New England 2011 on the road
Questo è il racconto della vacanza on-the-road nella fantastica regione del New England, una esperienza indimenticabile per tutta la famiglia: io, Marzia e Serena che ha 6 anni.
Domenica 8/5 – Giorno 1
Mia sorella Silvia ci viene a prendere sottocasa alle 7.00, dopo una notte brava in discoteca con le sue amiche streghe… Siamo piuttosto carichi: 2 valigie normali e un trolley per Serena, più tre zaini e un rialzo per la macchina (anche in America dovremo portarlo, abbiamo affittato un auto alla Budget per gli spostamenti nella seconda parte della vacanza)
Alle 7.30 siamo davanti al bancone dell’Alitalia (il volo parte alle 10.20) e facciamo il check-in. Gironzoliamo per un po’ in aeroporto, poi ci dirigiamo ai controlli di sicurezza, dove c’è una ressa infernale di gente che forma un serpentone infinito.
Finalmente alle 10:20 siamo sull’aereo, un Airbus dell’Alitalia, è strapieno. Abbiamo la fortuna (ma avevo prenotato con largo anticipo il volo, Gennaio 2011) di avere i posti della fila 11, appena dopo la classe Business, e quindi le mie gambe potranno allungarsi quei 10 cm in più, rispetto ai posti standard della classe economica
Alle 13.30 ore locali, scendiamo sul suolo americano in perfetto orario: Serena per fortuna ha dormito un po’, quindi dovrebbe resistere fino alle 20…
È’ una bellissima giornata, tutto sereno.Una volta atterrati e sbrigate le pratiche doganali (fatte le foto e le impronte digitali). cerco un carrello per i bagagli ma costano la bellezza di $5… Prendiamo allora l’Air Train JFK (5$ a persona), un trenino sopraelevato che porta dal Terminal 1 alla stazione Jamaica, da dove prendiamo la linea E della metro per raggiungere la stazione di Lexington Avenue..
Abbiamo infatti scelto, dietro ottimo suggerimento di mia sorella, un hotel nel centro di Manhattan: Radisson Lexigton Hotel ($277 a notte solo pernottamento) tanto a New York gli hotel sono tutti cari, inutile cercare prezzi più bassi nella stessa zona.
Il biglietto della metro costa $2.5 a testa, quindi con un totale di $22.5 (anche se abbiamo a acquistato le tessere settimanali della MTA il prezzo totale è questo) siamo in un’ora nel centro di Manhattan. L’hotel è veramente bello, da noi sarebbe un 4 stelle. È’ all’incrocio con la 48th, dietro al famoso Waldorf Astoria e vicinissimo a Times Square. Ha tanti piani (come tutti gli edifici qui del resto) e noi siamo al terzo. La camera non è spaziosa, letto king size e la visuale della finestra sulla strada ci fa comprendere subito in che incredibile città siamo arrivati: file di limousine e taxi gialli che non smettono di strombazzare….
Dobbiamo abituarci al fuso orario, quindi non dormiamo e usciamo subito direzione Times Square, passando per la cattedrale di Saint Patrick: bella e imponente, entriamo mentre c’è una funzione religiosa affollatissima e apprezziamo la maestosità della struttura, anche se all’esterno le sue guglie gotiche spariscono nel confronto con i grattacieli della Fifth Ave, in particolare quello della Metlife (il mitico grattacielo della PANAM).
Facciamo ancora due passi con la testa all’insù e siamo a Times Square: è un tripudio di luci e colori proprio come l’abbiamo sempre vista nei film e alla tele!! Lì vicino l’onnipresente MC Donalds ci ricorda che è ora di cena: appena mangiato torniamo in hotel. Questa lunghissima giornata è terminata, Serena e anche noi siamo cotti, alle 8 siamo già nel letto, dopo aver guardato i cartoni americani e sentito (almeno io) qualche notizia alla CNN.
Volo: Alitalia (punti mille miglia + tasse aeroportuali) – € 600
Pernottamento: Radisson Lexington Hotel (http://www.lexingtonhotelnyc.com/) – € 799
Cena: Mc Donald’s – € 14
Trasporti: MTA 3 pass settimanali – € 62
Lunedì 9/5 – Giorno 2
Come ci aspettavamo la giornata inizia presto: infatti il jetlag si fa sentire e io e marzia siamo svegli presto (5:00) mentre Serena arriva fino alle 7:00 tranquillamente. Beata lei! Inoltre il rumore di fondo di Lexington Avenue (taxi che passano e suonano a qualsiasi ora, la metro che passa vicino e fa ballare il solaio…) non è che aiuta a riposare…
La ricerca di un posto per una sostanziosa colazione finisce subito nello Starbucks Coffee vicino all’albergo: l’ottima qualità dei muffin, il latte freddo (per le mie donne, la prima volta me lo hanno servito con il ghiaccio come una coca…) e caffè mocha (una bomba calorica con latte, caffè, cioccolata e panna!) saranno il nostro lei-motiv mattutino della nostra vacanza!
Inoltre la possibilità di connettersi gratis in rete mi permette di segnalare su FB i nostri spostamenti ai familiari e di chiamare con Viber (Free call per Iphone) mio cognato senza spendere una lira..pardon un euro!!
Terminata la colazione ci dirigiamo verso la fermata della metro e prendiamo la linea blu destinazione 34th Street per raggiungere le due mete della mattina: B&H Digital Photo, il negozio migliore in America per l’acquisto di una Reflex digitale (avevo visto il sito da casa zeppo di offerte di usato e refurbished http://www.bhphotovideo.com/) e l’Empire State Building!!!
Usciamo dalla stazione della metro di fronte al mitico Madison Square Garden, il tempio degli avvenimenti sportivi (soprattutto la boxe quando era seguitissima anche in Italia) Times Square e ci incamminiamo verso la 9th fino ad arrivare al B&H New York Superstore. E’ un negozio a due piani enorme in cui il 90% dei dipendenti è costituito da ebrei ortodossi (quelli con camicia bianca, calzoni neri, cappello nero e barba lunga…) che ti indirizzano subito al desk che espone la merce che ti interessa! Dopo una chiacchierata con il venditore che mi illustra un po’ di proposte decido di acquistare una Nikon D80 (refurbished dalla Nikon stessa) al prezzo di 370$ (270 euro): scelta che si rivelerà azzeccata una volta acquistato il giusto obiettivo!
Usciamo e ci dirigiamo verso l’Empire State Building (350 Fifth Avenue tra 33th e 34th): è lui il più alto di New York dopo l’11 Settembre. Comprati i biglietti online in netto anticipo ci avviamo all’entrata del grattacielo in mezzo alla quale è piazzato il famoso ESB Bear!!
Dopo i soliti controlli di sicurezza, evitando una bella fila alla biglietteria, inizia la salita dal 1° all’80° piano: è velocissima!! Si scende e si sale sul secondo ascensore fino all’86° e poi via verso l’esterno!! La vista è mozzafiato da tutti i lati e lo sguardo spazia lontanissimo, finalmente il sole!!! Tira un sacco di vento e ci sono tante persone che fanno fotografie, conquistare un posticino è una battaglia ma siamo agguerriti e finalmente vediamo giù…. Splendido. I grattacieli vicini sembrano piccolissimi!! Vale la pena pagare la salita fino a qui, non andate oltre al 112° che tanto all’esterno non si può uscire… Anche la discesa è veloce, accuso un pochino il colpo e la testa mi gira per un bel po’…
Usciamo ed è ormai ora di pranzo: l’immancabile McDonalds attira l’attenzione di Serena ed è fatta… Si pranza e si ritorna in albergo per una pausa: nel pomeriggio il programma prevede una visita al famoso Greenwich Village e una bellissima esperienza per la nostra biondina!
