Tra Laos e Vietnam

Un tour tra Vientiane, Pakse, Champasak, Bangkok…
Scritto da: saby ivo
tra laos e vietnam
Partenza il: 29/07/2011
Ritorno il: 21/08/2010
Viaggiatori: 2
Spesa: 3000 €
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SABAI-DEE …. sento che l’importante è nel cuore… Laos + Vietnam – Summer 2010

Routing nelle terre di mezzo:

29/07 Milano 30/07 Bkk 31/07 Vientiane 01/08 Vientiane – Pakse – Isola Di Khong 02-04/08 Isola Di Khong 05/08 Champasak 06/08 Pakse – Luang Prabang 07-09/08 Luang Prabang 10/08 Phonsavan 11/08 Piana Delle Giare 12/08 Vientiane – Ho Chi Minh City 13/08 Ho Chi Min 14/08 Ho Chi Min – Phu Quoc 15-18/08 Phu Quoc Island 19/08 Phu Quoc – Ho Chi Minh City 20/08 Saigon – Bkk 21/08 Bkk – Milano

Per quest’estate abbiamo cercato un viaggio importante, in due paesi Speciali : Laos e Vietnam .

Due terre cosi vicine eppure cosi contraddittoriamente diverse tra loro.

Nel primo ci è parso si viva ancora nell’era degli ideali. La filosofia buddista coinvolge ed abbraccia ogni gesto dolcemente. Nel quotidiano non esiste frenesia. Questo paese è tanto piccolo quanto carico di meraviglie. Ha uno straordinario patrimonio naturale e culturale ancora estraneo ai flussi del turismo di massa, il tempo sembra davvero essersi fermato ! Si vive seguendo i ritmi e le tradizioni legate a un poetico passato. Laos è la traduzione francese di Lan Xang, che in lingua lao significa Paese del Milione di Elefanti.

Nel secondo invece gli strascichi della guerra e il vivere a stento ci mettono di fronte ad estreme situazioni. La Verità che vediamo coi nostri occhi è fatta ancor oggi di tante brutture, conseguenze logiche dell’orrore che esiste a distanza di tanti anni. Per le città ci sono molti storpi e mutilati, bimbi che si prostituiscono, ragazze che si svendono. La confusione regna sovrana e viaggia veloce tanto quanto il consumismo dilagante. IL nostro Viaggio è stato in ogni modo completo perchè abbiamo assaporato in entrambi i Paesi tanto distanti dalle nostre consuetudini, immagini nuove, suoni , gente e sopratutto Emozioni indelebili.

“Per favore, usate la vostra libertà per promuovere la nostra”

AUNG SAN SUU KYI, premio Nobel per la Pace 1991

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29-31 LUGLIO – VIENTIANE

Volo Milano-Vietniane via Bangkok, arriviamo per sera. La città riecheggia immagini esotiche di diverse culture lao, thai, cinese, francese che si fondono a formarne un’originale ed affascinante realtà. L’atmosfera pare irreale e tranquilla da subito. Solo pochi taxi e qualche tuk tuk circolano tra le vie, mentre tantissima gente gironzola a piedi nel buio e decine , decine di bici e risciò transitano ai lati delle strade. Accesi qua e la troviamo dei falò, dove ammassati stanno le famiglie e piccoli gruppi di ragazzi. Mangiano per terra intorno a bracieri che ardono. Tutti gesticolano e chiacchierano ad alta voce.

Qui esattamente qui, mi sembra di iniziare a tornare indietro nel tempo. Non so perchè… ma la sensazione è unica, poetica. Mi pare di essere ancora nella bellissima e primitiva Cambogia del nord.

Da subito capisco che Vientiane è un posto che richiede ai viaggiatori di rallentare e conformarsi al suo ritmo fiacco, distaccato e sonnolento .

