Howzit? Consigli per il Sudafrica

Esperienze indimenticabili in ambienti diversi
Scritto da: drlove
howzit? consigli per il sudafrica
Partenza il: 20/01/2011
Ritorno il: 08/02/2011
Viaggiatori: 2
Spesa: 2000 €
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Il Sudafrica è un paese straordinario, che permette esperienze indimenticabili in molti ambienti diversi. Ha il grosso vantaggio, rispetto ad altri paesi Africani, di essere comodo e accessibile, offrendo servizi di livello europeo. Per visitarlo il modo di gran lunga più indicato è affittare delle auto, magari intervallandole con qualche volo interno. Le zone da visitare dipendono molto dai gusti personali: la classica vacanza di due settimane in genere si divide tra la zona del capo e delle balene per poi spostarsi verso nord e dedicarsi ai parchi. Di seguito proponiamo qualche consiglio (speriamo) utile, poi raccontiamo il percorso e le nostre impressioni sui luoghi visitati, ovviamente più che discutibili! Alla visita del Kruger e dei parchi abbiamo pubblicato un diario a sè (Sudafrica Parchi: Kruger e oltre – istruzioni per l’uso) Prenotazioni: non ossessionatevi: i veri periodi difficili si collocano, come in Europa, dal 15 luglio al 15 agosto e nel periodo natalizio, fino al 10 gennaio circa. Viaggiando tra gennaio e febbraio non abbiamo mai avuto alcun problema a trovare posti, e il consiglio è di prenotare giorno per giorno o affidarsi agli uffici turistici, per non essere in alcun modo vincolati, considerato che le possibilità di alloggio sono davvero innumerevoli. Se invece si è costretti all’alta stagione è indispensabile prenotare in anticipo almeno i lodge nel Kruger, e attivarsi in anticipo per i weekend e per le zone più gettonate (soprattutto la zona del capo). In generale è una buona idea comprare una scheda telefonica sudafricana o una chiavetta per la connessione in rete (es. Vodacom all’aeroporto di Johannesburg zona arrivi terminal A) per essere autonomi nelle prenotazioni. Voli: da alcuni anni non ci sono voli diretti dall’Italia (la South African Airline vola su Francoforte); i voli più convenienti sono con Al Afriqua (via Tripoli) e Egyptair (via Cairo), tra i 450 e i 650 euro a seconda del periodo; visto il momento difficile in alternativa a circa 50-100 euro in più ci sono gli ottimi voli delle compagnie del golfo, come Ethyad e Qatar. Riguardo i voli interni abbiamo approfittato di un offerta della Kulula, impeccabile. Le altre compagnie low cost sono la Mango e la 1Time, che raggiungono la maggior parte delle grandi città. La SAA ha comunque prezzi non esagerati, ed è l’unica a raggiungere alcune destinazioni periferiche. Noleggio auto: I prezzi variano notevolmente, conviene fare una paziente ricerca in rete; noi abbiamo usato Carhire3000.za e Holidayautos.uk.co, a circa 20 euro al giorno, con aria condizionata (“caldamente” consigliata, almeno nel nord). Attenzione ai costi aggiuntivi, in particolare alla one-way fee (per la restituzione in città diversa), a volte non chiaramente indicata; alcuni siti offrivano prezzi convenienti per poi richiedere 70 euro di tassa. L’altro problema è la qualità della vettura, molto variabile: una delle nostre era senza servosterzo e con l’aria condizionata funzionante a singhiozzo, altri hanno descritto problemi ben peggiori, meglio essere pignoli al momento della consegna.

Regole stradali: la qualità della rete stradale è molto superiore alla media africana, e a tratti anche di quella italiana. Il traffico è abbastanza scorrevole anche in città, i problema è lo stile di guida spericolato e le carrette senza luci che rendono pericoloso viaggiare la sera o con scarsa visibilità. Ci sono alcune particolarità: la corsia di sorpasso c’è solo a tratti, anche sulle autostrade (che non hanno corsie separate). Normalmente il veicolo più lento si sposta nella corsia di emergenza, il più veloce supera e ringrazia usando le 4 frecce. Agli stop (che spesso sono su tutte le strade dell’incrocio) ci si ferma sempre e comunque, quindi passa chi è arrivato per primo, al di là che arrivi dalla strada principale o secondaria. Attenzione al parcheggio: si posteggia SOLO sul lato sinistro (si guida all’inglese), la sosta contromano è punita con 1000 R di multa. Si incontrano moltissime pattuglie e i controlli sembrano essere frequenti (anche se noi non siamo mai stati fermati) e qualcuno ha riferito casi di poliziotti disonesti e corrotti, che pretendono bustarelle più o meno trattabili. Infine il carburante: molto economico, ma tenete conto che i distributori fuori città sono relativamente pochi (l’”autogrill” autostradale è un assoluta rarità) e nel nord per lunghi tratti si rischia di non vederne nessuno. Serbatoio sempre pieno!

