Pasqua nella Calabria Grecanica

Una breve escursione culturale ma anche gastronomica nella provincia di Reggio Calabria
Scritto da: Lyn
pasqua nella calabria grecanica
Partenza il: 23/04/2011
Ritorno il: 25/04/2011
Viaggiatori: 2
Spesa: 500 €
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23 Aprile. Partiamo di buon’ora da Catania, e già alle 10 siamo in Calabria. La prima tappa del viaggio è Chianalea (frazione di Scilla), un piccolo borgo affacciato sul mare. Il paesello è costituito da una stradina lunga e stretta, le cui case sul lato destro si affacciano tutte sul mare: le costruzioni sono talmente vicine tra loro che da una finestra all’altra ci si può dare la mano! La visita è molto bella e piuttosto veloce, unica nota negativa la molta (troppa) spazzatura che galleggia davanti a noi… Nonostante sia ancora presto, decidiamo di pranzare in uno dei suoi ristoranti, con una veranda-palafitta di legno sul mare, e gustiamo un ottimo menù di pesce (antipasto con gamberi in salsa rosa, polpette di neonata di pesce, alici marinate, insalata di polpo; spaghetti allo scoglio; trancio di orata al forno con insalata; gelato; acqua in caraffa e mezzo litro di vino della casa) alla modica cifra di 35 euro a testa; non ricordo il nome del locale, ma tutti i ristoranti che si trovano a Chianalea offrono lo stesso menù ed hanno il terrazzino sul mare. Nel pomeriggio ci spostiamo a Pentedattilo, un paesino abbandonato che soge ai piedi di una roccia a più punte che ricorda vagamente una mano; la cosa più bella è la veduta del paese che si gode dal punto in cui si lasciano le auto (a poche centinaia di metri dal borgo); il paese è piuttosto piccolino e come Chianalea si visita agevolmente in un’ora. Infine, ci spostiamo in un agriturismo vicino a Condofuri, dove pernottiamo. L’agriturismo è sulla strada per Condofuri, internato rispetto alla strada ma ben segnalato; la camera è spaziosa, arredata come una vecchia casa di campagna, a dire il vero un pò scomoda; la cucina è ottima (a cena, antipasto con salame e formaggio di loro produzione, olive, peperoni, crocchette di patate, involtino di melanzana, frittata di verdure di campo, bruschetta e pane caldo con i ciccioli; spaghetti con ragù bianco di agnello, agnello in umido con patate, crostata di ricotta, biscotti al cumino, limoncello fatto in casa; a colazione, fette biscottate con marmellate di sorbo e di arance amare sempre di loro produzione, biscotti al cumino e crostata di ricotta, latte e caffè); i proprietari gentili disponibili; il prezzo ottimo: 45 euro a persona in mezza pensione. Siamo stanchi e la strada che conduce all’agriturismo è ripida e piena di curve, sicuramente non semplice da percorrere al buio, perciò dopo aver cenato ci attardiamo un pò a chiaccherare con gli altri ospiti e poi andiamo a dormire.

