La Slovacchia non è Bratislava

Tour della Slovacchia in 6 giorni: la scoperta di un paese poco conosciuto. Città, bei paesaggi, montagna e un'atmosfera un po' fuori dal tempo
Scritto da: Klaus22
la slovacchia non è bratislava
Partenza il: 06/08/2010
Ritorno il: 12/08/2010
Viaggiatori: 4
Spesa: 1000 €
Ascolta i podcast
 
Siamo in 4: io, mio marito e le nostre figlie di 16 e 13 anni. Volo Roma- Vienna, auto a nolo. In meno di 2 ore di autostrada siamo a Nitra. (Alla prima stazione di servizio della Slovacchia va fatta la vignette, ci consigliano di non perdere d’occhio la macchina perché si verificano di frequente furti proprio ai danni di chi si ferma a comprare la vignette, nonostante una fitta rete di telecamere di videosorveglianza). Passiamo la notte ospiti da un amico che lavora e vive a Nitra. Partenza la mattina del 6 agosto diretti a Levoča, passando per Banska Bystrica (non ci fermiamo perché già ci siamo stati, ma la consigliamo insieme con Banska Stiavnica e Kremnica); prima di arrivare a Ruzomberok ci fermiamo a Vlkolínec (patrimonio dell’UNESCO), un villaggio in mezzo ai monti, con costruzioni in legno, se non fosse per qualche auto parcheggiata, il tempo sembrerebbe essersi fermato. Ci tratteniamo un paio d’ore e pranziamo. Riprendiamo il viaggio e tentiamo di visitare la grotta Demänovská ľadová jaskyňa (www.ssj.sk), ma purtroppo chiude alle 16 (gli orari qui sono tutti anticipati!) e l’ultima visita è appena partita; riusciamo invece a visitare la chiesa di legno Svätý Kríž: a differenza della altre in cui bisogna andare a chiedere la chiave (cluch, la parola “chiave” in tutti i sensi per poter visitare queste chiese) a un guardiano, è aperta: è una delle più grandi d’Europa; tutta decorata è una bellezza. La giornata è piovosa e non ci consente di fermarci al Liptovska Mara, tiriamo dritti verso Levoča, la strada è ancora parecchia, si va bene anche se non è autostrada. (Sulle strade che attraversano i paesi noterete che all’inizio dell’abitato le macchine rallentano vistosamente e procedono piano: è perché le multe per eccesso di velocità nei centri urbani fioccano, mentre fuori c’è più tolleranza). Arriviamo a Levoča che sono le 18,30 (praticamente l’ora di cena), l’albergo (HOTEL ARKADA –ottimo rapporto qualità/prezzo) è proprio sulla piazza principale, di fronte allo splendido municipio – (Mestska radnica). Ceniamo allo SLOVENKA, sempre sulla piazza: in 4 spendiamo meno di 30 euro, mangiando zuppe, carne, inclusi Kofola (bevanda nazionale simile al chinotto, un vero must) e 2 boccali da mezzo litro di ottima birra (pivo, la prima parola che si impara in slovacco) Zlaty Bažant. La mattina del 7, per evitare di ritrovarci nuovamente in “zona Cesarini”, andiamo subito a visitare un’altra grotta di ghiaccio (Dobšinská ľadová jaskyňa); è davvero sorprendente: mentre fuori ci sono non meno di 30°C all’interno dopo pochi metri siamo prossimi allo zero e il pile sapientemente indossato all’entrata quasi non basta. La massa di ghiaccio imprigionata in questa grotta è impressionante, ci sono stalattiti, laghetti, tutto di ghiaccio lucido. La guida parla “slovacco medievale” e noi capiamo solo postupi (che vuol dire processo) e dakujem (grazie) quando andiamo via; tutto sommato poco male, non c’è molto da capire. Riprendiamo la macchina e ci dirigiamo a Čingov, il punto di partenza di diverse camminate all’interno dello Slovensky Raj (il paradiso slovacco – www.slovenskyraj.sk): amiamo la montagna ma qui non abbiamo velleità escursionistiche e così ci accontentiamo di seguire un sentiero tracciato, con diversi tratti piuttosto impervi, lungo un torrente che ha scavato la roccia. Alla fine della giornata ci accorgiamo di aver camminato per 4 ore; un bel giro ma tutto sommato nulla di eccezionale: non siamo riusciti a vedere i paesaggi mozzafiato delle cartoline, forse avremmo dovuto studiare meglio il percorso e dedicargli un po’ più di tempo, sarà per un’altra volta. La cena è senza lode e senza infamia. L’8 agosto è dedicato alla regione dello Spisš, soprattutto a Spisska Hrad (hrad vuol dire castello): lo si vede da lontano stagliarsi all’orizzonte ed essendo la giornata un po’ nuvolosa i colori sono bellissimi. Avvicinandosi ci si rende conto delle dimensioni, da quello che rimane dei suoi spalti si domina tutto il territorio circostante per decine di chilometri, ed è facile immaginare gli eserciti invasori insidiarlo dai boschi, che dovevano essere quasi impenetrabili. L’audio guida è solo in inglese ma va bene lo stesso. Finito il giro ci tratteniamo a mangiare nel cortile del castello dove è allestito una specie di mercatino artigianale e qualche sorta di taverna. In serata è previsto un concerto di musica barocca, ma il tempo promette pioggia e non ce la sentiamo di rischiare. Decidiamo di sfruttare il pomeriggio per arrivare a Bardejov: sono 80 km ma il paesaggio è bellissimo, tante colline su cui si alternano boschi e campi coltivati, ci sono ancora i girasoli gialli e il verde del granturco che non è ancora maturo. Su un palo elettrico e su un tetto vediamo dei nidi di cicogna con cicogna annessa. Traversando la campagna slovacca, non solo qui, è possibile vedere ai bordi del bosco cerbiatti, lepri, fagiani; i falchi sono all’ordine del giorno, le civette all’…ordine della notte.

