guardarli per un bel po’ mentre si tuffavano e poi faticosamente risalivano sugli scogli. Sono buffissimi.
Proseguendo sulla strada siamo arrivati ad Año Nuevo, un parco dove c’è una grande varietà di animali tra cui leoni marini, elefanti marini, pellicani, ecc.
Arrivati all’ingresso c’era un gabbiotto con l’addetto e un cartello che indicava il costo di 10$ per il parcheggio. Il tizio ci ha spiegato che per andare a vedere gli elefanti marini si doveva scarpinare un bel po’ e ci ha fatto passare senza farci pagare i 10$ (!?!).
Dopo circa 3/4 d’ora di cammino arriviamo finalmente a vedere la colonia di elefanti marini. Sono dei bestioni enormi! Un guardaparco ci ha detto che sono tutti maschi. Rimangono lì per qualche settimana, poi partono e vanno fino in Alaska (~4000 km) e poi tornano. Durante la migrazione incontrano le femmine che stanno scendendo verso la California e si accoppiano, così sulla spiaggia di Año Nuevo, dopo che i maschi sono andati via, per alcune settimane ci sono solo femmine e cuccioli.
È stata una visita interessante.
Da lì abbiamo proseguito fino a Monterey. La Lonely Planet indica una serie di cose interessanti da vedere tra cui un percorso “storico” che si rivela molto deludente. Se non ci fossimo andati non avremmo perso nulla.
Oltretutto fa pure brutto. Per stare un po’ al caldo andiamo a far merenda al McDonald (dove naturalmente c’è l’aria condizionata a palla). Vicino a noi c’è una signora americana che ha preso un cartoccio di patatine fritte e un frappè con panna e cioccolato che alterna nelle sue fauci in un sapiente, nonché sapido, contrasto salato-dolce (de gustibus…).
Scendiamo ancora verso Carmel dove c’è una vecchia missione (ingresso 6$) e poi iniziamo il ritorno con sosta a Stanford, per vedere una delle più famose università americane. É impressionante quanto è gigantesco il campus.
Tornati all’hotel fusi dalla stanchezza ci comperiamo delle belle insalate al supermercato e della frutta.
Poi prepariamo le valigie perché domani ci si sposta allo Yosemite.
Domenica 05-08-12
Sveglia prima delle 7. Colazione e partenza alle 8. Oggi trasferimento a Oakhurst (circa 350 km) per la visita allo Yosemite Park.
Il cielo anche questa mattina è grigio, in più c’è una leggera pioggerellina autunnale. Peccato sia Agosto.
Visto che la strada passa nei pressi di Berkley, facciamo una deviazione per andare a vedere il campus anche di questa famosa università.
Spostandoci ad est verso l’interno ad un certo punto la “Foggy California” che abbiamo visto finora si trasforma nella “Sunny California”. Il cielo è diventato finalmente azzurro e bisogna accendere l’aria condizionata in auto perché si scoppia dal caldo.
Percorriamo ad una velocità di 90-100 Km/h lunghi tratti di autostrade a 4-5 corsie con poco traffico. Da abbioccarsi! In realtà io sono uno dei pochi che rispetta i limiti.
Arriviamo al Days Inn di Oakhurst verso le 12.30. Il costo di 2 notti in 4, con la colazione è quasi 400$, ed è uno dei più economici. Lo Yosemite è caro.
Per fortuna la camera è già pronta così ci vestiamo più leggeri, visto che siamo partiti da SFO vestiti da inverno.
L’entrata sud dello Yosemite è a circa 20 Km dall’hotel. Arrivati all’ingresso ci accoglie un ranger tipo quello di Yoghy e Bubu. Comperiamo il pass per tutti i parchi nazionali USA per 80$ ad auto, massimo 4 persone, e vale un anno (anche se non credo lo potremo sfruttare). Ci danno anche un pieghevole in italiano. Incredibile!
Andiamo subito a vedere le sequoie giganti. Sono alberi di dimensioni impressionanti alti come grattacieli che hanno centinaia di anni. Alcuni anche più di mille. Nel parco ci sono tantissimi scoiattoli grigi belli cicciotti che si avvicinano fino a pochi centimetri.
Ci spostiamo quindi al Glacier Point. Uscendo dal parcheggio vediamo un cartello che indica un sentiero lungo oltre 6 Km. Partiti di buon passo, dopo 50 metri vediamo un altro cartello che indica ad un centinaio di metri più avanti la terrazza che si affaccia sulla profondissima valle formatasi nell’era glaciale (da cui il nome Glacier Point). Sul versante opposto della valle c’è una formazione rocciosa detta Half Dome che è la roccia granitica più grande del mondo.
Nei pressi della terrazza ci sono degli scoiattolini rossi striati di bianco e delle pernici che razzolano in mezzo ai turisti. Di orsi, puma e coyote invece nemmeno l’ombra.
Nel frattempo si sono fatte quasi le 6 pm e quindi torniamo all’hotel. Visto che abbiamo il forno a microonde, ci comperiamo un po’ di cose al reparto gastronomico del supermercato e ci facciamo una cena molto soddisfacente con meno di 30$.
Lunedì 06-08-12
Sveglia alle 7. Colazione abbondante. C’è persino la macchinetta per farsi da soli i waffle!
Oggi si va a visitare l’altra parte del parco: la Yosemite Valley.
Partenza alle 8, ci sono già quasi 30°.
Mentre saliamo vediamo un cartello luminoso che dice “non date cibo ai coyote”. Dopo un po’ vediamo proprio un coyote che trotterella lungo la strada (rischiando anche di farsi investire). Sembra un cane a pelo raso, grigio chiaro, con la coda più pelosa e non particolarmente bello. Questo era anche un po’ spelacchiato e magro come un chiodo. Forse se qualcuno gli allungasse qualcosa da mangiare lui, poverino, non si dispiacerebbe di sicuro.
Alle 9.30 siamo al parcheggio della Yosemite Valley. Nel teatro proiettano un filmato di circa 30′ con cui presentano i vari aspetti naturalistici nelle varie stagioni.
Poi andiamo a vedere una esposizione di fotografie dello Yosemite scattate da Ansel Adams. Alcune sono un po’ banali, ma certe sono davvero bellissime. Una foto originale costava $30.000,00 (senza cornice). Le copie qualche centinaio di dollari.
Nel parco c’è un servizio bus navetta circolare molto frequente. Ne prendiamo uno per andare alle Yosemite Falls. Delle cascate molto alte che sono una delle attrazioni del parco. Purtroppo però in agosto, causa siccità, sono ridotte ad un rigagnolo che cola triste dalla parete di roccia.
Decidiamo di percorrere un sentiero fino al Mirror Lake. Dopo un po’ ci fermiamo in una zona ombreggiata con tavoli a mangiare il nostro dietetico pranzo. Si avvicina un grassoccio scoiattolo con evidente intenzione di ottenere qualcosa da mangiare alla faccia dei cartelli di divieto. Proviamo a vedere se viene a prenderlo dalle mani e lo fa.
Ogni volta che prende con le sue zampine un pezzetto di pane o di mela va a mangiarselo su un tronco poco lontano e poi torna a prenderne un altro.
