Egitto… a murì murì!!!

Una settimana vissuta intensamente per coniugare voglia di mare e cultura. Hurghada ha risposto magnificamente alle nostre aspettative!. Una vacanza vissuta al massimo, una vacanza "a murì murì".
Scritto da: Sookie
egitto... a murì murì!!!
Partenza il: 17/08/2008
Ritorno il: 24/08/2008
Viaggiatori: 2
Spesa: 1000 €
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Quest’anno volevamo anche il mare. Accantonata l’idea momentanea di una crociera sul Nilo e considerata per un nanosecondo la destinazione Creta, abbiamo deciso piuttosto speditamente di andare in Egitto, ad Hurghada, perché posizionata ad una distanza tale da permettere di fare anche le escursioni a Il Cairo e a Luxor.

Partire per l’Egitto in agosto sarebbe sconsigliato come andare in India nel mese dei monsoni, in realtà essendo Hurghada molto ventilata il caldo torrido è ben tollerato. Bisogna attrezzarsi con una crema solare con alto fattore di protezione e nelle escursioni indossare cappello e un grosso foulard che ripari dal sole, visto che all’ora di punta può capitare, come a noi, di andare a vedere la Sfinge. Come ci eravamo documentati già prima di partire (prezioso il sito di Turisti per caso) acquistare le escursioni fuori dall’hotel si risparmia la metà del prezzo, l’agenzia stessa ci aveva fornito un nominativo di fiducia. Chiaramente quando ci si organizza da soli si mette in conto anche la carta imprevisti e a noi è toccata quella del disagio di due false partenze, per il resto è andato tutto liscio. Tutto liscio significa anche “riportare a casa la pelle”, vuoi perché il sito di Luxor era stato teatro di passati attentati a danni di turisti (infatti anche in questo caso, come per la Giordania, abbiamo ritenuto opportuno iscriverci al sito di Viaggiare Sicuri – Dove siamo nel mondo della Farnesina), ma soprattutto per la guida spericolata degli egiziani. Nel palmarès di infrazioni c’è quella di spegnere i fari incrociando altre auto, perché in questo modo si nasconde la vista dei turisti a possibili malintenzionati, senza però badare ai rischi che si corrono su strade completamente buie e tortuose .

La guida disciplinata non è una caratteristica del mondo arabo: si ha come l’impressione di trovarsi sull’autoscontro, quando ci si schiva all’ultimo momento, con i clacson sempre premuti e si impreca anche nella vostra lingua. Siamo arrivati in Egitto di sera e dopo un veloce disbrigo di formalità in aeroporto siamo stati condotti con la navetta al Sonesta Pharaoh Beach Resort, un’albergo che sorge alla periferia di Hurghada, con la struttura principale (neanche a farlo apposta) a forma piramidale con ai lati piccoli condomini che ospitano le camere, essenziali e pulite. La nostra, che aveva una parziale vista sulla strada principale, ci offriva la visione anche di una piccola moschea con la torre che di notte si illumina di verde, colore che sta a significare pace. Abbiamo optato per la mezza pensione, il cibo a buffet era discreto, ma di tipico c’era sempre ben poco; una sera quando ho trovato l’hummus (salsa di ceci e yogurt che avevamo avuto modo di apprezzare in Giordania, che si mangia accompagnato da un pane tipo piadina) dalla gioia mi sono messa a sponsorizzarlo a tutti coloro che avevo intorno e devo essere stata parecchio convincente visto che è finito in un batter d’occhio.

Note culinarie negative: il pesce, alla festa in spiaggia, e la pizza, la più disgustosa che abbia mai mangiato in vita mia, sempre al ristorante sulla spiaggia, che al confronto quella di Spizzico (che per me sa di plastica) e quella mangiata in Messico, a S. Cristobal de Las Casas, erano da 1^ e 2^ premio al campionato nazionale della pizza!. Nonostante questi due abomini della cucina non ci siamo ammalati, ma il consiglio fondamentale è di assumere fermenti lattici per tutta la durata del soggiorno.

