Thailandia: alla scoperta dell’Oriente
16 – 17 agosto 2011
Milano, Linate: alle ore 19 parte il nostro volo Lufthansa, che ci porterà a Francoforte e, da qui, l’intercontinentale per Bangkok; 10 ore di volo, in notturna, con arrivo previsto alle 14 ora locale.
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Voli tutti perfetti e in orario e bagagli a destinazione: ora non ci resta che uscire dall’aeroporto e, con metro e skytrain, raggiungere il centro di Bangkok ed il nostro hotel. Evitiamo l’opzione taxi perché, visto il traffico cittadino, ci metteremmo due ore, invece di 45 minuti circa!
All’aperto, c’è un bel caldino umido…. Salvo poi venire stroncati dall’aria condizionata polare della metro e soprattutto dello skytrain, un treno sopra elevato che percorre la città, una sorta di metropolitana leggera. Con le valigie ci accorgiamo subito di quanto poco “accessibile” sia lo skytrain e, in generale, Bangkok: scale, imbuti, restringimenti, slalom… Arrivati alla fermata dello skytrain dove si trova il nostro hotel (il Tower Club at Lebua, fermata skytrain Saphan Taksin, zona assai comoda per vicinanza sia con skytrain che con battelli sul Chao Phraya che permettono di arrivare velocemente nella zona vecchia di Rattanakosin) percorriamo a piedi, con valigie al seguito i 400 mt che portano all’hotel e siamo subito avvolti nell’atmosfera di Bangkok, in una via con traffico infernale, motorini, tuk tuk e banchettini/baracchini che vendono cibo, spedini, brodaglie varie e tanta tanta gente. Un’altra cosa che ci colpisce è la miriade di cavi elettrici che pende ovunque tra i pali della luce, davanti alle finestre. Il percorso con le valigie è davvero una corsa ad ostacoli, ma alla fine ce la facciamo e poco dopo aver conquistato la nostra camera, si scatena un bel temporalone tropicale. La sera decidiamo di andare verso la zona di Lumpini Park e le vie limitrofe, pensando di trovarci dei ristoranti: in realtà i pochi ristoranti di questo quartiere sono negli hotel e sono cari; quindi ripieghiamo verso Patpong e, visto che non troviamo niente che ci ispira e siamo affamati oltre che stravolti dal viaggio, ci fiondiamo in un Pizza Hut, per una cena economica.
18 agosto 2011 (giovedì)
Oggi giornata dedicata a Rattanakosin: il cielo è un po’ grigino con sprazzi di sole e azzurro a tratti; prendiamo il battello (consigliamo quello dei pendolari – Chao Phraya Express, molto più economico di quello turistico, anche se, ad oggi, non abbiamo ancora capito il prezzo del biglietto, visto che ogni volta, per la stessa tratta, ci veniva chiesto un importo diverso) e arriviamo alla zona vecchia, dove ci dedichiamo alla visita del complesso del Grand Palace (e Palazzo reale) contenente il famoso Buddha di smeraldo. Fortunatamente ci arriviamo presto e, almeno per la prima oretta, riusciamo a girarlo con calma, senza la folla: dopo le 10 vi si riversano tantissimi turisti e gruppi organizzati e il caldo aumenta con le ore. Per un visita che permetta di vedere tutto, bisogna mettere in conto di dedicargli una mattinata intera. All’uscita ci dirigiamo verso la zona vecchia di Ko Rattanakosin, attraversando il Mercato degli Amuleti, un mercatino coperto, di fianco al fiume dove si vende veramente di tutto, dal cibo a oggetti vari… ma soprattutto tanti amuleti portafortuna!. Ecco ci si potrebbe anche mangiare, ma non sembra particolarmente pulito…. Alla fine, tra le viuzze, alla ricerca di un ristorante citato dalla Lonely Planet (chiuso), optiamo per prendere delle micro-omelettine con verdura e coriandolo da una signora che cucina direttamente in casa e vende il cibo sulla sulla strada… buone!
Dedichiamo il pomeriggio alla visita dei tre più importanti templi della città, partendo dal Wat Suthat (con gli splendidi affreschi); davanti a questo tempio si trova una grande altalena esterna dove un tempo si tenevano competizioni. Poi vediamo il Wat Benchamabopit. Infine, prendiamo al volo un tuk-tuk e dopo pochi minuti siamo al Wat Pho con tutte le sue stupende “stupe” in maiolica. E’ bellissimo e merita una visita accurata; all’interno del complesso si trova il famoso Sleeping Buddha, il Buddha reclinato, che ha raggiunto il Nirvana. Peccato che ci sia un delirio di gente e che il Buddha sia contenuto in una struttura non molto ampia che non permette di apprezzarne davvero le reali dimensioni e l’imponenza. Stanchi morti, a metà pomeriggio, rientriamo in hotel a ritemprarci dal caldo e dalla camminata; la sera decidiamo di cenare nel ristorante del vicino Hotel Shangri La, dove mangiamo bene e dove ci godiamo uno spettacolo di danze e mimi tailandesi.
