Birmania in solitaria 2

Didascalie di un Viandante scalzo
Scritto da: fabrizio1068
birmania in solitaria 2
Partenza il: 16/12/2011
Ritorno il: 27/02/2012
Viaggiatori: 1
Spesa: 2000 €
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Prologo

Questo diario di viaggio è il risultato di un tour che mi vede concludere la visita ai cinque Paesi dell’Indocina: Birmania, Cambogia, Laos, Thailandia e Vietnam. Diverse sono le emozioni che la Birmania mi ha offerto: ricevere sorrisi sinceri come normale gesto di saluto, vedere l’amore pubblico degli uomini, dei padri, nei confronti dei bambini. Vedere la forza di una cultura del passato che poco ha da invidiare a culture e storia diverse. Vedere un Paese, nonostante la storia recente, fiero e con una struttura sociale moderna. La Birmania è in un periodo cruciale della propria Storia, dopo decenni di repressioni da parte di una illegittima giunta militare al potere, una nuova fase di democrazia ed apertura verso l’esterno sembra illuminare il futuro prossimo. Aung San Suu Kyi liberata dopo diciassette anni di arresti domiciliari, potrà candidarsi alle elezioni di primavera. I viaggiatori possono accedere al Paese con meno difficoltà del passato, la società vive un silenzioso ottimismo. Con la speranza che il turismo in Myanmar non divenga mai massa invadente, vi offro i mei pensieri, liberi come sempre, sulle esperienze vissute lungo la strada. Al solito ho incluso molte informazioni utili e su richiesta via mail, invio questo Diario in formato PDF interattivo. Andate in Birmania, fatelo con grande attenzione: sottovoce, e per il rispetto che richiede.. senza scarpe.

Fabrizio Dedicato a:

Aung San Suu Kyi

Ed ai

Magnifici genitori di Birmania

Monfalcone 15.XII.2011

Amici! Finalmente, dopo due lunghissimi anni, ove mi sono dedicato al lavoro in Leopardiano “matto e disperatissimo” modo, traendo però notevole soddisfazione, torno nuovamente in viaggio. Ringrazio sinceramente i molti che hanno apprezzato l’ultimo Diario pubblicato nel 2010: “African Emotions”, downloadato e richiesto da centinaia di voi. Questa volta ritorno in Asia e vi porto.. in Birmania! Sono in movimento per l’aeroporto, la mattina è uggiosa, il treno taglia la campagna friulana e veneta immerso nella bruma, prima di Mestre appare in cielo un sole metallico e freddo come una moneta. La notizia di oggi è lo sciopero dei mezzi pubblici extra urbani, per cui divido con un pilota di aereo che vive a Duino, sul treno con me, i 30€ di taxi per 8 km sino il “Marco Polo”. Facciamo due chiacchiere, ancor prima di presentarci come prima cosa ci diciamo: “devo proprio andare via dall’Italia!”. Arrivati, ci auguriamo ognuno per l’altro più rosei scenari. In aeroporto, come prima cosa mi fiondo all’ufficio di Polizia, ieri mi è stata letteralmente rubata la casella di posta elettronica Muxicante su @hotmail.it, sono a sporgere opportuna denuncia per essere manlevato da eventuali responsabilità… mi spiace proprio, dopo un decennio di onorato servizio, devo fare eliminare questo account utilizzato per e da ogni angolo del Mondo ove sono passato, e forse proprio per questo, avendola usata anche forse da luoghi non garantiti, mi è stata violata. Comunque sia, considerate Spam qualsiasi messaggio dovesse in futuro da questo indirizzo ancora pervenire. Terminata la pratica in Polizia, avendo fatto web check-in, in un battibaleno supero tutti i controlli e sono nella bella e moderna area delle partenze Internazionali, inizia l’attesa per il primo imbarco con la Qatar Airlines, che ha vinto l’Award come prima al mondo nel 2011. Primo scalo a Doha. Infatti, imbarcato, verifico che le Compagnie degli Emirati non smentiscono l’eccellenza di servizio, sicurezza e comodità.. devo purtroppo annotare che una coppia di sorelline cinesi con la più piccola di 40 giorni, nate in Italia da giovanissimi genitori che fanno i commercianti, quasi mi provocano un’emicrania per i pianti ininterrotti! Arrivo a Doha in perfetto orario, l’aerostazione per quanto di categoria “spazioporto” (vedi diario Cambodia South Vietnam Mekong) mi appare meno appariscente e scintillante di quello di Dubai, le smoking areas però sono meno tossiche ed infrequentabili. L’attesa di due ore scorre senza che trovi particolari emozioni, vedo per la prima volta che, due voli per Paesi diversi, sono imbarcati contemporaneamente dallo stesso Gate ed hanno lo stesso codice: è il mio volo in Shared Codes, Bangkok (da ora anche BKK) ed Hanoi, quindi occhio, succede anche questo, che magari ti ritrovi in Vietnam e non lo sai! Il Boeing 777 che mi sta portando in Thai, sempre della Qatar, è forse l’aeromobile più “grosso” su cui abbia volato: comodissimo ed ipertecnologico, sono una fila dietro la Business (questo è il vantaggio del check in on-line eh) tanto che vedo immense poltrone-letto con un monitor dedicato da 27”, fiori freschi e decori Natalizi, le hostess passano per la commessa del menù ‘a la carte, un Emiro prende posto affondando la sua tunica bianca abbagliante nella poltrona e scompare… finito il decollo la hostess tira la tenda e come una bolla di sapone che scoppia lo spettacolo finisce! Sul più che comodo sedile con il mio monitor da 12”, che se ci sono bambini dormono, termino la visione di Star Trek XI interrotta sul volo precedente, ceno halal e riesco a dormire forse un paio d’ore dopo un brandy spagnolo come digestivo chiesto a parte.

Bangkok 16.XII.2011

Sempre in orario perfetto atterriamo a Bbk, ho il volo per Yangon fra tre ore, è già aperto il check in della Air_Asia.com, la migliore compagnia al mondo Low Cost da tre anni a questa parte (sono proprio curioso) per cui liberatomi dello zaino inganno l’attesa gironzolando, la calda giornata di sole aiuta a sopportare la fatica accumulata. La mia opinione del 2008 sullo spazioporto Suvarnabhumi di BKK è oggi rafforzata dalla breve frequentazione delle aree Partenze Internazionali, l’immensa tensostruttura di acciaio, cristalli e teloni bianchi forma una rete di gallerie capaci di ospitare ognuna quattro livelli, non ho più l’età per ficcare il naso dappertutto, ora nemmeno la forza per la stanchezza! Ormai alle 16:00 comincio a sentire la stanchezza, Air_Asia.com annuncia 30′ di ritardo, Teo il mio contatto in Burma aspetterà, ormai sono ad un paio d’ore dal Myanmar. Il volo di un’ora e venti scorre inpercepito, la Compagnia non è niente male, fra i sui slogan ricorda di volare solo con Airbus, questo è un 320 con i sedili in robusta similpelle alternati in cinque file rosse con altrettante nere, strano effetto mi fa non vedere la prima classe.. le hostess tutte vestite in rosso con dettagli neri, sono proprio carine! L’aeroporto di Yangon è relativamente piccolo ma ben pulito. Considerando che si accede solo con il possesso del visto, il controllo dei documenti e dei bagagli, sembra più formale che di sostanza, ho una impressione di “apertura” verso gli stranieri. Teo mi attende all’uscita degli arrivi con un cartello con il mio nome, sino ad ora la cosa sembra funzionare. Sono concentrato per essere libero da qualsiasi condizionamento, il percorso dall’aeroporto alla Golden Smiles Inn Guest House (di seguito GH) mi offre le stesse belle vibrazioni vissute all’arrivo in India. Teo ha compreso le mie esigenze, dice di avermi trovato una Guest House da meno di 15$. Il posto è povero, stanze senza nulla più che l’indispensabile, consumate ma pulite; la mia ha una finestra, il bagno e tre letti, prezzo 14$. Con Teo, nome di guida che gira nei forum dei viaggiatori in rete, mi sono accordato prima della partenza per un tour molto dettagliato circa i luoghi che intendo vedere, per cui l’accordo di 600$ è, come da sua mail di conferma:

>> Arrivo a Yangon 16 dicembre 2011 alle 17:10 ( flight FD-3772 ) >> Partenza da Yangon 27 dicembre 2011 alle 08:30 ( flight FD-3771 ) >> Tour programma ….. >> 16 dicembre -arrivo a Yangon e trasferimento all’hotel( in macchina ) >> 17 dicembre -visita a Yangon ( giorno libero ) >> 18 dicembre – Yangon – Bagan ( in aereo ) giorno libero >> 19 dicembre – Visita a Bagan e Mt. Popa ( giorno libero ) >> 20 dicembre – Visita a Bagan in bici ( giorno libero ) >> 21 dicembre – Bagan – Mandalay ( in aereo ) visita Amarapura e Sagaing >> ( in macchina ) >> 22 dicembre –visita mingun e dintorni Mandalay ( macchina e barca ) >> 23 dicembre – Mandalay – Heho ( in aereo ) e trasferimento al Inle >> Lago ( in macchina ) >> 24 dicembre – Visita Inle Lago in barca intera giornata >> 25 dicembre – Visita a Yangon ( giorno libero ) >> 26 dicembre – Heho – Yangon (con aereo ) giorno libero >> 27 dicembre –dopo colazione trasferimento all’aeroporto(giorno libero) >> Per questo tipo di tour ; il costo sarebbe 600 us$ a persona. >> nel prezzo sono compresi >> -un auto per il giro e I trasferimenti che ho indicato nel programma >> -il voli interni dove necessario Yangon- Bagan , Bagan – Mandalay , >> Mandalay – Heho , Heho –Yangon. >> -L’autista parla inglese ( compreso suo vitto e alloggio ) >> -le barche >> nel prezzo non sono compresi >> -cibo & bevende >> -gli alberghi (compreso prima colazione ) >> -gli ingressi per pagoda , tempio e gli edifici religiosi >> -spese personale. Comunque non ho guida, sarò da solo nelle esplorazioni e considerazioni, tranne che per i trasferimenti. Intanto gli consegno 500 dei 600 dollari pattuiti. Questi i riferimenti per conttattarlo: Teo Travels & Tour No.(8/B) Kha Mar Street, Kyan Khinn Su Quater Mingalardon Township, Yangon Myanmar E-mail: (teo.birmania@gmail.com) (teo.myanmar@gmail.com) (teobirmania@mail4u.com.mm) www.teoguidabirmania.it – www.guidabirmania.it.

