Fermatevi a prendere un caffè a Trieste 2
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Città cosmopolita dal sapore mitteleuropeo, unico porto durante l’impero austro ungarico, florido periodo durante il quale sorsero molti tra i più bei palazzi, spesso dimore di ricchi commercianti che qui si fermavano per i loro affari.
Chi arriva a Trieste con il treno non può non rimanere subito affascinato dalla Stazione Centrale, edificio neorinascimentale della seconda metà del 1800, opera dell’architetto Flattish; proseguendo poi lungo Corso Cavour, a destra dell’uscita dalla stazione, si possono già intravedere alcuni bei palazzi tra i quali la Banca d’ Italia, il Palazzo delle Generali e, superato il Canal Grande, Palazzo Carciotti, caratterizzato dalla maestosa cupola in rame sovrastata dall’ aquila napoleonica.
Seguono la neoclassica chiesa greco ortodossa di S. Nicolò e la facciata del teatro Verdi.
Ancora pochi passi ed eccoci giunti in Piazza Unità d’Italia, la più grande piazza europea aperta sul mare, sul cui lato sud si staglia imponente il Municipio, costruzione di fine ottocento.
L’architetto triestino Bruni riuscì a fondere in quest’opera diversi stili architettonici, ma non piacque subito ai cittadini che la etichettarono con nomi buffi quali “cheba” per la sua somiglianza ad una gabbia per uccelli o sipario poiché nascondeva la città vecchia alle sue spalle.
Sulla torre dell’orologio due figure bronzee, amichevolmente chiamate Micheze e Jacheze, rintoccano il tempo sulla campana civica con l’alabarda, simbolo di Trieste.
L’edificio a sinistra, all’angolo con Capo di Piazza si chiama Palazzo Modello; costruzione anche questa di fine 800 dell’architetto Bruni; venne chiamato così poiché doveva essere il modello secondo il quale avrebbero dovuto sorgere tutti gli edifici della piazza; dapprima fu un albergo, poi sede di uffici del comune, ora ospita gli uffici della municipalizzate dell’energia elettrica e al piano terra un negozio di telefonia.
Curiose le statue dell’ultimo piano, denominate Telamoni scolpite nell’atto di un gesto scaramantico.
Accanto a Palazzo Modello sorge casa Stratti, dell’architetto Buttazzoni, sede storica del Caffè degli Specchi, purtroppo recentemente chiuso; salotto bene della città, tutti i triestini sperano in una sua prossima riapertura. Sulla sommità del palazzo una scultura rappresenta Trieste con le figure allegoriche della Fortuna e del Progresso.
A lato di Casa Stratti un passaggio porta a Piazza Verdi e al Teatro lirico omonimo; costruzione di fine 700, è il principale teatro di Trieste, noto per la sua Stagione Lirica e per il Festival Internazionale dell’Operetta.
Ritorniamo in Piazza Unità e fermiamoci ad ammirare il Palazzo del Governo; è l’edificio più recente della Piazza e ospita gli uffici della Prefettura, l’abitazione del prefetto e alcune stanze per gli ospiti, come ad esempio l’appartamento del Presidente, riservato esclusivamente al Presidente della Repubblica quando si reca in visita a Trieste.
Il palazzo della Prefettura venne costruito agli inizi del 900 su progetto dell’ architetto viennese Artmann, si presenta in parte in stile rinascimentale e in parte ispirato allo stile della Sezession viennese, caratterizzato dalle ricche decorazioni di mosaici provenienti da Innsbruck.
Sull’altro lato della piazza, di fronte al Palazzo del Governo, sorge il Palazzo del Lloyd; prima sede della compagnia di navigazione austriaca, poi del Lloyd Triestino, ora uffici della Regione.
Risale anch’esso a fine 800, poi danneggiato durante il secondo conflitto mondiale e completamente restaurato negli anni ’60.
Completiamo il giro della Piazza fermandoci ad ammirare Palazzo Vanoli del 1873 sede di un prestigioso albergo e Palazzo Pitteri, risalente al 1780, il più antico della piazza.
La fontana dei Quattro Continenti fu rimossa nel 1938 per far posto al palco che ospitò Mussolini durante il suo discorso sulla legge antisemita; ricollocata negli anni ‘70 in posizione più decentrata e solo recentemente riposta al centro della piazza a simboleggiare una città che accoglieva i commercianti di tutto il mondo.
Lasciamo Piazza Unità e raggiungiamo Piazza della Borsa; deve il nome all’antica sede della Borsa, ora Camera di Commercio, edificio classico di inizi 800; l’attuale Borsa sorge poco lontano, in via Canalpiccolo.
Accanto all’antica Borsa, la Galleria Tergesteo è un passaggio pedonale che porta alla Piazza Verdi; un tempo sede di un antico caffè, il Tergesteo appunto, ha subito recentemente una totale ristrutturazione i cui locali sono tuttora in vendita.
