Andalusia e Algarve in undici tappe

Spagna e Portogallo on the road fra cultura, città, mare e montagna. Sotto un sole cocente
Scritto da: BigMez
andalusia e algarve in undici tappe
Partenza il: 04/08/2011
Ritorno il: 15/08/2011
Viaggiatori: 2
Spesa: 1000 €
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Agosto 2011: dopo diverse difficoltà logistiche riesco a organizzare le vacanze. Dopo qualche giorno a Malaga dalla mia dolce metà affitto di una macchina e, nel giro di una dozzina di giorni, l’idea è attraversare Andalusia dell’Ovest e Portogallo del sud. Il tutto è possibile in quanto i prezzi (soprattutto in Portogallo, vedere dettagli) ma anche Spagna sono decisamente più bassi di quelli italiani. Basti pensare che 12 giorni di noleggio auto (Marbenjo, davvero ottimi e professionali) ci sono costati solamente 310 euro (benza esclusa). In realtà c’è stato un problema di fondo riguardo alla prenotazione (inizialmente era per meno giorni, e ci sono stati fatti diversi problemi per il prolungamento in quanto non potevo firmare il documento dello stesso poichè già in viaggio). Risolta fra secondo e terzo giorno questa “piccola” pratica mi son potuto dedicare più serenamente alla vacanza, con tappe minuziosamente studiate per non fare più di un paio d’ore al giorno al volante (anche se in alcuni casi è stato impossibile stare così poco alla guida).

Prima tappa: Malaga-Algeciras

Partenza! Imbocco l’autopista del mediterraneo per raggiungere la punta meridionale di Spagna. Ora, l’80% delle autostrade spagnole è gratuito ma qui, essendo zona turistica, fanno pagare alcuni pedaggi fino a Estepona (peraltro in totale avrò speso una dozzina di euro per 130km, non molto più che in Italia). Mano a mano che vediamo i cartelli (e le indicazioni per i ferry verso il Marocco) iniziare ad essere in doppia lingua (spagnolo-arabo) ci rendiamo conto che ci stiamo avvicinando, e in serata raggiungiamo la meta. La cittadina (oddio, 115mila anime) è conosciuta per il suo porto (il maggiore di Spagna) ed in effetti il centro è molto molto piccolo. Da segnalare Plaza Alta, in stile Mudejar con una curiosa e cartoonesca fontana, e non tanto la piazza del mercato (antica Plaza Baja) quanto il mercato stesso (all’aperto, tutti i giorni, e con un casino da fare paura). I locali in centro ci sono, ma sotto la media quantitativa spagnola (pur non essendo rari, per intenderci). Chieste spiegazioni l’ostelliera (buono l’ostello) ci dice che è così perché qui c’è un quartiere costiero dedicato esclusivamente ai bar, un pò fuori dalla zona centrale della città. Per il resto Algeciras è il regno dei “locutorios” ovvero i locali dove si può telefonare e andare su internet a poco prezzo (usatissimi dai marocchini presenti e molti gestiti da loro, c’è una intera via dedicata a questi internet point), utilizzati molto anche da me per risolvere le mie grane del contratto d’auto. La città si vede tranquillamente in poche ore, e infatti è quello che facciamo durante la prima sera.

Seconda Tappa: Algeciras- Gibilterra – Tarifa

Il secondo giorno rimaniamo in zona per vedere Gibraltar, i suoi turisti inglesi e i suoi macachi (e la strada d’ingresso che altro non è che la pista dell’aeroporto). Nonostante sia reclamata dagli spagnoli e gli abitanti usino lo Spanglish, Gibraltar architettonicamente sembra un paesino della Cornovaglia, Uk fino al midollo. I prezzi sono piuttosto alti (e i maledetti fanno il prezzo in Sterline di Gibilterra, spesso con notevoli creste) ma facciamo comunque un giro in centro (affollatissimo da turisti perlopiù britannici e francesi) e prendiamo il trenino per andare sul picco omonimo (426 metri), che altro non è che una delle mitiche colonne d’Ercole. A parte le scimmie, numerosissime e simpatiche (ma anche relativamente aggressive se non gli si lascia il cibo) che saltano sul bus e sulle macchine, fa davvero specie vedere le coste africane così vicino (solo 14km). Terminato il giro a Gibilterra ci dirigiamo a Tarifa, una delle capitali del surf. La città è arabeggiante e molto carina; vista quella percorriamo altri 15 km per arrivare a Playa de Bolonia, praticamente i Caraibi in Europa. Sabbia bianca e finissima, di quella che se si appiccica non la togli più, acqua calda di una limpidezza sconvolgente e arietta che stempera il caldo; in pratica un paradiso . Credo che sia una delle prime 3 spiagge più belle che abbia mai visto. Bagnatomi nell’atlantico “mediterraneo” ritorniamo all’ostello per fare un altro po’ di vita serale Algecirasiana (questa volta nel famoso quartiere serale) e andiamo a dormire con la testa rivolta al giorno dopo.