Purtroppo bisognerebbe visitare tutto la mattina, perché pur facendo buio più tardi che in Italia, il pomeriggio chiude tutto troppo presto (almeno per le nostre abitudini). Facciamo un giro nel bel centro di Bardejov e poi sulla strada del ritorno ci fermiamo pure a Prešov. In tutte le città c’è qualcosa di bello da vedere, magari piccole cose, bei palazzi liberty un po’ malmessi (qualcuno è in restauro) oppure la cattedrale. Si dovrebbe fare una sorta di pellegrinaggio se si dovesse visitare tutto ciò che la guida descrive. [A proposito: la guida più completa della Slovacchia è senz’altro la BRADT, ma manca di cartine, quindi consigliamo di completarla con una bella carta stradale, informazioni raccolte sui tanti siti WEB disponibili, eventualmente altre guide e un po’ di pazienza]. Sulla strada del ritorno ci fermiamo a cenare vicino a Spisska Hrad. Il posto, che raccomandiamo, si chiama Spissky Salas (www.spisskysalas.sk): specialità piatti a base di formaggio di pecora, una vera bontà.

Il 9 mattina è dedicato a Levoča: tutto è concentrato intorno alla piazza, vale veramente la pena! Lasciamo Levoča alla volta di Tatranska Lomnica nel cuore dei Tatra. Prevediamo 2 soste: Spisska Sobota e Kezmarok. Spisska Sobota è un borgo antico alla periferia di Spisska Nova Ves: per visitare la chiesa di St.George bisogna riuscire ad agganciare il custode. All’interno ci guida (e non parla una parola di nessuna lingua) una strana signora che pare appena alzata: indossa una vestaglia sopra il pigiama. La chiesa, che da fuori sembra ordinaria, all’interno è bellissima, densa di splendidi altari decorati dalle statue di legno dipinto di Master Pavol di Levoča [non è possibile fare foto come in molte delle chiese di legno]. Tutto intorno, la piazza è come fosse chiusa da mura costituite da un susseguirsi di belle facciate di case antiche: sembra impossibile di trovarsi alla periferia di una città quasi industriale.