Altri trasporti: Il treno può essere utile nella zona del capo (ad esempio per andare e tornare dalle Winelands senza rischiare le manette!) e di Johannesburg e Pretoria. Invece il bus è un’alternativa utilizzabile per spostarsi tra le grandi città e luoghi di attrazione (molto usata è la Baz bus), il problema sono le poche corse e il prezzo non irrilevante. Economici sono invece i minibus locali, il problema è l’assoluta irregolarità che costringe a lunghe attese: indicato solo per chi viaggia sacco in spalla e ha molto tempo e pazienza!

Pasti: l’istituzione culinaria nazionale è il braai, cioè il barbecue, predisposto in qualunque seppur piccolo giardino di casa, così come in ogni area per picnic, piazzola o campeggio. Non stupisce quindi che la carne alla griglia sia onnipresente, ottima e a buon mercato (un filetto da 300g = dagli 80 ai 120 R). A Oudtshoorn va assaggiato anche l’eccellente struzzo, mentre un’altra specialità diffusissima è il biltong, carne secca non bella a vedersi ma gustosissima. Per il resto la cucina ha spesso i caratteri di quella del nord Europa, piacevolmente contaminata con sapori africani. Nelle località turistiche la scelta dei ristoranti è varia e comprende diversi ristoranti “etnici”, italiani compresi. Una menzione particolare a catene come il Braza (cucina Portoghese e Mozambicana) e l’Ocean Basket (pesce e frutti di mare), due istituzioni che non vi pentirete di aver provato; l’Ocean in particolare dà dipendenza… Per uno spuntino sono comodissimi gli Spar e i Pick&Pay, molto diffusi ed economici: tra un mango e una papaya sono da provare i succhi “Ceres”! Bevande: come nel nord Europa birra e liquori costano pochissimo (circa 10 R una bottiglia di birra o uno shot), mentre la poco usata acqua minerale è cara (8-12 R per 1,5 litri). C’è naturalmente una vasta scelta di vini, soprattutto dei piacevoli e freschi bianchi e rosè, peraltro molto economici. I rossi non sono all’altezza della loro fama. (Piccola digressione da amante del vino: il “Ken Forrester Pinotage” alcuni anni fa ha vinto la classifica di Wine Spectator…se quello è il migliore allora sul podio c’era posto anche per il San Crispino!).

Alloggio: a parte i lodge del Kruger (vedi diario “Sudafrica Parchi: Kruger e oltre – istruzioni per l’uso”) la soluzione migliore sono i numerosissimi Bed&Breakfast, quasi sempre di ottimo livello e spesso con piscina e giardino: i prezzi variano da 200 a 500 R a persona, con l’esclusione di Cape Town che è tendenzialmente più cara. I prezzi sono quasi sempre “a testa”, annullando il vantaggio di viaggiare in coppia. Gli alberghi che abbiamo visto offrono un rapporto qualità-prezzo peggiore e tolgono il piacere del rapporto diretto con i proprietari; inoltre, a meno che non abbiate un budget da Hilton, sono generalmente piuttosto brutti e anonimi.

Acquisti: Senza entrare nei dettagli, gli acquisti più interessanti sono gli oggetti di artigianato in legno, le sculture, i grandi e piccoli dipinti, similmente agli altri paesi dell’Africa tropicale. Particolarmente belle le maschere, da quelle rudimentali alle più elaborate, con motivi tribali. Il miglior assortimento l’abbiamo trovato a Greenmarket Square in Cape Town, ma più o meno gli stessi oggetti si trovano in tutto il paese, nei vari craft shop allestiti in tutti i centri turistici; inoltre molte bancarelle vengono allestite fuori città lungo le strade principali. Va sottolineato che nei mercati dello Swaziland (ad esempio quello di Manzini) i prezzi sono notevolmente più convenienti; vale come sempre il gioco della contrattazione.

Uffici turistici: sono presenti anche nei centri più piccoli, e sono utilissimi per cercare una sistemazione all’ultimo momento: gli operatori vi fanno scegliere tra i vari dépliant e contattano loro alberghi e B&B…meglio di così! Inoltre forniscono informazioni sulle attività della zona e sui luoghi da visitare, oltre alle mappe, il tutto assolutamente gratis.

Guide: quella del Sudafrica (ed. marzo 2010) è una delle più scadenti tra le Lonely Planet degli ultimi anni: fidatevi di due che ne hanno usate davvero tante. Sopravvaluta cittadine anonime, si spende per attività poco praticate (o davvero così tanti italiani vanno in Sudafrica a fare escursioni di una settimana nei boschi?), esalta visite e musei che non sono niente più che curiosità. Allo stesso tempo si ha l’impressione che in Sudafrica il mare non ci sia o che sia vietato prendere il sole su una delle sue bellissime spiagge, con il rischio di perdersi luoghi stupendi. L’attrattiva del paese è la natura, i suoi differenti ambienti, i paesaggi, gli animali; le città, a parte Cape Town, non sono praticamente di nessun interesse. Alternative? Purtroppo non sappiamo darne. Sicuramente il consiglio è: affidatevi alla gente del posto, alle indicazioni dei padroni di casa, degli altri viaggiatori e non ultimi degli eccellenti uffici turistici. E ovviamente dei diari di Turisti per Caso!

