Riga, Vilnius, Tallinn e dintorni
Sul primo giorno di viaggio non c’è molto da dire: siamo partiti da Catania alle 18:30 e siamo atterrati a Riga dopo tre ore alle 22:30 circa (fuso orario + 1 rispetto all’Italia). Il volo (diretto) si è svolto tranquillamente, anche se abbiamo viaggiato piuttosto scomodi per via degli spazi angusti a bordo. A Riga siamo stati accolti da una fitta pioggerellina, inoltre il nostro hotel era lontano dal centro ed in una zona poco interessante, perciò siamo andati a dormire subito
2° giorno: Riga -Vilnius
Al mattino non piove più, però il cielo è coperto e non promette nulla di buono. A colazione faccio la prima scorpacciata di pesce: salmone, aringa e maccarello, preparati con diverse marinature, da accompagnare con diverse salsette (la mia preferita era quella a base di senape e miele) e da mangiare con delle piccole brioches di pasta sfoglia non dolci e aromatizzate all’aneto. Alle nove partiamo per la visita di Riga. Dopo una veloce sosta sulle rive della Daugava, visitiamo il quartiere liberty, il più vasto in Europa; gli edifici, molti dei quali sedi di ambasciate, sono tutti perfettamente restaurati: le facciate hanno delicate tinte pastello e sono riccamente decorate con stucchi bianchi che raffigurano temi floreali e vegetali, volti e corpi femminili, ma anche soggetti più insoliti (per esempio, un industriale fece realizzare due piccole ciminiere sulla sommità del suo palazzo). Ci spostiamo poi nel centro cittadino, che si articola in tre piazze principali, collegate tra loro da numerose stradine; quello che colpisce, più che l’aspetto monumentale della città, è l’atmosfera che vi si respira, per via dei numerosi artisti di strada che, con le loro note, ci faranno da sottofondo per tutta la mattinata. Tra i monumenti più significativi la Casa delle Teste Nere, un edificio in amttoni rossi la cui facciata ricorda quella delle case di Amsterdam, così chiamato perchè era la sede di una corporazione mercantile il cui protettore era san Giorgio il Moro; un altro monumento-simbolo di Riga è la Casa del Gatto: l’edificio, vicino alla sede di un’altra corporazione mercantile, apparteneva ad un mercante straniero che, proprio per la sua origine, si vide rifiutato l’ingresso nella corporazione; per ripicca, fece innalzare sul tetto della sua casa la statua di un gatto che volgeva il didietro al palazzo della corporazione; ovviamente i mercanti protestarono, ma alla fine si giunse ad un accordo e lo straniero fu ammesso; come segno di conciliazione, costui fece voltare il gatto, che ora guarda verso la sede della corporazione; con la sua curiosa storia, il gatto è diventato il simbolo della città. Una delle strade del centro è chiamata, per via della sua architettura, la Svizzera lettone, e addirittura una delle sue casette, che ospita un ristorante, ha la facciata azzurro cielo decorata con mucche, stelle alpine e fiori di montagna; facciamo sosta davanti ad una scultura in bronzo che raffigura gli animali della fiaba “i Quattro Musicanti di Brema”: toccare il loro muso porta fortuna ma non è facile, noi ci fermiamo all’asino e al cane (io con un pò di fatica…) i più alti arrivano al gatto, ma il gallo è assolutamente fuori portata. Una curiosità: sulla facciata di uno degli edifici su una delle piazze, spicca a caratteri cubitali la pubblicità dei vini delle tenute “Albano Carrisi” (!!!). Non visitiamo chiese, perchè quelle protestanti, che sono la maggioranza, sono a pagamento: visitiamo solo la chiesa cattolica di san Giacomo, che però è poco interessante (soprattutto se paragonata alle splendide chiese di Vilnius), l’ultimo giorno vedremo anche la bellissima cattedrale ortodossa, splendido edificio color rosa e oro, con le cupolette nere ed un interno sfarzoso, che si trova fuori dal centro; infine, facciamo brevi soste sotto l’alta guglia della cattedrale, edificio gotico in mattoni rossi, e davanti ad un tratto superstite delle antiche mura. Al termine della visita, decidiamo di pranzare velocemente con un panino per “dedicarci” alle molte bancarelle sparse quà e là: le cose in vendita, soprattutto ambra, lino, e guanti e calzettoni di lana, sono belle ed a prezzo contenuto, però, dato che siamo ancora all’inizio del viaggio e che torneremo a Riga, decidiamo di aspettare. Nè approfittiamo comunque per cambiare un pò di euro in lati: ad Agosto 2010, 1 euro vale circa 0,70 lati, indicativamente due lati valgono tre euro; il mio consiglio, sia quì che in Lituania, è di non cambiare troppi soldi perchè in tutte le bancarelle e negozi turistici accettano tranquillamente gli euro, la moneta locale serve solo per i pasti e per gli acquisti nei centri commerciali. Nel primo pomeriggio partiamo alla volta della Lituania. Il paesaggio è piuttosto monotono, fitti boschi si alternano a campi coltivati a cereali, poche case e pochi animali; l’unico diversivo sono i numerosi corvi, anche a stormi, che si vedono in cielo o sui prati. Dopo una breve sosta in un anonimo autogrill, giungiamo a destinazione. Usciamo subito dopo cena: il nostro hotel si trova sulla via principale della città, ed in meno di 15 minuti arriviamo davanti alla cattedrale; ci inoltriamo un pò per le vie del centro, ma non c’è quasi nessuno (anche perchè fa piuttosto freddo), nè possiamo sederci a bere qualcosa perchè ancora non abbiamo i litas, perciò ciondoliamo un pò in giro e poi a letto.
