La vera emergenza Lampedusa
Barbara e Simone. Appena tornati da un viaggio a Lampedusa.
Non la chiamiamo vacanza perché così non si può chiamare quando cerchi di immergerti anche nella cultura, nella storia,nella tradizione e nei problemi di un luogo fino ad allora a te sconosciuto. Non vogliamo parlare delle diverse spiagge dell’isola o consigliare ristoranti ed escursioni, perché queste sono notizie semplici da reperire ed esperienze facili da selezionare da sé. Vogliamo invece descrivere la delicata situazione sociale, umana e in fondo politica che Lampedusa si sta trovando a vivere in questo momento.
A fine dell’inverno tutta Italia è stata bombardata da notizie e immagini di un’isola presa da assalto e distrutta da migliaia di immigrati provenienti clandestinamente dal nord dell’Africa e questo ha scatenato gravissime reazioni di panico sia nei tour operator, che hanno preferito investire su altre destinazioni, che nei singoli italiani che hanno preferito non rischiare di farsi rovinare la tanto attese vacanze da difficili vicende umane altrue. Risultato: l’80% di turisti in meno. Le conseguenze sono facili da intuire: non solo spiagge, generalmente affollate, semi deserte, ma anche strutture alberghiere vuote, locali che lavorano al minimo, negozi che non vendono, barche per i turisti che non salpano dal porto per mancanza di clienti, tantissimi disoccupati stagionali. In poche parole l’economia dell’intera isola devastata. Migliaia di lampedusani disperati perché non sanno come sopravviveranno il prossimo inverno.
Già, perché Lampedusa fino agli anni ’80 era una sconosciuta isola di umili pescatori, poi, complici i missili di Gheddafi, noi turisti chiedemmo loro di cambiare rotta e di improvvisarsi operatori turistici per permettere a noi di passare delle ferie serene ed organizzate. Poi cosa è successo? Possono bastare informazioni gonfiate e, viene da pensare, dirottate per ‘cambiare idea’ e andare altrove? Evidentemente sì. Il paradosso più grande è che gli immigrati clandestini si trovano in tutta Italia tranne che a Lampedusa! Può sembrare strano, quasi impossibile, eppure è proprio così. In otto giorni di nostra permanenza sull’isola non ne abbiamo avvistato nemmeno uno, nemmeno andandolo a cercare, come abbiamo fatto, incuriositi perché intanto i mass media continuavano a lanciare la notizia standardizzata ‘nuovi sbarchi a Lampedusa’.
Riportiamo un dato di fatto: venerdì 8 luglio era presente sull’isola la troupe di un noto tg, ma si sono mai viste immagini di clandestini che vagano liberamente per il paese? Pensandoci bene le uniche immagini che continuano a girare sono quelle notturne di salvataggio girate direttamente dalla Guardia di Finanza. Non dimentichiamo inoltre che queste persone non hanno nessun interesse a scappare su un’isola di appena 20 kmq dove, nemmeno volendo, potrebbero nascondersi. Sono loro stessi che si consegnano alle autorità italiane con la speranza di essere trasferiti al più presto sul continente fermo.
Allora abbiamo cercato di capire cosa stava succedendo e abbiamo cominciato a parlare con gli abitanti del posto. Ognuno di loro propone ipotesi e paure diverse, ma tutti descrivono allo stesso modo quanto successo a febbraio e marzo di quest’anno: dopo vent’anni di continui sbarchi di persone provenienti dal continente africano e sempre gestiti senza particolari intoppi, quest’anno si è improvvisamente inceppato tutto il sistema di controllo e assistenza. Proprio quest’anno che, a seguito della guerra in Libia e della rivolta in Tunisia, il nostro governo aveva previsto l’arrivo record di 250.000 clandestini da quel territorio. Di disperati alla fine ne sono arrivati molto meno, nemmeno 7500, meno dei 20000 arrivati l’estate di qualche anno fa, non molti di più dei 2000 sbarcati insieme a noi sull’isola, eppure, per quasi due mesi, non si è fatto nulla. Noi crediamo ai lampedusani che si sono sentiti sfruttati e presi in giro dai nostri governatori che, a sentir loro, avrebbero volutamente creato ‘l’emergenza Lampedusa’ per cercare di ottenere dei fondi dall’Unione Europea e, da bravi italiani, per convincere tutta l’Europa che noi siamo gli unici a dover combattere con il problema della migrazione e che ci sentiamo soli. In quei due mesi difficilissimi solo gli abitanti di Lampedusa hanno aiutato ‘quelle povere anime’ (così li chiamano) offrendo loro cibo, vestiti e comprensione perche tutte le forze dell’ordine presenti sull’isola (abbiamo contato esercito militare, carabinieri, polizia, guardia di finanza, guarda costiera, vigili urbani, guardia forestale, vigili del fuoco, CRI) e le varie associazioni umanitarie fatte appositamente arrivare durante l’emergenza erano impossibilitate ad operare per mancanza dei beni di prima necessità. Senza poi dimenticare che un giorno, improvvisamente e magicamente tutto si è rimesso in moto: gli immigrati sono stati soccorsi, accolti nel CPT, identificati, imbarcati su una nave da crociera e trasferiti altrove, esattamente come succede ora e tutto in tempi brevissimi. Peccato che ormai l’immagine dell’isola era rovinata.
Vogliamo dare voce ai nostri connazionali che non sanno più quale futuro aspettarsi, ai quali è stato promesso di tutto, da un buon risarcimento economico individuale fino ad un bellissimo campo da golf e magari anche un casinò, ma ai quali di fatto viene tuttora impedito di lavorare come hanno sempre fatto, ai quali l’immagine della loro terra è stata compromessa forse per sempre. Noi chiediamo al resto degli italiani di non credere acriticamente a quello che le notizie dicono, di partire per la splendida Lampedusa per vedere con i loro occhi, di farsi sentire, di ascoltare, di raccontare. Se i media non dicono che l’emergenza Lampedusa è uno strumento inventato da qualcuno per ottenere qualcosa di più grande, facciamolo noi, prima che venga denaturata, prima che venga trasformata in una nuova Costa Smeralda, prima che i lampedusani vengano obbligati a trasferirsi altrove per essere sostituiti da croupiere o prima che l’isola venga usata per altri fini politici o militari. Aiutiamo i giovani dell’isola a mantenere integra la cultura dei loro nonni e non obblighiamoli a svendersi per il miraggio di qualche soldo in più. Facciamo tornare il turismo a Lampedusa e non abbiamo paura di qualcuno che sta peggio di noi.
Questa, secondo noi, è la vera emergenza Lampedusa.