Elettricità: in Sudafrica si usa una presa particolare, non compresa negli adattatori da viaggio; bisogna comprarne di appositi sul posto. Si trovano ovunque, quindi lasciate stare quelli in aeroporto da 75 R, in qualsiasi negozietto o supermercato li troverete a 15-20 R.

Sicurezza: è una preoccupazione costante dei sudafricani, che in alcuni casi sfiora il paranoico. Vedrete case blindate come fortini, innumerevoli sistemi di allarme, filo spinato…non fatevi però contagiare. Nei piccoli centri non ci sono grossi pericoli, a meno di andarseli a cercare: non ha senso rintanarsi in stanza al tramonto, basta usare il buon senso ed evitare zone a rischio. Guidare di notte è pericoloso più che altro per il rischio di incidenti e investimenti, a causa della scarsa illuminazione e degli spericolati mezzi senza luci. Persino a Cape Town, per lo meno nelle zone centrali, non sembrano esserci grossi rischi, visto anche il dispiegamento di forze dell’ordine. Johannesburg ha una pessima fama, ma di giorno se si resta vicino ai punti di interesse e non si ostenta nulla di prezioso non dovrebbero esserci problemi. Per il resto non c’è motivo di vagare da soli nei quartieri degradati o nelle township, meno che mai di notte. Con le normali accortezze che si avrebbero anche in Italia si può girare senza particolari preoccupazioni. Infine i sudafricani: davvero simpatici, spesso un po’ pazzerelli (vedi gli annunci della Kulula) i sudafricani bianchi sono indiscutibilmente ospitali ed estroversi, ed è per questo che consigliamo di pernottare in B&B presso privati. Ipocrisie e retorica a parte, il paese è ancora ben diviso tra la minoranza bianca e i neri; l’apartheid è finito ma i due mondi sono ancora separati, e incontrerete spesso neri relegati ai ruoli più umili o nullafacenti a bordo strada. Tranne che per i più istruiti il rapporto con i turisti stranieri oscilla tra la diffidenza e la speranza di ottenere denaro. Speriamo che gli anni, la scuola e il rinnovarsi delle generazioni facciano un buon lavoro!

Il percorso: nei primi giorni abbiamo subito visitato il Kruger: molti lo tengono alla fine, temendo di svalutare i parchi successivi; noi eravamo curiosi di vederlo subito e siamo stati molto soddisfatti anche delle tappe seguenti. Qualunque sia il vostro programma riservate a questo incredibile parco almeno tre o quattro giorni interi. Successivamente ci siamo spostati verso la costa, attraversando lo Swaziland fino a St.Lucia, dove ci sono altri imperdibili parchi. Quindi da Durban abbiamo volato a Port Elizabeth per percorrere le famose Garden Route e Route 62 fino a Cape Town, alla quale abbiamo dedicato due giorni per poi volare a Johannesburg e dopo un giorno ripartire per l’Italia.

A nostro parere la parte assolutamente irrinunciabile è il nord, dal Kruger alla costa del Kwazulu-Natal, a cui si potrebbe dedicare anche qualche giorno in più; non sarebbe invece un delitto volare da Durban direttamente a Cape Town per visitare più approfonditamente i dintorni, anche se la zona di Knysna è molto piacevole. Infine anche Johannesburg e la zona centrale offrono attrattive (ad esempio il parco Golden Gate) di cui ci hanno parlato bene e che meriterebbero se possibile una visita. Tra le zone più periferiche ispira atmosfere avventurose la zona del Kalahari, al confine con Namibia e Botswana, che necessita però di almeno 5 giorni dedicati.

21 Gennaio: Italia – Johannesburg – Nelspruit (volo); Komatispoort 22 Gennaio: Komatispoort – (Kruger Park) – Skukuza 23 Gennaio: Skukuza – (Kruger Park) – Skukuza 24 Gennaio: Skukuza – (Kruger Park) – Olifants 25 Gennaio: Olifants – (Kruger Park) – Blyde River Canyon – Graskop 26 Gennaio: Graskop – Pelgrim’s Rest – Swaziland 27 Gennaio: Swaziland – St. Lucia 28 Gennaio: St. Lucia- (Himfolozi Park) – St. Lucia 29 Gennaio: St. Lucia – (Wetland Park)- Ballito 30 Gennaio: Durban – Port Elizabeth (volo) – Plattemberg Bay – Knysna 31 Gennaio: Knysna – Knysna 1 Febbraio: Knysna – Garden Route – Oudeshoorn 2 Febbraio: Oudeshoorn – Route 62 – Montagu 3 Febbraio: Montagu – Winelands – Cape Town 4 Febbraio: Cape town – Penisola – Cape Town 5 Febbraio: Cape Town – Cape Town 6 Febbraio: Cape Town – Johannesburg (volo) 7 Febbraio: Johannesburg (Soweto) – Italia

