Periplo della Penisola Iberica in moto

Luogo di partenza e di arrivo: Siena KM PERCORSI: 8000 circa I BIKERS: Lucia e Maurizio LA MOTO: BMW 1200 GS, km alla partenza 16.000 circa. EQUIPAGGIAMENTO: bauletto centrale LT 56; bauletti laterali LT 40 ciascuno; zaino LT 25; navigatore tom tom go 720; Caschi Nolan con interfono F4 cellular line; abbigliamento antiacqua composto da...
Scritto da: MAULUC
periplo della penisola iberica in moto
Partenza il: 29/06/2010
Ritorno il: 31/07/2010
Viaggiatori: DUE
Spesa: 2000 €
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Siamo una coppia senese di 92 anni (47 anni lui, Maurizio e 45 lei, Lucia) da sempre appassionati della moto che utilizziamo nelle nostre vacanze. Quest’anno, dopo non poche difficoltà per avere accordati i necessari giorni di ferie, siamo riusciti ad organizzare il viaggio che ci siamo regalati in occasione del nostro venticinquesimo anniversario di matrimonio. Viaggio che ci ha impegnato sia nei preparativi per la decisione dell’itinerario in dettaglio, che nella scelta dei luoghi di soggiorno e quelli da visitare ed, infine, per le varie prenotazioni on line delle strutture ove alloggiare.

LE TAPPE:

29 giugno 2010 Siena – Porto Maurizio Km 460 ( 1° tappa)

Terminato il turno al lavoro, alle ore 14.45, siamo giunti al momento della desiderata partenza. Tutto è pronto: la moto fresca di tagliando (anticipato a 16.000 KM invece che ai 20.000 previsti) i bagagli accuratamente riposti nei bauletti ed anche l’ombrellino da sole che ci segue sempre nelle nostre trasferte è racchiuso nel suo sacco saldamente ancorato al telaio della moto. Non ci siamo dimenticati proprio nulla. Scattiamo le foto di rito e via… Destinazione Imperia, dove abbiamo prenotato un B and B sulla collina di Porto Maurizio. La moto sopporta bene il carico complessivo e gli ammortizzatori Ohlins, in sostituzione degli originali, fanno proprio bene il loro dovere. Appena innestata la prima marcia e lasciata la leva della frizione, l’emozione si fa viva dentro di noi. Un viaggio in moto è sempre un’esperienza unica, difficile da comprendere fino in fondo se non la si è mai provata: un modo diverso di vivere lo spostamento e sempre alla ricerca delle sensazioni più intime; un concentrato di fatica e soddisfazione che difficilmente, poi, si potrà dimenticare. Molte sono le mete che abbiamo già raggiunto in moto: la Croazia nel 1996 appena terminata la guerra, poi Francia, Grecia, e l’Italia in lungo ed in largo. Ma questa volta le nostre sensazioni sono ancora più forti. Ci sentiamo i novelli sposini, appena ventenni, alla partenza del viaggio di nozze nel 1984 nel quale siamo giunti per la prima volta la Spagna, seppur nella sola regione Catalana. Per Maurizio poi è un sogno che si realizza. Fin da ragazzo, con la mitica Piaggio Vespa ET3 prima e con il Morini 350 kanguro poi, ha sempre desiderato percorrere il giro completo della penisola Iberica. Davanti agli occhi abbiamo solo strada, tanta strada, mentre dentro di noi si agita la voglia che quella strada non finisca mai. In quello che ci sembra un attimo siamo già in mezzo alle gallerie e viadotti all’altezza di Genova. I nuovi pneumatici consigliati dal nostro gommista di fiducia mordono con prepotente sicurezza l’asfalto, talvolta sconnesso, nelle curve della autostrada. Il navigatore, sapientemente messo a punto dall’amico Renato, funziona che è una meraviglia: tramite l’interfono bluetooth installato nel casco fornisce ogni preziosa indicazione guidandoci con precisione millimetrica a destinazione. Appare davanti a noi una grande villa immersa nelle verdi colline di uliveti prospicienti Porto Maurizio. Grande camera, grande bagno e grande giardino. Si scaricano i bauletti laterali, ci concediamo una meritata doccia e si va alla ricerca di un ristorante-pizzeria. Raggiunto il centro di Porto Maurizio, nelle manovre a mano per parcheggiare la moto succede quello che ogni motociclista vorrebbe che mai accadesse. Un attimo di distrazione ed ecco che la moto si sbilancia verso il lato destro e inevitabilmente, per la prima volta, cade a terra. In un lampo, forse lo stesso attimo della distrazione, si raggiunge il lato destro e la moto viene rialzata. Si cercano le ferite ma ben presto ci si accorge che non è successo nulla, solo qualche piccolo graffio al para cilindro, e si scherza sull’accaduto. La sera prosegue facendo un piccolo giro per il centro cittadino, poi subito a dormire anche perché il giorno seguente ci aspetta la seconda e molto più impegnativa tappa di trasferimento per la Spagna.

