Il nostro Messico on the road

Tour fai da te della confederazione messicana con visita ad alcune città, siti archeologici e ai tre mari
il nostro messico on the road
Partenza il: 02/02/2012
Ritorno il: 02/03/2012
Viaggiatori: 2
Spesa: 2000 €
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Quest’anno la meta che ci ha portato lontano dal gelo trentino per un mesetto è stata il Messico, come d’abitudine affrontato in versione on the road. Partenza con le pile davvero scariche il 2 febbraio da Verona destinazione Mexico City con scalo a Parigi. Volo operato da Airfrance in collaborazione con Aeromexico. All’arrivo, stanchi per le lunghe ore di volo, ci siamo concessi un taxi per giungere all’albergo “San Diego” in pieno centro storico e a due passi dalla metro, prenotato da casa, dribblando a piè pari la metro nell’ora di punta, investendo 200 pesos per il comodo trasferimento. Una doccia ristoratrice e poi via, in cerca di qualcosa da mettere sotto ai denti. Ecco quindi il primo incontro con i tacos accompagnati dalla locale cerveza fria. Alla sera, in attesa dei nostri compagni di viaggio bloccati causa gelo all’aeroporto parigino, ci siamo addormentati facendo il programma per l’indomani. Svegliati dai morsi della fame ci siamo lanciati alla ricerca di spremute d’arancia e panetterie locali, trovando il tutto a due passi dall’hotel. Quindi, saliti sulla metro alla vicina stazione Balderas, siamo scesi allo Zocalo. La visione della piazza ci ha lasciati a bocca aperta data la sua maestosità, con il tricolore messicano che sventolava sotto un cielo terso di un azzurro abbagliante. Quella mattina era in corso una manifestazione “sindacale” e per sfuggire alla folla ci siamo infilati dapprima nella cattedrale per ammirare l’altare dorato, l’immenso organo in legno e la statua di Papa Giovanni Paolo II°, dopodiché, all’interno del palazzo Nacional per ammirare i murales di Diego Rivera e gli uffici del Presidente messicano. Il tutto gratuitamente tranne qualche pesos per lasciare in custodia lo zainetto. Di seguito abbiamo proseguito verso calle Moneda, la faccia più popolare del centro storico, gremita di polizia, molto caratteristica, ottima per rinfrescarsi con della frutta a pezzi. Poi nuovamente alla scoperta delle bellezze del centro: due passi per l’elegante arteria pedonale calle Madero, un occhio alla straordinaria casa de Azulejos con le sue piastrelle azzurre e gli affreschi della scalinata interna, il tempio di San Francesco, la torre Latinoamericana salendo al 44^ piano approfittando della giornata tersa (55 pesos a boleto). La visione dall’alto della metropoli è uno spettacolo, un’emozione immensa, non si scorge la fine dell’area cementificata. Sotto di noi il palazzo delle Belle Arti nel suo candore e il parco Alameda Central, meta della nostra prima Enchilada. Con la pancia piena ed alleggeriti nell’abbigliamento (l’escursione termica tra il giorno e la notte ma anche tra il nuvoloso ed il sereno è davvero notevole), decidiamo di visitare il Palacio postal, dalla struttura architettonica affascinante ed il predominio di marmi. Visitiamo anche il museo navale allestito al primo piano. Proseguiamo a piedi verso Plaza de la Repubblica rimanendo impressionati sia dalla maestosità della piazza sia della statuaria presenza delle guardie vestite in alta uniforme sotto un sole cocente. Lasciamo per ultima piazza Garibaldi nella speranza di assistere ad una esibizione dei mariachi e in attesa, ci gustiamo un’altra spremuta d’arancia da mezzo litro per 7 peso cadauna. Alla sera, stanchi e con i piedi fumanti, in attesa dei nostri sfortunati compaesani, ci abbandoniamo a tacos e cerveza.

Teotihuacan

Al mattino, a gruppo riunito, si parte per Teotihuacan prendendo la metro fino alla stazione bus norte e proseguendo con una corriera di linea. Giornata afosa all’immenso sito archeologico del sole e della luna. Faticosissima la scalata della piramide del sole, ma da lassù la vista d’insieme è davvero appagante e la gioia di essere finalmente qui, a 2363 metri con il sole caliente sulla pelle è immensa. Evito l’ascesa alla piramide della luna: i gradini per me sono davvero proibitivi per la loro altezza. Terminata la visita, nel tardo pomeriggio ci portiamo verso la basilica della Madonna di Guadalupe. Esternamente bancarelle con i più strani oggetti a sfondo religioso, perfetta miscela tra sacro e profano. All’interno centinaia di fedeli da tutto il mondo, riuniti in preghiera ed in venerazione e una sequenza di riti matrimoniali e benedizioni. Giornata conclusa con una classica cena messicana.

