Appunti thailandesi

(Chiang) Mai, Rai, Thai... Thailandia mare e monti
Scritto da: 63xpot
appunti thailandesi
Partenza il: 14/12/2011
Ritorno il: 31/12/2011
Viaggiatori: 3
Spesa: 2000 €
Ascolta i podcast
 
Dopo averla scartata per una quindicina di anni a causa del mio snobismo turistico, che mi porta ad essere poco propenso verso le mete al centro di tutti i tour operator, quest’inverno abbiamo ceduto alla tentazione Thailandese, dando finalmente credito a chi da sempre favoleggia su questo paese. Abbiamo fatto bene? Non bene, benissimo! Ovviamente il pezzo forte della Thailandia è il mare, ma come diceva una vecchia canzone… Oltre le gambe c’è di più… (insomma canzone è una parola grossa) e oltre le gambe o meglio, il mare della Thailandia, c’è veramente tanto di più. Il nostro itinerario parte da Bangkok, poi in automobile punta Sukhothai, Chiang Mai, poi verso la zona del confine Laotiano a nordest a Pu Chi Fa, e dal Mekong arriva a Chiang Rai, dove si abbandona l’auto per volare verso le spiagge di Phuket. Andiamo?

Bangkok

Bangkok e Templi (si chiamano Wat, abituatevi perché d’ora in avanti li chiameremo solo cosi), battelli sul Fiume Chao Praya, Tuk Tuk gudati da squilibrati, centri commerciali mastodontici, centri massaggi, cibo di strada, centri di gnoccodromi (…ping pong…abituatevi anche a questo), Chinatown, mercati mercati mercati e ancora mercati, night bazar, daily bazar, mercato alimentare, mercato dei fiori, mercato della carne, del pesce e soprattutto oltre ogni immaginazione, il mercato del fine settimana di Chatuchak… Volete una orangutan vivo per il vostro giardino? A Chatuchak ve lo trovano. Volete l’ottavo nano di gesso (stronzolo)? qui te lo fanno. Volete la nuova borsa che Luis Vuitton sta pensando di disegnare? Qui già ce l’hanno. Volete la katana dell’ultimo samurai di Iwo Jima? Facile. Volete un antica pergamena in aramaico? Banale. Volete una coppia di gemelli uno Scita e l’altro Sunnita? No problem. Volete un sosia di Calderoli? No, hanno detto che loro certe porcherie non le fanno… allora ho provato a insistere chiedendo un sosia di Gasparri… hanno minacciato di ritirarmi il visto.

C’è una cosa in cui Bangkok, perlomeno per la mia esperienza, ha battuto per distacco tutte le città che ho visto… il traffico. In confronto al centro di Bangkok il raccordo anulare è una landa desolata, Palermo è come se fosse a targhe alterne, Tokyo poi praticamente un deserto, l’incasinitassima Panama City, ma figuriamoci, un paesello di provincia.

Il traffico qui è qualcosa che và oltre l’immaginario, non a caso una delle foto più particolari che potete fare a Bangkok è dalle fermate dello SkyTrain sulla Sukumvith o la Siam al crepuscolo con tutte le macchine in fila a perdita d’occhio con i fari accessi, avrete una distesa infinita di luci rosse.

Venire qui a Natale è una cosa meravigliosa, perché il 99% della popolazione è buddista, però in giro ci sono più alberi di natale che al Vaticano e presepi che a Betlemme, e questo ti fa capire quanto il Natale sia vittima del suo stesso successo, ormai grazie al consumismo è entrato in tutte le culture tanto che pochi sanno o nessuno semplicemente ricorda quale è il suo vero significato. Insomma per un bel Merry Christmas basta che ci sia Master Card, tutto il resto è nuvole!

Diciamo che per gustarsi Bangkok 3 giorni bastano, forse 4 se prevedete una giornata ad Ayutthaya, che comunque in questo periodo è solo parzialmente recuperata dai danni delle recenti alluvioni o al Floating market.