24 Aprile. Oggi è Pasqua. Dopo l’ottima colazione (e dopo aver acquistato formaggio, marmellate e limoncello), su consiglio dei nostri ospiti rinunciamo alla visita di Condofuri per recarci a Gallicianò (frazione di Condofuri), un piccolissimo centro fortemente legato alle tradioni della regione Grecanica. Arrivati in piazza, facciamo la conoscenza di una impatica vecchina, titolare del bar nella piazza del paese: quando le spieghiamo che siamo lì per visitare il paese, manda a chiamare due signori che ci fanno da guida per il piccolo borgo: ammiriamo la chiesa cattolica (a dire il vero poco interessante), la bellissima chiesetta greco-ortodossa, la fontana dell’amore, ed il museo etnografico. Il paese è carinissimo, piccolissimo (appena 40 abitanti) e poco turistico, merita sicuramente una visita. Raggiungiamo quindi Bova superiore, uno dei borghi più belli d’Italia (come pure Chianalea), paese piccolo (circa 600 abitanti), e ci rechiamo subito al nostro B&B,nuovissimo,molto carino e funzionale, con un merav iglioso terrazzino (euro 25 a persona), consigliatissimo. Preso possesso della nostra camera, ci rechiamo in un vicino ristorante, già prenotato da casa, dove gustiamo un buon pranzo di Pasqua (antipasto con ricotta, capocollo, salame, formaggio, ottime olive condite, bruschetta al pomodoro, una piadina locale chiamata “lestopitta”, funghi e fagioli; maccheroni fatti in casa con ragù di maiale, agnello con patate al forno, fave, insalata, il tipico dolce pasquale, un biscotto con l’uovo sodo in mezzo, ed un assaggio di pastiera, acqua e vino della casa) alla modica cifra di 20 euro a persona, seduti su un terrazzo con vista panoramica. Nel pomeriggio visitiamo il paese: il borgo è molto ben tenuto, ma la cosa più bella è il panorama che si gode dai ruderi del castello, posti sulla sommità della montagna a circa 900 metri di altezza: le montagne dell’Aspromonte, il mare, i pcchi ai piedi dei quali si trova Pentadattile, e, sullo sfondo, la nostra Etna dalla cima innevata… Davvero mozzafiato.Da menzionare anche la locomotiva d’epoca situata in una delle piazze del paese; l’unico neo è che, delle numerose chiese segnalate, nemmeno una è aperta… Stanchi della visita, decidiamo di cenare al B&B ed acquistiamo lestopitta, salame al finocchietto, capocollo, “musulupu”, (formaggio locale tipico del periodo pasquale) in una gastronomia vicina alla locomotiva. Dopo cena, ci attardiamo un pò sul terrazzino sorseggiando una tisana calda, un pò infreddoliti perchè la temeratura, dopo una bellissima giornata, si è abbassata parecchio.

25 Aprile. Oggi la giornata è decisamente più fredda, ed a malincuore rinunciamo a far colazione sul terrazzino per una più comoda colazione a letto (il B&B ha un fornitissimo angolo per la colazione, con biscotti, fette biscottate, burro e marmellata, riso soffiato, due tipi di brioscine, frutta, angolo cottura per preparare caffè, latte caldo e tè/tisana). Prima di lasciare Bova ritorniamo nella stessa gastronomia della sera prima e ci facciamo preparare due lestopitte grandi con salame e capocollo, ed acquistiamo del capocollo e due formine di “musulupu” da portare a casa. Il tempo è decisamente più brutto del giorno prima, ma fortunatamente nonpiove; meta della giornata è il paese abbandonato di Rogudi, consigliato dalla guida ma che ci ha deluso profondamente: il paese è solo un grappolo di case fatiscenti, sicuramente in bella posizione vicino alla fiumara di Amendolea, ma assolutamente prive di valore artistico, nulla ache vedere con il grazioso Pentedattilo… Altrettanto brutto è il vicino Ghorio di Rogudi, senza le transenne ma anche senza la veduta sulla fiumara; proviamo ad inoltrarci un pò per le sue vie, ma rinunciamo quasi subito, per il freddo e per il degrado che rgna ovunque… Una menzione (in negativo) merita anche la strada per arrivare, fin lì, strettissima ripidissima, piena di di terriccio, detriti e di grosse buche: siamo fortunati a non forare le gomme ed a non beccare la pioggia… Consiglio di saltare questa visita e di recarsi invece alle rovine del castello di Amendolea (vicino Condofuri) a cui noi abbiamo rinunciato per questo posto, sicuramente molto più meritevole. Ci fermiamo a pranzare in un’area attrezzata a poca distanza da Bova, al freddo e timorosi di prendere un acquazzone; mangiamo in fretta e furia, e ci rimettiamo in marcia per Catania, dove giungiamo verso le 17.

E’ stato un viaggio ricco di emozioni, in località poco conosciute della nostra Italia che meritano sicuramente una visita; l’itinerario che abbiamo seguito (ad eccezione della gita a Rogudi) è interessante e facile da rifare, perchè le distanze tra i luoghi sono brevi e le visite sono abbastanza veloci; il cibo è ottimo, e la gente è speciale, semplice ma estremamente cortese.



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