Polynesia, mon amour…

Un viaggio letteralmente agli antipodi, a quasi 20,000 km di distanza dall’Europa, dal fuso orario impossibile. Si è sempre insegnato che se vuoi raggiungere il Paradiso, te lo devi guadagnare sodo.
Scritto da: jurom
polynesia, mon amour...
Partenza il: 22/09/2009
Ritorno il: 08/10/2009
Viaggiatori: 2
Spesa: 4000 €
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Capitolo 1: Polynesia mon amour…

Un viaggio letteralmente agli antipodi, a quasi 20,000 km di distanza dall’Europa, dal fuso orario impossibile (-12h rispetto a quello di Roma), è un’impresa che vale la pena raccontare.

Lo scopo della spedizione è quello di iniziare la nuova avventura della vita coniugale dall’altra parte del pianeta, là dove libri di testo, articoli di giornale, innumerevoli pagine web, definiscono come ”la terra a un passo dal Paradiso”.

E ti hanno sempre insegnano che se vuoi raggiungerlo il Paradiso, te lo devi guadagnare sodo.

Ebbene gli innumerevoli aerei che servono solo all’andata (Venezia-Parigi, Parigi – Los Angeles, Los Angeles – Papeete, Papeete- Moorea, Moorea – Bora Bora), non sono che un assaggio di quello che aspetterà ai due viaggiatori ancora con i chicchi di riso tra i capelli.

Capitolo 2: la Los Angeles dei film

Per chi come me da ragazzino ha visto tutte le puntate della serie TV Le strade di San Francisco, e i numerosi film polizieschi americani (dove per inseguire un malvivente la polizia distrugge 200 auto), vedere Los Angeles dà sicuramente un senso di déjà-vu.

I grattacieli (neanche poi tanti), i nomi delle strade (il famoso incrocio della 6a con Main Street) e i parchi cittadini sono esattamente quelli che trovi nei film… Ecco perché, dopo il doveroso hamburger con patatine e acquisto di jeans, si prende il metrò e in mezz’ora si raggiunge Hollywood.

Hollywood non è proprio come la si immagina: il distretto del cinema fa un po’ schifo dal punto di vista urbanistico. Il Walk of Fame, dove gli artisti di un certo spessore e di ogni genere (non solo attori) lasciano i loro nomi e le loro impronte sul marciapiede, è sì suggestivo, ma sembra quasi un cimitero a cielo aperto.

Per vedere un po’ di sfarzo occorre fare un tour turistico in bus per Beverly Hills e Bel Air dove molti attori vivono in case lussuosissime, ma forse l’unica degna di nota, seppur macabra, è quella dove ha visto le ultime ore di vita Michael Jackson, inondata di fiori e lettere d’addio dei fan.

La cosa più emozionante del percorso è sicuramente uno scorcio in cima da una collina che dà sulla famosa scritta Hollywood e una panoramica dall’alto dell’intera città.

Prima del rientro a Los Angeles, è d’obbligo una capatina agli Universal Studios, ma la stanchezza dovuta alla faticosa scarpinata per Hollywood e il non riprendersi totalmente dal fuso orario (-9h), ci portano a malincuore a non entrare nel parco tematico dove si possono visitare i set di film gloriosi come Jurassic Park, Ritorno al Futuro, Lo Squalo etc….

Los Angeles visitata in un giorno solo, roba da turismo estremo giapponese (tanto caro a me ma meno ad Anna), ma non c’è da disperare per la partenza, di lì a breve… la prossima meta è Tahiti.

Capitolo 3: Tahiti, l’isola che c’è…eccome

Quando sbarchi all’aeroporto di Tahiti effettivamente ti mettono al collo la famosa collana di fiori ma, per cortesia, dimenticate il concetto di isola tropicale, o meglio, sicuramente ci sarà qualcosa di interessante nell’entroterra, ma nella capitale Papeete, si respira tutt’altro che clima esotico.