Infatti nel pomeriggio prendiamo la stessa linea blu (Metro E) direzione Washington Square, il centro dell’alternativo Greenwich Village culla della cultura hippy degli anni 60: lo scenario è infatti diverso dalla Midtown…
Edifici bassi, graffiti murali enormi, e una certa sensazione di malfamato che mi rende nervoso anche se non lo dimostro! Ad ogni modo arriviamo fino a Washington Sqaure, una bellissima piazza circolare alla fine delle Fifth Avenue piena di personaggi strambi: c’è chi dipinge, un gruppo musicale con batteria che suona, 4 Hare Krishna che a piedi scalzi sono in contemplazione non si sa d cosa, e così via… Sembriamo decisamente fuori luogo con la nostra attrezzatura da perfetti turisti, ma tant’è!!
Risalendo sulla Fifth Avenue decidiamo di arrivare alla seconda tappa del pomeriggio: il mitico negozio Build-A-Bear!
Serena è eccitatissima: il negozio è veramente un’esperienza incredibile per lei. In sostanza sotto i suoi occhi nasce il peluche Leprottina!!! Si sceglie il peluche che desidera, la commessa lo imbottisce davanti a lei, poi le fa scegliere un suono da inserire nel pancino del bambolotto e un cuoricino rosso che rappresenta il cuore di leprottina. Poi si pettina il pelo su un tavolino, si compra pure il vestitino e si stampa il certficato di nascita Costo di ogni peluche con vestitino sui 30 euro, ma ne vale la pena.
Per la cena torniamo verso Washington Square e ci fermiamo in un ristorantino segnalato sulla community: sembra una bettola, entriamo ed è il classico ristorantino americano che fuori da NY trovi spesso, ma a NY è difficile trovare, arredato in stile anni ’50 con memorabilia ovunque, dalla vecchia pompa di benzina alla bilancia che funziona con le monete da un penny, e la cameriera che ci accoglie è una bionda ossigenata molto simpatica!
Si chiama Chat’n’Chew, si mangia niente male, i soliti burger con cole-slaw e patatine, ma non male, inoltre le bimbe ricevono disegni da colorare e pastelli a volontà. Assaggio la rpima birra americana, ma è veramente terribile, acquetta: si chiama Brooklyn Lager, tutto un programma.
Stanchissimi, torniamo con la metro vicino all’hotel e mettiamo subito a letto: la giornata è stata lunga ed emozionante!
Colazione: Starbucks Coffee (48th street 511 Lexington Avenue New York, NY) – € 12
Biglietto: Empire State Building (http://www.esbnyc.com/) – € 38
Tina: Buildabear (5th Avenue at 46th 565 Fifth Avenue) – € 32.1
Cena: Chat’n’Chew (10 East 16th Street New York, NY 10003) – € 38.4
Martedì 10/5 – Giorno 3
Con la sensazione di non aver smaltito il jetlag ci svegliamo il terzo giorno: siamo a New York! Fino a poco tempo fa non ci sembrava vero…
Il programma di oggi, dopo la solita colazione da Starbucks, ci porterà alla scoperta del Financial District e dei sobborghi. Prendiamo la metro 4 (direzione Downtown) e scendiamo alla fermata Bowling Green: di fronte a noi Whitehall Street South Ferry, il pier da dove parte il traghetto comunale che porta a Staten Island.
La traversata è tranquilla, è un giorno di lavoro, ci sono pendolari e anche parecchi turisti, che si affollano come noi sul ponte della nave a scattare foto di Miss Liberty ed Ellis Island. Non è come fare il tour sull’isola, si vede bene lo stesso e con Serena non è il caso di affrontare
Al ritorno da Staten Island è quasi mezzogiorno e ci incamminiamo nel Financial District arrivando di fronte al New York Stock Exchange: lì vicino c’è la Trinity Church, molto carina con un antico cimitero davanti in mezzo a un prato verdissimo. Proseguendo arriviamo al sito delle torri gemelli, per la precisione alla St. Paul Church: sui suoi cancelli sono stati posti fiori, attaccate dediche, appese le foto in ricordo di quel giorno tremendo….
Un ultimo sforzo e verso le 14 siamo nei sobborghi: Chinatown e successivamente Little Italy ci accolgono con le insegne dei negozi colorate, anche se Mulberry Street ha tutta l’aria di essere ormai una via solo per turisti. Approfittiamo della presenza di ristoranti e pizzerie italiane per mangiare una buona pizza e un piatto di lasagne da Novella (ristorante italiano che ormai ha solo il nome, molti ispanici e un metre italoamericano): decente ma sul caffè non va proprio…
Torniamo con la metro verso Times Square e la Fifth Avenue, ma Serena è stanca e ci trasciniamo fino all’ora di cena: si mangia da Mc Donalds e poi di corsa a letto.
Colazione: Starbucks Coffee (48th street 511 Lexington Avenue New York, NY) – € 12
Pranzo: Little Italy da Novella (191 Grand Street – Corner of Grand & Mulberry NY 10013) – € 40
Cena: Mc Donald’s – € 18
Mercoledì 11/5 – Giorno 4
Il cielo è coperto ma non piove: oggi è fondamentale non prendere pioggia perché il programma prevede due mete importanti: Central Park e l’American Museum of Natural History, Serena dovrebbe divertirsi parecchio, e anche noi con lei!!
Prendiamo la metro e scendiamo nella piazza che sta nell’angolo sud-est del parco: tanti scuola bus rigorosamente ci fanno capire che oggi sarà un giorno speciale per Serena. Il parco è lì, addentriamoci! Ma scopriamo che comunque Central Park è attraversato da alcune strade dove passa il traffico, quindi bisogna fare attenzione ad attraversare
Entrati quindi nel parco, ecco la prima zona giochi per bimbi … un po’ di sfogo bisogna pur concederlo e allora via, altalene, sabbiera, scivoli.
Progettato nell’800, è un susseguirsi di laghetti, grandi prati, boschi, scoiattoli, statue (Balto, Alice,…) e perfino uno zoo con una bella piscina in cui nuotano allegramente alcune foche!
L’ora di pranzo si avvicina veloce, ripartiamo dopo alcune pause per le fotografie di rito e camminiamo per raggiungere l’uscita dal parco sul lato West e trovare l’American Museum of Natural History.
Il salone dell’ingresso è impressionante, con lo scheletro di dinosauro che svetta fino all’altissimo soffitto!.E poi l’edificio è enorme, ha ben 4 piani, zeppi di sale da visitare. Ogni sala è dedicata ad un argomento, tipo gli animali dell’America del Nord, quelli dell’Africa, la biodiversità, le culture del mondo, i dinosauri (delizia dei bimbi!)
Le sale dedicate agli animali e alle culture sono piene di enormi diorami che ricostruiscono l’habitat degli animali stessi o dei popoli dei cinque continenti. Veramente ben fatti e interessanti, Serena e noi con lei siamo molto interessati e divertiti!
Ma ormai sono le 14, dobbiamo mangiare: scendiamo al piano interrato dove c’è il ristorante: si mangia bene per lo standard americano e si spende relativamente poco.
Riprendiamo il giro e purtroppo scopriamo che la sala con la balenottera azzurra in scala 1:1 appesa al soffitto è chiusa in ristrutturazione: peccato perché è descritta come la più divertente per i bambini.