Domenica

Al mattino presi i nostri 4 jugos de naranja approfittiamo dell’apertura domenicale gratuita della maggior parte dei musei metropolitani. Iniziamo subito con il museo mural Diego Rivera, un’opera maestosa che ci appassiona; l’immagine dei personaggi ritratti ci accompagnerà per tutto il nostro viaggio. Proseguiamo con uno sguardo ai murales del palazzo delle Belles artes e per pranzo una cosa al volo in un fast food di calle Madero. Nel pomeriggio coppie separate, la nostra sete di cultura è inferiore a quella dei nostri compagni di viaggio. Optiamo per la partita di campionato allo stadio Azteca (capacita 114.000 persone), raggiunto con metro e tren ligero. Incontro tra Club America e Tigres di Monterrey. Lo spettacolo è dato dall’entusiasmo del pubblico che gremisce il mitico impianto di Italia –Germania 4-3 con colori, ritornelli e pacifici sfottò alla squadra avversaria. Il gioco lento e macchinoso lascia invece un po’ a desiderare. Qui siamo stati colti dal primo acquazzone messicano, breve ma intenso. Alla sera, salutati i nostri due compagni di viaggio che ritroveremo più avanti, partiamo alle 23:30 con bus di prima classe della compagnia Futura alla volta di Guadalajara. Arriviamo all’alba, riposati.

Tra laghi e vulcani

Il viaggio si è rivelato abbastanza comodo e rilassante; ritiriamo una vettura a noleggio all’aeroporto e iniziamo l’avventura verso l’oceano Pacifico. Uno sguardo alle sonnolente rive del lago Chapala, principale specchio d’acqua dolce dello stato, attraversamento del Jalisco terra di immensi pascoli, mandrie e caratteristici mandriani con pittoreschi cappelli e stivali da cow boy. Tappa successiva lo stato di Colima, breve visita all’omonima capitale dominata da due austeri vulcani fumanti e dalle vie cosparse di aranceti tutt’intorno al bel centro storico; il tempo per dei tacos e ripartiamo per la costa percorrendo l’autopista superando i colorati bisonti della strada al ritmo dei Dire Straits. Alla sera, percorso un lungo tratto di strada all’interno di una fitta foresta dove i falchi volteggiavano sopra di noi seguendo le correnti che discendono da rigogliose colline, raggiungiamo un minuscolo paesino di pescatori al Faro de Bucerias, stato del Michoacan. Prendiamo alloggio al Centro Ecoturistico che ci propone una cabanas fronte oceano. Stanchi dal viaggio ci rinfreschiamo, usciamo a mangiare dei flautos con cerveza fria dialogando un po’ con dei ragazzi del posto. Cadiamo in un sonno profondo cullati dalle onde e dal vento del Pacifico sulla faccia.

in riva all’oceano

Al mattino, sveglia di buon’ora, grazie ai versi dei gechi che si trovano poco sopra alla nostra testa. Giro di perlustrazione in spiaggia, prendiamo in considerazione di proseguire anzitempo il percorso in quanto la presenza dei troppi cani randagi ci scoraggia (forse ingiustamente). Nessun problema, facciamo colazione con una lattina di pepsi trovata nello zainetto, proseguiamo attraverso la strada che percorre la foresta del Michoachan e ripartiamo in direzione nord. Ci lasciamo alle spalle la municipalità di Manzanillo e decidiamo di fare tappa a Barra de Navidad. Visioniamo alcuni hotel, optiamo per il Delfin, ottima sistemazione con tutti i comfort, costicchia un pochino ma decidiamo di fermarci per un paio di notti. La spiaggia che lega barra de Navidad a San Patrizio Melaque è davvero estesa, sabbia un po’ grossolana sotto ai piedi, onde possenti che ci bagnano da capo a piedi, pellicani in picchiata a pesca sul mare. Ci asteniamo dal tuffarci per le onde troppo energiche. Scoviamo un posto sul mare per pranzare a base di pesce e poi via per una lunga passeggiata sull’immensa mezzaluna sabbiosa. Alla sera ci strafoghiamo di burritos e cerveza fria. Risistemate le valige si riparte alla risalita della costa pacifica. Ci fermiamo in un sonnolento paesino, Punta Perula. Troviamo alloggio in una stanza spoglia, piccola ma pulita. Accaldati ci precipitiamo in mare: bagno ristoratore e pranzo di pesce. Pomeriggio passeggiata in riva all’oceano, momenti di relax spaparanzati sulla sabbia morbida ci godiamo l’orizzonte con il suo tramonto coloratissimo. Alla sera, cena precoce per non dover chiudere la giornata a stomaco vuoto data la fretta dei locali a serrar bottega.