3° giorno: Vilnius – castello di Trakai – Vilnius
Oggil il tempo è ancora incerto (sarà questa la giornata più brutta di tutto il viaggio), ma non ci facciamo scoraggiare! Vilnius, a differenza di Riga e Tallin, ha un centro storico piuttosto vasto, e questo le fa perdere un pò di fascino, ma delle tre è anche la città meno turistica e quindi la più tranquilla, perciò possiamo godercela con calma. La cosa più interessante sono le numerose chiese barocche (Vilnius è considerata la più grande città barocca in Europa): la prima che visitiamo è la chiesa dei Santi Pietro e Paolo, fuori dal centro, fondata da un certo Pac (pronuncia Paz), uomo sanguinario e dissoluto che volle così provare a rimediare ai propri peccati; la chiesa è molto bella, con una sobria facciata bianca e gialla e un interno splendidamente decorato e completamente bianco: imperdibili il lampadario di cristallo, che ha la forma di un veliero, e la scultura della Morte “allegra mietitrice” che si vede uscendo, sul lato sinistro dell’ingresso. Visitiamo poi la Cattedrale, un bellissimo edificio dalla facciata neoclassica, con vicino un’alta torre bianca, che tutto sembrano meno che una chiesa e il suo campanile; anche l’interno, piuttosto sobrio, ricorda più una pinacoteca che un luogo di culto, ma la cappella di San Casimiro, patrono della città, è assolutamente imperdibile; bellissimi stucchi bianchi si alternano a marmi pregiati di colore scuro, e vi sono numerose statue in legno rivestite in argento; bellissimo il volto sorridente della Madonna che veglia sopra il sarcofago con le spoglie del Santo. Dalla piazza della Cattedrale entriamo nel centro; prima tappa presso l’Università, dove visitiamo alcuni cortili ed una bella chiesa barocca dedicata alla Madonna di Loreto ; vicino all’Università, visitiamo la chiesa dello Spirito Santo: pochi la conoscono perchè non ha una facciata sulla strada e l’ingresso si trova in fondo ad un buio androne, ma l’interno è bellissimo, con gli splendidi, candidi stucchi barocchi che spiccano sulle pareti color rosa tenue. Usciti da questa chiesa, attraversiamo l’antico quartiere ebraico, e percorriamo una stradina le cui mura sono interamente ricoperte di piccole targhe in ceramica dedicate ai più famosi poeti e scrittori lituani. Infine sbuchiamo nella via principale del centro storico, e la percorriamo per un buon tratto fino ad arrivare alle chiese di Sant’Anna e dei Bernardini: la prima è un bell’edificio in mattoni rossi, con un interno piuttosto semplice; la seconda, sempre in mattoni rossi, ha una facciata che ricorda le case olandesi (un pò come la Casa delle Teste Nere a Riga), ma internamente è completamente in restauro e non riusciamo a vedere nulla. Visitiamo anche una chiesa ortodossa, molto bella e particolare, dedicata a tre martiri i cui corpi riposano sdraiati sotto una teca di vetro l’uno vicino all’altro, nascosti da una coperta riccamente decorata ma un pò corta, che lascia scoperti i loro piedi con calzini bianchi e babbucce di broccato… decisamente inquietante; inoltre, la parete dove si trova l’iconostasi (che quì, a differenza delle tradizionali chiese ortodosse, è molto ridotta) è dipinta in verde smeraldo, colore bellismo ma non molto adatto a un luogo sacro. Usciti da questa chiesa, ci accorgiamo che ha iniziato a piovere; risaliamo di corsa la strada appena percorsa, e arriviamo davanti all’arco che collega il centro con la piazza della Cattedrale; quì, ammiriamo l’immagine di Vilnius che più ci rimarrà dentro: sopra l’arco vi è una grande finestra aperta, dalla quale il viso dolcissimo della Madonna (la Madonna della Misericordia, come si legge sopra l’arco) raffigurata in una grande icona di stile russo, guarda verso di noi e verso la città, come in un abbracio simbolico; e, dal basso, numerosi fedeli si fermano per rivolgerle una preghiera; saliamo anche nella piccola cappella per ammirare un bel panorama del centro. Purtroppo la pioggia è aumentata d’intensità, così, su consiglio della guida, rinunciamo al tempo libero in centro e anticipiamo la visita di Trakai, per tornare prima in città, nella