Quando però Franca gli ha dato un grosso torsolo di mela invece di mangiarlo se lo è portato nella tana. Probabilmente come provvista per l’inverno.
Finito di mangiare e di contribuire all’ingrasso del simpatico roditore visto che non ci sono più cartelli indicatori per Mirror Lake andiamo a prendere il bus. E meno male, perché la strada era ben lunga. Dalla fermata del bus, ci incamminiamo per un sentiero molto sconnesso, pieno di cacche di cavallo (una quantità enorme!), che in mezz’ora dovrebbe portarci al lago. Ad un certo punto abbiamo visto a pochissimi metri una cerbiatta con due piccoli molto carini con le loro enormi orecchie.
Dopo una 40-ina di minuti abbiamo l’impressione di essere fuori strada. Incrociamo un tizio del parco che ci dice che a causa della siccità il lago si è prosciugato e ci dice dove dovrebbe essere. Andiamo lo stesso a vedere l’area e troviamo uno sputacchio d’acqua in cui ci rinfreschiamo un po’.
Anche se le cascate non cascavano e il lago era uno sputacchio, lo Yosemite rimane comunque spettacolare per le formazioni granitiche di dimensioni gigantesche e soprattutto le sequoie. Purtroppo l’orso non lo abbiamo visto. Peccato.
Tornati all’hotel, ci facciamo una nuotata in piscina e poi la spesa al supermercato, dove si deve entrare con il cappotto, data la temperatura polare che tengono. Fuori più di 30°, dentro 15° a esagerare.
Mentre siamo alla cassa un tizio con la maschera di Batman si avvicina alle casse berciando. Per un attimo ho pensato di assistere dal vivo alla classica rapina del supermercato, ma invece era solo uno un po’ fuori di melone.
Martedì 07-08-12
Sveglia anche oggi alle 7 (più che una vacanza sembra un lavoro J).
Colazione e poi navigatore puntato su Beatty nel Nevada, dove facciamo base per visitare la Death Valley. Le bottiglie d’acqua sono pronte. Dicono ci siano 45°. Speriamo non sia vero.
Ci aspetta un viaggio di trasferimento di 650Km da percorrere in buona parte a 90-100Km/h su strade dritte a 3-4 corsie e traffico quasi nullo.
Il nostro fido navigatore TomTom ci fa percorrere strade molto panoramiche, ma in mezzo a zone desertiche. Se si pianta la macchina in posti del genere è un problema non da poco.
Un lungo tratto di strada in mezzo al nulla sembra un ottovolante; un susseguirsi continuo di ripide discese e risalite.
Dopo quasi 150Km percorsi senza vedere un distributore di benzina, comincio a preoccuparmi, perché l’autonomia non è più molta. Ad un certo punto la strada è bloccata dalla polizia perché stanno girando delle scene di un film. Chiedo al pulotto se c’è un distributore e me ne indica uno a qualche Km, deviando dalla strada. Andiamo a fare il pieno e ripartiamo. Fa caldo. Siamo sui 40°.
Transitiamo per la città di Trona; uno dei posti più fatiscenti e scassati visti nel mondo. Un posto desolante. Ci sono poche case sgangherate sparse qua e là, però all’ingresso del paese un cartello indica che ci sono ben 8 chiese di confessioni diverse.
Il viaggio continua ed entriamo finalmente nella Death Valley. Ci fermiamo a fotografare delle bellissime dune di sabbia. Temperatura 48.8°C!. La sabbia è rovente. Non si riesce a toccarla.
Arriviamo verso le 15.30 al Motel Exchange di Beatty (~60€ in 4 senza colazione). Fa sempre caldo. Siamo sui 46°.
Beatty è un paesucolo, dove ci sono due micromarket non troppo forniti.
Procurata con qualche fatica la colazione per domani partiamo alla volta di Furnace Creek, nella Death Valley (70 mt sotto il livello del mare). Ivi giunti proseguiamo in direzione Badwater. Il termometro è giunto a 122°F, cioè 50°C!
Percorriamo l’Artist Drive. Una stradina ad anello a senso unico che attraversa uno scenario di bellezza indescrivibile. I colori e le forme delle rocce sembrano davvero opera di un grande artista. È una meta assolutamente da non perdere.
In alcuni tratti il paesaggio ricorda un po’ l’Assekrem in Sahara, solo che qui la strada è asfaltata.
Da lì torniamo a Furnace Creek e quindi a Zabriskie Point. Poco prima del tramonto ci sono 125°F! cioè 51.5°C! C’è un bel vento, ma sembra quello del forno ventilato.
Arriva un gruppetto di giapponesi e le signore hanno dei golfini con le maniche lunghe (!?!)
Anche qui scenari fantastici.
Aspettiamo che il sole tramonti dietro le montagne e poi torniamo a Beatty.
Ci fermiamo a Furnace Creek per comprare dell’acqua. Un gallone che a Oakhurst abbiamo pagato 1$, qui lo paghiamo 4$ (è vero che qui è fresco, ma 4 volte tanto è un po’ esagerato).
Anche la benzina non scherza. Il prezzo medio è 3.80$ a gallone, qui 5.70! Ma c’è solo questo distributore.
Arrivati a Beatty, dove non c’è nulla o quasi, entriamo al Subway e ci mangiamo un’insalatone al tonno che possiamo definire “commestibile” (32$ in 4). Poi, schiantati dalla stanchezza, a dormire.
Mercoledì 08-08-12
Oggi ci siamo svegliati tardi (le 8). Colazione autogestita e poi navigatore puntato su Las Vegas passando però per la Death Valley (visto che probabilmente non ci verremo mai più vogliamo vederla bene).
Ci fermiamo a Ryholite per vedere un vecchio insediamento minerario della fine del 1800, ma la deviazione non valeva la pena. Più avanti invece ci sono i resti di un grosso insediamento di miniere di borace. È stato interessante leggere sul cartello esplicativo che la società aveva ingaggiato operai cinesi per lavorare in questo ameno luogo dove le temperature superano i 50°. E la notte dormivano nelle tende vicino alle miniere.
L’intenzione è di andare al Dante’s View per vedere dall’alto la depressione di Badwater. Arrivati al bivio giriamo fiduciosi e ci troviamo davanti un cartello che dice”Road Closed”. Peccato.
Inversione a U e via verso Las Vegas godendoci comunque ancora per molti Km il bellissimo paesaggio.
Arriviamo a Las Vegas verso le 13.15 con qualche difficoltà nonostante il navigatore, perché ci sono svincoli autostradi un po’ incasinati e le mappe del TomTom non sono aggiornate.
Il Days Inn di Las Vegas costa veramente poco (35€ in 4 con la colazione). Il motivo per cui le camere costano poco è che il Motel in realtà incassa con il gioco d’azzardo. Nella hall ci sono decine di slot machine, tavoli da gioco, roulette, ecc. aperti 24 ore al giorno.
Non è una meraviglia, ma non è male. È pulito e alla reception sono molto gentili.
La camera è già pronta e così ci sistemiamo subito.
Poi all’outlet dove si comperano scarpe Timberland e Nike, bermuda, jeans Wrangler e altro a prezzi molto bassi.
Verso le 18 partiamo a piedi per andare allo “strip” ovvero la via più pacchiana di Las Vegas. Ci sono circa 40°.