Esco immediatamente, come di mio solito, inizio l’esplorazione questa volta facendo il giro dell’isolato, almeno un paio di km. Finito il giro bevo una birra una Chang importata dalla Thailandia in una bottega ben fornita di liquori birre e coloniali, appena sotto la GH che è al primo piano, la pago mezzo euro. Salgo, alcuni viaggiatori sono a fumare sul balcone, chiedo alcune “istruzioni per l’uso” per cui verifico che Teo mi ha fatto un prezzo buono per quanto pattuito, è la Birmania a sembrarmi cara, diciamo in linea con i prezzi del Vietnam. Sono ininterrottamente in movimento dalle 9 a.m. del 15 dicembre ed ora alle 21 p.m. del 16 l’adrenalina nonostante una seconda Chang beer, non vuole farmi crollare su uno dei tre letti che ho a disposizione nella stanza. Le prime osservazioni sono proprio piacevoli, dal punto di vista della fisiognomica i birmani sono proprio belli! Auguro loro di liberarsi quanto prima della Giunta Militare che li governa, la mente quindi mi schizza in Italia, sento le musiche e le parole di Povera Patria. Domani ho appuntamento in balcone con Teo alle 13:00 per la consegna dei biglietti aerei, domani si comincia. Provo a dormire, buonanotte!

Yangon 17.XII.2011

Nel pieno della notte zanzare e pensieri mi svegliano per un’ora, ripreso sonno arrivo alle 9 di mattina. Nell’ora di veglia, per fare due passi vado nella piccola hall della GH, scopro che il gestore e la sua famiglia montano una tenda ad igloo ed un’altra ricavata da zanzariere per dormire la notte. La GH, nonostante sia a livello India al prezzo doppio, ha tutte le camere occupate, attendo qualche minuto un posto in balcone per la colazione inclusa a base di pane tostato, burro, marmellata, omelette, banane e caffè. Avendo un gruppo di tre, la GH mi propone di cambiare stanza, pago ora 12$ ma non ho più la finestra e solo due letti. Può andare, per una notte. Sono di magnifico umore, rigenerato dal sonno, esco al mio solito per macinare km, cammino tutta la mattina sotto un sole pieno ed oltre 30°, passo in banca a cambiare, visito con soddisfazione la Sule Pagoda, antica di 2000 anni, 2$ di ingresso e 200 Kyats per il servizio di sorveglianza calzari, visto che in Birmania, in molte determinate occasioni, si va scalzi, (è che non posso perdere le mie scarpe da viaggio!). Dedico una preghierina a quasi ognuno delle decine di Buddha che trovano spazio all’interno della Pagoda. Inizio a scattare foto, graziato dal sole e cielo blu. Riprendo a camminare quindi per le strade piene di genti e negozi, trovo grande abbondanza di prodotti di ogni genere. La mia faccia non proprio da concorso, al solito riscuote sinceri favori qui fuori dall’Europa, forse per parallele somiglianze, molti mi osservano, mi sorridono e salutano, diciamo sopra la media di un occidentale! Devo tornare in GH per le 13 e mi sono allontanato abbastanza, cammino svelto e sono puntuale con Teo per ritirare i biglietti aerei e definire gli ultimi dettagli della logistica dei prossimi giorni, scopro di dovere pagare io un paio di passaggi taxi. Comunque sia, termino di pagare a Teo i 100$ che avanza per mia comodità e sua tranquillità. Ora è molto caldo, il sole sfavillante mi riporta alla mia amata estate indocinese di dicembre-gennaio. Oggi pomeriggio vorrei visitare in Museo Nazionale ed il grandissimo di Bogyoke Market. http://youtu.be/sFR13RrjyLQ. Vado quindi per minore distanza al mercato, come tutti diviso in categorie merceologiche, siamo nella terra dei rubini e delle pietre, il settore orafo è infatti meno ricco d’oro ma le gemme sono abbondanti, anche giada e madreperla. Una bottega al secondo piano vende tessuti etnici tradizionali. Un negozio ricchissimo di cose belle, con 5000 Kyats mi regalo un piccolo tessuto dell’etnia Chin, donne tatuate in volto tessono dei capolavori (visti i prezzi..), sembra un piccolo tappeto poiché frangiato alle estremità, misura circa 50×30 cm e in realtà è utilizzato per coprire i bambini. Ne farò un quadro. In un’altra bottega vedo dei bei ombrelli di carta di riso dipinta, li usano i Monaci per ripararsi dal sole, ne prendo un paio anche se ingombranti per lo zaino. Esco dal mercato proseguo per strade e vicoli, cammino ininterrottamente. Mi incammino lentamente verso la GH, arrivo sulle 16:00, sono digiuno e sento la strada, mangio un piatto di noodles freddi ad un banchetto sull’ampio marciapiede di fronte gli immobili in questo punto della via. Mi concedo anche una Chang. Ristorato, a pochi passi sul marciapiede, per il mio Canale You Tube, giro un breve video sulla preparazione della Koia, http://youtu.be/bE8BcJzQZo, un preparato di origine indiana che sostituisce le nostre gomme da masticare, è una foglia di albero spalmata di una cremina liquida bianca, sopra si mettono cristalli e resine di un non so che, quindi si arrotola e si mastica; l’effetto collaterale è che la bocca ed i denti prendono un colore rosso sangue e che l’impasto ad un certo punto va sputato! Questo è il motivo delle chiazze rosse che si vedono per strada, sappiate che gli uomini lo masticano tutti, dalla mattina alla sera! Faccio per salire in camera, ma una musica orecchiabile mi fa salire due piani in più, la band senza coro del “Full Gospel Bible Training Center Yangon Myanmar” sta provando i pezzi delle funzioni del prossimo Natale che potete, chiedo il permesso di girare un video. http://youtu.be/NajKNEAgf9o. Domattina la sveglia suonerà alle 4:30, ancora troppo presto per andare a dormire, torno in strada, mi diverto a stare seduto di fronte il minimarket di fronte la Smiles Inn, mi piace osservare le persone, come si muovono, cosa fanno.. un buon modo per conoscere, saluto con un sorriso che incrocio con gli occhi. Salito in GH, ritrovo Luciano, il giovane ragazzo australiano di padre italiano, 19 anni, con il quale mi intrattengo un paio d’ore a parlare di viaggi, mondo, esperienze ed impressioni.. ci scambiamo le mail, avrà copia di questo diario.

Nyaung U – Bagan, 18.XII.2011

Notte poco riposante con meno di quattro ore di sonno a spizzichi e bocconi. Devo rendere conto della cena di iersera, in una “beer station” prendo chicken fried noodles ed una Myanmar draft beer, mi viene portato un piatto abbondante fra i migliori mai mangiati! Pago 2000 onestissimi Kyats. Torniamo a stamani, con 6000 K un taxi alle 5 che è notte, mi conduce in aeroporto, sbrigo il check in Air Bagan in due minuti di numero ed accedo all’affollata hall delle partenze nazionali, attendo un’ora l’imbarco. L’apertura dei gate è annunciata con cartelli a mano. Salgo su in ATR 72, non volo ad elica dal viaggio a Capo Verde, non ci sono uscite di sicurezza tranne gli ingressi, sulla carlinga in due punti è scritto: “In caso di emergenza tagliare l’aereo in questo punto” Minchia!!! Decolliamo molto puntuali, mi gusto l’alba che grazie al decollo diventa velocissima. Colazione catering a base di caffè e frutta, la brioche non la mangio a quest’ora. Voliamo a circa 6000 piedi, bassi, sono lato finestrino ed a terra si distingue bene il paesaggio, che usciti da Yangon è una ininterrotta distesa verde. Bagan è divisa in Old Bagan, Nyaung U e New Bagan, l’aerostazione di Nyaung U, piccina, è pulita e bella, con i pinnacoli dorati delle Pagode. Quasi non esistono controlli, piuttosto, si viene fermati per l’acquisto obbligatorio del biglietto per la zona archeologica, costo 10$, vale una settimana ma sopra la data non c’è. Teo ha mantenuto le promesse, il suo collaboratore è ad attendermi con un cartello all’uscita. Pago i 6000 K di taxi pattuiti, con un pulmino a mia disposizione arrivo alla New Wawe Guest House. Il simpatico titolare, per 10$ a notte, mi mette a disposizione una ampia camera molto pulita dotata di bagno, air con, TV ed un lettone matrimoniale comodissimo! Mi sento proprio bene, pervaso dalla pace e dalla serenità. Forse Buddha apprezza le mie preghiere. Sono appena le otto di mattina, affitto subito una bici, 1500K al giorno, mi avvio verso la zona storica dei Templi e delle Pagode. Tutti mi sorridono per strada, ricambio sorrisi a tutti, bellissimo! Avanzando nella valle dei templi mi sento in grazia di Dio. Inizio il mio reportage fotografico, fuori le pagode, noto dei bei oggettini di ceramica, legno, metallo, lacche, libri. Arrivo ad Old Bagan, passo davanti il Museo, decido di visitare il Bagan Golden Palace. Il complesso del Palazzo, http://youtu.be/V53xuaN7e1E restaurato ed in parte ricostruito, è un tripudio di stucchi d’oro con il rosso scuro che usano i Monaci, a contrasto, in origine era il Kuy Kyansittha’s Palace, realizzato tutto in legno, con un curatissimo parco tutto intorno. Soddisfatto della visita, la fame bussa, torno verso Nyaung U, passo di fronte la New Wawe proseguo e come faccio solitamente seguendo le sensazioni, chiedo cosa sia possibile mangiare al Myo Myo Restaurant, sulla strada principale. Il titolare mi informa che sono di cucina cinese. MI invita a fare le mie scelte direttamente in cucina tra i “fornelli”. Montone, funghi, uova, involtini di riso ed una zuppina di verdure bagnati da una Myanmar sa 66 cl sono il mio pranzo luculliano! Una festa di sapori, assolutamente nulla a che vedere con l’offerta degli italici ristoranti cinesi, dove tutto è filtrato per il palato schizzinoso e delicato dei suoi frequentatori.. non possiamo dire di assaporare la vera cucina cinese, a pieno titolo fra le più rinomate al mondo. Conto 4100 Kyats, quattro euro giusti giusti, dove 1,5 è per la birra. Mentre scrivo i due bambini dell’oste vengono a curiosarmi divertiti. Considerato il pessimo e breve sonno della notte, sono tentato di fare un sonnellino, visto il letto comodissimo.. alla fine schiaccio un pisolo ricostituente. Alle 17:30 che il negozio chiude, cambio 50 euro ad 1€ per 990 Kyats, a Yangon la banca mi ha fatto 1:1024. Voglio quindi rassicurare mia madre che non mi ente dalla partenza, presso un bell’hotel trovo un accesso ad internet, 2$ per ora, dove in mezz’ora riesco solo a spedire la mail ed aprire la prima pagina di Repubblica.it, al solito solo tasse ed aumenti! Poi con la tastiera consumata con i caratteri mezzi birmani è proprio un dedalo! Sono incolto, non mi rado dalla partenza, torno in GH per il mio primo auto servizio barba capelli, il boiler è spento, doccia fredda corroborante. Salgo sul bel terrazzo della GH, devo notare che gli elettricisti birmani hanno fatto un buon lavoro, le linee elettriche sospese sono di ingegneria occidentale, sono assenti quei grossi fasci di cavi aerei visibile negli altri Stati di questa magnifica Indocina. Ormai è notte, il buoi arriva prima delle 18:00, domani la sveglia è alle 6:00, voglio prendere il bus per la visita al Monte Popa delle 6:30. Un’altra giornata magnifica è vissuta, mi ritiro, buonanotte!