KOMATISPOORT: La prima cittadina che incontriamo ha un ambiente decisamente già tropicale, con alberi, liane e strade sterrate in “centro”. C’è uno Spar all’ingresso del paese, l’ultimo prima di entrare nel parco. Per il resto non c’è nulla da vedere. Per il pasto consigliato il Restaurante Tambarina: ottimo inizio con un locale semplice ma curato, con cucina portoghese molto buona! Primo filetto del viaggio… Trees Too: perfetto per il relax dopo il volo. Giardino, bella stanza affacciata sulla piscina, clima tropicale, sdrai e onesty bar a disposizione. Jessica ha lavorato nei lodge del Kruger e può darvi consigli sui percorsi migliori. 400 R a testa.

KRUGER: VEDI DIARIO Sudafrica Parchi: Kruger e oltre – istruzioni per l’uso

BLYDE RIVER CANYON: scendendo dal Kruger il paesaggio diventa sempre più montuoso, e si comincia a intravedere il canyon colorato. Complice la giornata grigia non abbiamo potuto apprezzarlo al meglio e non ci ha entusiasmato: l’impressione è che valga sicuramente una sosta andando o venendo dal Kruger, non di venirci appositamente. Ci sono diversi punti di sosta lungo la strada, mentre nella parte centrale bisogna entrare nel parco (ingresso 20 R). Verso Graskop si può fare una deviazione per altri due punti panoramici (la God’s Window e Wonder Wiew); l’accesso in macchina chiude alle 17, ma si può comunque passare a piedi. Sempre nella stessa zona si possono fare soste vicino alle cascate Berlin e Lisbon, con il loro contorno di bancarelle. Una deviazione interessante è quella verso le Echo Caves, un sistema di grotte con formazioni calcaree e alcuni stretti passaggi. Una volta entrati (50 R) una guida vi accompagnerà per 30 o 45 minuti tra i cunicoli, mostrandovi curiosità e raccontando l’uso delle grotte nella preistoria. A poca distanza c’è un’altra grotta (Cave of Man), più incentrata sui cavernicoli.

GRASKOP: Si tratta di un paesino di montagna, relativamente moderno e senza nessuna attrattiva; si trova però in una zona strategica e offre un’ampia scelta di ristoranti e B&B. Autumn Breath: vi accoglierà Johann che, a parte l’ossessione per la sicurezza (preparatevi ad affrontare grate e chiavistelli prima di poter entrare) è un ottimo padrone di casa, gentile e disponibile per informazioni. Le stanze e i bagni sono belle e grandi, la cucina non è impeccabile nella pulizia. Buona colazione all’inglese. 500 R a stanza.

PILGRIM’S REST: Il villaggio di minatori è stato conservato e restaurato, e le casette riadattate per ospitare negozi e piccoli musei, in modo gradevole e non troppo kitsch. In alta stagione probabilmente è meglio parcheggiare nel villaggio “basso” e fare due passi; nella zona più turistica c’è un mercato di venditori, parcheggiatori e lavamacchine un po’ insistenti. Vale una visita, più o meno mezza giornata.

SWAZILAND: Anche questo piccolo staterello merita sicuramente una visita, viaggiando tra la costa e il Kruger. Almeno per rendere omaggio al folkloristico re e alle sue foto sparse ovunque! Non serve cambiare il denaro, i Rand sono comunemente accettati, male che vada vi arriverà qualche resto in valuta locale. Noi non ci siamo andati, ma sembra che i parchi descritti entusiasticamente sulla guida non siano eccezionali; al massimo ci ispiravano i lodge nella foresta, prenotabili all’ufficio turistico in frontiera. Per attraversare i paesaggi più belli gli ingressi migliori sono Jeppe’s Reef e Bulembu, situati nelle zone più montuose. I genere poi si passa dalla zona centrale, da Manzini e dalla Malkerns valley. Infine la parte meridionale è più monotona, attraverso campagne e canne da zucchero. La procedura di ingresso, piuttosto contorta, prevede:

  1. prendete dal primo addetto un bigliettino con spazio per i timbri
  2. PARCHEGGIATE subito dopo: bisogna entrare negli uffici e ritirare dal primo sportello appena si entra (assistance) un modulo da compilare con l’elenco dei vostri beni, da conservare fino all’uscita dal paese. Sostanzialmente interessano i dati dell’auto, ma meglio aggiungere anche macchine fotografiche e cellulari con relativi numeri di serie, non si sa mai…
  3. allo sportello successivo (immigration) si presentano i passaporti, e si riceve il timbro sul primo bigliettino
  4. si passa a piedi alla zona doganale vera e propria, dove PRIMA si paga la road tax (50 R, attenzione ai disonesti), POI si ricevono i timbri sul passaporto e il bigliettino per la macchina. In genere qui ci sono gli uffici turistici, piuttosto ben organizzati come in Sudafrica.

