Usa on the road… West Coast
Noleggio auto dall’Italia: www.autoeurope.it
Hotel San Francisco: Post Hotel – www.Agoda .it
Hotel Las Vegas: Stratosphere hotel – www.agoda.it
Hotel Hollywood: Hollywood City Inn – www.booking.com
…altri hotel/motel trovati lungo il percorso…
Assicurazione sanitaria: Columbus
Documentazione: Esta (sito ufficiale); patente internazionale.
USA 2012… non è di elezioni americane che si vuol parlare, ma bensì dell’avventura on the road di tre baldi giovani: Alessandro, Gianluca ed Uccio. Le prenotazioni indispensabili sono state effettuate da tempo così come la preparazione dei documenti, ed allora…. 9 maggio 2012 tutti al gate, si parte! Il volo British Airlines in partenza da Linate rulla sulla pista, folle accelerazione e spicca il volo direzione Londra Heathrow prima e San Francisco poi. Il viaggio sarà “breve”, poco meno di 11 ore, giusto il tempo di un paio di films, qualche oretta di sonno, cenetta a lume di candela a base di…di…di… (non ho ben capito cosa fosse) ed è “già” il tempo di riallacciarsi le cinture di sicurezza: siamo arrivati! San Francisco, la città affascinante e ricca di sorprese, al mondo nota per il famoso ponte rosso, quel Golden Gate Bridge a tratti avvolto da un nebbioso manto quasi a volersi coprir dal perenne vento. Il Post hotel è in centro, cosa che ci renderà particolarmente comoda la visita alla città. Incalcolabili i km percorsi a piedi calcando quelle stesse strade rese celebri da innumerevoli pellicole, caratterizzate da ripidi saliscendi lungo i quali le veloci auto si rendevano protagoniste di incredibili salti. Prendiamo a caso un simpatico Cablecar e, appesi al corrimano, lasciamo scorrere ai nostri occhi i quartieri di Chinatown e Little Italy fino a giungere a Fisherman’s Walf dove la visita proseguirà lungo gli innumerevoli “Pier”. Doverosa tappa, prenotata diverso tempo prima grazie all’acquisto del citypass, a quella che per molti anni è stata la prigione di massima sicurezza: Alcatraz. Così, imbarcati sul traghetto all’orario stabilito, l’occhio ricade sullo skyline con il quale la città di San Francisco si presenta ed immediatamente immortalata dalle fotocamere presenti sul battello. L’isoletta si avvicina e, una volta scesi, ci imbattiamo alla scoperta delle carceri più famose del mondo… quelle carceri dove la storia narra che solo un criminale riuscì a fuggire, anche se poi la fine che egli fece non è dato a sapersi: fuggito a nuoto o inghiottito dalle gelide acque della baja di San Francisco? Il tour proseguirà con apposite cuffiette la cui voce narrante italiano ci illustrerà, passo dopo passo, la monotona quotidianità degli esuli carcerati. Il Pier43 è senza ombra di dubbio il molo turisticamente più attivo, ricco di negozietti e locali caratteristici e dove piccole chiatte vengono utilizzate da leoni marini per sollazzare. San Francisco, la città multietnica e dalle mille sfaccettature soprattutto quando, alla fermata del tram, ti imbatti in un simpatico cantautore neomelodico che, a torso nudo ed in compagnia della paziente moglie e dell’ignaro figlioletto, ci farà compagnia per tutto il tragitto. La canzone non l’abbiamo capita e probabilmente neanche lui, ma le risatine dei passeggeri rendono goliardico il tragitto. Il Jet-leg, o fuso orario che dir si voglia, è tremendo tant’è che la mattina alle 4 siamo già attivi in camera ed alle 7 siamo allo Starbucks a far colazione. Un paio d’ore più tardi, dopo esser saliti sino a Lombard Street, la strada più tortuosa al mondo, la lunga discesa ci conduce al porto dove noleggeremo 3 fiammanti bici: gita a Sausalito attraversando il Golden Gate Bridge! Più di 16 i km di “morbidezza” percorsi tra interminabili salite e rocambolesche discese e che hanno messo a dura prova la tenuta muscolare degli atleti che, giunti a destinazione e parcheggiati i bolidi, si rifocilleranno con panini farciti di carne, patatine fritte e gelato…tanto per rimanere leggeri! Il ritorno sarà più tranquillo, il capitano ci farà accomodare a bordo di un tranquillissimo battello… Ma non ditelo al noleggiatore di bici! Tra