Il significato del nome Vietniane ( che in lingua Pali si pronuncia Wiangchan ) è “città del legno di sandalo”. Arriviamo alla “nostra” guest house Villa Sisavad prenotata via internet e ci sistemiamo per la notte. L’indomani sveglia prestissimo. Il modo migliore per girare la capitale è sicuramente noleggiare un risciò oppure un motorino, perchè sono molto economici ed è facile raggiungere i molti punti di interesse, soprattutto i “wat”.

Nei giorni di permanenza andiamo il Wat Pra keo che in passato fu tempio reale e oggi invece ospita un museo e grandi colonne colorate. Attraversiamo la strada e ci ritroviamo al Wat Si Saket il tempio più antico, con le sue magnifiche mura ricche di nicchie che contengono più di 6,800 Buddha.

Oltre alle migliaia di statue, qui c’è uno strano storage room… una sorta di vecchio magazzino all’aperto dove stanno ammassati centinaia di volti, braccia, gambe, piedi di Buddha.

Sono tutti di antica provenienza. I monaci ci spiegano che non vogliono “buttare nulla di quei pezzi” perchè la saggia filosofia insegna che “Bisogna sempre avere memoria!”

Bella questa cosa del conservare. Mi piace. Fa apprezzare ancor di più il senso della Storia, del dare un senso, una continuità. Questo è un angolo incantevole.

All’esterno del wat facciamo il primo incontro con la vita da monastero. Giovani studenti se ne vanno tutti in fila indiana verso la scuola di meditazione, sistemano libri e stuoie per terra , studiano. C’è da dire che essendo in città , si sono adeguati benissimo alle modernità. Noto i loro inconsueti iphone, ipod, cellulari, alcuni mettono in bella mostra grandi tatoo.

Di spirituale avverto ” ben poco “… di caratteristico solo i piedi scalzi, le tuniche spiccatamente arancio e tante piccole testine rasate.

Passiamo al centro alla House of President che porta verso l’imponente Patuxay Monument, conosciuto come Arco di Trionfo e raggiungiamo l’ imperdibile quanto kicht, monumento che meglio descrive i laotiani: il Wat Pha That Luang.

E’ la magnifica stupa ricoperta da 500 kg d’oro, simbolo della religione buddista. Una volta entrati la prima cosa che colpisce è l’enorme statua del soldato seduto a penzoloni con le armi in mano e il grande fiore di loto (che in verità è un banano) dorato.

Nella piccola ma accogliente capitale ci sono un sacco di cose da vedere a partire dal Mekong river. Abbiamo gustato ogni tipo di prelibatezza delle tante cucine asiatiche presenti: indian, thai, jappo, chinese (carini anche i ristoranti europei Vendòm e Cote azur). Traslando il Mekong un altro bizzarro punto d’incontro è il Talad Sao Market un vivace mercato che propone strani cibi in scatola, bibite iper colorate, lucertole secche, whisky di api, tessuti e paccozzaglie antiche )

01 – 04 AGOSTO VIENTIANE – PAKSE – KHONG ISLAND

Volo interno da Vtn su Pakse che abbiamo prenotato con la Excursion Pass Lao Airlines. Puntiamo verso sud affascianti da Siphandon, un’ attrattiva naturalistica che offre una sorprendente biodiversità in un territorio piccolo ma con tanti templi e siti di notevole interesse. Arriviamo alla south bus station di Pakse e contrattiamo un sawngthaew insieme ad una coppia di jappo e un’altra olandese. Siamo gli unici occidentali in loco!

Il sawngthaew è il tipico bus collettivo, ovvero un camioncino dotato ai soli lati di panche di legno, anche se c’è chi viaggia in piedi o aggrappato al predellino posteriore. Un telo ci ripara dal vento e dal sole. Stiamo nel vano stretti stretti a Takashi e Akiko in honeymoon, alle ducth e con altri 20 (almeno) passeggeri. I conducenti caricano e scaricano di tutto. Non passano inosservati gli onnipresenti enormi sacchi di riso, soya, farine, pentole di terracotta, oltre ai nostri deformati bagagli. Questo bus locale , tra svariate soste-pipi, soste-mercati e soste-foto ci porta a Siphandon che in laotiano significa “4.000 isole” .