Sulla piazza si affaccia casa Bartoli, edificio in stile liberty del 1905 opera dell’architetto Max Fabiani.
Seguiamo il corso Italia e addentriamoci nella Città Vecchia; tra via Donota e via del Teatro Romano troviamo i resti del’omonimo edificato tra il I e II sec. d.C.
Nei secoli venne sepolto dalle case che vi furono costruite e solamente nel 1938 venne riportato alla luce in seguito alla demolizione di una parte della città vecchia; vi si tengono saltuariamente delle rappresentazioni estive.
Vicino al teatro troviamo la scalinata che ci porta alla chiesa di Santa Maria Maggiore, unico esempio di chiesa barocca in città risalente al 1600.
Avvolta nel mistero l’origine dei sotterranei della chiesa gesuita: una leggenda popolare immagina la Camera Rossa come sala di torture durante l’ Inquisizione, ipotesi per la quale però non si sono mai trovate prove che ne fondassero la veridicità.
Poco lontano una delle chiese più antiche di Trieste, San Silvestro, del 1100, ora sede di culto della Comunità Evangelica; seguendo via San Silvestro si arriva in piazzetta Riccardo dove sorge l’arco di Riccardo risalente all’epoca di Ottaviano Augusto.
Inerpichiamoci per le irte vie che ci conducono sul colle di San Giusto, il centro storico di Trieste.
I resti della basilica romana di cui sono visibili ancora parti delle colonne risalgono al I sec. d.C.
In piazza della Cattedrale sorgono il Castello di San Giusto posto in posizione panoramica da cui si gode la vista sulla Cittavecchia e la Cattedrale omonima che sorge sui resti di una basilica paleocristiana.
Attraversiamo il Parco della Rimembranza consacrato ai caduti di tutte le guerre fino ad arrivare alla fontana a forma di fascio stilizzato fatta costruire provvisoriamente in occasione della visita di Mussolini nel 1938 e poi mai demolita; qui inizia la Scala dei Giganti che ci conduce nella centralissima Piazza Goldoni.
Punto nevralgico della città ha subito, durante l’ultima legislazione, un restyling che poco piace ai cittadini: una fontana poco adatta ad una città ventosa e un monumento ai caduti scherzosamente soprannominato “porta cd” fanno rimpiangere il più austero look novecentesco.
Rechiamoci ora in piazza Ponterosso, il cui Canal Grande che prima arrivava davanti alla chiesa, fu parzialmente interrato con gli inerti derivati dalla demolizione della città vecchia assieme ad una torpediniera della Marina di guerra austriaca che fu qui abbandonata.
Tra gli edifici degni di nota la Chiesa Sant’ Antonio Taumaturgo del 1800 sulla cui facciata sono ancora evidenti i segni della sparatoria avvenuta nel novembre del 1953 durante gli scontri tra la Polizia ed i cittadini a difesa della loro italianità.
Prendiamoci ora un buon caffè alla Stella Polare, storico caffè dei primi ‘900.
A Trieste la tradizione del caffè va dal chicco alla tazzina: primo scalo nel Mediterraneo con una giacenza media che supera un milione di sacchi l’anno, qui viene sdoganato il 30% del caffè importato in Italia, con oltre 50 imprese coinvolte; sorgono infatti in città numerose industrie e torrefazioni per la miscela e lavorazione della sostanza che la fanno arrivare direttamente ai banchi dei bar.
Non è facile però ordinare un caffè per chi non è nativo del luogo: quando chiedete un cappuccino aspettatevi un caffè macchiato, se invece volete un cappuccino, dovete chiedere un caffelatte.
Per ottenere un espresso chiedete un “nero”, se con un po’ di latte diventa “nero goccia”; un macchiato diventa cappuccino, che però noi chiamiamo “capo”; può essere servito anche in bicchiere (in b) e decaffeinato (deca), ecco allora che diventa “un capo in b deca”.
Dopo la sosta, proseguiamo l’itinerario lungo il canale soffermandoci davanti al tempio serbo ortodosso di San Spiridione, caratterizzato dalle imponenti cupole azzurre e sede della Comunità.
Poco più avanti, dall’altro lato, il Civico Museo Teatrale Schmidl, nel policromo palazzo Gopcevic.
Passeggiamo lungo le Rive deviando sul Molo Audace, dal quale si gode una bella veduta sul mare e sulla città e raggiungiamo l’Aquario e il Salone degli Incanti, edificio in stile liberty, un tempo Pescheria Centrale ora sala per mostre ed esposizioni.
Possiamo ora dedicarci a qualche visita fuori città.
