Cambogia, non solo Angkor 3
A caccia di templi
Estremamente suggestivo il trasferimento da Battambang a Siem Reap in battello fluviale, percorrendo alcuni canali ed il lago Tonle Sap : lungo le sponde, pescatori e contadini ripetono gesti quotidiani che sembrano appartenere ad un lontano passato. Siem Reap è la base per la visita della zona di Angkor che da sola merita la fatica del lungo viaggio aereo (una decina d’ore dall’Italia) e la straordinaria ricchezza e grandiosità del sito appaga anche il viaggiatore più esigente: le intense due giornate e mezza dedicategli sono state appena sufficienti per apprezzarne l’insieme. Nell’area si entra con un biglietto personalizzato (con tanto di foto) acquistabile per uno, tre o sette giorni. Unico neo, l’afflusso di turisti al sito in taluni momenti rasenta quasi la ressa. E’ quindi molto importante riuscire a coordinare i tempi delle visite con i periodi di minor presenza (rinunciando magari ai momenti consigliati e/o suggestivi per visitare un particolare tempio, quali l’alba o il tramonto…). L’imponenza dell’Angkor Wat – entrato a far parte delle “nuove” sette meraviglie del mondo – lascia stupiti con le torri svettanti a decine di metri d’altezza, così come le sue gallerie ricche di bassorilievi che raccontano imprese di re, di battaglie e scene mitologiche. L’altra perla di Angkor è la cittadella di Angkor Thom che comprende parecchi templi tra i quali spicca il Bayon con i giganteschi volti sorridenti ed enigmatici entrati nell’immaginario collettivo. I templi più suggestivi dell’area sono sicuramente il Ta Prohm – ormai diventato un’icona per via del groviglio di radici d’albero che ne abbraccia alcuni edifici, l’imponente Baphuon, il Preah Khan (labirintico) ed il Banteay Srei, fantastico per il colore della pietra usata e per le bellissime decorazioni. Nelle vicinanze si possono anche visitare alcuni templi poco più antichi: il cosiddetto circuito dei Templi di Roluos. La riserva avifaunistica di Prek Toal è stata una piacevole parentesi distensiva dopo il tour de force della visita di Angkor: la tranquilla navigazione tra la bassa vegetazione della foresta alluvionale permette di osservare parecchie specie di uccelli che qui si concentrano durante la stagione secca, anche se purtroppo il rumore del motore spaventa i volatili facendoli spiccare il volo all’approssimarsi dell’mbarcazione. Molto meglio le piattaforme d’osservazione costruite sugli alberi a parecchi metri dal pelo dell’acqua. Nel trasferimento da Siem Reap a Kampong Thom alcune deviazioni lungo strade non propriamente agevoli portano alla scoperta di altri due siti remoti ma suggestivi: Koh Ker, con l’imponente piramide alchemica che sembra esser stata trasportata lì direttamente dai siti maya del centro-america e Preah Khan (non quello di Angkor…) con il Bakan, un tempio ora molto danneggiato ma che doveva essere splendido per imponenza e decorazioni. Nei dintorni di Kampong Thom si visitano i gruppi di templi in mattoni di Sambor Prei Kuk, antica capitale del regno Chenla ed il Phnom Santuk, un centro religioso ricco di pagode, stupa e statue di Buddha scavate nella roccia in cima ad una collina popolata da scimmie. La capitale Phnom Penh ci ha infine riservato le visite del Palazzo Reale con la splendida Pagoda d’Argento, del museo nazionale (imponente la collezione di statuaria proveniente dai siti di tutto il Paese), dell’angosciante Tuol Sleng (museo che racconta il genocidio perpetrato dai Khmer rossi), dei mercati Centrale e Russo ed un magnifico tramonto ammirato durante una crociera sul fiume Mekong.
Insomma un Paese straordinario che affascina e non lascia indifferenti e che entrerà nel cuore di coloro che vi si recano.