Terza Tappa: Algeciras- Cadice – Jerez

Partiamo in tarda mattinata per raggiungere Jerez. Essendo la strada piuttosto lunga ce la prendiamo comoda, arrivando a destinazione solo nel primo pomeriggio. Appoggiamo le cose nell’hotel, riposino e decidiamo, essendo già pomeriggio di andare nella vicinissima (15 minuti) Capitale della provincia, Cadice. Pur preferendo Jerez anche Cadiz è molto particolare, stretta lingua di terra (una sola lunghissima arteria principale che arriva diritta alle porte del centro storico) che si blocca davanti alle mura della città vecchia, un dedalo di vie lastricate in mezzo alle tipiche case bianche con balconi stretti. Il tutto sotto la vigile guardia della cattedrale (piu unica che rara per le sue forme e i suoi colori). Salendo in cima alla torre si ha un bellissimo spettacolo della città sull’oceano. Dopo la passeggiata si rende necessario un bagno veloce sulla lunga spiaggia, sotto i resti delle mura fenicie, con l’acqua che è freddina e con la sabbia non paragonabile a quella della provincia, ma pur sempre più che discreta per essere una spiaggia cittadina. Decidendo di cenare a Jerez, torniamo indietro per vedere la città in notturna, molto evocativa e pienissima di gente.

Quarta Tappa: Jerez de la Frontera-Barbate Canos de Meca

Da qui in avanti il titolo di questo diario di viaggio inizia ad avere un senso. La mattina esploriamo Jerez de la frontera e, a differenza della sera prima, in giro non c’è un’anima. Il perché lo scopro prima sulla pelle e poi su un termometro, visto che alle 11 del mattino i gradi segnati sono 40°. Cerchiamo di tenerci all’ombra dei tetti e visitiamo un centro storico che stupisce molto; non sapevo molto di Jerez, a parte che della pista per le moto omonima, e la città non è famosa (in Italia) per il turismo. Invece, forse perchè inaspettata, la ciudad risulta essere splendida (in piena tradizione Andalusa). Si parte da Plaza de l’Arenal, proseguendo per la Cattedrale (dentro un po’ deludente, fuori una delle più belle che abbia visto in Andalusia, una Giralda un po’ più piccola), le viuzze strette piene di bagni Arabi (carissimi), proseguendo per le enormi e classiche fabbriche di Tio Pepe (il vino locale). Moltissime affissioni per gli spettacoli di Flamenco (che ha la sua origine qui), entriamo decisi per una visita all’Alcazar, famosa in quanto molto ben conservata e sede di una camera oscura dotata di un periscopio che permette di vedere la città in real time da dentro la torre. Gli interni dell’Alcazar oggettivamente non sono un granchè, molto meglio l’esterno, con la Plaza de Armas, le rovine dei Bagni arabi, i giardini e la torre ottagonale dalla quale si vede bene buona parte della città. Diciamo che 3 euro di biglietto li vale tutti. Unica pecca è il non aver potuto vedere le scuderie reali cittadine, essendo le più famose di tutta la Spagna, un vero must. Dopo pranzo e una ulteriore passeggiata cercando di evitare il sole a picco, prendiamo l’auto e scendiamo, per circa 45 minuti, fino a raggiungere Barbate (Canos de Meca), altra spiaggia-paradiso, anche se decisamente più turistica (e attrezzata come tale) rispetto a quella di Tarifa, e dove passiamo il tardo pomeriggio (in un delirio di gente e poco parcheggio). Rientro e dormita ancora in Jerez, per poi dirottare la mattina dopo verso il Portogallo.