19 agosto 2011 (venerdì)
Per questa giornata abbiamo prenotato, tramite il nostro hotel, un’escursione al famoso mercato galleggiante di Damnoen Saduak. A posteriori, consigliamo, a chi volesse andarci, di noleggiare (previa contrattazione del costo) un taxi che vi porti al mercato (sono circa 80 km da Bangkok) e vi aspetti fino a visita conclusa, senza la guida turistica: la nostra era totalmente inutile ed anzi fastidiosa e, avendo prenotato due escursioni, ce la siamo dovuta sorbire anche il giorno dopo ad Ayutthaya. Il taxi è molto più economico e permette di avere la libertà di fare ciò che si vuole. L’unica nota positiva è che il tour ci ha consentito di fare un giro in long tail boat nel canale che poi porta a Damnoen Saduak; se fossimo andati con un taxi probabilmente questo giro non lo avremmo fatto. Damnoen Saduak è un mercato galleggiante, che ormai esiste solo per i turisti. È comunque molto bello e caratteristico e vale assolutamente la pena andarci per vedere le barche con le signore che vendono prodotti alimentari e magari lasciarsi tentare da qualche prodotto locale. Oltre al canale con le barche (sconsigliamo di prendere una barca e percorrere il canale del mercato perché è tutto bloccato e non farete altro che stare fermi, in mezzo alle barche e al relativo gas di scarico: molto meglio vederlo da sopra!!), c’è tutta un’area di bancarelle intorno, che vendono una varietà inimmaginabile di oggetti (alcuni dei quali piuttosto macabri, come gli scorpioni, i pipistrelli e i ragni sotto vetro… poverini…). “Scarichiamo” la guida (che è ben contenta di non doverci seguire) e ci facciamo un po’ di giretti per il mercato, che finisce a mezzogiorno.
In un traffico mostruoso rientriamo a Bangkok per le 13 e dedichiamo il pomeriggio alla visita del Wat Arun, tempio in stile khmer che si trova sulla sponda opposta del Chao Phraya, rispetto al Grand Palace. È forse uno dei templi più belli di Bangkok e compare in tante cartoline, al tramonto. Saliamo sopra il chedi, su dei gradoni enormi (che vertigini!) e facciamo giusto in tempo a scendere prima che si scateni un bell’acquazzone! Una cosa che ci ha colpito sono le campanelline appese ai tempietti circostanti e al Wat Arun stesso che continuano a suonare mosse dal vento.
Finita la visita, contrattiamo un giro in long tail boat per i canali del quartiere vecchio di Thonburi, la vecchia Bangkok, (da 1000 BTH a testa riusciamo a scendere a 400 BTH a testa, unendoci ad altri due ragazzi). Il giro è molto carino e percorre i canali della vecchia Bangkok, tra casette e baracche in legno, quasi tutte con il proprio piccolo tempietto votivo. La gente che ti vede, sorride e ti saluta. Sono tutti molto gentili e amichevoli e adorano essere fotografati; vediamo anche dei grossi lucertoloni che si trovano nei canali adiacenti al fiume. E visto che non siamo ancora soddisfatti e malgrado il tempo non sia bellissimo, riprendiamo il Chao Praya express e ci lanciamo nella visita del quartiere di Chinatown, percorrendo la via principale, piena di negozi cinesi, anatre laccate in vetrina e tuk tuk molto tailandesi; arriviamo fino in fondo alla via, ad un tempietto (Wat Traimit). Alle 19.30 torniamo in hotel e ceniamo al Sirocco Bar, posto molto trendy sulla terrazza al 64° piano del nostro hotel, con panorama spettacolare sulla Bangkok illuminata. Peraltro il bar è aperto a tutti e quindi suggeriamo di farci un salto, per ammirare dall’alto Bangkok (attenzione: smart casual dress, niente infradito o pantaloncini corti, altrimenti non vi fanno accedere). Il panorama viene fatto anche pagare a cena…. decisamente cara per Bangkok!!! Se dovessimo esprimere un giudizio sul Tower Club at Lebua, dovremmo dire che l’hotel era bello ma non strappa l’urlo, non propriamente un cinque stelle. Stanza bella, grande e pulita, ma ingresso dell’hotel in un’area “comune” della State tower, tipo centro commerciale, piuttosto buia e senza negozi aperti che dà un po’ l’idea di abbandono. La hall dell’hotel vera e propria, che si trova più all’interno, è carina, ma gli ascensori sottodimensionati: considerato che c’era un sacco di gente che saliva alla terrazza ed al bar, avrebbero dovuto fare un ascensore dedicato: c’era sempre da aspettare un sacco di tempo per salire!
20 agosto 2011 (sabato)
Oggi abbiamo in programma la visita ad Ayutthaya, la vecchia capitale della Thailandia, a 60 km da Bangkok, che fu poi distrutta dai birmani. Anche per questa escursione abbiamo il private tour prenotato e anche qui ci sentiamo di sconsigliare questa soluzione (costa caro e non ne vale la pena). O si sceglie un joined tour (con le limitazioni che ne conseguono: di solito sono sempre un numero prefissato e scarso di tempi inclusi), oppure ci sono due alternative: noleggiare un’auto con autista (o un taxi) oppure prendere il treno e noleggiare le bici per girare Ayutthaya. Questa ultima opzione è più “libera”, ma c’è da tenere conto che ci sono 32/34 gradi (anche senza sole), l’umidità è elevata e pedalare… potrebbe essere faticoso!
