Istanbul, un minestrone turco
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Partiamo il 28 dicembre 2011 da Bergamo con un volo della Pegasus, decolliamo alle 14.20 e ci lasciamo alle spalle il panorama delle nostre alpi, e puntiamo dritti verso est. Voliamo sopra l’Istria e la Dalmazia, entriamo nei cieli della Bosnia, sopra la Serbia e la Bulgaria. Finalmente dopo due ore atterriamo all’ aereoporto di Sabiha Gokcen nella parte asiatica della città. Dopo il controllo dei passaporti usciamo e troviamo subito il nostro autista dello shuttle che esibisce i nostri nomi, e che ci porterà all’hotel ( prenotato via internet 10 euro a persona – door to door comodissimo). Ci chiede di aspettarci dentro il terminal vicino ad una caffetteria. Ma io e Suzi essendo fumatori “abbandoniamo” Jasmine con il bagaglio e usciamo a respirare un po’ di ossigeno, non l’avessimo mai fatto, purtroppo una volta usciti per rientrare nel terminal devi rifare un controllo dogana, panico…. Rifai la coda, togli cappotti, cinture oggetti metallici ecc ecc… Aiuto, dove sono capitato… è questa la Turchia che vuole a tutti costi entrare in Europa, sembrava di essere al JFK di New York dopo l’11 settembre. Poi scusate, ma io pensavo che la Turchia fosse il paradiso dei fumatori! Tutt’altro… anche qui è arrivata la scure della ghettizzazione dei fumatori… ahimè un sogno infranto! Detto questo prendiamo lo shuttle e in un traffico infernale vediamo per la prima volta la città, che dire, un susseguirsi di quartieri periferici simili a tutte le altre città del mondo. Arriviamo all’”Hotel Historia” verso le 20.00, piccolo albergo nella centralissima Istanbul, dietro la moschea blu. La sorpresa più bella è la stanza. Ci danno le chiavi della “101” ed io penso che bel numero, il facchino prende le valige e ci invita nella lift, e ad un tratto si scende! Ma come, dove ci mettono, in cantina? Sapevo che Istanbul è costruita sopra un sali e scendi di colline, ma non avrei mai pensato di scendere cosi in basso… Ebbene sì, scendiamo di due piani e poi percorriamo una scaletta a chiocciola arredata con nicchie di marmo con candela centrale… e sempre più giù arriviamo alla nostra stanza.
Rimango senza parole, ma dove siamo? Vado subito alla finestra, ma è quasi impossibile vedere fuori, una grata di ferro nasconde il fatiscente panorama… siamo al piano terra in una via angusta fiancheggiata da “case” in legno che da noi sarebbero adibite a stalle o pollai!
Cerchiamo di coprire spifferi freddi che arrivano da sotto il letto (?) tirando le tende piene di polvere da far lacrimare gli occhi… Non c’è spazio nemmeno per spostare il letto. A questo punto ci adattiamo e decidiamo di chiamare la nostra stanza con un nomignolo che le si addice “ tugurio”.
Ci viene fame, e allora usciamo nel nostro quartiere che ci consola per la sua atmosfera “New Orleans”.
Non avendo cambiato gli euro all’aereoporto dobbiamo scegliere un posticino dove si può pagare con la carta di credito, ecco Mc Donald’s, entriamo. Chiediamo se si può pagare con la carta, e al di là del banco tre insulsi ragazzini ci rispondono prima di si, poi di no, poi “no – problem” … poi There is a problem…… Alura!? Usciamo un po’ incavolati imprecando in dialetto bergamasco, cosi che nessuno possa capirci.
Al di là della strada Suzi vede un ristorantino self service, entriamo e cominciamo a scegliere varie pietanze made in Turchia… dall’aspetto molto invitanti, una miriade di verdure in tutte le salse con spiedini di carne di vitello pollo ed agnello. Jasmine sceglie del pollo con del riso, io uno spiedino di pollo con patate bollite all’ aneto e melanzane in maionese, Suzi la temeraria un cocktail di verdure maionesate, per capirsi un minestrone…. (54 TL in 3)
Alla fine a parte le melanzane (orribili) e le fogliolina ripiena (piu’ che orribile) puliamo i piatti e contenti usciamo un po’ tristi al pensiero che dovremo passare la notte nel nostro tugurio. Camminando verso l’hotel vediamo molti gatti, uno più bello e paffuto dell’altro, che bello!!! Istanbul comincia a piacermi… ma il regalo più suggestivo ce lo offre la moschea blu illuminata con la mezza luna in cielo, it’s great!