le cose prenotate dall’Italia c’è l’auto e così, memori di ciò, chiudiamo le valigie e torniamo in aeroporto a ritirare la nostra nuova compagna di viaggio, una ford Escape di tutto rispetto: è il 12 maggio…il tour ha inizio! Mare mare mare, non vi è vacanza degna d’esser chiamata tale se non si fa’ una tappa al mare! Questo il motto per noi, navigatori… di città che mantenendo fede a quanto detto percorriamo la Freeway e ci rechiamo a Santa Cruz. Lungo il percorso pausa colazione a Cupertino, dove cogliamo l’occasione per vedere la sede della Apple e, nell’adiacente paese, quella di Facebook: questa è la silicon valley, composta da uffici immersi nel verde quasi a dar l’impressione di esser stati messi lì dalla natura stessa… beh, il viaggio deve proseguire e la freeway ci attende! Santa Cruz è una carina cittadina turistica che affaccia direttamente sull’oceano, ci offrirà il pasto in uno dei tanti locali che costeggiano la via centrale per poi farci vedere il Santa Cruz Boardwalk Beach, piccolo parco divertimenti posizionato direttamente sulla spiaggia. Poche ore di relax per poi rimetterci a bordo del nostro suv, l’indomani infatti ci aspetta la visita allo Yosemite Natural Park. Percorrendo per circa 4 ore le strade che Tom il navigatore ci consiglia, aggiungendo non poche variabili di percorso dettate dalle distrazioni dei vari “cocchieri” che via via si alternano alla guida, la fame incalza e lungo la freeway scorgiamo un piccolo borgo chiamato “casa de fruta” nel quale, tenendo fede al nome… berremo una bottiglietta di vino californiano accompagnato da delle fritturine varie. Il viaggio prosegue fino a Oakhurst dove un semplicissimo motel ci ospiterà per la notte. Siamo alle porte della vallata, la verde Yosemite Valley in cui uno splendido scenario naturale ci farà compagnia per gran parte della giornata seguente: verdi alberi, ruscelli, cascate e salendo più su, percorrendo a 3000mt il Tioga Pass aperto pochi giorni prima, lo scenario si arricchisce di bianco neve e laghi ghiacciati.
L’indomani la Death Valley la farà da protagonista ed essendo preferibile fermarsi a dormire il più vicino possibile ad essa, la scelta ricadrà su Lone Pine, piccola cittadina che sorge ai lati della US395. L’ennesima bottiglietta di vino rosso guiderà la serata fino a condurci a letto… la Death Valley attende! Colazione con quanto acquistato in un supermarket la sera prima e si parte… un’oretta la strada e ci troviamo all’interno del parco. Se fino a qualche ora prima avremmo potuto avere qualche flebile dubbio riguardo le origini del nome Death Valley, beh… dopo esserci stati ne capiamo benissimo i motivi: caldo incessante, dune di sabbia gialla e qualche sterpaglia fino a giungere a Badwater Basin dove si cammina sul sale a 85.5 mt sotto il livello del mare. Attendiamo una nuvola per avere un po’ d’ombra, fino ad ora formata unicamente dalle sterpaglie ma, ahimè, ne rimaniamo delusi: cielo limpidissimo e caldo che tregua non dà. Il condizionatore dell’auto sembra voler chieder tregua, una pausa o, addirittura, un bicchier d’acqua ma noi incuranti continuiamo il viaggio anche in virtù del fatto che per le prossime notti ci attende Las Vegas! La strada sembra lunghissima, interminabile, varchiamo la soglia che ci porta dalla California al Nevada e proseguiamo macinando miglia su miglia percorrendo lunghissimi rettilinei che par non abbian mai fine. Breve sosta in un “piccolo” casinò dove un’anziana signora, accompagnata dalla sua inseparabile macchinetta per l’ossigeno, decide di investire i soldi della pensione e, continuando tra lavori stradali e deserto, scorgiamo dietro ad una collinetta un’altissima torre circondata da altri palazzoni: è lo skyline di Las Vegas! Dal momento in cui intravediamo il nostro hotel a quando ne saremo finalmente vicino avremo percorso una ventina di miglia, dopotutto qui non hai la cognizione delle distanze, è tutto così vasto. Immortaliamo con telecamera e telefonini il nostro ingresso in quella che è considerata la città del gioco d’azzardo, dove tutto è possibile e fermiamo l’auto all’ingresso