Per raccapezzarci nel dedalo di superstrade ci mettiamo un po’, ma poi finalmente troviamo il modo di attraversare a piedi verso lo strip.
Iniziamo il giro da Luxor. Con un treno shuttle gratuito andiamo a vedere la zona egiziana dove c’è una piramide in vetro nero, la sfinge, un obelisco. E ci sono saloni immensi strapieni di slot machines, tavoli da poker, black jack,….. Ma la gente che gioca non è poi così tanta. Moltissime macchinette sono libere.
Dentro la piramide c’è un McDonald e visto che abbiamo fame ci facciamo un hamburger con patatine e coca cola (piatto tipico egiziano). Da lì sempre col treno shuttle che parte sotto lo sguardo severo della sfinge di Giza torniamo verso Excalibur dove c’è un albergo tipo castello delle fiabe di un pacchiano che la metà basta (ma il bello deve ancora venire).
Attraversiamo New York con l’Empire, il Chrysler, la Statua della Libertà. Poi troviamo edifici dalle forme più strane, incluso quello a forma di bottiglia di Coca Cola.
Proseguendo nel cammino arriviamo al Flamingo, un hotel che ha dentro uno stagno con i fenicotteri, e poi Parigi, con tanto di Tour Eiffel e Arco di Trionfo (intanto sono le 9 e la temperatura non accenna a diminuire). Ma non è nulla tutto ciò in confronto a Venezia! Qui il livello di pacchianeria kitch raggiunge il suo apice. Verso lo strip c’è il campanile di San Marco, la facciata del Palazzo Ducale, le due colonne simbolo di Venezia e il ponte di Rialto disposti tutti assolutamente “a muzzo”. E per far capire meglio che questa è Venezia c’è come sottofondo musicale una bella tarantella (?!?)
Ci sono anche i canali con l’acqua e le gondole! Ma non gondole normali! No!! Con motore elettrico che fa girare un’elica sotto lo scafo e dei led luminosi intorno allo scafo.
Dulcis in fundo per dare una precisa idea di Venezia i gondolieri cantano canzoni tipo “Mambo Italiano”.
Dentro poi c’è pure piazza San Marco (una interpretazione mooolto libera).
Più oltre, nella zona del Cesar Palace c’è un modellino del Colosseo (orribile) e la fontana di Trevi.
Per quanto uno possa cercare di immaginare la pacchianeria di Las Vegas, la realtà supera l’immaginazione. È tutto di un kitch spaventoso e c’è uno spreco di energia immenso con tutte quelle luci, l’aria condizionata dei vari locali a palla (e le porte spalancate).
L’unica cosa di buon gusto che abbiamo visto è lo spettacolo dei giochi d’acqua del Grand Hotel Bellagio. Questo vale la pena fermarsi a guardarlo.
Visto che ci sono 40° e che siamo stanchi morti, facciamo segno a vari taxi di fermare, ma non ci fumano nemmeno di striscio. Ne vedo uno libero fermo al semaforo e gli busso ai vetri. E questo mi dice che non possono far salire la gente per strada. Mah! In tutti i film americani la gente fa segno al taxi e ci salta sopra. Questa non l’ho proprio capita. Uno che ha bisogno di un taxi è per forza in strada.
Troviamo un taxi fermo davanti ad un hotel e questo ci fa salire.
Rientrati in taxi al motel (10$) approfittiamo dell’happy hour e prendiamo al bar 1 birra e 3 margarita (8$). Le donne tentano la fortuna giocando un dollaro alla slot machine e lo perdono. Poi finalmente a nanna!
Las Vegas non si può raccontare. Bisogna vederla. Qui gli architetti hanno dato libero sfogo alla fantasia più insensata.
Giovedì 09-08-12
Sveglia alle 7.15. Si fa colazione da Denny. Ci sono 3 menù da scegliere più caffè (con refill) e acqua ghiacciata a litri.
Noi abbiamo preso 2 uova, pancetta, salsicciotto e 2 grossi pan cake con sciroppo d’acero. Il valore delle 4 colazioni è di 27$. La camera costa quindi circa 10€.
Alle 9.15 si parte con meta Zion National Park. Alle 12 passiamo davanti al nostro hotel (Travelodge a Hurricane), così facciamo che fare il check in e depositiamo i bagagli in camera.
Mezz’ora dopo siamo al parco, che si può visitare solo usando le navette gratuite per raggiungere i vari siti. Prima sosta al Visitor Center dove vediamo un filmato di 20 minuti sul parco.
Ci facciamo un giretto nel negozio dei souvenir dove troviamo un libro illustrato che si intitola “Who pooped on the Colorado Plateau?” (cioe’ “chi ha fatto la popò sul Colorado Plateau?”). È un libro per bambini che insegna a riconoscere le popò dei vari animali. Forse vogliono indirizzare i giovani verso la stimolante professione di coprologo.
Poi andiamo subito al punto più alto (Sinawava) dove inizia un sentiero che porta al canyon del Virgin River. Il sentiero dopo un po’ finisce e si cammina nel fiume.
La corrente non è forte, ma si rischia di scivolare (con rischio per macchina fotografica, cellulare, ecc.). Facendo molta attenzione non ci capita nulla.
Le montagne sono in prevalenza di un colore rosso scuro che crea un bellissimo contrasto col cielo blu.
Mentre torniamo dal sentiero vediamo ad una quindicina di metri uno scoiattolino. Lui probabilmente vede che abbiamo in mano un succulento torsolo di mela e, alla faccia di tutti i cartelli che dicono di non dare da mangiare agli animali selvatici, si precipita verso di noi e quando gli porgiamo il torsolo di mela lo prende delicatamente con le zampine e si mette su un sasso lì vicino a mangiarselo. Fatte le proporzioni è come se noi mangiassimo una anguria bella grande.
Ad un certo punto, alla domanda “che ora è?” io guardo il mio orologio che dice le 16.30, Chiara guarda il cellulare (con aggiornamento automatico dell’ora) che dice 17.30. Breve verifica e ci accorgiamo che nello Utah, c’è un’ora in più rispetto al Nevada. In effetti avremmo anche potuto pensarci, visto che è molto più a est. Così in men che non si dica ci siamo giocati un’ora. Visitiamo ancora un paio di siti, poi torniamo in hotel. Ce ne stiamo a mollo una mezz’oretta nella vasca a idromassaggio per ritemprarci.
Venerdì 10-08-12 – San Lorenzo
Il tempo passa veloce. Ci avviciniamo al giro di boa della vacanza.
Meta di oggi Bryce Canyon.
Iniziamo la giornata con una colazione più che soddisfacente. Anche qui al Travelodge hanno la macchinetta per cucinarsi i waffle.
Alle 8.30 si parte per Bryce, passando per la strada panoramica attraverso lo Zion Park.
Alcuni km prima del parco attraversiamo il Red Canyon. Scesi dall’auto per scattare qualche foto notiamo con piacere che in questa zona la temperatura è decisamente gradevole (siamo sui 22-23°).
