Madagascar, a metà tra Asia e Africa
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Dal 14 ottobre 2011 al 04 novembre 2011 sono stata in Madagascar. Dall’estate mi sono informata sui possibili itinerari, sugli imperdibili, su tutto quello che non avrei potuto non vedere… le cose interessanti sono tantissime… Viaggiando solo con mio marito il costo per il noleggio di auto con autista (obbligatorio) rendeva la cifra per un tour singolo assolutamente improponibile. Quindi partiamo in gruppo… trovando un itinerario che praticamente ripercorre fedelmente tutte le tappe che avevo elencato tra the best. E così all’aeroporto di Linate, alle 8.00 del 14 ottobre, incontriamo una parte dei nostri compagni di viaggio: Elisa, stravagante modenese, Giuliana e Giorgio, simpatici e super attivi trentini, Bruno, nonno sprint dell’hinterland milanese, Giovanna e Valentina, amiche venete doc, Viviana, con passaporto svizzero, la nostra extra-comunitaria. A Parigi il gruppo si completa con Marinella e Giuseppe, romani attenti alla vita sana e dietetica, Debora, infermiera trentina partita da Malpensa e Lucio, il nostro capo, che io e mio marito conosciamo dal viaggio in Etiopia. Sembra che tutto sia partito con il piede giusto e invece dall’Italia ci comunicano che il nostro volo con Air Madagascar per Antananarivo è stato cancellato e quindi verremo imbarcati su un volo dell’Air Austral con destinazione… La Reunion. L’imprevisto non modifica per nulla l’umore caciaroso di tutto il gruppo e ci troviamo dopo 11 ore di volo a La Reunion. Per buona parte della giornata, visitando una zona di Francia a tutti gli effetti con molte caratteristiche delle isole tropicali, abbiamo scherzato sul destino dei nostri bagagli. Effettivamente una cosa era per noi certa: zaini e valige imbarcati in Italia con destinazione Antananarivo non potevano aver seguito il nostro imprevisto cambio di programma e quindi c’erano due possibilità o arrivavano a destinazione seguendo rotte a noi ignote o… non li avremmo mai più visti. Sicuramente, questa seconda possibilità ci terrorizzava! La giornata comunque nonostante l’innegabile stanchezza trascorre tranquilla visitando l’isola vulcanica e rifugiandoci in un’ottima pasticceria per pranzo e merenda. In tarda serata mettiamo finalmente i piedi in terra malgascia e abbiamo la notizia: 6 bagagli su 13 non sono arrivati ma viene garantito che… arriveranno! Considerando la deviazione obbligata al La Reunion il viaggio, nel suo complesso, è durato 38 ore e l’arrivo nella capitale malgascia a ridosso della mezzanotte, unitamente alla scontata stanchezza non ci ha permesso di immergerci nella realtà cittadina, ma ci siamo buttati nei letti cercando di recuperare il più possibile visto che il mattino seguente la partenza era fissata per le prime ore del giorno.
La moneta vigente è l’Ariary (Ar) e il cambio che ho trovato è 1€=2750 Ar
16 ottobre 2011
L’avventura del cambio volo e del parziale arrivo dei bagagli ci ha unito: siamo già un vero gruppo, stiamo bene insieme e almeno di impatto sembra che riusciremo a trascorrere 3 settimane all’insegna della serenità e del divertimento. Chi ben inizia è a metà dell’opera… quindi… siamo tutti entusiasti! La mattina è dedicata al trasferimento ad Ansirabe: è domenica e tutti i negozietti sono chiusi. Ci dedichiamo con attenzione alla scelta del ristorante per il pranzo e assaggiamo lo zebù che ci farà compagnia per gran parte del tour. Si capisce subito che anche a tavola il gruppo è compatto e unito: da subito si capisce che i pasti sono per tutti un aspetto importante e non verranno trascurati. Nel pomeriggio continuiamo il trasferimento fino alla destinazione scelta per la notte: Mandrivazo. Arriviamo che è già buio, prendiamo possesso delle semplici ma confortevoli stanze e usciamo per la cena. Pernottiamo al Akory Aby per 20000 Ar a camera e siccome siamo arrivati più tardi del previsto il cuoco ha già lasciato la cucina temendo che non avremmo mantenuto il programma previsto e non ci resta che cenare in un hotely, praticamente una trattoria per locali, un “ristorante” dove i malgasci vanno per un pugno di riso e qualche pezzetto di zebù o di pollo. Forse non si aspettavano così tanti clienti e forse non eravamo ancora pronti a questi sapori; non abbiamo apprezzato molto la cena anche se ricordiamo un ottimo piatto di fagioli. Abbiamo pagato meno di 1€ a persona e arrivati nelle camere abbiamo completato il pasto con biscottini e dolciumi vari. Comunque in qualche modo ci si arrangia sempre!
