New York, New York! 2
New York è così, deve stupire per la sua grandezza. Una tappa d’obbligo è sicuramente il MOMA, un bellissimo museo di arte moderna, merito della moglie di Rockefeller. L’ingresso è tra i più cari, ben 20 dollari, ma il venerdì dopo le 16 si entra gratuitamente. Vi si trovano opere di Dalì, Magritte, Mirò, Chagall, la famosa Danza di Matisse e tanto altro ancora La Fifth Avenue è una delle vie più care al mondo per gli affitti. Vi si trovano i negozi più belli ed importanti e la Trump Tower, una vera e propria follia architettonica di recente costruzione (1983), al cui interno si resta incantati davanti ad una cascata di ben 24 metri che scivola su marmi italiani. Ed inoltre, come se non bastasse, al 5° piano c’è un giardino pensile veramente bello. Chi non ricorda il famoso film ”Colazione da Tiffany”? La protagonista, interpretata da Audrey Hepburn, dice della gioielleria: ”E’ il miglior posto del mondo in cui non può accadere niente di brutto”. Ma tutto qui è intoccabile per i prezzi decisamente esorbitanti. Proseguendo nel nostro cammino, giungiamo a Grand Army Plaza dove ci accoglie il monumento a Sherman.Siamo giusto davanti al mitico Central Park, il polmone verde nel cuore di New York. Sì, eccoci qui anche noi beatamente seduti sull’erba insieme ai newyorkesy che passeggiamo, fanno jogging, fanno ginnastica o portano a spasso il cane. Ci sentiamo decisamente emozionati, e tutt’intorno spuntano i grattacieli, regalandoci un panorama unico. Da qui siamo vicinissimi per una capatina al Palazzo Dakota, un edificio residenziale che si affaccia su Central Park, reso tristemente famoso poiché qui abitava John Lennon e qui venne assassinato nel 1980. Siamo anche noi testimoni muti di questo tragico eventoche sicuramente cambiò la storia della musica moderna. Al centro di Columbus Circle, la statua di Colombo è a ricordo dell’impresa di questo nostro connazionale.
Ed eccoci di nuovo a Times Square, perchè la sera è decisamente più bella; qui la gente si attarda tra le luci ed i negozi che sembrano non avere orari. Un altro giorno è passato, domani ci aspettano ancora tante cose interessanti da vedere. Una tappa d’obbligo è sicuramente il Museum of Natural History , al quale si accede direttamente dalla fermata della metro, quindi senza uscire all’aperto. E’ immenso, ma la sala più affollata è quella che ospita gli enormi scheletri dei dinosauri, sala in cui venne girato anche un famoso film. Come siamo piccoli confrontandoci con quelle creature! Interessanti anche le sale che ricostruiscono gli habitat degli animali e quelle dedicate alla storia degli uomini. Tutta la mattinata è dedicata a questo museo, anzi è necessario anche procedere a passo spedito per poter vedere un po’ tutto. Ed ora ci dirigiamo verso un posto che dobbiamo assolutamente vedere, ma che al tempo stesso ci inquieta molto: chi non ricorda quel terribile giorno dell’11 settembre 2001? Giungiamo quindi a Ground Zero. Tra i tanti grattacieli, rimane questo enorme spazio vuoto e tutto chiuso, da cui spiccano numerose gru, segno della voglia di ricostruire degli americani. Fermi lì davanti, tentiamo di immaginare come doveva essere trovarsi lì a New York quel terribile giorno. Ci si sente impotenti, inebetiti per la grandezza della tragedia, ma nello stesso tempo ci sentiamo in pace con noi stessi per aver reso omaggio a quei poveri martiri innocenti. Proprio vicino, un museo ricorda quel giorno con filmati che vengono continuamente proiettati, ma poi tutto si riduce in business, poiché si vendono gadges di tutti i tipi. E’ invece lì dal 1766, la Saint Paul’s Chapel, con annesso un cimitero d’epoca. La chiesa è miracolosamente rimasta intatta, e dall’11 settembre la gente ha qui reso omaggio alle vittime portandovi stendardi, poster foto, peluches e tante altre cose. Proseguiamo il nostro cammino: in mezzo ai grattacieli ecco la Trinity Church, anch’essa con il suo cimitero antico. Poco più avanti la mitica Wall Street si distingue per i frenetici personaggi che la percorrono. La mitica crisi del ’29 è ormai lontana, ma le sorprese sono sempre in agguato e gli affaristi devono tenersi a galla in un mare sempre agitato. Girando indietro il nostro sguardo, ecco ancora la Trinity Church: qui è conservata una scultura che rappresenta le radici di un sicomoro che, l’11 settembre, venne abbattuto dai detriti delle Twin Towers, in quanto si trovava da quasi un nsecolo nel giardino di Saint Paul’s Chapel. Quando la polvere si assestò, l’albero sradicato fu trovato in un vialetto del giardino: era caduto in modo tale da salvaguardare le antiche pietre tombali. Lo scultore Steve Tobin udì la storia del sicomoro e pensò di usare le radici come base per una scultura.