Il viaggio dura qualcosa come 3 ore per percorrere solo 100 km.

Man mano che ci allontaniamo da Pakse appaiono i primi villaggi rurali con capanne incastonate tra palmeti e distese di risaie verde smeraldo.

Ad ogni local stop, che corrisponde in genere al piccolo agglomerato di 8-10 capanne, veniamo “attaccati” da donne e bambini che vendono verdure, polli, funghi, cavallette fritte, fiori di loto e cocchi. L’ultimo tratto del viaggio lo facciamo in barca, attraversando il fiume su un vecchio ferry boat stracarico. Arriviamo a Khong Island e cerchiamo la D. Khong guest house (the best place where stay) e la sua gentilissima proprietaria che parla bene francese .

Durante la stagione delle piogge questo tratto del fiume raggiunge una larghezza di 14 km creando migliaia di isole tra le sue sponde. Le acque scorrono in piccoli ruscelli formando rapide e cascate. Nei mesi secchi invece l’acqua diminuisce e fa riaffiorare centinaia di isole e isolotti. La leggenda dice appunto 4.000! Le principali waterfalls di Don Det e Don Khong offrono scenari incantevoli oltre che le più grandi Cascate di Khone Phapheng. Rimaniamo in questo paradiso naturale 3 giorni in assoluto distacco da tutto, visitando le isole del Som e di Det le uniche abitate tutto l’anno dai pescatori. Gironzoliamo per i villaggi rigorosamente a piedi o in bici, oppure con piccoli muletti trainati da bimbi spregiudicati. Tra le capanne ammiriamo seminascoste le donne ricurve su lunghi canovacci mentre fumano pipe cariche di oppio. In giro ci sono decine di monaci e novizi che lavano sai alla riva e cantano lodi ad ogni ora.

Qui la pace è in ogni dove, in ogni passo, in ogni momento della giornata.

Mancano la corrente, il caos, le macchine, i semafori… tutto è contagiato dal silenzioso stile di vita semplice. E’ bello alzarsi con le prime luci dell’alba ed imbarcarsi , a caso, su una della tante long tail per una crociera attraverso il labirinto dei canali nel Siphandone. Scopriamo le vestigia coloniali francesi, la cascata di Liphi, la colonia dei delfini di acqua dolce, dove i pescatori sembrano ricamare le acque con le loro reti.

Originali quanto crazy le feste notturne a base di sticky rice e “lao whisky” in riva al fiume …… So cool … con quei cieli carichi di stelle e le albe dorate del Mekong….

05 AGOSTO * L’ANTICO REGNO DI CHAMPASAK

Di primo mattino lasciamo Khong con un vip bus per raggiungere il sito pre-angkoriano di Wat Phou “tempio sulle montagne”, il più antico di tutto il Laos dedicato al dio Shiva ed annoverato tra i “patrimoni dell’umanità” dall’Unesco. Oggi si aggregano a noi Lii from Korea + Hanna e Brian Irish friends. Tutti insieme siamo un bellissimo melting pot di lingue, colori, religioni e culture. Prendiamo alloggio al Vong Paseud una piccola guest house ubicata davanti al magnifico Inthira Lux hotel e noleggiamo un tuk tuk comunitario per raggiungere il monte sacro.

Il wat è posto sulle pendici del monte Kao. Prima di entrare nel Phou visitiamo il museo patrocinato dall’Unesco dopodichè iniziamo la scalata del monte.

Questo wat è costruito su 3 livelli, si erge a piramide con una serie di grandi terrazze da scalare completamente senza l’aiuto di corde o punti d’appoggio. Le scalinate sono ripide e totalmente ricoperte di muschi e licheni verdastri. Facilmente si scivola ma l’impresa merita la fatica, soprattutto se la si affronta in una giornata di sole, dato che la vista è mozzafiato! Il panorama di tutta la valle dall’alto fa rimanere senza parole cosi come la finezza delle sculture, la bellezza delle apsare che ci ricordano il cambogiano Angkor wat.