I primi due giorni ci siamo dedicati al relax in spiaggia. Dalle camere il mare dista circa 500 mt, si può scegliere se farsi una passeggiata a piedi attraverso le stradine costeggiate dal bel giardino (bello fin quando non si arriva ad un inutile lago artificiale paludoso), oppure prendere un trenino. Il litorale è costituito da sabbia battuta con del brecciolino e per raggiungere il mare bisogna percorrere una passerella per aggirare la presenza della vecchia barriera corallina, necessarie quindi le scarpette di gomma. Il mare è bellissimo, trasparente, con i pesci, le stelle marine e gli ippocampi… ma niente di ciò che abbiamo visto davanti all’hotel è paragonabile allo spettacolo offerto dai fondali facendo snorkeling nel parco marino di Giftun.

Il terzo giorno di soggiorno in Egitto, escursione a Il Cairo. Siamo partiti intorno alle 23,00 con un pullman in prevalenza di russi, noi eravamo gli unici italiani. Io ero piccola e nera in mezzo ad un assortimento di algide ragazze vestite come per andare ad un cocktail (zeppe, microabiti e pantaloncini), ho cominciato seriamente a dubitare del mio abbigliamento (pantaloni lunghi di cotone con una canotta, coda di cavallo e scarpe da ginnastica), ma alla luce di ciò che è stato ho avuto ragione da vendere! Raggiunta la città abbiamo fatto la traversata del Nilo con un battello. Incredibili gli edifici ultramoderni che si affacciano sul suo letto ampissimo, da far pensare a una città occidentale, mentre la sponda opposta offriva la visione di ville antiche in stile moresco e palme. Alcuni si sono rifiutati di fare l’escursione credendo non valesse la pena, ma sbagliando di grosso, innanzitutto perché il Nilo è parte integrante del territorio e della cultura egiziana, e poi si ha la possibilità di avere una visione (seppur parzialissima) della città in quanto non sarà possibile visitarla avendo una sola giornata a disposizione, ed è un vero dispiacere.

Con il pullman siamo giunti al Museo Egizio de Il Cairo, una struttura rossa di stile neoclassico a due piani, circondata da un giardino con alcune statue, che saranno soltanto un modestissimo assaggio delle bellezze conservate al suo interno. Depositate macchinette fotografiche e telecamere, la nostra guida parlante italiano ci ha condotto per una serie di stanze, dove gli oggetti erano disposti per ordine cronologico. Appena entrati, a sinistra, vi sono le sale dell’Antico Regno, continuando in senso orario si trovano le sale del Medio e Nuovo Regno ed infine quelle dell’età Greco-Romana. Salendo lo scalone, poi, si arriva al primo piano, organizzato in aree tematiche. Ho potuto davvero vedere dal vivo la quasi totalità delle illustrazioni dei libri di storia e di arte sugli egizi, partendo dalla maschera funeraria di Tutankhamon dalla mirabile perfezione e bellezza da lasciare incantati, la serie di sarcofagi d’oro di Tutankhamon, i bellissimi vasi canopi in alabastro, parte del colosso in arenaria di Akhenaton, con il volto allungato e le labbra carnose, davvero impressionante. Insieme ad essi una babele di sarcofagi di ogni foggia e materiale, mummie, statue bellissime tra cui quella dello scriba in terracotta con gli occhi in cornalina, da sembrare vero, oggetti vari e suppellettili, gioielli e persino dei preservativi.

Ripreso il pullman (per cinque minuti di ritardo la nostra guida, che ci aveva lasciato del tempo per girare liberamente, avrebbe voluto impiccarci… e per un attimo l’ho temuto davvero!), abbiamo raggiunto la città di Giza dove sorgono le piramidi di Cheope, Chefren e Micerino. Quello che non ci si aspetta è di vederle sbucare dai tetti delle case per la loro imponenza. Sono chiaramente un vero spettacolo. Probabilmente l’impatto visivo sarebbe stato maggiore se non avessi visto prima il Tempio del Sole e della Luna a Città del Messico, piramidi anche quelle, che si possono bensì scalare e la sensazione che si gode ad essere così in alto a dominare il panorama fatto di silenzio e natura lussureggiante non ha prezzo, come non ha prezzo neanche, devo ammettere, l’esperienza di poter visitare una piramide nel suo interno come qui in Egitto.

