Viaggio di Nozze in Sudafrica 2

2 settimane di viaggio in totale autonomia, a zonzo per i meravigliosi spazi sudafricani
Scritto da: varianza
viaggio di nozze in sudafrica 2
Partenza il: 08/08/2011
Ritorno il: 22/08/2011
Viaggiatori: 2
Spesa: 3000 €
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La decisione di trascorrere il nostro viaggio di nozze in Sudafrica nasce da una curiosità latente verso l’Africa e dai racconti di viaggio di Turisti per Caso, che ci hanno permesso di immaginare e concretizzare il nostro viaggio gestendolo in totale autonomia. Niente agenzie, niente referenti in loco, niente navigatori. Il Sudafrica si può girare con grande facilità, senza spendere cifre esagerate.

L’esperienza è stata davvero esaltante e scrivere un nostro diario di viaggio ci è sembrato il minimo da fare per ringraziare Turisti per caso, oltre che tutti coloro, come Alberto , Daniela, Gianni e Cristiana, che hanno contribuito a realizzare questo nostro sogno.

08/08 – Milano: partenza da Malpensa alle 11.55 con volo Etihad Airways. La compagnia è molto buona (sullo stile di Emirates, appena meno sfavillante), il viaggio procede senza ritardi e in modo confortevole. Scalo di 2 ore ad Abu Dhabi (aeroporto non paragonabile invece a quello di Dubai) e poi nuovo aereo nel cuore della notte con destinazione Sudafrica.

09/08 – Cape Town: alle ore 8.30 sbarchiamo all’aeroporto di Cape Town, dove ci accoglie un sole meraviglioso. Sarà una costante di buona parte dei giorni al Capo e, a sentire il parere dei locali, è una piacevole anomalia. Ritiriamo la macchina, una comodissima e funzionale Chevrolet Aveo con cambio automatico, e prendiamo un po’ di confidenza con la guida a sinistra, che si rivela molto più semplice del previsto. Ci dirigiamo così verso il nostro primo B&B, il Villa Costa Rose di Sea Point. Ci accoglie il proprietario Neil, gentilissimo e affabile, che ci conduce nella nostra camera. Davvero molto bella e soprattutto enorme, più un appartamento che una camera. Dopo esserci velocemente rinfrescati, ci spostiamo verso il Waterfront per iniziare la visita della città. Decidiamo che il modo migliore di visitare la città è il classico City Sightseeing Tour e l’idea si rivela azzeccatissima. Permette infatti di farsi un’idea generale della città e di coglierne gli aspetti più interessanti. Cape Town si presenta come una viva e frizzante città di mare, quanto di più lontano dall’idea di Africa ci possa essere. Si respira aria di relax, nonostante siamo in pieno inverno e di lunedì.

Il Tour ci porta verso la partenza della funicolare che consente di salire sulla Table Mountain. Un appuntamento imperdibile, se avete la fortuna di trovare una giornata di sole come è successo a noi. Una volta in cima ci godiamo per circa un’ora il panorama. La città sotto di noi, il Capo in lontananza. Davvero molto bello.

Proseguiamo il giro in bus e concludiamo il Tour al Victoria and Alfred Waterfront, un centro commerciale molto noto situato nel porto, dove consumiamo una veloce cena e poi a nanna perché siamo distrutti.

Una precisazione: in Sudafrica conviene allinearsi con gli orari che detta la natura. Ci si sveglia presto (soprattutto al Kruger) e si cena tendenzialmente attorno alle 19.30. Anche perché alle 18 circa è buio e il buio africano è privo di inquinamento luminoso, è buio vero. Naturale quindi che si vada anche a letto presto, anche perché, Città del Capo esclusa, non è che ci sia questo granché da fare.

10/08 – Cape Point/Cape Town/Gordon’s Bay: su consiglio di Neil decidiamo di visitare il Capo partendo da Muizenberg e Simon’s Town. È una decisione saggia perché evitiamo il traffico dei lavoratori che entrano in città, nella direzione opposta. Dopo una prima veloce sosta a Simon’s Town, la prima tappa è a Boulders Beach, dove c’è una colonia di pinguini africani. La visita è interessante, anche se cara (80 rand cad) e meno bella e gratificante di quella di Betty’s Bay (vedi giorno dopo) sia per numero dei pennuti, sia per habitat e possibilità di avvicinarvisi.