Http://www.visit-mekong.com/laos/champasak/

06-09 AGOSTO * PAKSE – LUANG PRABANG

Di tutto il viaggio Luang Prabang è la parte più attesa.

Sebbene in molti la considerino troppo turistica, questa cittadina per me è la vera anima, l’energia sacra, il fulcro del Paese. Spendiamo le nostre giornate visitando i templi antichi, primo fra tutti il bel Xieng Thong (Tempio della Città d’Oro) in totale fase di ristrutturazione. L’effetto creato dai suoi tetti spioventi che toccano terra è stupefacente, così come i preziosi rilievi in oro , il Buddha sdraiato e i numerosi stupa.

E’ considerato il tempio più bello ma in verità ce ne sono molti altri che meritano: wat Senè, Wat Sop, Wat Phon, il Wat Sean e il Wat Visoun il più antico.

Moltissimo da fotografare anche al Museo del Palazzo Reale, che ospita una collezione di oggetti d’arte dell’ultimo sovrano e nella cappella reale si trova il “Buddha Phra Bang “ in oro massiccio da cui la città prende il nome.

Proprio davanti c’è la collina boscosa di Phusi, che si eleva nel centro cittadino. Per arrivare in cima bisogna scalare ben 328 verticalissimi gradoni (contati tutti, uno a uno) ma si è poi ricompensati dal vasto panorama verde sui dintorni.

Nelle vicinanze raggiungiamo le grotte di Pak Ou, con un’escursione presa con una delle tante piccole agenzie locali perchè organizzarsi da soli col tuk tuk è tragicomico. Iniziamo la crociera sul Mekong di buon mattino, attraversando la confluenza del Ou per arrivare, dopo qualche ora, alle due caverne sacre costellate di statue e immagini votive. Sulla via del ritorno, ci fermiamo anche al villaggio di Ban Xang Hai, in quello di Ban Phanom, famosi per le giare e le tessiture. Impedibili le deliziose cascate di Khouang Sy , dove restiamo immersi una giornata intera nella foresta ammirando degli animali insoliti: orsi polari, tigri, scimmie, serpenti.

Durante il percorso tra i bei paesaggi verdi visitiamo alcune tribù del nord: Thinkeo, Lao e Khammu. Tutti i giorni, queste donne indossano i loro colorati costumi, scendono dalle colline cariche di peso e di pacchi ed animano fino a tarda sera le strade principali di L.P. dando vita all’organizzatissimo ” night bazar”.

Ogni notte i rumori sgatarranti del loro contrattare e del mercanteggiare ci riempiono allegramente le orecchie e colorano le nostre cene. In L.P. è impedibile il rituale della questua dei monaci con le loro bellissime tuniche color arancio zafferano. E’ d’obbligo alzarsi prima dell’alba ( 5 a.m. circa) per ammirare la lunga fila di monaci instancabili che gira per la città a raccogliere le donazioni dei fedeli.

La processione è avvolta da una quasi romantica nebbia. Le litanie, i doni e il raccoglimento dei fedeli sono uno spettacolo di grande suggestione.

Noi soggiorniamo al Van Visa G.H., affacciata sull’ansa del fiume Mekong e da qui ci è facile vedere sul nascere l’inizio della questua , che come un biscione ordinato, si snoda lentamente e arriva in silenzio al cuore di L.P. Quando la cerimonia termina e i monaci fanno dietro front verso i rispettivi templi, la folla si dissolve in un battibaleno, lasciando a terra una moltitudine di ghirlande, cesti, sacchetti, incensi e fiori.