All’uscita la procedura è leggermente più agile (e senza tasse); meglio comunque chiedere subito agli addetti per non fare code inutilmente.

Nella valle di Malkerns si può visitare la fabbrica di candele, molto interessante e con la possibilità di bellissimi acquisti. Non lontano si trovano alcune riserve, la corte reale e il villaggio culturale swazi con un teatro folkloristico, oltre a un mercato per turisti. Decisamente non turistico è invece il mercato di Manzini, che si tiene tutti i giorni ma che il giovedì è particolarmente animato. È prevalentemente dedicato a frutta, verdura e abbigliamento, oltre ad attrezzi, medicine, cd e ad altri oggetti non ben identificabili. Non manca comunque la zona di artigianato (al piano superiore), con prezzi davvero bassissimi. Ci hanno poi indicato la fabbrica di vetro, presso Mbabane, che ricicla e assembla manufatti con materiali di scarto, pare piuttosto belli.

Forrester’s Arms: Assolutamente imperdibile, un angolo coloniale inglese in mezzo al nulla! Ci si arriva da una strada secondaria (ben segnalata) da Mbambane o dalla valle di Markerns. Un salto indietro nel tempo, con arredamento retrò e caminetto. Bar impeccabile, cena e colazione semplicemente deliziose, raffinatissime, servizio eccellente. Lo stesso stile si ritrova nelle camere, non grandissime ma funzionali. È poi il posto giusto per chiedere consigli su dove andare e cosa fare in Swazi. 450 R a testa comprese cena e colazione.

ST. LUCIA: Si tratta di una cittadina praticamente immersa nella palude, alle porte del Wetland Park, per il quale costituisce un ottimo punto di partenza. Almeno la metà delle case sono B&B, e credo che per quanto affollato anche in alta stagione un posto lo si trovi. Male che vada a 27 Km c’è Mtubatuba, cittadina piuttosto brutta ma molto comoda per gli spostamenti e con altre soluzioni per l’alloggio. Tornando a St.Lucia (detta “sanluuuscia”) pur essendo completamente moderna è sicuramente un posticino piacevole. L’attrattiva è sostanzialmente il parco, i suoi ambienti e gli animali: questi ultimi si possono vedere dal club della pesca (Deap See Angling Club), posto di fronte al fiume pullulante di coccodrilli e ippopotami…attenzione perché ogni tanto si fanno un giretto in strada! Al club c’è un buon ristorante affacciato sull’acqua, naturalmente a base di pesce. Sulla strada principale ci sono tutti i servizi: banche, supermercati, internet point, benzinai e ristoranti (Braza e Ocean Basket compresi!). Inoltre troverete molte agenzie che organizzano attività nel parco e in mare. Infine c’è una specie di “allevamento” di coccodrilli per chi vuole ammirarli più da vicino. African Ambience : John ha costruito questo bel B&B in stile africano, elegante e con diversi tipi di camere. Inoltre è un gran chiaccherone e disponibilissimo per consigli sui parchi dei dintorni. Da 350 a 450 R a persona.

PARCO UMFOLOZI: VEDI DIARIO Sudafrica Parchi: Kruger e oltre – istruzioni per l’uso WETLAND PARK: VEDI DIARIO Sudafrica Parchi: Kruger e oltre – istruzioni per l’uso

BALLITO: la costa a nord e sud di Durban è un susseguirsi di paesi di “villeggiatura”: belle spiagge, molti ristoranti, diverse possibilità di alloggio (ma non tante come altrove: varia molto da paese a paese, meglio scegliere in anticipo). Per un giorno di relax è una buona idea, soprattutto se poi si deve partire dall’aeroporto di Durban (circa 15 min). Shangri-La B&B: L’ultimo giorno nel KwazuluNatal abbiamo deciso di trattarci bene, e abbiamo pernottato nel miglior B&B del viaggio: semplicemente impeccabile in ogni dettaglio, con un bella vista sul mare e l’ennesimo Johann simpatico anfitrione. 500 R a testa, che per un luxury è più che onesto.

PLATTEMBERG BAY: qui il clima è diverso, il mare è più freddo e l’aria più europea. Platt Bay è una cittadina di mare con una grande e bella spiaggia e molti servizi mirati a bagnanti e surfisti. Purtroppo siamo arrivati in una giornata molto ventosa e non abbiamo potuto godercela, ma l’impressione è stata nel complesso positiva. Moltissimi alberghi, elenchi disponibili all’aeroporto di Port Elizabeth e all’immancabile ufficio turistico.