La visita al Capo si rivela una piacevole sorpresa. Il panorama è incredibile e la giornata stupenda. Clima mediterraneo, spazi africani, colori di vegetazione mai visti. Non per nulla è Parco Nazionale. Facciamo anche i primi avvistamenti di animali. Struzzi, Eland e qualche babbuino (su cui le autorità sudafricane fanno un terrorismo mostruoso con cartelli di avvertimento ovunque per evitare che gli sia dia da mangiare. Vi garantisco che i leoni del Kruger sembrano essere considerati meno pericolosi). Pranziamo al Two Oceans Restaurant, che consigliamo caldamente, soprattutto col sole, perché regala una vista mozzafiato sull’Oceano. Dopo le foto di rito a Cape Point e Cape of Good Hope, usciamo dal Parco e ci dirigiamo nuovamente verso Cape Town, percorrendo la panoramica Chapman Peak Drive, che offre anch’essa panorami e sensazioni davvero uniche.

Visto che il prosieguo del nostro viaggio richiede di spostarci verso est, ci trasferiamo a Gordon’s Bay, funzionale allo spostamento del giorno seguente. Raggiungiamo la nostra Guesthouse, Berg en Zee, col buio e questo ci crea qualche difficoltà nel trovarla. La cittadina non vale la pena di essere visitata, tanto più che siamo davvero fuori stagione. La Guesthouse è vuota, ci siamo solo noi, ma molto carina e la proprietaria Jackie, una giovane signora inglese molto gentile. La camera è nuovamente di alto livello. Giusto per intenderci, abbiamo il letto a baldacchino, una doccia dove ci stanno 2 persone contemporaneamente e il balcone con vista sull’Oceano. Spettacolo! Ceniamo a 2 passi dal B&B, nel porto di Gordon’s Bay, all’Harbour Lights. Cena di pesce davvero soddisfacente, consigliatissimo!!

11/08 – Betty’s Bay/Hermanus: dopo una spettacolare colazione, riprendiamo la strada alla volta di Hermanus. Il tempo è così così, ma migliorerà nel corso della giornata. Inizia la nostra caccia alle balene, abbiamo molte aspettative di avvistarne qualcuna. Prima però un salto a Betty’s Bay, dove la colonia di pinguini è più folta e allegra di quella del giorno prima. Questa vale davvero la pena, costa pure di meno e anche i pinguini sembrano meno puzzolenti! A Kleinmond, sulla strada per hermanus dove ci siamo fermati per un tè, avvistiamo in lontananza le prime 2 balene grazie ad un gruppo di altri italiani (immancabili, nel corso di tutto il viaggio). Saranno purtroppo le uniche della giornata. Infatti Hermanus, dove giungiamo nel primo pomeriggio, è considerata la capitale mondiale del Whale Watching e sembra essere davvero il posto ideale per l’avvistamento. Ci raccontano che le balene arrivano spesso a pochi metri dalla riva. Peccato che non ne vediamo nemmeno una. Solo una foca prova a mitigare la nostra delusione, che è tanta. Mangiamo (davvero bene!) al Burgundy Restaurant, dove ceniamo assieme a Mattia e Alessandra, 2 simpatici ragazzi di Busto Arsizio anche loro in viaggio di nozze. Ci perdiamo in chiacchiere con loro sino alle 23.30, che rimarrà il record incontrastato della vacanza! La Guesthouse di Hermanus è House on Westcliff, comoda, senza infamia e senza lode, col pregio di essere economica.

12/08 – Cape Agulhas/De Hoop Nature Reserve: Oggi purtroppo piove! Le speranze che avevamo di vedere qualche balena al risveglio vanno a farsi benedire con le luci del mattino. Decidiamo, prima di raggiungere la De Hoop Nature Reserve, nostro prossimo obiettivo, di fare un salto a Cape Agulhas, il punto più a sud dell’Africa. Che dista circa 200 km da Hermanus di strada spettacolare in mezzo a campi coltivati e colline .