speranza che il tempo migliori. Pranziamo nel self service di un centro commerciale; il pranzo si rivela discreto ed economico, e abbiamo la possibilità di assaggiare qualche piatto tipico: uno sformato a base di patate tagliate a julienne e formaggio, ed un ottimo dessert, una crema di formaggio tipo ricotta con sopra una salsina a base di frutti di bosco (noi nè proviamo uno al ribes e uno al mirtillo); terribile, invece, l’acqua: dato che non riusciamo a trovare quella naturale, dobbiamo accontentarci dell’acqua frizzante, ma quella che prendiamo è decisamente troppo gasata, e con un retrogusto stranissimo, al punto che non riusciamo a finirla. Trakai dista circa 30 km. da Vilnius. Il castello è una bella costruzione in mattoni rossi, che sorge su un’isoletta in mezzo al lago (ma collegata alla riva con due ponticelli); la passeggiata per raggiungerlo è breve e piacevole, nonostante il maltempo: il lago su cui il castello si affaccia è piccolo e tranquillo, e si possono noleggiare le barche a remi per farne il giro, se avessimo avuto il tempo lo avremmo fatto volentieri. L’edifico attuale è stato ricostruito sui ruderi del precedente maniero, ed è diviso in due ali: noi visitiamo quella sulla sinistra, che ospita una sala per le cerimonie pubbliche ed un piccolo museo sulla storia lituana; non posso dire di averlo apprezzato molto, l’unica sala che ricordo con piacere è quella che ricostruiva un’abitazione tipica caraita: i Caraiti sono un popolo di stirpe ebraica (anche se loro tengono molto a distinguersi dagli Ebrei) che ha una piccola comunità quì a Trakai, ed effettivamente l’arredamento, i tappeti e l’abbigliamento ricordano molto la tradizione mediorientale; durante il ritorno a Vilnius avremo anche modo di attraversare il loro quartiere e di vedere le loro case, costruzioni di legno con tre finestre sulla facciata principale (una per Dio, una per gli Antenati ed una per la famiglia). Terminata la visita del museo, ci viene lasciato del tempo libero; visitiamo velocemente l’altra ala, che ospita alcuni animali impagliati, una collezione di timbri e poco altro, e poi ci dirigiamo alle bancarelle. Tra tutti i posti visitati, il mercatino di Trakai è il più economico, perciò vi consiglio di fare quì la maggior parte dei vostri acquisti (soprattutto per l’ambra). L’ambra è presente in grandissima quantità ma, almeno così sostiene la guida, è tutta vera, perchè nelle repubbliche baltiche è molto abbondante e non c’è convenienza a falsificarla; quello che incide sul prezzo è il colore (l’ambra bianca e quella verde sono più rare di quella marrone) e la lavorazione (una collana di “perle” d’ambra è più costosa delle collane grezze), ed ovviamente l’eventuale montatura in argento (nei negozi di Vilnius si trovano anche gioielli in oro). A Trakai si trovano soprattutto monili, in tutte le sfumature di colore, e con moltissime lavorazioni; per darvi un’idea dei prezzi, io ho preso un piccolo anello in argento con ambra marrone a meno di 10 euro, un bracciale in argento con ambra in vari colori a 25, più alcune collane e braccialetti più semplici per altri 15 euro complessivi; per oggetti dello stesso tipo, a Riga, i prezzi sono più alti del trenta-quaranta per cento, a Tallin sono più del doppio. Ritorniamo a Vilnius verso le cinque e mezza, e subito andiamo in centro: purtroppo le bancarelle chiudono alle sei e non riusciamo a vederle, ma i negozi sono ancora aperti; dato che abbiamo già preso l’ambra, andiamo a comprare il lino: prendo una bella borsa e qualche strofinaccio spendendo circa trenta euro (i prezzi delle bancarelle sono più economici, però nei negozi la qualità del tessuto è migliore); in un altro negozio prendiamo anche un piccolo specchietto da borsa decorato con tasselli di ambra, un alberello con le foglie fatte di ambra e alcuni pupazzetti a forma di riccio o gufo decorati anch’essi con piccoli frammenti di ambra grezza. Torniamo in albergo alle otto, giusto in tempo per la cena. Poco dopo si scatena un violento acquazzone, così ci tratteniamo un pò nella hall con altri compagni di viaggio e andiamo a dormire presto.