La prima tappa è il Palazzo d’estate Bang Pa-In, residenza estiva dei reali, oggi meta turistica ed usato come residenza estiva solo in minima parte. Per questo palazzo, così come per i templi, è richiesto il “polite dress”, ossia niente pantaloni troppo corti o canotte: diversamente obbligano a noleggiare gonnellone thai all’ingresso o sciarpe. Ansiosi di vedere Ayutthaya non ci dedichiamo più di due ore, vedendo i palazzi esternamente e solo il tempio cinese all’interno. È carina la vista dalla torre astronomica presente nel complesso. Poi veniamo portati ad Ayutthaya dove – sebbene siamo in un tour privato – la nostra guida ci dice che potremo vedere solo tre templi… Ovviamente ce lo dicono solo ora: non c’era scritto nulla sul depliant! Potrete immaginare l’arrabbiatura. Cominciamo con il Wat Chai Monkol, all’ingresso del quale ci attende una enorme statua di Buddha reclinato. Il tempio è poi circondato da un quadrato di mura disseminate di statue antiche di Buddha ricoperte da drappi arancioni, bellissimo! Poi il Wat Phra Mahathat dove si trova la celebre testa del Buddha in mezzo alle radici di un albero e infine il Wat Phra Si Sanphet con i tre enormi chedi.
All’ora di pranzo ci portano in un mediocre buffet, dove pranziamo velocemente. In teoria dopo si dovrebbe rientrare, previo passaggio nel Gems Store, per far comprare qualcosa al turista da spennare (sono solo le 14.00), ma noi insistiamo e, dopo varia contrattazione, discussione, telefonata all’agenzia (volevano farci pagare il tempo dell’autista extra… e non diciamo quanto è costata l’escursione), ci facciamo portare al Wat Chai Wattanaram, pagando noi l’ingresso (che non era, a quanto pare, previsto nel “budget”). E per fortuna che abbiamo insistito: è in assoluto uno dei più bei templi di Ayutthaya, forse Il più bello. Ci concediamo un’accurata visita… che meraviglia! Ayutthaya rimane uno dei posti più belli e magici che abbiamo visto in Thailandia. Al rientro in hotel protestiamo per la scarsa qualità dell’escursione e per la totale inesperienza ed impreparazione della guida… Ci riconosceranno alla fine un misero 20% di sconto… Per cena andiamo nella zona di Siam square, piena di gente e di centri commerciali. La prima tappa è l’Hard Rock Café, per le t-shirt ormai “rituali” e poi andiamo alla ricerca di un ristorante citato dalla Lonely Planet, un ristornate di Singapore con cucina cinese (Crystal Jade Lamia Xiao Long Bao) dove mangiamo tantissimo (forse abbiamo un po’ esagerato con le portate ordinate), spendendo circa 35 € in due. Poi rientriamo in hotel, via skytrain.
21 agosto 2011 (domenica)
Sebbene l’idea iniziale fosse stata di visitare un’altra zona della città (quartiere di Dusit), la stanchezza prevale e ce la prendiamo con calma. Verso le 11 lasciamo l’hotel diretti in l’aeroporto, dove ritireremo la macchina a noleggio, prenotata dall’Italia con AVIS. Diciamo che gli addetti dell’AVIS in aeroporto parlano inglese con una difficoltà estrema e fatichiamo non poco a capire. Facciamo tutte le coperture assicurative del caso (danni all’auto, a noi, furto ecc): l’importo aggiuntivo non è esagerato e, nel nostro caso abbiamo fatto benissimo ad aggiungere l’assicurazione extra (la consigliamo a tutti!). Non abbiamo navigatore satellitare e, intrepidi, neppure lo noleggiamo… ecco forse era meglio noleggiarlo anche perché la cartina acquistata in Italia è del tutto inadeguata e mancano un sacco di indicazioni. I cartelli stradali sono, per fortuna, anche in inglese, ma in caratteri molto più piccoli. E così ci perdiamo un paio di volte nelle tangenziali e nel traffico di Bankgok, prima di trovare la direzione giusta verso Kanchanaburi, nostra prossima meta, cui arriviamo intorno alle 17. Trovato l’hotel, che si trova sul fiume Kwai, scarichiamo e andiamo a vedere il ponte; ceniamo in hotel con grandi progetti per l’indomani. Siamo al Felix River Resort, poco distante da Kanchanaburi; hotel molto bello, come struttura e giardino, anche se non nuovissimo. Noi avevamo la camera vista fiume, bellissima. Dispone di due ristoranti interni (uno con cucina thai e occidentale e uno cinese) e di un floating restaurant, che apre solo nel week-end, ma non la domenica. Avendo provato la guida in Thailandia, possiamo dire che, EVITANDO BANGKOK, non è così impossibile, ci vuole semplicemente molta calma (sono veramente indisciplinati e privi di ogni senso del pericolo) e pazienza e soprattutto mille occhi: tendono a superare da ogni lato! Se si soggiorna a Kanchanaburi, è meglio disporre di un’auto propria. Nel nostro caso l’hotel non era vicino alla cittadina e girare a piedi di notte non è consigliabile, per via dei cani randagi che sono praticamente ovunque. Inoltre se ci si vuole spostare e vedere le attrazioni vicine (Erawan Falls, Tiger Temple) è piuttosto utile averne una: non abbiamo visto molti taxi in giro!