17 – 18 – 19 ottobre 2011
Discesa del Fiume Tsiribihina. Per tre giorni e due notti percorreremo oltre 140 km su una barca in legno e dormiremo sui banchi di sabbia in tende e sacchi a pelo. Il costo, compresi i pasti, è 90 € a persona. La barca è confortevole: ci sono due grandi tavoli che ci permetteranno di stare sempre tutti insieme in occasione dei pasti e 4 comodi lettini protetti da una grande tenda per evitare l’insolazione. Il nostro “equipaggio” ci coccola con aperitivi, ottimi pranzi e cene. Il ritmo di navigazione è lento, ci permette di ambientarci con calma nel Paese del mora mora. Un acquazzone ci obbliga a fermarci a riva. Smette subito e riprendiamo il nostro navigare fino a raggiungere, dopo un breve trekking, la Piscina Naturelle. Ritorniamo sulla barca e dopo poco ci fermiamo in una piana sabbiosa dove i nostri accompagnatori montano le tende per la notte. Nel frattempo ci arrampichiamo sui ripidi sentieri alla ricerca dei famosi e simpatici lemuri. Il percorso è scivoloso e le rocce ricoperte da foglie bagnate non agevolano il passo, ma il gruppo è tosto e tutti riusciamo a vedere i tipici animali. Ritorniamo al campo e sulla barca è pronto l’aperitivo seguito da un’ottima cena. Ci viziano e ci trattano benissimo. Noi ripaghiamo mangiando tutto senza lasciare nulla nel piatto, apprezziamo ogni pietanza. Siamo tutti buone forchette! Complice la bottiglia di rum la cena si conclude tra risate e racconti. L’alba è alle 6 e tutto il gruppo è operativo. Nella notte ci hanno fatto compagnia gli uccelli e i lemuri e… i russatori, una specie di umano che emette forti rumori notturni amplificati dal silenzio del niente! Dopo esserci sgranchiti e aver ripreso possesso di tutte le articolazione messe a dura prova dall’umidità notturna, ci appostiamo ai tavoli e attendiamo la colazione. Un breve tratto di navigazione e ci arrampichiamo nella foresta alla ricerca dei lemuri e di altre piscine naturali… altro tratto di fiume e scendiamo ancora in visita a un villaggio… strade di terra, mercato, scuola, bimbi che corrono, schiamazzano, giocano, ridono e tenendoci per mano ci accompagnano lungo le viuzze. Lucio dice che sono diversamente nera e la mia bionda e riccia capigliatura è oggetto di grandi attenzioni. Per il pranzo siamo sempre sulla barca. Nel pomeriggio continuiamo la lenta navigazione: relax, foto, letture, racconti, chiacchiere… stiamo bene insieme e questi giorni stanno rafforzando il gruppo che fin dall’inizio è stato affiatato. Stiamo entrando nel ritmo lento dei malgasci. Lungo il fiume lavano i panni, si lavano, giocano, pescano… la loro vita è lungo le sponde del fiume e con la nostra barca spiamo la loro quotidianità senza disturbare troppo… Giovanna dice: loro vivono… noi forse un po’ meno! Condivido. La giornata si conclude con un’ottima cena e a seguire ci ritiriamo nelle nostre tende. La notte scorre tranquilla e alla mattina nel cielo blu intenso troviamo una palla di fuoco: il sole rende ancora più splendente il verde dei campi e l’azzurro del fiume. Ci stiamo adattando ai ritmi, l’orologio qui è inutile, la sveglia è all’alba e quando calano le tenebre della notte il sonno ha il sopravvento. Qui quando la notte è buio veramente nonostante la miriade di stelle che illuminano il nostro accampamento tanto da distinguere le ombre di cose e persone. Tutte le sere ci dedichiamo all’osservazione del cielo complice l’Ipad e il programma che individua i nomi delle varie costellazioni… La tecnologia di Lucio ci permette di apprezzare lo spettacolo sopra le nostre teste… del resto computer e cellulari sono il nostro pane in Italia e anche qui cerchiamo di utilizzarli così da dare un valore aggiunto a quello che stiamo vivendo. E’ mattina presto, ma l’alba ormai è un ricordo. E’ il terzo giorno di navigazione, dopo pranzo lasceremo la barca e il ritmo lento del fiume per esplorare un altro angolo meraviglioso dell’isola del sorriso. Al mattino presto siamo già tutti operativi: scrivo il mio diario di bordo seduta sulla panca in legno della barca e di fronte a me, sdraiato sull’argine, un bimbo malgascio, dai pantaloncini bianchi e gialli troppo grandi per lui, mi