4° giorno: Vilnius – Collina delle Croci – Palazzo di Rundale – Riga
Anche oggi il sole è assente… Stiamo per lasciare la Lituania e rientrare in Lettonia; prima però visiteremo uno dei luoghi più significativi del paese: la Collina delle Croci; le prime testimonianze certe su questo luogo risalgono alla metà dellOttocento, ma la sua origine è incerta: secondo la tradizione, un contadino del luogo, dopo aver ricevuto una grazia, avrebbe piantato una croce su questa collina (che in realtà è alta appena 11 metri) imitato poi dai suoi compaesani; questa consuetudine è andata avanti fino ai giorni nostri, superando pure il veto del regime sovietico che in quattro occasiono fece spianare la collina, e ancora oggi è molto sentita: nel piazzale dove l’autobus ci lascia, alcune bancarelle vendono croci di tutte le dimensioni, di legno e di metallo, i fedeli le acquistano e poi vanno a piantarle sulla collina; anche noi ci lasciamo coinvolgere ed acquistiamo una piccola croce di legno. La collina è poco più avanti; dapprima sostiamo davanti alla grande croce lasciata da Papa Giovanni Paolo II durante il suo viaggio nelle repubbliche baltiche negli anni ’90 (in molte delle chiese che abbiamo visitato c’è una targa che ricorda questo evento), subito dopo inizia il percorso, un sentiero principale tracciato da una passerella di legno, e ai suoi lati piccoli sentierini in terra battuta che scendono sui fianchi della collina; al termine della salita si estende una distesa infinita di croci, impossibili da contare, solo quelle più alte sono diverse migliaia… Tuttavia non ci sentiamo a nostro agio, sembra di essere in un gigantesco cimitero. Cerchiamo comunque un luogo dove piantare la nostra croce: rinunciamo a metterla nel punto più alto, il più ambito, dove si trova la statua della Madonna, perchè non c’è assolutamente spazio, e cerchiamo un angolo meno “affollato” scendendo uno dei percorsi laterali; quì la conficchiamo nel terreno, dopo avervi scritto sopra i nostri nomi, la città e la nazione d’origine, e la data della nostra visita, e recitiamo una preghiera. Attraversare tutta la collina non richiede più di quindici minuti; dopo essere scesi, ci dirigiamo verso il vicino monastero, percorrendo con difficoltà un sentiero sterrato che, a causa della pioggia degli ultimi giorni, è diventato un pantano; il monastero è una costruzione recente, realizzato in mattoni rossi come molti edifici da queste parti: la struttura è molto semplice, l’unica cosa che ci colpisce è la piccola chiesa che, alle spalle dell’altare, al posto delle tradizionali immagini o sculture religiose, ha una vetrata che guarda verso la Collina delle Croci, una soluzione semplice ma suggestiva. Vicino al monastero ci aspetta il pullman; mentre aspettiamo che il gruppo si raduni, ci dedichiamo ad osservare il nido di una cicogna situato su un alto palo, e siamo fortunati perchè poco dopo mamma cicogna ritorna e ci dà modo di osservarla da vicino. Nel pomeriggio rientriamo in Lettonia e facciamo tappa al Palazzo di Rundale. Il Palazzo era la residenza estiva del Duca di Curlandia, ed è stato realizzati dall’architetto italiano Rastrelli, autore anche dei bellissimi palazzi di San Pietroburgo; la facciata esterna è molto sobria, mentre l’interno è fastosamente decorato; una parte del palazzo (che nel corso dei secoli fu abbandonato e destinato a molti usi, come stalla, magazzino, e addirittura come luogo di addestramento per militari) è ancora sotto restauro, e durante la visita si possono vedere i restauratori all’opera; la parte visitabile, nonostante non sia originale e gran parte degli arredi siano stati fatti arrivare da altri palazzi, è comunque molto interessante: bellissimi il “salone degli specchi” che richiama quello celeberrimo di Versailles, le piccole salette poste ai lati degli ambienti di rappresentanza dove decine di vasi di porcellana orientale erano esposti per ostentare le ricchezze della famiglia, le enormi stufe in maiolica, i bei pavimenti in legno con disegno a mosaico, e moltissimi dipinti che raffigurano i proprietari, compreso l’ultimo discendente, che vive in Germania ma viene invitato in occasione delle cerimonie e contribuisce al restauro dell’edifico (oggi proprietà dello Stato). Dalle finestre del Palazzo ammiriamo anche il parco, che è molto bello e meriterebbe una visita ma non è compreso nel nostro giro. Usciti dal Palazzo, una fastidiosa pioggerellina ci accompagna mentre torniamo verso il pulmann; visitiamo velocemente il negozio all’interno del Palazzo e le poche bancarelle sul vialetto, che però hanno le stesse cose di Trakai a prezzi più alti. Arrivati a Riga, dopocena decidiamo di fare un giro in centro; Riga by night si rivela una piacevole sorpresa: le tre piazze del centro sono piene di tavolini, e su alcuni palchi si esibiscono giovani gruppi musicali; anche gli edifici che si affacciano sulle piazze e molti di quelli sui vicoli ospitano locali, dai pub a locali di musica latino-americana, a vere e proprie discoteche; soprattutto, ci sono tantissimi ragazzi in giro, lettoni ma anche inglesi, italiani, spagnoli, tedeschi… davvero una città multietnica; mancano però gli extracomaunitari: in tutta la settimana, le persone orientali, magrebine, o di colore che vediamo si possono contare sulla punta delle dita. Ci immergiamo anche noi nella movida: dapprima ci sediamo ad uno dei tavolini su una piazza, vicino ad un palco dove una giovanissima band suona canzoni rock molto conosciute; finito il nostro cocktail cambiamo piazza, e stavolta entriamo in un locale dove si ballano i ritmi latini: osserviamo per un pò gli altri e alla fine ci lanciamo anche noi, nessuno dei due ama molto ballare, ma ogni tanto è proprio divertente. Rientriamo in hotel quasi alle due, stanchi ma contenti per la bella serata.