del nostro hotel: lo Stratosphere. Un umile cameriere si avvicina alla nostra auto ed inizia a scaricare le valigie innescando una battaglia con noi: ce le voglion rubare? Stessa sorte per le chiavi dell’auto! In realtà le valigie ce le portano in camera e l’auto ce la posteggiano loro… oh poveri noi, non siamo abituati a tutto questo sfarzo! Wonderfull! Prendiamo le chiavi della camera, la numero 10098 al decimo piano, e ci accingiamo a riempirne gli armadi non senza prima aver ricevuto le istruzioni riguardo la piscina: è situata all’8 piano e le salviette ce le danno direttamente loro. Camera fumatori con vista su… su… lasciamo perdere. Chiamo un apposito numero per farci portare le valigie e, una volta scaricate dal carrello, ringraziamo il facchino con una bella stretta di mano… avremmo forse dovuto dare la mancia? E’ andato via sbuffando… mah! Facciamo un primo giro perlustrativo dell’hotel che prevede piscina, i vari negozi e la torre panoramica cui altezza di 350mt rende spettacolare lo scenario…ai nostri piedi. Le giornate in questa città trascorrono inesorabili tra piscina, tra i mille e mille casinò e tra le scintillanti luci che costeggiano le strade e ne caratterizzano gli hotels. Le tematiche di questi ultimi sono le più svariate, a partire dal Venetian ricalcante alcuni monumenti del capoluogo Veneto con tanto di canali e gondole; al lussureggiante Bellagio, cui nome dalla nota località sul lago di Como, dove l’effetto scenografico è dato da un grande laghetto antistante l’hotel con fontane danzanti; al Luxor dalla particolare forma di piramide egizia ed al quale interno i balconi sono al contrario; all’Excalibur in stile fiabesco; al Mirage con un lago e relative cascate annesse; al NewYork NewYork formato da una riproduzione dello skyline della nota città percorso da montagne russe e tanti, tanti altri. La comunicabilità con il Belpaese, finora realizzata sfruttando le varie reti wi-fi gratuite, viene a meno in questa città in quanto gli hotel prevedono connessioni ad alto costo…poco male, ci si limiterà a chiamare casa durante la colazione da Starbucks. Abbandoniamo luci, slot machines e lusso per dedicarci ad un altro parco naturale: il Grand Canyon… che è proprio Grand! La partenza è di prima mattina in quanto il tragitto è lungo, infatti durerà circa 5 ore compresa la sosta-pranzo in uno dei tipici paesini che sorgono ai bordi della strada: siamo sulla Route66! L’Arizona, intanto, è la nostra attuale nazione. L’immancabile giro nei negozietti di souvenir, ricchi di targhe e portachiavi arrecanti il simbolo della strada, anticiperanno di pochi momenti la ripresa del viaggio. L’ingresso al parco ha inizio con una veloce, velocissima spiegazione da parte del Ranger e così, parcheggiata l’auto nei pressi di una stazione ferroviaria in cui avremo modo di vedere i tipici ed enormi treni americani, tecnologia alla mano, ci apprestiamo a visitare quelle scenografie che abbiamo sempre visto in cartolina. Il servizio bus all’interno del parco è gratuito e cerchiamo di utilizzarlo al meglio sfruttando due fermate… entrambe sbagliate: la stanchezza comincia ad affiorire e dobbiamo cercare un posticino dove passare la notte, l’indomani ci aspetta la Monument Valley! Il suv freme, sembra non esser mai stanco e la nostra intenzione è quella di avvicinarsi il più possibile al parco in modo da fare meno strada il giorno seguente. Lungo il tragitto il caldo sole lascia spazio alla luna e lo spettacolo che la natura ci presenta è tipicamente da film: zona desertica, cigolii di cartelli e ballette di fieno che di tanto in tanto attraversano la strada spinte dal forte vento: siamo nella Navajo Nation! Decidiamo di fermarci in quel di Kayenta dove, in seguito ad una breve trattativa, un’accogliente camera di motel ci ospiterà per la notte. Il fuso orario cominciamo a sentirlo sempre meno tant’è che, rispetto alle albe dei giorni precedenti, ci svegliamo alle 9…breakfast e via per la Monument! A parole non si riuscirebbe a rendere le emozioni provate riguardo a quanto la natura ha creato, bisogna esserci! Il nostro