È una zona di bellissime formazioni di rocce color ruggine su cui crescono pini verdissimi che creano un contrasto cromatico bellissimo. Se questo è l’incipit, chissà com’è il Bryce! Pochi kilometri e ci siamo. Entriamo e per avere un’idea generale andiamo al Visitor Center dove sono appese alcune fotografie che fanno capire che si tratta di un posto incantevole.
Lasciamo l’auto al parcheggio e utilizziamo lo Shuttle Bus gratuito.
Andiamo subito a Bryce Point (alt. 2500 m) e ci troviamo davanti uno spettacolo meraviglioso di pinnacoli di colore ruggine (l’anfiteatro).
Intanto incrociamo qualche scoiattolino (qui sono di taglia molto piccola).
Con lo Shuttle raggiugiamo Sunset Point da dove si può prendere un sentiero (Navajo Loop) che scende in fondo al canyon. Uno spettacolo grandioso.
Tornati al parking prendiamo la macchina e percorriamo le 17 miglia fino a Rainbow Point (alt. 3000 m), ma questa parte di parco non è così interessante a parte il Natural Bridge.
Partiamo quindi alla volta di Panguitch dove abbiamo prenotato un cottage con 2 camere, cucina, bagno, lavanderia per 112$ (più tasse) senza colazione.
Il TomTom con sicumera ci porta fino davanti ad una casetta rosa che risulta vuota e chiusa.
Bussiamo alla casetta di fianco: vuota! Dall’altro lato un’altra casetta: vuota!
Due casette più in là c’è la nostra ultima chance per chiedere informazioni, ma tale casetta è abitata da una vecchietta che ci biascica qualcosa di incomprensibile, mentre il cane ci abbaia.
Di fronte c’è un motel. Proviamo a chiedere lì. Alla reception c’è un indiano (dell’India, non degli Sioux) che dice solo I don’t know.
Proviamo col benzinaio. Non conosce, ma ci presta (gratis) il telefono per telefonare al numero riportato nella prenotazione.
Chiara parla coi proprietari che dicono “ma la chiave è sotto lo zerbino”. Ma come abbiamo fatto a non pensarci? In ogni caso viene Bruce, che risulta anche un tipo simpatico (io capisco il 30% di cosa dice, ma Chiara conversa senza problemi). La casetta è molto graziosa e dotata di tutto, compresa lavatrice e asciugatrice.
Incredibile ma vero c’è pure lo scopino del WC.
Si carica la lavatrice e poi visto che abbiamo a disposizione una cucina completa ci fiondiamo al supermercato (l’unico del paese, ma molto fornito) e comperiamo 2 bistecconi Sirloin favolosi (1.2 kg), degli spinaci, fagioli, birra, coca, melone. Il tutto per 20$. Dato che in cucina c’è l’occorrente per fare i pan-cake, Gaia li prepara.
Passeggiata serale, sistemazione del bucato (profumato e fluffy) e poi il meritato riposo. Questa sosta a Panguitch è stata molto piacevole.
Sabato 11-08-12 – S. Chiara
Sveglia alle 7. Colazione autogestita con toast, burro, marmellata, ecc. Una cosa ben fatta, insomma! Partenza ore 8. C’è un bel sole, ma la temperatura è di 14°!
Passiamo dal caldo torrido al freddo da un giorno all’altro.
Controllo il livello dell’olio della Focus ed è a posto.
Ci aspetta un noioso viaggio di trasferimento di circa 400 km fino a Moab, il punto più a est del nostro giro. Comincio a patire un po’ di stanchezza. Da quando ho ritirato l’auto ho già guidato per circa 3000 Km.
A parte un paio di punti panoramici, si passa su stradoni in mezzo a prati e aree disabitate. Gli USA sono in gran parte disabitati. Abbiamo percorso circa 150 km su una Highway senza un distributore di benzina.
A mezzogiorno siamo al DaysInn di Moab, dove la camera non è ancora disponibile. Andiamo quindi all’Arches Park.
Temperatura sui 35-36°C.
Questo parco ha come caratteristica una collezione di formazioni rocciose ad arco.
È sicuramente interessante, ma dopo aver visto Bryce, non impressiona più di tanto.
Probabilmente i siti più belli sono quelli raggiungibili solo a piedi attrverso sentieri piuttosto lunghi. Un sentiero è lungo 11.5 Km. Noi non abbiamo né l’attrezzatura né il fisico per affrontare un trekking del genere. Così ci accontentiamo di guardare quelli raggiungibili con brevi passegiate come il Landscape Arch o Windows.
Lungo il sentiero per Landscape Arch abbiamo visto un serpentello lungo una trentina di cm (diametro 1 cm).
Il Delicate Arch ci siamo accontentati di andarlo a vedere da una altura di fronte che richiedeva una passeggiata di un quarto d’ora (sotto il sole a picco).
Alle 17.00 siamo al DaysInn per il check-in. Veloce sistemazione in camera poi piscina e quindi vasca idromassaggio (un po’ troppo calda). Poi cena e quattro passi in paese. In un negozio di cianfrusaglie comperiamo una targa di auto (vera) dello UTAH per 10$.
Volevamo andare al Parco di notte per vedere le stelle, ma si è rannuvolato. Speriamo che domani sia sereno.
Domenica 12-08-12
Sveglia alle 8 (che lusso). Colazione e poi verso le 9 si parte per Canyonland Park. Verso le 10 siamo all’ingresso della parte denominata Island in the Sky, che è indicata come la più accessibile delle tre aree in cui è suddiviso questo immenso parco racchiuso tra il Green River e il Colorado River. La temperatura è di circa 34°-36°.
Da quello che avevamo letto non ci aspettavamo nulla di speciale, invece è risultato molto più interessante di Arches, anche perché i punti di interesse sono tutti raggiungibili con brevi passeggiate (max 3 km A/R) dai parcheggi.
Canyonland è una zona di canyon profondissimi da cui sbucano imponenti formazioni rocciose (butte) o colonne di pietra e un arco: il Mesa Arch, raggiungibile con una passeggiata di 15 minuti, da cui si vede un panorama mozzafiato.
Il giro di Island in the Sky ha richiesto 3 ore e mezza e in totale a piedi abbiamo fatto circa 6 Km.
Alle 3 pm siamo in hotel e ci prendiamo mezza giornata di “cazzeggio”, cioè piscina, vasca idromassaggio, giro in città.
Come negozi Moab è assai scarso. Sulla Main Street c’era però una galleria che esponeva delle bellissime fotografie di Tom Till scattate in diversi parchi dello Utah e dell’Arizona. I prezzi di vendita un tantino esosi.
In un negozio di souvenir abbiamo trovato delle riproduzioni (fatte bene) di vecchi cartelli pubblicitari in lamiera. Ne abbiamo comperato uno per 14$.
C’è pure un negozio specializzato per trekking dove vendevano per una quindicina di dollari un paio di mutande pubblicizzate con questo slogan: “18 stati, 6 settimane, 1 solo paio di mutande”. Pare sia un tessuto speciale che elimina gli odori, i batteri, ecc. e se bagnato asciughi in fretta, ma pensare di tenere 6 settimane lo stesso paio di mutande e’ un po’ inquietante.
Lunedì 13-08-12
Sveglia alle 7. Colazione continentale abbondante e poi si parte verso Page, con sosta intermedia alla Monument Valley.