Nyaung U, 19.XII.2011

Dalle nove della sera dormo ininterrottamente sino le 5:50, recupero definitamente il sonno arretrato, le notti insonni, il jet lag. Nonostante l’ora, trovo pronta una abbondante colazione a base di frutta, pane tostato, burro e marmellata, frittatina. Mi incammino per la bus station, dove trovo al solito i mezzi più improbabili carichi di ogni cosa e di genti, stazione in attesa di partire o di raggiungere il numero necessario per la partenza. “Naturalmente” il mezzo delle 6:30 diretto per il Monte Popa non esiste, alle 8:30 dovrebbe partire un taxi collettivo, a meno di non trovare alternative prima. Nel frattempo, si sollevano mentre il sole fa lo stesso, tre mongolfiere nel tipico rosso scuro per il sorvolo delle Pagode all’alba, bellissimo ma roba da ricchi. Devo notare l’amore dei birmani per gli animali, molti i cani liberi a gironzolare, tutti socievoli e tranquilli, cercano sembra per abitudine una carezza. Ieri ho anche letto un cartello con scritto “rispetta gli animali”. Nel resto di parte dell’Indocina, a volte la realtà è molto diversa, tipo in Laos, dove la cultura e la povertà li fa considerare principalmente cibo o reddito, non ci si deve affezionare troppo, per un bambino è normale giocare di giorno con un cane e trovarlo la sera per cena. Caparbio, riesco a trovare un pick-up condiviso, pattuisco 7000 Kyats in totale, pago intanto la metà per l’andata.. ancora devo comprendere bene tutti i meccanismi e voglio restare prudente. Alle 8:05 si parte! Dietro sul cassone, reso molto comodo da un materasso di schiuma, viaggia una giovane famiglia di Mandalay, due le bimbette di qualche anno, sono anche loro a portare i loro omaggi ai Buddha del Santuario del Monte Popa. Il pellegrinaggio si compie a pedi scalzi, sono oltre 500 i gradini ricoperti di mattonelle di ripide scale, che in qualche passaggio diventano di ferro. La salita, anche se in un contesto completamente diverso, mi ricorda il Rock Fort Temple di Madurai, Tamil Nadu, ma li la salita conta 465 gradini circa. Quindi appena usciti da Nyaung U, per un tratto, come mi informa il bravo conduttore, una Highway, una specie di autostrada, è asfaltata ma piena di dossi e cunette, il nostro mezzo dotato di balestre ha comunque una corsa fluida e comoda. Dopo mezzora di strada, svoltiamo a sinistra direzione Popa. La natura è rigogliosa, una distesa verde ove si ergono anche alberi da legno, banani, papaya, illuminati dal sole di questa giornata limpida. Ancora palme, arbusti ed eucalipti dal classico fusto liscio scortecciato. Il trasferimento in totale dura un’ora e mezza di cui il tratto finale in salita: veri e propri tornanti portano in alto rapidamente. Il Monte Popa è alto 737 metri s.l.m., è un vulcano estinto 250.000 anni fa, viene facile il paragone con il Monte Olimpo. Arrivati alla base della scalinata, l’autista ci offre due ore libere per la visita. Non mi aspettavo anche un pieno di scimmie, seppur da taluni venerate, la cosa non mi rallegra, sono animali dispettosi e pericolosi, le detesto. Salgo di buona lena, impiego circa mezz’ora, ho le gambe tremolanti spero le foto non vengano troppo mosse! Il Popa Daung Kalat, in burmese, è un complesso di templi e stupa eccezionale. Pinnacoli, guglie, stupa, Buddha, riflettono i raggi del sole in fasci di luce dorati; è un luogo di vera devozione, pellegrini salgono come al Cammino di Santiago o la Moschea di Kairuan in Tunisia, dove se ci vai cinque volte, ottieni lo stesso beneficio di esserne stato una a La Mecca. Giro, osservo, prego, prendo fiato. Inizio la discesa che richiede ancora maggiore attenzione della salita. Arrivato alla base del monte, il gentile autista mi dice che sono in anticipo, non troppo visto che dopo 5 minuti compare anche la bella famigliola di Mandalay. Ci sediamo tutti insieme ad un baracchino da tè, non mi permettono di offrire il ristoro. Ripresi i posti sul mezzo e la corsa, ancora viaggiamo un ritorno nel verde e nel sole. La magnifica escursione ha termine alle 13:00 circa alla bus station di partenza, saldo il conto ed offro 1000 K di mancia all’autista.. sembra scontato a dirsi, ma quando sali su un mezzo, auto o barca che sia, metti la vita nelle mani del conduttore ed in quelle di Dio. Tornare integri e vivi non bisogna darlo per scontato mai, ma ringraziare la sorte quando tutto fila liscio. Attiguo al piazzale, mi siedo in un grande chiosco per una birra fresca che pago 330 K in più di ieri al Myo Myo, mi pento di un percettibile gesto di disapprovazione, bevendo, scrivo queste righe. Rinfrescato, faccio ancora un paio di giri, vista l’ora la fame si sente, mi siedo al “Weather Spoon’s Bagan Restaurant” un ambiente pulito di circa 25 mq, i prezzi mi sembrano accettabili e mi siedo volentieri ad un tavolo ben apparecchiato con tovaglia bianca e sopra tovaglia in tessuto colorato tradizionale. Ordino a mouton curry, montone piccante Burma style, non chiedo mai “not spicy”, finché il palato regge mangio come la gente comune fa. Nell’attesa mi portano una birretta che mi versano nel bicchiere, c’è lo stile di accompagnarla con un appetizer, queste sono minuscole saporite arachidi tostate. Un laptop è collegato a delle casse, diffonde un mp3 di Manu Chao e quanto disponibile nell’archivio. Il cibo di ottima qualità mi ha saziato, devo affermare che il servizio ricevuto è il migliore sino ad oggi offertomi in questo Paese; una insalatina di pomodori imprevista e delle caramelle di tamarindo alla fine, hanno un significato speciale in un viaggio più costoso del previsto. Le caramelle di tamarindo puro sono fantastiche! Mi intrattengo a parlare con il giovane gestore, ha lavorato cinque anni in UK e parla un buon inglese, parliamo del futuro del suo Paese e della prospettiva concreta di democrazia e crescita economica e sociale; mi chiede come mai il mio Paese sia sull’orlo del precipizio, provo vergogna e dolore, penare all’Italia tra quello che è e quel che potrebbe essere, mi commuovo quasi piango. Pago un onesto conto da 3700 k, inizio a pensare ad un programma sino a sera. “Una passeggiata dopo pranzo aiuta la digestione” ci informano i nutrizionisti, così inizio un girovagare senza meta con la mia tecnica consolidata dei cerchi concentrici, ogni volta mi allontano un po’ di più, come le onde radio. Gira e rigira, arrivo al mercato centrale del villaggio! Fantastico. Ancora una esperienza nuova, nuove facce a cui sorridere, nuove cose da scoprire. Anche se è ormai pomeriggio, vedo bei pesci nel settore loro dedicato, frutti e verdure in abbondanza, molti tessuti, souvenirs ed oggetti di varia natura. Un paio di banchi hanno oggetti etnici, mi fanno notare delle bilancine dalle custodie di legno scolpito, dove i pesi sono piccole sculture di misura crescente a fora di elefante, il tutto olto carino; Mi dissuade la richiesta seppur plausibile di 15$. Continuo il mio giro, questo è un mercato principalmente coperto per cui mi addentro ed arrivo al centro, le signore più intraprendenti mi offrono timidamente l’acquisto di una T-shirt per turisti, cui ben poco me ne cale, oltretutto ho avviato la solita lotta con il peso dello zaino! Profumi ed odori entrano nelle mie grosse narici in modo prepotente, sento quasi pungere. Sono ora nel momento in cui non mi domando più perché, non mi chiedo dove sono e mi sento una parte dell’insieme, la sensazione è: sono a casa. Io maldestro, io curioso viaggiatore sono in questi momenti un omo del mondo. Se potessi permettermi una vita senza dovere lavorare per vivere, sceglierei posti cosi.. Sei mesi, un anno in un villaggio, poi altrove, nel labirinto della conoscenza e dello stupore, delle etnie e delle religioni. Invece se sono riuscito in pochi giorni a dimenticare lo stato di affaticamento in cui sono partito è perché ho certezze al ritorno, perché amo il mio lavoro e l’Azienda che mi sopporta!

NOTA: bevande alcoliche “Devo purtroppo notare che il Myanmar sta avviando il suo popolo all’alcolismo. Delle ottime birre disponibili, molte sono extra strong, ma è soprattutto il whisky che oggi è venduto ovunque preceduto da grandi manifesti pubblicitari, in proporzione costa molto meno della birra stessa. A Yangon come ovunque, una bottiglia di birra da 66 cl può costare 1500K, una bottiglia di whisky da 350 cl ha lo stesso prezzo. 1500 k sono circa un euro e mezzo. Al solito sono le fascie sociali più deboli a farne uso, lo bevono mescolato con l’acqua che va giù come Pepsi, annebbia e stende come un tarlo silenzioso, così non ci si pensa più su”.