Un enorme serpentone di auto attraversa la via principale che costeggia il litorale, emettendo un frastuono degno di una città caotica francese, tipo Marsiglia. Quello che ci si chiede è: “Ma dove cavolo vanno che siamo sperduti in mezzo all’oceano?:”

Papeete non offre nessun monumento d’interesse artistico e neanche il lungomare è granché (nessuna spiaggia all’orizzonte per chilometri). L’unica cosa da fare è tuffarci nel Marché Municipal (mercatino coperto) dove finalmente si trova qualcosa di curioso da fare ovvero girare per le centinaia di bancarelle e comprare qualche souvenir a buon mercato, la scelta non manca.

Fatto questo si può anche fare il “safari”dell’isola di Tahiti dove si trovano anche pezzi dimenticati di isola tropicale, come una giungla, ma come sopra, il tempo è poco e la stanchezza regna sovrana.

Di corsa a nanna perché l’indomani si parte finalmente per l’isola dei sogni: Moorea.

Capitolo 4: Moorea per tutti i gusti

A 10 minuti di volo da Papeete, si fa largo in tutta la sua bellezza Moorea. Si arriva in un giorno di pioggia, ma le palme e la vegetazione che contornano le baie tra le più belle della Polynesia, fa dimenticare del brutto tempo.

Il bungalow un po’ spartano in cui soggiorniamo si trova a nord-ovest sulla spiaggia più bella dell’isola davanti a 2 motu (i tipici isolotti che stanno vicino ai margini della barriera corallina pieni di alberi da cocco e mongrovia). Il fondo del mare è tempestato di coralli dove con maschere e boccagli si possono ammirare pesci meravigliosi. L’acqua è talmente limpida che se non ti immergi non riesci a capire a che profondità ti trovi.

L’ambiente è ben curato ma dà l’idea di essere a contatto con la natura selvaggia. Il breve tour sui motu con Sergie, un pescatore molto simpatico e alla buona, contribuisce ad alimentare un’atmosfera alla Robinson Crusoe. Gli incontri ravvicinati con razze e squali (piccoli e innocui) è un’esperienza incredibile. Peccato non essere riusciti a vedere (e nuotare) con tartarughe e balene.

I giorni passano veloci, tra una pioggia e l’altra, ma c’è tempo anche per fare un safari dell’isola alla scoperta della baia di Cook (dove approdò per la prima volta il navigatore inglese nel ‘700) e di quella di Oponohu; un salutino all’antico e misterioso tempio degli antichi polinesiani, dediti anche a sacrifici umani (ma solo dei maschi, furbi vero?); una visita alla coltura degli ananas e una degustazione di buonissime marmellate locali.

Dopo 5 giorni passati in quel bellissimo sogno, è ora di rifare i bagagli per raggiungere la Perla dell’Oceano

Capitolo 5: Bora Bora, la perla nell’oceano

Il viaggio in aereo MooreaBora Bora è una cosa meravigliosa. Il panorama aereo di decine di isole e atolli dalle spiagge bianche e dalle barriere coralline a zig-zag, impreziosiscono una visuale dell’oceano già suggestiva di per sè.

Ma anche se la vedi per la prima volta, è impossibile non riconoscere Bora Bora dalle altre isole. Da dove si distingue? Semplice, dal colore del mare della sua laguna: non è azzurro, ma celeste turchese, come quello di una piscina.

Raggiungere l’hotel dall’aeroporto, che si trova direttamente nella barriera corallina, non è cosa immediata. Per fortuna c’è un sole caldo e il piroscafo che ci porta all’isola, fa vedere la costa in tutta la sua bellezza e l’affascinante monte Otemanu, un vulcano spento, la cima più alta di Bora Bora.

