Un’altra Ungheria: un weekend tra arte e storia

Un viaggio nel Sud dell'Ungheria alla scoperta di luoghi ancora poco conosciuti e ricchi di arte e storia.
Scritto da: angela29
un'altra ungheria: un weekend tra arte e storia
Partenza il: 22/04/2011
Ritorno il: 25/04/2011
Viaggiatori: 2
Spesa: 500 €
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La facilità di raggiungere l’Ungheria dalla nostra città ci fa decidere di tornarci a trascorrere il week end di Pasqua. Partiamo da Trieste il venerdì nel tardo pomeriggio e, in poco meno di tre ore, siamo all’ex confine ungherese. La prima tappa è fissata a Zalakaros, dove, purtroppo, ci aspetta una brutta sorpresa: alla reception del residence prenotato non c’è nessuno e al telefono ci dicono che chiudono alle 17 e ci consigliano di cercarci un altro hotel. La prenotazione era stata effettuata con Venere.com e, pur avendo segnalato il nostro tardo arrivo, nessuno ha pensato di avvisarci che non ci avrebbero aspettato. Assicuratami che non avrebbero addebitato la notte sulla carta di credito, ci cerchiamo un’altra sistemazione. Fortunatamente la zona è molto turistica e gli hotel non mancano. Pernottiamo al Nepfèny: un tre stelle molto carino, recentemente restaurato. La stanza è un ampio monolocale con angolo cottura attrezzato e bagno nuovissimo; prezzo 47 euro circa colazione compresa. Al ristorante ci aspetta un simpatico fuori programma di canti e danze locali di un’allegra comitiva di turisti ungheresi. La mattina seguente ci separiamo: io preferisco rilassarmi alle Terme di Zalakaros nuotando e prendendo il sole primaverile, mentre mio marito si reca all’insediamento abbandonato della base aerea sovietica di Sarmellek, dove si trova anche il moderno aeroporto internazionale Fly Balaton. All’ingresso del complesso, in un piazzale, sorge un piccolo cimitero con una ventina di lapidi in pietra oramai consunte dal tempo, deposte frettolosamente prima dell’abbandono della base. Sono ancora intatte le strutture dei grossi edifici “residenziali” modello sovietico, da vent’anni completamente abbandonati in un paesaggio spettrale che racconta da solo la sua storia. Alcuni vecchi hangars dei mitici MIG, anch’essi abbandonati, possono essere scorti tra la vegetazione; altri invece sono stati inseriti nella struttura del nuovo aeroporto. Ci ritroviamo all’ora di pranzo e ci fermiamo a mangiare al ristorante Kis Balaton a Zalaszabar: c’eravamo già stati nel 2009 e ci siamo ritornati volentieri…qualità e convenienza sono rimasti gli stessi. Proseguiamo verso sud e dopo circa 170 km su strade statali, arriviamo a Pecs e ci dirigiamo in Hungaria Utca 17, dove abbiamo pernottato, tramite Booking, all’ Hungaria Apartments. Anche qui non troviamo nessuno, però telefonando, una gentile signora si scusa per l’assenza e ci spiega dove trovare la chiave dell’appartamento. Ci viene riservato l’appartamento Violet: bello, luminoso, spazioso e curato nei minimi dettagli. Ci riposiamo un po’ e decidiamo di andare a visitare, prima che chiuda, la Moschea Hassan Jakovali edificio del XVI secolo con minareto intatto, uno dei migliori esempi di architettura turca in Ungheria; all’ingresso un museo della cultura turca e all’interno tappeti di preghiera, pulpiti riccamente lavorati, vetrate e fregi alle pareti: dal cortile si gode un’ottima vista del minareto. Facciamo una passeggiata lungo Rakoczi utca e raggiungiamo Széchenyi ter dove spicca il maestoso palazzo del Municipio (Varoshaza) e la chiesa-moschea (Gazi.Kaszim) dove sulla cupola alta 28 metri la croce cristiana soppianta la mezzaluna. Ci fermiamo per un drink in Kossuth ter di fronte alla Grande Sinagoga. Torniamo in Hungaria Utca a goderci la comodità del nostro bel appartamento viola. La domenica di Pasqua ci rechiamo a visitare la Cattedrale, imponente edificio in stile neoromanico, caratterizzato delle quattro massicce torri campanarie su pianta rettangolare. E’ in corso la funzione religiosa, per cui decidiamo di tornare più tardi e facciamo una passeggiata costeggiando le mura dall’esterno. Scendiamo nuovamente verso il centro e ci dirigiamo al museo delle ceramiche Zsolnay. Si trova in Kaptalan utca (la via dei musei) al n.4 in un edificio medievale, tra i più antichi della città. La tradizione delle ceramiche nasce nel 1865 dal figlio di un pentolaio di Pecs che prese in mano la gestione della manifattura iniziando la fabbricazione dei straordinari prodotti Zsolnay esportati in tutto il mondo. Qui viene affinata la particolare tecnica decorativa all’eosina dai riflessi iridescenti. Il museo si visita a pagamento e si paga una quota in più per poter fotografare. Noi lo abbiamo fatto e gli scatti sono veramente originali. La collezione è molto ricca e culmina con la ricostruzione della stanza di Zsolnay dove c’è una preziosa stufa in ceramica bianca ed altri oggetti e ricordi personali. Si accede anche al giardino ornato di vasi e statue della manifattura.