Cape Agulhas di per sé non è un granché ma è un luogo dalla forte simbologia, dal momento che si uniscono gli oceani Atlantico e Indiano. Di rientro ci fermiamo a Bredasdorp, dove svaligiamo letteralmente la fabbrica di candele Kapula. Mettiamo a frutto al meglio il consiglio di Gianni Minori, acquistando candele e ceramiche per parenti ed amici, risolvendo così in un colpo solo il “problema” dei regali.

Verso le 14 imbocchiamo la strada per la De Hoop. La strada è sterrata, sono circa 50 km da percorrere a velocità decisamente moderata. Anche in questo caso, l’isolamento la fa da padrone, si incontra giusto qualche fattoria lungo la strada, e si ha la netta sensazione di andare verso i confini del mondo. Una volta arrivati, dopo aver scollinato, ci troviamo di fronte questa pianura incastonata tra colline e dune di sabbia, dove pascolano liberi numerosi erbivori (eland, zebre, struzzi e soprattutto bontebok). Siamo eccitatissimi, ci rendiamo conto di essere in un posto eccezionale. Prendiamo possesso del nostro cottage da 4 persone, che avevamo prenotato con largo anticipo. È isolato in mezzo alla natura, col caminetto, una sensazione indescrivibile. Ci è costato caro (circa 1800 rand), ma ne vale la pena.

Ceniamo al Ristorante della Riserva (non molta scelta magari, ma davvero suggestivo) e poi serata davanti al caminetto a studiare la flora e la fauna della riserva. Fuori, un buio mai conosciuto prima.

13/08 – De Hoop/Swellendam:

La mattina decidiamo di esplorare la riserva a piedi, raggiungendo le dune e quindi il mare. Fortunatamente ci viene in soccorso una famiglia di Ravenna, che ci fa presente che il punto utile di accesso al mare dista ben 14 km! A vista sembrava molto più vicino… Ci uniamo così a loro, saliamo nell’auto e ci godiamo una mattinata tra meravigliose dune di sabbia sull’Oceano spazzate dal vento, numerosi avvistamenti di balene che popolano a decine la costa. Ci riprendiamo con gli interessi dalla delusione di Hermanus.

Alle 14 inizia a piovere e decidiamo di avviarci alla volta di Swellendam. Ci attendono altri 50 km di sterrato, che percorriamo un po’ più agevolmente del giorno prima, sempre in mezzo a paesaggi incredibili.

Una nota finale sulla De Hoop Nature Reserve. È una chicca per intenditori (infatti l’idea di andarci nasce da un consiglio di Alberto del Kaia Tani). A noi è piaciuta tantissimo, l’abbiamo vissuta come un momento di totale estraniamento dalla realtà e ne siamo rimasti soddisfattissimi, incantati dalla vegetazione mediterraneo – africana che vi abbiamo trovato. Va però a nostro avviso vista prima di andare al Kruger, perché diversamente non si godrebbe l’avvistamento degli animali presenti, ed è saggio pernottarvi dentro (ci sono varie soluzioni). Altrimenti non si ammortizzano la lunghezza e la scomodità del viaggio e non si gode appieno la bellezza dell’isolamento in mezzo alla natura.

A Swellendam ceniamo e pernottiamo presso “La Sosta”, gestito da 2 ragazzi italiani trasferitisi in Sudafrica da qualche anno. Gianni e Cristiana Minori si dimostrano gentilissimi (lo erano già stati durante i primi contatti via mail, con numerosi consigli sull’itinerario da seguire) e dopo cena ci intratteniamo con loro davanti al caminetto del loro locale, chiacchierando a lungo di ciò che abbiamo visto, della loro scelta di vita e del Sudafrica in generale. Il cibo è davvero ottimo, rimaniamo entusiasti sia della cena sia della colazione, davvero da manuale.

14/08 – Stellenbosch/Cape Town:

Prima di rientrare a Cape Town decidiamo di fare un salto a Stellenbosch, nelle Winelands. Non era una gita programmata, che inseriamo quasi snobbandola. Grosso errore! Le Winelands si rivelano una meraviglia, non ci stupiamo affatto che i primi europei, appena giunti al Capo, abbiano subito colonizzato questa zona. Pranziamo alla tenuta Morgenhof, dove godiamo di uno splendido sole e dei meravigliosi vini che vengono prodotti in loco.

