Creta, nel tripudio dei sensi…

Viaggio on the road alla scoperta di Creta
Scritto da: giubren
creta, nel tripudio dei sensi...
Partenza il: 15/07/2011
Ritorno il: 31/07/2011
Viaggiatori: 2
Spesa: 2000 €
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Un firmamento di isole che punteggiano il blu dell’Egeo, ciascuna con una propria storia da raccontare… una buona ragione per tornare in Grecia per la quinta estate consecutiva… È la volta di Creta, l’isola maggiore che si distingue da tutte le altre non solamente per le proprie dimensioni, ma anche per la sua forte identità culturale e per l’estrema cortesia dei suoi abitanti. Culla dell’antica civiltà Minoica, Creta è stata da sempre un crocevia di popoli diversi che l’hanno dominata avvicendandosi nel corso del tempo, fino alla liberazione dal giogo turco nella prima metà del ‘900. La Repubblica di S. Marco ha occupato l’isola per ben tre secoli prima di cederla agli ottomani, per questo le tracce della presenza veneta sono numerose in molti luoghi e la stessa toponomastica riecheggia chiaramente nomi di origine italica.

Atterriamo ad Heraklion in un caldo e ventoso pomeriggio estivo e raggiungiamo rapidamente il nostro hotel vicino il centro storico. Il capoluogo dell’isola sorge dove anticamente si trovava il porto minoico di Cnosso, tuttavia l’insediamento urbano si sviluppò sotto gli Arabi e soprattutto con i veneziani sotto i quali era nota con il nome di Candia. Prima del secondo conflitto mondiale, la città doveva assomigliare molto ai centri storici delle città di Chanià e Réthymno, purtroppo i bombardamenti hanno risparmiato ben pochi edifici e per questo Heraklion si presenta con un volto piuttosto moderno. Il kastro Koùles (la Rocca del Mare dei veneziani) domina il porto e sulle sue mura sono ancora incastonati i leoni di S.Marco, simbolo degli antichi dominatori a cui i cretesi sembrano essere molto legati (probabilmente tutto ciò che rievoca la città lagunare appare come un ottimo richiamo turistico). La città è piuttosto rilassata rispetto agli altri centri maggiori dell’isola; nel centro storico ci sono tranquille strade pedonali nei pressi degli edifici e monumenti superstiti tra cui la loggia veneziana, splendidamente restaurata, dove hanno sede gli uffici del comune, oltre alla chiesa di S.Marco e alla fontana Morosini. Da Heraklion si raggiungono agevolmente le rovine di Cnosso con gli autobus pubblici: si tratta del sito archeologico più noto di Creta. Purtroppo è preso d’assalto da orde di visitatori e, per questo motivo, molte sale affrescate sono fruibili solamente dall’esterno. E’ emozionante aggirarsi tra i resti della fiorente civiltà minoica contemporanea dei faraoni l’Egitto, spazzata via da terribili maremoti provocati dall’eruzioni di Santorini. Le discusse ricostruzioni dell’archeologo inglese Evans dei primi del ‘900 hanno sicuramente il merito di dare un’idea precisa di come il palazzo (detto labirinto per l’incredibile numero di stanze) doveva apparire al momento del suo massimo splendore. Abbiamo preferito partecipare ad una visita guidata per meglio rispolverare le ormai sbiadite nozioni storiche ed i miti appresi in epoca scolastica, anche per meglio apprezzare gli altri siti minoici minori ed il museo archeologico di Heraklion (tutt’oggi è ancora aperta una sola sala dove sono esposti i manufatti più pregiati).