osserva con attenta curiosità. Lo vedo con la coda dell’occhio, non alzo lo sguardo dal foglio per non disturbare i suoi pensieri, ma capto che mi segue nei movimenti, se tocco i capelli, se mi muovo, se osservo pensierosa la natura… non sposta il suo sguardo… del gruppo sono la più “diversamente nera” e per i miei capelli biondi spesso attiro le attenzioni dei popoli africani… niente di nuovo. Improvvisamente alzo lo sguardo e il bimbo risponde con un grande sorriso mostrando denti bianchissimi. Intorno il silenzio. Siamo in 13 e spesso molto rumorosi, ma questa mattina stiamo assaporando con gusto la calma che, sono certa, rimarrà nelle nostre anime anche quando saremo tornati alla frenesia di sempre. Solo il leggero e flebile canto delle donne in cucina fa da sottofondo ad un momento… alto! (come dice Giovanna)
Alle 14 circa arrivano due 4×4 con una parte di bagagli che ancora non erano arrivati. Mancano ancora gli zaini di Elisa e di Valentina. La questione bagagli continua a tenere banco nel gruppo. Abbiamo 4 ore e mezzo di macchina su strada sterrata piena di buche; un percorso veramente pesante anche perché da giorni ci mancano le minime condizioni di confort: bagno, letto, non abbiamo potuto lavarci, non ci siamo cambiati gli abiti… il sogno di una doccia è fortissimo e la desideriamo con tutte le nostre forze. La meta è l’hotel Relais des Tsingy prenotato dal corrispondente, ma quando arriviamo a destinazione, ed è già buio, ci viene ingenuamente detto che non ci sono più le nostre camere in quanto non confermate. Sta per scattare l’arrabbiatura, ma comunque sarebbe inutile. Quindi dirottiamo i nostri sforzi alla ricerca di un’altra sistemazione. Lucio trova posto in due minuti all’Orchidee du Bemaraha, ottima struttura, confortevole e più costosa del Relais, ma sicuramente la scelta più azzeccata per riprenderci dalle fatiche della tenda. Finalmente una meritata doccia e una sistemazione comoda. Ceniamo come sempre in modo ottimo e ci buttiamo nei letti per riprenderci dalle fatiche.
20 ottobre 2011
Questa mattina siamo carichi. Ci aspetta un momento veramente alto del viaggio: il Parco Nazionale degli Tsingy de Bamaraha. Il parco è patrimonio dell’Unesco e avendo un’intera giornata a disposizione decidiamo di percorrere la parte dei Grandi Tsingy con l’itinerario più completo. Alla biglietteria scegliamo i percorsi denominati Adawozavaey, le caverne del Brodway e il Ranotsara. Complessivamente sono 8 ore di cammino e 130000 Ar a guida (una guida ogni 8 persone) più il pagamento del biglietto a persona, valido per due giorni, pari a 37000 Ar/persona. Dopo un’altra ora di strada sterrata finalmente inizia l’esplorazione dei pinnacoli calcarei frastagliati, gli tsingy; in lingua malgascia il termine significa “in punta di piedi” proprio perché parte dei percorsi non agevoli viene effettuata sulle punte. Per tutto il giorno rimaniamo imbracati perché in alcuni punti è necessario attaccarsi con moschettoni alle corde predisposte così da rendere meno pericoloso il passo. Già dai primi istanti capiamo di essere in un luogo magico: strapiombi, ponti sospesi, panorami mozzafiato e, raggiunta la cima, una distesa di pinnacoli grigi a perdita d’occhio. Scatti fotografici a ripetizione, ma nessuna foto potrà raccontare quello che abbiamo visto. Il tratto Brodway è completamente nella “pancia” della terra… effettivamente è più un esercizio di agilità e di equilibrio piuttosto che uno sforzo per raggiungere punti panoramici. Sicuramente è un tratto che può essere saltato anche per risparmiare un pò di fatica, ma comunque consigliabile a chi non soffre di claustrofobia e ha voglia di stancarsi un pochino. Siamo arrivati al parcheggio alle 17 stanchi, esausti, accaldati e sudati, ma nei nostri occhi e nei nostri cuori rimarranno indelebili i colori intensi delle rocce illuminate da un caldo e intenso sole alto in un cielo azzurro… L’impegnativa giornata termina con un tour notturno (10000 Ar) e abbiamo avvistato lemuri mignon (meno di 1 kg di peso), camaleonti e falene. Non ci siamo fatti mancare proprio nulla. Una doccia rigenerante e un’ottima cena prima di buttarci tra le braccia di Morfeo.
