Vietnam e Cambogia II parte
PHNOM PENH
Dopo 7 ore di cui 6 di navigazione e un’ora per le formalità doganali arriviamo a Phnom Penh. Risalendo il fiume verso Phnom Penh notiamo il diverso modo di vivere dei cambogiani rispetto ai vietnamiti, i cambogiani costruiscono palafitte lontane dalla riva, i vietnamiti costruiscono palafitte direttamente sul fiume, le case sono su un unico piano direttamente a contatto con la terra con il risultato che l’umido le assale velocemente, insomma in Cambogia notiamo uno stile di vita piu’dignitoso. A Phnom Penh l’infaticabile Ines prosegue per Siem Reap altre 7 ore di pullman costo del passaggio 15$ con Mekong Express, comprato a Chau Doc, noi invece preferiamo fermarci qui, per interrompere il viaggio e per vedere una prima parte di questa città. Pernottiamo sulla 144 Preah Ang Hassakan presso la guest house Velkommen gestita da un ragazzo tedesco, camera spaziosa, pulita, confortevole con aria condizionata posizionato in zona strategica per la visita dei maggiori centri d’interesse. Prezzo 17$, per 2 senza colazione. Consigliata per una sistemazione “no frill” ma confortevole. In mezza giornata riusciamo a vedere tutto il lato nord di Phonm Penh. Rimaniamo molto colpiti dalla diversità rispetto al Vietnam qui tutto è molto più curato, il lungo fiume è tenuto bene, sembra un quasi un litorale europeo, ci sono anche le solite zone depresse ma si nota chiaramente che è un paese in forte sviluppo. La mattina successiva si parte alle 8:30 destinazione Siem Reap; abbiamo scelto di viaggiare con la Paramount Ankor Express 10$ a persona per un viaggio che dura 7 ore, la partenza è prevista davanti alla loro agenzia che si trova sulla 102. La strada è terribile, per un tratto cammina tra due lagune è una strada bianca tra buche e ciottoli è un continuo saltare poi finalmente si ritrova l’asfalto e il viaggio è un po’ più confortevole. Ci rendiamo conto della motivazione delle sette ore di viaggio, ci vuole un’ora ad uscire dalla città poiché è un continuo fermarsi a caricare gente e mercanzie. Il pullman è a due piani ma il piano terra è senza finestrini ed è destinato al carico di ogni tipo di merce da motorini a cancelli, le persone stanno al piano superiore. Per tutto il tragitto si vende, si baratta in continuo, persone scendono si scambiano la merce con altri nel mezzo del niente e risalgono. E cosi passa il tempo, a metà strada facciamo una sosta in una specie di “autogrill” mentre gli autisti approfittano per lavare il pullman, i clienti mangiano in una sorta di ristoro noi compriamo un po’ di frutta e usufruiamo di bagni terribili.
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SIEM REAP
Arrivati a Siem Reap il capolinea è un’autorimessa in mezzo a una baraccopoli un pò distante dal centro. Un cancello tiene fuori l’assedio dei tuk tuk. Dentro ci sono solo quelli “accreditati”, tra questi quello mandatoci dall’albergo. Qui a Siem Reap ci fermiamo 4 notti abbiamo scelto di pernottare al Golden Temple Villa, 250 mt dall’Old Market, l’aggettivo che si può usare per questa struttura è curato; niente è lasciato al caso se poi si pensa al livello della struttura che sta nella fascia medio-bassa diventa un piccolo gioiellino, nella sala colazione/ristorante sono sempre disponibile banane e tè gratuiti. Un piccolo giardino che sembra un boschetto divide la struttura dalla strada. La camera è confortevole, pulita e arredata con gusto. Nel prezzo sono inclusi 30 minuti di massaggi, che ovviamente apprezziamo. Inoltre a disposizione del cliente ci sono le biciclette gratuite per tutta la durata del soggiorno. Siem Reap è molto organizzata e piacevole, durante il soggiorno ci siamo concessi tutte le sere, prima del sonno, un ciclo di massaggi in centri benessere sempre diversi, in tutti ci siamo trovati benissimo. Quello piu’ raffinato è stato il Frangipani Spa, prezzi sopra la media, ma meritati. Per la cena c’è ‘imbarazzo della scelta, oltre ai soliti locali presi d’assalto dal popolo della Lonely ci sono molti altri posti dove si sta bene comunque. Il giorno successivo all’arrivo, alle 8:30 siamo partiti con le bici, destinazione il sito di Angkor, l’albergo ci ha fornito anche una piccola guida del sito. Sempre grazie al wi-fi (anche in Cambogia è gratuito ma, protetto da password quindi tutte le volte la devi