Sono ormai le 17 quando decidiamo di uscire e di incamminarci verso la Fifth Avenue per l’ultima tappa della giornata che Serena ricorderà per molto tempo: il mitico FAO Schwarz, uno dei più famosi negozi di giocattoli del mondo! Lì sotto c’è anche l’Apple Store, interrato con delle scale di vetro che scendono giù. Al FAO passiamo una bella oretta, tra sfilate delle Barbie, Lego e un pianoforte gigante: ovviamente si compra una bella fata di pezza (Marzia ha trovato qualcosa di poco costoso, meno male!!)
Un salto all’Apple Store e poi sulla via del ritorno verso Times Square vogliamo fermarci a cena, sono le 19 passate! Siamo distrutti i piedi ci fanno male e Serena è sfinita, la devo portare in braccio per qualche chilometro fino ad una anonima paninoteca denominata Cafè Europa!
Mettiamo qualcosa sotto i denti e poi presto in albergo, a nanna. Domani inizia il nostro tour, si lascia la città e si va all’avventura nel New England!
Colazione: Starbucks Coffee (48th street 511 Lexington Avenue New York, NY) – € 12
Biglietto: American Musem of Natural History(Central Park West 79th Street, New York, NY) – € 30
Pranzo: American Musem of Natural History – € 40
Cena: Cafè Europa (545 5th Avenue) – € 20
Giovedì 12/5 – Giorno 5
Oggi sarà la prima giornata del nostro viaggio ‘on the road’. Come al solito colazione da Starbucks e poi via verso il JFK con la metro: alle 11 siamo davanti alla sede Budget al Federal Circle Building: dalla stazione Jamaica si prende l’air train e alla prima fermata si scende al piano terra dove ci sono tutte le agenzie di noleggio auto!
C’è poca gente, al mio fianco c’è un panzone uguale uguale al regista Micheal Moore (rimarrò sempre con questo dubbio, per me era lui!). Ci consegnano le chiavi della nostra auto: un SUV invece di una berlina!!! Upgrade gratuito!! Al parcheggio scopriamo che è un Ford Explorer bianco con la targa… Florida! Sistemato il seggiolino e i bagagli montiamo in macchina e via verso la prossima tappa: Mystic nel Connecticut!
Ancora uno sforzo per uscire da New York: passiamo il Whitestone Bridge che collega il Queens (sull’isola di Long Island) al Bronx passando sopra l’East River, lungo la I-678. Si paga un pedaggio di $6.50: bisogna fare attenzione a prendere la corsia ‘Cash’ e non la ‘EZ-Pass’ (è il telepass americano). Il ponte è stupendo e dalle campate si ha una visuale incredibile su Manhattan.
Da questo momento il TomTom del Nord America installato sull’Iphone sarà la nostra guida che ci condurrà sulla strade americane (cmq è semplice orientarsi, specialmente nella prima parte del nostro viaggio): infatti prendiamo agevolmente la I-95 (N), la Interstate che arriva dalla Florida e prosegue fino al Maine …
Ci fermiamo appena entrati nel Connecticut ad un MC Donalds (come sbagliarsi se si lascia libera scelta alla nostra piccola: ci pui rimettere l’orologio!!!) Passiamo attorno a New Haven e intorno alle 16 arriviamo finalmente a Mystic!
Usciti dalla I-95 ci troviamo subito nel parcheggio dell’Old Mystic Village. L’atmosfera è già diversa, casette in legno, prati curatissimi! Di fronte al Village ci sono un paio di motel ed ecco il nostro: Howard Johnson, E’ molto carino, la proprietaria è una signora simpatica di origine irlandese Terry Connors che ci accoglie alla reception. Tante sorprese positive, tra cui Wifi gratuita (ormai una consuetudine nei motel americani) e una piccola ma deliziosa piscina aperta fino alle 23:00!!
Depositiamo in fretta i bagagli e via a visitare la parte bassa della Mystic County e la sua splendida baia. Dal motel si segue una strada che costeggia il Mystic River per un paio di miglia, passando davanti al Mystic Seaport, poi si devia a destra e si arriva al famoso ponte che si alza al passaggio delle barche.
Parcheggiamo di fronte al famoso Mystic Pizza (locale che ha ispirato il bellissimo film con Julia Roberts e che è ambientato prprio in questi luoghi) e da lì inizia il centro, la strada principale, è bellissima, negozietti, di bar e case in stile New England! E’ un pomeriggio splendido e dopo uno stop con gustoso gelato nel caratteristico locale accanto al Mystic River Drawbridge, ci godiamo il riposante spettacolo del passaggio delle barche: sono le 17:40 e ogni ora, allo scoccare del quarantesimo minuto, una sirena segnala che il ponte si alzerà: quindi stop ai pedoni e alle macchine e largo alle barche a vela e alle canoe!!
Dopo circa dieci minuti il ponte si abbassa e ci incamminiamo verso un parco giochi che affaccia direttamente sul fiume, dove Serena può sfogarsi giocando con alcuni bimbi americani biondissimi (da adesso fino al nostro ritorno ad Hartford di neri e ispanici neanche l’ombra, e impressionante!) mentre noi ci godiamo la semplicità e il relax di questo luogo che sembra veramente magico!!! Porteremo questa baia per sempre nel cuore!!
E’ oramai ora di cena e si torna verso il Mystic Pizza: entriamo ed è una vera americanata! Sulle pareti, memorabilia di ogni tipo legate a Julia Roberts e al film girato nel 1988, ci sono anche delle vecchie targhe appese! E un sacco di schermi che proiettano il film di continuo!
Ci piace: ci gustiamo le nostre pizze un po’ alte ma buone, Serena si diverte con i colori e i fogli che immancabilmente nei ristoranti vengono portati ai bambini!, Quando usciamo è buio, sono le 21 passate. Si torna in albergo e per finire la giornata un bel bagno in piscina: Serena è contentissima e anche noi!! Mitica Mystic, mitio motel da consigliare per la qualità del servizio offerto e del prezzo!!
Colazione: Starbucks Coffee (48th street 511 Lexington Avenue New York, NY) – € 12
Trasporti: Budget “car intermediate 2- or 4-door automatic air conditioned -car class C” – € 476
Pranzo: Mc Donald’s Branford – € 14
Cena: Mystic Pizza (536 West Main Street Mystic) – € 28
Pernottamento: Howard Johnson Inn Mystic (http://www.mystichotels.com) – € 61
Venerdì 13/5 – Giorno 6
Oggi si va verso Cape Cod, non prima di aver visitato il più grande museo navale degli USA, il Mystic Seaport.
Questo parco, situato all’inizio del paesino, occupa una bella porzione della riva sinistra del Mystic River, ed è definito una delle migliori attrazioni per famiglie di tutto il New England. Qui è stato ricostruito l’antico villaggio di marinai e pescatori e ogni casetta in legno contiene una piccola attrazione, si va dall’officina del fabbro alla stamperia, al museo delle acque e dei canali d’America e tanto altro ancora. Tutte le attività sono ‘hands on’, quindi perfette per i bimbi cui piace toccare e provare tutto.