La piramide in questione è quella della regina, posizionata davanti a quella di Cheope. Faceva già caldo, e mentre si scende al suo interno, camminando all’indietro, mediante uno stretto e ripido corridoio (ed altri risalivano con aria stravolta sempre dal medesimo), il caldo si fa sempre più intenso, nonostante la presenza di un ventilatore, fino a quando, raggiunta la piccola e disadorna stanza finale, l’aria diventa pressoché irrespirabile e si comincia a sudare copiosamente come un gelato sciolto. Esperienza assolutamente fantastica se non si soffre di claustrofobia!. La guida ci ha lasciato di nuovo tempo libero per girare. Era simpatico vedere come la stessa polizia del deserto si prestasse a fare foto, suggerendo pose e quant’altro per avere delle mance. C’è il solito bailamme di venditori, più o meno astuti nel mostrare la mercanzia. Noi siamo stati abbordati da un tizio con un cammello al seguito che sembrava passare lì per caso, ha voluto a tutti i costi farmi tenere il cammello per la corda, poi ci ha fatto delle belle foto e ci siamo pure ritrovati ad acquistare vecchie cartoline e un copricapo arabo. Abbiamo raggiunto il pullman in perfetto orario, ma neanche stavolta la guida ci ha risparmiato il suo rimprovero per il ritardo a cui si è aggiunto stavolta pure quello dell’autista. Ma quale ritardo?! Il problema era che i russi non tollerando il sole e il caldo (ma a questo punto cominciavo a sospettare anche sui tempi della loro effettiva visita al museo), avevano girato il sito in appena quindici minuti e poi sono tornati al riparo sul pullman dotato di aria condizionata. Le nostre due ore dovevano essere apparse a tutti un’eternità! . Ce l’avevo con le Paris Hilton dell’est e con i loro padri, le madri e i fidanzati e anche con la guida, tant’è che quando si è trattato di andare a visitare la Sfinge, severa, maestosa e misteriosa, ero sempre lì a guardare quel maledetto orologio per arrivare in anticipo sull’appuntamento. Pranzo in ristorante, davvero buono, siamo tornati in hotel a tarda sera.

Escursione a Luxor, il giorno prima del nostro ritorno in Italia. Siamo partiti alle due di notte, prelevati da un pulmino che ci ha condotti, insieme ad altri turisti saliti strada facendo, presso un’area dov’era parcheggiato il pullman turistico destinato al viaggio. Anche stavolta eravamo gli unici italiani, ma stavolta le nazionalità erano più variegate. Abbiamo attraversato la città vecchia di Hurghada ed era pieno di gente, di luci, di musica. C’era un fatiscente abitato popolare in festa dove mi sarei fermata volentieri a ballare. Le città arabe sembrano non dormire mai, dopo il lavoro tutti si riversano per strada, uomini donne e bambini, e i negozi sono aperti fino a tardissimo. Prima di uscire dalla città ci chiedono di tirare le tendine e verranno spente anche le luci interne. Viaggeremo così in incognito per diverse ore, ma quante complessivamente non saprei dirlo perché ho dormito come un ghiro per quasi tutto il tempo (stavolta ci siamo portati i cuscini dall’albergo) nonostante i forti scossoni quando abbiamo lasciato il manto stradale per addentrarci nel deserto di sabbia e roccia.

Mi sono risvegliata in una zona di sosta per fare colazione (il cestino con paste, marmellate e quant’altro è compreso nel costo dell’escursione insieme al pranzo) e stava albeggiando, intorno a noi montagne color cioccolata, una moschea e deserto. All’interno del locale la Tv stava dando le immagini del richiamo del mattino del muezzin e alcuni barbuti presenti erano presi a guardare il video. In Giordania la nostra guida ci aveva insegnato che i musulmani con la barba lunga sono i più integralisti, questi erano anche vestiti con abiti tradizionali. Non sapevo se lo stesso valesse per l’Egitto, ma ero contenta di avere addosso pantaloni lunghi e giubbino jeans perché mi piace rispettare gli usi locali.