A partire dal terzo giorno, affittiamo un veicolo e ci spingiamo verso est raggiungendo le rovine del palazzo di Malìa e la cittadina di Eleounda con le sue spiagge tranquille affacciate sul golfo di Spinalonga. Proprio all’ingresso del golfo, sorge su un’isola un’imponente fortezza veneziana facilmente accessibile in barca dalla pittoresca spiaggia di Plakas. Lasciamo Heraklion facendo rotta verso i litorali del sud. Lungo il percorso, sostiamo a Gortina, l’antica capitale romana di Creta. Le rovine, ancora in gran parte interrate, sono sparse tra gli uliveti secolari e difficilmente accessibili, tranne che per quelle più significative visitabili a pagamento. Ai piedi dell’antica acropoli, i resti dell’odeon (teatro) sono immersi nell’abbagliante luce del sole e custodiscono il cosiddetto “codice di Gortina”, un vero compendio di diritto civile scolpito sulla pietra in lettere dell’alfabeto greco. Gli ulivi ed il frinire delle cicale fanno da cornice a quanto rimane della grandiosa basilica di San Tito, con la sua esedra imponente nella quale riecheggia il battito d’ali degli uccelli. Dopo esserci brevemente soffermati all’ombra dei palmizi presso il punto di ristoro in compagnia di severe statue di epoca romana, proseguiamo il nostro itinerario e raggiungiamo la piana di Messarà dominata dal palazzo minoico di Festo, il secondo per importanza dell’isola. Il sito sorge in una posizione spettacolare, rispetto alle rovine di Cnosso non sono state eseguite ricostruzioni. Dal grande piazzale assolato lo sguardo spazia sulla vallata sottostante punteggiata di uliveti, e si passeggia quasi in solitudine tra le rovine, caratterizzate dalle grandi scalinate d’accesso al palazzo e del teatro di forma rettangolare.

Raggiungiamo Matala nel primo pomeriggio, la cittadina nota negli anni ’60 quale ritrovo degli hippies che abitavano l’antica necropoli romana realizzata sull’imponente costone di roccia che costeggia la baia. Matala è estremamente tranquilla dopo la dipartita dei torpedoni turistici e ritrova la sua atmosfera rilassata nei suoi localini e ristoranti affacciati sul mare dai quali è possibile godere degli splendidi tramonti. Qualora si sia alla ricerca di una spiaggia meno affollata, è possibile raggiungere con un percorso di 40 minuti a piedi la spiaggia rossa, così denominata per il colore della sabbia. Si tratta di una baia suggestiva, dove ad un lato gli hippies hanno lasciato numerosi disegni scolpiti sulle rocce. La camminata è piuttosto sfiancante, soprattutto se si intraprende durante le ore calde della giornata (questa è però una caratteristica di varie spiagge cretesi, raggiungibili a piedi su sentieri particolarmente faticosi in salita).

Lasciata Matala, dopo una breve sosta ristoratrice nel villaggio di Spilì situato all’interno, conosciuto per la sua fontana veneziana da cui sgorga acqua freschissima dalle bocche dei leoni, raggiungiamo Préveli, una spiaggia caratterizzata da un lussureggiante palmeto nei pressi dell’estuario del fiume Megalospotamos. Sulla strada si incrocia un suggestivo ponte veneziano a schiena d’asino, il monastero abbandonato di Kato Préveli e quello di Piso Préveli, in prossimità del quale inizia il ripido sentiero che in mezz’ora conduce alla spiaggia. Quest’ultima è senz’altro tra le più note dell’isola soprattutto per lo scenario naturale lungo il corso del fiume che assomiglia decisamente a quelli che ci si aspetterebbe di trovare nei wadi del deserto arabico o della Tunisia. La palma cretese pare sia una specie endemica dell’isola, alcuni però raccontano che l’origine dei palmeti sia da imputarsi ai soldati romani che, provenienti dall’Egitto, lasciarono in questi luoghi i semi dei datteri di cui si erano cibati.

Arriviamo a Frangokastello prima del tramonto all’hotel Milos, sorto attorno ad un vecchio mulino e con una splendida vista sulla fortezza veneziana (da cui ha preso il nome la località) alla quale è possibile accedere gratuitamente. L’edificio è molto ben conservato ed è stato uno dei luoghi in cui si sono svolti tra i più cruenti episodi della resistenza cretese contro la dominazione turca. Lasciata l’indomani la costa meridionale, raggiungiamo Chanià (la Canea veneziana) nella quale abbiamo pernottato i successivi 5 giorni. Nei pressi della cittadina c’è il secondo aeroporto di Creta che scarica incessantemente turisti dai voli charter: Chanià, per l’ottimo stato di conservazione del suo centro storico e del porto veneziano, è sicuramente il luogo che attira il numero maggiore di visitatori. Molti nomi di ristoranti, hotel e locali suonano agli italiani come familiari in quanto rievocano l’epoca della Serenissima, tuttavia la moschea dei Giannizzeri ed i due minareti superstiti danno al luogo un tocco orientaleggiante. La cucina cretese è assolutamente straordinaria e si caratterizza per le mezedes (antipasti) che molto ricordano lo stile mediorientale. La qualità è eccellente anche in un luogo turistico come Chanià (oltre che nel resto dell’isola) ed i costi sono sempre molto contenuti, soprattutto se paragonati con quelli delle altre isole minori dell’Egeo; in particolare, abbiamo molto gradito il “Tamam”, ristorante ricavato in un ex bagno turco con specialità culinarie originarie di Smirne.