Serena sceglie sulla mappa cosa andare a visitare, e noi la seguiamo divertiti: si va dalla Thomas Oyster House (dove si producevano ostriche) al lungo Ropewalk (in cui sono illustrate le fasi della produzione delle funi), dal Lighthouse Point (all’interno del faro si possono vedere documentari sulla storia dei fari, anche in Connecticut ce ne sono molti!) al veliero Joseph Conrad attraccato sul porto. Nell’officina del fabbro ci viene illustrato quanto sia lunga e faticosa la produzione di un solo anello di ferro, figurarsi tutta una catena!!! Eppure ancora resiste una piccola produzione di oggetti in ferro utilizzati per la manutenzione delle barche d’epoca che sono attraccate nel porto del museo.
C’è anche il Children’s Museum dove i bambini possono vestirsi da marinai, salire sulla nave di legno e manovrarne il timone, pescare pesci (finti) e poi andarseli a cucinare nella cucina stile ‘800 lì accanto, con tanto di padelle e suppellettili: ovviamente Serena vuole passare lì una buona mezz’ora!
Finalmente usciamo e andiamo a pranzo nel ristorante interno al parco, dove facciamo una scorpacciata di Fish & Chips davvero non male!
Un salto nel negozio di souvenir del museo e poi si parte verso le 15 destinazione Cape Cod ! La strada è scorrevolissima e si va via tranquilli: attraversiamo il piccolo stato del Rhode Island, e passiamo nel mezzo di Providence, su ponti enormi dai quali si hanno vedute spettacolari della città. Il tempo è splendido, fino ad adesso siamo stati fortunati perché a Maggio non è detto che qui sia sempre soleggiato, ce ne accorgeremo più avanti nel viaggio verso il Maine.
Arrivati nel Massachusetts, siamo sulla diramazione I-195, e attraversiamo lo spettacolare Bourne Bridge (uno dei due ponti che collegano l’isola di Cape Cod alla terraferma … ormai è un’isola da quando l’hanno staccata scavando il canale) che ci porta a una verdeggiante rotonda fiorita la quale ci dà il benvenuto su Cape Cod!
Il navigatore sbaglia l’indirizzo del Mariner Lodge: ci ritroviamo a Hyannis un pochino preoccupati! Per fortuna che leggendo la mappa di West Yarmouth che mi ero stampato (sempre meglio avere a disposizione il metodo tradizionale, non si sa mai) troviamo la giusta direzione e alle 19 siamo davanti al nostro motel.
Ci orientiamo un pochino (non è facile), di fronte a noi il cimitero del paese, un bel prato come nei film, non trasmette inquietudine come i nostri! Yarmouth, West o South che sia, è una lunga via piena di motel, fast food, centri commerciali, minigolf enormi (incredibile la mania che gli americani hanno del minigolf!) anche il Lodge ne ha uno esterno!
Il motel è carino, ma è peggio dell’Howard Johnson. La camera è spaziosa e c’è pure la piscina coperta … e vai bagno serale anche oggi!
Siamo nella zona centrale di Cape Cod e da qui possiamo visitare tutti i paesini che sono attaccati l’uno all’altro: Yarmouth, Barnstable, Hyannis, Hyannisport, Chatam….
Si mangia in un accogliente Family Restaurant di nome Giardino’s: niente di che, segnalato da altre guide ma non ci è piaciuto proprio!! Si torna al motel. Un bagno in piscina (acqua caldissima!!) e a nanna: sono le 23 passate.
Colazione: Starbucks Coffee Old Mystic Village – € 12
Biglietto – Mystic Seaport Museum – € 35
Pranzo – Ristorante interno museo – € 20
Cena – Giardino’s Family Restaurant – € 43
Pernottamento – Mariner Motor Lodge – West Yarmouth (http://www.mariner-capecod.com/) – € 50 a notte
Sabato 14/5 – Giorno 7
Al nostro risveglio il motel si è riempito di famiglie americane arrivate per il weekend: borsa termica rigida per il ghiaccio e SUV a go-go!!
Alle 9:30 siamo pronti per partire direzione Provincetown all’estremità nord di Cape Cod (Down Cape). La giornata è stupenda, cielo terso e la temperatura piacevole, anche se il nostro abbigliamento prevede felpe e kway: infatti vogliamo partecipare ad una crociera di “Whale Watching” – avvistamento delle balene – e nell’Atlantico il vento e il freddo sono pungenti.
Dopo una breve sosta per la colazione ad un 7Eleven e una scorta di panini nel più famoso Stop’n’Shop alle 11 siamo sulla banchina del porto di Provincetown.
Entrando nelle stradine della cittadina si arriva a un enorme piazzale adibito a parcheggio a pagamento, per tutto il giorno abbiamo pagato mi pare $15. Provincetown è la quintessenza di Cape Cod ed è stravagante come città: ad esempio dalla banchina del porticciolo si nota la torre in stile medievale (abbiamo letto che è stata presa come modello una torre di Siena) che svetta sopra l’abitato, il Pilgrim Monument, in ricordo dei Pellegrini che sono sbarcati a Cape Cod prima di puntare verso Plymouth.Ci sono, negozietti molto variopinti e interessanti ovunque, bar, locali, struscio nella via principale, in mezzo alle numerose, ma molto discrete, coppiette omosessuali di cui già sapevamo.
Acquistati i biglietti alla sede della Dolphin Fleet ($113), attendiamo di partire per la crociera alle 12, ma la nostra attenzione è attirata da un edificio alla fine della banchina su cui sventola orgogliosa la bandiera dei pirati: è il Whydah Pirate Museum che narra la storia del pirata Samuel Bellamy e del tesoro nascosto nei pressi di Marconi Beach, tutt’ora oggetto di ricercheed esplorazioni.
Arrivano le 12 e il battello gremito di noi turisti parte alla volta della Stellwagen Bank un santuario protetto dove le balene possono vivere tranquillamente senza rischiare di esser catturate (una sorta di National Park): nel New England infatti la produzione nautica di baleniere era molto fiorente alla fine dell’800, quindi molte compagnie navali erano dedite alla cattura e alla commercializzaizone dei cetacei.
Siamo molto eccitati, ormai siamo in pieno Atlantico e intorno a noi solo oceano…
La signora della Delphin Fleet scruta insieme al capitano dall’alto della ponte superiore l’oceano e improvvisamente puntiamo su uan zona….tutti in attesa e poi ecco la balenottera apparire e con il suo caratteristico sbuffo salutarci! E’ una emozione unica, Serena non è più nella pelle e anche a noi sembra un sogno! Due tre respiri e poi scompare nell’oceano e via di nuovo in attesa che esca a respirare (una balena può rimanere anche 15 minuti sotto l’acqua)…
E poi eccone un’altra più lontana, questa volta ci saluta con la coda!! Ne vale veramente la pena, consiglio questa gita a chi viene nella zona, è imperdibile!
Al ritorno sono le 16 circa, approfittiamo per fare un giro a Provincetwon: veramente strana l’atmosfera, sembra di essere un po’ ai confini del mondo..dopo una scorta di souvenir si riparte in auto per Race Point Beach (dove c’è il piccolo aeroporto) e la zona di Truro e Weelfleet piccoli paesini dove ogni cosa è al suo posto!).
Sono le 19 e affamati ci fermiamo al Moby Dick’s Restaurant (sulla Route 6), un ristorante molto frequentato in cui assaggiamo con grossa soddisfazione l’aragosta in un panino condito con verza e maionese! Lobster Roll con Cole Slaw!! Buonissimo!! Serena punta sull’hamburger ma almeno assaggia l’aragosta e sembra passabile alla sua “bocca di ciabatta” come la chiamiamo noi!!
