Santiago de Compostela 2

Santiago di Compostela, un pellegrinaggio che non si dimentica
Scritto da: Maria.Bonanno
santiago de compostela 2
Partenza il: 15/06/2008
Ritorno il: 23/06/2008
Viaggiatori: 1
Spesa: 1000 €
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Ho già parlato dei miei pellegrinaggi. Sono stata a Gerusalemme e in Terrasanta, anni fa, con la mia famiglia, sono tornata a Lourdes quattro volte, a Fatima due, da Padre Pio tre o quattro, invece a Santiago di Compostela una volta sola e in compagnia di conoscenti ed amiche. Di quest’ultimo luogo ho un ricordo molto speciale, pur essendo stata una pellegrina che non ha fatto il cammino a piedi, come invece fanno migliaia di persone ogni anno. Vi giungemmo in pullman con aria condizionata, dopo avere attraversato buona parte del Portogallo, partendo da Lisbona e puntando verso Nord. Visitammo durante il percorso la città di Porto con le sue innumerevoli cantine di vino pregiato e giungendo a Santiago in una bella mattina di domenica del mese di Giugno. Il numero dei pellegrini ogni anno tocca punte altissime, perché è una delle mete del turismo religioso internazionale più frequentato. Anche il papa Giovanni Paolo Secondo, in occasione della Giornata della Gioventù nel 1989 percorse a piedi l’ultima parte del cammino.

Santiago è meta di pellegrini, a partire dal Medio Evo, fino ai nostri giorni. Tre erano le mete di pellegrinaggio che un buon cristiano doveva raggiungere nella vita: Roma, Terra Santa e Santiago.

San Giacomo era un discepolo di Gesù. Con la sua opera di evangelizzazione della Spagna si era spinto fino in Galizia. Poi era tornato in Palestina dove era stato decapitato. La tradizione racconta che i suoi discepoli, con una barca guidata da un angelo, ne trasportarono il corpo nuovamente in Galizia, per seppellirlo in un bosco. Nei secoli successivi di quella tomba si persero le tracce e la memoria. Nell’anno 813 l’eremita Pelagio, preavvertito da un angelo, vide delle strane luci, simili a stelle, su un monte e il vescovo del posto scoprì in quel luogo una tomba che conteneva tre corpi, uno dei tre aveva la testa mozzata ed una scritta: “Qui giace Jacobus, figlio di Zebedeo e di Salomé”. Si pensa che la parola Compostela derivi da Campus Stellae. Iniziarono così i primi pellegrinaggi alla tomba dell’Apostolo, prima dalla Spagna e poi da tutta Europa. La costruzione della Cattedrale, sopra la tomba del santo, fu iniziata nell’anno 1075.

Il giorno in cui vi giungemmo, facemmo la fila dietro diecine di persone che aspettavano il turno per entrare. Poi toccò anche a noi. Ciascun fedele, in segno di rispetto per il luogo sacro e per tutti i pellegrini dei secoli passati, appoggiava la mano ad una colonna centrale nel sagrato, in cui si vedeva distintamente un’impronta scavata nella pietra di un palmo e di cinque dita. La Cattedrale si preparava alla Messa domenicale e la maggior parte dei posti a sedere era già occupata da persone di tutte le età. Decidemmo di separarci e di prender posto finché ce n’era. Mi trovai seduta tra persone sconosciute, vicino ad una colonna in fondo alla chiesa. Da lì, in attesa della Messa, mi diedi un’occhiata in giro. Vidi un piccolo gruppo di giovani con scarponi e zaino sulle spalle entrare e sedersi a terra nella navata laterale, liberandosi del peso che avevano portato con sé. Erano pellegrini appena arrivati, dopo avere concluso l’ultimo tratto del cammino a piedi. Sembravano stremati. Poi notai l’enorme incensiere d’argento che veniva slegato da alcuni monaci dalla colonna a cui era appoggiato, e preparato per la funzione religiosa. Aspettando, recitavo in silenzio il rosario. Poi notai la giovane donna che mi sedeva accanto. Aveva una gonna verde, del tipo tirolese, arricciata in vita, un camicione bianco e ai piedi un grosso paio di calzettoni e ciabatte da uomo. Le chiesi in Inglese da dove venisse e se anche lei avesse fatto il cammino. Mi rispose che era anche lei una pellegrina. Era arrivata tre giorni prima e, dopo quella Messa, sarebbe ripartita in aereo. Veniva da Vienna e aveva impiegato tre mesi, sempre camminando, senza mai chiedere passaggio. Aveva fatto un voto. Era una mamma di tre bambini e aveva ottenuto una grazia per uno di loro. Col suo inglese per me facile, riusciva a trasmettermi la sua gioia e l’entusiasmo per l’ impresa portata a termine. Aggiunse che eravamo fortunate ad essere lì, quella mattina, a quella Messa, perché aveva saputo che una delegazione politica panamense aveva lasciato un’offerta alla Cattedrale e durante la celebrazione ci sarebbe stato in funzione l’incensiere. Infatti dopo pochi minuti incominciò la Messa e poi quel grande recipiente d’argento, in cui bruciava l’incenso, cominciò ad oscillare nella navata trasversale, facendo tutto il tratto da una parete all’altra, spandendo un profumo inebriante. Lo sorreggevano con grande sforzo otto monaci attaccati alla fune che li sollevava dal suolo. Era uno spettacolo sorprendente. Tutti i fedeli col naso all’insù. La nostra gita si concluse con la visita della città di La Coruna con le sue splendide spiagge facilmente raggiungibili dal lungomare, con la Torre d’Ercole costruita dai Romani che funge da faro, per facilitare la navigazione e con il magnifico paesaggio offerto dall’oceano che si infrange sulle scogliere spettacolari della punta più estrema della Spagna.

Anche molti pellegrini che avevano raggiunto il santuario di Santiago, fin dal Medio Evo si spingevano fino alle coste del Finister, dove la terra finiva e si apriva l’immensa distesa atlantica. Era la fine del mondo conosciuto di allora. Affaticati, ma appagati dal lungo viaggio, raccoglievano le belle conchiglie a forma di ventaglio e le portavano a casa, in segno di buon augurio. Con quelle conchiglie poi bevevano l’acqua dei ruscelli e delle fonti lungo la loro strada del ritorno a casa. La conchiglia nell’antichità aveva sempre raffigurato la metafora della nascita della vita. Nella mitologia, Venere era nata da una conchiglia. Nelle chiese, insieme alla fonte battesimale, una conchiglia metallica serve per attingere l’acqua santa da versare sulla fronte del bambino da battezzare. Quella conchiglia inoltre doveva essere cucita sul mantello o sul cappello del pellegrino, come simbolo da mostrare per avere raggiunto e visitato la tomba di San Giacomo, nella lontanissima regione della Galizia. Viene raffigurata nel segnale stradale, in aggiunta alle frecce gialle, lungo i novecento chilometri del percorso in terra spagnola, dai Pirenei, fino al raggiungimento della meta.

In uno dei numerosissimi negozi che si trovano in tutti i vicoli della città di Santiago di Compostela comprai un rosario di metallo i cui grani sono due valve chiuse di conchiglie, come souvenir del mio pellegrinaggio, il cui ricordo mi riporta la gioia e l’emozione provata allora e un benefico senso di amore per la vita e per il mondo intero.



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