5° giorno: Riga – Castelli di Turaida e Sigulda – Parnu – Tallin
Oggi entreremo nella terza Repubblica Baltica, l’Estonia. Il tempo, finalmente, migliora, ed un tiepido sole riscalda la nostra partenza. Prima tappa della giornata è il Parco Nazionale del Gauja, che può essere considerata la zona “montana” della Lettonia ed è una delle mete preferite per il turismo nazionale: il solito paesaggio piatto lascia il posto ad una serie di belle colline che sfiorano l’incredibile quota di 200 metri s.l.m. e sono ricoperte da fitti boschi, intervallati da qualche laghetto; in questa splendida zona verde visiteremo due castelli. Prima andiamo al castello di Turaida; scendiamo dal pullman e, dopo una breve passeggiata, sostiamo davanti alla lapide che ricorda la Rosa di Turaida: secondo la leggenda, nel 1600 un uomo, al termine di una battaglia, trovò, in mezzo ai cadaveri, una neonata miracolosamente sopravvissuta, e decise di tenerla con sè; la ragazza, che si chiamava Maja ma, per la sua bellezza, venne soprannominata la Rosa di Turaida, si innamorò di Victor, giardiniere del vicino Castello di Sigulda, e i due innamorati si incontravano in una grotta (tutt’ora esistente e visitabile); della bella Maja si innamorò però anche un ufficiale dell’esercito, che la chiese in sposa al padre (il quale preferiva il matrimonio con un militare a quello con un giardiniere) ma lei rifiutò; allora l’ufficiale cercò di costringerla con la forza: fingendosi Victor, le diede appuntamento in quella grotta e cercò di violentarla; per sottrarsi all’aggressione la ragazza, conoscendo la natura molto superstiziosa del militare, gli offrì, in cambio della libertà, un fazzoletto rosso che, lei diceva, aveva il potere di rendere il corpo invulnerabile alle ferite, e poichè il militare era scettico, se lo legò al collo e lo invitò a colpirla; il militare lo fece, ma ovviamente il fazzoletto non impedì che la ragazza fosse gravemente ferita e morisse, avendo preferito salvare il proprio onore piuttosto che la vita; l’ufficiale, colto da grandi rimorsi, si uccise; quando i due corpi furono trovati, il giardiniere Victor venne accusato del duplice omicidio, ma fortunatamente riuscì a dimostrare la propria innocenza, ed in seguito lasciò per sempre questi luoghi; ancora oggi, le giovani coppie di sposi vengono a deporre fiori su questa lapide. Dopo la tomba della Rosa di Turaida, visitiamo una piccola chiesa protestante in legno, molto suggestiva nonostante sia completamente spoglia internamente. Quindi arriviamo al Castello; nell’aspetto è molto simile a quello di Trakai, anche questo è stato ricostruito, ma solo in parte: si visitano una torre alta circa trenta metri, voluta come punto panoramico della zona (anche se si vedono solo alberi e poco altro), ed uno degli edifici, che ospita anch’esso un piccolo museo sulla storia locale; visitiamo prima questo, e delle simpatiche signore in costume locale ci illustrano, in un buon inglese, i reperti esposti (purtroppo, anche quì le descrizioni in inglese latitano…); poi saliamo sulla torre, facile da scalare; al suo interno, è ospitato anche un negozietto che vende, tra le altre cose, le copie dei gioielli rinvenuti fra le rovine del castello: i prezzi sono un pò alti, ma la lavorazione è molto ben fatta ed i modelli, che, pur non assomigliandogli, ricordano i gioielli celtici, sono originali ed insoliti, così acquisto un paio di orecchini in argento pendenti, che nella forma richiamano la croce latina. Scesi dalla torre, facciamo un giro tra i ruderi e scattiamo qualche foto, poi ritorniamo verso il parcheggio; durante il tragitto, facciamo una piccola deviazione verso il vicino Giardino delle Sculture dove, in una zona piuttosto vasta, sono disseminate delle statue moderne dedicate agli eroi epici lettoni; per mancanza di tempo dobbiamo fermarci alle prime, che raffigurano una grande testa femminile, un busto di donna ed alcuni corpi intrecciati, ma il posto è molto bello e ci sarebbe piaciuto avere più tempo per visitarlo meglio. Infine ci dedichiamo un pò allo shopping: il souvenir tipico di questa zona è un bastone per le camminate in