Quando mi siedo a scrivere il diario, tutti mi osservano con gran rispetto. Molti fanno giri ampi per arrivare alle mie spalle per guardarmi “non visti”. Sento occhi posarsi sulla mia faccia, sento commenti divertiti e le elucubrazioni su cosa stia scrivendo, per chi. Questo è un paese straordinario, purtroppo sono molti gli occhi lucidi per il troppo bere. Mi alzo indispettito per i troppi 2000 K richiestimi per la birra bevuta nella mezz’ora trascorsa nella bettola in cui mi sono seduto a scrivere, mi incammino verso la GH , circa un paio di km, faccio una sosta per qualche foto alla grande dorata Shwezigon Paya, centro geografico di Nyaung U, ormai quasi al tramonto riesco a scattare delle ottime foto. Arrivo in camera, dopo un breve riposo, vado a cena presso il La Pyi Wunn Restaurant, a 50 m dalla New Wawe, è del figlio del titolare che mi ha fatto e farà da tassista per l’aeroporto. Ceno con soddisfazione con noodles saltati in wok al pollo e verdure, dopo oltre i mille gradini sul Monte Popa, di certo non farò tardi! La giornata è stata ottima, un grazie a Buddha ed a tutte le persone che mi hanno offerto il loro sorriso. Buonanotte! Nyaung U, 20.XII.2011

La sera a nanna presto, la mattina svegia presto! Prima delle 7, senza sveglia mi tiro su, mi preparo il caffè in polvere che bevo a letto, caffè che mi porto sempre da casa e che è il mio rito di risveglio; bevo pensando al programma della giornata. Considerato che domani continuerò a fare il pieno di Templi e Pagode, per Bagan direi basta! Mi intrattengo a giocare un’oretta con la nipotina di cinque anni del gestore della GH, che acquisita confidenza, vuole essere presa in braccio e strapazzata senza cenno di stanchezza (sua!). L’intervento del nonno mi aiuta a reinpossessarmi della mia libertà. Mi incammino verso il centro e mi infilo nuovamente nel bel mercato centrale, quando è presto vi è la maggior disponibilità di merci e persone. Giro un lungo video per il mio canale You Tube. http://youtu.be/JH4jY4RbI9k. Proseguo per stradine di sabbia, secondarie, dietro le basse staccionate di listarelle di legno intrecciate in diagonale, le vere case della gente: quattro pali piantati nel terreno sostengono un tetto coperto di foglie di palma e fibre vegetali. Anche oggi la giornata è bellissima, pieno sole e cielo azzurro, così come dal mio arrivo. Fra le case girano liberi bambini, cani, vitelli e vacche, i maiali con il collare “che questo è mio”, un sorriso a chi si incrocia è il miglior lasciapassare che esista. Verso mezzogiorno mi concedo una Myanmar lager draft, alla spina, che per 650K se ne ha servita un bicchiere da 33 cl. Stamani ho chiesto al titolare della GH di riconfermare il mio volo di domani per Mandalay, vi trascorrerò due notti ed avrò un’auto a disposizione per i trasferimenti, è una grande città ed il tempo è poco. L’appetizer offeto con la birra fa il suo effetto, torno al Weather Spoon’s che sono di strada, ed ordino pollo spicy curry, che al solito come da tutti, è servito con “plan rice” riso bianco asciutto che sostituisce il pane e salsine varie. Chiedo al giovane gestore se sia possibile inviare posta all’estero, con gran soddisfazione mi sento rispondere che da poco lo è. Ha inizio l’operazione cartolina! Dopo alcuni tentativi, in una bottega che vende saponette e chinaglierie, solo in set da 10, poco male, avrò qualcos’altro di carino da portare a casa. Ora viene il bello: dov’è l’ufficio postale? Passo davanti la stazione di Polizia, un addetto di mice che si trova a New Bagan, 7 miglia… non mi fido della polizia corrotta di questo Paese, che si fa pagare dai poverissimi senza licenza, per poter condurre i miseri commerci votati alla sopravvivenza, tiro dritto. Dopo un altro paio di interviste, ne prendo buona una ben dettagliata, ho circa un paio di km fuori il borgo, sulla strada principale che porta alla Higway. Sotto i 30° delle 13:00, percorro una via di sabbia, arrivo alla strada asfaltata e trovo il palazzo delle Poste, tutto in muratura su due piani con cortile di fronte e ben recintato. Dietro i vetri tre impiegate stanno svolgendo il loro lavoro, sono l’unico cliente. Compro cinque francobolli, scrivo a parenti ed amici, esco veramente soddisfatto, spero veramente giungano a destinazione.

NOTA: amore per i bambini- “Dopo alcuni giorni in Burma, nei confronti dei piccoli vedo grande amore, cure ed attenzioni. Se le madri bene o male per proprio essere sono uguali in tutto il mondo, cosa diversa vale per i padri. Qui gli uomini dimostrano un amore vescerale per i piccoli e non temono di dimostrarlo in pubblico. Li tengono in braccio, li baciano, ci giocano, cantano per loro. Un piacere vedere tutto ciò poiché che non sembre è così, sono in un Paese di cuore, capisco perché gli adulti vivono con il sorriso sulle labbra”.

NOTA: la musica- “Devo rendere conto della vera passione dei birmani per la musica. La musica che esce dalle televisioni e dalle poche radio, ha melodie dolci ed orecchiabili del tutto simili alle nostre occidentali, puoi sostituire le loro parole con quelle della Pausini che il pezzo regge. Ancora, nelle botteghe, anche le più semplici, molto spesso vi è una chitarra in vendita. Quotidianamente ho visto ragazzi per strada seduti sul gradino del marciapiede provare accordi, diversi sono i negozi solo di musica. Mi domando allora, noi che siamo il Paese di Giuseppe Verdi, Ennio Moricone e Franco Battiato, la musica non la insegnamo nemmeno più a scuola.. perché di questo imbarbarimento? Perché abbiamo preso questa direzione, senza nemmeno una significativa protesta? Evidentemente tolleriamo che certe insegnanti si facciano riprendere con i telefonini mentre si fanno toccare il sedere dagli studenti (ci è toccato vedere anche questo), evidentemente le ora dedicate alla musica saranno sostituite con l’insegnamento dei dialetti regionali… Sul serio è questo che vogliamo?”

A metà pomeriggio torno in GH, mi preparo un caffettino e recupero la torcia a led in vista del tramonto, che arriva prima delle 18:00. Quindi ritorno in centro, oggi sto macinando km a go go, scrutando, annusando, cercando di capire. Infatti comincio a capire anche i prezzi che sono alti solo per i viaggiatori, e su questo il margine è minimo. Al solito, se “introdotti” tutto cambia. E per gli oggetti che i turisti non comprano? In un emporio di fronte il mercato, chiedo il prezzo dei caschi da motirino, sono colorati e dalla forma simpatica.. Ne ho comprato uno verde per 2,4€! daccordo, non potrò che andarci a comprare il pane sotto casa, visto che non ha marchio CE, comunque sia in Italia non ci viene un pacchetto di sigarette da 10, mentre quì una stecca da 10 per 20 costa 4500 K, mentre una birra costa da uno a due euro per via delle tasse e non ti schiodi.

Chiamo quindi Teo a Yangon, dico che va tutto bene e che ho riconfermato il volo, lui mi conferma che troverò in aeroporto a Mandaly il suo amico per il pick up; la sua organizzazione sembra funzionare bene. Continuo i miei giri, i piedi cominciano a duolermi, a conti fatti sono su una media di 10 km al giorno. Ormai sera e buio, per cena mi siedo al “A little bit of Bagan” mi accorgo che è anche segnalato dalla Lonely Planet. Memore di quanto mi sia piaciuto in passato a Phnom Penh, ordino fried lemon ckiken. Una delizia! Quando parlo con gli amici della dolcezza del cibo dell’Asia, non possono immaginare cosa io intenda, solo quando torno “a casa” da queste parti, le mie parole trovano le loro verità anche per stesso. La cameriera, molto givane e carina, ha movimenti armoniosi, posa le posate sulla tavola perfettamente allineate così come i piatti, per favorire la migliore ergonomia, una eccellenza impensabile in Italia, per un conto da tre euro. Al calar del sole, aumenta l’umidità e scende la temperatura, si passa dalla magliettina alla felpa di pile. Domani lascerò Bagan portando con me un dolcisimo sereno ricordo. Torno in GH lentamente, alla luce della potente torcia a led, della Led Lenser, made in Germany, una tecnologia innovativa, è addirittura munita di chip! Mi corico sereno come quando la mamma mi cantava la canzone di Pinocchio prima di dormire. Buonanotte! Mandalay, 21.XII.2011