Http://www.laos-travel-guide.com/luang-prabang.html http://whc.unesco.org/en/list/479

10 AGOSTO * LUANG PRABANG – PHONSAVAN

Proseguiamo per Phonsavanh a 6 ore di strada circa da L.P. Il percorso si sviluppa attraverso un bel paesaggio montano, con scorci altamente panoramici, tra i quali facciamo qualche breve fermata per mangiare e vedere i villaggi di minoranze H’Mong sfollati della Mongolia. Ci sistemiamo alla Nice G.H. e avvertiamo subito la differenza di temperatura, qui c’è fresco tutto l’anno. Siamo infatti a più di 1,300 metri di altitudine e niente umidità, finalmente ! In compagnia di Andrea e Kim (austrian) visitiamo la sede del MAG – Mines Advisory Group un’associazione umanitaria neutrale (candidata Nobel per la Pace 1997) che opera da anni nelle aree di guerra per ripulire i resti dei conflitti, come i missili, granate, munizioni e i mortai inesplosi in 2010 we support: http://www.maginternational.org.

Phonsavanh venne praticamente rasa al suolo dai bombardieri Usa nel 1969 perchè era in posizione strategica a metà strada fra Vientiane ed il Vietnam. Tutta la provincia ha pagato un pesante tributo alla guerra del secolo, come testimoniano i numerosi enormi (e sottolineo enormi) crateri di bombe tuttora visibili un po’ dappertutto, tra i villaggi e i campi di riso. E’ abbastanza difficile trascorrere questi due giorni in serenità. Tutto ci parla di guerra e di orrore. Lungo la strada principale non asfaltata, alcuni resti di bombe vengono usati per recuperare l’acqua piovana o come fioriere. Altri scheletri di ordigni arrugginiti fanno da decorazioni e da macabri abbellimenti all’interno delle guest house o come al Crater pub stanno in bella vista all’ingresso. In questo paese spettrale, già isolato dai monti e dimenticato dalla storia, sento l’unicità pesante degli sguardi, l’importanza del rispetto verso queste piccole persone che vivono sospese , e per chi li ha preceduti ed son stati massacrati. E’ tutta un ‘altra dimensione. In silenzio li osservo. La gente sembra avvolta dal mistero. Hanno tutti atteggiamenti intimoriti, quasi sbalorditi manco fossimo ancora noi una sorta di nemico dal quale doversi difendere. C’è uno strano connubio fra un passato che frena e un oggi che ha voglia di ricominciare.

Nove anni, nove lunghissimi anni continui di guerra e morti sono difficili da dimenticare. Questo posto per noi è molto triste. Da un ultimo report del Mag redatto nella primavera 2010 si prevede che il Laos riuscirà a liberarsi dalla schiavitù delle bombe a grappolo soltanto tra 400 anni. Http://iguide.travel/Phonsavan

11 AGOSTO * PIANA DELLE GIARE

Una giornata intensa, molto bella e particolare! Al Crater pub abbiamo conosciuto Vong Ha un giovane insegnante d’inglese, che oggi ci farà da guida per i 3 siti nel misterioso complesso megalitico della Piana delle Giare. Siamo nella provincia di Xieng Khuang, nella quale sono sparse enormi giare di origine sconosciuta (circa 300). La loro genesi risale a più di 2.000 anni fa, ma nessuno sa da chi vennero costruite, né esattamente quando o perché , anche se gli archeologi pensano che esse venivano usate per fermentare il vino di riso, al fine di celebrare la vittoria nelle battaglie. Il loro peso oscilla generalmente fra i 600 kg e la tonnellata, la più grande è alta quasi tre metri ! Molte delle giare piccole sono state rubate da collezionisti e altre, sfortunatamente, sono state pesantemente danneggiate dai bombardamenti americani. Ce ne sono rimaste semisepolte ancora centinaia, suddivise nei 3 siti principali.

La Piana delle giare è difficile da raggiungere, ma è una tappa da non perdere, veramente unica. Questa deviazione ci è costata fatica fisica, tempo per raggiungerla, emozioni forti ma è assolutamente impedibile.

Non tutte le agenzia la propongono, infatti ci troviamo solo viaggiatori liberi che come noi , si addentrano nelle aree più impensate dal turista. In serata affrontiamo il transfer notturno per rientrare su Vtn. Viaggiamo di notte, su di un vecchissimo pulman che scende veloce e rasenta i fianchi della collina. Nel dormiveglia intravedo paradossali mercatini notturni e capannine a strapiombo della strada, che il ns. mezzo sembra sfiorare appena.