chiedere, anche se poi impari che utilizzano sempre le stesse 1234567890 o il nome del ristorante, albergo, bar) facciamo una ricerca sulla strada più breve e meno trafficata, dopo 8 km arriviamo all’ingresso del sito dove c’è un check-point e ci viene detto che il biglietto d’ingresso andava fatto in un apposito ufficio appena usciti da Siem Reap e non c’è possibilità di farlo li. Siamo un pò contrariati perchè ci accorgiamo che anche qui cercano di spillarti del denaro perche guarda caso c’è giusto giusto uno che per 10$ è disposto a portatici in auto… Non siamo gli unici che hanno fatto lo stesso errore, del resto lungo la strada NON c’è nessuna indicazione. Mal di poco torniamo indietro, questa volta chiediamo indicazioni e dopo 3 km con non poca difficoltà troviamo la biglietteria che non è all’uscita di Siem Reap ma circa metà strada sulla strada principale di accesso al sito. Costo del pass per tre giorni 40$ a persona. Per il primo giorno avevamo pensato di iniziare a vedere i templi minori riservandoci così l’impatto con i più maestosi che rendono piu’ “insignificanti” gli altri; poi però considerato che il tempo era fantastico e il giorno dopo non sapevamo come potesse essere abbiamo optato per vedere quelli più belli con la miglior luce. E’ stata un’ottima scelta. Abbiamo visto Angkor Wat-Angkor Tom- Bayon-Thommanom- Ta Keo-Ta Prohm facendo cosi l’anello piccolo, purtroppo a Angkor Tom è finita la batteria della Nikon… A fine giornata il Gps segnava 43 km. Il giorno successivo decidiamo quindi di tornare a Angkor Tom per fare le foto di rito, facendo piu’ o meno la solita strada e tornando a gustarci i templi che c’erano piaciuti di piu. Senza togliere niente agli altri il Bayon e il Ta Prohm ci hanno veramente entusiasmato. In totale in due giorni di visita abbiamo percorso 80 km con condizioni climatiche pesanti, nel mezzo del giorno faceva molto caldo, Il terzo giorno ci rimaneva il grande circuito dove ci sono i siti minori, che in bici non ci sentivamo di fare e penso non ci saremmo neanche riusciti, l’alternativa era il tuk tuk unendosi inevitabilmente alle “carovane” che sistematicamente si creano. Dopo una riflessione consideriamo che il nostro interesse non è quello di un “archeologo” e considerato che il giorno dopo ci aspetta una levataccia e 7 ore di barca per andare a Battambang decidiamo di concederci una giornata di intero cazzeggio a Siem Reap.
PHNOM PENH
Di buon’ora partiamo per Battambang. Abbiamo scelto di percorrere questo itinerario con la barca in quanto avevamo letto che era molto suggestivo, infatti, è stato all’altezza delle attese, anche se poi ci hanno spiegato che dipende dalle stagioni e che in novembre effettivamente da il meglio di sé. Passa il solito pulmino a prenderci direttamente in albergo, non è puntualissimo in quanto l’ora di partenza è per tutti la stessa ma in effetti deve raccogliere tutti i clienti nei vari alberghi. Percorriamo strade bianche per circa un’ora per poi raggiungere un villaggio da dove partono le imbarcazioni per Battambang; qui fanno tappa diverse agenzie pertanto c’è un vero e proprio assalto al posto a sedere. Purtroppo i nostri zaini sono scaricati tra gli ultimi per cui noi arriviamo all’imbarco che ci tocca solo un posto a sedere io mi “accomodo” su una panca sopra al motore, c’è anche chi gli va peggio perchè non gli rimane che il tetto dell’imbarcazione… 6 ore sotto il sole cuocente non deve essere piacevole. Durante il viaggio però anch’io “usufruirò” del tetto in quanto stare seduti sul motore fa anche più caldo. La barca è un vero rottame, in effetti impiegherà 9 ore, perché rimaniamo fermi 4 volte per guasti al motore, un ragazzo khmer ci ha detto che in certi periodi dell’anno impiega anche 12 ore per il solito tragitto in quanto manca l’acqua e in certi punti bisogna scendere e spingere. Comunque lo spettacolo che offre non fa rimpiangere nessuna comodità, sicuramente uno dei piu’ bei panorami di tutto il viaggio. Arriviamo a Battambang alle 16:00 circa, ad aspettarci un tuk tuk prenotato per noi dalla struttura che ci ospiterà per due giorni. Per questa destinazione abbiamo scelto una Heme Stay di proprietà di una guida franco-kmer e sua moglie francese, che per amore ha deciso di lasciare Lione e trasferirsi in questo posto… una scelta per certi versi coraggiosa, per