Siccome i voli interni in Thailandia costano poco, i turisti che noleggiano un auto sono una rarità, tanto è vero che nonostante l’aeroporto Suvarnabhumi sia più grande di Malpensa e Fiumicino messi insieme, ha appena 3 desk per il noleggio di auto, in pratica ce ne sono di più a Pantelleria, ma io senza una macchina e un on the road non ci so stare, quindi prendiamo una splendida Honda Jazz cambio automatico e guida a destra, andiamo a Khao San Road a scegliere nelle sue organizzatissime bancarelle i compagni di viaggio musicali, la scelta cade su Ben Harper, Mumford and son, Kasabian e Florence and the Machine e via destinazione “giù al Nord”.

5 cose da fare assolutamente a Bangkok

farsi fare una tessera falsa dell’Fbi a Khao San Road (hanno cataloghi di tutte le tessere, fantastico! Vuoi essere un giornalista del New York Times? No Problem, un dottore di Medici senza Frontiere? Bastano 3 minuti

– fotografare il traffico dal ponte dello Sky Train

– prendere il battello di linea sul Chao Praya

comprare un Girard Perregaux al night bazar

– osservare i giovani Thai che ballano a un concerto all’ingresso dei centri commerciali di Siam.

Prima tappa: Sukhothai – CHIANG MAI – La Storia e Lo Spirito

Sukhothai non và presa come una tappa soggettiva, Sukothai è imperdibile, il parco storico che consta delle vestigia dell’antica capitale del Regno di Sukhothai è sicuramente la cosa più affascinante, a livello storico, che vedrete. Il parco è estremamente esteso e composto da una ventina di Wat sparsi su un area piuttosto ampia, quindi per gustarsi la visita se non siete Forrest Gump, è assolutamente necessario noleggiare una bicicletta, ovviamente all’ingresso del parco i noleggiatori abbondano, prezzi fissi, così una volta tanto non dovete sfiancarvi in contrattazioni. Non sto a descrivervi i vari Wat con i loro nomi, altrimenti scadremmo in un wikipedesco didascalismo, ma vi dico solo che dovete prevedere circa una mezza giornata alla visita, che il sito è fantastico e merita ben di più di una toccata e fuga.

Archiviata Sukhothai nella scheda flash della mia Lumix, non ci resta che dirigerci verso Chiang Mai, terza città della Thailandia, e suo ombelico spirituale e culturale. Chiangh Mai è ritenuto forse il maggiore centro religioso del paese, la città conta più di 100 Wat, tra piccoli grandi medi extra large, consiglio mio, visitatene un paio dei più famosi e schiantatela lì, checché ne dicano le guide, tanto dopo un po’ si assomigliano tutti. La città va essenzialmente considerata come base per esplorare i dintorni, e per fare questo ci sono due possibilità, o vi affidate a una delle migliaia di agenzie per escursioni o vi noleggiate un auto e vi organizzate. Noi ovviamente essendo giunti qui in auto, abbiamo optato per la seconda ipotesi. Le agenzie offrono una vastità di attività dal grande Trekking al rafting e climbing, passando per il night safari e soprattutto l’originale Flight of the Gibbon ovvero un percorso sospeso sulla cima degli alberi imbracato con delle funi e carrucole… l’ho fatto? No grazie, facciamo la prossima vita, quando ricapito qui e magari ho 20 anni.

Tutte le escursioni offerte, visita ai villaggi Hmong delle tribù di montagna, Samoeng e la Valle di Mae Sa, Elephant Camp, Parco delle Orchidee si possono invece tranquillamente fare in autonomia. Noi abbiamo optato per l’esplorazione della Valle di Mae Sa, con annessa visita al parco delle Orchidee e all’Elephant camp. L’elephant camp è un posto da una parte tristissimo dove si allevano gli elefanti in cattività, sfruttando la loro nota intelligenza per fargli fare i classici spettacolini ad uso turistico in cui l’animale calcia il pallone, disegna fiori e tramonti, è fa le capriole, mancano sole le cacche colorate, d’altra parte sembra che qui gli animali vengano trattati con una certa umanità e di fatto avviati ad una sorta di riqualificazione professionale, da quando le macchine li hanno sostituiti nelle lavori pesanti in cui venivano impiegati fino ad un paio di decenni fa.