Dopo una lunga notte di sonno e sogni importanti, mi sveglio al solstizio d’inverno che è.. estate! La notte in verità la temperatura scende tanto da necessitare di una grossa coperta, le finestre della camera fanno condensa ma appena sorge il sole, in maglietta fa caldo. Il figlio del titolare mi attende con il solito van, faccio colazione con tè birmano ed un ovetto fritto ed in 10 minuti siamo nell’aeroporto che è già in piena attività. La Air Bagan sembra non avere mai code (ma gli aerei sono pieni), in un minuto faccio il check in e ricevo il boarding pass, passo il security check e sono in una affollata waiting room. Come in un incontro di boxe, anche qui gli imbarchi sono segnalati con voce e cartelli alzati. Mi inbarco su un ATR 42, piper a parte il più piccolo aereo su cui abbia volato, ad elica, sembra un autobus con le ali (da non confondere con gli Airbus!), l’importante è che voli. Il tragitto è breve, appena un quarto d’ora dopo aver “fatto i tacchi” l’ATR inizia la discesa, la sensazione è identica ad un’auto che supera un dosso! Trovo ad attenderni Kyan Ngue, il trasferimento dall’aeroporto alla città richiede oltre 45 minuti, che trascorro guardando un paesaggio di pianura, coltivazioni e zone ancora palustri. Essendo stato informato che sono un viaggiatore budget, mi porta presso l’A.D.1 hotel, 8$ a notte con bagno, camera terzo piano no lift, al solito grande con due letti da una piazza e mezza e bagno con acqua calda ad orari determinati, mattina e sera. Kyan Ngue mi conduce quindi sulla collina di Mandalay, ove ha spazio la sontuosa Sandamani Paya, (Paya = Pagoda) piena di pellegrini orientali; un Buddha dorato è venerato e pregato, ma l’accesso al Sancta Sanctorum è espressamente precluso alle donne, cui è riservato un’area di secondo piano. In una sala attigua, noto una simpatica giostrina rotante per offerte! http://youtu.be/bBgx-Yf8clM Dopo l’esaustiva visita, ci dirigiamo direzione Sagaing, sito importantissimo ove sono oltre 500 stupas oltre che monasteri per 6000 Monaci nell’area; vi sono scuole di meditazione per i Monaci stessi, è un luogo dove i buddisti vanno quando sono “troppo stressati”. Il sito di maggiore richiamo è sicuramente la Sagaing Hill, dove è eretta la Sagaing Paya, che domina la valle ed il fiume sottostante. Salgo scalzo la collina, una scalinata porta alla Pagoda, prego Buddha e mi godo il panorama. Tornato dal mio autista, mi conduce alla visita della trecentesca Padamyazedi Paya, a metà collina e con una vista privilegiata sul fiume. Fra i souvenir noto molto perplesso la vendita di armi di plastica per bambini, dentro la zona sacra. Dopo Sagaing, ci dirigiamo verso Amarapura, che significa Città dell’Immortalità, penultima capitale del regno di Birmania, fondata da Bodawpaya nel 1783 per farne la sua nuova Capitale, ad 11 km da Mandalay, quando quest’ultima nel 1860 ne prese il posto come Capitale, le mura della città vennero utilizzate come cava per materiali da costruzione. Amarapura è conosciuta ai più per un pittoresco ponte pedonale in legno costruito nel 1849 e sostenuto da oltre 1000 pali di teak (nella parte centrale alcuni oggi sono sostituti con più robusti in cemento, la forza dell’acqua è notevole nella stagione umida) , lungo 1,2 km, è il più lungo ponte in legno attualmente esistente e collega le due sponde del Taungthaman Lake, che nella stagione secca si ritira lasciando ampie zone coltivabili ove l’aratura è ancora realizzata dall’uomo e dai buoi come da millenni http://youtu.be/EyJBuDZ7OxQ così come le tecniche di pesca con la rete. http://youtu.be/BnIKqSeALb8. Percorro lentamente il ponte, alla fine del quale visito il minuscolo villaggio di Maha Ganayon Kyanung, oggi purtroppo una ininterrotta fila di bancarelle e chioschi per turisti, dove mi piace però vedere i bambini uscire da scuola. http://youtu.be/l5U8yBeCcPA. Ripercorro in senso inverso il lungo ponte, dove il caro Kyaus Kyaus mi aspetta. Prima di rientrare in città, facciamo una sosta alla bella Kyautawgyi Paya, del 1847 opera di Pagan Min, il quale si ispirò all’aerchitettura della più importante Ananda Pahto di Bagan, la Pagoda è tutta bianca e questo lo apprezzo dopo decine di Paya dorate, il cui contrasto con il cielo azurro è veramente suggestivo, ha un eccellente immagine di Buddha seduto e degli affreschi ben conservati. Fatte ormai le 16:30 torniamo a Mandalay presso l’A.D. 1 Hotel, Eaindawya Street, between 87th and 88th streets. Il mio estemporaneo Virgilio birmano, mi racconta che un tempo suo padre ebbe un terreno ricco di rubini che gli fu confiscato dai militari per cederlo ai cinesi. Senza perdersi d’animo, fece l’autista di camion il che gli permise di raggiungere un certo benessere, potendo assicurare alla famiglia casa ed automobile. Anche lui oggi è autista ma di mezzi leggeri ad uso turistico. Arrivato in Hotel saluto Kyaus Kyaus, con lui l’appuntamento è per domani mattina, nemmeno salgo in camera, vado a cambiare 50€ al buon tax rate di 1:1000. Ho saltato il pranzo oggi, ho fame, con la nuova scorta di Kyats inizio la ricerca di un posto per la cena, trovo il “9 Stars” Restaurant, a circa un km dall’Hotel. Ceno con un ottimo piccante freid rice with pork ed un paio di Mandalay draft, questa è una beer station, ma sull’uso dell’alcool da parte dei locali ne ho già dato dettagli. Sono in centro città, la zona non offre molto, specialmente con il buio, per cui dopo qualche digestivo km in giro, mi ritiro per un meritato riposo. Buonanotte!

Mandalay, 22.XII.2011

Le preghiere amplificate provenienti dellaa vicinissima Eindawya Pagoda, mi svegliano alle 5.. buongiorno! Il beneficio di un letto molto comodo, camera piastrellata pavimento e pareti sino il soffitto e assenza di zanzare è in parte vanificato, studio la Lonely Planet ed alle 7 mi concedo una lunga doccia calda. Una abbondante ottima colazione è servita sul roof, la terazza panoramica dell’hotel la vista a 360° è suggestiva, hotel che nonstante tutto consiglio solo a chi ha il sonno molto pesante o ama svegliarsi prima dell’alba! Con gli altri ospiti intratteniamo piacevoli conversazioni, mi lascia perplesso lo stile spocchioso di un ragazzo australiano. Ancora alle otto la temperatura stenta ad alzarsi, l’appuntamento con il mio autista è per la mezza. Oggi la giornata è dedicata all’escursione a Mingun, vengo portato quindi alla riva del Ayeyarwady River, per raggiungere la zona monumentale mi attende una crocerina di un’ora sul fiume, per sbarcare poi sulla sponda opposta, dove la Mingun Paya doveva essere la più grande Pagoda al mondo, alta 150 metri. Re Bodawpaya morì prima del compimento dei lavori, così vennero sospesi ad libitum, come spesso succede, “passata la festa, gabbato lo Santo!” Sulla riva appena sbarcato, entro nella bella Settauya Paya, cntiene una preziosissima reliquia: l’imporonta su marmo di Buddha, circa un metro per cinquanta, che Re Bodawpaya comprò a Mingun con la Pagoda ancora in costruzione, nel 1811. Poche centinaia di metri avanti, pagato l’admission fee di 3$, mi inerpico scalzo per i 50 m di dislivello sopra la Mingun Paya, dalla cui sommità si gusta un ampissimo panorama, non ora limpidissimo per la foschia residua della mattina. Proseguo per la visita della Mingun Bell, fusa nel 1808 del peso di 90 tonnellate, è considerata la più grande campana ancora integra al mondo. Proseguo la stradina di sabbia, mi trovo di fronte la bianchissima Stupa della Hsimbyume Paya, eretta nel 1816 da Re Bangyidaw, fu costruita come mausoleo per la moglie. I sette livelli di terrazze ornate rappresentano i sette monti a guardia del Monte Meru, che nella mitologia sta al centro dell’Universo. Purtroppo questo villaggio, oltre che le opere d’arte del passato, offre solo bancarelle ove si sbarca il lunario come si può, comunque ancora senza troppa insistenza e sempre con il sorriro sulle labbra. Ho la barca per il rientro a Mandalay alle 13:00, sul biglietto è scritto chiaro, chi ritarda perde la corsa e resta a terra, senza rimborso! Kyaus Kyaus nel pomeriggio vorrebbe portarmi a vedere qualcosa che sa lui, ho deciso che gli darò 10$ per i servizi ricevuti in questi due giorni. Già mi ha anticipato che domattina non sarà lui a condurmi alle 6:30 per l’aeroporto, che come detto è lontano dal centro città; domani volo verso l’Inle Lake, per molti il luogo naturale forse più suggestivo in questo Paese. Navighiamo il ritorno sull’Ayeyarwaddy river, placido e rassicurante, la barca avanza lenta quasi senza lasciare la scia. Ormai la testa è ben abbronzata, mi levo per la prima volta la maglietta nell’ora di navigazione, voglio prendere un po’ di sole per non fare la fine del gambero a Sihanoukville, Cambodia, dove volerò il 27 p.v. Giunto in riva, chiedo al mio paziente autista di portarmi in hotel, basta Pagode! Voglio visitare il grande mercato popolare Zegyo Market, non lontano l’A.D.1 ancora con la luce, salutato Kyaus, mi ci fiondo, compro un paio di Longyi, il perfetto corrispondente del Dothi indiano, anche questo al tatto sembra di ottimo cotone se non addirittura migliore. Fra le verdure, non posso non notare le cipolle, piccole ma disponibili a metri cubi, stessa cosa vale per noci di cocco e banane. Passeggio e rispondo ai continui saluti, nel settore del pesce secco i sensori del mio naso sono a mille. All’imbrunire, torno al 9 Stars per comodità, la distanza è breve dall’hotel. Prendo pollo in crema di limone, speziato e piccante lo trovo squisito. Per il mio gusto, la cucina birmana è eccellente, come avrete capito, frequento solo ristori poplari e mangio quello che normalmente viene servito alla gente. Questa cucina è perfettamente digeribile e soddisfa il palato con leggerezza. Noto che sui tavoli vengono laaciati piatti e bicchieri vuoti, credo per una inequivocabile conta finale! Mi incammino verso l’hotel, giro un video fuori una bottega, un ragazzo sta preparando gli Eykiargay, una volta fritti sono un pane dolciastro molto gustoso, la tecnica è da maestro! http://youtu.be/yg4No6CjIEg. Torno in camera, preparo con molta calma lo zaino sempre più pesante. Troppo presto per dormire, scendo nuovamente in strada, mi faccio un regalo: mi compro per 5000 Kyats un maglione rosso scuro, quello che generalmente usano i Monaci, sono contento! Proseguo, finisco di nuovo al 9 Stars, vedo scene per cui sono proprio certo che questo Paese all’etilismo ci sia già.. Contribuisco ai conti con un paio di birre alla spina, guardando un film sullo schermo LCD, via satellite il canale Tata Sky dalla vicina India, irradia film sulle arti marziali con sottotitoli in inglese. Finito il film torno in hotel. Nella hall incontro l’australiano spocchioso di stamani a colazione, mi saluta con un sorriso, stavolta vola basso, ha voglia di parlare. Ammesso sia tutto vero, mi parla di suo fratello, chiamato da Todt in Ferrari per la realizzazione della galleria del vento, dove ha poi lavorato quattro anni; mi mostra la foto della dua bellissima moglie russa (si è innamorata del mio cervello..) e dei loro progetti di traferirsi in Toscana. Atteggiamento molto gentile, credo abbia capito di non essere stato propriamente un gentlemen stamani. Gli parlo della seconda parte del mio viaggio in Cambodia, per cui Steve Jasmine, questo è il suo nome, mi chiede un riferimento su come rintracciarmi avendogli parlato entusiasticamente del mio programma per l’ultimo dell’anno circa la cena a base di barracuda al bbq ed altro. Dico lui che soggiornerò alla Mohachai Guest House, risponde che verrà sicuramente, vedremo. (Alla fine non si è visto..) Salito in camera, riverifico lo zaino che è pronto, domani mattina atterrerò all’aeroporto di Heho, Inle Lake. La giornata è stata ancora una volta eccellente. Grazie a Dio. Buonanotte!

