Sicilia, viaggio itinerante
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Giorno 1
Arrivati a Castellammare, dopo aver sistemato i bagagli, fatta un po’ di spesa per popolare il frigorifero, via alla scoperta di questa zona con subito una capatina in spiaggia. Vista l’ora, abbiamo puntato la prima spiaggia libera che abbiamo visto e, sigh, nonostante il bel mare, la spiaggia ha lasciato un po’ di delusione, sporchina quanto basta, anche se probabilmente, il fatto di aver puntato la prima cosa che abbiamo visto non abbia giovato. Ma e’ ora di cena, e seguendo il consiglio del nostro affittuario (che ci ha dato un bell’elenco da testare), abbiamo preso un tavolo all’aperto al Gitano, proprio al centro di Castellammare. Ottimi gli antipasti (quello del Gitano e’ favoloso), ottimo il primo, ottimo il dolce. Per digerire ci siamo concessi un giretto per Castellammare, godendo di un panorama notturno invidiabile.
Giorno 2
Tempo da schifo, ma settembre non è mai prevedibile. Decidiamo di vedere un posto al chiuso: la cattedrale di Monreale. Uno spettacolo incredibile. Quello che si legge non rende la bellezza delle sue navate, dell’altare e di tutto il resto. Si rimane letteralmente a bocca aperta di fronte a tanta ricchezza. Alcune parti si possono visitare solo pagando il biglietto (importi sempre bassini), tipo il Chiostro. Ora di pranzo, optiamo per una trattoria vicina e la scelta cade sulla trattoria Monreale, a due passi dal duomo. Dentro piacevole e carino, si mangiucchia benino, senza strafare. Abbiamo preso un antipasto della casa, ricco e variegato e del pesce spada panato con contorno: un cinquantino. Visto che il tempo é migliorato, ma non tanto per andare al mare, decidiamo per Segesta. Ottima scelta. Per entrare c’é da pagare il biglietto a ne vale la pena (6€ a testa). Aggiungiamo pure 1,5€ per il bus che porta in cima al monte, altrimenti ci sono da fare circa 2 km a piedi lungo una salita non proprio comodo. Dall’alto il panorama é irresistibile. I resti del castello, il teatro greco, la chiesa cristiana e cio’ che resta della moschea dei tempi che furono introducono al tempio che si ammira scendendo a piedi (la cosa che suggerisco é salire in bus e ridiscendere con calma) e che si visita come ultimo bonbon prima di ripartire. Resta qualche ora per andare da qualche parte. Inizialmente decidiamo di andare a Calatafimi, a qualche km di distanza, ma ci ripensiamo perché ci viene in mente che siamo nel belice e c’è il grande Cretto di Gibellina. Un monumento a cielo aperto costruito compattando le macerie del paese crollato e coprendole con una gigantesca colata dandogli la forma del paese stesso. Nostra colpa é stato fidarsi del navigatore gps che ci ha portato su strade dimenticate dagli uomini e ci ha fatto perdere tempo e luce costringendoci a rinunciare. Ormai e’ tardi, e’ notte, e anche se trovassimo la nostra meta, non vedremmo quello che cerchiamo. Domani sara’ un’altra giornata. Rientriamo, cenetta rapida e a nanna.
Giorno 3
Ripartiamo da dove avevamo lasciato ieri: Gibellina vecchia e il grande Cretto. Per arrivarci serve un po’ di spirito di avventura. Ignorate le indicazioni del navigatore e uscite a Galitello (autostrada Palermo-Trapani). Percorrete poi la ss119. Ho ignorato il segnale di strada chiusa per frana facendo attenzione in quanto in piu’ punti la strada ha ceduto e si deve procedere con circospezione. Il grande Cretto e cio’ che resta di Gibellina fa’ impressione, tanta impressione. Oltre al Cretto, c’e’ ancora una casa in piedi ma totalmente svuotata e cio’ che resta di una chiesa. Guardandoli un peso si impossessa del proprio stomaco pensando a quanti sono stati coinvolti in questo disastro. Meta successiva gli scavi di Selinunte (6 euro a testa piú altri 6 se si vuole evitare una camminata sotto il sole per un paio di chilometri usando un comodo trasporto elettrico che accompagna nei punti importanti). Selinunte e’ grande e richiede tempo. Oltre al Tempio, eccezionale (io preferisco pero’ quello di Segesta), c’e’ un’intera citta’ affacciata sul mare da visitare. Per recuperare la fatica abbiamo seguito il suggerimento di uno degli autisti del centro: Nino. Un simpatico personaggio che chi ha suggerito di fare visita al bar che si trova proprio di fronte agli scavi: Cosi Duci. Gestito da due ragazzi che fanno al volo delle ottime bruschette e soprattutto preparano degli eccezionali cannoli siciliani. Sistemato lo stomaco, via in auto verso le saline di Trapani. Tra un vento dispettoso che quasi mi fa cadere in acqua (c’e’ mancato veramente poco) e pioggia a intermittenza, abbiamo toccato con mano il sale estratto dall’acqua di mare. Ultimo desiderio visitare Erice. Dalle saline la si vede in lontananza che domina tutto e tutti. Noi siamo arrivati dopo le sette e non abbiamo potuto visitare il castello ormai chiuso. Abbiamo pero’ fatto un giro per il paese bello e piacevole. Anche se di notte, il gusto di girare per il borgo e’ stato totale. Splendida e’ la visione in notturna di Trapani e delle Saline. Ormai stanchi, ci siamo promessi una seconda visita e ci siamo concessi nuovamente il ristorante della prima sera. Abbiamo volutamente deciso di saltare Trapani.
