Argentina: aria, ghiaccio, acqua, terra
Indice dei contenuti
I numeri
20 i giorni del viaggio (Dicembre 2010) 2 i voli interni 2 le auto noleggiate 6000 i km percorsi in auto 12 gli alberghi cambiati. 7 le regioni visitate
Capitolo 1
ARIA – BUENOS AIRES
Letteralmente tradotto è la Città delle Buone Arie, siamo in una terra di mezzo tra Europa e Sud America, ha qualcosa e nulla di entrambe, in effetti alla fine è una città unica. Il microcentro è di stampo europeo, anche se forse è meglio dire spagnolo, i viali ampli e le piazze enormi, richiamano molto Madrid, le affollatissime peatonal (pedonali) sono un microcosmo a sé, fatto di un affollamento e assembramento pazzesco, qui si trovano anche i centri commerciali più antichi, caratteristici e lussuosi, uno su tutti le Galerias Pacifico. Dal Microcentro si arriva facilmente a piedi al modernissimo quartiere di Puerto Madero tramite il nuovissimo ponte di Calatrava (….anche qui ??? sembra che ormai non si possa più fare uno straccio di ponte nel mondo se non la progetta Calatrava), il cui design dovrebbe richiamare 2 ballerini di tango……..in effetti sapendolo e sforzandosi ci può stare. A Puerto Madero si sviluppa la parte moderna, e benestante, di Buenos Aires, tra grattacieli, condomini di lusso e ristoranti eleganti sul lungofiume. Il primo posto che qualunque turista non si fà e non può mancare, è il quartiere della Boca con la passeggiata al Caminito, sicuramente il più caratteristico angolo di Baires, ma anche tremendamente turistico, con tutto quello che questo significa in termini di identità e perdita di autenticità. Al Caminito troverete tangheri, nel senso di ballerini di tango, ad ogni angolo di strada, negozi di souvenir e artigianato in sequenza e tanti, tanti turisti, appena fuori dal Caminito, però la Boca assume un aria molto diversa, tanto da essere poco consigliabile alla sera, ve lo testimoniano le botteghe del quartiere, tutte protette da grate attraverso le quali si servono i clienti che non possono entrare nel negozio. Boca a Buenos Aires vuol dire anche una sorta di religione che prevede il rito pagano dell’adorazione della squadra di calcio del Boca Juniors …..….e come si visitano le Chiese, le Moschee e i Templi, non si può non visitare la Cattedrale del Calcio argentino, la Bombonera. I tifosi del Boca si chiamano familiarmente Xeneizes, che significa Genovesi, in quanto furono i genovesi i primi ad insediarsi nel quartiere alla fine dell’ottocento, tanto che sembra che il nome Boca venga da Boccadasse che è un porticciolo di pescatori del genovese. Quando dico che per gli xeneizes, la squadra del Boca Juniors è quasi una religione, non è affatto una esagerazione se pensate che la società ha addirittura avviato un merchandising decisamente innovativo, fondando un cimitero riservato al “riposo” dei tifosi più appassionati, con l’obiettivo e la speranza, tra l’altro, di preservare il prato dello stadio che veniva rovinato dalle ceneri dei tifosi defunti, che dopo la cremazione, secondo le ultime volontà del caro estinto, vengono sparse al vento dalle gradinate tra uno sventolio di bandiere e cori, con la conseguenza che la cenere sedimentando e distrugge periodicamente il manto erboso. Altro quartiere da non perdere è Palermo che si frammenta in Palermo Vjeco, Palermo Hollyvood, con i suoi bar, ristoranti, fashion shop, e soprattutto la vita pulsante intorno a Plaza Serrano. Aggiungeteci i quartieri di Recoleta e Belgrano, il museo Latinoamericano con i dipinti di Diego Rivera e Frida Khalo, e a Buenos Aires più o meno abbiamo fatto.
5 COSE da fare ASSOLUTAMENTE a Buenos Aires
- Andare a vedere uno spettacolo di Tango, possibilmente in qualche quartiere fuori dal centro dove le Milonghe sono davvero autentiche.
- Un aperitivo in un locale sul lungo fiume di Puerto Madero.
- Una foto sotto il gigantesco fiore meccanico, che si apre ogni mattina e si chiude alla sera. (anche se i maligni dicono che non si chiude quasi mai per i frequenti guasti).