Nyaungshwe, 23.XII.2011

Anche stamani la sveglia è stata del tutto superflua, le preghiere mattutine dalla Pagoda mi hanno dato il buongiorno poco dopo le quattro. Mandalay all’alba purtroppo è densa di fumi, polvere ed inquinamento, ogni cosa ed ogni persona è in movimento per ogni direzione. Alle 6:25 puntualissimo (ci mancherebbe, vista l’ora della levata!) sono dall’autista per il trasferimento. Impieghiamo più che all’andata, una deviazione porta via almeno un quarto d’ora. Per i voli domestici le formalità sono sempre molto poche, nella hall delle partenze rivedo anche la coppia di simpatici rumeni (ricchi) conosciuta alla partenza da Bagan. Nel mentre, un Monaco con una urna di vetro è scortato dai militari e fatto accomodare in un’area riservata, sta trasportando un preziosissima reliquia: ha nell’urna di cristallo trasparente i denti del Buddha! Sembrano di tigre dalla dimensione, ma vista l’impronta sul marmo, questo Dio doveva avere misure “sovrannaturali”. Offro la mia preghiera che devo imbarcarmi. Questa volta si vola a reazione, salgo su un Fokker 100, a questo punto ho provato tutti i modelli disponibili della flotta di Air Bagan. All’aeroporto di Heho è ad attendermi, anche se non ci incrociamo subito, il mio nuovo autista. Giovane di 27 anni, ha già moglie ed un figlio. Circa un’ora di strada ci separa da Nyaungshwe, traquillo villaggio sulla riva del Lago Inle, nel percorso, mi fa scendere per una sosta al Shwe Yaung Gwe Monastery ed alla sua Pagoda, incredibilmente bella, fatta a chiostri, le pareti sono un’insieme di nicchie dove all’interno hanno spazio dei Buddha votivi, forse la più bella fra quelle visitate, i pavimenti sono in piastrelle di ceramica, colori caldi, il tipoco rosso a contrasto del bianco degli esterni. Fenomenale nella sua semplicità e sacralità. http://youtu.be/sd5ZpXaSJS8. All’ingresso del paese l’ultima sosta al check point per l’acquisto dell’entrance fee, 5$ alla settimana. Siamo in altissima stagione, questa volta faccio veramente fatica a trovare stanza. Rifiuto un paio di richieste per 20$, alla fine la benevolenza di Buddha è ancora una volta dalla mia parte, trovo per 9000 Kyats una bellissima camera presso la May Guest House, che consiglio vivamente. A solo 300m dalla main road, in una zona tranquillissima, la GH in legno e muratura ha una gestione ottima, un bel giardino con gazebo in legno per le colazioni della mattina. Eccellente. Mi incammino per il centro del paese, questo borgo è quanto di meglio potessi sperare per il Natale, la vita scorre lenta, silenziosa, tutto è a misura d’uomo. Per pranzo, mi accomodo presso il Kaung Kaung Restaurant, sulla via principale, dove con grande sorpresa posso assaporare un eccellente calice di vino rosso, prodotto su un monte circostante il lago, dalla struttura e dalle caratteristiche tali che lo renderebbero ottimo anche nella nostra italica terra. Si chiama wine of Aye Thar, addirittura affinato in botti! Tranquillo e rilassato in attesa della portata, ripenso alla strada appena fatta da Heho. Il paesaggio è composto da monti e colline, valli e doline, tutto mantenuto in armoniose geometrie. Risaie ed acquitrini, alberi dal fusto basso. Siamo in una zona montuosa, vedo addirittura dei pini, che per forma assomigliano a quelli marittimi. Quello che ora sono a racontarvi mi ha fatto stringere i cuore: vedere costruire la strada. La strada, come ogni cosa in questo magnifico Paese, è fatta a mano. Donne accovacciate di fronte cumuli di sassi ai bordi della carreggiata, scelgono a mano i pezzi migliori, quelli selezionati sono messi su un vassoio di metallo. Dal vassoio poi, uomini e bambini li spargono per terra per essere livellati con una sorta di rastrello di legno. Un uomo quindi, in ciabatte infradito come tutti, con un secchio di ferro preleva la pece bollente da un contenitore più grosso e la versa sopra i sassi livellati. Quindi sopra la pece, è versata della sabbia prima della stesura del grossolano bitume. Non esistono regole di sicurezza, dall’abitacolo dell’auto ho sentito quanto fossero venefici i fumi, i vapori, la polvere. Non ho scattato foto, mi sarei sentito un voyeur scippatore di dignità. Sono in movimento ininterrotto dalla partenza, sento di avere bisogno di un po’ di tempo per me, di rallentare un po’, del resto l’atmosfera concilia. Dopo pranzo gironzolo quasi senza guardare dove metto i piedi, poi mi infilo nel mercato, di fronte il ristorante, un banco propone delle monete e banconote antiche che farebbero la felicità del più scrupoloso numismatico, soldi di carta dei primi del novecento, quando la Birmania era ancora un Regno e non un governo di militari dittatori corrotti e non illuminati. All’imbrunire ritrovo al Kaung Kaung (il borgo in verità è piccolo) una coppia di australiani conosciuti poco prima in giro, mi fa piacere; gioviali e simpatici, offro loro spazio al mio tavolo, di fronte una birra fresca, discorriamo piacevolmente, come argomento il mondo. Purtroppo sfatano un mio mito, mi fanno perdere l’idea che sin da bambino ho avuto circa i koala, per me placidi e socievoli (se vado in Australia mi prendo un koala in casa), in realtà cattivi e quasi feroci se toccati o disturbati. Amen! Ho dimenticato la mia nuova tecnologicissima torcia, torno nel buio a tentoni alla May Geust House. Rilassatissimo fumo una sigaretta sul lungo balcone coperto comune a tutte le camere di questa ala della GH, faccio una essenziale doccia calda, quì disponibile senza orario, mi godo la stellata che offre la notte al suono dei grilli fra le palme. Grazie a Dio sono in un posto magnifico, oltretutto sento di essere in eccellente salute, non posso osare di chiedere nulla più. Sono stanco ma felice, domani è la Vigilia, una nuova impegnativa giornata di navigazione sul Lago Inle è la mia emozionante prospettiva. Non so perché, visto che mi è venuta in mente, dirò la Preghiera dell’angelo custode. La ricordate? “Angelo di Dio che sei il mio Custode, illumina, custodisci, reggi, governa me, che ti fui affidato dalla Pietà Celeste. Amen” Buonanotte!!