In un mercato di strada vicino alla sperduta Samoeng, bellissimo nella sua autenticità, ci siamo imbattuti in una cosiddetta donna giraffa, e devo dire che questo è stato un autentico colpo di fortuna. Mi spiego meglio.

Sapete chi sono le donne giraffe? Sono originarie della birmania, fanno parte di una tribù di etnia Padung, che mantiene la tradizione di cingere il collo delle proprie donne sin da piccole da grossi anelli che si incrementano man mano che crescono, ottenendo quell’effetto “collo lungo” da cui deriva il loro nome.

Secondo molti “esperti” (soprattutto da forum web quindi persone qualunque, e come me, esperti del nulla) queste donne non potrebbero più togliersi gli anelli al collo in quanto morirebbero per soffocamento dato che la testa non sarebbe piu’ in grado di reggere il peso del collo, forse una volta era anche così, ma siccome oggi la tradizione viene perpetrata soprattutto per sfruttarne l’appeal turistico, gli anelli li mettono e tolgono come e quando vogliono diciamo dalle 9 alle 16 compreso sabato e domenica (Lunedi riposo?). I detrattori, non senza valide alcune ragioni, sostengono a spada tratta il boicottaggio di questo turismo da zoo umano, d’altra parte e io la penso così, se la cosa non cagiona la salute che male c’è nel ricavare qualche bath attingendo alla propria cultura e tradizione, soprattutto dove le possibilità di un lavoro dignitoso sono pari allo zero spaccato. E’ pieno il mondo di queste cose, qual è la differenza con chi si fa centinaia di km per raggiungere le Montagne della Luna in Etiopia per una foto con le donne Surma con i loro piattelli labiali di argilla, o piuttosto con gli aborigeni e il loro caratteristico astuccio penico? La questione andrebbe ovviamente molto approfondita, dato che sembra che lo stesso governo Thailandese si adoperi in ogni modo per mantenere questo status quo, per il solo beneficio turistico che ne deriva.

Tutta questa lunga digressione e riflessione, per dire che nel nostro programma era già decisa una lunga e faticosa tappa a Mae Hong Son che aveva come scopo principale proprio quello di visitare un villaggio delle donne dai Colli Lunghi, quindi quando nel mercato di Samoeng me ne trovo davanti una intenta a fare la sua normalissima spesa, ovviamente rapido come Billy the Kid estraggo la mia Lumix per immortalarla e…incredibilmente si esaurisce la batteria lasciandomi con il classico palmo di naso e senza la “mia” donna giraffa. Lo prendo come un segno del destino e decido in quel esatto momento che cambiamo itinerario e niente più villaggi di donne giraffe nella impervia Mae Hong Son, si punta verso il nord est, Mekong e confine laotiano, destinazione Pu Chi Fa.

Ringraziando il caso e la donna dal lungo collo venuta a fare la spesa al mercato di Samoeng, mai destino fu più benevolo perché Pu Chi Fà è stata una grande sorpresa e uno dei momenti più belli del viaggio.

Ah, per inciso, un ultima curiosità sulle Donne Giraffa, inconsciamente lasciandosi suggestionare dal nome ci si fa l’idea che siano altissime, dimenticandosi che sono orientali, ed è, quindi, un piccolo shock quando ti vedi questo esserino, pur con il collo allungato non arriva al metro e mezzo.