22 agosto 2011 (lunedì)
Sveglia presto: la prima tappa di oggi sono le Erawan Falls a una quarantina di km da Kanchanaburi che troviamo abbastanza agevolmente. Vale la pena di vederle; in questo periodo dell’anno, complice la stagione umida, sono piene d’acqua e formano laghetti molto invitanti. I livelli sono sette ma per ragioni di tempo riusciamo a vedere solo i primi 4, che dicono essere comunque i più belli; bellissimo e refrigerante farci il bagno, in mezzo a simpatici pesci che mordicchiano i piedi. Vediamo anche delle scimmie con il piccolino (non dategli cibo perché potrebbero diventare violente!).
Da qui, riprendiamo l’auto e rientriamo verso Kanchanaburi; a circa 15 km dalla cittadina, si trova il Temple Tiger (segnalato malissimo ed il cui cartello abbiamo visto per puro caso), un tempio di monaci dove vivono liberamente numerose tigri. Alcuni dicono che le tigri siano tranquille e si lascino accarezzare solo in quanto drogate… non sapremmo dire, ma il fatto che ci siano tanti volontari stranieri forse depone a favore dei monaci e della struttura. Non crediamo che le tigri siano drogate: semplicemente la visita è fatta nelle ore più calde della giornata, in cui le tigri (che sono state appena nutrite), sono tradizionalmente sonnacchiose e inattive. Oltre alle tigri, il santuario ospita altri animali come bufali, mucche, cinghiali, cerbiatti e due orsi delle montagne. Questi ultimi fanno veramente pena. A parte il fatto che si trovano in una gabbia, non particolarmente grande, la cosa peggiore è il caldo che devono patire. Hanno un pelo lungo e folto e sono orsi asiatici delle montagne… qui ci saranno 35°… Il tempio è aperto alle visite dalle 12 alle 16. Ci sono anche dei tour singoli mattutini, nei quali si collabora nella cura e nella gestione del Tiger Temple, ma forse debbono essere prenotati con anticipo.
Ci addentriamo nelle stradine del tempio e subito vediamo i primi monaci che si aggirano con le tigri (sono tigri adulte, ma comunque giovani): seguendo le istruzioni ci si può avvicinare, toccarle e farsi fotografare. Ci sono anche diverse attività extra rispetto al costo del biglietto (e sono piuttosto care, ma bisogna anche considerare che gli animali del Tiger Temple sono parecchi e che dare da mangiare a tutti ha un costo elevato). Si può giocare con le tigri nello stagno (su cui si ha anche una visuale dall’alto), dare da mangiare ai cuccioli (meraviglioso e da fare, ma bisogna informarsi subito perché le sessioni sono poche e a numero limitato: noi riusciamo a prenotare gli ultimi posti rimasti). Dopo avere prenotato quest’ultima attività, ci facciamo un giro nell’area del canyon delle tigri, dove si possono fare le foto con le tigri più adulte (come sono grandi!). Anche qui c’è la doppia opzione: compreso nel prezzo della visita il tour singolo, dove gli addetti ti fanno le foto (sono anche bravi), mentre se si è in due o in gruppo e si vuole una foto tutti insieme, bisogna pagare un extra (piuttosto salato: a nostro avviso è meglio investire la somma nel cat feeding, dove si sta a contatto con i cuccioli).
Alle 15 arriva il nostro turno del Cat feeding, un’esperienza che consigliamo a tutti di fare: si viene accompagnati dal personale, nella gabbia dei cuccioli, dove si trovano 7-8 piccoli di varia età. Nel nostro caso ce n’erano due piccolini e gli altri un po’ più grandicelli, già con l’istinto della caccia e dell’agguato (tendono ad “assaltare” le gambe da dietro, ma basta allontanarli, come suggeriscono gli addetti). Si fa conoscenza con loro, foto, video, si gioca e poi gli si da la pappa con il biberon (sono avidissimi!). Consiglio: abbigliamento pratico, non mettete abiti a cui tenete molto, niente colori vivi (rosso o arancio); vi sporcherete sicuramente. Inoltre, trattandosi di un tempio, niente canotte e pantaloni corti, altrimenti non vi fanno entrare. Al termine del cat feeding (sono quasi le 16, ora di chiusura), ci riportano al viale principale e ci fanno entrare in aree chiuse, perché è il momento in cui riconducono le tigri alle gabbie (non correte!) e danno da mangiare agli altri animali del centro. Prima di uscire, si può fare la foto con un monaco e una tigre adulta, ancora abituata a bere il latte dal biberon!.
Visto che è ancora presto, andiamo di nuovo a Kanchanaburi, al Kwai River Bridge. Di fianco si trova un mercatino molto carino, dove facciamo qualche acquisto a prezzi stracciati (previa contrattazione!). Per cena andiamo al Floating Restaurant di Kanchanaburi, di fianco al ponte dove ceniamo con pesce e birra, spendendo l’equivalente di 15 € in due. Il rientro alla macchina è un po’ difficile, perché non è vicinissima ed è pieno di cani randagi che ci seguono! Qui in Thailandia ce ne sono tantissimi ed è meglio non avvicinarcisi, anche perché non puoi sapere se hanno malattie… alcuni non sembrano proprio in salute!