Torniamo al Motel alle 21:30 e via di corsa in piscina: l’acqua è caldissima e il bagno è veramente riposante! Domani ci aspetta una bella passeggiata lungo il Cape Cod Seashore National Park quindi andiamo a letto alle 23…
Colazione: 7 Eleven West Yarmouth- € 10
Biglietto: Whale Watching Dolphin Fleet (www.whalewatch.com) – € 80
Pranzo: Panini Stop ‘n’ Shop (South Dennis, MA – 500 Route 134) – € 15
Cena: Moby Dick’s Restaurant (3775 Route 6 Wellfleet MA) – € 40
Pernottamento: Mariner Motor Lodge – West Yarmouth (http://www.mariner-capecod.com/) – € 50 a notte
Domenica 15/5 – Giorno 8
La giornata è anocra assolata, anche se il tempo per i giorni successive non promette niente di buono.
L’idea è quella di visitare Chatham e poi successivamente risalire il Cape Cod National Seashore fino a North Truro dove vi è la zona denominata Pilgrim Heights, quella in cui i Pellegrini si sono accampati per 2 settimane prima di partire all’esplorazione di Cape Cod.
Facciamo colazione e scorta di panini a Dennis (dentro lo Stop’n’Shop c’è anche uno Starbucks finalmente: a Cape Cod c’è 7Eleven, Dunkin Donuts, Taco ….ecc. ma di Starbucks neanche l’ombra!!) e si parte direzione Chatam, segnalata come la località più chic della penisola: è situata sul gomito della penisola di Cape Cod, e da lì inizia la lunghissima spiaggia che arriva fino in cima a Provincetown e che costituisce come detto il Cape Cod National Seashore, un vero e proprio parco nazionale gestito dal NPS governativo. La distanza da coprire non è molta, sono circa 15 miglia.
Viaggiando in mezzo ai paesini di Cape Cod viene un pochino in mente la Svizzera, a parte il paesaggio diciamo marino, casette in legno con giardinetti curatissimi e bandiere USA praticamente ovunque! Chatam ne è la quintessenza: residenze da sogno, prati curatissimi e orgoglio nazionale: facciamo molte foto alle case solo per la bellezze di queste ville sul mare…
Ripartiamo per Eastham dove c’è il Visitor Center del National Seashore: ci fermiamo e mi faccio spiegare sulla mappa i punti più importanti da un attempato quanto gentile ranger.
Decidiamo quindi di mangiare i panini in spiaggia sulla Coast Guard Beach, una delle 10 spiagge più belle degli USA. Tira vento ma c’è diversa gente, il mare è mosso, incute timore anche a me che sono un bel nuotatore…La spiaggia è di una sabbia molto piacevole, sembra pangrattato. Serena corre libera a perdifiato; è veramente una bella sensazione vederla felice!
Ripartiamo dopo pranzo, il tempo è peggiorato e nuovole minacciose hanno oscurato il sole: arriviamo al Marconi Station Site che piove copiosamente e quindi è impossibile scendere, peccato! Guglielmo avrebbe meritato bel altra attenzione, ma tant’è…
Smette di piovere ma siamo ormai nella zona degli Highland Golf Links dove è situato solitario il faro Highland Light (anche noto come Cape Cod Light): prati verdissimi ospitano alcuni esclusivi campi di golf… e una pallina gialla in una buca di sabbia attira l’attenzione di Serena che va a prenderla di nascosto e se la porta via zitta zitta…
Ancora una bella passeggiata solitaria nella natura per visitare i Pilgrim Heights e poi a cena dal nostro Moby Dick’s, un bagno in piscina e poi a nanna, domani ci attende Kittery nel Maine..
Colazione: Starbucks Dennis – € 12
Pranzo: Panini Stop ‘n’ Shop (South Dennis, MA – 500 Route 134) – € 15
Cena: Moby Dick’s Restaurant (3775 Route 6 Wellfleet MA) – € 40
Pernottamento: Mariner Motor Lodge – West Yarmouth (http://www.mariner-capecod.com/) – € 50 a notte
Lunedì 16/5 – Giorno 9
Si parte tra una cosa e l’altra intorno alle 10 ! È una giornata uggiosa e anche fredda.
Passiamo sopra il Sagamore Bridge, l’altro ponte che collega il Capo alla terraferma, e procediamo sulla 3, traffico nella norma, tutto procede bene. Nei pressi di Pembroke ci fermiamo per una sosta in uno Stop’n’Shop per la colazione e l’acquisto dei panini per pranzo.
Ripartiamo e siamo in vista di Boston: la highway scorre veloce l’avvicinamento alla downtown è bellissimo: passiamo tutto un intrico di ponti e gallerie enormi, con viste spettacolari sullo skyline della città. Una galleria (la più lunga) ci inghiotte proprio vicinissimi ai grattacieli per “sputarci2 fuori dall’altra parte, è incredibile!!
Prendiamo la I-95 e procediamo verso nordest, entriamo nel New Hampshire, che ha un brevissimo tratto di costa sull’oceano che fa da cuscinetto tra il Massachusetts e il Maine. Facciamo una breve sosta in centro a Portsmouth. La cittadina è molto, molto carina, solita aria da New England con casettine perfette di mattoni rossi e chiesette col campanile appuntito, e lo splendido Memorial Bridge che attraversa il fiume Piscataqua.
Arriviamo a Kittery, meta della giornata saranno i famosissimi outlet (oggi giornata dedicata allo shopping!), ma sono già le 14 del pomeriggio: sono una serie di bassi centri commerciali sparsi lungo la strada, in ogni centro ci sono diversi negozi. Facciamo qualche acquisto (anche ovviamente per Serena) e poi via verso la destinazione della serata: Kennebunkport nel Maine!
L’ambiente ricorda un po’ Mystic: ritmi lenti, tutto curatissimo nei minimi pariticolari…d’altra parte era una delle residenze estive del presidente Bush, quindi non poteva essere poi così male…
Il B&B è veramente molto bello, un edificio in stile coloniale! La camera che ci è stata riservata è grandissima e il letto a baldacchino è enorme, ci stiamo in 3 ma molto molto larghi!! E poi è alto, così Serena inizia a saltare contentissima mentre io e Marzia organizziamo l’accampamento notturno.
Il tempo di prendere la ormai classica”Resort Map” della zona in cui sono segnalate tutti punti di interesse storici e commerciali della zona (è proprio una bella idea che sarebbe bello poter ritrovare anche in Italia) e scegliere un buon ristorante (qui sono tutti carissimi..) dove gustare le famose aragoste del Maine!
La nostra scelta, sulla via principale denominata Ocean Avenue, ricade sul Mabel’s Lobster Claw, un ristorantino semplice ed accogliente in cui si respira un’aria europea e mangiamo un ottimo pesce ad un prezzo equo per questa località di straricconi!!
Si è fatto tardi, sono quasi le 22 stanchissimi ci fiondiamo a nanna!
Colazione/Pranzo: Stop ‘n’ Shop (Pembroke) – € 27
Cena: Mabel’s Lobster Claw (124 Ocean Ave., Kennebunkport, ME) – € 56
Pernottamento: Kings Port INN – Kennebunkport (http://www.kingsportinn.com/) – € 46
Martedì 17/5 – Giorno 10
Piove piove piove…purtroppo il tempo è decisamente cambiato, fa freddo e c’è anche un po’ di nebbia…quindi non siamo nelle condizioni migliori per poter apprezzare la costa di Kennebunk.