PU CHI Fà – L’ALBA DEL GIORNO DOPO

C’era un film di un certo successo che si intitolava cosi, ma non valeva una cippa, mentre invece l’alba di Pu Chi Fà è davvero spettacolare ed evidentemente molto famosa tra i locali e dintorni. Pu Chi Fà è un minuscolo villaggio che si trova a 350 km da Chiang Mai, di cui 150 di strada panoramica bellissima, a 1700 metri di altezza, siccome si viene qui per vedere l’alba bisogna pernottare e di possibilità ce ne sono tante, ma tutte davvero spartane… a dir poco, affittiamo una stanza in un “lodge” di strada, andiamo a mangiare uno strepitoso pollo alla griglia in una bancarella di strada, spendendo 200 bath in tre ovvero 5 €, per tutta la cena (ah… che meraviglia i prezzi Thai…), subito a nanna con sveglia puntata alle quattro e mezza per andare a scoprire questo sunrise. Prima di andare a nanna, è d’obbligo fermarsi almeno un quarto d’ora, con il muso all’insù, pensate, a questa latitudine, 1700 mt d’altezza, nessun inquinamento luminoso (insomma un buio della Madonna), qui veramente sembra di poter toccare il cielo con un dito e raccogliere le stelle.

Colpevolmente, molto colpevolmente, la mia fida Lonely Planet non parla affatto dell’alba di Pu Chi Fa, ma per nostra fortuna ne avevo letto un trafiletto in un forum qualche mese prima e incredibilmente mi era rimasto in zucca. Appena svegliati, ci mettiamo circa 20 secondi a vestirci dato che con il freddo che c’è in camera eravamo praticamente andati a letto vestiti, di lavarci con l’acqua gelida non se ne parla nemmeno, quindi alle quattro e trentacinque praticamente siamo pronti dovendoci in pratica solo mettere le scarpe e il giubbotto, si esce nel freddo della notte e in macchina raggiungiamo il parcheggio dal quale inizia una scarpinata di un quarto d’ora per raggiungere il punto panoramico di osservazione. Sorpresona, pensavamo di essere soli o giù di lì invece ci troviamo in un mondo in movimento, bancarelle aperte con caffè e tè caldo, bambini già agghindati con gli abitini tradizionali per raggranellare qualche spicciolo facendosi fotografare (è evidente che qui il telefono azzurro è sempre occupato…), venditori di torce elettriche e soprattutto almeno duecento persone raggruppate tutte in attesa del sorgere del sole. Comincia a rischiarare ci guardiamo in giro e conti alla mano ci sono 197 orientali e 3 occidentali (noi), evidentemente la Lonely Planet non è l’unica guida ad aver toppato su questo posto. Thailandesi, cinesi, laotiani e noi, le attrazioni per i cinesi sono quindi due, l’alba e… noi, che siamo richiesti per le foto come se fossimo una specie rara. Ci siamo, mentre la luna scolora, comincia a rischiararsi l’orizzonte ad ovest e lentamente inizia a sorgere il sole, siamo a 1728 mt di altezza sotto di noi cominciano a profilarsi le montagne che dividono Thailandia e Laos immerse in un immenso letto di nebbia che ogni minuto di più viene rischiarato dal rinforzarsi del sole che si alza tra le montagne. E’ uno spettacolo maestoso, che ti ripaga dell’alzataccia, del freddo, della scarpinata, dell’attesa e ti regala mezz’ora di autentica felice conciliazione con la natura. Alle 7 torniamo a letto… vestiti ovviamente. La colazione nel nostro “Lodge” è qualcosa che va oltre il raccontabile, diciamo solo che il nostro stomaco e le abitudini mattutine dei villaggi Thai di montagna semplicemente non sono compatibili… e sì che io mi adatto!