Nel pomeriggio rientriamo a Cape Town. Serata tranquilla, un po’ di riposo, in attesa di partire per il Kruger il giorno seguente. Soggiorniamo alla Trevoyan Guesthouse, nella parte alta di Cape Town. Davvero consigliata, la nostra camera è molto bella. Addirittura non ceniamo, tanto ci siamo rimpinzati nei giorni precedenti.

15/08 – Cape Town/Johannesburg/Phalaborwa:

Sveglia all’alba per prendere il volo da Cape Town a Johannesburg, dove arriviamo attorno alle 11. Ritiriamo la nostra nuova auto (Polo con cambio manuale) e ci dirigiamo verso il Kruger. Fino a Polokwane il viaggio è rilassante e agevole. Incontriamo invece qualche difficoltà nello scollinare il Monti del Drakensberg a causa di un tempo terribile. Pioggia, freddo, nebbia. Davvero non sembra di essere in Africa, ma piuttosto su un passo alpino! Dopo Tzaneen le cose migliorano e arriviamo a Phalaborwa attorno alle 18.

La Guesthouse che farà da base per il nostro soggiorno al Kruger è il Kaia Tani. Si trova ad 1 km da uno dei Gate d’ingresso del Parco ed è gestita da Alberto e Daniela, entrambi guide autorizzate. La Guesthouse è molto carina, arredata in stile africano. L’atmosfera è davvero molto familiare e sembra confermare tutte le meravigliose recensioni che abbiamo letto sul web in proposito. Alle 9 siamo a letto, ci aspetta una levataccia il giorno dopo per il nostro primo Safari

16/08 – Kruger

Sveglia alle 5! Infatti abbiamo in programma un Safari Full Day con Alberto, che come suo solito vuole essere in pole position all’apertura dei cancelli (ore 6). Il meteo è molto brutto, freddo e pioggia, ed è stranissimo perché in inverno al Kruger non piove MAI. Lo stesso Alberto è molto stupito, incuriosito e anche preoccupato da come reagiranno gli animali del Parco a questo repentino cambio di condizioni.

A bordo del Land Rover di Alberto ci immergiamo in un Safari di 12 ore davvero molto emozionante e coinvolgente. Percorriamo molti chilometri verso sud, fino ad andare oltre il Satara Rest Camp, alla ricerca dei Big Five. Effettivamente il cattivo tempo ci rende la vita più difficile. O meglio, la rende ad Alberto, perché a noi pare comunque di stare in un documentario. Infatti la pioggia, che comunque attorno alle 11 cessa, ha fatto saltare tutti i “riferimenti”, gli animali si sono spostati da dove erano situati più o meno stanziali fino al giorno prima. Ciò non ci impedisce di fare numerosi avvistamenti, tra cui leoni e rinoceronti, che non è immediato vedere. Alberto mette poi in atto una serrata “caccia” al leopardo, l’unico Big Five che ci manca, che purtroppo non va buon fine ma ci regala delle emozioni davvero indimenticabili per la sua intensità. Il safari con Alberto si è rivelato, oltre che bellissimo, anche molto utile. Infatti Alberto è una miniera di consigli e informazioni, che noi cerchiamo di recepire al massimo per metterle poi in pratica quando affronteremo il Parco in autonomia. Quando a sera scendiamo del Land Rover siamo ufficialmente degli assatanati di Safari!

17/08 – Moholoholo/Kruger

Oggi ce la prendiamo comoda. La sveglia è puntata alle 7, perché invece di andare nel Parco su consiglio di Daniela andiamo nelle vicinanze di Hoedspruit, a circa 100 km da Phalaborwa, a visitare il Moholoholo Rehab Center. Si tratta di un centro di riabilitazione per animali feriti dall’uomo, che vengono curati prima di essere rimessi in libertà. Bella esperienza davvero. Non c’è l’emozione della scoperta che si prova al Kruger, ma è l’occasione per vedere da vicinissimo alcuni animali che non si avvistano tutti i giorni (leone, leopardo, licaone). Addirittura altri animali si possono vedere senza protezione ed accarezzarli (ghepardo, aquile, avvoltoi, rinocerontino).

