Un viaggio alla grande mela molto “fai da te”
5-13 maggio 2010
Tito e Maria Giraudo
I figli dopo lungo insistere ci hanno convinto di fare un viaggio a New York, noi ci siamo allargati e da quegli amanti della natura cui siamo abbiamo aggiunto alla Grande Mela una puntata alle cascate del Niagara. Mi sono naturalmente affidato a internet e dopo aver toppato con un tour operator con prezzi civetta mi sono affidato ad Expedia che ci ha consentito un ventaglio di opportunità sia per i voli che per gli alberghi. Il volo di andata l’abbiamo fatto con Alitalia partenza da Torino per Roma e poi per New York il che ci ha consentito un tranquillo acclimatamento.
Mercoledì 5 Maggio
Arrivati al FGK seguendo utili consigli dalla rete non abbiamo preso il solito taxi ma i mezzi pubblici che ci sentiamo di consigliare, non tanto per il risparmio (che comunque è notevole) quanto perché tanto, prima o poi in una città che non conosci, te la devi sbrogliare e quindi tanto vale farlo subito. Ad uso e consumo di chi la pensa come noi: appena fuori l’aeroporto c’è uno shuttle che non solo unisce i vari terminal ma porta pure alla stazione del Metro per Manhattan e per la grande stazione dei Bus nella 42 str. L’albergo prenotato, dopo averne esaminati decine a Manhattan era nel New Jersey: lo Sheraton Linconl Arbhour, proprio al di là del tunnel che sotto l’Hudson collega New York con il New Jersey. E’ stata una scelta azzeccatissima, arrivati verso le 18 ci siamo goduti il paesaggio dei grattacieli di Manhattan visti al tramonto da un porticciolo per barche da diporto. La camera dell’Hotel è una suite, anzi un appartamentino di 48 mq, con soggiorno e soprattutto un blocco cucina con forno a micro-onde (che ci sarà molto utile), dalla finestra della zona letto (grande letto matrimoniale) la splendida vista sui grattacieli di la del fiume. Cenato in una birreria di fianco l’Hotel con il classico Hamburger che ci è sembrato molto più buono di quelli che solitamente (non) mangiamo in Europa. Il letto è comodo, vado però in reception per far spegnere il condizionamento di camera che oltre a fare un casino d’inferno buttava aria fredda, mi hanno guardato come un marziano ma poi ci hanno accontentati.
Giovedì 6 Maggio
Scopriamo che nel cucinino oltre al micro-onde c’è pure la macchinetta per il caffè americano, dopo qualche armeggiamento esce il primo dei tanti beveroni che ci hanno accompagnato per tutto il viaggio. Riprendiamo il Bus per Manhattan e dopo 10 minuti nella stessa stazione prendiamo la metropolitana “E” che ci porterà a Lovers Manhattan e precisamente a Ground zero la dove sono crollate le torri gemelle. Siamo nella New York originaria quella dei primi olandesi, entriamo nel primo magazzino e compriamo dei jeans per Maria, poi ci dirigiamo verso l’imbarcadero per prendere il traghetto pubblico (gratuito) che passa davanti alla Statua della Libertà che ci siamo accontentati di vedere da non troppo lontano. Maria è un po’ delusa perché la faceva più grande, io sono contento di aver scartato l’idea della solita visita turistica alla statua francese. Straordinario invece il panorama della punta sud di Manhattan dal battello, in un’ora siamo andati e tornati da Staten Island e abbiamo archiviato così una gita obbligata. Siamo poi stati a vedere la mitica Wall Street che ci ha condotto al vecchio porto di New York dove c’è una specie di Barnum tra bar, ristoranti, magazzini e attrazioni varie, tra cui uno splendido tre alberi che d’estate porta in giro i turisti per l’Hudson. Il primo pranzo americano è stato giapponese, abbiamo comprato una confezione di Sushi e l’abbiamo mangiata in una specie di latteria Japan. E’ stato l’aperitivo di Chinatown cui siamo arrivati dopo una tappa al municipio di New York posto in una bellissima zona con vista su grattacieli di tutte le epoche e architetture e con davanti un bel giardino dove i pensionati giocano a scacchi. Che dire del quartiere cinese? una sequenza di negozietti con un’infinità di paccottiglie varie, capiamo subito che non fa per noi e ci incamminiamo verso la metropolitana alla fermata del green village. Siamo sufficientemente stanchi e quindi torniamo in albergo non prima di aver acquistato la cena pronta in un self service da asporto che ci riscaldiamo in camera per poi dormire il sonno dei giusti.