Giorno 4
Sveglia, siamo in vacanzaaaaa. Iniziamo con colazione e giretto proprio a Castellammare. Vi suggerirei di passare dalla gelateria Garibaldi. Oltre alla simpatia e disponibilita’ del proprietario, gustatevi i suoi cannoli al gelato e le sue granite. Visto che ci siamo, aggiungiamo una visita al castello dove in un piccolo museo (gratuito) troverete oggetti e storia della pesca del tonno, cosi’ come e’ stata vissuta fino a non molti anni fa. Il castello, piccolino e non totalmente visitabile e domina il porto di Castellammare. Il personale dell’annesso ufficio del turismo, e’ disponibilissimo e in un attimo ci si ritrova a chiacchierare di tutto come se fossero persone conosciute da sempre. Il tempo anche oggi non e’ dei migliori ma un po’ di sole c’e’. Decidiamo per fare un giro prima alla tonnara di Scopello. Il posto é splendido, i faraglioni, la tonnara, il mare, tutto forma una cartolina incredibilmente bella. Io sono rimasto un po’ deluso forse per il fatto che la tonnara e’ privata, non visitabile al suo interno, ma solo negli spazi aperti, trasformata in un resort dove la gente, davanti a file di ancore arruginite, su una piattaforma di cemento si ammucchia per prendere il sole, alla faccia del passato di questa terra; ricordatevi, per accedere, altri tre euro a testa e occhio a dove parcheggiate, gli spazi non sono molti e i vigili girano – almeno cosi’ ci hanno avvertito i presenti. Scopello, a pochissimo dalla tonnara, e’ un piccolo borgo, tutto ristoranti, ma carino e piacevole. Vale la pena soffermarsi un attimo e buttare un occhio dentro al Baglio, una struttura di origine borbonica, oggi trasformata in ristorante; questa struttura si trova proprio sulla piazza principale. Viaggetto successivo: San Vito lo Capo, a una 40ina di chilometri. La cittadina non ha particolarita’ eccezionali, ma e’ comunque un bel posto reso ancora piu’ attraente dal festival internazionale del Cous Cous che e’ capitato proprio in questo periodo. Gustata una bella porzione, via verso la piana di Macari, attraversata gia’ prima di arrivare a San Vito. Una distesa lunare di pietra mangiata dal mare. Fermarsi in riva al mare, a pochi passi dalle onde, su questa distesa nuda, da un senso strano, di solitudine, di distacco dal mondo e dalla propria esistenza. Visto che abbiamo ancora qualche ora siamo tornati a Erice. Qualcuno dira’ che sono ripetitivo, ma le cose mi piace vederle bene. Di giorno e’ tanto bella quanto di notte. Ne approfittiamo per visitare la rocca (3€ a testa) bella e possente dall’alto del suo monte. Un venticello freddo ci accompagna per tutto il tempo. Dalla rocca si hanno delle vedute eccezionali, soprattutto dalla parte del mare verso nord. Visitiamo anche qualche chiesa tra cui San Martino, una bellissima struttura con un interno luminoso finemente decorato. E anche per oggi, la giornata si e’ conclusa. Speriamo in domani con meno vento e un mare un po’ piu’ calmo. Abbiamo voglia di gettarci in mare e godere di queste splendide acque.