Perla del pacifico

Al mattino vista la giornata un po’ nuvolosa proseguiamo verso Puerto Vallarta trovando subito una sistemazione all’hotel Azteca. Sistemazione simile alla precedente, situato nella zona romantica della città. Giro di tacos e passeggiata sul malecon all’esplorazione di un luogo di villeggiatura a misura di americano. Negozi, bancarelle, artisti di strada, sculture con la sabbia, cibo a volontà. Piccole spiagge ove concedersi una sdraio, tutti ti vendono di tutto. Aspettiamo un paio di giorni, traslocando nel frattempo all’hotel Mocali per concederci un po’ più di comfort rispetto all’alloggio precedente. Data la nuvolosità e le frequenti pioggerelle, risaliamo la costa finchè il cielo non diventa terso giungendo a Chacala nello stato di Nayarit, una perla nell’oceano Pacifico, un piccolo villaggio di pescatori in una baia da sogno. Alloggiamo all’hotel Las Brisas, camera sul mare, colazione inclusa, sdraio e teli mare. Un vero lusso per questo viaggio che abbiamo intrapreso. Ci rimaniamo un paio di notti, il sole ci concede la sua presenza per una giornata intera. Il 14 febbraio ripartiamo alla volta della valle dell’agave; colline azzurro verdi attorniano Tequila nel Jalisco. La festa di San Valentino è al centro dell’attenzione in questa cittadina gremita di case. Alloggiamo alla Posada del agave, ceniamo con dolcetti locali patatine con limone sale e chili. Niente giri di tequila, dopo averne tanto parlato non ne siamo più attratti.

Guadalajara

Al mattino decidiamo di saltare la visita alla distilleria e ci portiamo nel cuore di Guadalajara. Seconda città messicana per numero di abitanti si presenta estremamente cosmopolita e ricca di attrattive. Parcheggiata l’auto passeggiamo per il centro in un susseguirsi di zampillanti fontane e palazzi coloniali, visitando l’imponente Cattedrale, lo splendido teatro Degollado, il Palazzo del governo. Siamo raggiunti da un pesante acquazzone che non ci risparmia ma nemmeno ci scoraggia. Asciughiamo gli indumenti con l’aria condizionata dell’auto, facciamo provvista di cibarie dentro ad un centro commerciale ed a sera riconsegniamo la vettura con 1600 km all’attivo. Ci portiamo all’aeroporto in attesa del volo che alle 6 del mattino ci porterà a Mérida nello stato dello Yucatàn, volo prenotato da casa con la compagnia low cost messicana Vivaerobus. Ci aspettavamo una sala d’attesa con negozi, bar, poltrone e invece …. 8 seggiole e nulla più. Non c’e problema, alle 4 facciamo il check in aprendo su richiesta degli addetti alla sicurezza entrambe le valige per il controllo manuale e poi decolliamo alla volta della città bianca. Ritroviamo i nostri compagni alla Posada Alvarez, allegra ed accogliente guest house in calle 62. Ci raccontiamo le diverse esperienze di viaggio davanti ad una ricca colazione offertaci dagli stessi. Rinfrescata di rito. La temperatura è davvero soffocante ma non rinunciamo al giro di ronda per la città. Il carnevale impazza per le strade. Musica, colori, profumi. Visitiamo la Cattedrale dallo stile sobrio e con gli interni spogli in abbagliante pietra bianca, Plaza grande con i suoi giardini, il Palazzo del governo, la casa de Montejo. Il giorno seguente in gruppo ci portiamo a Chichen Itza. La temperatura elevata non ci scoraggia e ci gustiamo il sito maya per quasi 4 ore, ci emozioniamo a vedere dal vivo ciò che da casa abbiamo cercato di esplorare virtualmente. El Castillo, il Tempio dei Guerrieri, el Caracol, il campo del gioco della pelota, sono gli edifici che più ci affascinano. La giornata scorre veloce, alle 16 salutiamo la nostra compagnia trentina che prosegue verso altre mete e noi ci riportiamo a Mérida.

