In Cina con la bici
IN VIAGGIO!
Sono partito con la sola carta di identità mentre il mio passaporto veniva timbrato dalle varie ambasciate e mi sarebbe stato spedito a Varna. In questa maniera non dovevo posticipare la partenza e potevo cominciare a pedalare. Ma giorno dopo giorno passati i canonici 20 giorni per avere i visti, mentre pedalavo, cominciavo ad avvertire che non tutti i paesi, come Turkmenistan ed Azerbajan avevano piacere di vedermi passare sulle loro strade. Il turkmenistan non ha consolati in Italia e mi sono dovuto rivolgere a Parigi ed il permesso mi arrivo’ in tempo per sognare di coronare il mio sogno sportivo. L’Azerbaijan invece, giorno dopo giorno, nonostante avessi richiesto messi prima il visto, continuava a richiedermi integrazioni pur sapendo che dovevo essere in possesso del pass entro il 10 giugno giorno della partenza della nave, pagata e prenotata, per Poti. Il viaggio fu una meravigliosa cavalcata attraverso il veneto e poi tutta di un fiato nella verde Slovenia, bellissima, nella spigolosa Croazia, qui mi hanno rubato alcune carte di credito in albergo poi sostituite immediatamente, e nella splendida Serbia che consiglio vivamente a chi non ama il turismo tradizionale e che cerca emozioni forti, come quella che ho provato io entrando a Belgrado quando mi sono trovato in mezzo ad una manifestazione pro Mladic appena trasferito alla corte dell’Aja. La mia carta di identita’ mi ha accompagnato in questa prima parte del viaggio ma da Roma e dall’ambasciata del Azerbaijan continuavano a chiedermi integrazione come quella della prenotazione dell Hotel sino a quello di richiedere la copia del pagamento della prenotazione. cosi feci ma chiesero anche un invito personale che ruscì a trovare grazie al personale dell’albergo e la data da rispettare e da sempre quella del 10 giugno. Nel frattempo , pedalando in Bulgaria mi sono ferito ad una coscia con il coltellino multiuso che non sono mai riuscito ad utilizzare al meglio. Quel giorno a 200 km da Varna pioveva a dirotto ed avendo trovato abbandonato una lastra di plexi; volevo creare un parafango per la mia bici. Forzando, mi è sfuggito il coltellino e mi sono ferito alla coscia. Ho perso parecchio sangue ma fortunatamente non avevo lacerato nessun vaso sanguigno importante ma avevo reciso delle fibre muscolari che mi fecero diventare viola tutta la gamba. Riuscivo lo stesso a pedalare, l’unico problema era quando ero sdraiato nel letto e non riuscivo a trovare la posizione. Ero preoccupato ma riuscivo a pedalare, avrei dovuto fermarmi un giorno a Varna in attesa del passaporto ma poi avrei avuto 3 giorni di navigazione e sarei riuscito a recuperare. Pedalai sino a Varna prima di raggiungere un pronto soccorso dove mi applicarono 3 punti di sutura e mi dettero 12 giorni di riposo. Avrei trascorso alcuni giorni a Varna e fortunatamente la partenza della nave venne spostata al 12 giugno. Era perfetto, avrei recuperato tranquillamente ma il problema era l’Azerbaijan che non aveva premura di concedermi il visto nonostante erano mesi che fossi in attesa e dovessi rispettare delle date. Il passaporto mi arrivò solo il 14 giugno, la gamba andava meglio ma ero bloccato a Varna e tutti i voli per l’oriente prevedevano degli scali in Russia, paese al quale non avevo richiesto il visto. Per un attimo, non potendo continuare il viaggio ho pensato di tornare a casa poi grazie ad un amica titolare di agenzia viaggi riuscii a trovare un volo per Tashkent in Uzbekistan che prenotai immediatamente nonostante il visto di ingresso fosse per alcuni giorni dopo, l’unico problema era quello che avrei dovuto raggiungere Istanbul in Turchia, ma qui 500 km li feci, sorridendo, in soli 2 giorni. A Istanbul, citta’ meravigliosa, riuscii a togliere i punti di sutura e la mia gamba girava che era un piacere. Era l’unica soluzione possibile ma non era quello che avevo sognato ma l’idea di dover rinunciare non la volevo prendere in considerazione. Tutto facile al mio ingresso in Uzbekistan, potevo continuare a pedalare. Samarcanda incredibile, ma tutto bello e nuovo. Meravigliosa la gente, disponibile e generosa ad offrirti il poco che aveva. Riesco ad alimentarmi nei piccoli chioschi che trovavo sulla strada ma il problema grosso era quello di trovare posti letto e una doccia serale per poter riprendere il viaggio. Non sempre ho trovato soluzioni sufficienti ma la gioia di poter pedalare sulle strade dove era passato Marco Polo era troppo forte. Bellissimo l’Uzbekisan ma ancora piu’ selvaggio il Kirghizitan . Gli ultimi giorni furano i piu’ difficili perche’ non era possibile trovare dei kebab fumanti sulla strada e tanto meno delle soluzioni per lavarsi l’unica soluzione era utilizzare le bottiglie di acqua che riuscivo a comprare sulla strada. Il pranzo e la cena era una pagnotta di pane fresco con all’interno una scatola di pesce azzurro che riuscivo a trovare nei piccoli negozietti incontrati lungo il percorso. Arrivare in cima al passo dell’Irkestan , penso sia stato lo sforzo piu’ intenso che io abbia mai fatto. Tanti tratti di strada bianca e altitudine sino a 3660 metri che non ti aiutava a pedalare in maniera ottimale. Ricordo di aver pianto quando vidi la bandiera cinese al posto di frontiera. Ero stanco, stanchissimo, sporco, sporchissimo ma le emozioni che avevo vissuto lungo la strada mi avevano ripagato di tutti gli sforzi incontrati. Non potro’ mai dimenticare la gioia e la soddisfazione di quando passeggiavo tra le bancarelle del mercato di Kashgar… era come una volta e io ero riuscito ad arrivare sino la’. Per chi volesse sapere di piu’ puo’ visitare il mio sito www.ilmilionedipedalate.it. Da questo viaggio ho scritto un libro che contiene in dvd, con i video e le foto e il racconto del viaggio, che è in vendita online presso la Libreia Hoepli di Milano e lo si trova digitando Il MIlione di pedalate. L’intero incasso verra’ devoluto a “Mamma Ossola”, onlus a favore dei bambini disagiati della Provincia di Verbania.