23 agosto 2011 (martedì)
La giornata di oggi prevede il trasferimento a Nakhom Phatom e la visita del Phra Pathom Chedi (putroppo un po’ in restauro….) dove, all’interno di un tempietto sotterraneo, riceviamo la benedizione da un monaco ed il braccialettino bianco (il monaco era carinissimo: non sa una parola di inglese, ma cerca comunque di spiegarsi a gesti facendoci vedere le foto, le caratteristiche architettoniche e storiche del Chedi, che peraltro è il più grande di tutta la Thailandia). Nel primissimo pomeriggio arriviamo al Rose Garden, hotel che si trova a circa 40 km da Bangkok e che offre, due volte al giorno (intorno alle 11 ed alle 14,45) lo spettacolo tradizionale di danze thai, con altre scene di vita quotidiana. L’hotel ha un bellissimo giardino tropicale (anche se di per sé è un palazzone, non proprio nuovissimo); le camere sono carine anche se avrebbero bisogno di un po’ di rinnovo. Dispone anche di una spa dove proviamo il massaggio thai… non ce lo aspettavamo così forte… per fortuna che avevamo chiesto la versione MEDIUM e non quella Strong! Se soggiornate al Rose Garden, andate a vedere lo spettacolo perché è simpatico. L’unica cosa negativa è che è preceduto da un triste elephant show, con due poveri elefanti, costretti a numeri da circo. Se andate a vedere lo show e siete ospiti dell’hotel acquistate i biglietti in reception (sono scontati) e non fuori dall’hotel dove li vendono a prezzo pieno, per i turisti che vengono in giornata. Anche il Rose Garden ha tre ristoranti, ma purtroppo era aperto solo quello a buffet (che offre anche il menu à la carte). Peccato, perché c’erano un giapponese e un floating restaurant, che avremmo volentieri provato (ma aprono solo nel week-end…). Dedichiamo un po’ di tempo anche ai negozietti del Rose Garden (sono adiacenti al teatro dove si tengono gli spettacoli) e alla visita del garden, che comprende un orchid garden e uno stagno con i fenicotteri e, dopo il massaggio, ci godiamo uno splendido tramonto sul fiume.
24 agosto 2011 (mercoledì)
Sveglia prestissimo: dobbiamo percorrere la strada fino all’aeroporto di Bangkok, che dista da qui circa 60/70 km, ma visto che è un giorno lavorativo e visto il traffico che va verso la capitale, partiamo intorno alle 7.15. E bisogna dire che, visti i blocchi che abbiamo trovato, per lo meno fino agli ingressi nelle superstrade intorno a Bangkok, facciamo bene. Traffico spaventoso, motorini, pulmini, pick up e simili, ovunque, che sorpassano da ogni lato: esperienza adrenalinica! Arriviamo per tempo e restituiamo l’auto che viene sottoposta a un controllo superminuzioso (mai visto niente di simile, in nessun Paese)… tanto che trovano un graffio che neppure ci eravamo accorti di avere fatto… Ci fanno compilare il modulo, ma per fortuna è tutto pagato dall’assicurazione. Quindi se prendete una macchina, stipulate in loco tutte le assicurazioni extra… costeranno sicuramente meno che la riparazione del danno!
Il nostro volo per Chiang Mai, con Air Asia è puntualissimo e arriviamo lì in circa un’ora e 20 minuti. Atterrati, recuperiamo il bagaglio ed acquistiamo presso un banchetto all’interno dell’aeroporto, la corsa in taxi verso la città a tariffa fissa (120 BH). In 20 minuti siamo in hotel e, nel frattempo, ci accordiamo con il taxista affinché ci aspetti mentre facciamo in check-in in hotel (Shangri-La Chiang Mai… bellissimo: consigliato assolutamente) e poi ci porti al Wat Phra that Doi Suthep, il tempio più bello di Chiang Mai, a circa 40 minuti di auto dalla città. Non contrattiamo molto, anche perché, considerato che il tassista è stato a nostra disposizione quasi 5 ore, la cifra richiesta (800 BH, 20 €) non ci pareva per nulla alta. Consigliamo a chiunque voglia recarsi al Wat Phra that Doi Suthep e non abbia una macchina propria, di fare così. Conveniente e rilassante, visto che non si deve pensare a guidare e stare attenti alla strada. Fuori dal tempio (che merita sicuramente una visita), un sacco di bancarelle e mercatini. Ma il mercatino più bello è il Night Market di Chiang Mai (dalle 20 alle 24 circa, poco fuori dal centro), dove vendono ogni tipo di prodotto (più o meno) artigianale e ovviamente oggetti contraffatti di ogni sorta (mai viste così tante imitazioni di tutto!). E’ molto grande e ha varie zone coperte; nel complesso non è particolarmente caotico (a parte le bancarelle in strada che rendono poco agevole il passaggio). Noi abbiamo acquistato un po’ di ricordini Thai proprio lì e siamo stati contentissimi. Si può anche cenare: ci sono vari posti, molto economici; la maggior parte cucina il pesce direttamente sul barbecue al momento, scegliendolo dal bancone del pesce crudo. Dopo una bella passeggiata e tanti acquisti, rientriamo in hotel: domani, giornata con gli elefanti!!