29 DICEMBRE 2011 giovedi’
Il secondo giorno inizia alle 7.30 almeno per me, vi dico questo perché Suzi e Jasmine appena apro gli occhi mi dicono: hai sentito stamattina il muezzin? Io, infedele, rispondo… chi? Il muezzin aveva una voce rauca e tenebrosa, probabilmente il nostro tugurio amplifica il tutto… ma credetemi non stiamo esagerando. “Da pelle d’oca” dice Suzi.
Infatti ci laviamo e vestiamo velocemente tanto è la voglia di uscire da quella orribile stanza. Facciamo una buona colazione e partiamo per il nostro primo tour, capitiando all’ippodromo romano, oggi una bella piazza (con la colonna serpentina e l’obelisco egizio) dove si affacciano alcuni nobili palazzi e la già citata moschea blu. Leggo dalla nostra guida che quando Istanbul era Costantinopoli, in questo ippodromo troneggiavano i quattro cavalli bronzei più famosi al mondo, depredati dai veneziani nel XIII secolo, oggi sono nella Basilica del Santo della città lagunare… che peccato?!..hi…hi…hi…
Entriamo nella MOSCHEA BLU, dobbiamo togliere le scarpe e sia Suzi che Jasmine per rispetto all’islam coprono il capo con un foulard (ti danno un sacchetto di plastica per le scarpe). Apprezzo molto che in Turchia si possa dare la possibiltà a noi occidentali di entrare in un luogo di culto islamico, uomini e donne di qualsiasi religione, come del resto facciamo noi cattolici nelle nostre chiese. L’interno di questa moschea è un susseguirsi di tantissime piastrelle blu di IZNIK ( ecco da dove ha preso il nome) con decorazioni di piante e fiori, bellissimi tappeti e stupendi lampadari che arrivano quasi a toccare il suolo. Purtroppo non conosciamo l’islam e quindi girovaghiamo come tre zombi senza una minima nozione del posto, vediamo il tutto come se fosse un museo o un palazzo e non come un luogo di culto. Dopo una mezz’ora usciamo e decidiamo di visitare il simbolo di Istanbul, la basilica di Santa Sofia, ma vediamo una lunga coda che ci fa cambiare idea e quindi optiamo per la Cisterne romane Yerebatan (10 TL cad.). Scendiamo una ripida scala e ad un tratto ci troviamo di fronte uno spettacolo mozzafiato… siamo sotto un soffitto eretto da centinaia di colonne romane (ben 336) in mezzo all’acqua, le luci soffuse ed il suono di un flauto dolce rendono lo spettacolo ancora più magico, e percorrendo una lunga passerella ammiriamo questa meraviglia architettonica sotto la città. Una volta usciti alla luce del sole, estasiati dalla precedente visita, pranziamo e poi ci incamminiamo verso il mare di Marmara, a sud del centro. Visitiamo la piccola Aya Sofia, una vecchia chiesa oggi moschea, entriamo e vediamo alcuni fedeli che pregano, sentiamo i muezzin da tutti i minareti della città che diffondono la loro preghiera che comincia a piacerci, a differenza di stamani quando ci sembrava tetra e cupa…
Torniamo nel nostro tugurio e decidiamo di chiedere alla reception del nostro hotel se ci possono cambiare stanza, anche perché a questo mondo più rompi le scatole e più ottieni dei risultati, quindi proviamo chissà che magari ci rifilino una suite con vista Bosforo! Ci rispondono che al momento sono tutte occupate, ma al massimo domani faranno di tutto per accontentarci…. sarà vero? Mah..!
Nel pomeriggio puntiamo dritti verso il famoso stretto appena citato, vediamo la “Central station”, Sirkeci Gar e qui direte tutti …kissenefrega.. è no….,è importante sapere che qui arrivava il famosissimo Orient express che da Parigi fino a Venezia finiva la sua corsa sulle rive del Bosforo. Diciamo subito che è una zona movimentata, traghetti, navi e piccole imbarcazioni fanno da scenario a questo angolo di Istanbul.
Ma ecco il famoso ponte di Galata dove numerosi pescatori gettano le loro lenze alle foci del Corno d’oro sperando che qualcosa abbocchi, il tutto con il disappunto di Jasmine che percorrendo il ponte piange vedendo i pesci boccheggiare pronti per una eventuale frittura.