La visita si conclude verso le 12. Prima di rientrare al Kaia Tani ci fermiamo ad Hoedspruit da “Cala la pasta”, ristorante italiano aperto da qualche mese da due simpatici ragazzi aquilani, Luca ed Erika, che ci raccontano le difficoltà di “educare” i sudafricani alla cucina italiana. Ci gustiamo una buona pizza e rientriamo a Phalaborwa. Nel pomeriggio abbiamo infatti in programma un Night Drive, un safari serale.

Si tratta di un safari che viene organizzato direttamente dal Parco. Si entra nel Parco accompagnati da un ranger ed è l’unico modo per stare in giro nel Parco oltre la chiusura e col buio. La partenza è fissata per le ore 16.30. Il nostro ranger, il simpatico Lawrence, ci invita a coprirci bene perché farà freddo. Una volta entrati nel Parco ci godiamo alcuni avvistamenti davvero interessanti, mentre la notte inizia a calare. Scesi dal Land Rover (non si può mai scendere dai mezzi se non nei luoghi autorizzati o accompagnati da ranger armati!) ci godiamo un magnifico aperitivo nel bush di fronte al tramonto africano, mentre a poche centinaia di metri degli elefanti si abbeverano ad una pozza.

Alle 18 è completamente buio, un buio (e un cielo) come non lo avevamo mai visto. Prima che diventi completamente scuro, un maschio di elefante che incontriamo a bordo strada decide di venire a conoscerci da vicino, arrivando a meno di 2 metri dal mezzo. Lawrence spegne il motore, come si fa in questi casi, ed è una sensazione incredibile sentirlo respirare e camminare con passo pesante, mentre si è tutti in silenzio per paura di innervosirlo.

La dinamica del Safari notturno è abbastanza semplice. Si va alla ricerca degli animali illuminando la notte con i fari dell’auto e con delle lampade. Pare un’impresa impossibile e invece, pur non vedendo quantità industriali di animali, è incredibile come gli occhi degli animali sfavillino nella notte anche a centinaia di metri di distanza. Vediamo anche alcuni animali che hanno vita prevalentemente notturna (es. gufo, istrice) e che di giorno ovviamente sono rari. Torniamo al Kaia Tani infreddoliti ma felicissimi. Ci rimettiamo in forze con la zuppa di Daniela e poi a letto prestissimo.

18/08 – Kruger

Oggi tentiamo l’esperienza del safari da soli. Alle 6 siamo ai nastri di partenza al Gate di Phalaborwa. Fino alle 13, quando crolliamo per la stanchezza, ce ne andiamo a zonzo per il Parco, seguendo l’ispirazione del momento. E non va nemmeno così male, facciamo degli avvistamenti molto interessanti. Elefanti, giraffe e zebre si sprecano. L’esperienza più bella forse è l’incontro (in mezzo alla strada!!) con un branco di iene che di buon’ora sta tornando dalla caccia per andare verso la tana. Noi le seguiamo pazientemente per circa 1 km. Insomma, il safari al Kruger è davvero alla portata di tutti, basta avere pazienza e voglia di svegliarsi presto. A sentire chi ha visitato Kenya e Tanzania, la concentrazione di animali dei Parchi dell’Africa Centrale è insuperabile, ma a noi pare che il Kruger si difenda molto bene. Non siamo riusciti a vedere i grossi felini e questa mancanza ci brucia un po’, soprattutto siamo ansiosi di vedere il leopardo in azione.

Il pomeriggio lo dedichiamo alla Crociera sul fiume Olifant. Il Fiume attraversa il Kruger, ma lo costeggia anche, per cui lo raggiungiamo assieme a Daniela passando per le miniere di Phalaborwa. Una volta arrivati ci attende un giovane “driver”, con una piccola barca molto accogliente. Tutta per noi. Daniela ci spiega che fino a qualche settimana fa si appoggiavano su un diverso tipo di gita, fatta con un’imbarcazione molto più grande ma da poco tempo stanno sperimentando questa soluzione più “a misura Kaia Tani”. Beh, è difficile fare una graduatoria delle esperienze di questa vacanza, ma la gita in barca si colloca davvero ai vertici. Dal fiume possiamo veder da vicinissimo gli ippopotami e i coccodrilli, cosa che dalle auto è molto difficile fare. Gli ippopotami sono estremamente territoriali e dimostrano subito la loro pericolosità, osservandoci dall’acqua sbuffando e “gridando”. Vediamo dal fiume numerosissimi elefanti e molte giraffe. L’aperitivo sul fiume con vista sul sole che inizia a scendere è uno spettacolo indescrivibile. Sarà per i vari bicchieri di bianco in corpo, ma ci viene da piangere per la gioia e l’emozione.