30 giugno 2010 Porto Maurizio Tossa de Mar Km 690 (2° tappa)

Sveglia alle ore 07.30. Poi colazione in giardino. La struttura ci è piaciuta per cui decidiamo di prenotarla anche per la tappa di trasferimento al rientro in Italia. Alle h. 9.00 si parte. La temperatura è ottima per viaggiare. Oltrepassiamo il confine di stato poi Nizza, Cannes, Aix en Provence ci obbligano a ripetute e noiose fermate al casello per il pedaggio autostradale. Attraversiamo il parco naturale della Camargue ed a Montpellier; facciamo una sosta per il pranzo. Si riparte ed intorno alle h. 17 siamo a Tossa de Mar. Subito troviamo l’albergo (che forza il navigatore!) che ci conferma la nostra prenotazione on line. Ci sistemiamo nella camera che troviamo funzionale e di buon rapporto qualità prezzo. La solita meritata doccia e siamo subito pronti per raggiungere a piedi il vicinissimo centro della città vecchia, la spiaggia e la rocca che sovrasta il borgo marinaro. Qui una certa suggestione si fa sentire. Ritornare dopo 25 anni nello stesso luogo dove avevamo trascorso alcuni giorni del nostro viaggio di nozze, è veramente emozionante. I ricordi sono indelebili nelle nostre menti e subito ci accorgiamo che non è cambiato nulla, che le mura e le torri della fortezza sono esattamente le stesse cosicché ci sfiora la presunzione di essere anche noi come quelle mura, che non siamo cambiati e che mai cambieremo. Un attimo e la razionalità riprende giustamente il proprio posto. Certo che siamo cambiati! Siamo sicuramente più maturi, più riflessivi ma ci anima sempre quel pizzico di lucida follia che poi è il sale della vita. Decidiamo per una cena frugale accompagnata da un fresco prosecco che consumiamo seduti su una panchina in riva al mare. Perdiamo proprio la cognizione del tempo…. Sono oltre le ore 22, il sole è appena tramontato ed è sempre giorno. Che bella la Spagna!!!

1° luglio 2010

Decidiamo di impiegare la giornata nella visita alle vicine cittadine balneari di Blanes e Lloret de Mar da tutti considerate le località turistiche più rinomate della Costa Brava, divenute meta turistica dei giovani per l’ animata vita notturna. La sera ci tratteniamo a mangiare in un localino del centro di Tossa, scegliamo il piatto più ovvio: la paella Catalana unita ad un vino rosé. L’atmosfera è spensierata, il nostro viaggio, quello da sempre sognato, è solo all’inizio. Notiamo un certo fermento sulla spiaggia e ci rendiamo presto conto che è stato allestito uno spettacolo pirotecnico in occasione dell’inizio della stagione estiva. I fuochi d’artificio che si ammirano con lo sfondo della Rocca sono veramente suggestivi.

2 luglio 2010 Tossa de Mar Murcia KM 720 (3° tappa)