KNYSNA: una delle città più piacevoli del viaggio. Anche qui niente di storico, ma un porticciolo elegante, pieno di negozi e ristoranti (ostriche a gogò!) e delle isole trasformate in quartieri residenziali immersi nella laguna. Si possono fare passeggiate verso l’imbocco affacciato sul mare, popolato da foche, e nelle spiagge circostanti: assolutamente paradisiaca quella di Noetzie accessibile con una sterrata e con una ripida gradinata, ma ne vale davvero la pena. Altra grande spiaggia è quella di Buffalo, in cui si riesce anche a fare il bagno in sicurezza (si può fare anche in laguna, fate riferimento ai soliti dépliant informativi). Non ha invece senso perdere tempo per i paesini tipo Belvidere. Dal porto parte una crociera che fa il giro della laguna in circa 90 minuti: rilassante, ma niente di speciale, anche considerato il prezzo esagerato (120 R a persona). In città per chi ama la birra c’è la Mitchell Brewery, che si può visitare e soprattutto assaggiare (30 R degustazione, 60 R con anche la visita). È possibile anche fare un giro guidato per la township, con gente del posto: tornando lo faremmo sicuramente, non fate paragoni con Soweto che è una realtà completamente diversa. Nella foresta, sulla strada verso Plattemberg Bay e Port Elizabeth, si possono fare innumerevoli attività, come trekking, canoa, giri in bici, canopy tour (modello Tarzan) e vedere alcuni parchi a tema. Noi abbiamo scelto il centro di riabilitazione di Tenikwa, che si occupa di cura e ripopolamento. Si visitano gli animali in grandi gabbie, che tentano di riprodurre l’ambiente naturale limitando per quanto possibile l’inevitabile effetto zoo…però del resto dove mai avrete l’occasione di accarezzare un ghepardo e sentirlo fare le fusa? Impagabile. Altri parchi vicini sono dedicati a scimmie, uccelli ed elefanti. Infine sembra che il parco Tsitsikamma sia interessante e ben organizzato. Sulla strada principale si può deviare verso numerosi B&B, mentre altri si trovano nella zona ovest di Knysna, a buon prezzo. The Idle Monkey: sistemazione molto carina, in stile capanna africana con una struttura centrale come sempre all’inglese, con l’immancabile piscina. Lydia è un po’ più formale rispetto ai precedenti ospiti ma il servizio e la colazione sono ottimi. 300 R a testa.

GARDEN ROUTE: da Knysna si prosegue sulla costa attraversando un paesaggio di pinete, piuttosto monotono. Le città non offrono alcuna attrattiva, si possono fare deviazioni verso le spiagge ma il tempaccio non ce l’ha consentito. Dalla Garden Route non aspettatevi comunque nulla di strepitoso, al di là del nome altisonante.

OUDSHOORN: Città piuttosto grande, orientata su due grandi strade, con innumerevoli possibilità di alloggio. Il motivo di interesse, oltre alla Route 62, sono gli struzzi, presenti ovunque in tutte le forme e in tutti i loro derivati (piume e uova soprattutto). Si possono visitare gli allevamenti ed è una curiosità interessante. Consiglieremmo solo di evitare la Cango Ostrich farm, dove la visita è stata piuttosto superficiale e tutta orientata a far “cavalcare” gli struzzi, secondo noi un’inutile barbarie. La cosa divertente è accorgersi che sono completamente innocui e piuttosto simpatici, fatto che non impedisce però di assaggiarne un filetto in una delle tante griglierie (circa 80 R), davvero buono oltre che dietetico! Non lontane ci sono le Cango Caves, un sistema di caverne con molti passaggi stretti e claustrofobici. Boulder’s Lodge: Perfetto per una giornata di relax, con una bella piscina e idromassaggio, camere grandi e pulitissime, ristorante a disposizione, ottima colazione, a 400 R a persona. Va detto che in città ci sono anche moltissime sistemazioni più economiche, comunque belle e con piscina annessa: basta passare dal solito ufficio turistico all’incrocio principale!

ROUTE 62: Da Oudtshoorn verso Cape Town si attraversa un paesaggio da Far West, selvaggio e affascinante. Si passa da una sterminata pianura (con gli struzzi che saltellano qui e là) a zone più montuose, guidando per lunghi tratti senza incrociare nessuno. Nelle poche città attraversate non c’è assolutamente niente per cui fermarsi, tranne qualche grazioso bar, come il bar “della zucca” a Ladismith, ma il miglior localino è sulla strada tra Barrydale e Montagu, in mezzo al nulla. Il Ronnie Sex Shop offre rinfreschi e spuntini in un ambiente decisamente originale: non stupitevi se vi chiederanno di lasciare la vostra biancheria intima in cambio di una birra! Nell’ultimo tratto il panorama si addolcisce e si cominciano a intravedere i vigneti.