25 agosto 2011 (giovedì)
Oggi giornata “Elephant owner for one day”, al Patara Elephant Farm di Chiang Mai, una farm dove curano, reintroducono e salvaguardano l’elefante asiatico. Abbiamo trovato il riferimento sulla Lonely Planet e prenotato via email da casa (consigliabile, per essere sicuri di trovare posto: i gruppi sono molto piccoli, non più di 10 persone al giorno!). Questo centro offre la possibilità di vivere un’esperienza unica con gli elefanti, in una struttura che tutela e protegge gli animali e non li sfrutta con penosi spettacoli. Ci vengono a prendere alle 7.30 in hotel, con un pulmino, che ci porta alla Farm (a circa un’ora da Chiang Mai, nella campagna e nelle risaie tailandesi: portare assolutamente repellente per insetti, crema solare, cappellino, pantaloni corti e scarpe aperte: si bagnano quasi subito!). Il panorama è bellissimo, di un verde intenso con i campi di riso e i contadini che raccolgono il riso e qua e là si comincia a vedere qualche elefante. La guida fornisce tutte le spiegazioni delle attività che andremo a svolgere, dei comandi di base, di come comportarsi con un elefante. Ognuno di noi (siamo in 9) avrà un suo elefante, e un mahout (guida e addestratore di elefanti) dedicato, che ci seguirà tutto il giorno, personalmente. Si comincia conoscendo il proprio elefante, dandogli da mangiare (le banane aiutano tantissimo a fare amicizia!), verificandone lo stato di salute, lavandolo nel fiume (per poi salirci sopra è necessario che sia rimossa tutta la terra che gli elefanti si buttano addosso, altrimenti si creano delle ferite sulla pelle) e poi salendoci sopra con una delle diverse tecniche possibili (difficile comunque!). Dopo una prima bella passeggiata a dorso di elefante in mezzo alle risaie ci si dedica ad un bel bagno insieme agli elefanti alle falls! La giornata prevede anche il pic nic nella giungla (molto suggestivo e il cibo era ottimo, preparato dalle signore del villaggio) e poi il final walk, prima da soli e poi in coppia a dorso di elefante, attraversando nella giungla salite e discese impervie. Un’esperienza meravigliosa! Nel tardo pomeriggio ci riportano in hotel dove poi ci rilassiamo in piscina. Serata al Night Market, con altri acquisti e cena.
26 agosto 2011 (venerdì)
Per oggi abbiamo prenotato, con l’hotel, un tour (questa volta di gruppo, anche se alla fine saremo solo in due) alle tribù della zona di Chiang Mai. Abbiamo evitato il tour fino al Triangolo d’Oro e Chiang Rai, perché molto lungo (tre ore di pullman per andare ed altrettante per tornare, con la certezza di vedere poche cose e male), ma ci siamo concessi questo, per visitare queste tribù e vedere gli abiti caratteristici (che indossano ad uso e consumo dei turisti, fatte salve le donne Karen che portano gli anelli sempre… Poverette, fanno un po’ pena, visto il peso che devono sopportare, soprattutto se si considera il caldo, il fatto che questi anelli a lungo andare danneggiano il collo e la colonna vertebrale e il fatto che le portano fin da bambine).
La prima tappa è una orchid farm, con le farfalle e poi si va verso il primo villaggio, quello dei Lisu. Poi veniamo portati – come da tour – alle Chiang Dao Caves, delle grotte al cui interno si trovano varie statue del Buddha. A causa delle recenti piogge, il fiume è molto ingrossato e le campagne allagate e la nostra guida teme di non poter percorrere il ponte che porta al villaggio Akha e Karen (quello dalle donne con il collo lungo), ma alla fine ce la facciamo. Come guida la nostra è veramente scarsa… non molto preparata e la maggior parte delle volte legge i cartelli, pregiandosi di dirci cose particolari… C’è di buono che la gita non è costata molto. In realtà abbiamo visto in giro guide più preparate: bisognerebbe prendere quelle del locale Ufficio del turismo, che sostengono un esame (Guide TAT – Tourist Authority of Thailand – sono citate sulla Lonely Planet). I villaggi sono piuttosto poveri e sostanzialmente dedicati ai turisti: le donne e i bambini si fanno fotografare volentieri (addirittura si mettono in posa), ma poi bisogna assolutamente acquistare qualcosa (contrattando), altrimenti si offendono tantissimo.Diciamo che è un’escursione carina, che permette di fare foto belle alla gente, ma decisamente turistica. Prima di rientrare in hotel ci facciamo lasciare in centro, dove visitiamo i due templi principali, il Wat Phra Singh e il Wat Chedi Luang e poi rientriamo in hotel con un tuk tuk: troppo divertente girare sul tuk tuk sfrecciando nel traffico! La sera ceniamo al ristorante dello Shangri-La che offre un convenientissimo e ottimo buffet a 400 BH a testa con un’ampia varietà di cibo, di varie cucine (thai, indiana, sushi giapponese, cinese ed internazionale: ci sono perfino il pane e la pizza!): ovviamente approfittiamo e proviamo tutto il sughi possibile!