Anche quest’oggi ci aspetta una bella tappa di trasferimento ed è quella che ci porta nel Dipartimento della Murcia. Alle h. 8 sveglia, una semplice colazione e poi… via, si parte. Ci immettiamo nella AP7 in direzione Barcellona. Si viaggia a una tabella di marcia di 130/140km orari, a parte le soste per fare il pieno di benzina e ai caselli autostradali che si trovano alle barriere di ogni città, l’ultimo finalmente è quello alla ingresso di Valencia. All’autogrill ci fermiamo per un panino e un po’ d’acqua fresca e ripartiamo perché la temperatura inizia a salire ed è meglio arrivare prima possibile alla meta prefissata. A circa 80 km da Alicante ci alleggeriamo un po’ del vestiario, il caldo ti toglie il respiro, ma siamo a circa 200 km dalla destinazione e non sarà il caldo a modificare la nostra tabella di marcia. Seguiamo fedelmente le indicazione del nostro navigatore che ci dirotta fuori dal percorso autostradale, esattamente in una strada nazionale di collegamento tra la A7 e la A30. La carreggiata a due corsie, anche se abbastanza larga, è percorsa da una colonna interminabile di camions nei due sensi di marcia (forse tutti quanti hanno seguito le indicazioni del nostro stesso navigatore) per cui ci rendiamo conto che sorpassare i TIR è una manovra da cosiddetti “kamikaze” . Pazientemente ci mettiamo in coda. Avanti a noi un bisonte della strada crea una forte turbolenza che ci costringe a continui sbandamenti e dietro a noi (molto vicino…troppo vicino) scorgiamo negli specchietti la minacciosa sagoma del fratello del primo bisonte. Passano i chilometri senza che vediamo nessuna altra moto, poi, quasi all’improvviso (il navigatore ha sempre ragione) eccoci nell’autostrada che conduce alla vicina Murcia. Nella zona ci sono numerose serre che riflettono la luce solare ed ognuna è dotata del proprio invaso artificiale per l’irrigazione. Esteticamente non è il massimo ma frutta e verdura nelle tavole è pur sempre una necessità. Giungiamo in albergo. Subito entriamo sotto la doccia. Appena in tempo per vedere la conclusione della partita di calcio nonché la fine dell’avventura mondiale della nazionale Brasiliana. Facciamo visita alla vicina Cartagena. E’ una città gradevole la cui via principale, pavimentata in marmo e piena di negozi, taglia in due la città e conduce al mare. Una stupenda insenatura naturale purtroppo deturpata dalla struttura del grande porto che presenta alcune banchine in disuso nelle quali si affacciano vecchie navi militari in disarmo. Nelle vicinanze si trova il teatro romano che meriterebbe un’attenzione maggiore nella sua conservazione. All’improvviso un SMS che ci ha inviato il nostro amico Maurizio ci catapulta di colpo nella nostra realtà senese dove da poco è si è concluso il Palio di luglio, vinto dalla contrada della Selva. Decidiamo per una cena frugale con vista mare ammirando il tramonto oltre le ore 22.00. Siamo stanchi e, giunti in albergo, subito ci addormentiamo.

3 luglio 2010

Ci prendiamo una giornata di “riposo” nel senso che decidiamo di rimanere in zona a visitare la costa che affaccia sul Mar “Menor”. E’ una lingua di terra lunga più di venti chilometri che separa il grande lago salato (chiamato appunto mar Menor) dal mare aperto. Nel tardo pomeriggio visita nel centro di Murcia e poi cena in hotel.

4 luglio 2010 Murcia – Vilamoura (Algarve) KM 740 (4° tappa)

Sveglia di buonora e partenza poco prima delle otto. Ci immettiamo nella A7 e poi nella A92. La solita velocità di marcia di 130/140 ci consente di attraversare abbastanza rapidamente la regione della Murcia, un altopiano a circa 600/700 metri sul livello del mare. Entriamo in Andalusia nel parco nazionale della Sierra Nevada. L’autostrada è un continuo saliscendi e si giunge al valico ad una altitudine di 1380 mt. La temperatura è di circa venti gradi centigradi. Forti ed improvvise raffiche di vento mettono a dura prova il nostro fisico ma la moto rimane saldamente in traiettoria nel susseguirsi delle curve. La montagna con la vetta imbiancata dalla neve è davanti a noi con tutta la sua maestosità. Si discende verso Granada in un paesaggio stupendo. Man mano che ci avviciniamo a Siviglia i verdi prati montani lasciano spazio ad aride pianure. Siamo al centro della cosiddetta fornace d’Europa e non a caso il termometro della nostra moto registra nel primo pomeriggio la temperatura di 46,5 gradi centigradi. Siamo costretti ad una sosta nella A49, nei pressi di Huelva, per dissetarci e toglierci gli stivali ma la frenesia di arrivare al confine del Portogallo si fa sempre più forte. Si riparte con una calura talmente insopportabile che basta aprire un attimo la visiera del casco per sentire forti bruciori agli occhi. Intorno a noi gli automobilisti dall’interno del loro abitacolo climatizzato ci guardano perplessi. Sarà un caso che in quel lungo tratto autostradale non abbiamo incontrato nessun motociclista???? Finalmente scorgiamo di fronte a noi il Rio Guardiana che segna il confine del Portogallo, il nostro obiettivo e prima vera meta del nostro viaggio. La temperatura è un po’ più mite e proseguiamo sino al residence Parque das Amendoiras, a Vilamoura vicino Faro, che ci conferma la nostra prenotazione. Siamo sudati fradici, sporchi dal lungo viaggio, i nostri vestiti sono una maschera di moscerini, ma ci sentiamo soddisfatti per avere lasciato alle nostre spalle, fortunatamente senza intoppi, oltre 2.500 km. La soddisfazione si trasforma in stupefazione quando vediamo che l’appartamento a noi riservato, un attico al settimo piano, è dotato di una grande terrazza affacciata sull’oceano dalla quale si gode un panorama a dir poco favoloso. Ci sistemiamo ben bene e ci rilassiamo dopo una cena luculliana facendoci rapire da un tramonto mozzafiato. E’ il nostro viaggio, è il nostro 25° anniversario. Siamo felici per ciò che la vita sta riservandoci.