Per fortuna oggi facciamo colazione al Kings Port Inn, quindi con calma, dopo aver effettuato il checkout, partiamo per una passeggiata “uggiosa” sulla costa e rientriamo successivamente verso l’interno per acquistare ad un grande magazzino Walmart i panini per il pranzo.
Walmart è una istituzione USA, sono dei magazzini in cui si può trovare di tutto e i prezzi sono assolutamente concorrenziali!
Riprendiamo la I-95 N e ci dirigiamo verso Freeport e Rockland, passando vicini a Portland, che possiamo ammirare dalla macchina, ma evitiamo di addentrarci nella città. Arriviamo a Freeport verso le 14:00 e dopo aver mangiato in un parcheggio andiamo a visitare il simpatico quanto insolito Desert of Maine (http://www.desertofmaine.com/) Il Desert of Maine è un vero e proprio pezzettino di deserto, con tanto di piccole dune sabbiose, formatesi in questa zona a causa della mancanza di rotazione nelle coltivazioni da parte di chi qui abitava nei secoli scorsi. Pare che per questo motivo sia affiorata la sabbia desertica lasciata dai ghiacciai ritiratisi millenni orsono. Percorrendo un paio di miglia di stradina tra i boschi arriviamo all’ingresso del parco, costituito da un negozietto di simpatici souvenir dove un’arzilla signora ci illustra il tour che ci porterà a fare con la sua jeep. Sono solamente $30 per tutti 3! Il tour dura circa 3/4 d’ora, noi siamo su un rimorchio con sedili agganciato al fuoristrada, assieme ad una signora che mi spiegherà essere una apprendista guida di questo posto: ogni tanto c’è una sosta e ci mostra foto e disegni per spiegarci la storia del posto. Fa veramente freddo e Serena è quasi assiderata, non si risveglia neanche quando la guida ci mostra nel bosco dei buffi volti scolpiti sui tronchi.
Il giro si ferma presso la duna più alta e questo ci consente di fare la foto di rito. In effetti in alcuni punti pare strano vedere questo pezzo di Sahara in mezzo ai boschi verdeggianti! Tempo fa c’era anche un cammello ma dato che era un po’ aggressivo hanno preferito farne e a meno.
Vicino al negozietto di souvenir c’è una interessante serra per farfalle dove è possibile entare ad ammirare le coloratissime ed enormi farfalle monarch: Serena è impaurita ma anche affascinata da questi insetti così grandi che si muovono sulle sue dita, se ne ricorderà senz’altro…
Salutiamo gli arzilli nonnini e riprendiamo la via verso Freeport, decisi a visitare un’altra istituzione USA: gli immensi magazzini outdoor LL Bean aperti 24 ore su 24!! Sono strutture enormi in cui all’interno si può trovare tutto per il campeggio, l’escursionismo, la pesca e così via…talmente grandi che in un padiglione c’è un laghetto artificiale con cascata… I prezzi però non sono così convenienti, meglio Walmart o l’europeo Decathlon (che qui non esiste..).
Al piano terra c’è un bar e Marzia vuole prendere un caffè: si rivelerà il migliore di tutto il New England…il barista è un appassionato dell’Italia e ci racconta che verrà questa estate a Roma e Firenze!
La giornata si conclude a Rockland, nord estremo del nostro viaggio: si mangia in un Burger King e a nanna nel grazioso Old Granite Inn.
Pranzo: Walmart Falmouth – € 17
Biglietto: Desert of Maine (http://www.desertofmaine.com/) – € 22
Cena: Burger King (Rockland) – € 18
Pernottamento: Old Granite Inn – Rockland (http://www.oldgraniteinn.com) – € 176 (88 per ogni notte)
Mercoledì 18/5 – Giorno 11
Piove piove piove…nebbiolina ed è molto umido, il freddo ti entra nelle ossa…atmosfera come nei racconti di Stephen King che nel Maine vive (a Bangor, non lontano da Rockland…).
Peccato perché avevo programmato una bella crociera nella Penobscot Bay famosa per le isole di North Haven e Vinalhaven e per la sua costa molto frastagliata (è lunga più di 150Km), ma anche il simpatico proprietario del B&B e il suo fido Zac ci sconsigliano la traversata.
Invece ci suggerisce (e devo dire che a posteriori ha avuto ragione) la visita di Mohegan Island, una piccola isola selvaggia nell’oceano atlantico in cui non ci sono auto né strade asfaltate e i pochi abitanti che vi si sono ritirati cercano di mantenerla così “isolata”.
Si parte dopo una ricca colazione alla volta di Port Clyde a sud di Rockland e il paesaggio è diverso rispetto al Maine di Kennebunk e Freeport: le case sono più povere, i giardini meno curati; si percepisce che a queste latitudini la vita non è semplice, dovendo contare solo sulla pesca e l’allevamento di aragoste e sul turismo ma solo per 2-3 mesi all’anno…
Port Clyde è veramente un posto che sembra dimenticato da Dio, un po’ come il porticciolo del film “The Shipping News” nella regione di Terranova (uno dei miei film preferiti): quattro casette e una banchina da cui parte una piccola barca (la Laura B della Mohegan Boat Line) che funziona da cargo, battello postale e trasporto passeggeri per Mohegan Island: si salpa e via verso l’oceano insieme ad una compagnia molto strana, fatta di bird watchers e artisti strampalati (c’è una colonia di artisti del tipo figli dei fiori sull’isola…).
Arrivati al molo scopriamo che abbiamo non più di un’ora per visitare il paesino 8chiamarlo paesino è anche troppo..) quindi puntiamo verso il Lighthouse costruito nel 1824 ma il piccolo museo che si trova alla base è chiuso…torniamo al molo (l’isola è comunque molto piccola) visto che la passeggiata comunque prende un po’ di tempo, incontriamo due bambini che vi abitano (a proposito ma la scuola??) convinti di voler tornare un giorno soggiornando in uno dei piccoli B&B che abbiamo visto: chissà la sera senza luce artificiale come deve essere bello il cielo…
Tornati a Port Clyde ci fermiamo a mangiare al Port Clyde General Store, un caratteristico locale in cui si mangia, si vendono alimentari e detersivi, souvenir e così via…Un ottimo Lobster Roll per noi (ovvio hamburger per Serena) e con la pancia piena chiedo alla proprietari se può estrarre dalla vasca l’aragosta più grande per poterla mostrare da vicino a Serena…ne tira fuori una enorme, se non avesse le chele bloccate…ad ogni modo Serena è sorpresa e impaurita non vuole neanche toccarla!
Il pomeriggio lo passiamo a Camden e Rockportt, due paesi a Nord di Rockland ma il tempo continua ad essere incelemente e quindi ci trasciniamo stancamente fino alla sera: cena da MC Donalds (come sbagliarsi…ha scelto lei..) e poi a letto, domani ci aspetta la tappa più lunga del viaggio!!
Biglietto: Mohegan Boat Line (www.moheganboat.com) – € 32
Pranzo: Port Clyde General Store € 28
Cena: Mc Donalds (Rockland) – € 18
Pernottamento: Old Granite Inn – Rockland (http://www.oldgraniteinn.com) – € 176 (88 per ogni notte)
Giovedì 19/5 – Giorno 12
Colazione squisitamente americana, quattro chiacchiere e una foto di rito con Zack (è un bel cagnone!) e il proprietario del B&B, e si parte verso sud nella zona più interna del Maine attraverso i boschi foltissimi: la densità di popolazione è minore, a tratti pare proprio di essere sperduti nei boschi, non una casa, non un’automobile, né una moose (alce)..
