Un mese in Australia 2
Quando le persone del nostro gruppo erano arrivate dall’Italia, dopo tante ore di volo, erano andate in camera a dormire. Di sera, al ristorante dell’hotel facemmo conoscenza e trovammo persone giovani che ci piacquero subito. Fra le coppie in viaggio di nozze ce n’era una che alloggiava nelle suite e aveva viaggiato in aereo in prima classe. Erano giovani, sui trent’ anni, e venivano da Ancona. Avevano un’agenzia di pompe funebri da generazioni. Non c’era mai stata crisi in quel settore. Furono presi in giro per tutto il viaggio. Comunque, anche loro facevano autoironia e si rendevano simpatici. Dopo Melbourne andammo ad Adelaide, un’altra città sul mare e da lì, con un breve volo, a Kangoroo Island. In quell’isola la cosa più normale che possa capitare è trovare canguri che saltano nei parchi, ai bordi delle strade e, di sera, all’imbrunire, nelle spiagge vedere migliaia di pinguini, di taglia piccola, uscire dal mare e tornare alle loro tane scavate nella sabbia, dove vanno a trascorrere la notte. I turisti debbono però fare silenzio, non fumare e non usare il flash delle macchine fotografiche. Inoltre nelle foreste di eucalipti sonnecchiano, abbracciati ai tronchi e incuneati nella biforcazione dei rami famiglie di Koala, minuscoli orsetti che si cibano unicamente di germogli teneri, unica loro fonte di sostentamento, rimanendo immobili per venti ore al giorno, gran parte delle quali dormendo.
La città più affascinante è stata Sydney, con parchi enormi pieni di alberi in fiore e di vegetazione stupenda. La sera andavamo a mangiare in bellissimi ristoranti con terrazze sul mare della baia. Il menu comprendeva soprattutto crostacei in quantità. Le aragoste sono abbondanti in quei mari e si trovano da mangiarne anche nei piccoli locali. L’unico che non approfittava di tanta bontà era Giampaolo che è allergico e mangiava solo pesci. Il giorno di Natale andammo a farci il bagno in una spiaggia famosa. Si chiama Bondi Beach. E’ bellissima e presa d’assalto da surfisti spericolati. Si fanno portare da onde impressionanti e stanno in piedi sull’acqua con le loro tavole, filando veloci in orizzontale, sotto la cresta. Quando finalmente l’onda si abbatte sulle loro teste, spariscono, per ritornare indietro a nuoto, sfidando la furia del mare.
Il giorno dopo Natale incominciavano i saldi di fine stagione. Davanti ai negozi lunghe file di persone aspettavano il turno per entrare a comprare, tutto scontato del 50%. Di pomeriggio andammo anche noi in un centro commerciale, pieno di addobbi natalizi e di bellissimi alberi di Natale in ogni angolo. Comprai magliette di ottima qualità e a buon prezzo. Sidney ha una bellissima baia dove c’è il Sidney Harbour Bridge, un ponte magnifico e il teatro dell’Opera House, un’icona per la città e per l’Australia intera. La sua caratteristica sono le vele che lo sovrastano e che di giorno risplendono al sole e di notte, illuminate da mille luci, si riflettono sul mare. I turisti affollano l’esterno dell’edificio per visitare la struttura e per godere del magnifico panorama. In televisione, tanti anni fa, avevo visto l’inaugurazione di quel teatro, alla presenza della Regina Elisabetta d’Inghilterra. Ricordo fuochi d’artificio stupendi a suon di musica della Nona Sinfonia di Beethoven.
Nel parco più grande, nel cuore della città, il Papa Giovanni Paolo II nel Luglio di quell’anno avrebbe fatto l’incontro internazionale della Gioventù, con oltre due milioni di giovani di tutti i continenti.
Dall’aeroporto di Sidney, qualche giorno dopo, partimmo alla volta di Alice Spring, per raggiungere il cuore del deserto australiano. L’attrazione turistica più visitata è Uluru Ayers Rock. E’ un imponente massiccio roccioso, visibile da diecine di chilometri di distanza, con un’intensa colorazione rossa che muta a seconda dell’ora del giorno e delle stagioni. E’ alto più di 800 metri, con un diametro di otto chilometri. L’alba ed il tramonto producono variazioni di colore molto spettacolari perché è costituito in larga parte da ferro, il cui caratteristico colore è dovuto all’ossidazione. E’ considerata una montagna sacra dagli aborigeni che ultimamente hanno vietato la scalata ai turisti che si arrampicavano sorreggendosi alle catene. La popolazione indigena, in seguito alla colonizzazione britannica, iniziata alla fine del 1700, è stata decimata del 90% da contagi di malattie, dalla perdita delle terre, ma anche da avvelenamenti di cibo e di acqua. Adesso vive nelle riserve, con un buon tenore di vita, tipico di tutti gli australiani.
