Kashmir e ladakh – L’alluvione
All’ alba “indiana” ,le 9 passate, partiamo e con coraggio e molta fortuna riusciamo ad arrivare….. Non sappiamo dove visto che le strade e i ponti del Ladakh se ne sono andati con l’alluvione. Per fortuna ha cessato di piovere!
Passiamo un ponte, se così si vogliono chiamare due assi messe alla rinfusa, con la speranza di trovare delle auto per andare a Leh. Stavamo proprio sognando!! Abbiamo attraversato il ponte ,ma ,di là al posto delle “comode” utilitarie indiane c’e un camion che ci ha caricato con altri sfollati e, passando dai campi militari, ci ha scaricato vicino ad una specie di baratro dove due/tre scale barcollanti ci avrebbero fatto attraversare un torrente un po’ nervoso. Attraversato questo torrente, reso melmoso dalla quantità di acqua scesa nelle notti precedenti, ripartiamo, molto arrangiati, insieme ai militari, per un altro ponte. Questa volta dovevamo anche correre perchè dovevano sistemare,alla bell’ e meglio, alcune pietre di sostegno di modo che l’onda di piena in arrivo non portasse via questo provvisorio passaggio. Fatto questo siamo ripartiti con armi e bagagli pieni di euforia, ma…… Non dovevano essere due i ponti!? boh la stanchezza ci sta annebbiando la mente!!!!
Arriviamo al quarto ponte, belli baldanzosi,si col cavolo! eravamo ma sfiniti , comunque non ci perdiamo d’animo e attraversiamo questo “coso” composto da due tronchi d’albero sui quali si doveva fare i trapezisti ,però in tutta” sicurezza” perchè c’erano due persone ,una da una parte e una dall’altra che tenevano delle corde alle quali ci potevamo aggrappare, (abbiamo visto qualcuno piangere!) per arrivare dall’altra parte. Ci siamo riusciti. Tre metri più in là una spianata di fango che arrivava alle caviglie e si affondava fino alle ginocchia. Abbiamo trovato,fortuna vuole,dei portatori per i bagagli che altrimenti , come sosteneva Maria Grazia, li avremmo lasciati lì. Ci siamo incamminati ( abbiamo scalato!) la strada, oramai distrutta ,che il giorno prima portava al passo. Arrivati in vetta c’è un tempio sik dove ci hanno rifocillato. Come erano buoni quell’acqua e quel riso! Finalmente è arrivato un altro camion dove siamo saliti insieme a capre ,ladaki, turisti, pentole con minestre, che ci ha portato a Leh, o meglio, al fiume Indo. Terrore! Montiamo sui gradini ,diventati orizzontali, di tre scale metalliche legate tra loro e buttate fra una riva e l’altra preoccupandoci di non finire nel fiume per non arrivare direttamente in Pakistan! Giunti in città abbiamo trovato tutto distrutto. Non si riusciva neppure a parlare.
Il resto del viaggio è stato quasi tutto come da programma:
abbiamo visitato la città di Srinagar e navigato sul meraviglioso lago che la circonda godendo dell’ottimo clima
Poi una deviazione per la valle dello Zanskar passando per il monastero di Randum (il più vero) fino a arrivare a Padum costeggiando il fiume e i ghiacciai. Ci sono voluti 2 giorni di jeep scassate e tanto mal di schiena ,ma ne valeva la pena! Il giorno seguente siamo andati a Zangla,un piccolo regno” tibetano” .In questo un luogo, in cima ad una vetta piena di gompa e siepi di rosa canina, siamo stati ricevuti dal Re e il principe ci ha servito il tè.
Siamo arrivati a Leh passando dal monastero di Lamayuro e di Alchi
Via! verso la valle della Nubra.Tornassi in dietro nemmeno morta! Per arrivarci si deve fare lo sterrato passo di Kardung-là 5608 mt . Non si ha idea di cosa voglia dire superare un passo pieno di affossamenti, dove lo spazio per due auto è inesistente, il terreno reso scivoloso da una insistente pioggerellina, con su un lato i ghiacciai che si sciolgono e dall’altro il baratro di centinaia di metri, i tornanti che precipitano uno su l’altro. Il tutto condito da automobili “indiane” con le gomme in pessimo stato. L’unica cosa di buono sono gli autisti – veri autisti himalayani- dei fenomeni !
A parte il mio terrore, quando cominciamo a scendere, la valle si presenta a noi in maniera mirabolante, prati verdi, vette innevate, ghiacciai eterni, montagne sabbiose e se non bastasse due arcobaleni. Arriviamo in un delizioso campo tendato collocato in un “albicocchificio”(giganteschi albicocchi carichi di frutti)Ce ne facciamo una scorpacciata! Visitiamo Diskit, il monastero dove si rifugia il Dalai Lama a pregare e dal quale godiamo di una vista stupenda della valle.
Ritorniamo a Leh dove ci aspettano i monasteri di Hermis e di Tiskey
Purtroppo veniamo a sapere che la strada per Manali è interrotta per 42km ,praticamente non percorribile per tutto il mese di agosto. Ci consultiamo e decidiamo di cambiare programma.
Andremo al lago Pangong: il lago salato confine con il Tibet
Ci aspetta un altro passo “rilassante”il Charga-là 5360mt, anche questo è da brivido,la strada è ancora peggio dell’altra però è asciutta e c’è un po’ di sole. Arrivati aTang-Tse (vita fredda) andiamo al nostro alloggio, un piccolo albergo a conduzione familiare, molto pulito e con cibi ottimi. La mattina seguente ci aspetta il lago pieno di mille colori. Noi dobbiamo indugiare un po’ perché sta piovendo ,ma appena smette e viene fuori il sole il lago si manifesta colorato come previsto e come previsto fa un gran freddo.
Torniamo a Leh giusto in tempo per vedere che piove ancora un po’. Non era il Ladakh il paese delle estati assolate e dove il cielo da quanto è azzurro ti casca addosso ?!
Il viaggio è finito .Torniamo a Firenze stanchi e dimagriti , con ancora negli occhi gli spettacolari paesaggi ladaki,i tempestosi fiumi kashmiri e la serenità dei monaci buddisti ma inevitabilmente segnati dall’immane tragedia.