Proseguiamo per Kaptalan utca e torniamo nuovamente alla Cattedrale per visitarne l’interno riccamente decorato con affreschi di fine ottocento, a tre navate con cappelle laterali. Ci fermiamo a mangiare al Reply in Kiraly utca, solamente perché consigliato dalla guida, ma per niente tipico e poi ci incamminiamo nuovamente per Kiraly utca, ammirando i numerosi palazzi art noveau tra i quali spiccano l’Hotel Palatinus e il Teatro Nazionale, purtroppo in restauro. Decidiamo di proseguire la visita prendendo l’automobile e spostandoci fuori città. Raggiungiamo TV Torony, la torre della televisione sulla quale c’è l’immancabile ristorante girevole (fermo) e da dove si gode un ottimo panorama sulla città e sulle colline circostanti.

Andiamo poi a Tettye dove si possono visitare le cave di tufo, le sorgenti, o l’Arboretum, ma noi optiamo per una passeggiata e due bicchieri di ottimo vino al Tuke Borhaz. Ceniamo nuovamente in Kiraly utca e neanche questa volta troviamo niente di tipico.

Lunedì mattina lasciamo l’Hungaria Apartament e ci dirigiamo verso Rakoczi utca, da dove si può iniziare un itinerario attraverso lo stile art nouveau impreziosito dagli splendidi decori in ceramica presenti soprattutto sulle coperture di importanti palazzi come ad esempio il maestoso edificio delle Poste all’angolo con Citrom utca. Proseguiamo per Zsolnay Vilmos utca arrivando alla fabbrica delle ceramiche, riconoscibile dalle ciminiere decorate; all’ingresso dello stabilimento troviamo due simpatici custodi che ci fanno entrare nel comprensorio: nei 20000 mq della proprietà è in via di realizzazione un progetto dove troveranno luogo spazi espositivi, laboratori creativi, un parco museo, un hotel di lusso e altre attrazioni turistiche. La nostra guida improvvisata ci mostra una meridiana perfettamente funzionante e un refrigerante per i manufatti di ceramica con i decori in restauro. Lì accanto su una collinetta sorge il Mausoleo di Zsolnay con la cupola ricoperta di eosina e la scalinata ornata da statue leonine; è chiuso e non si può visitare. Salutati i custodi, ripartiamo verso nord per fermarci a Taszar , 35 km a nordovest da Pecs. Siamo qui per visitare il Katonai Repulo Muzeum situato nella zona aeroportale dedicata alle caserme di quella che fu prima scuola di addestramento piloti, poi campo d’aviazione e base del 50 reggimento Fighter ungherese, infine base NATO durante la guerra dei Balcani, dal 1995 al 2004. Purtroppo però è chiuso e ad un numero di cellulare indicato sul cartello del museo troviamo il Sign. Jozsef: ex sergente addetto alle telecomunicazioni della base che parla un po’ d’inglese; ci raggiunge in bicicletta e ci apre il cancello del museo: a nostra disposizione per ogni tipo di inquadratura ci sono MIG15; 19, 21 e 23, mentre all’interno dell’ex chiesa degli americani c’è tanto di quel materiale da trascorrerci una giornata intera: uniformi, caschi da aviatore, materiale bellico, fotografico, radio trasmittenti, bandiere e testimonianze varie, tutto gelosamente e meticolosamente conservato. Alla fine della visita Jozsef ci regala un dvd con filmati storici, dei libretti informativi e il suo biglietto da visita per scambiarci le foto che anche lui ci ha scattato; non vuole niente, neanche bere una birra con noi, il suo appagamento è stato il nostro interesse. Ci riapre il cancello e ci saluta dicendoci di esser stati i primi italiani ad aver accompagnato e augurandoci buon rientro a casa.



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