Immaginò le radici come una metafora per la nostra continuità e la nostra forza dopo quei tragici eventi. Le radici originali, opportunamente trattate da esperti botanici, sono state restituite a Saint Paul’s Chapel per rimanervi per sempre. Proseguendo lungo la Broadway, giungiamo al più antico parco pubbico di New York: il Bowling Green. Qui è d’obbligo tastare in una parte ben precisa, la statua in bronzo raffigurante il ”toro” simbolo dei rialzi in borsa. Ed anche noi non rinunciamo a metterci in fila per assolvere quest’obbligo. Risalendo la Broadway, ci imbattiamo nei mitici idranti che sono fuori ogni negozio e lungo la strada; ormai sono una caratteristica della città. Una corsa in metropolitana ed eccoci al ponte di Brooklyn: ci appare in tutta la sua maestosità da South Street. Per anni lo abbiamo visto sulle carte delle gomme da masticare, e quasi sembrava non esistesse, ma ora è lì davanti i nostri occhi, ed il panorama da qui è davvero superbo. Ora siamo vicinissimi per una visitina a Chinatown. I simboli più evidenti sono le insegne dei negozi, in cinese e americano e i tetti a pagoda che spesso si trovano sulle cabine telefoniche. Il quartiere è multietnico ed è curioso notare tratti orientali su gente di pelle nera. Ma ora ci attende un’altro giro in metropolitana perchè dobbiamo recarci a Battery Park. Qui ci attende il simbolo vero di New York, quello che appariva agli emigranti che giungevano dall’oceano: l’unica, inconfondibile meraviglia della città cioè la Statua della Libertà. Ci appare in lontananza, piccola in mezzo all’oceano, ma pur sempre imponente mentre il sole sta tramontando. E con questa immagine negli occhi si chiude un’altra splendida giornata. Durante la colazione da Starbuck, come ogni mattina ormai, prepariamo il programma del giorno. Oggi decidiamo di andare al quartiere di Bay Ridge, perchè qui c’è il ponte Giovanni da Verrazzano, bellissimo e reso ancor più famoso perchè da qui parte la mitica maratona di New York. Questo è un quartiere residenziale, fuori città, con case basse e giardini ben curati. Il ponte è maestoso con i suoi piloni visibili da più quartieri della città. E’ uno dei ponti sospesi più lunghi, tanto che nella sua progettazione si dovette tener conto anche della curvatura terrestre. Vi si sovrappongono due strade a sei corsie ed è molto trafficato. Qui ci siamo sbizzarriti nel fare fotografie da ogni angolazione: non si può perdere neppure un particolare di tanta meraviglia e mentre ci dirigiamo verso la metro per tornare in città, continuiamo a girarci indietro con lo sguardo: una forza magnetica ci costringe a non staccare gli occhi. Di ritorno in città, ci fermiamo a Soho per uno spuntino e quindi di nuovo in cammino alla continua scoperta della città. Da quando fu chiuso al traffico negli anni ’60, Washington Square Park è uno dei luoghi più attraenti della città per studenti, artisti di strada e soprattutto turisti. Il Washington Arch al centro della piazza è il parente povero degli archi di Roma, ma è comunque tipico ed andando oltre con lo sguardo si vede in lontananza l’Empire State Building. Ma ora ci attende un’altra curiosità: il Fuller Building, meglio conosciuto come Flatiron Building, cioè Ferro da Stiro per la sua forma particolare. Ha più di 100 anni ( fu completato nel 1902), vincendo ogni previsione più nefasta circa la sua stabilità. La punta è infatti larga solo 2 metri e si alza per 22 piani, confermandosi prodezza architettonica in stile neorinascimentale italiano. La sera ci ritroviamo a cena a Times Square al BBQ Dallas, locale tipico dove gustiamo della buona carne. E prima di tornare in albergo, una passeggiata digestiva a Times Square è d’obbligo, tra le luci e la calca di gente, nonostante l’ora tarda, così come non possiamo esimerci dal fare acquisti all’Hard Rock. Compriamo delle magliette da sfoggiare poi una volta tornati a casa! Il giorno dopo aspetta ancora un altro museo, del resto New York è anche cultura. Ed eccoci al Metropolitan Museum of Art o più semplicemente MET. Al suo interno sono custodite più di 2 milioni di opere, tra cui 36 mila pezzi di arte egizia, la più ricca collezione dopo il museo del Cairo. Ed inoltre opere di Raffaello,Tiepolo, Botticelli e mille ancora, nonché una ricca raccolta di quadri di