montagna, in legno semplice oppure dipinto con colori vivaci, soprattutto rosso e verde, e decorato con simboli tradizionali, disponibile sia in dimensioni “reali” sia in miniatura (noi che in montagna ci andiamo poco ci accontentiamo di uno che ha la lunghezza di una matita…); oltre a questo si trovano, come sempre, ambra e lino, poco artigianato in legno (carinissimi i serpenti, realizzati in tutta la loro normale lunghezza e resi flessibili con dei tagli sul legno; poi mortai, forchette e cucchiai da cucina, trenini e giocattoli per bambini), e dolci tipi locali (noi abbiamo preso degli originalissimi bonbon, fatti con frutti di bosco glassati nello zucchero aromatizzato con zenzero ed altre spezie, e delle cialdine a base di cannella).sS trovano anche dei quadretti, che rappresentano principalmente paesaggi autunnali, dove le foglie sono fatte con piccoli frammenti d’ambra: sono graziosi e molto economici (anche se piuttosto scadenti, in quanto il paesaggio non è un dipinto ma un semplice foglio stampato) e decido di prenderne uno piccolo ad appena un lati! Con lo stesso soggetto trovo pure delle calamite (di fattura decisamente migliore, con la base di sughero, anche se un pò care), e nè prendo alcune anche per fare dei regali. Poi prendiamo il pullman ed andiamo a visitare il Castello di Sigulda. In realtà si vedono due edifici: dapprima il “nuovo” castello di Sigulda, una bella costuzione ottocentesca dai muri color porpora e ocra, con un’alta torre ed un curato giardino sul davanti, arricchito da sculture moderne (la guida ci mostra anche una pianta tipica lettone, tipo verbena, i cui piccolissimi fiori bianchi profumano di miele); facciamo una bella foto e poi andiamo sul retro dell’edificio, dove si trova il castello più antico, che risale al 14° secolo e fu realizzato dai crociati: a differenza di Turaida, questo non è stato ricostruito; la facciata esterna è nettamente divisa in due settori, e su quello di destra si vede ciò che resta di un’antica cappella (con tanto di croce templare in bella vista); all’interno è rimasto ben poco, l’unica costruzione ancora in piedi è la torre principale, che oggi è un belvedere sulla zona. Anche se si tratta solo di ruderi, questo luogo è più suggestivo degli altri due castelli visitati perchè più autentico. Ripartiamo, attraversiamo il confine con l’Estonia, sostiamo in un autogrill per il pranzo, e poi ci dirigiamo a Parnu (pronuncia “Pernu”), la più importante località balneare estone. Dapprima facciamo sosta sulla spiaggia, lunghissima e semideserta: grazie al sole che finalmente è tornato a splendere, possiamo toglierci le scarpe e fare una passeggiata nell’acqua, che incredibilmente è tiepida perchè quì a Parnu il mar Baltico non supera il mezzo metro di profondità per almeno 300 m. dalla riva; arriviamo fino ad alcuni banchi di sabbia che affiorano ad una decina di metri di distanza, poi ci sediamo su una panchina a prendere un pò di sole. Successivamente ci spostiamo nell’animato centro di Parnu, dove visitiamo i numerosi negozietti e gustiamo un buon gelato. Arriviamo a Tallinn poco prima di cena. Dopocena, la guida ci accompagna in una passeggiata notturna in centro: la parte vecchia di Tallinn è molto caratteristica perchè è circondata da mura, interrotte da numerose torri, una diversa dall’altra, e tutte con un proprio nome: la più alta si chiama “Ermanno l’Alto”, quella con la circonferenza più ampia “Margherita la Grassa”, un’altra si chiama “pick in de cock” (spero si scriva così…) cioè “guarda in cucina” perchè il soldato che vi montava la guardia abitava lì sotto e riusciva a vedere nella cucina di casa sua. Percorriamo una via chiamata “Gamba lunga” (ed il giorno dopo percorreremo anche la “Gamba corta”), ed arriviamo alla Piazza del Municipio, che ricorda vagamente la Piazza della Città Vecchia di Praga: tutt’intorno vi sono numerosi locali a tema medievale, con tanto di camerieri in costume, arredamento e menù a tema, e bancarelle, sempre in stile, che vendono mandorle tostate dolci e salate; la città è piena di turisti, ma l’atmosfera è più compassata rispetto all’animazione frenetica di Riga.