Nyaungshwe, 24.XII.2011

Oggi finalmente la tanto attesa escursione sul Lago Inle, che è lungo 22 km e mediamente largo 11 km, ad una altezza di 875 s.l.m. Dopo la migliore notte di sonno dalla partenza, alle 7:00 sono sotto il pergolato nel giardino di questa ottima Guest House per la colazione. Mi siedo con un gentile signore di Monaco di Baviera, conversiamo piacevolmente di geopolitica, Asia ed Europa. Per la mia solita vergogna anche di Italia. Si fanno le 8:00, ora del mio appuntamento. Mi preleva sul cancello direttamente il barcaiolo, che a passo molto svelto in 10 minuti mi conduce alla sua piroga a motore, all’imbarco ai margini del villaggio. Mi accomodo su una poltroncina di legno. Mi è provvidenziale il maglione comprato a Mandalay, con la brezza della navigazione a quest’ora di mattina, ho quasi freddo, accovacciato, mi stringo la Lonely Planet sul petto. Prima di arrivare al lago, navighiamo il lungo canale di accesso per circa venti ninuti. Oltre le nuvole mattutine, si intravedono le siluette dei monti che circondano il Lago Inle, il quale sembra esserne incastonato. Molti i pescatori al lavoro con le loro nasse. Finalmente la grande distesa d’acqua che arriva all’orizzonte si apre di fronte la barchina, ciuffi e cumuli di ninfee sono macchie ancora scure, solo qualche increspatura brilla ancora flebile all’avanzare dello scafo. La luce aumenta ogni minuto, ci addentriamo verso ovest in un altro canale in un ambiente che ora sembra laguna, il barcaiolo mi fa notare delle coltivazioni di pomodori e piselli su delle zattere di terra galleggianti, ariviamo ad un villaggio su palafitte, tutti sono indaffarati a “fare la terra”: per potere coltivare, chi vive qui, recupera la terra dal fondo del lago e dei canali, la porta in superficie pestandola perché asciughi, poi è mescolata con fibre vegetali e composta in blocchi abbastanza grandi e spessi da potere coltivare o sostenere il peso di un uomo, una sorta di barene fatte a mano, come ogni cosa del resto. http://youtu.be/1K5vyjmEbRQ In questo modo, grazie anche purtroppo all’impiego di fertilizzanti chimici (ho vosto un manifesto che invita alla moderazione), si possono realizzare tre raccolti all’anno. La prima sosta la facciamo presso il vilaggio di Innapawhone, dove nel grande laboratorio con negozio di Khit Sunn Yin, naturalmente su palafitta come ogni cosa qui, posso conoscere la loro prodizione di filati e tessuti, ricavano stoffe prezione ricavate dai filamenti di loto, dalla seta e dal cotone coltivato sul lago. I prezzi sono giustamente alti, la raffinatezza dei tessuti può gistificarli, io con una pashmina di cotone e 5000 Kyats me la cavo! Riprendiamo la navigazione per attraccare poco dopo presso un altro laboratorio: qui viene fuso e lavorato il bronzo, con il quale vengono prodotti gong, campane, piatti e mille oggetti e sculturine proposte come suvenir. http://youtu.be/62H-k_tfxHo Sempre prezzi a parte, questi oggetti seppur belli hanno un certo peso, cosa da non sottovalutare quando si va in aereo, o si porta lo zaino sulle spalle! La terza tappa la facciamo in una casa laboratorio, fabbricano sigari Qui in Burma la maggior parte contiene poco tabacco, piuttosto foglie di altre piante o alberi e comunque piacevoli da fumare, qui mi offrono un mezzo sigaro aromatizzato con anice, altri alla frutta sono disponibili. Non compro i sigari ma piuttosto una scatolina porta sigari proprio carina. Troniamo in acqua. Seppur con la speranza di un qualche commercio, in questi laboratori ho la possibilità di conoscere aspetti che comunque fanno parte della vita del lago e della sua gente. Sostiamo ora presso una Pagoda su palafitta, pittoresca in mezzo all’acqua, molto tranquilla e ben curata. Riprendiamo quindi a navigare, verso mezzogiorno con cielo azzurro e pieno sole, arriviamo alla importante Phaung Daw OO Paya, la più importante e grande dell’area, con una piazza coperta di tavelle bianche e lisce che in un falsh ricorda Venezia. Entro, scatto un po’ di foto, dico una preghiera e quindi dopo due passi scalzi sulla bella piazza, appena l’altra sponda sono seduto al Aung Mynt Myat Restaurant con noodles al pollo ed una bottiglia d’acqua bella fresca, mi godo il traffico soll’acqua: la convergenza di divesi canali forma una piazza d’acqua, su cui si riflette la grande Pagoda.. che pace, e che buoni noodles! Dopo pranzo, sotto un caldo sole che mi asciuga il freddo della mattina, arriviamo presso una silver factory, la Mya Hin Tha, antica di tre generazioni, mi illustrano la loro più tipica prodizione di pesciolini d’argento, fatti a mano, con la coda che si può muovere, sono simpatici ma non chiedo prezzi, guardo attento comunque anche quanto nelle teche del loro negozio. Nuova tappa presso la Shwe Inn Tain Pagoda, dove pago 500 Kyats per camera fees. Stamani con il barcaiolo mi sono accordato per un extra di 3000 Kyats per raggiungere un posto a suo dire bello. Questo è il momento.. Infatti all’uscita mi indica un sentiero, cominciamo a camminare e ci inoltriamo nella vegetazione per almeno un quarto d’ora, finché si apre davanti a noi una radura: è il sito della Inn Dein Pagoda, con stupa tutt’intorno, alcune ancora di mattoni rossi, alcune nuove e bianche, altre d’oro.. accuso il colpo ti tanta bellezza, nel mentre, sul sentiero compare un bambino con il suo bufalo al guinzaglio.. Sono in un altro Mondo. Per farmelo vedere meglio, il barcaiolo con un altro quarto d’ora di sentiero su per una collina, dove alla sommità è una minuscola Pagoda dal cui terrazzino si apre il panorama su tutta la distesa del lago Inle, con tutti i suoi blu e verdi, fin quanto lontano si riesce a vedere. Fantastico. Per tornare alla barca, passiamo ora attraverso un tratto di foresta di bamboo, alti molti metri, creano una palificazione naturale dove nel verde filtrano a fatica i raggi del sole, dove per passare bisogna fare uno slalom continuo. Tornati sul sentiero battuto, incrociamo una famiglia con una decina di bulfali, grossi e ben cornuti, ma placidi e tranquilli. Ripresa la barca, dopo mezz’ora mi emoziono entrando in una casa di tessitrici dal collo lungo inanellato, detto anche “giraffa”, http://youtu.be/iCqUTjtfNaI ormai roba da libri di antropologia. L’ultima tappa prima del ritorno, la facciamo presso il Nga Hpe Chaung, conosciuto come il Jumping Cat Monastery, dove i gatti appunti, sono addestrati a saltare dentro un cerchio tenuto in mano dall’istruttore. Folklore a parte, valgono la pena la visita una serie di Buddha in stile Shan, Tibetan, Bagan ed Inwa, sono il reale valore del monastero, oltre che il paesaggio di verde e di acqua tutt’intorno. Ad un’ora dal tramonto, torniamo verso Nyaungshwe, incrociamo le piroghe di chi sul lago vive e in terraferma lavora, barchine cariche di Monaci tornano a Pagode e Monasteri. Penso che la giornata sia una di quelle rare, che poche se ne vivono, e che non tornano, ogni istante è unico ed è folle volere provare a rifarli uguali. La bellezza e la naturalità di questi luoghi sono ancora una scoperta, una meta immancabile entrare in questo serbatoio di vita e cultura quale è il Lago Inle. Sbarco che inzia il tramonto, torno lentamente in centro, quì, è come stamattina. Quasi ora di cena, cerco il Green Chili Restaurant, scopro che è il migliore di tutti, non vale la pena spendere 20$ per mangiare, torno al Kiang Kiang sulla main road, ceno con riso e maiale saltati, una birretta draft tutto 3500 Kyats, torno subito in GH vista l’impegnativa giornata. Sul comodino, trovo una sorpresa: un regalo per Natale! In una busta fatta a mano in cartoncino, sopra il mio nome con gli auguri, dentro un sacchetto di caramelle.. Questa May Guest House, dimostra din avere una sensibilità da renderla eccellente, la camera è rifatta tutti i giorni e lo staff è cortese e dispobile, la tranquillita assoluta; la consiglio assolutamente. Grazie di cuore per la sorpresa! Sono le nove e sono stanco, intriso di esperienze da assimilare, ringrazio il Dio dei Viaggiatori per questa memorabile giornata.

Nyaungshwe, Natale. 2011

Oggi nessun programma. Dopo la colazione, chiedo al titolare di telefonare per me, per confermare il volo di domani e confermare alla Golden Inn di Yangon la camera, effettivamente il posto più “provato” fra quelli in cui ho soggiornato. Ormai da qualche giorno ho estromesso le uova dalla dieta, cominciando dal mattino, si arriva a mangiarne almeno tre al giorno, decisamente troppo. Vado al mercato, ai bambini che incontro offro le caramelle ricevute in dono, quindi inizio una camminata di un paio d’ore, torno verso il canale di imbarco per il Lago, supero il ponte e mi avvio verso la campagna, campi ed acquitrini, povere case di bamboo.. quì si vive come si riesce, nessuno credo comunque sia alla fame. La mattina il cielo è sempre un po’ velato, la notte è freddo, si arriva a cinque gradi che si usano le coperte di pile, verso le 13 al sole 30° ci sono tutti. Al villaggio oggi scorre tutto come un giorno qualunque. Decido di farmi un regalino per Natale, per cui in un negozio di abbigliamento tradizionale, acquisto una camicia ed un calzone di cotone, che sfoggerò pavoneggiandomi quando in Italia sarà la stagione adatta, diciamo in quella che per me sarà la seconda estate del 2012.

NOTA: mezzi di trasporto- “In questo Paese noto una buona cura dei mezzi di trasporto. Fra i nostri discorsi in Italia (crisi e tasse permettendo) parliamo dell’ultimo modello di Alfa oppure Volkswagen, orgogliosi delle ultime innovazioni. In Myanmar a volte, non esiste neppure una marca, un brand! Vi sono mezzi che sono semplicemente costruiti, sufficiente un motore nudo e crudo, una puleggia che metta un albero in rotazione, un cassone con ruote dietro ed il carro è pronto! La bici spesso hanno il sidecar, tre ruote per il trasporto a pagamento di persone o carichi enormi. Molto sono i calesse trainati da cavalli, molti i carri tirati da buoi o bufali. Le motorette da 110 cc sono una infinità, (di maggiore cilindrata sono classificate High Speed e pagano più bollo) spesso sono il solo mezzo di tutta la famiglia, selle basse e lunghe portano tre o quattro persone. Le auto a tre volumi ed i van sono lavati quotidianamente, visto che sono il lavoro. Se ti puoi permettere un Suv, se sei militare o lavori per qualche Ong, allora troverai negozi parimenti molto forniti”.

NOTA: orologi “Amici una nota brevissima, vi segnalo che tutti gli orologi: da polso, nelle auto, nei locali a parete e negli aeroporti, seppur di poco, ognuno segna un’ora diversa!”.

In un baretto popolare sgarrupato sulla Main Road, 20 mq, sono in vendita una buona varietà di birre e whisky. Noto che molti però, entrano un instante, trangugiano un mezzo bicchiere da birra da 33 cl di una bevanda trasparente in due sorsi, un sorriso all’oste e via. Chiedo lumi. Si tratta di BE, una sorta di gin a 20°, quindi torno a pensare alla storia dell’alcool, ne abbiamo già parlato, su una parete vedo un manifesto del Governo, con disegni sui rischi del bere, così anche la coscienza è a posto. Rifletto, sono contento di questo Natale, dopo la lunga passeggiata a mezzogiorno ho fame. Stasera mi farebbe piacere cenare con qualcuno di occidentale, tipo la simpatica coppia di australiani conosciuta l’altro ieri: Aleesa e Dave; ho in serbo l’eccellente bottiglia di Shiraz del Lago Inle, presa all’arrivo apposta per stasera. Quasi quasi vado al ristorante indiano, per un paio di chapati. Leggendomi nel pensiero, l’ospitalissimo oste mi offre una fetta di papaya, dolce e matura come da noi in Europa non possono arrivare. Mi faccio scrivere sul taccuino come raggiungerlo, per cui in bella calligrafia: Ko Oaker Maung U Aung Kyi + Daw Kyi Kyi Myo Lal Yard Naung Shwe Town Shan State, Myanmar (Burma)