Quinta Tappa: Jerez-Donana-Faro

Si parte la mattina, direzione Lusitania, circa 4 ore di viaggio. A metà tragitto, sorpassata Siviglia, si esce dall’autostrada per dare un occhio al Parque del Donana, patrimonio Unesco per le specie animali ivi risiedenti. Il caldo è davvero insostenibile e, mentre ci si addentra nel parco (ancora su strada) inizia la titubanza; vediamo infatti solo alberi bruciati dal sole. Ci fermiamo a pranzo in un paesino del quale non ricordo il nome, dove ci spiegano come poter esplorare la zona (a cavallo, a piedi, in bus), dicendoci che a piedi forse oggi non era il caso. Essendo oltre 4 ore di visita e scarseggiando il tempo decidiamo di non fare una gita organizzata ma esplorare e basta. Ci proviamo, scendiamo dalla macchina, 200m, ci si guarda in faccia e ci si dice “No, non si può”. Riaccendendo la macchina infatti il termometro segna il seguente numero: 47. Sinceramente son rimasto un po’ deluso dal non poter approfondire il parco, però davvero la calura era mortale. Arriviamo infine a Boliqueime, Portogallo, (nostro alloggio) verso le 7di sera, e decidiamo di andare a vedere e cenare a Faro. Non me ne avevano parlato molto bene, invece io credo che la cittadina (così diversa dalla vicina Andalusia) sia carina, pur non lasciando sbigottiti. Non posso dire lo stesso della cena, resti sbagliati (il non sapere il portoghese, lingua impossibile, non aiuta), oltre un’ora di attesa… qualità del cibo ok decente però insomma…. ristorante Bocciato!. Molto bella la zona del Porticciolo di Faro, e la risalita verso la zona pedonale. Da qui a domani ci si immergerà nell’atmosfera (rovente) dell’Algarve.

Sesta Tappa: Albufeira-Portimao-Silves

Sempre oltre i 40 (forse erano 44, non ricordo), andiamo a visitare i paesini del centro Algarve, e le loro superbe spiagge. La mattina è dedicata ad Albufeira, posto turistico se ce n’è uno (una marea di gente), ma che ha conservato anche qualcosa del paesino che era, con tutte le sue casette bianche arroccate una sull’altra. Qui il pranzo (con i butta dentro dei ristoranti che si sprecano) è decisamente diverso rispetto alla sera prima, le sardine sono giganti e non costano nemmeno tanto (ma mi ricordavo il Portogallo come molto economico dal punto di vista della cucina). Vediamo anche la bellissima Praia de Pescadores, però non ci fermiamo (con proteste della fiancee), perché dobbiamo andare a Portimao. Ecco, Portimao paese mi ha davvero deluso, una colonia di condomini moderni uno appresso all’altro, e anche la spiaggia non è “romantica” bensì una attrezzatissima spiaggia per turisti. Però per un amante delle onde, come me, l’oceano Portimaiano è risultato fantastico (anche con l’acqua caldissima), molto più della tranquillità delle acque di Albufeira. Mi schianto per un paio d’ore contro i flutti, poi è ora di tornare all’hotel… prima però, non essendoci davvero nulla a Boliqueime (che avrà 1000 abitanti a dir molto), facciamo virata su Silves, una gradita sorpresa. Bellissimo il paese sulla collina, con il suo castello a dominare il borgo medievale; peschiamo, per nostra fortuna, la sagra del paese, consistente in una ricostruzione medievale (con tanto di cambio in monete del tempo) della vita paesana, fra bancarelle serventi piatti a base di porcello, musica, balle di fieno… una delizia. Finiamo spalla a spalla con Pasion Vega (cantante andalusa che io non conosco, ma molto famosa in patria, infatti la mia ragazza la conosce benissimo), e tutt’ora mi chiedo della mancata richiesta dell’autografo. Non facciamo comunque tardissimo perché la prossima tappa sarà Evora, piuttosto lontana.