Entriamo nel New Hampshire (“Vivi libero o muori!”) arrivando a Conway verso le 13.00 e qui vediamo il nostro primo ponte coperto, una caratteristica di queste zone. Andiamo avanti, North Conway, a poche miglia, si presenta come una lunga strada costellata di motel, resort, fast food e tutto cio’ che si puo’ chiedere a una cittadina USA.
Effettuato il checkin allo Yankee Clipper Inn (un motel diginitoso al centro del paese e vicino agli outlet – gli acquisti nel New Hampshire sono ancora più convenienti visto che non si pagano tasse,,,) prendo nella hall del motel alcuni depliant e curiosa una Dining Guide della zona dove sono pubblicizzati tutti i menù dei locali di North Conway (veramente utile questa guida, mai vista prima neanche in Italia). scegliamo un locale vicino al motel denominato Hillbilly’S Southern BBQ: tutto in legno, memorabilia alle pareti e menù a base di carne!! Assaggiamo il “St.Louis and Baby Back”, praticamente mezzo maialino cotto lentamente (il cuoco mi dice addirittura 4 ore!!) cosparso di salsa barbecue caramellata…veramente delizioso, anche Serena mangia di gusto!
Nel pomeriggio decidiamo di fare una puntatina verso le White Mountains e il Mount Washington, una montagna non molto alta (1900mt) ma tristemente famosa per il vento e la nebbia che avvolge la sua cima…infatti oggi pomeriggio la strada che porta fino alla vetta è ciusa, tenteremo domani una nuova sortita.
Partiamo verso le White Mountains e lo scenario è indimenticabile: natura incontaminata, boschi verdissimi, cascate e torrenti che scorrono vicini alla Route 16 che attraversa la valle fino a Gotham e verso il Quebec… Ci fermiamo a Berlin, una cittadina industriale (per lo standard del New Hampshire sì) sull’Androscoggin River , attendendo per circa un’ora sulle sue placide sponde il possibile passaggio di alci, ma purtroppo non siamo fortunati..
Torniamo a North Conway e facciamo una visita agli outlet ma roma siamo sazi anche di shopping oltre che di bellezze naturali e dopo una cena in un locale “pseudo” italiano del Settler’s Green Outlet di nome Brandii’s: Serena mangia una pasta dignitosa e noi una pizza niente male!
Pranzo: Hillbilly’S Southern BBQ (1903 White Mountain Highway (Route 16) North Conway) – € 30
Cena: Brandii’s (Settler’s Green Outlet) – € 20
Pernottamento: Yankee Clipper Inn – North Conway (http://www.yankeeclipperinn.com) – € 65
Venerdì 20/5 – Giorno 13
E’ tornato uno splendido sole sul nostro viaggio on-the-road e dopo la colazione nel locale attiguo al motel si parte destinazione Mount Washington Valley e la strada che porta fino alla vetta. Arriviamo al piazzale dove è l’ingresso della Washington Road e questa volta la signora del NPS ci conforta sulle condizioni metereologiche: vento e coperto ma si può procedere!
Paghiamo circa 20 Euro e riceviamo un CD con la audioguida che narra la storia, gli eventi i pericoli e purtroppo i morti che costellano la strada che proprio quest’anno compie 150 anni. Non male come atmosfera…effettivamente la strada è ripida e in alcuni punti scoperta, ma quello che mi preoccupa di più è il mal di testa che mi comincia a salire mano a mano che scaliamo la montagna. E’ incredibile come io che ho fatto anche delle passeggiate a più di 3000 metri mi ritrovo a soffrire di mal di montagna a neanche 1900mt di altitudine! Evidentemente la fama di montagna terribile è dovuta proprio a questo, oltre al tempo che cambia repentinamente, sotto l’effetto di alte e basse pressioni che si scontrano e danno luogo a fenomeni atmosferici molto pericolosi (qui si è registrato il vento più veloce sulla terra, 374Kmh nel 1934!!!).
Arriviamo in cima e la nebbia ci avvolge per cui non possiamo vedere il panorama circostante (è la montagna più alta del New England!) ed entriamo dentro il museo in uno stato di ebbrezza quasi etilica (anche Marzia che ha la pressione bassa si sente male, figurarsi uno come me..) Dopo aver visitato il museo, letto la lunga lista di morti (anche recenti visto che da qui passa il famoso Appalachian Trail), assistito alla proiezione di un simpatico filmato girato in una giornata con vento a più di 200kmh (Serena si è divertita molto) ripartiamo per la discesa..
Effettivamente solo al termine, quando la road incontra la R-16 mi riprendo completamente: è proprio guadagnato l’adesivo che ci hanno consegnato ma dovrebbero cambiarlo da “This car climbed Mt. Washington” in “This Family climbed Mt. Washington”!
Si è fatta ora di pranzo, quindi partiamo alla ricerca di un ristorante di qualche tipo. Puntiamo, verso la Kancamagus Highway, passando per la Bear Notch Road, stradina indicata come ultra-secondaria sull’atlante, che taglia a sud congiungendo la US-302 con la US-112 (Kancamagus Highway). Ci fermiamo allo Hill’s Top BBQ a Bartlett ), localino tipico la cui mascotte è il Wicked Pig, un maialino motociclista un po’ pestifero.
La fame si fa sentire, ci prendiamo un piattone di ribs con salsa barbecue, patatine e quant’altro. Ripartiamo e tra foreste e casupole sparse qua e là, arriviamo all’inizio della Bear Notch Road.
Sembra una strada dolomitica, nessun auto, nessuna casa: sarà la volta buona in cui incontreremo un alce? Nada de nada! In una mezz’ora ci ricongiungiamo alla Kancamagus Highway (US-112) che si snoda tra le White Mountains in un paesaggio decisamente alpino. La strada è molto bella, certo dev’essere ben più interessante da percorrere con il foliage durnate l’autunno ma tant’è!
Ormai ci attende il Vermont (Monteverde, è nel nostro destino J) uno degli stati più rurali dell’Unione, talmente geloso del proprio paesaggio che una legge vieta ai cartelloni pubblicitari di deturpare il paesaggio (uguale uguale all’Italia eh?).
Attraverso la NH-118, una strada tutta saliscendi in mezzo ai boschi, senz’anima viva, con l’asfalto mezzo ci ricongiungiamo alla NH-25-A, e poi sulla Interstate 91! Finalmente si fila veloci e in men che non si dica siamo nei pressi di White River Junction. Ci dirigiamo verso Quechee, dove vogliamo visitare il Quechee Gorge, che sulla guida è denominato come la “Risposta del New England al Gran Canyon”. Si tratta di un canyon scavato dal fiume Ottauquechee e profondo poco più di 50 metri, Facciamo una passeggiata per arrivare fino al fiume, ma non sembra poi così interessante…
Proseguiamo per Woodstock dove abbiamo prenotato al Pondridge Motel (un grazioso motel in riva al fiume) gestito da una famiglia di origini canadesi.
Woodstock è un paesino tranquillo e molto carino, quintessenza dei villaggi del Vermont. Poco più di una strada, sulla quale si affacciano negozietti e locali. Le casette e i giardini sono curatissimi, come paesini svizzeri, e la cittadina è famosa per le case georgiana in mattoni e legno
Dopo aver fatto un giro nel paesino decidiamo di cenare in un ristorante molto “english” denominato “Bentleys Restaurant”: ottima cena a base di tbone, forse un po’ caro per i nostri standard ma ne è valsa la pena!!