Ci fermiamo in mezzo al ponte ad osservare il traffico di navi e traghetti che smuovono le acque di questi mari, Jasmine toglie un braccialetto dei desideri e lo getta in acqua esprimendo il suo desiderio… Io e Suzi non possiamo che augurargli tutto l’amore di questo mondo, poi sicuri del fatto che in un posto cosi, sicuro si avvera! Noi all’età di Jasy potevamo permetterci solo l’Adriatico o il wc…
Fatto questo ci incamminiamo verso il Bazar Egiziano (o delle spezie), cerchiamo di entrare ma è impossibile, varchiamo anguste strettoie dove vendono qualsiasi cosa, ad un certo punto ci troviamo in un mercato di abiti da sposa… terribile!
Suzi comincia a sentire le sua ernia, il percorso acciottolato difatti è in salita e sconnesso, quindi dobbiamo trovare un posto a sedere, vediamo un kiosko e ci sediamo a bere del tè e del caffè turco… bleah!! (pero’ la chiccherina era very oriental!)
Delusi dalle “ciofeche” del posto scegliamo l’internazionale “Starbucks” per Suzi e Jasmine té e torta alle carote, mentre per me in un market locale trovo dell’ottima birra con alsaziani da sgranocchiare in camera come cena.
Arriviamo in tugurio stremati e dopo la cena fai da te crolliamo nel letto prima delle dieci di sera….
30 DICEMBRE 2011 venerdì
Il terzo giorno ci svegliamo presto, siamo più carichi del solito , saliamo dalle nostre catacombe per fare colazione, per poi fiondarci fuori per visitare Santa Sofia, siamo tra i primi e facciamo pochissima coda. (20 TL cad.)
Oggi la basilica è un museo, appena entrati abbiamo potuto ammirare gli interni di questo luogo di culto del passato… prima chiesa e poi moschea. Strano camminare su questi marmi accompagnato da un gatto tigrato che ti fa le fusa, alzi gli occhi e vedi alcuni pezzi di mosaico raffiguranti la madonna con il Gesù bambino e alcuni Santi. C’è anche una colonna “miracolosa” che inserendo il pollice nel buco e se facendolo ruotare “suda”, curerebbe ogni male… per scaramanzia ci proviamo tutti e tre. Decisamente grandiosa, mi sembra di essere nella basilica di San Marco a Venezia, veramente bella! Quando usciamo decidiamo di cercare l’ufficio postale per prendere dei francobolli per le cartoline da spedire in Italia, ci viene sete e ci fermiamo in un bar dove ci gustiamo del succo di melograno fresco, cosa che ad Istanbul trovi in ogni angolo, torniamo in albergo e abbiamo una bellissima sorpresa! Ricordate la suite sul Bosforo, non sarà una suite ma la direzione del hotel Historia ci cambia la stanza… la numero 401 al piano reception con una bellissima vista sul canale che unisce il Marmara al mar Nero… con tavolo e panche in un delizioso abbaino; che dire…
Felici come delle Pasque sbaracchiamo dalle anguste catacombe e saliamo ai piani alti in una stanza luminosissima e spaziosa e per festeggiare decidiamo di pranzare in un piccolo locale tipico vicino al hotel. Ci accoglie un garbato signore turco sulla sessantina che noi chiameremo “l’alpino”. Ci sentiamo subito a nostro agio e apprezzando il suo favoloso kebap, riso spiedini e verdure grigliate ci sentiamo quasi di casa, chissà perché…. (43 TL in 3 persone). Dopo pranzo volevamo visitare il famoso palazzo di Topkapi, meglio conosciuto come la residenza del sultano, ma ci aspetta la solita coda turistica pomeridiana, quindi decidiamo di andare al museo archeologico, (10 TL cad.) prima però percorriamo una bellissima strada fiancheggiata da belle case, dove risiedono o hanno alloggiato personaggi illustri della Turchia di ieri e di oggi. Entriamo nel museo, premetto che io rifiuto tutto ciò che è antecedente al medioevo e quindi lo percorro con riluttanza… (Suzi dirà che sono blasfemo). Vediamo la classica tipologia di reperti, cocci e sassi che trovi in qualsiasi museo archeologico del mondo. Trovo interessante una mostra topografica con foto, cartine e stampe sulla città, prima di Bisanzio, poi di Costantinopoli e ora Istanbul. Sono le quattro del pomeriggio, visto che abbiamo una bellissima stanza, godiamocela… ci torniamo per un riposino pomeridiano per poi uscire alle luci della sera.
