L’isola più amata dai motociclisti di tutta Europa è la storica sede del Tourist Trophy, una gara nata più di 70 anni fa

Esperienza emozionante... partecipare alla trasferta del team Wrm oltremanica che prese parte al Manx Grand Prix 2010
Scritto da: Harley Cherry
l'isola più amata dai motociclisti di tutta europa è la storica sede del tourist trophy, una gara nata più di 70 anni fa
Partenza il: 16/08/2010
Ritorno il: 04/09/2010
Viaggiatori: 3
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L’Isola di Man non fa parte del Regno Unito né dell’Unione europea, ma è una dipendenza della Corona britannica (insieme alle Isole del Canale ossia Guernsey e Jersey) e, dal punto di vista politico, è dotata di ampia autonomia.

L’isola e le gare

L’Isola di Man è nota in tutto il mondo per la manifestazione del Tourist Trophy (solitamente abbreviato in TT), una corsa motociclistica che si corre, solitamente la prima settimana di giugno, sul circuito stradale dello Snaefell Mountain Course, circuito di 60,720 km (37,73 miglia). Il Tourist Trophy fu valido come Gran Premio di Gran Bretagna dalla prima edizione del Motomondiale nel 1949 e fino al 1976, quando venne escluso dal calendario iridato per l’eccessiva pericolosità del circuito. Dal 1977 al 1990 viene inserito nel calendario del Campionato mondiale Formula TT, campionato creato proprio per dare visibilità a questa gara a seguito dell’esclusione dal motomondiale. A seguito dell’esclusione dal motomondiale il TT viene inserito nel calendario del Campionato mondiale Formula TT, campionato creato proprio per dare visibilità a questa gara. Il circuito si presenta estremamente vario ed impegnativo in quanto si snoda tra centri abitati, campagne e tratti montuosi dove fondo stradale sconnesso, curve velocissime fiancheggiate da muretti di pietra, salite, discese ma soprattutto traiettorie obbligate tra marciapiedi, semafori ed edifici aumentano le difficoltà di guida e di memorizzazione del percorso.

Fratello gemello del TT è il Manx Grand Prix, che si svolge a fine Agosto e primi di Settembre. Il circuito su cui si svolge il Manx GP è il medesimo del TT , la differenza consiste solo nel tipo di moto a cui è consentito prendere parte: al TT vi corrono Superbike, Supersport, Superstock, Sidecar e TTzero (elettriche); al Manx invece vi sono categorie anche per le moto d’epoca.

Il circuito del mountain

Il giro parte da Douglas, la capitale dell’isola, sul lungo rettilineo in discesa di Bray Hill nel centro dell’abitato, in cui i bolidi di oggi superano i 300 chilometri all’ora. Si arriva in staccata ad una curva verso destra posta sulla rotonda dell’incrocio di Quarter Bridge e ci si avvia verso il tortuoso tratto di Glen Helen, dove la strada è in alcuni punti incassata tra le rocce. L’attraversamento del villaggio di Kirk Michael è uno dei tratti da sempre più pericolosi: quattro curvoni in successione permettono alle motociclette di superare in piega i 200 chilometri orari. A Ballaugh Bridge c’è uno dei punti più spettacolari, dove le moto, seppure in un tratto lento, volano su un’impressionante dosso, ancora oggi cinto della stessa ringhiera metallica dei primi del Novecento.

Si passa poi nell’abitato di Ramsey, la seconda città dell’isola per estensione, prima di inoltrarsi nel paesaggio lunare di Verandah, dove la montagna disegna scenari e strapiombi tanto affascinanti quanto pericolosi. Una volta scollinato lo Snaefell, il tracciato scende in picchiata verso Douglas, non senza un ultimo brivido sul Governors Bridge, posto a pochi metri dal rettilineo d’arrivo in cui bisogna decelerare bruscamente per rimanere in carreggiata.

Il nostro viaggio per raggiungere l’isola

Siamo partiti in tre da Rimini il 16 Agosto di mattina presto, io il mio ragazzo (il pilota Tommaso Totti) e Piero, il capo meccanico del team. Io e Tommy in camper e Piero che ci seguiva col furgone con a bordo le moto. In tutto ci abbiamo messo 3 giorni ad arrivare sull’isola, attraversando prima la Germania, poi la manica in nave da Calais fino alle bianche scogliere di Dover, ed infine tagliando tutta l’Inghilterra fino ad Heysham dove ci siamo imbarcati sul traghetto con destinazione Douglas, Isola di Man. Arrivati all’alba sull’isola, raggiungemmo subito il Grand Stand (il Paddock) dove ci fu assegnata la nostra piazzola e ci accampammo insieme agli altri team partecipanti. Per il ritorno ci mettemmo esattamente altri 3 giorni compiendo esattamente la stessa strada a ritroso fino a Rimini. L’isola durante il periodo del TT si riempie totalmente di appassionati rendendola caotica, ma durante il periodo del Manx (conosciuto solo dai veri appassionati) è decisamente meno affollata e questo ci ha dato la possibilità di goderci molto più serenamente la nostra permanenza.