Altre persone, tutti uomini, seduti un tavolo oltre il mio, mi offrono un assaggio del loro pranzo, patate al curry. Ho fatto i miei complimenti alla moglie cuoca, seppure persone evidentemente modeste, gentili e sorridenti, il cuore del Myanmar. Che bel Natale. Mi dirigo qundi verso l’Indra India Food, dove al momento sono l’unico avventore. Con il menù mi è offerto il guest book, dopo pranzo scrivo: “Mi spaice dovere offrire recensione diversa dalle entusiastiche che mi precedono. Ho trovato prezzi esagerati, qualità modesta e porzioni meno che sufficienti. Sconsigliato”. Una vera delusione, la prima, non mi faccio certo rovinare il giorno di festa! Considero il chapati meno che un antipasto, torno all’affidabile Kyaung Kyaung per pranzare. Torno alla May GH per un pisolino. Verso le 16:00 incontro quindi il titolare che mi da conferma delle prenotazione di aereo e camera a Yangon. Esco. Vengo attratto una un Bbq molto popolare, visto lavorare iersera, è su un marciapiede al bordo della via. Un’intera famiglia è già a cena, tre donne e quatto bambini. La strada offre sempre cibo molto saporito, decido per uno spuntino. Uno spiedino di 3 piccole meat balls, uno con tre pezzetti di patata ed uno con tre frattaglie di pollo, accompagnati da una Myanmar, mi rimettono in forze. Un pezzettino di dolce Eykiargay sarebbe ottimo! Sono proprio contento, questo soggiorno burmese è un periodo di pace e serenità come da tempo non vivevo. Spesso mi succede, che cercando una cosa, ne trovo un’altra, così cercando il pane dolce per stradine periferiche, dal terrazzo della sua bella Guest House, il Teak Wood Hotel, Dave mi saluta e mi invita a salire. Salgo, anche Aleesa è ad attendermi, hanno appena stappato una bottiglia di vino rosè, chiedo loro 10 minuti per andare a recuperare la mia di Shiraz in camera. Il villaggio è piccolo, mi incammno passo spedito, recuperata la bottiglia ed indossato il maglione rosso, ormai notte, torno da loro alla luce della nuova torcia a led della Led Lenser. Tornato dagli amici, sulla bella terrazza con pergolato, trovo anche una giovane coppia di ragazzi tedeschi come ingrediente della serata. Discorriamo felici di ogni cosa: di religioni, aborigeni, nomadi rom, flussi migratori in Europa, di noi stessi. Aleesa mi racconta orgogliosa che fu suo nonno, nel 1938, a dare il nome alla Gold Coast ed alle zone circostanti e come spesso è successo, è stato scippato da altri della paterintà dei nomi. Finiamo gaudenti lo Shiraz, Dave fa portare in tavola un’altra bottiglia di rosè che è divoso anche con gli amici germanici. Questa serata di Natale è da annoverare fra le più belle mai vissute! Otto e mezza passate, mi commiato dalla magnifica estemporanea compagnia, domattina alle 7:30 ho il taxi per l’aeroporto di Heho, volerò a Yangon per l’ultima giornata in terra di Birmania. Mi incammino lento per la camera, pieno di pensieri belli e pace del cuore. Buonanotte.

Yangon, 26.XII.2011

L’ora di strada per Heho la passo in silenzio, la mattina i boschi e le vallate, senza il sole nel cielo, offrono tinte di verde diverse, più scuro e naturale. Alle 8:40 sono in aeroporto, come indica il cartello, a 3858 piedi s.l.m., consegno subito al desk della Air Bagan il mio ormai enorme zaino, ammazzo l’attesa aggiornando il diario. Supero i controlli, un doganiere fa spostare un accendino dalla tasca del calzone nello zainetto! Mi imbarco nuovamente sul Fokker 100, ancora ghirlande di stelle di Natale sintetiche adornano l’ambiente. In poco più di un ora atterro a Yangon e mi rituffo nel suo casino e gli oltre trenta gradi di temperatura, oggi il programma è la visita alla imponente Shwedagon Paya, non che ne abbia viste poche, non posso mancare la più grande e ricca di tutto il Paese. In Guest House attendo venti minuti la pulizia della camera, che pago 1$ in meno della scorsa settimana. Alle 13:00 pranzo al ristorante sul lato opposto della strada, dopo avere mangiato nei locali di mezzo Burma, la piatanza seppur ottima, è meno “entusiasmante” della prima volta. Voglio raggiungere la Pagoda con i mezzi pubblici. Un minibus atteso un quarto d’ora, con 100Kiats (10 centesimi di euro), un gran strombazzare di clacson e partenze e frenate a scatti, in 10 min sono di fronte il complesso monumentale, circoscritto in un unico perimetro, più ricco ed imponente dem Myanmar. Ingresso 5$. Datata 1485, alta 98 metri dalla base, è luogo di culto di Buddha, cui quotidianamente moltissimi fedeli locali offrono le loro preghiere, questo luogo è considerato il più sacro, ogni buddista vorrebbe visitarlo almeno una volta nella vita. La leggenda racconta che: “Due fratelli mercanti incontrano il Buddha, il quale dona loro otto dei suoi capelli, per essere presentati in Myanmar. Con l’aiuto di numerosi Nat, spiriti, i due fratelli ed il Re di questa Regione del Myanmar, scoprirono la collina dove in passato altre reliquie di Buddha furono conservate. Al termine della costruzione della casa che avrebbe ospitato i capelli ricevuti in dono, ebbero luogo degli eventi veramente sorprendenti: …ci fu un tumulto fra uomini e spiriti …i raggi che uscivano dai sacri capelli, arrivarono in alto in Paradiso ed in basso in Inferno …i ciechi vederono, i sordi sentirono …i muti parlarono e la terra tremò …soffiarono i venti dell’oceano …il Monte Merù sembrava animato …luci balenavano nel cielo …gemme piovvero finchè non raggiunsero le ginocchia …tutti gli alberi dell’Himalaya, nonostante fuori stagione, produssero gemme e frutti.

Una volta che le reliquie furono messe in sicurezza, una lastra d’oro fu posta sopra la camera, ed una Stupa dorata fu costruita sopra, quindi su questa venne costruita una Stupa d’argento, poi una stupa di latta, quindi una di rame, poi una di piombo, poi ancora una stupa di marmo, e finalmente un’ultima in mattonelle d’acciaio. La leggenda diceva circa questo. Più tardi, continuava la leggenda, la Stupa cadde in disuso, perciò l’imperatore Asoka, dal Grande Impero Buddista Indiano, scese in Myanmar, trovando il sito solo con grande difficoltà, dovette pulirla e disboscarla dalla giungla incombente, per portarla nuovamente al suo splendore.”

Annuso ogni cosa, dopo due ore tra foto, preghiere e contemplazioni, un altro bus per i soliti 100K, mi riporta alla Smiles Inn. Mi godo una birra fresca seduto fuori l’onesto alimentari sotto la Guest House, rammaricato solo dal cielo velato che non mi ha permesso di fare foto brilluccicanti alla Stupa. Ormai buio, alle 17:30 decido di cenare; devo invece chiamare Teo, voglio ringraziarlo e salutarlo, magari riesce anche ad arrangiarmi un taxi per domattina. Salgo in Guest House, mi intrattengo lungamente con un ragazzo tedesco, il quale dopo un corso di meditazione, cerca ora di applicarne i principi, che per cervelli occidentali non allenati, possono apparire anacronistici. Il gestore della GH ha appeso alla doccia del mio bagno una ciambellina di acido disinfettante, la camera è senza finestre, mi sveglio in piena notte per rimuoverla, vista l’aria ormai irrespirabile!

Yangon, 27.XII.2011

Alle 6:30 è Teo in persona a prendermi, con l’autista del taxi di ieri, un suo cugino, nel tragitto fino gli aerei vuole rassicurarsi che io sia stato bene, che tutto sia stato di mio gradimento, che voglia fargli una buona recensione, “sul sito dei Turisti per Caso!” mi raccomanda. Sto per lasciare la Birmania alla volta della Cambogia, mi di questa vi ho già reso conto. Oggi il sole sembra volere splendere come ieri non ha fatto, io sono immerso in mille pensieri, soprattutto penso al benessere che la visita di questo Paese mi ha offerto, ultimo visitato di tutta l’Indocina, è una gemma preziosa da portare nel cuore. Finale. Alla fine di un percorso, inevitabilmente si pensa a quando questo è iniziato, ed in modo implicito i pensieri divengono un bilancio di quanto fatto. Concludere la visita dei cinque Paesi che compongono l’Indocina, ha un retrogusto dolce ed amaro. Dovessi tornare, potrei solo aggiungere sfumature e dettagli ad un quadro già dipinto. Non si mette mano però, ad un’opera che si ritiene già compiuta. Così, posso solo dirvi che le esperienze vissute in questa parte di continente, sono state di una emozione da vertigine. Sono cresciuto, non solo per il tempo impiegato, ma per tutte le sedimentazioni di esperienze che sono oggi tasselli di vita vissuta. Migliaia di chilometri, migliaia di persone, migliaia di pensieri ed immagini portati a casa. Nell’impossibile classificazione su quale Nazione sia più o meno bella, la Birmania, e non per essere stata l’ultima ad essere, comunque è il compendio ideale per una magnificenza di sorrisi e di natura che conclude il lungo percorso. Forse l’insegnamento più prezioso, è stato l’imparare a non avere aspettative, comunque queste non trovano mai corrispondenza nella realtà. Credo nella vita possa servire. Quanto vi ho raccontato in questi anni, non esiste più. La crescita economica e sociale di Birmania, Cambogia, Laos, Thailandia e Vietnam, fa si che quanto ho scritto, sia ormai obsoleto. L’evoluzione è mensile, ad ognuno lascio l’incombenza di vivere e trasmettere questo progresso; viaggiate, fatelo solo e sempre con il più grande rispetto e con il cuore in mano. Con riconoscenza verso tutti.

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Bibliografia

Myanmar (Burma) ed. Lonely Planet english edition 2006

Diario:

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“Cuba Expedition – Fra Amore ed Odio” ed. 2002 “South India Tour Remastered” ed. 2004 “Casamance in solitario Con cuore ed occhi di cristallo.”ed. 2007 “Cambodia, South Vietnam, Mekong.” ed. 2008 “Saigon e il delta del Mekong” (estratto) ed. 2008 “African Emotions – Gambia e Casamance” ed. 2010

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Fabrizio Carbognin facit proprietà letteraria riservata scritto in Birmania nel decembre 2011 pubblicato in proprio nel gennaio 2012 diffuso a titolo di scambio culturale l’autore declina ogni responsabilità per qualsiasi uso dei contenuti. Per utilizzo non domestico chiedere autorizzazione scritta



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