Snowboard a sarajevo

Il mio viaggio è durato due mesi, partendo da zagabria e arrivando in polonia attraversando Croazia, Bosnia, Montenegro, Serbia, Ungheria, Ucraina, Polonia e Slovacchia… tutto con lo snowboard spendendo in totale 1200 euro. Qui racconto una parte del viaggio ed è stata la città che mi è piaciuta di più.
Scritto da: danielevella
snowboard a sarajevo
Partenza il: 05/01/2011
Ritorno il: 03/03/2011
Viaggiatori: da solo
Spesa: 1000 €
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Il mio viaggio è durato due mesi, partendo da zagabria e arrivando in polonia attraversando Croazia, Bosnia, Montenegro, Serbia, Ungheria, Ucraina, Polonia e Slovacchia… tutto con lo snowboard spendendo in totale 1200 euro. Qui racconto una parte del viaggio ed è stata la città che mi è piaciuta di più.

SARAJEVO, SABATO 8 GENNAIO 2011

E’ stata oggetto del più lungo assedio del secolo, con una media di 329 bombardamenti al giorno durante il corso dell’assedio, ma oggi, finita la guerra, Sarajevo è rinata ed ha ripreso il simbolo della città tollerante fra etnie e religione che l’aveva contraddistinta per secoli. Non sono qui per un pellegrinaggio nei luoghi segnati dalla tragedia, anche se alcuni segni del passato ancora sono evidenti nelle pietre, sui muri, sugli asfalti delle strade. Andare a Sarajevo oggi non vuole dire più affacciarsi sull’orlo della paura, sul bordo dell’assedio più lungo del secolo, ma ci si può andare con la curiosità di un viaggiatore, con la curiosità di uno snowboardista, nella città olimpica del 1984 e quando la città fu assediata è stata bloccata la possibilità a quei giovani surfisti che iniziavano a vedere le prime tavole arrivare dall’ovest, loro hanno dovuto lasciarle chiuse in casa ed aspettare che la città tornasse a vivere in tutto e per tutto. Dove per loro la felicità era un’ora di luce o di acqua. Con la pace era ricominciata un’altra guerra, non sanguinosa, ma meno dura e umiliante: sopravvivere. Zlatan è uno di quei ragazzi, ormai cresciuto, che tra i primi in Sarajevo usò lo snowboard e che per tutti gli anni della guerra ha dovuto lasciarla nella cantina della sua casa che per fortuna non è stata distrutta, per poi un giorno riprendere la vecchia tavola, che ancora usa e riconquistare la felicità di tornare nelle sue montagne a due passi dalla città, ma così lontane in quei giorni di quel maledetto assedio di odio e violenza.

A Sarajevo stasera c’è stata una manifestazione di snowboardisti locali, che purtroppo in questi giorni per la scarsa neve non riescono ad andare sulle loro piste e sui loro fuori pista a due passi dalla capitale, ma stasera si divertiranno nel dimostrare ai sarajeviti rinati le loro acrobazie, la loro passione, il loro sogno diventato realtà.

H.23.30 – Sono tornato dalla manifestazione di snowboard nella piazza di Sarajevo, alla BBI Centrum, di fronte al monumento dei bambini caduti durante l’assedio. Cinque snowboardisti e quattro sciatori si alternavano in alcune acrobazie. Ragazzi giovani che quando c’era la guerra non erano ancora nati oppure erano piccoli. Che città particolare che è Sarajevo. Da una parte vedi il monumento dei bambini morti tra il 1992 e il 1996 e dall’altra parte la vita oggi nel 2011 con snowboard, musica, fuochi d’artificio e ragazzi nati tra il 1992 e il 1996. E’ come se quei bambini morti ricordati da quel monumento siano rinati. Non si conosce la vita di questi ragazzi nati nella guerra, nati, forse, alcuni di loro dalla violenza che tante donne hanno subito in quei lunghi anni dell’assedio di sarajevo. Una guerra che è stata oltre che etnica, contro le donne. Nel 1992 sapevano tutti degli stupri di massa. In Bosnia Erzegovina, lo stupro è stato utilizzato come strumento specifico di terrore all’intero delle campagne di pulizia etnica. Una guerra che prima ancora di essere contro gruppi etnici è stata contro le donne. Nonostante quello che è successo, questa sera tutto sembrava come se la città voleva curare le ferite profonde causate da quella terribile guerra.

Camminare per Sarajevo è bellissimo, vedi chiese cattoliche, ortodosse, protestanti, moschee e sinagoghe. Tutte le città dovrebbero essere come Sarajevo oggi, tutti i paesi del mondo dovrebbero essere laici perché ognuno deve scegliere la fede che vuole seguire. Non deve essere imposto niente a nessuno. Non si dovrebbe mai additare l’altro perché di una religione non uguale alla tua. A vedere Sarajevo oggi, sembra sia tornata quella città tollerante di una volta perché forse la gente vuole così.

Com’è strano l’uomo, invece che vivere bene insieme nella propria diversità, si odia perché diversi.

La religione e la politica sono delle brutte bestie perché usate solo a fine di lucro personale. Se uno vuole amare oggi, non può credere nel Dio degli ebrei, dei cristiani e dei musulmani. Perché i loro leader religiosi non te lo fanno amare.

Guarda la storia del mondo: gli ebrei con i romani perseguitavano i cristiani, i cristiani perseguitavano poi ebrei e musulmani, i musulmani perseguitano i cristiani, i protestanti e i cattolici si odiano, sunniti e sciiti si odiano, e tutti credono nello stesso Dio. Il Dio che ha fatto l’universo e la terra, il Dio di Abramo, Isacco e Giacobbe.

Tanti bambini sono morti a Sarajevo, uomini e donne trucidati, basta passeggiare per la città ed entrare in uno dei numerosi cimiteri esistenti della città per rendersene conto.

Ma stasera fuori al BBI Centrum sembrava che la città non volesse più vivere l’odio del passato. Zlatan, Ibrahimovic, Goran; cristiani, serbi, musulmani e croati sembrava volessero dimenticare quel terribile assedio durato quasi cinque anni.



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