- Unitevi al pellegrinaggio alla tomba di Evita, nel monumentale cimitero alla Recoleta.
- Raccoglietevi di fronte all’imponente Parque della Memoria, dove sono riportati i nomi delle migliaia desaparecidos della guerra Sucia (sporca). Non meno emozionante e terribile di Ground Zero.
CAPITOLO 2
GHIACCIO – PATAGONIA
Ci pensavo la prima sera a El Calafate, appoggiato alla recinzione della posada dove alloggiavamo, mentre in pieno crepuscolo di quasi mezzanotte osservavo la limpidezza delle acque del Lago Argentino e le rade luci del paese, e assistendo assorto a questo spettacolo, continuavo a pensare che mi mancava qualcosa, poi di colpo ho capito……non sentivo alcun rumore, un silenzio totale, non mi viene un termine più assoluto per descriverlo, il sibilo del vento, un immane senso di pace e null’altro. Solo Silenzio. La Patagonia è un nome che evoca scenari dell’anima, spazi immensi, strade deserte protese verso l’infinito, ghiacciai, pinguinere, la mitica Ruta 40 la carretera Australe, la fine del mondo, letteralmente, nella contigua Terra del Fuoco, una terra racconta con infinito amore da eserciti di scrittori e poeti. La mia Patagonia è forzatamente in formato ridotto, 5 giorni in tutto, obiettivi chiari e concreti, ovvero il ghiacciaio Perito Moreno (of course), e El Chalten con i suoi spettacolari trekking. Il ghiacciaio Perito Moreno, prende il nome dall’esploratore geografo Francisco Moreno, che tra le tante cose, svolse un ruolo fondamentale nell’arbitrato dei confini tra Cile e Argentina, da qui il titolo di Perito. Tra l’altro agli argentini piacciono un casino le qualifiche professionali, quindi non solo ghiacciai intitolati a Periti, ma anche città a Geometri, piazze intitolate a Ragionieri e cosi via, ma torniamo al ghiacciaio, che è uno spettacolo eccezionale, come eccezionale è la sua accessibilità, con una passerella che permette di costeggiarlo da pochi metri per quasi 2 km. Il Perito Moreno si erge nelle acque cristalline del Lago Argentino e si allunga per 30 km ostruendo completamente una estremità del lago. Stiamo parlando di una meraviglia assoluta che lascia senza fiato, un ghiacciaio lo si immagina immobile e silenzioso, invece questa è anche una esperienza sotto l’aspetto uditivo, quando improvvisamente si staccano dei costoni che precipitano fragorosamente nel lago. …….come direbbe il mio illustre concittadino…..CHE SPETTACOLO!! Andiamo, si parte per El Chalten, finalmente percorriamo la leggendaria Ruta 40, che per intero è lunga cinquemila km, ovvero dalla Bolivia alla Terra del Fuoco sempre fiancheggiando la Cordigliera, in buona parte neanche asfaltati, certo noi ne dobbiamo percorrere solo 300, per gli altri 4700 …sarà per un’altra volta. El Chalten è un piccolo paese frontaliero fondato in fretta furia per ragioni di rivendicazioni territoriali con il Cile, che è stato eletto quale meta privilegiata dagli amanti del trekking di tutto il mondo, per la sua fantastica posizione ai piedi del Fitz Roy e del Cerro Torre.
Anche qui scenari da urlo e paesaggi da sogno, da gustarsi al ritmo semplice del camminare. Qui si viene semplicemente per mettere un passo dietro l’altro, gustarsi il trekking in una delle sue massime espressioni, ci sono percorsi per tutte le gambe, facili, medi e impegnativi, quindi niente scuse nessuno si scoraggi o trovi alibi, c’è una strada per ogni grado di forma fisica e ogni fatica piccola o grande sarà lautamente ricompensata da quello che vedrete.
E’ già ora di dire addio o magari arrivederci alla Patagonia, lo faccio con malinconia autentica, questa è una terra unica, ultimo lembo del mondo, nel quale deve essere estremamente complicato viverci, se penso ad inverni lunghissimi con notti di 18 ore e temperature polari, il tutto in paesi piccoli, sperduti e lontanissimi tra loro.
