La terra dei lemuri… Magico Madagascar!

Dopo il famoso cartone animato della Dreamworks-Disney, chi non conosce l’isola dell’Oceano Indiano che ospita i simpaticissimi lemuri? Forse non molti sanno che il Madagascar è la quarta più grande isola del mondo e ospita il 5% delle specie animali e vegetali dell’intero pianeta, l'80% delle quali sono endemiche dell’isola, come...
Scritto da: dedè74
la terra dei lemuri... magico madagascar!
Partenza il: 20/12/2010
Ritorno il: 29/12/2010
Viaggiatori: 2
Spesa: 2000 €
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Prima di raccontarvi la nostra esperienza è d’obbligo una premessa: la nostra meta originaria era il Kenya, terra mai vista e sognata da anni, ma a causa dell’entrata in vigore del rigido divieto di fumo (che avrebbe creato non pochi problemi a Manu!!), abbiamo dovuto cambiare destinazione, e siccome l’Africa ci chiamava a gran voce, dovevamo pensare ad una meta alternativa, e quali migliori consiglieri dei viaggiatori di turisti per caso? Dopo aver letto i diari di viaggio che raccontavano le meraviglie del Madagascar, ci siamo convinti che quell’isola era la terra giusta dove passare il Natale. C’è da dire che il Madagascar (e non capiamo proprio il perché) non è una meta particolarmente “sponsorizzata”, forse per paura delle rivolte e dei colpi di Stato (che comunque riguardano la Capitale, città ben lontana dal nord dell’isola), o per il maltempo (le piogge ci sono state, ma solo la notte) o forse per il pericolo di malattie (il cui rischio è veramente minimo). Noi non abbiamo fatto alcun vaccino, e sconsigliamo vivamente di farli, a meno che non si vada proprio in zone fortemente a rischio, poiché chi si è sottoposto alla profilassi antimalarica, ha avuto conseguenze spiacevoli durante tutta la vacanza. Tutto questo per dire: se potete, andate a visitare questa fantastica terra!!!

Passiamo al nostro diario di viaggio: siamo partiti da Milano Malpensa diretti a Nosy Be, via Roma Fiumicino, il 20 dicembre. Il viaggio da Roma è durato circa 9 ore, in un aereo della compagnia Air Italy che non è stato proprio il massimo, ma il desiderio di passare dai 5° di Milano ai 30-35° di Nosy Be, ci ha fatto sopportare tutte le scomodità del volo! L’arrivo è stato incredibile: la pista dell’aeroporto era immersa nella fitta vegetazione e ai lati di essa galline e bimbi scorrazzavano tranquillamente senza preoccuparsi minimante del nostro arrivo e del rombo dei motori! Le operazioni di sbarco sono state un po’ lente, ma in linea con il tram tram di tutti i giorni, ossia “mora mora”. Il tutto però assolutamente sopportabile, bisogna ricordarsi che siamo in Africa, e la fretta va lasciata a casa! Noi avevamo in valigia molte medicine che dovevamo lasciare a Manina (una professoressa torinese ormai in pensione, conosciuta da tutti gli abitanti di Nosy Be, che qui sta facendo grandi cose per i bambini (per chi volesse ulteriori dettagli, www.bambinidimanina.net)), e per evitare che ce la aprissero e ci sequestrassero i farmaci (per poi rivenderseli!), abbiamo lasciato una “lauta” mancia alle guardie doganali. Qui è la prassi, quindi non preoccupatevi dei cartelli contro la corruzione affissi ovunque! Visto che il sistema sanitario locale è veramente un disastro, i medicinali, anche i più comuni, risultano veramente importanti.