5,6, luglio 2010

Le due giornate trascorrono in assoluto relax tra il crogiolarsi al sole della vicina praia da Falesia, la visita alle città di Faro e Albufeira, ivi comprese alcune spiagge del luogo. Ci rammarichiamo per avere prenotato solo tre notti per cui il poco tempo a disposizione non ci permette una visita più approfondita a tutta la zona e poi perché ci dispiace lasciare la “nostra” grande terrazza.

7 luglio 2010 Vilamoura – Sagres km 120 (5°tappa)

Breve tappa di trasferimento. Facilmente raggiungiamo l’Hotel a Sagres, ove abbiamo prenotato la più lunga permanenza del nostro viaggio. Dieci giorni nella cittadina più a sud/ovest di Europa che ci consentiranno di visitare la costa occidentale e quella sud orientale del Portogallo. L’albergo è dotato di una piscina e di ottimi spazi comuni ma la camera lascia veramente a desiderare. Si rimpiange il residence e la terrazza di Vilamoura.

8/16 luglio 2010

Nel pomeriggio di ieri avevamo percepito la prima “avvisaglia”. Oggi abbiamo la certezza che a Sagres, in questo periodo dell’anno, soffia costantemente un implacabile quanto fastidioso e freddo vento da nord che diventa veramente insopportabile a Cabo San Vicente, un altissimo promontorio roccioso a picco sull’oceano detto anche “Fine del Mondo”. Nella zona compresa tra Cabo San Vicente e punta di Sagres il mare manifesta tutta la sua dirompente energia infrangendosi nella scogliera. Mai visto niente di simile. A tali altezze ed al fragore delle onde sono certamente abituati i vecchi portoghesi i quali, canna da pesca alla mano ed a discapito dello loro anziana età, si muovono agevolmente, sprezzanti del pericolo, pescando dalle vertiginose scogliere a picco sull’oceano. Tutta la costa occidentale, priva di insediamenti turistici, è intervallata da imponenti scogliere e selvagge spiagge battute dal forte vento che rappresenta il paradiso dei surfisti, mentre la costa meridionale verso Lagos, più adatta alla balneazione, è stata la meta frequente nei nostri spostamenti. Abbiamo visitato ogni spiaggia compresa tra Sagres e Portimao ma quelle che maggiormente ci hanno colpito sono state Praia da Roca a Portimao e praia Dona Ana, a Lagos, ove la marea raggiunge quasi tre metri in altezza. Il periodo di soggiorno intervallato da giornate trascorse al sole ed ai bagni in spiaggia con altre dedicate alla visita di tutta la zona, è giunto al termine senza che ne accorgessimo. A proposito… L’unica moto italiana che abbiamo visto, una BMW targata Padova caricata all’inverosimile e con in sella un uomo ed una donna, ci conferma ulteriormente che il Portogallo è una meta veramente lontana..