Durante la sosta Filippo mi ha raccontato che mentre dormivo avevamo rischiato grosso quando eravamo ancora su strada: l’autista aveva preso una curva a forte velocità, con le gomme che fischiavano e nel senso opposto sopraggiungeva un tir che abbiamo mancato per un soffio. Lui aveva pure gridato… ero davvero morta di sonno per non essermi accorta di niente! Arriviamo intorno alle 9,00 a Luxor salgono le nostre guide e raggiungiamo Karnak. Il corridoio con le sfingi a testa d’ariete all’entrata sono già di per sé uno spettacolo entusiasmante, ma quando si entra e ci si trovano davanti le imponenti colonne con capitello a papiro completamente incise con i geroglifici, come le mura, lo spettacolo si fa mozzafiato. Il complesso è molto grande, realizzato in circa 2.000 anni dedicato al dio Amon. I faraoni che si sono succeduti hanno lasciato la propria traccia ampliando e apportando modifiche, talvolta sfruttando le preesistenti costruzioni come cave di materiale o “usurpandole” a proprio nome. La nostra guida, sempre gentile e disponibile, mostrandoci uno degli obelischi mi informa che originariamente erano presenti in numero maggiore e mi chiede di indovinare dove fossero quelli mancanti. Non ricordo la mia risposta ma, accalorandosi, mi dice che sono nel “mio giardino”. Sarà stato il caldo, ma non ho capito subito cosa intendesse dire, ma poi è stato più chiaro. In pratica il rovescio della medaglia delle grandi missioni archeologiche era quello di compiere grandi razzie, e uno di questi “predoni” era proprio il nostro connazionale Giovan Battista Belzoni.

Dopo aver fatto un giro propiziatorio intorno allo scarabeo posto di fronte al lago sacro di Mut siamo tornati indietro per raggiungere l’uscita per il pullman, anche stavolta mancavamo solo noi all’appello ma almeno in questo caso eravamo con la guida e nessuno ci ha cazziato. Dopo pranzo abbiamo preso il battello per la traversata del Nilo. E’ stupefacente vedere come a sud il paesaggio cambi completamente: ai suoi argini la natura lussureggiante esplode in mille tonalità di verde prendendo il posto dei palazzoni de Il Cairo e all’orizzonte si staglia l’arancio delle dune del deserto. Visite successive: i colossi di Memnone, due enormi statue di pietra del faraone Amenhotep III e il Tempio di Ashepsut a Deir-el-Bahari. L’edificio, ricavato da una scarpata rocciosa e parzialmente incastonato in esso, è costituito da una serie di terrazze colonnate, una visione complessivamente davvero suggestiva anche perché sembra una costruzione così moderna.

Per ultima, ma non per importanza, la Valle dei Re, una valle di origine calcarea che per un periodo di quasi 500 anni venne scelta quale sede delle sepolture dei sovrani dell’Antico Egitto. Le tombe sono scavate nelle pareti della valle e si accede ad esse per mezzo di corridoi; quelle da noi visitate erano tutte abbellite con dipinti e con scritte che erano testi sacri, formule magiche, addirittura ricette. Purtroppo non è stato possibile utilizzare la macchinetta fotografica (anche se uno dei custodi di una delle tombe aveva fatto capire di essere corruttibile con una lauta mancia) e quindi tutta la meraviglia, il mistero, e la sensazione di trovarsi davvero al cospetto di una civiltà superiore provati, rimarranno per sempre un ricordo nelle nostre teste. La visita di questo sito, ma oggettivamente di ogni cosa vista nelle escursioni, è di impareggiabile fascino e bellezza, da vedere almeno una volta nella vita.

Siamo tornati in hotel intorno all’1.30 di notte. No so se sia stato per le emozioni accumulate durante il giorno o per aver trovato in stanza il messaggio del diving, che ci confermava l’escursione alle Isole Giftun per l’indomani, ma dopo una doccia superveloce abbiamo ancora trovato la forza di passeggiare a lungo alla ricerca di negozi aperti 24 su 24 per comprare acqua e cartoline.

E’ stato sicuramente da incoscienti programmare lo snorkeling il giorno stesso della partenza (avremmo dovuto lasciare la stanza alle 18.00), ma siccome non volevamo farci mancare niente (e questa escursione ci era stata caldamente raccomandata da due amici conosciuti in vacanza che di mare e fondali se ne intendono) siamo partiti con l’imbarcazione del diving dell’hotel a gestione italiana. A bordo eravamo divisi in due gruppi: quelli dello snorkeling di nazionalità varia e un folto gruppo di subacquei italiani. Il personale era gentile, attento e hanno cucinato magnificamente la chitarra con le pallottine e altre specialità; il problema era che non avevo fatto i conti con il mio mal di mare ( a dirla tutta col mare increspato soffro anche il mal di pattino!) e di conseguenza ho rimesso anche l’anima mentre tutti se la godevano in sala da pranzo.