suv ha fame, fame di deserto e così lo accontentiamo: 26km tra saliscendi e sabbia scattando e riprendendo il più possibile: il parco icona degli Stati Uniti occidentali non ha deluso le aspettative! Si era partiti verso gli Usa con l’idea del tour e tour dev’essere…così salutiamo i Navajo e ci dirigiamo verso quella che sarà la nostra ultima tappa: Los Angeles! Percorriamo la Interstate 40, colei che, dato l’accrescere del traffico moderno, ha sostituito costeggiando la Route66 e ci fermiamo a Flagstaff, dove troviamo ristoro. Molti sono i motel disponibili ad ospitarci per la notte, ma l’attenzione ricade su uno in particolare: è affiancato da un caratteristico baretto all’interno del quale vi è un po’ di gente. Immediatamente accolti da una “donnona” ci vengono consegnate le chiavi della camera e veniamo invitati a bere una birretta. La “tipica” gente di quel “tipico” posto non ci esalta molto, tre o forse quattro ragazze non molto degne d’esser chiamate tali e dal livello alcoolemico ben oltre il consentito ci invitano a cantare al karaoke così come uomini dello stesso charme divengono d’un tratto ballerini… non fa per noi e, terminata la birra, firmiamo qualche autografo per le canzoni non cantate e ci rechiamo in “camerino”. Decidiamo di modificare l’arredamento della camera portando il tavolino e le sedie avanti alla finestra ed alla porta: la sicurezza è importante, si sa! L’appuntamento con la sveglia è preciso e le cose che ci attendono sono molte…il nostro suv con cambio automatico è già sulla strada e ci conduce a Barstow dove un outlet di abbigliamento attende visita. Fatto qualche acquisto e pranzato a base di pollo si riparte…Los Angeles è sempre più vicina e l’hotel prenotato è ad Hollywood. Rientriamo in California, con il passare dei minuti la freeway diventa sempre più larga ed il traffico aumenta, in lontananza qualche grattacielo ed una vastissima distesa di case e casette: ecco la città degli angeli. Prendiamo una rampa a destra che passa sotto una freeway per poi ripassare sopra un ponte eeh in questo groviglio di strade il centro cittadino diventa sempre più vicino così come famosa collina con la scritta “Hollywood”. A check-in effettuato ci rendiamo subito conto che la piscina in hotel c’è… ma è in ristrutturazione ed allora non ci resta che… piangere e gironzolare per la città. Posizionati i bagagli in stanza ci accingiamo a calcare la vicinissima Walk of Fame dove un susseguirsi di stelle sul pavimento fanno sì che i nostri occhi siano puntati sempre in basso.
Giungiamo nei pressi del Kodak Theatre, quello del “and the winner is…” per intenderci, ed andiamo a ritirare l’Oscar, quel meritatissimo Oscar per il viaggio fatto e le tante cose viste che nessuno potrà mai cancellare. Poco distante il Chinese Theatre attira la nostra attenzione in quanto, sul pavimento antistante l’ingresso, hanno trovato dimora le “orme” dei divi da Mastroianni a Sophia Loren, da Silvester Stallone a Michael Jackson e via discorrendo. Il giorno seguente sarà la volta del Sicilian Festival in quel di San Diego e così, dopo la canonica colazione ed imboccata la freeway, prendiamo la rampa a destra passando sotto un’altra rampa che a sua volta passa sopra ad un’altra ancora e dopo 2 orette arriviamo a destinazione. E’ il 20 maggio ed una Little Italy festante ci attende con lo stand della Fiat e la sua 500, i suoi madonnari, i vari gazebi che vendono a 4 dollari gli arancini, la gente che ti ferma perché ha sentito che parli italiano, quell’italiano non caratterizzato dall’accento mmmericano… un po’ come sentirsi a casa! Città molto bella e solare, San Diego, ma la sera incalza ed è previsto il ritorno alla base: Hollywood! Passeggiare per le beaches di Venice e Santa Monica, lussureggiante shopping in quel di Rodeo Drive, le umili dimore delle star di Hollywood tra le colline di Beverly Hills e Bel Air… tutto questo è Los Angeles fino a quando, quel 23 maggio, la valigia sul letto è quella di un lungo viaggio ed è quella che sancirà la fine della nostra vacanza… ma non nelle nostre menti! This is Usa on the road.