6° giorno: Tallinn
Ancora sole. La visita di Tallinn inizia dalla parte alta, la collina di Toompea. Visitiamo dapprima la Cattedrale ortodossa, che si affaccia sulla piazza principale, di fronte all’ex palazzo reale, oggi sede del parlamento estone; la chiesa è molto bella, ed al suo interno si sta svolgendo la messa domenicale, così abbiamo modo di osservare una cerimonia ortodossa: il sacerdote, bardato con preziosi paramenti dorati, benedice la folla con un incensiere, ed i fedeli sono tutti in piedi (perchè nelle chiese ortodosse non ci sono panche) e vicini all’altare; le donne indossano un foulard che copre loro i capelli; su due tavoli ai lati della chiesa si trovano molti barattoli di miele: la guida ci spiega che, poichè si tratta del primo miele della stagione, chi lo produce lo porta in chiesa per offrirlo agli altri parrocchiani. Proseguiamo nella visita, attraverso la zona delle ambasciate; la seconda tappa è davanti alla Cattedrale luterana: la particolarità di questa chiesa sono i numerosi stemmi nobiliari di legno che sono esposti alle sue pareti: questi stemmi venivano realizzati in occasione dei funerali di membri dell’aristocrazia cittadina, venivano portati in processione nel corteo funebre, ed al termine lasciati nella chiesa; oggi se nè possono ammirare almeno trenta, uno diverso dall’atro, e tutti di ottima fattura. Ultima tappa è il Belvedere da cui si gode una bellissima vista della città bassa e delle sue numerose torri, con il mar Baltico sullo sfondo (anche se il dislivello tra parte bassa e parte alta non supera i dieci metri…). Scendiamo quindi nella parte bassa della città. Facciamo sosta alla chiesa di sant’Olaf, famosa per una preziosissima pala d’altare, con tre diverse posizioni: chiusa, quando non ci sono celebrazioni in corso, aperta per metà (come la vediamo noi) durante la Messa, e aperta totalmente, in occasione delle celebrazioni più importanti. Scendiamo infine alla Piazza del Municipio, dove ci viene dato del tempo libero per il pranzo. Nè approfittiamo per visitare il “mercatino della lana” che si trova vicino alla porta Viru: sotto le mura vi sono più di dieci bancarelle che vendono solo oggetti in lana: guanti, cuffie, sciarpe, mantelle, di lana grezza con i tradizionali motivi invernali, oppure di lana morbida, a tinta unita, soprattutto nera o grigia, ma anche di altri colori. I prezzi sono alti (come in tutta Tallin) ma la qualità sembra buona, così acquistiamo un cardigan nero, due paia di guanti e due berretti. Per pranzo torniamo in Piazza del Municipio, e ci infiliamo in un piccolo bar in stile medievale che si trova proprio sotto i portici del Municipio; il locale è estremamente caratteristico: cameriere vestite a tema, piatti e bicchieri in terracotta e birra “munta” da una specie di otre; prendiamo due zuppe, un piatto di affettati e formaggi accompagnato da pane nero, due birre e due bicchieri d’acqua, mangiamo bene e spendiamo una cifra ragionevole. Nel pomeriggio, lasciamo il centro e ci spostiamo al Palazzo di Kadriorg, antica residenza nobiliare, anch’essa opera dell’architetto Rastrelli, che attualmente ospita un museo dedicato all’arte straniera. Per raggiungere l’ingresso del palazzo attraversiamo un parco pubblico molto bello e ben curato, che meriterebbe sicuramente un pò di tempo. Il palazzo non è brutto, ma rispetto a Rundale è ben poca cosa, ed anche la collezione, per quanto interessante, delude perchè le principali opere esposte (la Venere di Milo, quadri di pittori fiamminghi ed italiani) non sono altro che copie degli originali; l’unica parte interessante è costituita da un’esposizione di icone estoni che, per quanto non paragonabili per bellezza alle icone russe, sono un buon esempio dell’arte pittorica di questo paese. Anche il “giardino barocco” del palazzo è piuttosto deludente: è piccolo, con poche aiuole ben tenute e qualche modesta fontana. Dal palazzo, ci spostiamo nel quartiere Pirita: sostiamo davanti all’imponente facciata triangolare, l’unica superstite, dell’antico convento di santa Brigida (oggi venerata a Vadstena, in Svezia, ma nativa di Tallin), infine facciamo sosta lungo le rive del mar Baltico: peccato, però, che non si tratti di una spiaggia o di un bel lungomare, ma del porto industriale, per nulla interessante e con l’acqua inquinata… Consiglio di visitare Kadriorg ed il quartiere di Pirita solo se si hanno almeno due giorni a disposizione per Tallin, altrimenti è meglio rimanere in centro. Terminata