A Moab il cielo questa mattina era nuvoloso, ma strada facendo è diventato di nuovo bello sereno.
Mentre ci avviciniamo alla Monument Valley cominciamo a vedere le prime bellissime formazioni rocciose. Ci fermiamo per scattare le prime foto e poco lontano dalla strada ci troviamo davanti una macabra scena da film Western: lo scheletro di un cavallo adagiato sulla sabbia rossa resa rovente dal sole. Ci mancavano solo gli avvoltoi, poi la scena era completa.
Quando siamo ormai prossimi all’arrivo ci fermiamo in un View Point dove ci sono i banchetti dei Navajo che vendono collane, braccialetti, ecc. Si comperano un po’ di souvenir e poi finalmente verso le 11.30 eccoci all’ingresso.
Essendo un parco di proprietà degli indiani Navajo, il nostro pass dei parchi USA non vale e si pagano 5$ a persona per entrare (rigorosamente cash – non accettano carte di credito) e senza ricevuta.
Il giro interno, 17 miglia di strada sterrata, si può fare con la propria auto senza ulteriori spese, oppure con un tour con una specie di fuoristrada che ha dietro un cassone molto grande su cui fanno sedere fino a una dozzina di persone che pagano la bellezza di circa 60$ a testa. A parte che il prezzo è un tantino esoso, si rientra dal giro (2 ore) completamente ricoperti di sabbia rossa (e la si respira pure).
Visto che ci sono molte berline che si avventurano, anche noi con la nostra Focus optiamo per il tour autogestito con aria condizionata.
La strada non è certo bella, ci sono parecchie buche e avvallamenti, ma guidando con un po’ di attenzione non ci sono problemi. L’unico problema che si potrebbe incontrare è un acquazzone improvviso molto intenso. In questo caso un’auto con due ruote motrici non penso che ne uscirebbe.
Oggi è una bella giornata con qualche nuvolone bianco, quindi andiamo sicuri. Durante il percorso incontriamo anche una Ford Mustang che è piuttosto bassa di pianale.
Il giro vale ampiamente i 5$ del biglietto di ingresso. È uno spettacolo grandioso.
Ad un certo punto del tragitto c’è un recinto di cavalli gestito da Navajo che propongono passeggiate cavallo (55$ per 1 ora) e se vuoi fare la foto ti sgonfiano chiedendo una “tip” per la biada del cavallo. Ancora un po’ e ti chiedono di pagare l’aria che respiri!
Inoltre hanno un banchetto di collane a prezzi più del doppio di quello da cui li abbiamo comperati prima di entrare. E sono pure scorbutici.
Dopo 2 ore abbondanti terminiamo il nostro giro. Ci fermiamo ancora un po’ al Visitor Center per ammirare questo scenario fantastico e poi verso le 3 puntiamo TomTom verso Page dove arriviamo in due ore (in Arizona si recupera un’ora di fuso orario).
Entrando in paese contiamo, una dopo l’altra, ben 11 chiese di confessioni più o meno diverse. Un po’ più spostata troviamo poi la dodicesima cattolica.
Giunti all’hotel Rodeway Inn, contrariamente a quanto scritto su booking, non ci fanno pagare il supplemento per l’occupazione della camera in 4 adulti anziché 2.
Relax in piscina e poi andiamo alla reception per chiedere informazioni sulla visita ad Antelope Canyon e scopriamo che sti farabutti di Navajo hanno dei prezzi assurdi: da 35 a 46 dollari per persona! Purtroppo non ci sono alternative.
Girando un po’ su internet scopriamo che molti suggeriscono di non prendere i tour proposti dagli hotel per visitare Antelope, ma di andare direttamente al botteghino. Domani faremo così. Poi il meritato riposo.
Martedì 14-08-12
Sveglia alle 8, colazione e poi alle 9 andiamo all’Antelope Canyon. Di Antelope Canyon ce ne sono due: Upper e Lower. Visti i costi piuttosto alti del biglietto, noi abbiamo visitato solo l’Upper, che è comunque quello più bello.
I tour delle 9 e delle 10 am e quelli dall’una alle 5 pm costano, per persona, 25$ a cui si devono aggiungere 6$ di “fee” per entrare nella Navajo Nation. Il tour delle 11 e di mezzogiorno costa 40$ (più i 6$).
Durano inderogabilmente 1 ora.
Il tour fotografico, che dura 2 ore dalle 11 all’1 costa 80$ (più 6).
O così o niente.
All’ingresso c’è un cartello che indica “hike 5$”, però non abbiamo visto nessuno andare a piedi per proprio conto.
Noi abbiamo comperato il tour dell’1pm alle 9.30 del mattino ed è stato un bene perché siamo stati il primo gruppo che è partito e quindi le foto sono venute prive di umani. I gruppi successivi si “tamponavano” tanta era la gente.
Il posto è bellissimo; l’ottava meraviglia. Ma è una bolgia.
Alle 2 ci spostiamo alle spiagge sul lago Powell (ingresso compreso nella tessera parchi – 80$ veramente ben spesi).
L’acqua del lago è abbastanza calda e 3/4 della famiglia si fa una nuotata. Verso le 4 si alza un vento fortissimo, nuvoloni neri si avvicinano, così scappiamo appena prima che venga giù un bello slavazzo (che lava la ormai lurida auto). Dopo un quarto d’ora c’è di nuovo il sole.
Mercoledì 15-08-12 – Ferragosto
Oggi giornata di assoluto relax. Dopo 2 settimane di viaggio, veramente intense, oggi ci si alza con calma, si fa colazione con calma, si parte con calma per andare a vedere l’Horseshoe Bend. Dopo una passeggiata di 1.2 Km su un sentiero di sabbia si arriva su uno spuntone da cui si vede un’ansa del fiume Colorado da cui emerge un enorme promontorio a forma di zoccolo di cavallo. Da fotografare con un 24mm o come ha fatto Gaia con il fish-eye.
Poi andiamo al Glen Canyon Dam per balneare. Qualche km oltre la diga che forma il Lago Powell c’è uno spiaggione enorme di sabbia color rosa pallido, un sole che cuoce e pochissima gente. Il paesaggio è anche qui molto bello. Come sempre 3/4 della famiglia si immerge, mentre io rimango sulla terra ferma anche se l’acqua è tutt’altro che fredda, ma ci sono sul fondo le alghe che a me fa senso calpestare.
Verso l’1 fa un caldo bestiale per cui ce ne torniamo un po’ in camera per rinfrescarci un po’.
Verso le 15.30 andiamo di nuovo al lago Powell, ma alla spiaggia dalla parte di Antelope, che è più rocciosa e con l’acqua più limpida.
Oggi pomeriggio tutta la famiglia si immerge nelle acque del lago. Chi per poco, chi per tanto tempo.
Tornando all’hotel abbiamo scoperto che le chiese sono diventate 13 (c’è un elenco all’ingresso del paese realizzato con assi di legno e si vede un asse nuovo di zecca). Domanda: ma cosa se ne fanno i pochi abitanti di Page di 13 chiese più o meno simili?
Gioved’ 16-08-12
Oggi trasferimento a Williams (260 km). Partiamo poco dopo le 9 e il planning del giorno prevede la visita di Flagstaff che è sulla strada. Ci muoviamo da Page con cielo un pochino velato e temperatura sui 25°.