Facciamo un piccolo pranzo in un mercato locale intorno alle 3 di notte, zuppe calde e fumanti ci aspettano , arriviamo alle 5.0 a.m nella capitale.

Http://plainofjars.net *

Passaggio da Laos a Vietnàm – note: – il visto per il Vietnam si può richiedere preventivamente la partenza presso l’ambasciata in Italia (via di Bravetta 156, Roma, tel. 06 66160726, fax 06 66157520) oppure come abbiamo fatto noi, si può ottenere anche all’ambasciata Vietnamita in Vtn e costa 35/40 u$ . Attenzione… Noi abbiamo trovato parecchie agenzie laotiane che chiedono addirittura 100/130 u$ ma lo consegnano non prima di 2/3 gg.!

La valuta vietnamita è il dong: 1 euro è circa 25,000 dong

12/13-08 VIENTIANE – HO CHI MINH CITY

Volo Vtn su Hcmc. Non riusciamo ad andare nel nord del Vietnam cosi assaggiamo per soli 2 giorni la frenetica Saigon as Ho chi min city. Di città cosmopolite ne ho vissute parecchie, ma devo ammettere che questa è una delle più folgoranti e disordinate. I suoi quartieri tradizionali sono assaltati da centinaia di grattacieli e da migliaia di vecchissime, inquinanti motorette. I clacson, cosi come i megafoni o i cellulari, squillano in continuazione.

Le luci al neon illuminano le vie e la notte… Per attraversare un semaforo una sera impieghiamo quasi 20 minuti, data l’assurda ondata di veicoli per la strada.

Mi sembra di stare in un girone infernale, mai visto nulla di cosi confusionario. Come prima impressione: odio Saigon, è delirante!

Per la prima volta sento repulsione per un posto nuovo!

Da visitare c’è tantissimo… il monumento dedicato a Ho Chi Minh al Palazzo del Comitato del Popolo ( ora municipio), i templi tamil, il palazzo della Riunificazione, la Cattedrale di Notre Dame ovviamente voluta dai Francesi.

Frizzante anche il giro per i mercati coperti a Donkoi e Ben Thanh – in rue Le Loi, dove si trova di tutto in atmosfere maleodorantissime! Per molti, ma sconsigliato agli animi troppo sensibili, c’è il museo dei crimini di Guerra – War Remnants Museum un punto di svolta dove riflettere sulle atrocità e gli errori della guerra.

Ma questo è un capitolo a parte http://www.viaggiareliberi.it/Vietnam_2010_Saby.htm

Purtroppo non riusciamo a fare i vicini tunnel di Cu Chin, non avendo molto tempo.

14-20 AGOSTO HCMC +isola di PHU QUOC

Dopo tanto girovagare tra Lao e Vietnam, l’ultima settimana ce la godiamo all’insegna del relax e del mare, puntando verso l’isola di Phu Quoc l’isola del pepe , che si trova nel golfo della Thailandia. E’ conosciuta per le sue stupende spiagge di sabbia bianca, il parco nazionale protetto, la parte di giungla ancora incontaminata, per un’insolita razza di cani con la cresta (non è uno scherzo) ma sopratutto per la sua puzzolente salsa di pesce detta Nuoc Mam. (che a me invece è piaciuta molto) .

Dal punto di vista prettamente geografico l’isola dovrebbe appartenere al territorio della Cambogia, da cui dista soli 13 km in linea d’aria, invece si tratta di una delle destinazioni turistiche più importanti e piu interessanti del Vietnam: un isola montuosa, che è ancora in gran parte ricoperta da fitte foreste.

Phu Quoc è resa di una bellezza sconcertante dalle sue spiagge di sabbia bianca lambite da un mare azzurro chiaro come il cristallo. La raggiungiamo con un breve volo da Saigon, ma è agli antipodi di Saigon… e meno male!