Mi sembra, che qui le persone, magari, per naturale necessità abbiano mantenuto quella forte solidarietà in un senso di comunità che da noi è ormai sempre più rara.
5 cose da fare assolutamente in Patagonia
1) sedersi in mezzo alla infinita e deserta carreggiata della Ruta 40
2) gustarsi un cordero patagonico da Don Pichon a El Calafate
3) aspettare il calar della sera a mezzanotte seduti in collina e ascoltare il “suono” del silenzio assoluto
4) camminare, camminare e ancora camminare
5) ….e dopo aver camminato e camminato un bel piatto di Locro con una birra artigianale del luogo.
CAPITOLO 3
ACQUA – IGUAZU’
Leggevo l’altro giorno, navigando in internet, una classifica delle 10 cascate più spettacolari del mondo, primo posto Salto Angel in Venezuela, secondo posto Cascate Vittora in Zimbabwe, e poi salto di Tizio, cascate di Caio, Sempronio Falls e così via, nono posto il Niagara, decimo…….. E pensavo – scusate,ma Iguazù? Ma scherziamo ? Sono loro che sono di una ignoranza enciclopedica o io che avendo come termine di paragone solo le Cascate delle Marmore non mi rendo conto ?? Poi arrivato in fondo alla famigerata classifica l’articolo prosegue – Vi state chiedendo dove sono finite le Cataratas de Iguazù? Sono semplicemente fuori concorso, essendo lo spettacolo più straordinario al mondo. – Ecco io non so se effettivamente siano lo spettacolo più straordinario del mondo, in fondo spero di no, si spera sempre in qualcosa che colpisca e affascini ancora di più, ma di sicuro una giornata a passeggiare intorno alle Cataratas, è una giornata destinata a rimanere con noi per tutta la vita, indimenticabile.
Iguazù viene dalla lingua indigena dei Guaranì e significa Acqua Grande, I sta per Acqua e Guazù per grande, la sintesi delle lingue semplici, a volte è meglio di mille parole, ACQUA GRANDE, ma nessun prefigurarsi di Acqua Grande può veramente prepararvi allo spettacolo che vi aspetta. Qui semplicemente si mostra in tutta la sua elegante prepotenza la bellezza che la natura può offrire.
Fate tutti i cammini che girano intorno alle Cataratas, sia quello superiore, che quello inferiore, andate all’isolotto di S. Martin, sfruttate le passerelle più estreme bagnandovi sotto gli spruzzi dei salti più violenti, non tralasciate nulla e per ultima e solo per ultima, fate la camminata fino alla Garganta del Diablo, spettacolo nello spettacolo, meraviglia nella meraviglia, fermatevi e stampatevi indelebilmente nella mente, la sua Gola (garganta) nebbiosa da cui risalgono solo le farfalle, perché non c’è foto o filmino che rendano minimamente l’idea dell’emozione cui ci si trova di fronte.
Qualche consiglio spiccio per una giornata perfetta a Iguazù, per prima cosa la sera niente bagordi, sarà una giornata faticosa di diversi km a piedi, una decina se fate tutti i percorsi, poi arrivate al Parque la mattina presto, prima dei Pulman turistici, indispensabili acqua in zaino e repellente per zanzare, se vi portate qualcosa per proteggere la macchina fotografica dagli spruzzi è meglio, una maglietta di ricambio non guasta, scarpe comode non scivolose, quando vi fermate a mangiarvi in santa pace il vostro panino, diffidate del pacifico quanto infido Coatimundi, animale simbolo del parco, chiamato dai locali semplicemente Cuacciù, lestissimo nel saltare sul tavolino e fregarsi il cibo………….l’ho visto fare in diretta, aggirarsi con indifferenza, individuare il turista distratto e sfatto dalla fatica e avventarsi sui suoi panini incustoditi sul tavolo. Bellissimo, sembrava di rivedere una scena i cartoni di animati di Yoghi e Bubu.
Puerto Iguazù segna il confine tra Brasile e Argentina, che si disputano da sempre, quale sia il lato più suggestivo da cui osservare le cascate, ed è l’estremo nord della regione argentina di Misiones, chè è disseminata di rovine delle missioni Gesuitiche.