La settimana di prove

Essendo un circuito cittadino di 60,7 km alla settimana di gare ne viene anteposta una di sole prove che si svolgono in orari alquanto straordinari (si parla infatti delle 19,30 di sera) per creare il minor disturbo possibile al flusso di traffico dell’isola, quindi avevamo tutta la mattina a nostra disposizione per goderci l’isola. Sull’Isola di Man le corse sono vissute come un rito, e come tale vive di cerimoniali e storie antiche. Tra le storie da ricordare c’è quella legata al folletto di Fairy Bridge; è consigliato passare a salutare lo spiritello al proprio arrivo sull’isola, altrimenti non si sa mai che vi possa fare qualche dispetto e portarvi sfortuna.

Il giorno dopo il nostro arrivo ci recammo subito dal folletto che sicuramente gradì la nostra visita lasciandoci soggiornare sull’isola senza avere mai alcun minimo problema! Thank you Fairy! Altro posto caratteristico dell’isola è il Sulby Glen Pub, che prende il nome dal tratto del circuito sul quale si affaccia. In questo pub puoi gustarti una birra e vederti sfrecciare le moto ai 300 km/h a 3 metri di distanza dal tuo tavolo. Appena entrati siamo rimasti subito colpiti dallo spinatore della birra consistente in un motore 4 cilindri tirato a lucido e modificato per l’uso, geniale! Quest’isola è il paese dei balocchi per gli amanti delle 2 ruote! Un altro Pub caratteristico è quello di Creg Ny Baa, dal celtico ‘collina della mucca’, situato su una curva ad angolo molto pericolosa nonostante le balle di paglia, una delle curve più famose e quindi piena di visitatori. Il clima nel Paddock è fantastico, sono tutti pronti ad aiutarti e gentilissimi, cosa a cui noi non siamo assolutamente abituati arrivando da una realtà di corse su pista dove ognuno pensa per sé. Da buoni italiani, ci siamo portati dietro provviste di pasta e sughi pronti, per la spesa giornaliera invece ci recavamo sulla Promenade di Douglas quasi ogni mattina e compravamo al Mark&Spencer gli alimenti freschi come pane e latte.

La domenica prima delle gare ci recammo ad un Festival all’aeroporto di Jurby utilizzato solo per far correre le moto in garette e parate, in cui vi era un esposizione di qualsiasi tipo di mezzo a 2, 3 o 4 ruote dai sidecar da trial alle vecchie Benelli ad i Dragster.

La settimana di gare

La tensione si taglia col coltello, è palpabile, e dopo una settimana di prove impeccabili, graziati anche dal tempo, le aspettative per la gara sono altissime. Si tratta del circuito più pericoloso al mondo, e per me sapere che il mio ragazzo sta per intrarpendere una gara del genere mi rende molto nervosa. Mentre il team si prepara io corro a sedermi sugli spalti della tribuna centrale di fronte al rettilineo di partenza e al tabellone segnatempi, un lunghissimo casellario di legno posto sul rettilineo del traguardo, che fin dal 1907 viene aggiornato con i tempi dei piloti dai giovani boy-scout dell’isola di Man. Siamo tutti sintonizzati sulle frequenze di Manx Radio, dove si tiene la telecronaca ufficiale delle gare. Per Tommy era la prima volta che correva sull’isola, ed ha partecipato alla gara delle Newcomers, ottenendo uno splendido 7° posto, e a quella della categoria Junior, purtroppo interrotta a causa della morte di due piloti al secondo giro di gara. Come in tutti gli eventi che muovono un business, “the show must go on”, nonostante le 226 vittime contate finora. “Non ho mai corso un TT e non credo che lo farò mai – dice l’inglese di Burnley – In pista è normale spingere al massimo, ci sono spazi di fuga dappertutto e puoi commettere un errore senza che accada niente, sull’isola di Man occorre guidare in modo completamente diverso, mai troppo vicino al limite, perché ogni sbaglio si paga carissimo. Ecco perché ci sono così pochi specialisti del TT che vanno forte pure su un circuito”.

Nella continua ricerca delle sensazioni più estreme, si scalano montagne, si attraversano oceani, si cavalcano onde, e, con un mezzo meccanico tra le mani, si sfreccia a trecento chilometri orari in un centro cittadino. Le corse sull’isola di Man sono questo: sprezzo del pericolo allo stato puro a discapito, talvolta, del valore della vita stessa.

È un’esperienza che ogni motociclista che sia degno di questo nome dovrebbe vivere almeno una volta nella vita. Un’isola intera ‘coperta’ di Moto, che vive per la Moto e che sullo sport della Moto ha costruito la sua recente storia e, perché no, la sua fortuna.

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la curva e il pub di Creg ny Baa

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i piloti che portano le moto alle verifiche tecniche.

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panorama dalla Promenade

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la bandiera

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rettilineo di fronte al grand stand.

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il pit stop durante la gara.

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insegna a Heysham per imbarcarsi sul traghetto.

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Gli scout e il tabellone segna punti.

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il Grand Stand

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Tommy

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i piloti che portano le moto alle verifiche tecniche.

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panorama

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festival di Jurby un sidecar da trial

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Io e Tommy

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la Promenade di Douglas

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Tommy alla curva di Creg Ny Baa

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esterno del Sulby Glen Pub, e lo spinatore della birra.

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Il pubblico lungo il circuito ad un metro dai piloti

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Il circuito e i nomi delle curve.

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il folletto di Fairy Bridge

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uno scorcio del paddock.

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il nostro accampamento



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