21 ottobre 2011
La notte è stata quasi per tutti un po’ travagliata, l’eccessivo caldo del giorno precedente ha scombussolato gli stomaci del gruppo. Partiamo alle 7.30 per visitare i piccoli Tsingy. Abbiamo scelto il percorso in canoa e quindi per circa due ore navighiamo su un fiume lentamente, avvistando lemuri, osservando le tombe posizionate negli anfratti delle rocce a strapiombo e gustando il clima rilassato e sereno. Rientriamo in hotel per il pranzo e con le pance piene percorriamo le 4.30 ore di sterrato per raggiungere Belo sur Tsiribihina. L’hotel du Menabe è il meglio che offre il villaggio, ma effettivamente è piuttosto spartano: manca l’acqua corrente, le camere sono piccole e la presenza di insetti è garantita. Ma siamo stanchi. Il viaggio e la giornata precedente ci hanno “distrutto” e quindi dopo la cena con ottimi spiedini di gamberi di fiume, ci fermiamo in veranda e ci lasciamo andare a racconti, chiacchiere e risate prima di tuffarci nei letti.
22 ottobre 2011
Partenza fissata per le 6.30 e mentre noi facciamo colazione in strada stanno macellando delle capre. E’ sabato e in pochissimi minuti dalla macellazione tutta la carne è stata venduta e i piccoli pezzetti caduti involontariamente vengono velocemente agguantati dagli avvoltoi appostati sugli alberi. Lo “spettacolo” è forte, ma è uno spaccato di vita vera, di una realtà che da noi è stata abbandonata da molto meno di un secolo. Ci dirigiamo verso il fiume con nelle orecchie ancora i lamenti degli animali e con una chiatta navighiamo per circa un’ora. Ci aspetta un’altra ora di 4×4 su strada sterrata e tra una buca e una fossa raggiungiamo la Riserva del Kirindy (20000 Ar/persona + 25000 Ar per la guida con più di 4 persone). L’obiettivo di questa riserva è avvistare il Fosa e mentre stiamo ancora sbrigando le pratiche per l’ingresso veniamo richiamati da altri turisti. Il Fosa è a pochi metri dall’ingresso del parco: è un animale particolare, grande circa come un cane lupo ma più magro, assomiglia ad una volpe ed è il più grande mammifero del Madagascar. Scatti a ripetizione e terminato l’avvistamento ci addentriamo nella foresta. La guida ci racconta delle diverse specie di alberi: baobab, l’albero vasah (straniero), il pregiato ebano, la vaniglia… scoviamo qualche lemure appostato sugli alberi e dopo un’ora e mezza ci ritroviamo con le gambe sotto il tavolo nel ristorante della Riserva: zebù e riso con patatine! Con le nostre 4×4 ci dirigiamo verso Morondava. Lungo il percorso ci fermiamo davanti al baobab sacro e a quello famosissimo e intrecciato detto degli innamorati. Un altro breve tratto di strada sterrata e arriviamo all’Avenue du Baobab: uno dei luoghi più fotografati del Madagascar. Gli alberi millenari sono su entrambi i lati della strada, svettano enormi, fieri riproducendo delle gigantesche ombre sulla terra rossastra. Il cielo blu fa il resto e tutto sembra un quadro magistralmente dipinto da un abile artista. Si respira aria di pace. Una tranquillità che inebria le nostre anime di una gioia indimenticabile. La presenza di quegli alberi così vetusti, così grandi, così spogli, ma così belli, perfetti, imponenti rende questo angolo una cartolina perfetta. Arrivati al Mornodava beach ci buttiamo nell’oceano davanti all’albergo e sorprendentemente è… caldo! Le onde, la spiaggia, il rumore delle nostre risate, il vento e il tramonto chiudono un’altra giornata stupenda. Grazie! ma manca ancora la cena e come sempre per noi è un aspetto di vitale importanza. Andiamo al Chez Maggie e mangiamo zuppe, pesce, granchi… piatti stupendi, belli da vedere e ottimi da mangiare… risate, birra, chiacchiere, l’oceano a due passi… come stiamo bene… un viaggio che ogni giorno ci regala momenti memorabili, momenti alti come dice Giovanna…
23 ottobre 2011
In volo verso la capitale ci trasferiamo al Sakamanga hotel, una bellissima struttura in una capitale che non ha molto da offrire. Finalmente tutti abbiamo il bagaglio. E’ domenica e il mercato dell’artigianato è purtroppo chiuso e lungo le strade della capitale ci imbattiamo in una banda di ragazzini che cercano di derubarci. Percorriamo il mercato locale, ma rientriamo in hotel per il pranzo. Nel pomeriggio cerchiamo di raggiungere il Rova, l’unico palazzo significativo della città, il palazzo reale, ma a piedi le continue salite e discese non agevolano il percorso e quindi ci accontentiamo di scattare fotografie da lontano. Prima che diventi buio completamente torniamo all’albergo per la cena e subito a nanna visto che la sveglia è per le 3.00!