Le rovine risalgono al periodo tra inizio 600 e metà 700, quando un pugno di Frati Gesuiti armati solamente della loro incrollabile fede portarono a compimento il cosidetto “sacro esperimento”, ovvero riuscirono ad evangelizzare migliaia di indios Guaranì, convertendoli ad una vita di lavoro e comunità sotto la parola del Vangelo e soprattutto strappandoli alle barbarie degli schiavisti mercanti di uomini che dal Brasile al soldo di spagnoli e portoghesi calavano ciclicamente nella regione. I Gesuiti crearono una società civile e pacificata che viveva nelle “Riduzioni” una sorta di città autonoma che basava la sua sussistenza sul lavoro per la comunità.
La Riduzione meglio conservata è quella di San Ignacio Minì, che si trova appunto nel paese di San Ignacio a circa due ore di auto da Puerto Iguazù, è una sosta imperdibile, comoda, in quanto praticamente di strada verso le cascate, alcuni particolari delle rovine sono conservate benissimo e davvero suggestive. Potendo è consigliabile organizzarsi per visitarle al tramonto e sostare dopo il crepuscolo fino a che si accendono degli spettacoli di luce che ci hanno descritto come davvero affascinanti. Se avete voglia recuperate, su questo argomento il film capolavoro MISSION di una ventina di anni fa con De Niro e Jeremy Irons.
5 cose da Fare e NON Fare assolutamente alle CATARATAS:
- Fotografare le famose e coloratissime farfalle di Iguazù (del resto è noto che una collezione di foto di farfalle può sempre tornare utile )
- Scendere per primi dal trenino che porta alla Garganta del Diablo e coprire di buon passo il km e mezzo da percorrere a piedi, in modo da fare le foto prima dell’arrivo della mandria turistica.
- Andare all’Isolotto di S. Martin e seguire i suoi percorsi
- Non dare da mangiare al Cuacciù ….che tanto se lo procura da solo.
- Evitare di incontrare i Puma…………, in tal caso la Lonely Planet consiglia di, a) non agitarvi…..eh già quando mai…… b) indietreggiare con calma …..figurati se si perde la calma…… c) spaventarlo sventolando una maglia e agitando le braccia…….ehpperò….
CAPITOLO 4
TERRA – EL NORTE e LE QUEBRADE
E’ ora di lasciare le cascate e puntare il muso della nostra Fiat Siena verso la Cordigliera, meta Salta – San Salvador de Jujuy e la zona delle Quebrade (canyon), degli altopiani che si perdono tra le nuvole sulle rute che portano ai vicinissimi ai confini di Cile e Bolivia.
Da Puerto Iguazù a Salta sono 1500 km, il che significa attraversare la regione del Gran Chaco. La guida gli dedica un capitoletto scarso intitolato – Penetrare l’impenetrabile- detto cosi sembra il titolo di un film a luci rosse, invece questa è la realtà del Gran Chaco, anche se ormai la Ruta 16 che lo taglia in orizzontale lo rende decisamente più penetrabile, basta dotarsi della santa pazienza di sorbirsi 1500 km di……….. Nulla, assolutamente nulla, la ruta 16 è una ferita di asfalto che avanza in una assolatissima pianura di nulla. La sosta notturna è nella città di Presidencia Roque Saenz Pena, una delle pochissime città dello spopolatissimo Gran Chaco, l’impressione è che qui l’ultimo turista lo abbiano visto al seguito dei conquistadores, ma l’atmosfera, come ovunque del resto, è assolutamente tranquilla e rilassata, certo trovare da dormire non è banale e occorre veramente accontentarsi, da mangiare una pizza e via è il miglior consiglio.
Salta invece è un gioiellino coloniale, con una splendida piazza circondata da porticati e piena di caffè, bar e ristoranti all’aperto, ma è soprattutto una base perfetta da cui scoprire, autentiche meraviglie che la circondano come la Quebrada di Humahuaca (patrimonio dell’Unesco) con i minuscoli villaggi andini come Purmamarca e Humahuaca, la Quebrada di Cafayate, la Strada delle nuvole che vi porta oltre i 4000 mt di altitudine seguendo il medesimo percorso del famoso Tren des Nubes, l’immenso deserto di sale della Salinas Granda che forma e deforma immagini sotto il sole bruciante, la splendida Cachi e soprattutto la fantastica strada per arrivarci.