Viaggio indimenticabile

Il giorno seguente in attesa del trasferimento con il bus notturno verso Chiquilà facciamo una scappata a Progreso. Volevo dare un occhio al mare del golfo. Semplicemente desolante, paese e spiaggia. Con la malinconia per un paesaggio triste e sporco, torniamo a Mérida. Attendiamo per gentile concessione della proprietaria della posada le 23 e saliamo sul bus di seconda classe per Chiquila nello stato del Quintana Roo. Viaggio indimenticabile, aria condizionata al massimo, siamo giunti al mattino al porto per Holbox ghiacciati e stanchi morti per tutte le topes che ci hanno scrollato un’intera notte. Alle 6 ci imbarchiamo sulla lancia che per 80 peso a testa in mezz’ora ci conduce sull’isola di Holbox. Raggiungiamo la sistemazione prenotata anzitempo, hotel Casa Barbara, e accomodati, ci lanciamo alla scoperta delle bianche spiagge e del mare cristallino tanto decantato. Con il solito jugo de naranja in mano (20Peso l’uno), passeggiamo tra le stradine polverose verso il mare. Un odore simile a fogna ci assale e più ci avviciniamo alla riva, più facciamo fatica a respirare. Il paesaggio che ci attende è da incubo. La spiaggia è orlata da una striscia larga 2-3 metri di alghe secche misto a guano. L’odore è insopportabile, cerchiamo una zona più pulita ma né da una parte né dall’altra troviamo migliorie. Una donna locale ci indica una spiaggia più a sud ove forse ci sono meno alghe me la passeggiata è proibitiva per le nostre narici. Desistiamo e abbacchiati torniamo all’hotel, ci abbandoniamo a bordo piscina e ci convinciamo che la situazione nel pomeriggio migliorerà. Nel frattempo l’odore acre pervade pure la zona dell’hotel. Nel tardo pomeriggio, con il mal di testa dato sia dalla stanchezza che dall’odore riproviamo l’esplorazione. Ci cacciamo largo tra vetture a motore tipo caddy, sfilate carnevalesche, e raggiungiamo la riva. Niente di diverso, alghe, guano, odore nauseabondo, mare torbido verdastro. Ceniamo in un noto ristorante italiano del luogo con un piatto di pasta al pesce e al mattino assieme all’alba mettiamo in atto la nostra fuga prematura e ripartiamo per la terraferma direzione Tulum. Altro viaggio in bus con la temperatura che rinfresca le idee e nel primo pomeriggio troviamo una sistemazione adeguata all’hotel Casa Rosa che non lasceremo più fino alla nostra partenza di rientro. Verso sera a sorpresa ci materializziamo nella camera dei nostri compagni di viaggio. Cena in allegria con i diversi racconti dei due viaggi paralleli e al mattino finalmente sole, mare e sabbia in un contesto realmente caraibico. Rimaniamo con i nostri avventurosi compagni per altri 2 giorni trascorsi tra playa Paraiso e tour gastronomici serali. Per loro è ormai tempo di rientrare in Italia con quello che si rileverà poi un altro volo-odissea, mentre noi ci siamo rilassati un’altra settimana al calore di Tulum saltando da una spiaggia all’altra della riviera maya con uno scooterino preso a noleggio. Ci siamo portati fino ad Akumal per un giro di snorkeling, abbiamo buttato un occhio ai templi Maya della zona archeologica. Sebbene il calendario segnasse tempo di quaresima, anche a Tulum il carnevale ci ha perseguitati fino all’ultimo, riempiendo le calde sere al pueblo con carri e allegre maschere. Pile ricaricate, si ritorna al vecchio tran tran con volo da Cancun via Mexico City e Parigi, fuggendo per un paio d’ore dall’aeroporto Benito Juarez per un ultimo taco e un flautos alla vicina fermata metro Pantitlàn.



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