altri, forse, lungimirante. La villettina, in puro stile kmer, è a sud est del centro della cittadina. In un primo momento ci siamo un po’ pentiti della scelta in quanto la posizione è abbastanza decentrata e per tornare in centro dovevamo percorrere circa 3 km, ma poi con le biciclette fornite, gratuitamente, dai ragazzi il tutto è stato molto semplice e divertente, il centro di Battambang poi non ha niente di attraente. A poca distanza da noi, nei due giorni di soggiorno, si svolgeva il concerto di un fantomatico cantante che unitamente altri eventi collaterali faceva affluire cambogiani “a fiumi”, è stato veramente carino e curioso immergersi in quella bolgia, eravamo al centro dell’attenzione di molti, poiché unici occidentali presenti. Gli altri ospiti della casa erano una giovane coppia di francesi e un buffo signore svizzero, che sono stati nostri compagni di viaggio nell’escursione del giorno seguente. Il giorno seguente prendiamo a noleggio un motorino insieme agli altri ospiti e al proprietario di casa che di mestiere fa appunto la guida e facciamo un’entusiasmante escursione (costo del motorino per l’intera giornata 8$ costo dell’escursione 15$ a persona) in totale percorreremo 130 km immersi totalmente nella rigogliosa natura, prevalentemente in strade di terra battuta che molte volte diventano veri e propri sentieri, nei quali farebbe piu’ comodo una moto da trial. Meno male che la ciclistica di queste Honda è molto equilibrata. La polvere rossa farà da padrona occorre necessariamente una sciarpa khmer per proteggersi le vie respiratorie. Io e Maura saremo gli unici del gruppetto a percorrere il tragitto del treno di bambù, uno dei motivi che ci hanno spinto fino a Battambang. Il treno in origine serviva ai contadini per portare il riso dai campi al punto di smistamento, oggi è utilizzato per 5$ dollari a persona prevalentemente dai turisti. Faremo il tratto solo andata, nel frattempo la nostra moto verrà portata a Sra Lav a 12 km dal punto di partenza da Joss, il nostro temporaneo compagno di viaggio svizzero, che poi viaggierà insieme alla guida. L’esperienza del treno di bambu’ ci ha divertito veramente molto, è qualcosa, per noi occidentale, sicuramente fuori dall’ordinario.
Il giorno successivo rientro a Phnom Penh ancora con la Paramount Angkor express, 15$ a persona per un viaggio che dura 7 ore -290 km- partenza 8:30 arrivo intorno alle 15:30, tuk tuk per l’albergo 5$. Per questa ultima notte abbiamo deciso di trattarci bene, abbiamo prenotato il The 252 Rooms di proprietà svizzera ma, gestito da una coppia francese, è veramente carino e intimo; dalla strada è volutamente anonimo, una porticina di ferro nera lungo un muro bianco sorvegliata da un portiere, nasconde completamente l’interno. Arredato con gusto e attenzione. Localizzato sulla 252 street. Come posizione rimane un pò lontano dal centro vitale di Phnom Penh, ma noi lo abbiamo scelto per la vicinanza al palazzo reale (che non siamo riusciti a vedere in quanto chiude alle 17:00 e noi eravamo in pista solamente alle 16:30, causa ritardo pullman) e al museo del genocidio che abbiamo visitato la mattina seguente. La visita al museo è toccante, testimonianza del regime di Pol Pot e dei Kmer rossi. Verso l’una dopo una doccia rinfrescante prendiamo l’ultimo tuk tuk per l’aeroporto dove ci aspetta il volo Airasia per Bangkok, pernotteremo presso l’hotel Suvarnabhumi Suite (altamente consigliato per uno stopover) per poi ripartire il giorno successivo per Istambul con Turkish Airline compagnia aerea che definiamo sicuramente buona.
ISTANBUL
All’arrivo cambiamo 40 euro in lire turche prendiamo la metro, scendiamo alla fermata vicina alla moschea blu, arriviamo che è già buio ma il cortile è ancora aperto, facciamo giusto in tempo a fare qualche foto. Il freddo è piuttosto pungente ma la sua maestosità ci lascia a naso all’insu’, è proprio fotogenica. L’albergo che abbiamo prenotato dall’Italia si trova subito sotto la moschea, non è un granché ma è in un’ottima posizione. Mangiamo in un tipico ristorante turco dove molti locali vengono a fumare il narghilè, si trova proprio a piedi della moschea, ci troviamo benissimo e chiudiamo la serata secondo i costumi locali mangiando kebab e fumando il narghilè guardando la magnificenza della moschea blu… bel modo per chiudere la vacanza.