E’ una zona spettacolare, decidere di includerla nel nostro on the road, è stata la miglior decisione che potessimo prendere, nonostante il Gran Chaco da attraversare che è un piccolo scotto da pagare (sarebbe meglio dire una gran rottura di palle) per la meraviglia che vi attende. Comunque, volendo, Salta è molto ben collegata anche con i voli interni e la città pullula di autonoleggi.
Dicono i locali che a Salta piove non più di 5 giorni all’anno, ovviamente uno ce lo siamo beccato noi e vi assicuro che non è un momento piacevole basta una notte di pioggia tutt’altro che intensa per riempire i ruscelli che si scaricano direttamente nelle strade che collegano la città creando autentici fiumi di fango e …….guadarli con una Fiat Siena è una esperienza sicuramente risparmiabile.
Come detto ci sono davvero tante cose da vedere, ma una su tutte vale il viaggio da sola, la Quebrada di Cafayate, una autentica meraviglia naturale, 80 km di strada che si percorrono prima di arrivare al paese di Cafayate, seguendo la ruta che attraversa la Valle de las Conchas lungo il corso del Rio Calchaqui in mezzo a gole, mesas, pinnacoli, modellati da erosioni spettacolari in una tavolozza di varianti del colore rosso, veramente una paesaggio magico.
In un punto panoramico della Quebrada si sale in un mirador dove si trova un cartello con una citazione del cantautore Atahualpa Yupanqui che recita “ para el qui mira sin ver, la tierra es tierra, no mas”, mi è sembrata perfetta per questo strepitoso angolo di mondo.
IL RITORNO
La lunga via del ritorno da Salta a Baires, 1500 km, prevede due tappe, una per necessità a Santiago del Estero e una per scelta a Rosario.
Santiago del Estero l’abbiamo soprannominata la città che non dorme, non per una smodata vita notturna, ma per averci passato due ore a cercare un albergo……..attenzione non intendo un albergo libero, intendo proprio uno straccio di albergo qualunque dove pernottare!!
Cerco di sintetizzare al meglio il mio pensiero su Santiago del Estero…….non c’è una ragione al mondo per fermarsi qui.
Ultima tappa Rosario, bella pulita, decisamente piacevole, con un imponente lungo fiume e volendo spiagge annesse, anche se l’acqua di un marrone ferro non è esattamente un invito irresistibile. Immancabile la foto davanti alla casa natia di Che Guevara, di fatto un anonimo condominio, un personaggio ormai dimenticato e mai molto amato a queste latitudini, oggi il vero figlio celebre di Rosario è Lionel Messi, che non avrà niente di rivoluzionario, ma sa parlare ad un pallone come nessuno.
E’ finita, sono già volati 20 giorni, aeroporto internazionale di Ezeiza, aereo in perfetto orario, 31 dicembre ci aspetta un capodanno tra le nuvole, e la nostra Italia tra 13 ore.
Normalmente la mia anima nomade da viaggiatore, mi porta a pensare nuove mete, ricercare offerte e leggere racconti di viaggio già pochi giorni dopo il ritorno, invece nel momento che sto scrivendo sono passati più di due mesi dal ritorno dall’Argentina e ancora assolutamente niente di tutto questo, perché questo è stato un viaggio così pieno, così fantastico, che ci ha dato cosi tanto che ancora lo gusto come quelle sensazioni di piacere raggiunto, di soddisfazione piena che hanno bisogno di un tempo adeguatamente lungo prima di essere riposte nel cassetto dei ricordi.
CONSIGLI e SCONSIGLI – PILLOLE e SUPPOSTE – GIOIELLI e PATACCHE
Bancomat
Ok ci servono pesos, andiamo al bancomat, sembra facile, invece no, non lo è.
Ovunque file chilometriche neanche li regalassero i soldi!!! C’è a chi piace andare al cinema, a chi il teatro, a chi lo sport……………agli argentini piace andare al bancomat, quindi tenetene conto, il momento migliore per andarci è dopo cena verso il tardi.
A parte gli scherzi, mi pare di aver capito che i bancomat hanno, soprattutto per i locali, tetti giornalieri di prelievo molto bassi, che costringono quindi a passarci con la stessa frequenza del fornaio o il lattaio.
Benzina
In Patagonia è consuetudine date le distanze e i pochi centri abitati, fare il pieno ad ogni stazione, anche se sei partito da 100 km e hai trequarti di serbatoio pieno.