MONTAGU: Il paesino è un po’ più gradevole della media ed è comodo come tappa prima di tuffarsi in Cape Town, anche se (tanto per ripetersi) gli “innumerevoli monumenti nazionali” non sono di nessun interesse. L’unica vera attrattiva sono le fonti termali, visitabili sia da esterni che come ospiti dell’Avalon Hotel, albergone che ha visto sicuramente tempi migliori ma che offre suite a 800 R, quando vi ricapita? Anche perché il livello di cattivo gusto è talmente alto da avere quasi un suo fascino! Statue di dee greche, sedie leopardate, vasca da bagno a conchiglia modello camorrista…serve un po’ di ironia e una notte qui diventa indimenticabile! Da non sottovalutare l’accesso libero alla spa e alle piscine termali (giorno e notte), anch’esse un po’ decadenti ma nel complesso non male, forse un filo troppo calde. Ci sono poi bar e ristoranti sempre aperti, film a disposizione e colazione inclusa.

WINELANDS: Le zone di Stellenbosch e Franschhoek sono famose per i vigneti e la possibilità di degustazione. In effetti pullulano di cantine visitabili, come sempre molto ben organizzate grazie all’ufficio turistico locale, ma con il limite dell’orario, quasi ovunque tra le 12 e le 16. Senza voler sembrare snob va detto che i vini indimenticabili abitano da altre parti, anche se si possono assaggiare vinelli piacevoli, soprattutto bianchi. Tra le due cittadine Franschhoek è più piccola e raccolta, con un look francese che la rende piacevole. Molti ristoranti offrono cucina d’oltralpe (alla sudafricana), oltre naturalmente ad ampia scelta di vini, e il centro ha un aspetto rilassato ed elegante. Abbiamo pranzato alla Petite Ferme, consigliata per la raffinatezza e gli ottimi piatti, anche belli a vedere; si può mangiare in giardino, se non fa troppo caldo. Stellenbosch è più grande e appare più dispersiva, per lo meno vedendola di passaggio.

CAPE TOWN: Si tratta dell’unica città sudafricana che vale davvero la pena di visitare: è un luogo con una storia, ma è anche ben attrezzata per shopping e divertimenti. Ci sono diversi parcheggi custoditi, un multipiano praticamente di fronte alla stazione. Cominciando dal centro “storico” la zona pedonale è quella tra Long st. e Adderley st., con palazzi storici e il Greenmarket, uno dei migliori di tutto il paese. Tra i musei abbiamo visitato il District Six, che è interessante anche se senza una guida perde un pochettino di significato, essendo basato prevalentemente su targhe, foto e tabelloni informativi. La zona del porto, il Victoria&Alfred Waterfront, è stata trasformata in punto di riferimento turistico, con centri commerciali, innumerevoli ristoranti, artisti e musicisti, ruota panoramica, negozi di souvenir, ecc. ecc. Pur essendo leggermente asettica è il posto giusto dove passare la serata senza patemi. Presso la darsena più piccola tra una foca e l’altra si può scegliere tra varie possibili attività in barca (turistiche o per la pesca) o anche in elicottero per i più invasati. Sempre dal V&A partono i traghetti per Robben Island per la visita al carcere di Mandela, molto gettonata. Se siete in zona al sabato non perdetevi il Neighbourgoods Market, nella zona di Albert rd., leggermente fuori mano rispetto al centro ma con comodi parcheggi sorvegliati a 10 R. Qui si riuniscono bancarelle alimentari di ogni tipo, da tutto il Sudafrica più alcune dall’Europa; non mancano diversi banchi di vino, birre e liquori e per finire dolci e frutti, il tutto in un ambiente pulito e non troppo caro. L’unico problema è l’affollamento, meglio anticipare un po’ l’ora di pranzo. Nello stesso complesso ci sono molti altri negozi di abbigliamento, artigianato, antiquariato e cianfrusaglie tra i più interessanti del paese, peraltro aperti anche gli altri giorni della settimana. Un’altra destinazione immancabile è la celebre Table Mountain, raggiungibile con una rapida salita in funivia. Sulla “vetta” si ammira uno splendido panorama e si possono fare brevi passeggiate su sentieri ben segnati: occhio alle marmotte! Consigliato prenotare in rete il biglietto, anche perché lascia ampia libertà e evita lunghe code; inutile invece l’offerta “Ride&Dine”, che consiste semplicemente in un buono da spendere al buffet. L’ora del tramonto è effettivamente la più suggestiva, attenzione solo che l’ultima discesa è alle 20 (non alle 22 come sulla guida), e l’ultima salita alle 19. Le possibilità di alloggio sono come è logico moltissime e per ogni tasca, tendenzialmente più care rispetto alla media. È una buona idea scegliere un sobborgo sul mare e spostarsi in città in auto: noi abbiamo scelto Camps Bay, a 10 minuti dal centro e con una splendida lingua di sabbia, peraltro ben attrezzata, e animata anche di sera. Il B&B Shala Gashle ci ha riservato un accoglienza freddina e distaccata e, pur presentandosi pulito ed elegante, riteniamo che per 500R a testa si potrebbe pretendere di meglio. In generale il consiglio è di valutare in anticipo le numerosissime possibilità e scegliere in base alla posizione (meglio se la spiaggia è raggiungibile a piedi).