24 ottobre 2011
Il volo all’alba è in orario e arriviamo alle 8.00 a Tulear. In aeroporto abbiamo rischiato di perdere nuovamente i bagagli, che per Elisa e Valentina sono rimasti dispersi per una settimana intera complice lo spostamento quotidiano e l’inevitabile impossibilità di far pervenire gli zaini “in corsa”, visto che erroneamente stavano per essere caricati su un altro volo: fortunatamente ce ne siamo accorti e li abbiamo… richiamati!! Dobbiamo prendere un motoscafo per raggiungere Anakao con 1 ora di navigazione; la bassa marea ci obbliga a salire su carretti tirati da zebù che ci trasportano fino al punto di acqua alta dove l’imbarcazione può attraccare. Arrivati nella splendida isola prendiamo possesso delle nostre stanze al Safari Vezo e alle 11.00 con una canoa andiamo a Nosy Ve, isola disabitata. Il mare cristallino, il cielo blu, la sabbia bianca… spettacolare… il pranzo cucinato dai nostri marinai e mangiato in spiaggia… tutto stupendo! Ritorniamo all’hotel per una doccia con i secchi d’acqua dolce: i bungalow sono molto carini pur non avendo l’acqua corrente, sono ben arredati e puliti e i letti sono dotati di zanzariera. Dopo cena… nanna!
25 ottobre 2011
Dopo colazione riprendiamo il motoscafo e il carretto trainato da zebù e torniamo a Tulear. Prima di iniziare il trasferimento su gomma facciamo un po’ di acquisti: oggetti vari, vaniglia… e per lo sfinimento, una ragazza malgascia ci ha addirittura regalato un piccolo lemure in legno… 4 ore di pulmino scomodissimo per arrivare al Parco Nazionale dell’Isalo. Il tempo di lasciare i bagagli all’Orchidee d’Isalo e iniziamo una passeggiata nel parco sotto un sole cocente. La giornata stancante non ci permette di assaporare quanto vediamo. I nostri occhi nei giorni precedenti in Madagascar hanno visto cose bellissime e le attrattive del parco non ci entusiasmano. Arriviamo comunque in fondo al percorso, fino alla piscina nera e rientriamo in hotel per le 18.30. Cena ed entro le 22.00 a nanna visto che tolgono la luce.
26 ottobre 2011
Sveglia alle 6.00 per permetterci la visita di un’altra parte dell’Isalo: piscina naturale, giardino botanico e i lemuri Catta che passeggiano tranquilli lungo il nostro percorso e solo se la nostra voglia di fotografia riduce eccessivamente lo spazio che ci separa dai simpatici maki, i divertenti lemuri si allontanano frettolosamente. Abbiamo già visto paesaggi meravigliosi e una natura stupefacente, per questo il parco dell’Isalo non ci sembra nulla di eccezionale. In realtà però, a posteriori, sicuramente è un ottimo spaccato delle tante varietà presenti nel Madagascar. La compagnia è ottima e, tra risate e commenti, tra tuffi nella piscina naturale e scatti fotografici, ritorniamo all’hotel per le 11.00. Doccia al volo e pranzo per partire, direzione aeroporto di Tulear, verso le 12.30. Il viaggio è faticoso e siamo stipati all’interno del pulmino; abbiamo 4 ore di percorso per poi volare verso la capitale. A circa 100 km dalla partenza, fortunatamente vicino ad una piccola cittadina, la ruota posteriore destra del nostro mezzo si distrugge completamente. Fortunatamente accostiamo senza che succeda nulla di grave. Non sarebbe nulla di preoccupante se non che… non abbiamo la ruota di scorta e inizialmente pare che non abbiamo nemmeno il crick! Le auto sfrecciano veloci e suggeriamo al nostro autista, che nonostante la “tragicità” del momento, legata solo al fatto che dobbiamo prendere un aereo, continua inspiegabilmente a ridere, di bloccare un mezzo così da chiedere un aiuto. Riesce a fermare un pulmino che lo trasporta fino alla città. Passa circa un’ora e noi siamo bordo strada, sotto il sole cocente, senza autista e speriamo che tutto vada bene. Non riusciamo nemmeno a telefonare perché la rete è ad intermittenza. Non abbiamo altro da fare che… aspettare con pazienza e ottimismo. Dopo circa 1 ora e mezza arriva l’autista con due ruote sostitutive… nessuna delle due è utilizzabile, hanno dimensioni non adatte e sono completamente lisce… montiamo la meno peggio e incrociando le dita arriviamo al villaggio e al gommista locale. In circa 15 minuti ci montano una ruota che ci garantisce di prendere l’aereo nonostante un frontale con un gruppo di zebù evitato all’ultimo e altre manovre azzardate. Arriviamo a Tana stravolti, stanchi, distrutti dallo stress del viaggio, ma prima di buttarci nei letti ci dedichiamo, ovviamente, all’irrinunciabile cena. Il giorno seguente il gruppo si dovrà dividere, 10 voleranno a Nosy Be per una settimana di relax e tre invece rientreranno in Italia perché la loro vacanza termina dopo due settimane. Racconti, ricordi, risate… e un pizzico di malinconia per l’obbligato distacco. Ottima compagnia!