Facciamo la spesa, compriamo del kebap take away, dolci alle fragole con gelato colloso e non freddo (?) e saccottini alla pasta di mandorle. Da bere birra locale per me e per le signore il “sahlep” bevanda calda del Sultano fatta con latte vaniglia, miele e spezie (2 TL – grazioso il venditore con mega teiera dorata che sbuffa vapore profumato!) e ci ributtiamo nella nostra stanza, come se volessimo compensare il tempo perduto nel tugurio.
31 DICEMBRE 2011 sabato
Quarto giorno e ultimo dell’anno, dopo colazione voliamo verso il Topkapi (20 Tl cad.) così da essere i primi, è vero se arrivi verso le nove del mattino trovi pochissime code. Entriamo nel palazzo e per prima cosa visitiamo l’harem, (15 TL biglietto a parte che si acquista nel cortile interno del Topkapi) dove il sultano viveva con le sue mogli, stanze magnifiche, giardini e fontane, poi ammiriamo le numerose sale dove sono esposti i tesori e i gioielli della corte.
Avendo fatto il pieno di pietre preziose, zaffiri, smeraldi e rubini ad un certo punto usciamo e finalmente visitiamo un altro luogo “cult” di Istanbul, il Gran Bazar, che spettacolo! Un labirinto di vie al coperto stracolmo di mercanzie, qui trovi di tutto, dalle spezie alle stoffe ai souvenir per tutti i gusti, ci viene subito in mente la nostra amica Gloria che qui troverebbe pane per i suoi denti. Facciamo qualche acquisto e girovaghiamo senza meta anche per ammirare l’affascinante minestrone di gente che lo percorre in lungo e in largo, fuori comincia a piovere ma ben equipaggiati ci spostiamo verso l’università e più precisamente per vedere un’ altra moschea, quella di Solimano. Suzi e jasmine entrano scalze e a capo coperto, io decido di non entrare preferendo la compagnia di un bellissimo gatto. Ritorniamo in hotel per scaldarci un pò, anche per meglio affrontare la serata dell’ultimo… (Suzi acquista dei dolci sciropposi e deliziosi “baclavà”). A parte Jasmine che per la sua età ha tutto il diritto di pensare che l’ultima notte dell’anno è magica, per me e Suzi già attempati non organizziamo nulla, quindi non avendo prenotato nessun cenone o altro, chiediamo in reception se in qualche piazza della città organizzano qualche festa o sparano i fuochi come succede in buona parte del mondo. Ci dicono che ad Eminou, vicino al ponte di Galata fanno qualcosa. Sotto una pioggia incessante ci dirigiamo alla meta, prima però ci fermiamo in un ristorante per gustarci dell’ottima zuppa calda alle lenticchie e per Jasmine una pizza super piccante con immancabili peperoni lunghi verdi… (29 TL in 3, pochissimo). Arriviamo al porto e scopriamo che non c’ è anima viva…. sentiamo il richiamo in lontananza “Busfuru… Busfuru…” sembra Caronte che invita i condannati nel loro ultimo giro… Sarà la pioggia o forse ai Turchi non gli frega un bel niente, vediamo che qui viene organizzato l’ultimo solo per i turisti, a parte i ristoranti o gli hotel di lusso pieni di gente che mangia e beve, nessuno fa niente… Poco male, pensiamo che sarebbe carino festeggiarlo su un traghetto lungo il Bosforo, ma siamo arrivati troppo tardi, e tutte le navi sono partite!
Amen, torniamo nel nostro quartiere, giusto in tempo per la mezzanotte…
5…4…3…2….1….boom!!!
Ci abbracciamo augurandoci un bellissimo 2012, e allo stesso tempo in una laterale del nostro albergo vediamo centinaia di turisti che escono dai loro alberghi urlando e cantando sotto una pioggia di fuochi artificiali…. ballerine danzano sui tavoli la danza del ventre… wow! E noi che avevamo girato mezza città e la festa era dietro l’angolo! Dopo mezz’ora tutto torna tranquillo e la città di Bisanzio si addormenta come se fosse una notte normalissima, anche noi torniamo nella room e ci addormentiamo subito.