CHIANG RAI – Carnevale e Cavallette

Da Pu Chi Fa il nostro itinerario a questo punto prevede di arrivare a Chiang Rai passando per il Triangolo D’oro. Il nostro giro prevedeva volutamente arrivo a Chiang Rai di venerdì sera in modo da avere il sabato a disposizione per il suo rinomato mercato frequentato da venditori provenienti anche dalle vicine Laos e Birmania, nonché dalle imperdibili bancarelle di delizie culinarie della tradizione locale come vermi e cavallette. Non vorrete mica andare via dalla Thailandia senza esservi sbafati una porzione di cavallette? Quello che proprio non sapevamo era che al sabato ci sarebbe stato anche una ricorrenza per i 750 (… credo…) anni dalla fondazione della città, che si lancia in una sorte di Carnevale dei Fiori, con tanto di sfilata di carri e corpi di ballo, stile Rio, ma tutto di carri completamente ricoperti e adornati di fiori, davvero belli… un lavoro durissimo per fare dei carri così. Quindi indubbiamente un bel colpo di fortuna, mercato + carnevale, anche se garantisco che trovare da dormire non è stato uno scherzo e muoversi in macchina alla ricerca dell’hotel/guesthouse in una città murata per questo evento, una discreta impresa. Appena fuori da Chiang Rai, non perdetevi il Wat Phra Kong, è inserito nel libro i 1000 posti da vedere nella vita, alla sezione Luoghi Inquietanti, è un tempio buddista completamente bianco, ricoperto di frammenti di specchi, circondato da teschi (finti) e braccia protese. Arrivi, lo guardi e non capisci bene se si tratta di un tempio, di Mirabiliandia o cosa. Dopo il sabato dedicato a Chiang Rai, volgiamo al termine del tour, ci dirigiamo verso Chiang Mai, dove riconsegniamo l’auto e ci aspetta il volo interno per Phuket, per schiantarci per una intera settimana al mare.

PHUKET – L’ISOLA CHE VUOI

Phuket è un posto che tanti conoscono e di cui tutti hanno sentito parlare, quando progettavo la vacanza ero fermamente convinto di scegliere il nostro relax di mare in qualche isola meno conosciuta, poi parlando con un paio di vacanzieri esperti di Thailandia, mi hanno convinto che alla fine Phuket nonostante la sua fama edonistica, era comunque una grande scelta.

Ora posso confermarlo, Phuket è una ottima scelta, soprattutto per una caratteristica praticamente unica, qui puoi trovare qualunque tipo di vacanza vuoi, dalle spiaggette appartate e spartane, alla spiaggie superattrezzate, dalle serate tranquille in zone ottime come Kata, Karon o Rawei, alle serate tutta vita a Patong con la sua imperdibile e pittoresca Bang La Road, casino, divertimento, locali e go go bar con donnine che si “innamorano” perdutamente di te in 3 secondi netti.

Da Phuket mi porto via il ricordo di due spiagge favolose Yanui e Laem Sing con la sua doccia che scende dalla foresta, che fa molto “io Tarzan tu Jane”. Mi porto via il ricordo di mangiate di pesce clamorose, delle tagliatelle al granchio della Renata, fantastica sessantenne ravennate trapiantata qui, che ogni giorno tira la sfoglia fresca e prepara la piadina per il suo piccolo ristorante, la trovate sulla strada panoramica per il Pronthep Cape, ad un certo punto vi appare un cartello rosso con scritto PIADINA e siete arrivati. Mi porto via il ricordo di sei giorni in infradito e scooter. Mi porto via, perché no, il ricordo della Bang la Road… uè io ne ho visti di luoghi “pittoreschi”, ma questo è da gradino alto del podio.

CONSIGLI E CONIGLI

Prenotare, soprattutto il volo, per tempo, se parliamo di periodo di fine anno muoversi anche 5 – 6 mesi prima è buona cosa.

Volare, noi con Etihad, scalo ad Abu Dhabi, ottima indubbiamente, gli arabi sono arabi. Con il personale che c’è sul volo, Alitalia ci copre i voli per 2 continenti, gentili e premurosi, si cambiano pure divisa prima e dopo i pasti… Fate attenzione solo a non sbagliare una virgola nella prenotazione, io ho invertito il nome con il cognome, mi hanno dovuto (o meglio voluto…) modificare la prenotazione come se si trattasse di un cambio di nominativo, il tutto al modico prezzo di ben 81€… ho provato a spiegare alla imperturbabile impiegata della Etihad che quando si fa una rapina bisogna almeno mettere il tradizionale passamontagna e intimare mani in alto… niente, la sua imperscrutabile espressione, quella con il sorriso standard tipo paresi, ha prodotto solo l’altrettanto imperturbabile risposta… 81 € prego… e va bene, adesso ho capito come li pagate gli stipendi del Manchester City!