Venerdì 7 Maggio
Dedichiamo la giornata alla Manhattan tradizionale, l’Empire State Building, la quinta strada dove Maria fa acquisti. Dopo la vista mozzafiato del più alto grattacielo di New York, andiamo a vedere la Stazione Centrale (quella degli intoccabili), magnifico edificio di Inizio novecento con all’interno molti bar e ristoranti in uno di questi mangiamo due enormi Astici e in un colpo solo recuperiamo in negativo i risparmi fatti con la cucina da strada. Spendiamo con la mancia 150 dollari. La sera faremo a meno di cenare. Nel pomeriggio un giro di prammatica a Broadway dove prenotiamo due posti per il music hall “Chicago” per il matiné del giorno seguente.
Sabato 8 Maggio
Dalla stazione dei Bus usciamo sulla 42 str per raggiungere l’affascinante biblioteca pubblica che visitiamo, poi percorriamo la quinta strada per un po’ di shopping di classe, fino a raggiungere il Rokfeller Center che visitiamo, così come entriamo pure nel Trump Building dall’architettura un po’ folle ma tutto sommato affascinante. Raggiungiamo così Central Park che già abbiamo visto nelle sue proporzioni di un grande rettangolo verde dall’Empire. Quando siamo dentro al parco, la cosa più straordinaria è vedere in lontananza emergere dai grandi alberi gli eleganti grattacieli che lo fiancheggiano. Alle 14,30 abbiamo “Chicago”, usciamo dal parco e raggiungiamo dalla parte opposta alla 5 avn Columbus Circle, di lì dopo aver mangiato un hot-dog con cipolle e senape raggiungiamo il teatro e assistiamo ad un edizione, forse un po’ minimalista come scene, dello spettacolo di Bob Fosse che però mette in risalto la bravura e la professionalità di cantanti, ballerini e orchestra. Uno spettacolo da non dimenticare. La sera ceniamo nel ristorante dello Sheraton concedendoci un’ottima bistecca guarnita con patate al forno.
Domenica 9 Maggio
E’ la giornata dedicata ad Harlem e al Gospel. Anche in questa occasione non vogliamo fare i turisti (un tanto al Kilo) che con 40 dollari a testa fanno il giro di Harlem in pulmann con gospel incorporato. Arriviamo nel quartiere nero di New York con il metro. Fa un freddo boia per cui entriamo nella prima chiesa, un edificio antico e suggestivo ma dove capiamo ben presto che non ci sarà il Gospel, nella seconda chiesa più grande ed imponente c’è una funzione ma il pastore è stonato e alcune vecchie con cappellini molto retro si limitano a gracidare giaculatorie. Più fortunati nella terza chiesa qui si svolge una funzione con “gospellino”, non staremo assistendo ad uno spettacolo ma certo ad una vera funzione con gente vera che tra l’altro canta pure bene. Siamo soddisfatti. Attraversiamo a piedi Harlem sempre con un freddo pungente nonostante il mezzo giorno, non proprio di fuoco, uscendo da Harlem troviamo una specie di sagra con bancarelle varie dove ci mangiamo un ottimo spiedino di pollo. Raggiungiamo Central Park che fiancheggiamo ammirando una zona residenziale, che non sarà come la 5 avn, ma sicuramente elegante e soprattutto tranquilla. Per l’ennesima volta prendiamo la Brodway e facciamo le ultime spese, compriamo il vassoio della cena e con un po’ di rimpianto sostiamo ancora una volta nel simpatico bordello di Time Square.
Lunedi 10 Maggio
E’ il giorno in cui si deve prendere l’aereo per Buffalo e quindi andare nella zona canadese di Niagara Falls, dove abbiamo prenotato l’albergo per due notti. L’aereo è alle 16 e quindi con le valigie non ce la sentiamo di entrare in Manhattan, dedichiamo la mattinata ad una passeggiata nei dintorni dell’albergo lungo l’Hudson. Il pomeriggio prendiamo il bus per l’areoporto La Guardia dove parte l’aereo per Buffalo. Aereo che registra quasi due ore di ritardo (anche in America non ti dicono mai perché) e finalmente arriviamo al bell’aeroporto di Buffalo dove all’uscita troviamo un Bus guidato da una signora stravagante e ciarliera che ci spiega che lei in Canada non ci va ma che ci lascerà prima del ponte dove c’è il confine, e quindi lo dovremo attraversare a piedi (Viva le valigie con le ruote!). Avendolo previsto e soprattutto volendo vedere dal ponte le cascate in lontananza, avevo scelto l’Hotel subito al di là. E’ notte, le cascate si intravvedono perché c’è una leggera nebbia, ci sembrano piccole e siamo un po’ delusi. L’albergo ci dà una camera al piano terra con finestra in alto, due grandi letti e la solita macchina per l’americano. Se si pensa che non abbiamo pagato nemmeno 50 dollari a notte c’è però da leccarci le dita.