PENISOLA DEL CAPO: Una delle giornate più belle del viaggio, tra spiagge bianchissime, mare turchese e ambienti selvaggi. Da Camps Bay si può inerpicarsi per la Chapman’s Peak Drive (pedaggio 30 R) su una stradina a picco sul mare, con strepitosi punti panoramici. L’ambiente naturale è piuttosto “scozzese”, ma le tante spiagge che incontrerete sono caraibiche, con un mare incredibilmente azzurro, anche se freddino e con onde da surfista (mentre in spiaggia ci si può rilassare e abbronzarsi). Si attraversano alcuni paesini dove si può visitare anche un faro; per il pranzo ci siamo fermati al ristorante-fattoria al bivio tra le strade per il capo, Scarborough e Simon’s Town, buono e rilassante sotto il pergolato. La zona del capo è un parco nazionale (ingresso 80 R), senza foreste o animali, a parte i gabbiani, ma con strade ben tenute e un bel tratto di scogliera; ci sono diverse deviazioni verso punti di accesso al mare (resi balneabili con piscine artificiali) e per fotografie. Il perno della visita si trova tra il capo di Buona Speranza, con l’immancabile cartello per le foto, e l’osservatorio, raggiungibile anche con passeggiata a piedi. Tornando verso nord si può passare da Boulders, dove alberga una colonia di pinguini, che non hanno più nessuna paura e si fanno avvicinare senza problemi. Infine Simon’s Bay è uno dei villaggi di mare più carini della zona.

JOHANNESBURG: A meno che non decidiate di saltare a piè pari la capitale, che spesso rappresenta il punto di arrivo e partenza, è meglio avere a disposizione l’auto, anche solo per uno o due giorni (considerato il costo molto conveniente). Gli alberghi intorno all’aeroporto hanno infatti il vizio di sequestrare gli ospiti in quartieri-bunker con la scusa della sicurezza, e di pelarli senza pietà con i pasti: non fa eccezione l’Africa House, in cui abbiamo passato l’ultima notte in una stanzetta definita “semiluxury”, in realtà piccola e malridotta, anche se pulita (700R). C’è però una bella piscina, colazione inclusa e il personale è disponibilissimo, trasferimenti per l’aeroporto compresi. Il centro città effettivamente è da evitare, anche perché non c’è granché da vedere; l’unico museo che potrebbe valer la pena di vedere è l’Aphartheid Museum, raggiungibile in macchina, lontano da zone calde e con parcheggi custoditi.

SOWETO: Tutti gli alberghi organizzano visite guidate di Johannesburg e soprattutto di Soweto. Molto meglio però affidarsi direttamente a una guida locale, risparmiando la percentuale dell’hotel: sono poco pubblicizzate all’aeroporto, ma li trovate in rete e qualche agenzia è segnalata sulla LP. La nostra era Chipo, una ragazza sveglia e molto gentile, colta e con un ottimo inglese; contattateci per il suo numero! Per una mezza giornata chiede 400R a testa, probabilmente si trova anche a meno ma si rischia di finire intruppati su un bus, mentre è più soddisfacente girare in auto, in pochi e con discrezione. L’interesse è soprattutto sociale: si visita il mercato e le sue scalcinate bancarelle, un bar abusivo per bersi la birra locale nel cartone e si fa un giro tra le baracche, inseguiti dai bambini. Volendo la gente del posto è ben felice di farvi entrare in casa propria, in cambio di una mancia. Le altre soste obbligate sono la casa-museo di Mandela e il Memorial Hector Pieterson, circondato dalle immancabili bancarelle ma suggestivo. Il resto è questione di gusti: Soweto è una metropoli in cui convivono catapecchie di lamiera, case popolari più decorose e vere e proprie villette; si passa a fianco a scuole sovraffollate e ospedali più o meno fatiscenti, ma si trovano anche diversi B&B dove avremmo passato volentieri una notte. Per il pasto fatevi portare in qualche ristorantino locale, altrimenti si rischia di finire in un buco per turisti: i pullman di gitanti sono molti, a volte accompagnati da una scorta degna del presidente!

Se volete contattateci per altro materiale o informazioni! manuelrenna@libero.it

Buon Viaggio!

Manuel&Renata



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