Viaggio in Giordania

Viaggio di vacanze di fine d'anno alla ricerca delle nostre origini...
Scritto da: oliveira50
viaggio in giordania
Partenza il: 30/12/2010
Ritorno il: 08/01/2011
Viaggiatori: 3
Spesa: 1000 €
Ascolta i podcast
 
Il 30 dicembre 2011 siamo partiti da Milano verso Amman con la Jordan Airlines, io, Lucia e Manoel nostro bimbo di quasi 4 anni. Eravamo quasi convinti di non andarci con il bimbo per paura che lui non si divertissi, invece siamo partiti e lui si è divertito tantissimo. Ad Amman avevamo una amica che da molti anni non avevo più notizie di lei e le ultime avevamo raggiunto attraverso Facebook. Angela Penker era in passato una mia stimatissima collega di lavoro col suo marito Mohamed. Per molti anni abbiamo lavorato quasi insieme e da quando è venuto a mancare suo marito lei si è trasferita in Giordania creando una nuova attività, quella del Tour Operator.

La temperatura in Italia prima di partire era intorno ai zero gradi, in Giordania il tempo non era bello ma comunque circa 15 gradi sopra. Prima di partire, sia attraverso Angela che via internet, ci siamo documentati sui luoghi dove andare. Il primo giorno in Giordania e anche l’ultimo dell’anno, Angela ci ha portato in mattinata con la sua macchina confortevole a Jerash, località a nord di Amman a vedere i resti di Gerasa, città romana di grande splendore. I resti sono tantissimi e si possono visitare. Templi, teatri, palazzi, piazze, un capolavoro a cielo aperto di più di 2000 anni fa costruita da Traiano, Imperatore romano che in Giordania ha lasciato un segno molto forte. Dopo aver visitato parte della città siamo partiti verso Ajlun per vedere un bellissimo castello arabo ma il tempo non era bello e le nuvole hanno coperto l’intero monte e così abbiamo potuto godere soltanto l’interno del castello con i sui sotterranei, prigioni e gallerie.

Prima del tramonto siamo rientrati ad Amman, dove dopo una bella riposata siamo partiti verso il centro città per festeggiare il cappo d’anno. Dopo aver cercato in vano qualche ristorante, tutti completi, siamo capitati al Jafra, locale e ristorante culturale con una bella biblioteca. Il locale è molto carino, in pieno centro città, dove puoi ascoltare musica e gustare piatti tipici giordani o palestinesi. Quel giorno era pienissimo e al completo ma per simpatia verso gli italiani il titolare ha creato posto anche per noi. Il titolare del locale, Mustaphà, vive tra l’Italia e la Giordania. A Fano nelle Marche è titolare insieme alla moglie di un ristorante tipico giordano. In Giordania si mangia molto bene, carne ai ferri, tanta verdura e tanti legumi. Da non dimenticare, la shorba, una crema di lenticchie favolosa, e molto conosciuto dai turisti, ma non sempre reperibile è il kebab fatto a spiedino che in Giordania si chiama “shish-mensaf”. Per loro il vero kebab sono delle polpette fatte con la carne cruda o cotta, di montone o pollo.

Il primo dell’anno siamo partiti verso il Mar Morto, Angela ci aveva prenotato una stanza in hotel con la spiaggia privata, avevamo bisogno di un po’ di relax, così Angela è rientrata ad Amman per poi ritornare due giorni dopo. Prima di arrivare ci siamo fermati sul Monte Nebo dove Dio indicò a Mosè la terra promessa, secondo quanto era scritto nel vecchio testamento. Dall’alto del monte, prima di scendere verso il mar Morto, si può ammirare dal belvedere di fronte la chiesa di Mosè, la valle verdissima del fiume Giordano, la Palestina e parte di Israele. Una volta scesi fin giù nella depressione più bassa del mondo, l’hotel, il più semplice di tutti gli alberghi allineati davanti al mar Morto, era molto elegante, il Dead Sea Spa Hotel, si mangiava molto bene e chi voleva poteva bagnarsi nelle piscine dell’hotel o direttamente sul mar Morto. L’hotel è molto attrezzato per i bimbi con molti parco-giochi sistemati all’interno.

Il secondo giorno in mattinata sono andato insieme a Manoel col taxi dell’hotel verso il luogo dove Gesù fu battezzato e fu li, in un supermercato del luogo, che siamo stati contattati da alcuni zingari che cercando di venderci delle giacche di pelle e collanine hanno dato al nostro autista un piccolo spago di circa 30cm e lui, l’autista, ha fatto 4 o 5 nodi. Il gitano attraverso i nodi ha visto il destino dell’autista, indovinando alcuni aspetti della sua vita attuale, numero dei figli, maschi o femmina, ecc. Molti sono i beduini che abitano tutta la Giordania, questi ultimi, a differenza dei gitani, sono agricoltori o allevatori di bestiame, anche loro, come i gitani, vivono in tende fate con la lana dei dromedari. Attraverso l’autista abbiamo scoperto non tanto lontano dall’albergo, una cascata termale naturale di acqua solforica. Bellissima e li siamo rimasti con Manoel per diverse ore. Il panorama sulle vette della montagna è affascinante. Bisogna considerare che Il mar Morto si trova in una depressione di circa 400m. La maggior parte del territorio della Giordania è situato in diversi altipiani intorno ai 1000m di quota, perciò quando esci dal mar Morto devi salire anche se per andare ad Aqaba, città del Mar Rosso. La località termale si chiama Ma’jn, bisogna pagare per entrare, Adulti 15 Jod, i bimbi non pagano fino ai 6 anni. L’acqua durante l’inverno arriva a 45°C e nei mesi estivi raggiunge i 60°C. Mi ricordavano le terme di Saturnia in toscana.