17 luglio 2010 Sagres – Porto km 610 (6° tappa)

Partenza alle ore 08.00 mentre soffia ancora più forte (ma è possibile??) l’implacabile vento che ha fatto scendere la temperatura a 16 gradi. Ci immettiamo nella A2 attraversando la Regione del Basso Alentejo, una zona scarsamente popolata contraddistinta per lo più da immensi latifondi ove sorgono piccoli centri rurali. Il traffico è scarsissimo e se non fosse per la presenza del moderno nastro di asfalto sembrerebbe proprio di essere nelle nostre campagne degli anni 50. La temperatura è salita intorno ai 30 gradi ed è ottima per viaggiare. Si arriva nei pressi di Lisbona (qui il Portogallo manifesta tutta la sua modernità) ma decidiamo a malincuore di proseguire verso la città di Porto anche se siamo veramente tentati di soffermarci solo qualche ora. A Lisbona siamo stati nel 2008 (con l’aereo) e ci è veramente piaciuta. Si percorre la A1 e intorno alle ore 14,00 siamo arrivati a destinazione presso un albergo vicino al centro. La stanza è molto pulita e funzionale. Il personale, estremamente gentile, ci consente di parcheggiare la moto in una corte interna chiusa da un cancello facendoci anche intendere che sarebbe rischioso lasciarla al di fuori. Accettiamo di buon grado il consiglio anche perché quale modo migliore per visitare il centro cittadino se non a piedi?

18, 19 luglio 2010

La città di Porto ci ha letteralmente affascinato. L’abbiamo percorsa in lungo e largo, a piedi o con i mezzi pubblici sino al mare verso la foce del Douro, per poi ritornare, sempre a piedi, lungo il fiume sino alla Ribeira.

20 luglio 2010 Porto – Noja (Cantabria) Km 700 (7° tappa)

Partenza alle ore 09.00. Ci immettiamo nella A4 verso la città di Amarante poi, in direzione di Vila Real nella A24 attraversando la regione del Tras-os-Montes. Questa zona, lontana da tutto, sembra l’angolo più dimenticato d’Europa. La stessa autostrada è un cantiere continuo e si viaggia ad unica corsia dietro una fila interminabile di camions. Siamo avvolti dalle nubi ed una fitta nebbia rende molto impegnativa la guida a causa della scarsa visibilità. Poi, giunti al valico oltre i mille metri di altitudine, le montagne hanno fermato le nubi dell’oceano lasciando d’improvviso ed inaspettatamente spazio al sole della Meseta spagnola che attraversiamo con le autostrade A52, A66, verso Leon, e la A67. Percorriamo gli interminabili rettilinei dell’altopiano ad una velocità di 150/160 Km/h. Il clima è secco e la temperatura di circa 38 gradi non si sente un granché. La catena Cantabrica, con il Picos d’Europa che s’intravede sulla nostra sinistra, ci avverte che la nostra meta si avvicina. Infatti la temperatura pian piano si abbassa di nuovo per cui l’arido territorio della Meseta lascia spazio ai verdi prati della Cantabria. Nel pomeriggio raggiungiamo l’albergo a Noja e poi a piedi facciamo una passeggiata nel centro cittadino. Il Clima è umido. La Temperatura è scesa a circa 18 gradi. Il cielo coperto non promette nulla di buono.

21, 22,23 luglio 2010

Come previsto nei tre giorni di soggiorno a Noja è quasi sempre piovuto. D’altronde non si spiegherebbe altrimenti la presenza della verde vegetazione negli scogli sino al mare. La zona balneare è abbastanza carina ed è frequentata unicamente da Spagnoli ove possiedono la seconda casa. La pioggia non ci ha comunque impedito di raggiungere Bilbao che dista circa 100 km. Il Centro Storico è abbastanza gradevole ma non è un granché. In pieno giorno un balordo scippa la borsa ad una donna e, nel ritornare verso la nostra moto, altri due balordi ci avvicinano nel tentativo di venderci nell’ordine: Hashish, marijuana e cocaina. Ci siamo pentiti di non avere visitato il museo, forse l’unica attrazione della città. Anche le cittadine di Santona e Laredo vicino a Noja sono abbastanza carine ma il clima umido e molto variabile le rendono poco adatte per la balneazione.