Kezmarok (www.kezmarok.net) è una cittadina un po’ più grande dove si possono visitare la grande cattedrale rossa (evangelica) e di fronte a questa una bellissima chiesa di legno anch’essa protestante: per entrare in entrambe (l’interno della prima è del tutto insignificante se non fosse per il mausoleo di Imre Thököly eroe della resistenza anti asburgica, mentre l’interno della seconda è notevolissimo) bisogna riuscire a trovare la guardiana che ha le chiavi e che parla tedesco. Più defilata, in prossimità del castello, visitiamo anche sv. Kríža: bella chiesa gotica abbastanza ben conservata. Siamo un po’ stanchi e abbiamo ancora diversi chilometri da fare per raggiungere la nostra prossima meta. Il tempo volge al brutto e così tralasciamo il castello che da fuori non appare così bello come sembrerebbe dalla foto della guida.

La nostra meta finale sono gli Alti Tatra. Tatranska Lomnica è una località di montagna “storica”: vecchie costruzioni tipiche delle località di montagna dei primi del ‘900 sono disseminate qua e là. Abbiamo prenotato 3 notti presso l’hotel SOREA TITRIS: struttura moderna, con piscine, giochi d’acqua, saune e tutto quanto può servire per ritemprare le membra dopo una giornata in montagna. La scelta si rivelerà quanto più opportuna perché il tempo è stato brutto e il paese non offre veramente nulla al di là della natura.

Il 10 Agosto il tempo non è bello – soprattutto per la montagna- ma il meteo non prevede miglioramenti a breve e quindi non abbiamo scelta e decidiamo di avventurarci. Lunga fila alla stazione della cabinovia, che dista non meno di 1 km dal paese, e salita in 2 tratte. Arrivati in quota ci accoglie un vento freddo e dobbiamo indossare le giacche a vento. Purtroppo il tempo non consente tanto e scegliamo un sentiero che si mantiene in quota e poi scende fino a valle. Camminiamo per più di 4 ore, con una sosta presso un rifugio molto affollato, per riguadagnare la valle. Il sentiero è piuttosto accidentato e, anche se si vedono passare donne ed uomini in sandali, sono fortemente consigliate le scarpe da trekking se non si vogliono rischiare le caviglie e qualche brutta caduta. A mezza costa si attraversa un paesaggio quasi surreale, tremendo e senza uguali: nel 2004 una tromba d’aria ha letteralmente raso al suolo 10000 ettari di foresta, dicono che ci vorranno più di 20 anni perché il paesaggio ritorni quello di un tempo. Ritorno in Hotel e relax totale tra piscina e sauna.

Per l’11 Agosto abbiamo pianificato il rafting sul fiume Dunajec; il fiume, all’interno del parco Pieniny , (www.pieniny.sk) segna il confine tra Slovacchia e Polonia, infatti il parco è patrimonio comune delle due nazioni. Il fiume fa uno strano percorso, indicativamente da ovest verso est e il punto di partenza del rafting (sul lato slovacco) è Cerveny Klastor, una località che prende il nome da un monastero medievale piuttosto ben conservato, e che dista circa un’ora e mezza di macchina da Tatranska Lomnica. Si scende il fiume per circa un’ora e si ritorna al punto di partenza con la bicicletta. Parliamo di rafting per neofiti, niente di rischioso, inoltre c’è un accompagnatore (il nostro almeno parla un po’ di inglese): è bene portarsi il cambio perché ci si bagna parecchio. Si passa in mezzo alle gole del Dunajec che sono spettacolari (www.rafting-pieniny.sk). In alternativa si può fare la discesa su zattera. Mangiamo un gelato e una klobasa (salsiccia) e ci riavviamo verso l’albergo. Il 12 lasciamo i Tatra, puntando verso Nitra, vorremmo fare una puntata al castello di Orava, ma il tempo è pessimo, piove a dirotto e l’Orava (il fiume) in qualche punto è straripato, meglio rinunciare, ce lo riserviamo per la prossima volta, tanto ci torneremo. Ma un’altra volta, ora ci aspetta la Polonia!



    Commenti

    Lascia un commento

    Leggi anche