27 agosto 2011 (sabato)
Oggi lasciamo Chiang Mai e prendiamo il volo per Ko Samui, con la Bangkok Airways (ottima, come del resto anche Air Asia, questa ultima nominata una delle migliori low cost al mondo). A Ko Samui abbiamo prenotato una macchina per i 5 giorni, sempre con AVIS. Anche in questo aeroporto, gli addetti AVIS parlano malissimo inglese: un’impresa capire dove riconsegnare la macchina e come fare per la restituzione, visto che avremo il volo di rientro la mattina molto presto!). Molti turisti a Ko Samui prendono il motorino: noi dovendo spostarci anche con le valigie (staremo in due posti diversi), optiamo per l’auto.
La prima tappa è la notissima Chaweng Beach. Siamo al Samui Resotel (pensavamo meglio, onestamente, anche se comunque è un bell’hotel, con spiaggia davanti alla stanza). Purtroppo il tempo non è bellissimo e, quindi, non si apprezza a dovere il colore dell’acqua. Ma la spiaggia è comunque bellissima, bianca, con sabbia fine e con poca gente. Chaweng è un paesino che è formato da un susseguirsi di locali, ristoranti, hotel, negozietti e bancarelle (c’è anche un night market, per lo meno il sabato sera). Dopo un po’ di relax in spiaggia, ci prepariamo e usciamo a fare due passi e poi ceniamo in uno dei tanti ristorantini di Chaweng (la maggior parte però non da sul mare; sulla spiaggia si trovano soprattutto hotel e locali veri e propri). Sarà che è sabato sera ma in giro c’è un sacco di gente (ma già dalla sera dopo, troveremo molte meno persone… cominciano i rientri verso casa e anche per noi la vacanza volge al termine…. Che tristezza!).
28 agosto 2011 (domenica)
Prendiamo l’auto e giriamo la zona a sud dell’isola. Andiamo a vedere Lamai beach, splendido angolo con rocce tipo Sardegna, tra cui le rocce di Hin Yai e Hin Ta, curiose formazioni rocciose che generano l’ilarità di tutti i tailandesi, in quanto a forma di genitali. Andiamo poi a visitare le Na Muang Waterfalls (ma vediamo solo una delle cascate, quella più in alto non riusciamo a raggiungerla). Ko Samui è decisamente molto più turistica del resto della Thailandia: tutto costa, tutto viene fatto pagare e soprattutto cercano spesso di fregarti, dicendoti che occorre pagare ingressi inesistenti (quindi attenzione!). Vediamo anche il celebre tempio con il monaco mummificato, con gli occhiali da sole, e poi ci rilassiamo in spiaggia nel pomeriggio (peccato il tempo sia proprio un po’ bruttino!). Però troviamo un bel ristorantino, vista mare, lungo la strada, dove pranzare (Krua Chao Baan) che meraviglia! E poi queste spiagge selvagge, deserte! Bello, bello, bello! La sera optiamo per la cena alla Sydney stekhouse, attirati dal ricordo nostalgico australiano, dove mangiamo un ottimo filetto (era tanto che non ne assaggiavamo uno) con vino rosso australiano (il vino è un po’ caro, se comparato al cibo, ma per una volta… e poi comunque costa come da noi, solo che qui è il cibo che costa davvero pochissimo!).
29 agosto2011 (lunedì)
Oggi ci trasferiremo a Bo Phut, dove abbiamo prenotato tre notti (le ultime tre della vacanza!) al Fair House and Villa Spa a Maenam Beach (molto carino, consigliato, ma non vicino al Fisherman’s village: bisogna andarci o con un mezzo proprio o con un taxi; comunque al Fisherman’s village ce ne sono tanti, quindi il rientro non è un problema!). Prima andiamo a vedere Big Buddha Beach (Bangrak) con visita al tempio del Buddha e poi ci facciamo un giretto a Bo Phut, al Fisherman’s village, dove capitiamo proprio per pranzo. Ne approfittiamo e mangiamo in un grazioso ristorantino vistaspiaggia e mare (Lutecia restaurant) dove si mangia proprio bene (cucina Thai) e si spende poco! Il pomeriggio arriviamo in hotel, ci rilassiamo e sfruttiamo spiaggetta e piscina dell’hotel. Per cena, malgrado stia venendo giù un bell’acquazzone torniamo al Fisherman’s village, dove ceniamo alla Smile House, vista spiaggia.