Da Chanià sono facilmente raggiungibili diverse località della parte occidentale dell’isola, tra cui le famose spiagge di Falasarna e la laguna di Balos. Per quest’ultima, abbiamo preferito recarci al porto di Kissamos ed aggregarci alla crociera che include anche la bellissima isola di Gramvoùsa e la sua fortezza veneziana. E’ sicuramente meno faticoso raggiungere Balos via nave, anche se questo comporta il ritrovarsi assieme ad una gran massa di turisti (soprattutto russi) che partecipano alle escursioni organizzate dai villaggi vacanza. La fortezza di Gramvoùsa offre incredibili panorami dall’alto dei suoi bastioni da cui si scorgono l’omonima penisola, il promontorio di Balos e la spiaggia sottostante dal mare cristallino e con il relitto arrugginito della nave libanese arenatasi nei primi anni ’80. Per Balos sono superflue ulteriori descrizioni, sicuramente si tratta di un luogo che ricorda per i suoi colori il mar dei caraibi, l’eccessivo affollamento tuttavia non permette di apprezzarla completamente. Non essendoci un frequente ricambio delle acque nella laguna, questa risulta forse un po’ troppo stagnante, senza considerare l’inquinamento da catrame sugli scogli.

Una vera sorpresa invece è la penisola di Akrotiri, pochi chilometri a nord da Chanià: Khalatas ha una piacevole baia dalle acque limpide con al centro un isolotto raggiungibile a nuoto. Il circuito dei monasteri di Agia Triada, Gouverneto a Katholicò è assolutamente da non perdere. Agia Triada appare dall’esterno come un’austera fortezza e racchiude all’interno una chiesa in stile veneziano, un museo ed uno splendido giardino dove si respira un’aria mistica e ci si ritrova finalmente soli nel silenzio contemplativo dei monaci. Più difficile accedere al monastero di Gouverneto, simile a quello di Agia Triada come struttura ma abitato da quattro giovani monaci molto severi per il codice di abbigliamento (chi fosse interessato ad entrare, si ricordi di portare pantaloni lunghi e magliette… naturalmente c’è divieto assoluto di filmare o scattare fotografie). Dal Gouverneto inizia uno splendido sentiero lastricato che conduce fino all’isolato ed abbandonato monastero di Katholicò. E’ sicuramente un luogo unico per la bellezza della natura e dei panorami che spaziano sul mare; lungo il percorso di circa 40 minuti ci si imbatte nella grotta dell’orso, così denominata per la presenza di una stalagmite che ricorda le fattezze del plantigrado e che viene utilizzata per scopi di culto fin dall’epoca minoica.

Le gole di Samarià (tra le più lunghe d’Europa) offrono un imperdibile percorso nella natura che, dall’alto delle montagne bianche degrada fino al mare per un totale di 16 chilometri. Le gole si trovano all’interno di un parco nazionale creato negli anni ’60 anche per preservare una specie endemica di capra selvatica cretese (Kri-Kri) dall’estinzione. Ci siamo alzati prestissimo in tempo per prendere l’autobus pubblico delle 06:15 del mattino che conduce ad Omalos, di fronte all’ingresso del parco. Dopo una breve colazione al rifugio, iniziamo la discesa sulla Xiloskalon di circa 300 metri che permette di raggiungere l’alveo del torrente più a valle. L’aria è incredibilmente fresca e sembra davvero di essere in alta montagna, ma scendendo la temperatura inizia ad alzarsi ed a diventare più gradevole. Il percorso si snoda all’ombra di cipressi e pinete e non appare mai troppo affollato. Incrociamo talvolta le guardie forestali con i muli a seguito che vengono impiegati per soccorrere gli eventuali escursionisti infortunati.