19/08 – Kruger

Non siamo sazi di Africa, anzi. Per questo decidiamo di alzare l’asticella. Sveglia alle 4.30, ci spostiamo 100 km a sud di Phalaborwa ed entriamo nel Parco al Gate di Orpen, per arrivare prima al Satara, la zona dove c’è la maggior concentrazione di felini. La giornata di sole inizia con un incredibile alba che spunta dalle nebbie della savana. Meraviglioso. Il Parco in questa zona è meno brullo, anche più gradevole da vedere. Gli avvistamenti si succedono con una buona costanza e finalmente verso le 10 avvistiamo per ben due volte i leoni in zona Satara. Non vicinissimi, per carità, ma visto che siamo da soli, la soddisfazione è tanta. Decidiamo che oggi ci giochiamo tutte le carte che ci restano e visto che alla collezione manca l’asso di picche, il leopardo, rimaniamo nel Parco fino alla chiusura. Facciamo avvistamenti stupendi. Per citarne alcuni, vediamo bene lo sciacallo, un’intera mandria di bufali che si sposta tutta insieme con migliaia di capi. Una scimmietta ci ruba una pera dall’auto in un momento di distrazione.

In chiusura di giornata decidiamo di tentare il tutto per tutto. Battezziamo una pozza d’acqua sulla cartina in una zona che ci hanno detto essere popolata da alcuni leopardi e ci dirigiamo lì, mentre il giorno inizia a calare. Come in un film lo troviamo ad attenderci, appena sveglio dal riposo pomeridiano. Rimaniamo oltre dieci minuti da soli con lei (ci dirà Alberto che è una femmina), incantati a contemplare questo animale stupendo a circa 7-8 metri di distanza. Senza esagerare, un’emozione con pochi paragoni nella vita.

Mentre rientriamo in tutta fretta, perché il Parco sta chiudendo, ancora inebriati dall’incontro, ci attraversa la strada un altro leopardo, che si butta in mezzo al bush a tutta velocità. Ne abbiamo così tanto cercato uno, che ne sono arrivati due insieme… Arrivati al Kaia Tani siamo ancora così eccitati che facciamo un casino pazzesco, raccontando a tutti il nostro avvistamento. Alberto è molto orgoglioso di noi e ci regala una perla di saggezza, dicendoci che se ti impegni e hai un po’ di costanza il Parco un regalo te lo fa. Presto o tardi.

20 – 21/08 – Phalaborwa/Johannesburg/Italia

Ormai siamo quasi paghi, ma prima di lasciare Phalaborwa decidiamo di fare un ultimo Morning Drive con i ranger del Parco. La nostra guida è sempre Lawrence, che ci porta in mezzo al bush, per strade non accessibili ai “comuni mortali”. Non vediamo molti animali, ma è comunque una bella esperienza, soprattutto per la colazione su un letto di un fiume in secca, circondati da impronte di leoni, probabilmente passati di recente.

Lasciamo il Kaia Tani e ripartiamo alla volta di Johannesburg, dove il giorno dopo avremo il volo di rientro per l’Italia. Il viaggio scorre liscio e fa affiorare la stanchezza, ma anche la felicità accumulata in questi giorni in Africa. La tristezza per la fine della vacanza lascia spazio alla consapevolezza di avere vissuto un’esperienza straordinaria. Soprattutto ci ha fatto riscoprire quella sensazione di libertà, forse mai provata veramente, che solo di fronte ai grandi spazi della natura è possibile provare.

Ancora adesso, tornati da un mese, ci capita di svegliarci la mattina e di scoprire che anche l’altro ha sognato quella luce, quei colori, quegli spazi. Ha sognato l’Africa.



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