Già ammirarla dall’alto è una meraviglia. In volo si notano i colori dominanti, sfumature di verde e celeste in netto contrasto con il bianco rosa delle piccole isole vicine della barriera corallina …. sembra di arrivare finalmente in un ultimo paradiso sperduto.

Cosa facciamo a Phu Quoc? …….. Phu Quochiamo ::) :J ) :J )

Lasciamo il piccolo aeroporto puntando verso la Long Beach dove sorgono la maggior parte degli alberghi.

Noi alloggiamo al Sea star hotel prenotato da casa. Abbiamo scelto un bel bungalow a due passi dal mare e a tre passi dl romantico Sunset pub. Nelle giornate di sole caldo e nelle notte d’estate siamo accompagnati da nuovi amici con personalità decisamente interessanti : Anthony, Cecile, Vanhai, Fabri, Stefano, Lele, Ilaria, Simone… e tutto il cucuzzaro.

C’è da segnalare che in tutta l’isola molte strade sono ancora “rosse” cioè non asfaltate . I villaggi del nord sono decisamente isolati e abbastanza difficile da raggiungere. L’unico modo per farlo è addentrarsi tra le vie maldestre che sembrano più dei veri e propri cantieri di escavazione del marmo a cielo aperto.

La parte centrale dell’isola corrisponde alla “capitale” Duong Dong, sulla baia di Ong Lang, dove sta la vivacità turistica per via del piccolo faro, delle pagode, e i mercatini di pesce . Anche qui le spiagge sono incontaminate ma si alternano con piantagioni di pepe verde e beach pubs. Un’ escursione che merita assolutamente è quella a sud, sulle isole di An Thoi , con visita al Coconut Tree Prison (Prigione dell’albero di cocco). Da An Thoi partono tutti i battelli per il nugolo di isole minori che si disperdono nel mare, si può scegliere se dedicare le giornate allo snorkel oppure il diving. Suggestiva la bellissima incontaminata (ancora per poco ) spiaggia di Bai Sao e l’allevamento delle ostriche perlifere a Bai Truong.

Una delle ultime notti, dopo un barbeque sulla spiaggia farcito con pesce, vecchie canzoni, scommesse e risate alte, abbiamo fatto il bagno in acque luminescenti… Unforgettable.

E’ con questo bagno fatto di acqua salata e stelle brillanti che vorrei chiudere il ricordo di questo bellissimo viaggio, nel quale si è racchiuso tutto !

Mentre me ne stavo a galla ho capito che tutte le emozioni del viaggio sono date da ogni cosa e modellate dalla dolcezza inspiegabile del momento, di un tempo lento che quando arde, sa di non tornare più.

Standomene a mollo ho rivisto le montagne sinuose, i grandi cieli tersi, il fiume e la sua umidità, le teste rasate dei monaci e dei soldati , i sorrisi dalle biciclette , le mine e i wat, i campanellini e i fiori di loto, i mercati incasinati e gli angoli deserti, il blu profondo del mare e quella sabbia fine nei piedi.

I luoghi dell’orrore della guerra che mi hanno graffiato dentro, in netto contrasto con l’armonia della gente gentile che riesce a sorridere anche con gli occhi.

Ho risentito la mia fatica fisica, il movimento, le levatacce, i programmi , le chiacchiere e le risate fatte con le tante persone in gamba, che è valsa la pena conoscere e che devo necessariamente ringraziare, perchè Ognuna di loro ha dato sapore sulla mia strada !

E’ proprio vero… Viaggiare è Poesia, è un’ Arte e la mia Anima ovunque essa sia, può continuare tranquillamente ad arricchirsi!

Il mio pensiero d’amore, il grazie più speciale al mio Ivo, grande regista e a tutti gli angeli che amo profondamente!

“…lieta la vita, l’emozione e il vagabondar per mondi e mondi, tocchi e annusi tocchi e guardi, negli occhi di chi viaggia il sole non tramonta mai!” S. Penna

Besitos, Saby & Ivo

per info please contact us: sabivo2002@libero.it



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