Angela ci ha raggiunto nel terzo giorno e siamo partiti insieme a lei verso Aqaba attraversando tutta la Wadi Araba, leggermente in salita fino ad arrivare al Mar Rosso. Alla fine del Mar Morto siamo usciti dalla rotta per andare a trovare i resti di Sodoma e Gomorra, ma gli unici resti visibili sono quelli di una chiesa bizantina dove secondo la bibbia, Lot diventò una statua di sale per aver disobbedito Dio nel voltarsi in dietro. In quel luogo il Re della Giordania ha costruito un enorme museo che a giorni verrà aperto al pubblico. In serata abbiamo raggiunto la bellissima Aqaba, la città porto più al sud della Giordania. È affiancata a destra sul mar Rosso da Eilat, città benestante israeliana che vista dalla sponda sinistra si nota bene la ricchezza dei alti palazzi che durante la notte a causa dell’illuminazione cittadina rendi distinguibile la differenza tra le due città. Una volta arrivati siamo rimasti nel Red Sea Dive Center, una spezie di residence al sud della città. Si stava molto bene e la temperatura era alta, circa 22°. Il mare è bellissimo pieni di atolli corallini dove con una semplice maschera e un tubo per la respirazione si può ammirare la diversa fauna marina senza andare in profondità. Ci sono diverse barche che per un ora ci porta a fare una passeggiata sugli atolli e attraverso la finestra di vetro posizionata sotto si può ammirare senza bagnarsi. In città si possono ammirare resti della città cristiana e resti della città ottomana.

Nel quinto giorno siamo partiti verso il deserto del Wadi Rum. Strada completamente in salita, visto che il Wadi Rum si trova in altopiano. Questo deserto è molto diverso da tutti gli altri, le montagne, le rocce, hanno forme arrotondate che qualche volta sembrano sagome di essere viventi. Ai piedi della montagna c’è sabbia cristallina. Nelle grotte o nelle varie stanze ricavate naturalmente dall’erosione, si possono ammirare grafiti e geroglifici del periodo della preistoria. Gli abitanti di questo deserto furono molteplici, gli ultimi, i Nabatei, si pensa che vissero per molti anni in tende, visto che non hanno trovato resti di abitazioni. Difficilissimo pensare come hanno potuto vivere in quel luogo senza acqua e senza vegetazione.

Abbiamo passato la notte in un campo tendato, la temperatura durante la notte era certamente sotto il zero. Il bimbo è rimasto incantato dopo aver visto una spada infilata sulla roccia nel mezzo della piazza del campeggio, ancora oggi si ricorda. Il giorno dopo abbiamo preso un fuori strada e siamo andati a fare un giro per il deserto passando per il ponte di pietra, la sala della mappa di pietra e alcuni luoghi sacri del parco.

Il settimo giorno abbiamo imboccato la famosa strada romana dei re e siamo puntati verso Petra. La città delle tombe. Abbiamo passato la notte in un albergo del centro della Petra nuova. Pensate, solo alcuni anni fa, gruppi di beduini abitavano all’interno di Petra. Il Re ha fatto costruire alcune case alla periferia della nuova Petra per liberare la città divenuta patrimonio Unesco e per preparala al turismo. Nei dintorni della Città Rosa sono stati rinvenuti antichissimi reperti risalenti al Paleolitico ed al Neolitico (10.000 – 5.000 a.C.) mentre gli scavi archeologici effettuati a Petra hanno portato alla luce resti di insediamenti attribuiti agli Edomiti, popolazione che, a partire dal II millennio a.C., si stabilì in questa zona. Durante il periodo Ellenistico e Romano, Petra fu la capitale del regno dei Nabatei, che fecero di questa città uno dei principali snodi del traffico viario commerciale del Medio Oriente, uno strategico crocevia di antiche vie carovaniere lungo le quali gli aromi della penisola arabica, la seta cinese, le spezie indiane e l’incenso venivano trasportati dal sud dell’Arabia verso la Palestina, i paesi che si affacciavano sul Mar Mediterraneo, l’Egitto e la Siria. Non si può andare in medio oriente senza vedere Petra. Lo stile architettonico di Petra è inconfondibile ed unico nel suo genere; nei suoi edifici si distinguono influenze greche, romane, assire ed egiziane, tra loro armoniosamente integrate ed elaborate con elementi architettonici originali introdotti dai Nabatei.

Nel ritorno verso Amman, Angela ci ha portato a vedere il Castello crociato di Karak. Si tratta di un edificio fatto costruire dai crociati in cammino verso Gerusalemme, e la verità è che è abbastanza ben conservato. Colpisce per la sua grandezza, ed è quasi per intero visitabile. Esso offre anche alcune vedute dalla cima della collina su cui si trova.

L’ultimo giorno prima di partire non potevamo che ritornare ad Amman per andare a trovare Mustaphà insieme a Angela e suo fratello per festeggiare il compleanno della nostra amica prima di rientrare nel nostro gelido paese dell’Appennino tosco-emiliano. Ringraziamo calorosamente la nostra preparatissima Angela Penker per questi dieci giorni indimenticabili.

Paulo, Lucia e Manoel di Montese (MO)



    Commenti

    Lascia un commento

    Leggi anche