Il sentiero offre meravigliosi panorami ed è sempre ben tracciato. Fonti di acqua sorgiva invitano a brevi soste per riprendere fiato e, lungo il cammino, si attraversa il villaggio abbandonato di Samarià (che ha dato il nome alle gole). Non disponendo di scarpe adatte, abbiamo impiegato circa 6 ore per raggiungere la spiaggia di Agia Roumeli. Le gole costituiscono un percorso sicuramente stancante anche se non particolarmente difficile… la nostra esperienza cretese però non sarebbe stata altrettanto esaltante se non l’avessimo fatte.

Lasciamo la nostra pensione a Chanià e raggiungiamo la famosa spiaggia di Elafonissi dopo una breve tappa al piccolo monastero di Chrisoskalìtissa. Pernotteremo due notti presso le Elafonissi Rooms, un luogo delizioso anche per il suo incantevole ed ottimo ristorante con vista sulla spiaggia.

Nei pressi della laguna, dalle incredibili acque trasparenti, ci sono le spiagge attrezzate. Gli ombrelloni ed i lettini sono accalcati gli uni sugli altri, conviene pertanto raggiungere le piccole baie e le spiagge meno affollate. Elafonissi tuttavia è un luogo che può ormai essere pienamente apprezzato nelle prime ore del mattino, quando cioè le orde di turisti dei villaggi-vacanza ancora non sono arrivate. Le sfumature di sabbia rosa ed i piccoli sentieri costeggiati dalla flora dell’isola collegata da uno stretto istmo alla terraferma rendono questo luogo tra i più affascinanti del Mediterraneo; forse le spiagge cretesi non riescono a reggere il confronto con quelle delle altre piccole isole dell’Egeo, ma Elafonissi è senz’altro unica nel suo genere. Dopo due giorni di totale relax necessari per rinvigorire le nostre gambe indolenzite dal trekking delle gole, prendiamo la via per Réthymno fermandoci lungo la strada presso il villaggio montano di Milìa e la grotta di Agia Sophia. Trovare villaggi dall’architettura caratteristica a Creta non è particolarmente facile: Milìa tuttavia è sopravissuta in quanto i vecchi edifici sono stati trasformati in cottage turistici ecosostenibili.

In serata raggiungiamo l’hotel Byzantine a Réthymno, nel quale trascorreremo le ultime tre notti del nostro soggiorno cretese. L’edificio è stato realizzato sui resti di un vecchio edificio bizantino (da cui il nome) e si trova nei pressi della Porta Guora in un vicolo tranquillo. La nostra stanza era molto spaziosa, con mobili di legno scuro di gusto antico. La nostra finestra si affacciava sulle cupole ed il minareto della moschea Valides. Réthymno è per certi aspetti più vissuta rispetto a Chanià con la quale spesso è messa a confronto; nelle strade si incontrano anche esercizi non turistici e cafénion tradizionali frequentati dagli anziani del posto. L’inglese è estremamente diffuso in tutta Creta, ma forse a Réthymno lo è di meno a conferma delle nostre prime impressioni. La città si caratterizza per la sua imponente cittadella veneziana che i locali chiamano con il termine italiano di “Fortezza”. All’interno delle mura, l’edificio più rappresentativo è la moschea ottomana di Ibrahim Pasha che svetta con la sua elegante cupola arrotondata mentre il minareto è stato mozzato seguendo il destino che i greci riservarono a quasi tutti i minareti presenti sul suolo ellenico per celebrare la liberazione dai turchi. In città sono presenti anche altri affascinanti edifici di culto islamico oggi riconvertiti in sale di esposizioni o in musei, che danno un tocco decisamente più esotico alla città.

Dedichiamo il nostro ultimo giorno all’esplorazione di altri piccoli villaggi tra cui Margarites (noto per la produzione delle ceramiche) e Maroulas, con rilassanti panorami sul mare, torri ed edifici costruiti in stile tradizionale ed in via di recupero. Da non perdere, il monastero di Arkadi, in stile veneziano e monumento nazionale rappresentativo delle rivolte contro i turchi e le rovine dell’antica Eleftherna (di origine ellenistica e bizantina).

Creta è un’isola che si apprezza soprattutto per i suoi panorami e per la sua rigogliosa flora mediterranea oltre che per i numerosi siti di interesse storico archeologico. Un’isola ancora una volta diversa per sua fiera identità, per le prelibatezze culinarie e per la sua storia di leggende e di miti.

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Cnosso, Creta



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