Picasso. Proseguiamo nella giornata di cultura con una visita al Guggenheim Museum, originale già nella forma dell’edificio, che sembra una torre di Babele capovolta,col valore simbolico di voler riunire i popoli con la cultura, al contrario della divisione dei popoli avvenuta nella vicenda biblica della torre di Babele. Qui abbiamo potuto ammirare opere di Chagall, Modigliani, Picasso, Seurat e soprattutto Kandinski. Ed ora ci attende Little Italy, che raccoglie la massima concentrazione di italiani. Qui si trovano ristoranti dai tipici nomi italiani, caffè, gastronomie e club privati e si sente parlare un italiano a volte molto americanizzato e quindi particolare. Ci fermiamo in un ristorantino per mangiare una pizza che è una lontana parente della pizza che gustiamo in Italia, ma comunque accettabile, anche perchè data l’ora siamo alquanto affamati. Per quanto riguarda il mangiare, ci rifaremo una volta tornati a casa! Questa sera abbiamo in programma la visita all’Empire State Building con relativo panorama sulla città illuminata. L’Empire è il più famoso grattacielo del mondo e dopo l’11 settembre è tornato ad essere anche il più alto della città. Ci dirigiamo verso uno dei 73 ascensori per salire fino al 102° piano. C’è un po’ di fila da fare, la gente è tanta, ma piano piano arriviamo anche noi e…. Che freddo, che vento a quell’altezza, ma che spettacolo! Il nostro sguardo si perde verso il fiume Hudson e poi verso Midtown e… La gente è tanta nonostante il vento freddo. Riusciamo a scattare numerose foto prima di decidere a malincuore di rientrare e quindi ridiscendere i 102 piani. Torniamo in hotel soddisfatti con negli occhi lo splendido panorama della Grande Mela. E’ ancora mattino; un’altra colazione allo Starbuck ed oggi decidiamo per una passeggiata a Conay Island, una penisola a est di Manhattan. Qui fu aperto il primo parco di divertimenti nel lontano 1895. Riusciamo a prendere anche un po’ di sole: la giornata è calda ed assolata e l’oceano si apre davanti a noi. Il tempo di assaporare un ottimo gelato, ed eccoci ancora sulla metropolitana per rientrare in città. La prossima tappa è Battery Park: da qui ci imbarcheremo finalmente per… La Statua della Libertà! Qui si trovano numerose bancarelle che vendono un po’ di tutto ed inoltre ci sono artisti di strada che con 10 dollari ci fanno la caricatura. La tentazione è troppo forte e non ci facciamo pregare per un ritratto veramente simpatico. Molto bello è anche il memoriale ai caduti della seconda guerra mondiale: L’aquila in bronzo che lo domina è dedicata a uomini e donne che dettero la loro vita nell’oceano durante la guerra: 4067 vite, i cui nomi sono scolpiti sulle 8 pietre in granito. Dopo una lunga fila, eccoci finalmente sul traghetto per Liberty Island. Mentre i grattacieli si allontanano pian piano, ecco avvicinarsi la mitica Statua della Libertà, simbolo della città ma anche di tutti gli Stati Uniti. L’emozione è tanta, finalmente ci sentiamo proprio a New York e quindi foto a volontà! L’isola trabocca di gente ed anche il negozio di souvenir dove naturalmente facciamo numerosi acquisti per noi ed i nostri cari. Giriamo per l’isola in lungo e largo, perchè ogni angolo merita di essere immortalato: Manhattan è semplicemente stupenda, ma la Statua della Libertà supera ogni nostra aspettativa. E’ semplicemente bella, unica, superba, incantevole e non vogliamo perdere una sola inquadratura. A malincuore bisogna rientrare. A Battery Park c’è un monumento particolare: ”La Sfera”. Questo globo monumentale di rame si trovava nella piazza ai piedi del World Trade Center. Fu ritrovato sotto le macerie un po’ ammaccato, ma pressochè intatto. Poco più avanti è interessante il Museo Nazionale degli Indiani d’America. Per la cena, ci aspettano i migliori burger della città: carne sugosa e grigliata alla perfezione con patatine fritte dorate diventate leggendarie. Tutto questo al Corner Bistro, locale nominato nel libro di Fabio Volo; tutto è servito in piatti di plastica ed è veramente gustoso e saporito. La serata termina naturalmente a Times Square. Il nuovo giorno è dedicato agli acquisti e cosa c’è di meglio dei magazzini Macy’s? Nulla ovviamente, poiché qui si trova di tutto e le cifre parlano chiaro: 35.000 visitatori al giorno e prezzi decisamente vantaggiosi.
