Varanasi, bella o maledetta…
Il driver ha guidato sicuro su quella strada infernale sorpassando file di camion carichi all’inverosimile e scansando miracolosamente intrepidi pedoni e spericolati ciclisti; mi ci sono volute delle ore prima di abituarmi, prima di non rischiare l’infarto ad ogni attimo. All’imbrunire arriviamo a Lucknow, sosta per la notte. Non ricordo nemmeno il nome di quell’hotel, mi è sembrato di più una casa di qualche nobile decaduto che affitta uno dei suoi innumerevoli appartamenti per arrotondare; ci accoglie, infatti, in un grande salone, circondato dai suoi servitori, mille domande curiose e poi finalmente ci accompagnano per lunghi corridoi nelle nostre enormi stanze.
Il mattino ripartiamo e, dopo poche ore, eccoci appunto a Varanasi. Il solito traffico che dopo un po’ come per magia sparisce. Bisogna abbandonare l’auto e proseguire a piedi lungo vicoli strettissimi, verso l’hotel; la puzza è tremenda. Sul pavimento di queste stradine escrementi umani e animali sono un ostacolo continuo, il driver ci anticipa la strada ma non è più gioviale come i giorni scorsi… Il suo viso è serio e corrucciato, parla il minimo e sembra non veda l’ora di andarsene da qui.
Finalmente l’hotel. E’ direttamente sul Gange, la stanza è all’ultimo piano con una vista mozzafiato sul fiume. Alzo gli occhi al cielo ed è costellato da centinaia di piccoli aquiloni che si rincorrono nell’aria; di sicuro qualche festa o ricorrenza su cui non cerco nemmeno più informazioni. Mi sono abituato a subirle e basta, quando chiedo spiegazioni, ho sempre almeno tre versioni diverse e quindi accetto che sia una qualche festa e nulla più.
Devo però chiudere in fretta le finestre… gruppi di scimmie, per nulla addomesticate, scrutano l’interno della stanza e alcune avanzano verso le finestre spalancate… Ora hanno messo delle sbarre ma a quel tempo si doveva chiamare il guardiano che arrivava trafelato per aver fatto di corsa tutte le scale e poi, con un grosso bastone, le metteva in fuga, ma per poco…
Il cielo è pulito, ma l’aria e pervasa da un fumo acre e fastidioso… A poca distanza le cerimonie delle cremazioni continuano ininterrotte notte e giorno… Enormi cataste di legna sono sempre pronte lungo gli argini, processioni cantilenanti sbucano in continuo dal labirinto dei vicoli portando le salme dei loro cari. Gusto del brivido? Semplicemente sei li e a Varanasi questo è quello che succede e non c’è maniera di evitarlo se ci vai…
Non ho alcun diritto di giudicare, criticare o paragonare; li è così e basta. Misticismo, spiritualità, chiamalo come vuoi, ma per noi occidentali è un inferno in terra.
Solo le lacrime dei parenti accomunano con il nostro momento, il resto è un rito crudo o bello, non lo so ancora dopo anni… Per chi può pagare la legna le fiamme salgono alte verso il cielo e attorno, i serventi al rito, stendono impietosamente i loro panni ad asciugare… Già chi può paga perché resti solo cenere e chi non può scende lo stesso dentro i gorghi del Gange ma con una pietra legata attorno al corpo… Un viaggiatore vicino a me cercava di scusare tutto ciò dicendo ad alta voce che erano i loro usi, la loro religiosità… quando per una degna morte devi pagare, penso non c’entri più nulla la religiosità.
Spiritualità che invece trovo, un po’ più in là lungo la riva del fiume dove chiassosi e colorati pellegrini si ritrovano tutti assieme immersi in quelle acque… Chi s’immerge totalmente, chi si bagna il capo, chi semplicemente guarda il cielo e prega; tutto questo dall’alba al tramonto quando centinaia di piccole lampade votive scendono lungo la corrente, quando una campana inizia a suonare e raccoglie lungo il fiume cerimonie e canti che proseguono per ore.
Non so cosa mi sta succedendo, ma inizio a stare un po’ meglio, sono meno infastidito dal fumo, dall’odore e da quelle cantilene, inizio a capire che tutto ciò è Varanasi, maledetta o fantastica che sia, senza sconti ti propone la sua realtà, forte ed emozionante, lontana da noi ma non per questo criticabile.
I palazzi sono di una bellezza stordente, i vicoli sembrano meno tetri del giorno d’arrivo, santoni improvvisati diventano anche simpatici con le loro richieste di denaro in cambio di una qualche invocazione divina; già, maledetta o benedetta…
Di sera piove e dai vicoli scende tutto quel mare d’immondizia ed escrementi visti giorni prima, li scanso e basta, senza ribrezzo o nausea, questa città mi sta cambiando… è ora che me ne vada, ma la ricordererò ogni volta che vedrò un aquilone. Sono tornato ancora in India, lo so che Varanasi mi aspetta…