Anche questa strada, come tante altre che abbiamo percorso, passa per lande desolate e ogni tanto nel bel mezzo del nulla si vede una casa, più o meno sgangherata, con 3 o 4 macchinoni parcheggiati vicino e intorno il nulla a perdita d’occhio. Né coltivazioni, né allevamenti.
Una trentina di km prima di Flagstaff c’è l’indicazione del Wupatki National Monument. Visto che è incluso nel Pass dei parchi facciamo questa piccola deviazione per vederlo. La strada che va dal Visitor Center al parcheggio da cui parte il sentiero per il Lenox Crater (un vulcano spento) costeggia una enorme colata di lava impressionante. Dal parcheggio al cratere c’è un sentiero ben segnalato un po’ ripido (dislivello 90 mt.) e ricoperto da uno spesso strato di ciotoli di lava. I sandali che ho ai piedi non sono la calzatura più adatta per questo sentiero. Arrivati in cima poi non si può scendere nell’avvallamento del cratere, ma da sopra si vede questa grande distesa nera da cui spuntano pini verdissimi. Un bello spettacolo. Nel frattempo diventa anche nero il cielo e si sente il rombo dei tuoni che si avvicinano. Torniamo giù veloci. Comincia a gocciolare. Così torniamo sulla strada principale e proseguiamo verso Flagstaff. Ad un certo punto ha cominciato a venire giù acqua e grandine a secchiate. Non si vedeva nulla e in alcuni punti c’erano 20 cm d’acqua. A velocità ridottissima arriviamo a Flagstaff. Smette di piovere, ma ci sono 13°C! Un po’ pochini per essere a metà agosto. Flagstaff però è una cittadina molto carina e decidiamo di fare un giretto anche se fa freddo e i golf sono irraggiungibili, stipati nelle valigie. Tempo un quarto d’ora e ricomincia a gocciolare per cui partiamo per Williams dove abbiamo prenotato il “Grand Motel” sulla (Route 66).
Arrivati troviamo sulla porta della reception un bel cartello Closed – si riapre alle 2. Aspettiamo i comodi del proprietario (si direbbe un pellerossa) piuttosto antipatico che verso le 2.15 apre. Nel frattempo riprende a diluviare e fa freddo (13-14°C). Ricorda quando 2 anni fa siamo arrivati a Shangri-La in Cina.
Il Motel come struttura non è male, ma ha delle pecche non da poco. In primis il proprietario ci ha preso subito i soldi dalla carta contrariamente alle regole di booking. Seconda cosa la colazione si fa inderogabilmente dalle 7 alle 8 sotto un portico ai quattro venti e con la temperatura che c’è non è certo gradevole. Inoltre la moquette è bella sporca e puzza.
Dato che piove poco, io e Franca ci vestiamo da autunno e andiamo a fare un giro per il paese e a prendere visione del ristorante messicano Rolandòs ben recensito su Tripadvisor.
Poi per fare qualcosa all’asciutto andiamo da Safeway a comperare merenda.
Cena da Rolandòs. Prendiamo 4 piatti “combinati” cioè carne, insalata, riso (un po’ scotto), patatine e una tortilla e 4 vasche da bagno di coca cola. Spesa 55$ inclusi tasse e mancia. Mentre aspettiamo ci portano (omaggio) delle tortillas di mais fatte al momento con salsine piccanti. Ristorante da levarsi la fame a prezzi modici. Meglio comunque di un fast food.
Poi si esplorano alcuni negozi di cianfrusaglie e quindi ci ritiriamo in camera. Speriamo che il tempo migliori.
Venerdì 17-08-12
Sveglia alle 7 scarse visto che in questo scadente Grand (?!?) Motel la colazione è dalle 7 alle 8 (in realtà alle 7 cominciano a preparare).
Il cielo è nuvoloso, ma ci sono piccoli sprazzi di sereno.
Finita la colazione all’aperto con una temperatura di 16° partiamo per Tusayan (90Km) per andare a visitare il South Rim del Grand Canyon (ingresso incluso nel pass annuale).
La strada che arriva al Grand Canyon da Williams è verdissima e diventa tutto arido e roccioso nel giro di niente.
Dal Visitor Center andiamo subito ad una balconata (Mather Point) che si affaccia sul Grand Canyon. La giornata è umida e c’è un po’ di foschia, per cui i colori sono molto sbiaditi. Dopo aver visto Bryce e Canyonland lo scenario del Grand Canyon non ci colpisce un granché. Con lo shuttle bus ci giriamo tutti i punti panoramici, ma alla fine il giudizio unanime della famiglia è che il Grand Canyon è indubbiamente impressionante, ma un po’…., come dire, monotono.
Visto che il tempo si è messo al bello, scendiamo a Flagstaff. Centro storico carino, ma piccolissimo per cui in un paio d’ore lo si gira in lungo e in largo. Assaggiata in un bar la birra artigianale del locale birrificio.
Sabato 18-08-12
Oggi trasferimento a Calabasas (vicino a Malibu). Viaggio mazzoso di 750 km senza nulla di interessante in mezzo. Dormito male causa letto scomodo.
Sarà una giornata pesante. Attraversiamo a 110-120 km/h lande desolate. Man mano che ci avviciniamo a L.A. il traffico aumenta e finiamo impantanati sulla highway. Finalmente dopo 7 ore di viaggio estenuante siamo a Calabasas all’hotel Good Nite Inn.
Sono le 15.30 e io sono uno straccio dopo tutti i km di guida. Non vedo l’ora di darmi una rinfrescata e buttarmi in piscina, ma la camera non è pronta (nonostante il check-in sia alle 14). Per far passare la mezz’ora che ci vuole ancora, andiamo a esplorare il supermercato di fianco all’hotel. Torniamo dopo mezz’ora e la camera continua a non essere pronta (ci vogliono ancora 5 minuti che diventano un quarto d’ora).
Finalmente abbiamo la camera. Ci mettiamo il costume e poi piscina e idromassaggio.
La fatica del viaggio è finita. Adesso qualche giorno di relax nei dintorni di Los Angeles prima di tornare a casa.
Finora ho guidato per circa 3500 miglia, cioè 5600 km.
Domenica 19-08-12
Oggi primo giorno di vacanza. Nel senso che la meta di oggi è la spiaggia di Malibù a 15 km da Calabasas. Partenza alle 9 da Calabasas e alle 9.15 siamo a Malibu. Diamo un’occhiata ad alcune spiagge che non sono un granché, per cui puntiamo su Zuma, che è la più famosa. Non essendo del posto ci facciamo fregare entrando nel parcheggio a pagamento (10$ tutto il giorno). Dopo ho visto che lungo la strada si parcheggia gratis. Vabbè.
La spiaggia è favolosa. La temperatura dell’aria è 22-23°, quella dell’acqua 17° brrrr!), le onde sono alte un metro e mezzo, vento debole gradevolissimo.
Fatte tutte queste premesse, 1/4 della famiglia (Chiara) rimane a mollo ore, un altro quarto (Gaia) sguazza un bel po’, 2/4 rimangono sulla spiaggia.