Settima Tappa: Boliqueime–Evora

Il Portogallo è economico… se non hai la macchina. Non sapendolo, da stupido, mi ero detto “non faccio il pieno in Spagna (1.30€ al litro), facciamolo in Portogallo che è economico”. A sapere che benzina e autostrada costavano più che in Italia non avrei fatto questa scelta, ma tant’è. Arriviamo nei pressi di Evora dopo 3 orette di strada, e prima di entrare in città andiamo a fare una gita fuori porta per vedere i Cromlech della famosa zona archeologica adiacente alla città. Il caldo è logorante, ma minore che in Algarve, e si vede anche abbastanza verde (il termometro cmq è sui 35°). Visti i nostri sassi entriamo in città e dedichiamo il pomeriggio alla sua visita . Evora è piccola ma molto bella, di una bellezza austera, viste le sue origini romane, e ha un po’ di tutto : castelli, templi, verde. Difficile descriverla, meglio visitarla (anche se fa davvero poco Portogallo classico!); segnalo comunque una cosa su tutte. Il tempio delle ossa, davvero inquietante (così come le statue del relativo museo) entrarci. L’hotel è meraviglioso, per rapporto qualità-prezzo il migliore di tutta la vacanza (ricordo con goduria la piscina serale). Altra mattina, altro viaggio, infatti si vira a Ovest per raggiungere la capitale.

Ottava Tappa: Lisbona-Sintra-Cabo da Roca

Alla capitale del Portogallo dedichiamo ben 2 giorni, includendo nel giro anche Sintra, tappa obbligata e vicina. Partiamo da Evora la mattina presto e facciamo bene, essendoci all’ingresso di uno dei 2 colossali ponti della capitale Lusitana (il XXV aprile), un traffico incredibile, così come lo è quello della periferia cittadina. Lisbona è una vera e propria metropoli, ma ha un suo fascino, molto fascino. Il fascino del marciume, dell’inquietitudine e della pericolosità apparente (conosciuta anche come la capitale dei borsaioli, tanto che l’ostelliere, simpaticissimo, ci ha consigliato di prendere solo un documento e i contanti necessari, senza portare niente altro) che però attrae irresistibilmente. Città a 2 facce, la faccia monumentale, con opere del calibro del Castelo di Sao Jorge, della fantastica Belem (il monasterio dos Geronimos è una cosa a dir poco spaziale), dell’arco della rua Augusta, cuore della Baixa, e la faccia polverosa e antica, marcia, che comprende il Barrio Alto, il mitico tram 28 (occhio ai borseggiatori) e soprattutto l’Alfama, che colpisce al cuore e alla gola, specie la sera. In realtà non è successo niente di niente di lontanamente pericoloso (solo l’offerta di qualche pusher, qui come gente si vede veramente di tutto) però l’inquietitudine rimane, così come l’adrenalina. Diversa l’atmosfera di Sintra, il posto per me più bello di tutta la vacanza. Un verde rigoglioso, case bellissime, Il fantastico Palacio da Pena con i suoi giardini, la rocca moresca… Peccato non aver avuto tempo di dedicare un giorno intero a questa meraviglia, ma vale davvero la pena. Da notare le temperature, qui fa freddissimo in rapporto a Lisbona, che già non è calda come a sud. Durante la giornata siamo passati dai 30 della città ai 24 di Sintra (distano solo 20 minuti d’auto) ai 21 del Palacio da Pena ai quattordici (alle 4 di pomeriggio) del fantastico Cabo da Roca, sedicente punto più occidentale dell’Europa continentale, quanto di più selvaggio possa esistere in questa parte del mondo. Qui abbiamo trovato alcuni fra i pochi Italiani in vacanza in Lusitania (al contrario dei Francesi che sembravano aver colonizzato il paese).