24 luglio 2010 Noja – Lourdes (FR) Km 390 (8°tappa)

Si parte alle ore 8.30 con una temperatura di 16 gradi proseguendo per l’autopista del Cantabrico attraverso i Paesi baschi sino alla frontiera Francese. Poi lungo l’autostrada “Pyrenenne” abbiamo raggiunto Lourdes intorno alle ore 13.00. L’albergo ci conferma la nostra camera. Tutto è filato liscio, anche nell’ultima prenotazione On line delle strutture all’estero. Passiamo il pomeriggio in visita al Santuario, alla Grotta e in giro per la cittadina ma rimaniamo delusi dal business creatosi nella Lourdes moderna che stride con le attrazioni, tutte comunque legate alla apparizione della madonna, e i luoghi sacri ove numerosi credenti, accomunati dalla fede, si ritrovano nella speranza di sentire la presenza divina o di essere partecipi ad un nuovo miracolo, ad una nuova apparizione oppure ad una guarigione da un male incurabile. Comunque a Lourdes si “respira” una misteriosa energia originata dalla contemporanea presenza di migliaia di persone provenienti da ogni parte del mondo.

25 luglio 2010 Lourdes – Porto Maurizio Km 820 (9°tappa)

E’ la tappa più lunga del viaggio per cui ci si sveglia di buonora e si parte poco prima delle ore 7.00. Si prosegue lungo la “Pyrenenne” sino a Tolosa, poi lungo l’autoroute “des deux Mers sino a Narbonne ove si respira la calda aria del mediterraneo. Abbiamo già trascorso oltre venti giorni sull’atlantico (gli ultimi al freddo umido) e sentiamo nostalgia del “mare Nostrum” . Sino a Nimes forti ed improvvise raffiche di vento laterale ci provocano pericolosi sbandamenti ma si prosegue (soste per la benzina escluse) sino a destinazione, ovvero lo stesso B and B della partenza. Una indispensabile doccia e quindi prepariamo la cena in giardino. Si sta veramente bene, la temperatura è mite ma crolliamo letteralmente dalla stanchezza. Oggi è stata dura.

26 luglio 2010 Porto Maurizio – Livigno Km 490 (10° tappa)

Si parte alle ore 9.30 ma appena imboccata l’autostrada siamo costretti a circa 30 km di gimcana tra le auto ed i camions fermi a causa di un incidente. Non ci perdiamo d’animo e si prosegue verso Genova, Milano e quindi verso il lago di Como ove ci immettiamo nella statale della Valtellina sino a Tirano. Transitiamo dalla Svizzera verso Poschiavo e prima del valico del Bernina si inseriscono le imbottiture a giubbotti dato che in quota la temperatura è scesa a sei gradi. Si prosegue in direzione del passo Forcola immersi nel suggestivo panorama alpino e poi in discesa verso Livigno. La baita “Francisi” che abbiamo prenotato è molto carina e funzionale.

27, 30 luglio 2010

La stagione non è stata delle migliori (nottetempo è anche nevicato) ma ci ha comunque consentito di percorre con la nostra moto i più incantevoli passi alpini in ogni versante. Lo Stelvio, il Gavia, il mitico Mortirolo, ed il Bernina verso St. Moritz. Ci siamo anche rilassati a passeggio per le vie del centro. Dopo tanto mare ci volevano i 2.758 metri del passo dello Stelvio.

31 luglio 2010 Livigno – Siena Km 540 (11° tappa)

Siamo al giorno del rientro e ci sentiamo un po’ addolorati anche perché siamo stati veramente bene e tutto è trascorso senza particolari imprevisti. Si parte con calma verso Tirano, poi al valico dell’Aprica verso la Val Camonica, il Lago d’Iseo e quindi l’autostrada verso Bologna e Firenze. Nel percorrere, verso casa, gli ultimi 56 km dell’autopalio ci assale quella malinconia che contraddistingue ogni vacanza giunta al termine. Certo che per noi questa è stata una vacanza veramente particolare e siamo tristi di dover rientrare. Ogni luogo che abbiamo visitato, il suo paesaggio e la sua gente ci è rimasta nel cuore ma ci consoliamo pensando che d’altronde la fine di un viaggio è solo l’inizio di uno nuovo.

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la costa a noja

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il passo Gavia

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il mitico Mortirolo

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rientro da Livigno

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Algarve tramonto

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Capo S. Vincente

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Portogallo costa occidentale

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Porto panorama

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tramonto sul Douro

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Portogallo costa occidentale

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Sagres praia da Mareta

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la spiagga a Noja

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la costa cantabrica



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