Ci siamo buttati in più punti con la possibilità di perlustrare diversi tipi di fondali, il più bello in assoluto è chiamato il Giardino di Allah e si ha l’impressione di librarsi su una tela multicolore con i suoi pesci dalle fogge più disparate, bellissimi coralli variopinti, conchiglie con l’interno blu elettrico… altro che documentario! Una coppia di bellissimi delfini è venuto vicino alla nostra barca, stavano cacciando. Vederli non è tanto facile, purtroppo non siamo stati così fortunati con le tartarughe marine, ma già così non potevamo essere più felici. Ci hanno fatto poi sbarcare su un atollo sabbioso senza un minimo di vegetazione, se non per una palma posizionata proprio sul punto più in alto dell’isola, che altri non era che un modo per nascondere una grossa antenna. C’era tanta gente e il mare era caldo. Erano tutti al corrente che di lì a poco saremmo dovuti ripartire per l’Italia, il capitano della barca ci aveva assicurato stesse andando al massimo (a me non sembrava, ma non avevo fatto i conti con la corrente contraria), arrivati a terra un camioncino guidato da un energumeno di colore ci ha portati velocissimamente al nostro stabile. Naturalmente quando gli inservienti hanno bussato alla porta per prelevare le valigie eravamo sotto la doccia, quando sono ritornati appena alcuni minuti dopo eravamo magicamente pronti a lasciare la stanza con i bagagli. La stanza l’ho lasciata con le mie gambe ma, dopo aver fatto le scale, ho dovuto sdraiarmi a terra perché ero in preda ad una crisi respiratoria di qualche genere e Filippo ha dovuto reggermi in alto i piedi. Fortunatamente dopo aver ingurgitato svariati bicchieri di acqua, sale e zucchero mi sono sentita gradualmente sempre meglio, ma ho pensato davvero (e non solo io) che avrei potuto lasciarci le penne!.

Riservo un capitolo a parte per lo shopping. Nel corso delle escursioni siamo stati portati a visitare un laboratorio di papiri, un negozio di essenze ed una fabbrica di alabastro. In nessuno di questi posti ho fatto acquisti, ma sbagliando. E’ bello tornare a casa con un oggetto di artigianato locale, pagandolo anche un po’ di più se vi trovate davanti ad un pezzo unico, perché difficilmente riuscirete a ritrovare il medesimo nel prosieguo del viaggio e ad un prezzo più economico. A me è successo con una statuina della Regina Ashepsut in alabastro e poi mi sono dovuta accontentare di un’orrendissima copia in sabbia e plastica che Filippo ha preso in aeroporto!.

Gli altri acquisti, tra cui i papiri, sono stati fatti ad Hurghada. E’ bene informare che in questo posto non vale la menzione per cui gli arabi amano mercanteggiare, anzi, tutt’altro!. Nei negozi, quasi tutti con insegna sia in arabo che in cirillico, i russi hanno ormai ucciso questa tradizione pagando il primo prezzo che chiedono loro i commercianti. Se provavamo a domandare uno sconto venivamo apostrofati come “italiani furbi, italiani che vogliono fare sempre gli svelti”.

Dei sette giorni di viaggio abbiamo sfruttato ogni momento per fare tutto quello che avevamo programmato… una vacanza che si potrebbe intitolare “Egitto… a murì murì”!!! Sebbene la vacanza risalga ad agosto 2008, riporto di seguito un elenco di prezzi, a persona, che vi potranno essere utili indicativamente:

– Escursione Luxor – Prezzo Hotel Euro 95,00 – Agenzia Hurghada Euro 50,00 (visita al Tempio di Ashepsut non compresa nell’escursione pagata a parte)

– Escursione Il Cairo – Prezzo Hotel Euro 100,00 – Agenzia Hurghada Euro 60,00

– Escursione Atolli e coralli al Parco Marino di Giftun – Prezzo Hotel Euro 25,00

– Navetta Hotel per Hurghada pro shopping – Euro 2,00

Per altre informazioni e mete veniteci a trovare o contattateci al sito:

– www.ilnostroviaggio.tk

Ciao e buon viaggio.



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