Come intrattenimento ci sono i surfisti (tantissimi), periodici passaggi di delfini e pellicani abbastanza vicini alla riva e un gabbiano in cerca di cibo che viene a rovistare nel sacchetto della spesa non appena ci allontaniamo.
I pellicani sorvolano il mare e poi fanno delle picchiate improvvise per prendere i pesci. I delfini invece giocano inseguendo anche loro le onde vicinissimi ai surfisti.
Nel pomeriggio si va a fare un giretto sulla collina dove ci sono delle ville favolose. Il TomTom perde quache colpo e ci conduce in una stradina stretta senza uscita. Con un po’ di manovre ci leviamo dall’impiccio e partiamo alla volta di Santa Monica.
Quando ormai stavamo per rinunciare a visitare la città perché non si trovava un parcheggio finalmente si è liberato un posto e ci siamo infilati (1$ l’ora, molto meno che a Torino!).
Città carina con un parco dedicato alla ginnastica (Muscle Beach) dove ci sono un sacco di attrezzi ginnici e un sacco di persone che si allenano.
Girulando un po’ a caso siamo finiti sul molo, dove abbiamo visto il fatidico cartello della fine della Route 66.
Torniamo all’albergo attraversando l’interno di Santa Monica. Proprio una bella città con belle case e un clima molto gradevole.
Arrivati in hotel, qualche bracciata in piscina e poi cena da Sharsky’s, ristorantino messicano di fianco all’hotel. Ottima Fajita con carne, abbondante e ben cucinata per meno di 10$ a testa.
Approfittando della rete WiFi del vicino Starbucks, facciamo il planning del giro di domani a Los Angeles.
Lunedì 20-08-12
Lasciamo Calabasas per trasferirci a Hollywood.
Ieri sera con Google Map abbiamo localizzato una serie di luoghi da visitare e li abbiamo messi in ordine per minimizzare gli spostamenti. La prima tappa è il Getty Center solo da fuori perché il lunedì è chiuso. Poi andiamo all’Ucla (University Calyfornia Los Angeles) perché interessa a Chiara. Da qui al Cimitero Westwood Memorial Park dove ci sono le tombe di Marylin Monroe, Dean Martin, Walter Matthau e altre persone famose. Noi pensavamo di trovare chissà che tombe lussuose, invece sono delle semplicissime lapidi quadrate con scritto il nome, l’anno di nascita e quello di morte. L’unica tomba molto appariscente è quella che reca a caratteri cubitali il cognome Mancuso (gli italiani non si smentiscono mai).
Dato che abbiamo parcheggiato davanti all’Istituto Italiano di Cultura andiamo a dare un’occhiata. Assolutamente deserto. Alla reception un ragazzo che non spiaccica una parola di italiano; una sala di “arte” italiana dove c’è una poltrona dal design discutibile, qualche disegno di auto Ferrari e poco altro, una biblioteca che si direbbe inutilizzata.
Tappa successiva Beverly Hill e in particolare Rodeo Drive, che è la via dei negozi di lusso (parking 2$/h). Ci sono tutte le firme famose, ma la gente non si picchia di certo per entrare. Sono quasi tutti belli vuoti.
Altra tappa, il Motel dove viveva Jim Morrison. È una vera fetenzia di motel. Sulla porta di una delle stanzette al primo piano c’è la foto di Jim Morrison e la tizia alla reception voleva 20$ per aprire la stanzetta e farcela vedere, per cui l’abbiamo vista da fuori.
Poi a vedere la casa del serial TV “Streghe”. Mentre eravamo lì davanti a fare le foto arriva un signore sui 65 anni dall’aspetto piuttosto eccentrico (capelli lunghi, unghie degli alluci smaltate con la bandiera americana, T-shirt coi Beatles) che ci chiede se vogliamo entrare a vederla dentro. Rimaniamo un po’ titubanti, ma dato che apre la porta con le chiavi e non con un grimaldello, entriamo e ci troviamo di fronte ad una casa bellissima arredata con gran buon gusto.
Soddisfatti per l’insolita sorpresa partiamo alla volta del Walt Disney Concert Hall, opera architettonica maestosa (il parcheggio in questa zona costa 5$ l’ora!).
Di fronte invece c’è un edificio di Hisozaki, descritto come una delle opere più prestigiose del “geometra” giapponese in questione. In realtà fa veramente pena. È bruttissimo.
Da qui raggiugiamo l’hotel Hollywood City Inn, situato nella zona di Little Armenia, caratterizzata da una chiesa con le tipiche cupoline a “bignola” (per usare un termine tecnico). Fatto il check-in ci fiondiamo subito nella piscina con l’acqua gradevolmente tiepida.
Dopo cena andiamo alla stazione della metro per andare al “walk of fame”. Primo problema: comperare i biglietti alla macchinetta. Anche qui come a SFO l’interfaccia è incomprensibile. Mentre siamo lì che cerchiamo di capire come diavolo si faccia a comperare un biglietto, arriva un tizio che si mette a parlare italiano (scopriamo che è un emigrato siciliano) e ci spiega come fare. Bisogna comprare una card elettronica (costo 1$) che si carica e ogni volta che si entra nella metro scala dal credito 1.50$).
Passeggiata lungo il marciapiede fino dove ci sono le impronte delle mani e dei piedi degli attori.
Hollywood ce la immaginavamo più lussuosa, invece ha parecchie zone malandate.
Martedì 21-08-12
Oggi Universal Studios. Dopo colazione si parte con la Metro per Universal City. Usciti dalla metro andiamo a prendere lo Shuttle gratuito al 10 di Universal City Plaza. Alle 9 siamo sul piazzale di uno degli studi cinematografici più grandi del mondo. Alle 9.30 aprono le biglietterie e comperiamo 4 biglietti da 80$ ciascuno. Si poteva anche prendere il biglietto VIP per il modico prezzo 269$ (!).
Con una specie di trenino si comincia con il giro dei set cinematografici tra cui una parte di Jurassic Park, Desperate Housewives, The Shark e una proiezione 3D di King Kong.
Le case e il quartiere di Desperate Housewives che in TV sembrano grandi in realtà sono piccole. Poi andiamo a farci frullare su alcuni ottovolante che hanno effetti speciali straordinari (che paura!).
Molto interessante la presentazione di alcuni trucchi cinematografici.
Al pomeriggio andiamo alla rappresentazione di un rifacimento della battaglia del film Waterworld. Noi ci sediamo nella parte abbastanza in alto delle gradinate e meno male, perché la rappresentazione inizia con gli attori che tirano secchiate d’acqua agli spettatori.
La giornata passa veramente veloce e non ci si annoia nemmeno un attimo. Il costo del biglietto è alto, ma il tipo di spettacolo è davvero grandioso.
Girando per gli Studios abbiamo scoperto che prima di diventare famosi, Jim Carrey e Eddy Murphy facevano rispettivamente il gommista e il venditore di scarpe.
Stanchi torniamo in hotel. Cena sul tardi e giornata conclusa.
Mercoled’ 22-08-12
Oggi è l’ultimo giorno pieno. Domani pomeriggio si inizia il lungo rientro.
Sveglia sul presto come sempre, poi si parte per Laguna Beach. Una delle spiagge più rinomate dell’Orange County a sud di L.A.