Ecco questo consiglio estendetelo a tutto il paese, senza eccezioni, noi abbiamo veramente rischiato di rimanere a piedi nel mezzo di un fantastico nulla, dopo aver trovato due benzinai senza gasolina, ci siamo “salvati” con un autonomia di non più di 10 km nel serbatoio, quando l’ultimo benzinaio ancora a 50 km da Salta ci ha detto che, claro que si, aveva carburante, in quel momento il benzinaio mi è sembrato più bello di Clooney, più simpatico di Fiorello, più carismatico di Steve Job, più intelligente di Gasparri (…………).
Il Gaucho GIL
Percorrendo le rute d’argentina, vi imbatterete continuamente, e non è un modo di dire, in degli strani altarini, a volte semplici cucce, a volte elaboratissimi costruzioni in mattoni, tutte ornate di bandiere o drappi rossi. I primi due o tre che vedete ci fate caso e li catalogate noncuranti sotto il capitolo “stronzate locali”, poi la frequenza diviene sospetta e cominciate a pensarle tutte, tipo qui magari ci nascondono gli autovelox, in fondo da noi è nascosto in un bidone giallo, qui è un altarino rosso.
Niente di tutto questo, sono delle Cappelle votive dedicate dalla popolazione al mito del Gauchito Gil, una sorta di Padre Pio pagano, vissuto a cavallo della metà dell’800, cui la leggenda popolare riconosce un paio di miracoli più o meno accertati.
Quindi qui, quando qualcuno non ha un accidenti da fare, si prende un po’ di bandiere rosse e ai bordi della strada costruisce dei piccoli santuari al Gauchito Gil, poi ogni giorno come da tradizione locale con i propri morti gli si porta da bere, quindi nell’altarino ci trovi tranquillamente, acqua, coca cola, spumante, cabernet, penso di non averci visto solo la Caipirinha e il Mojito.
La tradizione suggerisce, che passando in macchina davanti all’altare del Gauchito, bisogna salutarlo con un colpo di clacson, pena non giungere a destinazione e vari tipi di disgrazie. Và da sé che io non ho saltato un solo colpo di clacson ……….et voilà 6000 km lisci lisci…………….Grazie Gauchito ti vogliamo bene!!!!!
PIZZA
La guida consiglia la pizza argentina, e raccomanda di non dire mai ad un argentino che la nostra pizza è migliore…………….cioè come se noi dicessimo ad un persiano – vieni qua che oggi ti insegniamo a fare un bel tappeto………. DI fatto la pizza non sarebbe neanche male, peccato che è letteralmente uguale in tutto il paese andando dal nord fino alla Patagonia, stesso impasto, stesso condimento, stessa farcitura, stessa circonferenza, stesso taglio a spicchi………. Bè questo ovviamente ha i suoi bei vantaggi se ci pensate, metti che a me piace la pizza di Berto, non è che ho bisogno di andarci, posso anche andare da Carlos e sono sicuro che non rimarrò deluso, ecco diventa un problemino se a me la pizza di Berto non piace, non mi resta che ….…..emigrare.
Insomma se non l’aveste capito, la pizza è surgelata, benino diciamo, ma surgelata. Comunque dopo una settimana di pieno di ogni taglio di carne, garantisco che con una Quilmes và giù che è una meraviglia.
Carne
Vi piace la carne? Non siete nel posto giusto, siete nell’ Eden, siete nel Walahalla, siete nelle verdi praterie di Manitù, la migliore carne del mondo al prezzo più conveniente del mondo. Provate tutti i tagli del manzo, non fermatevi alla generica Parillada mixta (grigliata), autentico piatto nazionale, ma provate tutti i tagli dalla classica bife de chorizo (il controfiletto, mia moglie l’ha ordinata per 4 giorni di fila) alla bife de Costilla, passando per il Vacio (muscolo) e le achuras (interiora). Una sera a Salta dal Vijeco Jack (il vecchio Giovanni) consigliato dalla guida in quanto rinomato per le sue porzioni pantagrueliche, ho ordinato ingenuamente 2 costolette…………mi hanno portato praticamente 2 arti interi, davanti ai quali si sarebbe arreso anche Gianpiero Galeazzi. Ultimo e banale, annaffiate il tutto con il favoloso Malbec locale, questi sono autentici piaceri nella vita!!!