Il Castello di Miramare
Si raggiunge con l’autobus 36 da Piazza Oberdan, oppure dalla S.S. 14 “Costiera” per chi giunge da fuori città. Si staglia bianco e imponente all’orizzonte, affacciato sul mare, fatto costruire da Massimiliano d’Asburgo nel 1855 su progetto dell’architetto Junker, è immerso in un vastissimo parco dalle più svariate specie botaniche. Tristemente famoso per la storia dei due coniugi: Massimiliano venne fucilato in Messico durante la rivoluzione, Carlotta impazzì e ritornò in Belgio per non fare più ritorno a Miramare. Sono visitabili sia gli interni che il parco (www.castello-miramare.it).
La Napoleonica e Montegrisa
Da Piazza Oberdan parte lo storico tram che porta ad Opicina; è un percorso panoramico con meravigliosi scorci su Trieste www.tramdeopcina.it/tram/pages/tt2cenni.htm. Scendiamo alla fermata dell’Obelisco, così chiamata poiché caratterizzata dal monumento eretto in onore dell’ imperatore Francesco Giuseppe, e ci incamminiamo lungo la Strada Napoleonica (vero nome Strada Vicentina dal nome dell’ ingegnere che ne progettò il tracciato). Percorso di 4 km sul ciglione carsico che porta a Prosecco offrendo belle vedute sulla città e sul golfo. Da Prosecco possiamo raggiungere il Santuario di Montegrisa, ribattezzato dai triestini “el formagin” (il formaggino) per la sua forma triangolare.
La Val Rosandra
Per gli amanti delle passeggiate naturalistiche o dell’arrampicata su roccia, la Val Rosandra offre vari sentieri del CAI, impervi versanti per rocciatori e molte cavità naturali per speleologi. Qui troviamo il Rifugio Premuda il cui primato mondiale e a dir poco curioso: è il più basso rifugio montano, appena 80 mt slm. Il fondo valle da cui partono i sentieri, si trova nell’ abitato di Bagnoli della Rosandra. . Da segnalare ancora, per gli amanti del genere, una particolarità di Trieste: il “Museo di guerra per la pace di Diego de Henriquez”. Comprende numerosi veicoli civili e militari, artiglieria, documenti, libri, medaglie e materiale bellico collezionato dallo studioso triestino Diego de Henriquez la cui morte in un incendio è ancora avvolta in un mistero, forse legata alla sua troppo curiosa attività di storico documentarista. www.retecivica.trieste.it/triestecultura/new/musei/museo_henriquez/default.asp?pagina=oggi.
Caffè storici
– Caffè San Marco via Battisti 18: caffè storico celebre per essere stato ritrovo degli intellettuali della città (Svevo, Joyce).
– Caffè Tommaseo Piazza Tommaseo 4/c: il più antico caffè di Trieste (1830) www.caffetommaseo.com/
Pasticceria Pirona Largo Barriera Vecchia 12: locale storico del 1900 in stile liberty, frequentato da James Joyce e altri intellettuali della città
Forse tutti non sanno che…
La Risiera di San Sabba era l’unico campo di concentramento e di sterminio nazista in Italia; deve il suo nome agli edifici sorti all’inizio del ‘900 per la pilatura del riso www.retecivica.trieste.it/triestecultura/new/musei/risiera_san_sabba/
La Sinagoga di Trieste è uno dei Templi più grandi d’Europa, simbolo della multireligiosità triestina, conta una tra le comunità più numerose in Italia www.triestebraica.it/sinagoga
Il Museo Ferroviario di Trieste è un museo gestito da un gruppo di volontari ferrovieri e non; ha sede nell’ ex stazione di Campo Marzio, un bell’edificio liberty di inizi ‘900 www.museoferroviariotrieste.it/sceltebase.html
Le terrazze balneari sul lungomare di Barcola si chiamano Topolini poiché somiglianti alla forma delle orecchie di Micky Mouse; le siepi lungo la carreggiata non hanno solamente una funzione decorativa, ma servono ad evitare tamponamenti provocati da automobilisti distratti dalle bellezze triestine (le mule) che in estate passeggiano in bikini sul litorale triestino www.misstopolini.it/topolini.php
Il bagno comunale “La lanterna”, datato 1890, è l’unico stabilimento balneare in Italia (e forse in Europa) suddiviso da un muro nei settori Uomini e Donne.
I triestini lo chiamano più comunemente “Pedocin” (piccolo pidocchio); non si sa se tale etimologia deriva dal fatto che in quel pezzetto di spiaggia si ammassasse molta gente, oppure perché frequentato dai militari che, ad inizio ‘900, non godevano di particolare cura dell’ igiene www.comuniclab.it/41453/trieste-spiagge-separate
Da una recente indagine effettuata da una nota guida di viaggi, Trieste si è classificata al primo posto tra i luoghi più belli e sconosciuti al mondo, qui trovate alcune buone ragioni per non perdere una visita nella città del vento.