27 ottobre 2011
Partenza alle 5.15 e a sorpresa Viviana, la contessa svizzera e Debora, infermiera trentina, si sono alzate presto per salutarci. Un’altra dimostrazione di quanto il gruppo sia stato affiatato fin dall’inizio e con il passare dei giorni l’unione si è rafforzata: momenti alti!
L’arrivo a Nosy Be ci riserva una brutta sorpresa: Brio, il ragazzo che avrebbe dovuto affittarci un grande catamarano per navigare fino alle isole Mitsio, dice che non c’è nessuna imbarcazione e che dobbiamo cercare un’altra soluzione. La notizia ci lascia senza parole e a tratti siamo anche abbastanza scoraggiati: da settimane sogniamo il mare cristallino delle isole Mitsio, ci siamo pregustati da tempo i tanto desiderati gironi di relax e la risata malgascia, che accompagna il discorso di Brio mentre ci informa dell’imprevista situazione, non allevia la tensione, anzi, se possibile, complica il delicato equilibrio. In pratica alle 13.00 siamo senza hotel per la notte, visto che avevamo prenotato anche l’hotel tramite, ma visto lo sviluppo della situazione non ce la sentiamo di rimanere nella struttura da lui consigliata, e senza catamarano, con la terribile possibilità di trascorrere un’intera settimana a Nosy Be. Questa eventualità ci terrorizza: l’isola non ci è entrata nelle corde fin dai primi minuti e sicuramente la vicenda Brio-catamarano ha peggiorato una sensazione che già non era esilarante. Troppi bianchi, troppi italiani, troppi occidentali, troppa gente, troppa prostituzione, troppa pedofilia, troppi negozi, troppa confusione… troppo tutto… per noi che da due settimane viviamo nello stile mora mora unici bianchi tra i malgasci che ci disintossicano dal ritmo frenetico a cui siamo abituati in Italia. Lucio, il nostro coordinatore si dà da fare subito, come sempre tempestivo, con guide e Ipad cerca soluzioni alternative. E’ bassa stagione e non è semplice trovare un catamarano in alternativa. Cerchiamo di dare un’altra possibilità a Brio e ci facciamo accompagnare al porto per vedere se le alternative che ci propone sono perseguibili: niente da fare, le barche presenti in porto sono assolutamente insufficienti, sporche e fatiscenti. Lucio contatta Augusto, parla italiano, e ci propone 2 catamarani (6+4 persone) per 4 notti compresi pasti e tour delle isole Mitsio. La quinta notte potremo trascorrerla comunque sui catamarani in porto così che dovremo trovare un hotel solo per l’ultima notte prima del rientro in Italia. Lucio e Giuseppe vanno a verificare le condizioni delle due imbarcazioni: tornano assolutamente demoralizzati, ma non abbiamo altre chance e quindi… accettiamo la proposta di Augusto con preoccupazione. Costo compreso di tutto per due catamarani: 725 € al giorno… speriamo bene (72.5 €/persona al giorno)! Il pomeriggio trascorre a Hell-Ville in relax tra computer e riposo. Ceniamo e… a nanna sfiniti dopo una giornata stracolma di colpi di scena. L’hotel Diamant 10, consigliato dalla lonely, è una delusione, ma pare che in città non ci sia di meglio e constatiamo che il nome della cittadina, città inferno, si addice perfettamente al contesto deludente.