la visita guidata, dato che è ancora presto, decidiamo di farci lasciare nella Città Vecchia; dapprima sostiamo presso la pasticceria – museo del marzapane, dove ci rifocilliamo con caffè e dolci, poi saliamo sulle mura (vicino alla porta Viru) e nè percorriamo un tratto; infine torniamo indietro e curiosiamo per i negozi: le cose sono le stesse già viste a Vilnius e Riga, ma a prezzi molto più alti, anche più del doppio; le uniche cose diverse sono, oltre alla lana, i numerosi souvenir russi (matrioske, icone, scatoline dipinte, smalti…) e piccole scatoline fatte tasselli di legno; molto caratteristiche, ed economiche, sono le campanelle con la forma delle torri di Tallinn. Rientriamo in albergo verso le sette e mezza, ci cambiamo ed usciamo di nuovo per la cena tipica medievale; il locale è in pieno centro, vicinissimo alla Piazza del Municipio; l’ambiente è semibuio, i camerieri sono in costume, i piatti ed i bicchieri di coccio e le posate di legno, persino i bagni sono in legno, illuminati solo da candele, con una brocca d’acqua al posto del rubinetto. Il cibo è discreto: “borsch”, cioè zuppa di barbabietole rosse, prosciutto cotto arrosto con salsa di funghi, patate e crauti, e torta con marmellata di ribes, da bere la birra al miele; unico neo, il sovraffollamento eccessivo del locale. Usciti, rimaniamo in centro e facciamo un’ultima passeggiata per le vie della Città Vecchia.
7° giorno: Tallinn – parco etnografico lettone – Riga
Oggi, penultimo giorno di viaggio, ritorniamo in Lettonia. Il tempo, dopo due giorni di sole e temperature miti, torna ad annuvolarsi. Passiamo la mattinata sul pullmann; sostiamo per il pranzo nello stesso autogrill dell’andata, ed arriviamo nel primo pomeriggio presso Bergi, in Lettonia, dove si trova il parco etnografico. Il parco è stato realizzato nei lontani anni venti, ed ospita numerose costruzioni provenienti da tutte le province lettoni; l’edificio più interessante è senza dubbio la piccola chiesa in legno settecentesca, decorata con begli affreschi a motivo floreale; visitiamo poi le case tipiche dei contadini, quelle più grandi e confortevoli dei russi e quelle più modeste dei lettoni; poi una casetta di pescatori, la sauna, il mulino, e numerosi capanni dedicati ai lavori agricoli e artigianali; durante la visita sostiamo presso una simpatica signora che vende bracciali e piccoli portafortuna intrecciati con i giunchi del lago, ed in un piccolo laboratorio di ceramica (i colori tipici sono il verde chiaro ed il blu chiaro, gli oggetti più caratteristici sono i portacandele, ad uno o tre posti, alcuni con una piccola campanella di ceramica sotto, ma si trovano anche ciotole, piatti, saliere ed altri piccoli oggetti); la visita, nonostante il tempo nuvoloso, si rivela molto piacevole, perchè gli edifici si trovano nel bosco, sulle rive di un lago, in mezzo ad una natura incontaminata, tuttavia il giro è molto lungo, le costruzioni sono sparpagliate in una zona molto ampia, e l’accompagnamento della guida è necessario perchè non ci sono cartelli che segnalano il percorso; anche lo stato di manutenzione degli edifici potrebbe essere migliore: insomma, se questo parco fosse un pò più curato la sua visita sarebbe ancora più piacevole. Al termine, ci riposiamo nel bar vicino all’ingresso, e curiosiamo nel bel negozietto di souvenir. Infine, torniamo a Riga. Dopocena, usciamo per goderci l’ultima sera del viaggio; dopo una bella passeggiata, ci sediamo in un locale ed assaggiamo il famoso balsamo di Riga, un liquore alle erbe piuttosto alcolico, poi torniamo un’ultima volta davanti alla Casa delle Teste Nere, che la sera, illuminata, è più bella che di giorno. Di tutto il viaggio, Riga sarà il luogo che ricorderò con più piacere.
8° giorno: Riga – Catania
E’ arrivato il momento di tornare a casa… L’aereo parte nel primo pomeriggio, così abbiamo un pò di tempo libero. Prima torniamo in centro per gli ultimi acquisti, poi andiamo in un centro commerciale per acquistare la cioccolata tipica lettone, che viene preparata aggiungendo altri ingredienti, come marmellata, cereali o frutta. Infine, andiamo in aeroporto. Il volo di ritorno si svolge tranquillamente, ed alle sei e mezza siamo già a casa. Di questo viaggio ricorderò, la cordialità della gente, sempre disponibile e comunicativa, Riga con la sua atmosfera vivace, la bellezza di Tallinn, la tranquillità di Vilnius, e la bellezza della natura a Trakai, a Turaida, sulla spiaggia di Parnu e nel parco etnografico