Pranzo: Hill’s Top BBQ (644 Rt. 16/302 Bartlett, NH 03812) – € 35
Cena: Bentleys Restaurant (3 Elm Street Woodstock, VT) – € 90
Pernottamento: Pondridge Motel – Woodstock (http://www.pondridgemotel.com) – € 78
Sabato 21/5 – Giorno 14
Oggi è la nostra ultima giornata intera in terra americana, domani sera abbiamo il volo di ritorno dall’aeroporto JFK di New York e quindi dobbiamo avvicinarci il più possibile alla Grande Mela.
Venendo dal Vermont e volendo arrivare a New York non ci sono particolari attrazioni degne di nota, se si vuole fare la strada breve ovviamente.
Decidiamo di passare per la regione delle Mount National Forest lungo la US-100 che da Woodstock porta a Battleboro, zona interessante che andrebbe visitata con più calma.
Lo scenario è splendido: si tratta di una dorsale di boschi e montagne verdissime, le cui vette più alte (Mount Killington 1200mt / Mount Snow 1100mt) vantano i migliori centri sciistici del New England (Wilmington ma soprattutto Killington, una stazione sportiva in cui la stagione sciistica dura 8 mesi!!). Ci fermiamo a colazione nella Okemo National Forest in un piccolo centro commerciale: si respira un’aria di crisi economica che mi viene confermata dalla simpatica dipendente del bar, mi fa vedere ad esempio che i prezzi delle case in vendita sono in picchiata…effettivamente ti porti a casa un angolo di paradiso per 100mila dollari, circa 60mila euro!!!
Riprendiamo la discesa del Vermont ed arriviamo a Brattleboro, situata al confine con il NH: la cittadina è un centro commerciale e industriale e a un centro storico con edifici in stile coloniale molto interessanti. Si è fatta l’ora di pranzo e dopo aver acquistato alcuni panini mangiamo nel centro citatdino come zingari (ma ci piace anche così il nostro New England!!)
Poco dopo il confine tra Vermont e Massachusetts c’è la Mohawk Trail famosa strada panoramica e ci sono un paio di paesini interessant: ma sulla Interstate 91 in direzione sud non c’è traffico, si viaggia benone a 65 mph costanti.
Attraversiamo Springfield e siamo presto nei pressi di Hartford, la capitale del Connecticut della quale intravediamo il famoso Capitol Building con la cupola dorata. Qui il traffico diventa più intenso, a tratti ci sono code e rallentamenti ma ormai sono le 17 e facciamo il checkin nel dignitoso ma assolutamente economico Super8 (57 W Service Rd Hartford, CT 06120): in tre spendiamo 45 euro, incredibile!!!
Siamo stanchi e ormai la mente purtroppo è alla partenza e quindi passiamo qualche ora nel più grosso Walmart di Hartford, enorme e anche malfamato (è pieno di bande di ispanici e negroni, li avevamo dimenticati a New York…)… C’è ancora il tempo per una triste scoperta: il Ninnao di Serena (un pupazzo di pezza che rappresenta il suo oggetto transazionale) è rimasto al Pondridge Motel!! Chiamo disperatamente il motel e per fortuna il proprietario lo ha messo da parte, me lo invierà per posta ma per ole prossime due-tre settimana si dovrà fare senza….
Rifocillati al vicino Mc Donalds (neanche l’ultima sera mi è stato risparmiato l’happy meal…), e torniamo al nostro motel scassato..
Serena vede un cartone animato sul DVD portatile, mentre io e marzia organizziamo i bagagli: domani, si torna a casa … Purtroppo!
Colazione: Okuma Commercial Center – € 19
Pranzo: Walmart (Brattleboro) – € 16
Cena: Mc Donalds (Hartford) – € 16
Pernottamento: Super8 Motel – (57 W Service Rd Hartford, CT 06120) – € 45
Domenica 22/5 – Giorno 15
Si parte, oggi è davvero l’ultimissimo giorno, stasera alle 17.30 abbiamo il volo dall’aeroporto JFK di New York.
Alle 9.00 siamo svegli, siamo un po’ agitati per la partenza imminente: abbiamo preparato i bagagli molto bene, anche il borsone extra che ci eravamo portati chiuso ora è bello pieno di mutande, calzini e magliette puzzolenti mentre nelle valigie rigide c’è spazio per tutto, acquisti e souvenir che riporteremo in Italia.
Il traffico è intenso ma si viaggia abbastanza spediti e dopo una sosta per l’acquisto di qualche panino in poco tempo siamo alle porte della Grande Mela: non voglio fermarmi nel Queens a mangiare, meglio fare uno spuntino all’aeroporto. Così, passato il maestoso Whitestone Bridge, ci ritroviamo nel Queens e devo fare il pieno: ci fermiamo in una stazione di servizio e proprio all’ultimo ecco la faccia violenta degli USA… il tipo alla cassa del distributore è abituato ai banditi e quindi con me non fa eccezione, ci manca poco che mi tira fuori un’arma quando gli dico che non capisco quello che dice da dietro i vetri antiproiettile che delimitano la sua postazione..
Arriviamo al Federal Circle Building alle 13 Ce l’abbiamo fatta1
La consegna dell’auto è rapidissima, passa una addetta a controllare la macchina, 5 minuti e abbiamo fatto … Salutiamo a malincuore il mitico SUV che ci ha accompagnati in questa grande avventura. Quasi 2000 miglia percorse, non male dopo tutto
All’ingresso della sede Budget, si passa una porta a vetri e si arriva all’ascensore che porta all’AirTrain per il Terminal. Il nostro è il Terminal 1, la prima fermata della monorotaia. Arriviamo al bancone Alitalia, siamo i primi e facciamo presto il checkin, anche se purtroppo mi fanno pagare il bagaglio in più… abbiamo ancora un bel po’ di tempo da attendere, quindi ci riposiamo e prendiamo qualcosa al McDonald’s al piano superiore. Ci avviamo infine verso i controlli di sicurezza, nessun problema. ci fanno anche togliere le scarpe …
Un’ultima birra al terminal e poi si va all’imbarco che inizia alle 17.00 con precedenza alle famiglie con bambini…ehehehe Dal finestrino si vede New York, poi ammiriamo l’estensione sconfinata di Long Island e la malinconia prende il sopravvento
Addio, anzi, arrivederci USA!
Colazione: Starbucks Coffee (Hartford) – € 13
Pranzo: Stop’n’shop (Hartford) – € 18
Cena: Alitalia!!
Spesa carburante: € 160
SUMMARY
Al termine del racconto volevo riassumere le informazioni più importanti in modo che chi voglia organizzare un giro simile possa utilizzare la nostra piccola esperienza:
– Miglia percorse circa 2000
– Spesa carburante circa 160 euro
– Vitto, alloggio e shopping circa 4000 euro
Per viaggiare con i bambini alcuni consigli:
– No problem per mangiare, purtroppo McDonalds la fa da padrone, e visto che Serena è stata sempre un angioletto alcune volte la ricompensavamo adattandoci noi alle sue esigenze
– Non c’è bisogno di preoccuparsi nei ristoranti se si annoiano: a tavola vengono sempre consegnati dei disegni da colorare e dei colori, dovrebbero farlo anche in Italia
– Inserire ogni giorno, se è possibile, qualcosa di interessante per loro, a 6 anni i monumenti o le bellezze del paesaggio non sono spesso apprezzate…anche il reparto giocattoli di un grande magazzino fa il suo effetto!