Diverse guide turistiche ti dipingono Bora Bora come un’isola paradisiaca ma molto sfarzosa, super turistica e “costruita”. Una punta di vero c’è, ma credetemi, ho visto molto di peggio, e almeno nell’area in cui soggiorniamo, a Punta Matira (sud-est) ci sono sì degli hotel che si prendono cura delle coppiette in luna di miele come noi, ma è da registrare pure una forte presenza di indigeni che, anche se molto meno che a Moorea, ti fanno respirare un’atmosfera non propriamente europea.

La nostra camera non è più in un bungalow sulla laguna, ma una semplice stanza d’albergo più moderna e accogliente con terrazzo e vista su un laghetto.

La spiaggia di Matira Beach è la più grande dell’isola e con il mare che la attornia posso azzardare sia tra le più belle al mondo.

Non ci sono coralli e fare snorkelling è superfluo, ma adagiarsi su quel mare celeste cristallino ti fa dimenticare tutto, che ore sono, chi sei, cosa fai, dove vai… tutto.

Anche qui le giornate scorrono tra un giorno di sole, e uno così così. Gli hotel organizzano diverse attività, ma qui le paghi un occhio della testa. Si decide quindi di concentrare tutto su una giornata, con visita della laguna di Bora Bora.

Presto, fatto: il catamarano parte alle 9h30 e ci porta in due punti per fare immersioni, il primo con coralli bellissimi, il secondo per vedere le razze e gli squali (come a Moorea).

Verso mezzogiorno il catamarano si dirige in un motu bellissimo… palafitte abbandonate, palme, noci di cocco, sabbia bianche, conchiglie enormi, qui sì ti senti veramente nell’ombelico del mondo.

Neanche il tempo di renderti conto di dove sei che gli animatori hanno preparato il banchetto. Dentro un capannone aperto, hanno presentato pesce crudo, pesce spada cotto, patate dolci, torta al cocco, frutti tropicali di ogni genere, tutto a buffet. Il piatto non è di plastica bensì due foglie di una pianta strana accartocciate tra loro e non ci sono posate, si mangia con le mani… “Maururu” (Grazie).

Dopo questo pranzetto luculliano, unico e irripetibile nel suo genere, un animatore illustra la tecnica (ardua) per aprire le noci di cocco mentre una ragazza del luogo sceglie Anna come modella e fa vedere 3 modi curiosi ma raffinati di vestire il pareo.

La sosta finisce e si riparte per l’ultima bellissima immersione nel punto in cui i coralli sono più grandi e le specie di pesci presenti incommensurabili. Che spettacolo della natura, natura viva!

Il rientro in albergo è malinconico, perché questa giornata non avrebbe mai dovuto finire…

E come quello, anche gli altri 5 giorni, seppur vissuti meno intensamente, trascorrono inesorabilmente e si avvicina l’ora di fare per l’ultima volta i bagagli.

Capitolo 6: Il ritorno

Il risveglio la mattina non è mai bello, specie se si è appena destati da un bellissimo sogno. Le spiagge bianche, il mare celeste, il cielo azzurro (e grigio), i pesci gialli e blu, la papaia arancione, il mango verde, quanti colori rimarranno impressi nei ricordi.

Il piroscafo, come Caronte, ci traghetta lontani dal Paradiso e ci riporta nel triste aereo della Air Tahiti Nui che ci ricondurrà nella fredda Europa.

Il viaggio fino a casa è massacrante, 36 ore di cui 25 di volo… la ripresa è devastante, non ci si impiega poco a ricominciare con le vecchie abitudini.

Non sono abbastanza bravo con le parole per congedarmi dalla Polinesia, quindi lascio fare a Paul Gauguin, il noto impressionista francese di fine ‘800 che a un certo punto della sua vita artistica, decise di trasferirvisi per sempre perchè: « là potrò, nel silenzio delle belle notti tropicali, ascoltare la dolce musica che mormora i movimenti del mio cuore ».

Iorana Korua

(Arrivederci).

J.R. & A.L.

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Gabbiano affamato

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Tramonto a Moorea

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Alba a Moorea

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Kayak di pescatori

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Matira Beach (Bora-Bora)



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