Martedi 11 Maggio
Pioviggina, sentiamo il bisogno di un secondo caffè, raggiungiamo quindi la via principale di Niagara Falls che è una specie di fiera (di paese) permanente, con negozi di souvenir ed attrazioni varie che naturalmente ci guardiamo bene di frequentare, poi, preso un po’ di coraggio ci avviciniamo alle cascate. La prima: quella americana, è bella ma poco imponente nonostante il getto si infranga su dei grandi massi neri. Ci avviciniamo quindi alla cascata canadese. Capiamo immediatamente che è tutto un’altra cosa: cinquecento metri prima siamo investiti da una pioggia di minuscole goccioline che non sono pioggia ma il vento che spinge la polverizzazione dell’acqua, nel giro di un minuto siamo fradici ma stoicamente ci avviciniamo sempre più alla cascata che è una cosa che lascia il segno. Il fragore dell’acqua ma soprattutto la portata di quel semicerchio ribollente, sono una cosa affascinante. Sempre più fradici troviamo rifugio nello Shopping Center, non compriamo ma ci riscaldiamo un po’. Usciamo e raggiungiamo la parte superiore del Niagara (quella famosa del film dove la barca si impiglia nell’isolotto) qui lo spettacolo è fantastico: vedere quell’acqua, tutto sommato calma, cadere precipitosamente in quell’ inferno bianco è strabiliante. Vogliamo vedere la cascata anche dalle grotte costruite al livello della caduta, troviamo una cassiera italo canadese che parla italiano e ci consiglia di fare un boccone e lasciare passare una scolaresca. Andiamo nel Fast Food e ci mangiamo un ottimo pollo fritto con birre incorporate (29 doll in due) poi con un ascensore dopo aver pagato l’ingresso raggiungiamo gli squarci dove si vede l’acqua cadere, soprattutto si sente, perché il resto sono miliardi di goccioline nebulose. Lo spettacolo incredibile è la piattaforma, proprio sotto le cascate, ne usciamo sconvolti e ci diciamo che tutto questo merita ampiamente il viaggio. Raggiungiamo l’albergo, ci cambiamo e poi facciamo una passeggiata lungo il fiume ammirando una sequela di splendide villette canadesi, molte delle quali sono dei Bed and Breakfast. Ancora un giro al Luna Park di Niagara Falls. Il pollo fritto ci sconsiglia una cena ma il freddo, la pioggia e il vento sono tali da sconsigliarci di prolungare la passeggiata.
Mercoledi 12 Maggio
Ho prenotato un albergo a Buffalo per vedere la città. Prima sorpresa: riattraversato il ponte facciamo per prendere il solito bus ma la signora che lo guida (un’altra) ci fa sapere che lei a Buffalo non ci và, ma và solo all’aeroporto. Cerchiamo bus diretti per Buffalo ma quando la gente a cui chiediamo capisce dove abbiamo l’albergo, ci consiglia il taxi (60 doll). Non sia mai, decidiamo stoicamente di prendere il bus per l’aeroporto e di li raggiungere l’albergo, troviamo un taxista che con 23 doll ci scarica in albergo, un Motel non male, uno dei pochi che mi garantiva il trasporto all’aeroporto il mattino seguente. Dopo di che raggiungiamo non senza fatica in bus e metropolitana il centro di Buffalo. L’impressione è che gli Stati Uniti siano veramente in crisi, cosa che non avevamo notato a New York. Buffalo non è male ma il gioco non vale la candela. In sintesi: se volete vedere le cascate andateci in giornata e non sprecatene due!
Giovedi 13 Maggio
Ripartiamo da Buffalo per NewYork La Guardia, arrivati dobbiamo raggiungere l’aeroporto del New Jersey appena in tempo per tornare in Canada e poi imbarcarci per Parigi. Ci avevano terrorizzati sui controlli americani ma non sono nulla rispetto a ciò che abbiamo trovato al Charles De Gaulle, a momenti mi facevano denudare in pubblico, pare che avessi il dentifricio pieno di coca. Preso atto che era un normale “Colgate” ci hanno imbarcati a piedi sotto la pioggia per Torino.
Conclusioni
New York è fantastica, le cascate sono grandiose ma bastava qualche ora. L’organizzazione del viaggio grazie alla rete è stata ottima, sia per gli spostamenti come per gli alberghi. Per essere due settantenni siamo soddisfatti di noi!