Sicurezza in Thai altissima, se volete guai qui, dovete impegnarvi per andarli a cercare, i thailandesi sono educati, amichevoli, aperti e molto disponibili, gli piace parlare, anche se sanno benissimo che non capite un acca di quello che dicono. Se ne trovate uno brusco e maleducato… bè non vi ingannate, avete appena incontrato un cinese.

Traffico: evitare in generale di essere coinvolti dal traffico di Bangkok è un ottimo consiglio, evitarlo dalle 17 alle 20 è un imperativo, questo è un livello di follia difficile non dico da comprendere, ma anche solo da immaginare, abbiamo preso un taxy alle 17,15 siamo scesi dopo 45 minuti in cui abbiamo percorso si e no 100 metri… SKy Train e Metro e Tuk Tuk sono un ottima soluzione.

Cibo: nelle città difficilmente mangerete meglio che nelle bancarelle che servono cibo di strada, ottimo ed economico, certo a patto che non stiate a badare a tutte le pulci in tema di igiene, come per esempio la mastella dove si lavano piatti e posate. Al mare invece l’unico problema è… scegliere.

Mal di pancia, state sereni e rassegnati, qualche problema… piccolo o grande che sia, per quante saranno le attenzioni, si prende prima o poi, troppo diversi i cibi, sapori e… batteri che ingerirete.

Phuket: quando affittate lo scooter, massima attenzione, cercheranno di addebitarvi ogni graffio. Nella strada panoramica per il Pronthep Cape, è facile bucare, ma c’è proprio un gommista li vicino… che probabilmente è la prima causa delle forature… Da Phuket si arriva facilmente a Phi Phi Island, James bond Island, Coral Island ecc. Se potete usate i barcaioli locali per l’escursione, vi divertirete di più e vi costerà molto meno.

Massaggi: la Thailandia e i massaggi sono come l’Italia e gli spaghetti, ogni cento metri trovate un centro massaggi, con una dozzina di donnine e donnone che invariabilmente vi chiameranno… maaasssaaaagggge… In sostanza non si può andare via da qui senza aver provato Thai-Oil-Foot massage, nei centri di strada valgono quel che valgono ovvero, poco, però se vi concedete un pomeriggio completo in un centro benessere, avrete fatto bingo.

Italians, siamo sulla spiaggia di Laem Sing, dove le onde sono tra le più alte del Paese, a bagno in attesa della grande e paurosa onda ci sono un Americano, un Francese, un Russo, un Tedesco e un Italiano, arriva l’onda, comincia a montare, è veramente enorme è un muro semovente di due, forse 3 metri…

L’americano (fuggendo): oh my God, oh my God…

Il francese (fuggendo a gambe levate): uhlàlà, uhlàlà, uhlàlà, merde, merde…

Il russo: rimane fermo, muto, l’occhio vacuo color vodka che sembra dire… Ti spiezzo in due..

Il Tedesco: (travolto e terrorizzato) Aaaahhhhh

L’Italiano (in salvo) : Attenti arriva… LO SPREAD!… Grandissimo!

Guida Turistica: da sempre ho come fedele compagna la Lonely Planet, ma questa volta, bisogna farle qualche appunto non da poco. Risultare sconosciuta una meraviglia come Pu Chi Fa’ è grave, descrivere il centesimo tempio di Bangkok, in particolari che non interesserebbero neanche a Buddha stesso e non mettere una riga su Khao San Road, con tutta la vita e la varia umanità che la compone è un eresia, infine se in un isola come Phuket, non inseriamo due pagine con le spiagge principali… di cosa stiamo parlando? Mica si viene qui per vedere i palazzi coloniali di Phuket town…

Costo della vita, a vostra scelta. Qui la vita è davvero a buon prezzo, si può fare una splendida vacanza spendendo relativamenti pochi Bath (o bathman come li chiamo io) o o farsi coccolare e spennare come in tante altre parti.

OK, abbiamo finito, si torna a casina, next station Colombia.



    Commenti

    Lascia un commento

    Leggi anche