Giorno 5
Il sole ha deciso finalmente di farci la grazia. Oggi, riserva dello zingaro, da Scopello. Percorso da fare in scarpe da ginnastica, non e’ proprio il massimo quando il sole e’ a picco. Piante poche e punti d’acqua anche meno. Siamo partiti con una buona riserva decidendo di fare solo la meta’ del percorso e le prime due calette (cala Capreria e cala Berretta), Il resto si fara’ con calma domani partendo da San Vito. Purtoppo il mare mosso di oggi e degli ultimi giorni non ci ha concesso di godere a fondo del mare e delle spiagge. Resta comunque una passeggiata che vale la sudata (costo di ingresso 3€ per il biglietto e 5€ per parcheggiare la macchina). All’entrata, molto premurosamente, ma ormai siamo abituati alla calorosita’ delle genti di questi splendidi posti, ci hanno dato tutte le indicazioni: in particolare, ci hanno sempre indicato come punti migliori le calette piu’ vicino a San Vito. Per il pranzo ci siamo portati una bella scorta di pane cunzato preso subito prima di lasciare Castellamare presso Sapori di Sicilia preparato davanti ai nostri occhi insieme a qualche dolce tanto per completare il pasto. Abbiamo consumato il pranzo nell’area attrezzata sulla strada del ritorno poco prima di lasciare la riserva . L’area e’ in ottima posizione, ben tenuta, con tanti tavoli all’ombra. E’ anche presente una fonte d’acqua. Sulla strada verso casa ci siamo concessi una sana granita alle mandorle e pistacchio presso quello che e’ diventata ormai tappa fissa: il bar Garibaldi. Ci siamo concessi anche un altro giretto per Castellammare. Stavolta abbiamo dedicato un po’ di tempo al porto. Questa cittadina nonostante il turismo mantiene ancora un animo genuino di citta’ marinara.
Giorno 6
E ancora riserva dello zingaro. Stavolta decidiamo di partire da San Vito lo Capo. Ancora tre euro per l’ingresso, ma stavolta non abbiamo bisogno di pagare il parcheggio. Le calette, un po’ piu grandi, sono decisamente piu’ intriganti e ovviamente facciamo tappa sulla seconda, detta dell’Uzzo. Un bagnetto circondati da numerosi pesci e un po’ di sole. Aggiungiamo una visitina alla grotta dell’Uzzo e una al museo delle attivita’ agricole e per oggi, la nostra razione di riserva e’ data. C’e’ da dire che il percorso e’ facile nella maggior parte anche se non mancano strappi faticosi da fare con attenzione. Anche di qua’, e’ necessario attrezzarsi almeno con una buona scorta d’acqua. Si e’ sempre esposti, senza ombra. Visto che abbiamo ancora diverse ore di sole, ne approfittiamo per prendere posto presso uno degli stabilimenti di San Vito. Per 15€, un lettino e due ombrelloni saranno teatro del nostro riposo. Davanti a noi un bel mare da godere e provare. Infine la serata. Siamo nel pieno del festival, tanta gente in giro, bancarelle, tende dove prendere il CousCous fatto con le ricette piu’ diverse. Ci si puo’ sbizzarrire nel provare piatti diverse, stomaco reggendo.
Giorno 7
Oggi niente chilometri. Dedichiamo l’ultimo giorno di vacanza a Castellammare e provvediamo a prendere posto in uno degli stabilimenti di zona. Ottima scelta, bel mare, 10€ e via, tutto il giorno al sole recuperando ampiamente la delusione del primo giorno. Per ritemprare un po’ le forze, ne’ approfittiamo per un’altra granita al bar Garibaldi. Per cena, estraiamo dalla lista che avevamo, la Tavernetta a Scopello. Ottima scelta. Non solo per la cittadina, di sera piu’ viva che mai, piena di gente, bancarelle, luci e colori, ma anche per la bonta’ della cucina che ci ha deliziato con un ottimo antipasto, e, CousCous al pesce per non rovinare la dieta. Non abbiamo speso molto ma abbiamo mangiato bene e con soddisfazione. Infine una tappa lungo la strada del ritorno per dare un’occhiata in notturna alla Tonnara. Merita davvero. Giorno 8 Le vacanze sono finite. Preparati i bagagli, riconsegnate le chiavi, ci concediamo un’ultimo passaggio al nostro bar preferito. Il proprietario, ieri, ci aveva avvisato che solo la domenica mattina tira fuori dal cilindro le cassatelle che la madre prepara. Non ne produce molte, quindi e’ d’obbligo andare non troppo tardi. Ma ormai e’ ora di andare, l’aereo non aspetta, c’e’ da riconsegnare la vettura e sbrigare le ultime formatilita’. Si parte in direzione Punta Raisi.
Un’ultima cosa va pero’ fatta. Dopo l’uscita per l’aeroporto, verso Palermo, c’e’ un posto tristemente famoso: Capaci. Qui, due alte steli ricordano le persone che sono morte nell’attentato. Non c’e’ un posto per fermarsi, c’e’ solo lo svincolo per l’uscita che ci serve per tornare indietro verso l’aerostazione e finire la nostra settimana.
Di questa terra, mi rimangono addosso tante cose: i colori, quelli dell’uomo, tenui, mai forti, i colori del mare, gli spazi aperti delle piane, i forti contrasti tra strade mezze crollate e cose nuovissime, tra case senza piu’ ormai il tetto attaccate a costruzioni ben tenute, il sorriso delle persone e, ehem, il loro modo di guidare, il verde delle pianure, la maestosita’ dei monumenti. Non so ancora che faro’ il prossimo anno, ma questa terra mi sta attirando nuovamente.