28-29-30-31 ottobre e 01 novembre 2011
Durante la colazione in hotel cerchiamo di sdrammatizzare sperando che tutto prosegua come da programma. Alle 8.30 Augusto arriva all’hotel per portarci al porto… bene, la ruota gira dalla parte giusta! Ci dobbiamo dividere: Bruno, Giorgio, Giuliana ed Elisa da una parte, Lucio, Giovanna, Mary, Giuseppe, io e mio marito Cristian dall’altra. Saliamo sui catamarani, prendiamo possesso delle nostre cuccette e ispezioniamo i bagni: terminata la perlustrazione ci ritroviamo a poppa, siamo tutti soddisfatti! E’ tutto perfetto… saranno giorni indimenticabili. Durante la notte hanno pulito e sistemato tutto e la prima impressione di Lucio e Giuseppe non ha nulla a che vedere con quello che abbimo fortunatamente trovato noi. Finalmente alle 10.00 partiamo per il nostro tour nel mare: i nostri 5 giorni di relax iniziano! Per pranzo caliamo le ancore nei pressi di Nosy Komba e dopo un ottimo cibo ci facciamo trasportare, con la piccola barca di emergenza, a riva, sull’isola. La destinazione è molto turistica, una meta obbligata per il viaggi organizzati a Nosy Be e infatti appena iniziamo la visita del villaggio ci rendiamo subito conto che nulla ha il sapore del Madagascar autentico che abbiamo esplorato nelle due settimane precedenti. Ci sono oggetti di artigianato interessanti: tovaglie, borse in rafia e tanti altri articoli, ma i prezzi sono molto alti e la rinomata simpatia dei locali ha lasciato il posto a distacco e freddezza. Ritorniamo sui nostri catamarani per riprendere la navigazione. Si cena tutti insieme, tutti e 10… chiacchiere e risate e… nanna!
La sveglia non serve. L’alba riempie le cuccette di un caldo sole e alle 6.00 siamo tutti svegli pronti per la colazione. Oggi siamo diretti alle tanto desiderate isole Mitsio. Navighiamo soli, non ci sono altre barche nel mare, in lontananza si intravede la terraferma. Il vento ci accarezza mentre sdraiati ci lasciamo abbronzare da un caldo sole. L’equipaggio pesca due grossi pesci: e anche oggi si mangerà! Scendiamo sull’isola. I colori sono indimenticabili e rimangono indelebili nei nostri occhi: bianco per la sabbia, azzurro intenso per il cielo, azzurro cristallino per il mare, verde per gli alberi, grigio scuro per le rocce… tutto è così intenso… i colori e anche il silenzio… tutto è sorprendentemente meraviglioso! Rientriamo sui catamarani giusto in tempo per un po’ di snorkelling e dopo una veloce sciacquata con acqua dolce ci prepariamo per la cena. Ci godiamo il tramonto sul mare e mentre i nostri cuochi cucinano le immancabili prelibatezze giochiamo: mimiamo a turno titoli di film, cantiamo a squarciagola, ridiamo, scherziamo… La vita lenta, il mora mora, ci fa stare bene, non ci annoia per niente e noi ci divertiamo… sempre!
Ci svegliamo sempre prima delle 6.00 e il mare ci aspetta per un tuffo pre-colazione. Per brevi tratti navighiamo a vela e il solo rumore del vento ci accompagna lungo il percorso. Sono giorni che rimangono scolpiti nell’anima… il mare visto dal mare è indescrivibile. Le giornate scorrono tra tuffi, snorkelling, pranzi, cene, rum malgascio, riposo a prua coccolati dal sole o a poppa accarezzati dal fresco venticello. Solo per poche ore il mare mosso mette a dura prova i nostri stomaci, ma tutti resistiamo e all’ora di pranzo mangiamo come al solito.
