Uno sguardo sulle Madonie di e un salto a Cefalù
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Sabato 14 Aprile
Lasciamo Catania di buon’ora e ci dirigiamo verso l’interno della Sicilia: il paesaggio si fa subito verdissimo: poca vegetazione e molti pendii erbosi, punteggiati da piccoli paesi, costruzioni isolate e greggi di pecore al pascolo. Anche il tempo cambia rapidamente, e iniziamo a temere che la nostra vacanza possa essere rovinata dalla pioggia (fortunatamente non sarà così).
La prima tappa è il castello di Sperlinga, famoso per essere stato, nel periodo dei Vespri siciliani (fine del 13° secolo) l’ultima roccaforte degli Angioini, che qui resistettero assediati per circa un anno. Iniziamo la visita (biglietto d’ngresso 2 euro) passando attraverso l’arco sopra il quale è incisa la celebre frase “quod Siculis placuit sola Sperlinga negavit” ovvero “ciò che vollero i Siciliani solo Sperlinga lo rifiutò”, ed entriamo nella parte rupestre dell’edificio, che ospita la fucina, le scuderie, i silos per immagazzinare il grano e le cisterne per la raccolta dell’acqua piovana; passiamo poi nella zona edificata, dove si trova anche una piccola cappella, e saliamo sulle diverse terrazze, fino al punto più alto che si raggiunge salendo (sarebbe meglio dire arrampicandosi…) su una scala dai gradini molto consunti, ma dal quale si gode un panorama spettacolare. L’edificio è molto bello e merita di essere visitato, anche se non è facilmente accessibile da parte di anziani e disabili.
Usciti dal castello, visitiamo il borgo rupestre, un gruppo di antiche abitazioni scavate nella roccia e abitate fino agli anni ’60, alcune delle quali sono state ristrutturate e trasformate in museo. Usciamo quindi dal paese e facciamo una deviazione verso il cosiddetto “bosco di Sperlinga” con l’intenzione di fare un pic-nic e vedere i cifi, antichi abbeveratoi scavati nella roccia, ma il tempo sempre incerto ci convince a rinunciare, mangiamo i nostri panini in macchina e facciamo una passeggiata nei dintorni senza inoltrarci troppo.
Nel primo pomeriggio raggiungiamo il nostro agriturismo. Dopo esserci sistemati, facciamo un giro per la tenuta e, grazie all’aiuto del nostro ospite che ce lo ha indicato, raccogliamo anche del finocchietto selvatico, con il quale al nostro ritorno prepareremo un’ottima pasta con le sarde.
Verso le sedici andiamo a visitare la vicinissima Gangi. Il paese sorge a oltre mille metri d’altezza in cima ad una montagna, e ci colpisce per la sua bellezza e l’ottimo stato di conservazione. Parcheggiamo l’auto quasi sulla sommità, e raggiungiamo il centro percorrendo un viale dal quale si gode uno splendido panorama; ammiriamo la chiesa di San Paolo, la Chiesa madre (bellissimo edificio gotico all’esterno e barocco internamente) con la vicina torre dei Ventimiglia, e l’elegante palazzo del municipio. Con piacere notiamo la grande attenzione per la tutela ambientale: oltre ai tradizionali cassonetti per la raccolta differenziata, qui c’è anche un contenitore per la raccolta degli oli alimentari usati, che conoscevo ma non avevo mai visto prima. Ritornando all’auto osserviamo anche dei piccoli tulipani, fiori decisamente insoliti per la Sicilia, piantati nelle aiuole ai piedi degli alberi.
Tornati in agriturismo, gustiamo un’ottima cena a base di prodotti tipici: antipasto a base di asparagi e cardi selvatici, e formaggi e salumi di produzione locale, poi penne con asparagi, funghi e salsiccia, agnello in umido con patate, e crostata con marmellata di cotogne fatta in casa. Quattro chiacchiere con i proprietari e poi a letto presto.
Domenica 15 Aprile
Dopo un’ottima prima colazione, visitiamo, sempre in zona, Geraci Siculo, uno dei borghi più belli d’Italia. Il centro è piuttosto piccolo e lo visitiamo comodamente in poco più di un’ora; in particolare, visitiamo la Chiesa Madre (bella esteriormente, semplice all’interno ma con una bella pala d’altare) e i ruderi del castello; in un piccolo negozio di alimentari acquistiamo anche la buonissima provola delle Madonie, assaggiata la sera prima.
Ci dirigiamo infine verso la nostra ultima meta, Cefalù, che raggiungiamo in un’ora. Parcheggiamo sul lungomare e ci dirigiamo nella parte vecchia; iniziamo la nostra passeggiata dalla via Vittorio Emanuele, dalla quale si accede, attraverso un cancello sul lato sinistro della strada e una larga scalinata, all’antico lavatoio: sul lato sinistro, protetta da una volta, un’ampia vasca dove l’acqua dolce cade da bocchettoni a forma di testa di leone, al centro le postazioni dove le donne potevano fare il bucato, sulla destra un’apertura attraverso la quale le acque reflue si riversano in mare; un luogo affascinante, molto ben conservato, che consiglio di non perdere. Proseguiamo il nostro giro, fermandoci spesso ad ammirare il panorama: le onde (il mare era molto agitato), le vecchie case dei pescatori, e gli scogli aguzzi a ridosso di queste. Percorriamo poi la via principale del centro storico, corso Ruggero, fino alla splendida e scenografica piazza della Cattedrale; bellissimo l’interno, decorato da mosaici in stile bizantino a fondo dorato: il più bello è senza dubbio il Cristo Pantocratore, che dalla volta sopra l’abside sembra dominare tutta la chiesa. Usciti dalla Cattedrale, proseguiamo lungo corso Ruggero, fermandoci a fotografare l’esterno della chiesa del Purgatorio, in stile barocco, e raggiungiamo piazza Garibaldi, sulla quale si affaccia un’altra bella chiesa, quella della Madonna della Catena. Dopo aver mangiato qualcosa, ritorniamo sui nostri passi e gironzoliamo un po’ per i numerosi negozietti di souvenir e prodotti tipici, e poi tra le numerose bancarelle del lungomare, alla ricerca di un ricordo di questa vacanza (alla fine sceglieremo una scatolina decorata con delle conchiglie). Infine, verso le diciotto riprendiamo la macchina e torniamo a Catania, dove arriviamo dopo circa due ore e mezza.
E’ stata una vacanza breve ma ricca di esperienze, ci è dispiaciuto non aver potuto visitare anche Piano Battaglia (dove c’era ancora un po’ di neve) e il vicino paese di Petralia Soprana, ma speriamo di poterci ritornare.