Nel nostro programma c’era una visita di Ayers Rock, una volta di mattina al sorgere del sole e l’altra di pomeriggio, verso l’imbrunire. Dopo avere scattato innumerevoli foto al massiccio che cambiava di colore, dal rosso, al rosa, al giallo, fu l’ora dell’aperitivo ed, in seguito, della cena serale, “La sound of silence”. C’erano magnifiche tavole apparecchiate in mezzo al nulla, nelle sabbie rosse del deserto australiano. Poi ci sedemmo e mangiammo con gusto le varie portate, a base di carne e verdure al vapore di una ditta di catering. Quando si fece buio, rimasero a far luce solo le candele del centro tavola. Infine la nostra guida le spense e ci trovammo sorpresi del buio imprevisto, nella calda notte estiva. Ci indicò il cielo. Rimanemmo stupiti ed ammirati. Improvvisamente il blu si era illuminato di stelle che splendevano come diamanti. Erano miliardi. Mai viste così tante, così vicine tra loro, con tanta luce d’argento che pulsava e che ci illuminava. Con un raggio laser uno speaker incominciò a mostrarci i pianeti e le costellazioni dell’emisfero boreale, da quelli sopra le nostre teste a quelli più lontani, fino all’orizzonte, finché si riusciva a vedere. Uno spettacolo meraviglioso, tipico di tutti i deserti, dove non c’è inquinamento luminoso delle città. Quella notte stellata non la dimenticherò più.
Con un altro lungo volo raggiungemmo la costa di Cairns, una località balneare nel nord del Queensland. L’attrattiva principale sono le spiagge stupende in cui è vietato fare il bagno, a causa dei coccodrilli di acqua salata che infestano le coste dell’Oceano Pacifico. In brevi tratti, protetti da un sistema di reti, è consentita la balneazione, in una specie di piscina dentro il mare. Ma la cosa più bella in assoluto da vedere da quelle parti è stata la barriera corallina che è integra ed è la più lunga del mondo. Una mattina, col gruppo, ci imbarcammo su un grande catamarano e ci allontanammo dalla costa, navigando per ore. Attorno a noi solo mare aperto. Finalmente in lontananza si intravide qualcosa, come una grande zattera. Era una enorme piattaforma stabile e bene ancorata. Sbarcammo e trovammo un ristorante, un bar, un negozio di souvenir e bagni e spogliatoi in quantità. Per immergerci e fare snorkeling dovevamo indossare una muta, blu per gli uomini e celeste per le donne, di materiale sintetico, con cappuccio e guanti, che ci proteggessero durante l’immersione dal contatto con i coralli e con le creature del mare di tutte le specie . Ricordo che fu come entrare in un enorme acquario vivente, con maschera e boccaglio. Potevamo perfino accarezzare i pesci di tutte le dimensioni e di tutti i colori che si avvicinavano incuriositi a guardarci. Nuotavano silenziosi in mezzo ai blocchi di corallo bianco dalle più svariate forme e dimensioni e i pesci sembravano gradire la nostra presenza. Non avevo la macchina fotografica subacquea per fotografare quello spettacolo che si può vedere attraverso il vetro di un acquario. Dopo, finito di fare snorkeling, facemmo l’esperienza del batiscafo, con le pareti di vetro. Viaggiava a tre o quattro metri sotto il livello del mare e seguiva alcuni pesci multicolori che si rincorrevano e sembravano giocare con noi. Era un mondo affascinante, ricco di meraviglie, di creature colorate, grandi e piccole, di vegetazioni fluttuanti, di sciami di pesci, di distese di gorgonie, ricci, spugne dalle mille forme e dimensioni. Scattai tante foto da scaricare completamente le pile della mia Canon, nel giro di mezzora. In quella bella località di mare, in un hotel di lusso festeggiammo la notte di Capodanno. Dal terrazzo del ristorante ammiravamo i fuochi d’artificio che si incrociavano lungo tutta la costa e si riflettevano sul mare, con uno spettacolo fantastico. Dopo qualche giorno di completo relax in quella spiaggia lunga e piena di magnifiche ville sul mare, con un altro volo giungemmo a Darwin, una moderna città al Nord, con clima tropicale e un importante centro portuale e turistico. Durante la seconda guerra mondiale un feroce attacco giapponese provocò numerosissime vittime tra i militari della flotta e gli abitanti. Anni dopo, nel 1974 è stata semidistrutta da un ciclone, ma è stata ricostruita ed è diventato un moderno centro turistico e commerciale. Visitammo un importante museo dell’Aviazione militare e dopo andammo, con un safari fotografico, alla ricerca di coccodrilli di acqua salata di cui abbondano le coste circostanti che hanno vegetazione tropicale magnifica. L’hotel dove risiedemmo, in mezzo alla giungla, aveva la forma di un enorme alligatore. L’ultima tappa del nostro soggiorno australiano fu Brisbane dove rimanemmo, dopo avere salutato il nostro gruppo che tornava a casa. Non c’erano posti in aereo per noi che avevamo prenotato per ultimi, così prolungammo la vacanza di due giorni, visitando il centro città con grattacieli sul mare e facendo bagni nella piscina dell’hotel con Spa e idromassaggi nelle vasche super attrezzate. Dell’Australia ci portammo nella memoria ricordi indelebili, per i suoi spazi immensi, per i tramonti indimenticabili, per i suoi animali unici al mondo, per la barriera corallina, per l’equilibrio tra le diverse etnie, per la cultura aborigena, per le Università all’avanguardia. Mi è rimasta anche nel cuore e spero che l’amore per quella terra lontana, attraverso queste mie pagine, possa trasmetterlo a chi le leggerà.