IYI YIL! (buon anno! – pron: i-iella)
1 GENNAIO 2012 domenica
L’indomani prendiamo il tram che ci porterà nel quartiere di Taksim, per capirsi la nuova zona di Istanbul. Dopo il tram avremmo dovuto prendere una funicolare per salire nella piazza principale, ma nessuno di noi la vede. La facciamo tutta a piedi “accarezzati” da un vento gelido che pensiamo arrivi dritto dalla Russia… Suzi pur essendo atea con la sua ernia dolorante comincia ad intravvedere alcune icone di Madonne e Santi, ma piano piano arriva in cima. Vediamo un lungo serpentone di gente lungo questo corso, Istiklal caddesi, dove si affacciano numerosi negozi di stampo occidentale…Zara, Sephora, Intimissimi, Gap, ecc ecc. Un tram storico la percorre tutta (si vede anche nei film). Facciamo anche noi il classico giro, Jasmine entra in uno shop dove vendono abbigliamento da teenager, prova cinque paia di jeans, secondo me bellissimi, ma si sa che a quell’età si cerca sempre l’eccellenza, quindi convince mamma Suzi per un acquisto di un paio al ritorno a Bergamo in un famoso negozio trendy. Ci fermiamo da Mc Donald’s per uno spuntino e più tardi da Starbucks, per poi arrivare alla famosa Torre di Galata, (bella!) costruita dai Genovesi parecchi secoli fa, facciamo una marea di foto, il sole comincia a scendere, e quindi pensiamo a cosa potremmo vedere prima di tornare a casa. Visto che siamo vicini scegliamo di riaffrontare il Bazar Egizio, troviamo meno gente dell’altro giorno e allora ci addentriamo in questo bordello di mercanzie orientali… spezie e profumi ci riempono le narici fino alla nausea. Prima di ritornare in hotel ci fermiamo in un market per spendere gli ultimi spiccioli, acquisterò il “Raki” famoso liquore turco all’anice. Siamo agli sgoccioli della nostra vacanza, per finire in bellezza non possiamo fare altro che uscire a cena in un ristorante tipico. Sulla nostra guida ci dicono che si mangia molto bene in alcuni locali dove in vetrina trovi una donna vestita da “panettiera balcana” che prepara delle piadine su una piastra rovente. Aggiudicato… andiamo da “The han”, ordiniamo un antipastino fritto con del formaggio locale ketchup e maionese (?) e un’abbondante piatto di verdure stufate con della carne (tipo hamburger tritato), buono… Jasmine sceglie una bistecca con del riso e patatine fritte. Il tè caldo alla mela sembra quello dei cartoni di succo al supermarket. Insomma una trappola per turisti! Il tutto con prezzi europei! (ben 135 TL in 3). E del pane cotto in diretta dalla “panettiera” neanche l’ombra… Torniamo in stanza e cominciamo a preparare le valige, il tempo è volato e domani mattina presto dovremo prendere l’ aereo che ci riporterà a casa, sentiamo per l’ultima volta il canto del “muezzin” come se ci dicesse arrivederci. Concludo sempre dicendo la mia opinione sulla vacanza appena trascorsa…
Istanbul non mi ha stregato, come tanti mi avevano detto, sì è una bella città, ma io la immaginavo più orientale e misteriosa… ma il nostro trio collaudato ha trasformato questi giorni in un piacevole minestrone turco.
Ciao Alberto, Suzi e Jasmine
CONSIGLI UTILI
· Shuttle door to door a soli 10€ a persona a tratta, pagabili direttamente all’autista e prenotabile tramite internet nel sito: www.sabihagokcenairportshuttle.com – efficenti e poco costoso.
· Valuta: 100€ = 240,00 TL lire turche ovvero ogni 10 TL sono 4€ circa.
· Sicurezza personale: mai avuto problemi, ci siamo sempre sentiti sicuri anche la sera, sono molto tolleranti verso gli stranieri anche quando entri nelle moschee.
· Santa Sofia e Topkapi si paga sempre in lire turche. Inoltre meglio visitare la mattina per evitare code kilometriche. (l’harem chiude prima nel pomeriggio).
· Le moschee sono con entrata gratuita. Non tutte forniscono un sacchetto di plastica per le scarpe. Le donne devono coprire il capo.
· Tram: 2TL cad. Il gettone si acquista nei negozi vicino alle fermate (comunque Istanbul si gira benissimo a piedi)
· Cibo: … non ci sono molte varietà ma si spende pochissimo! (tranne nei ristoranti per turisti!)
· Capodanno: non c’è nessun evento particolare. Conviene prenotare in un ristorante. Quello piu’ vivace nella via dei ristoranti dietro la Moschea Blu era il Magnaura che nonostante il menu caro (min 65€ con bevande alcoliche) l’intrattenimento era super! (col senno di poi l’avremmo fatto)
· Tours: non convengono. Spendi troppo e si gira benissimo da soli.
· Se volete acquistare del te’ alla mela… non prendete le scatolette che vendono ovunque perché è una polverina istantanea!
· Dolcetti di gelatina “lokum” ce ne sono ovunque.. sono buoni ma dolcissimi (un po’ stucchevoli).