L’ultimo giorno della nostra fantastica avventura andiamo a Tanikely. È una riserva naturale e nuotiamo in un acquario ricco di pesci colorati, mangiamo con un pic-nic preparato dai nostri equipaggi e ci godiamo le ultime ore di paradiso. Per la sera rientriamo in porto perché il giorno successivo dobbiamo abbandonare i catamarani per l’ultimo giorno a Nosy Be. Augusto però, che ci aveva “salvato” quando non eravamo rimasti senza barche, ci fa un sgradita sorpresa. Solo il catamarano da sei deve essere lasciato libero prima di notte e quindi dobbiamo cercarci una sistemazione per il pernotto. Ceniamo con gli altri di malavoglia e raggiungiamo subito dopo la riva con la piccola barchetta a motore. Sembriamo dei profughi e l’arrabbiatura è alle stelle. Arrivati a terra andiamo alla caccia di un hotel per due notti. Augusto ci offre delle camere gratuite per alleviare la fregatura, ma sono assolutamente indecenti e decidiamo di andare all’Espadon ad Ambatoloaka. Con 35 € a notte prendiamo una camera quadrupla con due letti matrimoniali e ci buttiamo tra le braccia di Morfeo senza controllare con troppa attenzione le condizioni igieniche. Non importa! abbiamo accumulato molta tensione a causa dell’inconveniente del catamarano e un buon sonno è un ottimo rimedio per ammortizzare una delusione. Delusi per non aver salutato il mare con calma, delusi per non aver assaporato l’ultima notte in mezzo al mare tutti insieme, delusi per aver dovuto raccogliere tutte le nostre cose in fretta, al buio, senza controllare, senza osservare con attenzione tutti i dettagli per mantenerli vivi nella nostra memoria… Più delusi che arrabbiati…
02 novembre 2011
Ci svegliamo ancora all’alba e dopo colazione il gruppo si riunisce per andare ad Andilana. Le ragazze delle piccole bancherelle che precedono la spiaggia, il mare meraviglioso, il cielo senza nuvole, i sorrisi dei bambini, le guance dipinte delle giovani donne ci fanno dimenticare completamente la sgradevole situazione della sera precedente… ritorniamo nel nostro ritmo mora mora e… stiamo bene! Pranziamo sulla spiaggia, ci riposiamo sdraiati sulla bianca sabbia e ci rilassiamo… ci stiamo preparando al rientro in Italia e ogni attimo di tranquillità è prezioso. Verso le 17.00 rientriamo all’hotel e per cena andiamo da Chez Teresa, ottimo ristorante gestito da una coppia di toscani, con cucina anche italiana. E’ aperto solo alla sera ma è assolutamente da consigliare; abbiamo mangiato veramente bene e a fine pasto ci hanno offerto del rum preparato artigianalmente (8.50 € a persona, mangiando veramente tanto, tutto compreso)
03 novembre 2011
Giornata in attesa del volo Nosy Be-Antananarivo e poi l’intercontinentale per Parigi seguito dal breve tratto per Linate. Cerchiamo di trascorrere al meglio le ultime ore e passeggiamo sulla spiaggia, pranziamo da Chez Angeline con ottima pizza e concludiamo con il rum artigianale. In largo anticipo arriviamo all’aeroporto. Il volo per la capitale è in ritardo e quando riusciamo finalmente ad arrivare a Tana la coincidenza per l’Europa è già partita… la tensione e l’arrabbiatura sono incontenibili anche perché a Nosy Be, un altro gruppo di italiani ha, con molte probabilità, sostituito i nostri passaporti facendoci rimanere a terra. Nei voli interni non ci sono tabelloni con numeri di volo, orari, indicazioni per partenze/arrivi, tutto è manuale e il tabellone è scritto, quando gli addetti hanno voglia, a mano; per questo, basta avere i contatti giusti e… si cambiano i biglietti. Nella notte parte un volo Air France e solo 5 di noi riescono a cambiare il biglietto e ad arrivare a Parigi per non perdere il volo per l’Italia. Gli altri 5 rientrano il giorno successivo volando con Air Austral e facendo scalo alla solita La Reunion. Incredibile, ma durante le tre settimane abbiamo ricordato con simpatia la nostra iniziale meta e anche in chiusura, almeno una parte del gruppo è ritornato nell’isola francese.
Il volo di rientro con Air France è comodissimo, sprofondiamo nelle comode poltrone e ci abbandoniamo ai nostri sogni.
All’arrivo a Parigi e poi in Italia ci dobbiamo salutare. E’ finito.
Il viaggio è stato sorprendente. Ogni giorno, momenti alti. Ogni giorno abbiamo imparato a divertirci e a stare bene insieme. Tanti mezzi di trasporto, tanti paesaggi, tanti colori, tanti sorrisi, tante avventure, tante risate, tanta polvere nei trasferimenti su strade sterrate, tanti lemuri, tante emozioni, tanti pesci… tanto… tanto… tanto di tutto!
Uno Stato straordinario reso ancora più eccezionale dai compagni di gruppo. Tutto ha funzionato fin dall’inizio e nelle situazioni impreviste non abbiamo mai perso lo spirito di gruppo. Grazie!
Se mi volete contattare scrivetemi a paolatriaca@interfree.it