Nona Tappa: Sines-Aljezur

4 ore teoriche diauto, ma prese molto con comodo, perché vogliamo discendere l’intera costa anziché prendere l’autostrada. Usciamo da Lisbona la mattina (attraversando i 18km del ponte più lungo d’Europa, Il Vasco da Gama) e per l’ora di Pranzo, fra bei boschi, piccoli paeselli di provincia (molto campagnoli, ma carini) e temperature che man mano salgono (più per la discesa che per l’avanzare delle ore), arriviamo alla prima cittadina importante, Sines. La città è famosa per aver dato i Natali a Vasco de Gama, del quale è presente una statua in fronte alla cittadella fortificata. La cittadina è godibile, non turistica e non molto cara, tutt’altro che affollata. Ha anche una bella spiaggia, nella quale passiamo un’oretta e facciamo un bagno prima di ripartire. Arriviamo poi in serata ad Aljezur, paesello già in Algarve, ma sul lato ovest. Voglio andare a vedere le spiagge… sono così diverse da quelle della costa Sud. Qui è vero Oceano : rupi altissime, con spiagge nel mezzo, onde selvagge, acqua gelida. Becco la spiaggia di Odeceixe, dove bisogna scendere per circa 150 metri lungo strette viuzze per arrivare alla spiaggia, in mezzo a due rupi. L’acqua è GELIDA (anche perché era sera e la giornata era nuvolosa) non resisto più di 15 minuti in acqua, la forza delle onde è dirompente benché non siano altissime, potenza dell’Atlantico. L’albergo è molto carino ma la serata è da dimenticare (l’unica pizzeria, perché la donna voleva pizza, è un covo di ladri -peggio che a Faro!- che fra l’altro non accettavano carta di credito, non c’erano bancomat e son dovuto tornare in hotel a prendere il contante), e mi fa andare a letto incazzato nero. Andrà meglio domani.

Decima Tappa: Lagos, Tavira

Si torna sulla costa sud dell’Algarve, e tornano le temperature bollenti (tutto il giorno a 45°). La mattina è dedicata a Lagos, paese turistico ma discreto, e dotato di una spiaggia fantastica. Ci fermiamo a fare un bagno mattutino, e facciamo un giro del centro (molto carino) e della zona del porto turistico (molto bella). Riesco anche, dopo averla menata per una settimana, a trovare un ristorante che offra la Francesinha (piatto tipico del nord portoghese del quale mi ero innamorato ai tempi di una passata visita a Porto). La gusto con sommo piacere, poi ripartiamo decidendo, lungo il viaggio, di sostare a Tavira. L’intuizione è giusta perché mi trovo di fronte al più bel paese, secondo me, di questa regione, merito sicuramente del fiume e della sua laguna. Le casette sono in tipico stile Algarve, bianche, ma la presenza del corso d’acqua alleggerisce tutto e gli dona freschezza. Decidiamo di fare il bagno nella laguna, non è il massimo (decisamente peggio di Lagos) ma ci si diverte e ci si rinfresca. Verso sera ritorniamo in Spagna (mooooolto piano, visto che ero in riserva non volevo fare più rifornimento in Portogallo), arrivando molto tardi al nostro hotel di Puerto Real (comunque distante 4 ore da Tavira, essendo vicino a Cadice), tanto tardi che decidiamo di non uscire (erano circa le 11 e ancora bisognava cenare).

Undicesima Tappa: ruta de los pueblos blancos, Ronda, Malaga

L’anello vacanziero non poteva concludersi meglio: ennesima giornata rovente (40-42°) e decisione, visto che volevo andare a Ronda, di prendere la celbre “ruta de los pueblos blancos”. Sorpassiamo una quantità di paesini tipici in un paesaggio curioso, alternante zone estremamente desertiche a laghetti artificiali bassissimi, a boschetti inariditi, un concentrato unico di quello che l’Andalusia può fornire. Purtroppo questi paesi li ho visti solo dalla macchina (per questioni di tempo, l’auto andava riconsegnata la sera stessa a Malaga) e ho il gran rimpianto di non aver potuto vedere dettagliatamente (ma la visita è rimandata) Arcos de la frontera, considerata una perla di Spagna. Riesco però a gustarmi in pieno Ronda, la città sugli strapiombi, che ha fatto in seguito venire le vertigini a qualche mio amico. Vedere le case arroccate su burroni di 200 metri fa sempre il suo effetto, la Plaza de Toros più antica di Spagna (e il suo museo) e la cattedrale fanno il resto. Più che bella ronda è estremamente unica nel suo genere, e merita davvero di essere vista. Sconsigliata la via del ritorno a chi soffre di vertigini o di mal d’auto, da me effettuata, da Ronda a San Pedro de Alcantara, paesaggio ancora una volta spettacolare ma che è riuscito a far venire a me, montanaro convinto, i brividi di paura mentre guidavo. Non fraintendete, la strada è bellissima, tenuta bene e molto larga, ma vedere sotto di voi 30 chilometri di vuoto (siamo a ben più di 1000 di quota) sotto i piedi sono un’emozione forte. Meglio riconsegnare la macchina e raggiungere Malaga in tempo per la sua mitica Feria, concludendo così una vacanza davvero splendida e indimenticabile!



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