Naturalmente non ci facciamo pregare perchè spendere è così gratificante! Carichi di pacchetti ci dirigiamo ora al Madison Square Garden che evoca ricordi legati alla boxe mondiale: Joe Frazier, Cassius Clay, i nostri Nino Benvenuti e Primo Carnera si distinsero per le loro imprese in questa arena. E più recentemente i concerti di Madonna, John Lennon, Elton John ed anche Laura Pausini, andando poi indietro a Frank Sinatra. Il giorno prima dei tragici eventi dell’11 settembre Michael Jackson era qui in occasione del suo trentennale di carriera. Ancora una corsa in metro ed eccoci nel quartiere di Harlem, veramente originale con i suoi ampi viali, conosciuto per essere il centro culturale e commerciale degli afroamericani. Per anni è stato un quartiere con un elevato tasso di disoccupazione e criminalità, pericoloso, malfamato e decadente. Oggi però i segni della ripresa sono tangibili, grazie anche alla volontà degli abitanti e passeggiare per questi viali è ormai tranquillo. Una visita merita la cattedrale di Saint John the Divine. Si trova a pochi passi dal confine nord di Central Park e dal vibrante quartiere di Harlem. La sua costruzione, dopo quasi 120 anni, non è ancora terminata. Questa sera abbiamo deciso di recarci al Ponte di Brooklyn per delle belle foto in notturna. Con la metro ci dirigiamo al quartiere di Brooklyn, per una splendida visione verso i grattacieli illuminati della città. Da qui abbiamo una splendida prospettiva con il Ponte di Brooklyn ed il Ponte di Manhattan. E poi altre foto rientrando nel cuore della città: il Chrysler Building ed il nostro albergo. Ultimo giorno a New York. Sbrigati gli ultimi acquisti a Times Square, il nostro ultimo pranzo americano lo consumiamo al Corner Bistro, per gustare ancora una volta le pietanze di questo locale. Quindi, abbiamo ancora il tempo per una visitina veloce al palazzo dell ‘ONU. ”Noi, popoli delle nazioni unite, decisi a salvare le future generazioni dal flagello della guerra, che per due volte nel corso di questa generazione ha portato indicibili afflizioni all’umanità, a riaffermare la fede nei diritti fondamentali dell’uomo, nella dignità e nel valore della persona umana, nella uguaglianza dei diritti degli uomini e delle donne e delle nazioni grandi e piccole…” ( dal preambolo dello statuto delle Nazioni Unite), l’ONU è la più importante ed estesa organizzazione intergovernativa, che comprende 192 stati del mondo su un totale di 201. E’ emozionante guardare questo grattacielo di vetro e pensare che qui si riuniscono uomini importanti e decisivi per le sorti del mondo. Ed è con questa immagine negli occhi che, mesti ci dirigiamo all’appuntamento con il nostro Shuttle che ci attende davanti l’albergo per ricondurci in aeroporto. Lungo il tragitto siamo stranamente tutti silenziosi: parlare è difficile, ci vengono le lacrime agli occhi mentre rubiamo le ultime immagini da portare via con noi. L’aereo è puntuale, eccoci all’imbarco… Ciao New York, è stato tutto bello, i giorni sono volati in un attimo e ci siamo arricchiti di tante cose nuove e… Americane. Qui non c’è la fontana per buttare la monetina che costringe il destino a farci tornare, ma la promessa è dentro ognuno di noi: torneremo sicuramente, New York ci è entrata nel sangue e nel cuore.