Metro – Taxi – Bus – Treno
Avendo noleggiato l’auto non ho una esperienza approfondita da portare, ma un paio di cosucce le ho capite. A baires con la metro si copre il centro e poco più, per muovervi con gli autobus dovete avere in riserva una valanga di spicci, perché è l’unica cosa con la quale si può fare il biglietto sul bus, tranne corrompere l’autista con un biglietto da 2 pesos, pratica che ovviamente funziona abbastanza bene.
I taxi sono tanti, mediamente economici, tutti con tassametro regolare, direi quindi nessun tentativo di estorsione e in più le solite gustose chiacchere con i tassisti latini sui nostri clichè dal calcio a Berluconi,…..senza S, pronunciato all’argentina.
I bus che collegano le città sono estremamente frequenti e organizzati, a differenza del treno che ho capito è una teoria quando parte e un opinione quando arriva, Ho visto personalmente un treno fermarsi per un guasto in mezzo al nulla, e riversare con indifferenza tutti i passeggeri valige in spalle sulla ruta, come se fossimo nel far west, poi i poveretti hanno bloccato la ruta dalla disperazione, ma questa è un’altra storia.
Tende della doccia, saponi e shampoo
Ci credete che in 12 alberghi nei quali ho pernottato, più altri 5 in cui ho preferito passare la mano, dopo l’occhiatina di rito alla camera, in tutti, dico in tutti, da quelli a 5 stelle alle bettole, c’è la stessa tenda della doccia, lo stesso shampoo e lo stesso sapone. Sconcertante!!
A proposito state sereni, qui non si offende nessuno se date un occhiata alla camera (se puede mirar l’habitacion?) e poi ve ne andate, quindi fatelo senza problemi.
Export
Il paese è ricco di ogni ben di Dio, petrolio, allevamento, agricoltura, e nonostante questo è ancora oggi l’unica nazione al mondo ad aver dovuto dichiarare bancarotta, miracoli del mal governo e della corruzione, ma sapete in cosa è veramente la prima al mondo in export l’argentina ?? la carne direbbe chiunque, no errato, lì sono quinti, perché l’80% se la pappano con il mercato interno, e quindi cosa rimane ??? Banale, i calciatori!! Ogni anno mediamente esportano in tutti i campionati del mondo circa 2500 ragazzi, di cui la maggior parte tra i 17 e i 20 anni, alimentando un enorme business intorno al pallone, e lasciando il loro campionato a stanchi campioni di ritorno dopo adeguata spremitura, ragazzini che da noi farebbero si e no il campionato primavera e brocchi impossibili da esportare.
Aerolinas Argentinas
Passa per essere una compagnia un po’ pasticciona, la nostra esperienza con loro è stata splendida, 4 voli, tutti in perfetto orario, con aeromobili puliti anche se non proprio all’avanguardia sotto l’aspetto dell’entertainement, e personale gentilissimo.
Un consiglio di quelli buoni, ll volo intercontinentale, che sia da Roma che da Baires, parte alla sera per cui è ottimo per dormire e assorbire il fuso, non è mai pieno, spesso rimangono delle file centrali, quelle da 4 posti, interamente vuote, quindi voi appena vi sedete al vostro posticino cominciate ad adocchiarle, appena si chiude il portellone, vi fiondate con scatto da centometrista e coperta alla mano vi stendete tutto lungo come fosse il vostro lettuccio. All’inizio vi guarderanno con un misto di stupore e sdegno sussurrando..i soliti italiani, in capo a qualche minuto cercheranno di imitarvi disperatamente, alla fine esaurite quelle 4 – 5 file utili all’utilizzo simil letto, a tutti gli altri non resta che il misero reclinare della propria poltrona e la sana invidia per voi che ve la dormite meglio che a casa. Buenas Noche.
Per concludere 4 consigli di lettura e 3 film da recuperare
Libri
- Il volo. Rivelazioni di un militare pentito sulla fine dei desaparecidos di Horacio Verbitzsky
- Le vedove del giovedi di Claudia Pineiro
- Finale di romanzo in Patagonia di Mempo Giardinelli
- Il mondo alla fine del mondo di Luis Sepulveda
Film
- Mission
- I diari della Motocicletta.
- Evita
Adios mi querida Argentina
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