Un viaggetto di 100 km. Il traffico sulle highway è intenso, per cui ci mettiamo una bella ora e mezza. Il cielo, che fino a qualche km prima dell’arrivo era bello azzurro, qui è nuvoloso, il parcheggio costa 3$ l’ora (max 3 ore), la spiaggia è bella, ma piena di alghe e pure il mare (la giornata non sembra cominciare troppo bene). Invece di andare in spiaggia facciamo un giretto e poi andiamo al centro di assistenza dei mammiferi marini (leggi foche). E qui ci capita la bella sorpresa di vedere un cucciolo (femmina) di leone marino di 9 settimane che gioca con una serie di oggetti di gomma come un cagnolino e quando gli assistenti la chiamano corre proprio come fanno i cani. Una delle assistenti del centro ci dice che i leoni marini sono molto simili ai cani come comportamento ed è abbastanza facile addestrarli.
Cerchiamo poi altre spiagge, ma il tempo è brutto, di parcheggio non se ne trova (giornata storta) e quindi decidiamo di tornare all’hotel e di andare a visitare la zona del Walk of Fame. Succede però che, nonostante il TomTom, nel casino di traffico e svincoli autostradali incasinati esco dall’autostrada. Il navigatore mi trova una strada alternativa e ci troviamo a passare davanti ad un outlet. Così ci fermiamo 4 ore (!!!) e comperiamo un po’ di cose a ottimi prezzi.
Tornati all’hotel ceniamo, prepariamo le valigie e poi usciamo a cercare un gelato. Le alternative sono il Mc Donald o il supermercato Walgreens. Scegliamo il secondo e comperiamo i gelati più disgustosi della nostra vita (la giornata non era cominciata bene…).
Giovedì 23-08-12
Questa è l’ultima mattina in USA. La giornata è un po’ grigia.
Partiamo a piedi dall’hotel e percorriamo Hollywood Blv. verso il Walk of Fame per circa un km, dopodiché cominciamo a vedere le stelle sul marciapiedi con i nomi di attori, registi, cantanti, ecc.
Durante il tragitto non si esita a visitare tutti, o quasi, i negozi che vendono cianfrusaglie per turisti. Finalmente arriviamo, dopo 3 km di camminata, al Kodak Theatre (quello della consegna degli oscar) che però adesso si chiama Dolby Theatre.
Saliamo su una balconata da cui si vede, un po’ da lontano e in mezzo ad un po’ di foschia nonostante il cielo si sia rasserenato, la famosa scritta Hollywood.
Lì vicino, davanti al Grauman Chinese Theater, dove ci sono le impronte delle mani e dei piedi di molti attori, troviamo quelle di Marylin Monroe vicino a quelle di Sofia Loren.
Pranzo al Mc Donald vicino all’hotel; abbiamo capito perché ci sono tanti obesi in USA. Nel tavolo vicino a noi si è seduto un “diversamente magro” che si è scofanato in un amen 3 hamburger e una tinozza di coca.
Poi con la macchina andiamo a vedere più da vicino e con meno foschia, la scritta Hollywood salendo su per Beachwood Drive. Alle 15.15 sotto un cielo azzurro puntiamo TomTom sull’indirizzo della Dollar all’aeroporto. Ci infiliamo nell’highway in una coda che fa spavento. Dobbiamo fare circa 40 km e dopo più di mezz’ora ne abbiamo fatti solo quasi 10 (leggera preoccupazione). Poi finalmente si arriva ad una delle corsie del pool car e si viaggia veloci verso l’aeroporto. Man mano che ci avviciniamo all’aeroporto, che è vicino al mare, il cielo è sempre più plumbeo. Si direbbe che sul mare faccia sovente brutto. Comunque non è più un problema, visto che, ahinoi, stiamo per tornare a casa. Alle 16.45 siamo al car return della Dollar (un’ora e mezza per fare 40 km su un’autostrada a 4-6 corsie!). Consegna dell’auto e poi con il pullmino della Dollar (gratuito) ci portano fino al Terminal 4.
Check in rapido e quindi attesa di salire sul volo AA 136 da LAX a LHR.
Puntuale alle 19.50 il Boeing 777 si stacca dal finger. I km da qui a Londra sono 8767 e il tempo di volo 10h30′.
Mentre sorvoliamo il Colorado Plateau e molti dei luoghi in cui siamo passati servono la cena di qualità piuttosto scarsina.
Viaggiando verso est la notte dura pochissime ore. Si dormicchia scomodi sulle poltrone mentre l’aereo vola verso casa…..
Note sul viaggio
Qui in USA è tutto enorme. Le strade, le auto, i camper, ecc. Un giorno abbiamo visto un camper grande come un autobus da 50 posti, che trainava un pick-up nel cui cassone c’era una moto e appese dietro 2 o 3 biciclette.
Gli hotel in alcuni casi erano un po’ distanti dai parchi, ma avevano il vantaggio di costare molto meno, consentendo così una vacanza più lunga rimanendo nel budget a disposizione.
Nelle autostrade non ci sono distributori di benzina. Bisogna uscire e rientrare in autostrada.
La benzina costa circa 1$ al litro ovvero 0.85€; la metà che da noi.
Le autostrade sono gratis!
In quasi tutti i distributori di benzina devi prima andare alla cassa, lasciare i soldi, fare il pieno e andare dopo a prendere il resto oppure lasciare in pegno le chiavi dell’auto o la Carta di Credito.
Spese per 4 persone:
Costi: 3 settimane in 4 adulti sono costate circa 8700€ così distribuiti:
Circa 4000€ volo+parking MXP
Circa 650€ autonoleggio.
Circa 2400€ hotel
Circa 500€ benzina
Circa 600€ pasti (in maggioranza autogestiti)
320$ (~270€) per entrare allo Universal Park di Los Angeles
100€ per il Tour ad Alcatraz
Circa 200€ di spese varie.
Ancora qualche informazione generale per altri TpC
Per preparare il viaggio ci siamo basati su informazioni raccolte su vari siti Web (tra cui quello di TpC) e sulla guida Lonely Planet degli Stati Uniti Occidentali, che però è risultata in varie occasioni carente e/o imprecisa.
Noi abbiamo prenotato gli hotel con molto anticipo (marzo) su booking.com (ottima assistenza telefonica) con l’opzione “cancellabile senza costi”. Fissare tutte le prenotazioni prima ha consentito di risparmiare tempo e anche soldi. Ha avuto lo svantaggio di dover rispettare una tabella di marcia più rigida. Le camere da 2 con 2 letti Queen size si possono utillzzare in 4 (in alcuni casi si paga un modesto sovraprezzo).
L’aria condizionata piuttosto rumorosa è una caratteristica comune a tutti gli hotel.
Sembra che i condizionatori silenziosi in USA non esistano.
Agosto non è il mese migliore per fare questo viaggio. Troppo caldo.
Il navigatore satellitare è stato utilissimo sempre e in particolare per girare nelle città e raggiungere gli hotel a colpo sicuro. Il noleggio del navigatore costa caro. Costa meno comperarlo o prendere un abbonamento Gsm Usa se avete uno smartphone con Gps.
Domande? Scrivetemi a lm55@libero.it