30 agosto 2011 (martedì)
Per questa giornata abbiamo prenotato la gita all’arcipelago e parco marino di Ang Tong, tramite uno dei tour operator presenti a Ko Samui (Samui Island Tour). Ci vengono a prendere alle 7.30 in hotel e ci conducono al porto, dove prendiamo una large boat (è piuttosto grande, quindi anche per chi soffrisse il mal di mare non ci sono problemi). La gita prevede navigazione di circa 1 ora e 50 minuti, per raggiungere il parco marino. La prima tappa è un’isoletta con un laghetto verde, di origine vulcanica. Con una scalinata, in pochi minuti, si arriva ad un belvedere da cui si gode di una splendida vista sul lago (che non è balenabile, in quanto sacro). Poi ci fanno fare un giretto su kayak a due (molto divertente), attrezzandoci della necessaria borsa impermeabile (una per coppia) per poter portare in giro macchina fotografica e oggetti preziosi senza bagnarli. Il pranzo è organizzato a bordo e, una volta finito, ci dirigiamo su un’altra isoletta, dove restiamo per circa 2 ore. Qui è possibile rilassarsi sulla spiaggia, fare ancora kayak, fare snorkelling (malgrado la splendida giornata, però, aveva piovuto fino a ieri, quindi la visibilità del fondale è pessima), oppure fare la camminata fino al view point. Ci sono almeno 4 view point diversi e quello più alto, da cui si gode di una splendida vista sull’arcipelago, non è di facile raggiungimento: ci vuole una camminata in salita di 40 minuti e gli ultimi 100 metri sono su rocce taglienti. Occorre portarsi scarpe da trekking e tenere conto del fatto che fa caldo. Non è una facile camminata, ma se si va preparati, si è ripagati da un meraviglioso panorama! Alle 15.30 circa veniamo riportati alla barca e poi rientriamo verso Ko Samui; saremo in hotel per le 19.00 circa. Bellissima giornata! Il parco di Ang Thong, con le sue isolette verdissime che sembrano sorgere come smeraldi dal mare e con le sue calettine e spiaggette bianchissime è veramente splendido! Ed il tour era organizzato molto bene. Ceniamo in hotel perché siamo un pò stanchi e non particolarmente desiderosi di riprendere l’auto per andare al Fisherman’s village.
31 agosto2011 (mercoledì)
Oggi è tristemente il nostro ultimo giorno di vacanza: domani si rientra! Il tempo non è bellissimo: pur essendo sereno il cielo è velato. Avremmo voluto andare a Ko Tao, ma il fatto di dover prendere la speed boat preoccupava un pochino per il possibile mal di mare. Quindi decidiamo di rilassarci un po’ e di approfittare del tempo non meraviglioso per visitare il tempio di Wat Plai Laem, un complesso con edifici e varie statue del Buddha, in diverse “versioni”, tra cui l’happy Buddha (quello in carne) e quello con tante braccia. Nel pomeriggio totale relax sulla spiaggia dorata di maenam, e ci godiamo l’ultimo splendido tramonto sul mare! Ceniamo al Fisherman’s village, al ristorante Krua Bophut, sul un tavolino posto proprio sulla spiaggia… finita la cena fermiamo uno dei venditori che camminano lungo la spiaggia, compriamo due lanterne thai e poi, dopo aver trafficato un pò per accenderle, le facciamo volare via, su su verso le stelle… bellissimo! Questo è stato il nostro arrivederci alla Thailandia, paese splendido, che ci ha stupito ed è andato oltre le aspettative iniziali!
1 settembre 2011 (giovedì)
Giornata campale costellata di voli di rientro, prima verso Bangkok e poi verso Monaco e poi Milano. A parte il volo da Ko Samui a Bangkok (operato con Bangkok Airways), l’intercontinentale è con Thai Airways… ci aspettavamo di meglio. Il velivolo era piuttosto vecchio e senza schermi personali … 10 ore di volo di giorno senza tv sono un po’ lunghe! In compenso, bellissimo l’aeroporto di Ko Samui (ma anche quelli di Bangkok e Chiang Mai), pieno di fiori e graziosi negozietti, con sala d’aspetto in una specie di gazebo con poltrone e (per la prima volta in aereoporto) wi-fi gratuito funzionante.
NOTE CONCLUSIVE:
Provate la cucina thai: è buonissima (anche se piccante e speziata) e, malgrado abbiamo mangiato un sacco di pietanze thai, non ci ha mai stufato, anzi!
La gente è molto gentile, sempre sorridente (non a caso la Thailandia è chiamata Paese del sorriso). I tailandesi sono molto accomodanti e non serve a nulla arrabbiarsi o discutere: otterrete di più con la gentilezza, soprattutto nelle contrattazioni.
Il Paese è assolutamente sicuro: non ci siamo mai sentiti in alcun modo in possibile pericolo anche quando eravamo in zone veramente povere. Attenzione solo alla guida tailandese e ai motorini, tuk tuk e simili che sbucano ovunque e vanno come pazzi. D’altro canto è divertente vedere le “soluzioni” di trasporto adottate o vedere 4 persone su un motorino, senza casco, magari con un bambino in braccio…. Certo, la sicurezza non esiste, ma è talmente caratteristico!
Da fare: un giro sul tuk tuk, gli acquisti ai mercatini, il giro in long tail boat e, se possibile, un’esperienza in una elephant farm, di quelle serie, dove davvero hanno a cuore gli animali e non li sfruttano per gli spettacoli (evitate quei posti, per favore!).
Da vedere: la parte storica e antica di Bangkok (Ko Rattanakosin), Ayutthaya, il mercato galleggiate di Damnoen Saduak e poi, fuori Bangkok: il Ponte sul fiume Kwai, il Tiger Temple, le Erawan Falls e poi la campagna, la giungla tropicale e i fiori, le meravigliose orchidee e le farfalle, ovunque (ecco, non a Bangkok!!!!)