Una volta ritirate le valigie, siamo usciti dal piccolo aeroporto dove ci aspettavano gli animatori del nostro villaggio, l’Andilana Beach: villaggio meraviglioso posizionato a circa 50 minuti dall’aeroporto, e posto su una delle più belle spiagge dell’isola. Nel villaggio tutto il personale parla italiano e l’euro viene accettato senza problemi sia dentro che fuori da esso, quindi a noi non è servito cambiare i soldi in Ariary (un consiglio: portate con voi dei tagli piccoli, molto utili qualora voleste lasciare le mance). Parlando del villaggio, non si può non parlare del cibo, veramente squisito, prelibatezze di pesce e carne cucinate in tutti i modi e per i nostalgici della cucina italiana, niente paura, ogni giorno il ristorante offriva ricche e variegate portate di pasta, all’altezza dei migliori ristoranti Italiani. Io e Manu incuriositi dai sapori e dagli odori locali, abbiamo sempre optato per la cucina malgascia che proponeva in particolare lo zebù e il barracuda (veramente ottimi!). Un accenno particolare merita la frutta locale come ananas, jack fruit, mango e papaya, veramente la fine del mondo!!! Ultimo cenno sul villaggio, di non poco conto, è che è l’unica struttura ricettiva che possieda un potabilizzatore per l’acqua e un generatore di corrente elettrica pronto ad avviarsi quando quello della cittadina di Hell Ville fa i capricci. Unica nota dolente del Villaggio riguarda il prezzo delle escursioni, veramente troppo caro! Noi abbiamo fatto delle bellissime escursioni quasi tutti i giorni ma vi assicuro che è stato un vero salasso! Presi dall’euforia, abbiamo prenotato le escursioni al nostro arrivo, mentre avremmo potuto prenotarle fuori dal villaggio con i ragazzi della spiaggia. Un consiglio: se potete prenotatele con i Beach Boys, ragazzi malgasci che non possono entrare nel villaggio, ma che si possono incontrare oltrepassando la spiaggia privata del resort; loro sono li pronti ad attirare la vostra attenzione! Con loro potrete contrattare un prezzo più ragionevole per gli stessi tour.

Le Escursioni: si ha veramente l’imbarazzo delle scelta: noi abbiamo deciso di fare sia quelle di mare che quelle di terra, in modo da entrare il più possibile nello spirito malgascio. Il giorno del nostro arrivo, essendo ancora un po’ frastornati dal viaggio, scegliamo di girare per il villaggio (all’interno c’è un mini zoo e un parco molto carino) e organizzare al meglio la settimana, il tutto, però, dopo esserci goduti qualche ora di mare e di sole sulla spiaggia relax del resort dove si trovano delle fantastiche palme, veri e propri ombrelloni naturali, che offrono rifugio a chi, come Manu, ha la pelle molto chiara e che ha il terrore di scottarsi! La prima giornata scorre così, come una camera di decontaminazione che ci invita ad abbandonare lo stress accumulato nelle nostre metropoli e a godere appieno dell’azzurro del cielo e del mare, il tutto in un clima che ci accoglie con un caldo abbraccio.

Il secondo giorno comincia con la prova gratuita di diving in piscina, che a me non convince troppo e che invece entusiasma Manu, a tal punto che decide di prenotare per il giorno dopo un’immersione in un isolotto che si trova di fronte alla spiaggia Andilana. Durante l’immersione Manu vive un’esperienza unica (che io rimpiangerò amaramente!) perché ha l’occasione di vedere una tartaruga gigante, delle stelle marine, dei coralli, murene, aragoste ed una varietà di pesci tropicali degni del Disney cartoon, il tutto a soli 10 metri di profondità! Io, invece, decido di godermi l’incantevole spiaggia e approfitto della bassa marea (fenomeno che qui si ripete quotidianamente) per fare una lunga passeggiata, o almeno questa era la mia intenzione, visto che appena supero la spiaggia privata del resort, vengo circondata dalle ragazze locali che mi mostrano i loro prodotti fatti a mano: tovaglie ricamate (ne comprerò due!), stampe, bracciali e oggetti di legno finemente lavorati. Dopo una breve contrattazione, mi sottoporrò anche ad un trattamento di bellezza: treccine coloratissime!

Di pomeriggio decidiamo di noleggiare i quad e insieme a Jean Claude, guida malgascia, ci dirigiamo nella parte nord dell’isola di Nosy Be. Lungo il tragitto Jean Claude ci mostra alcuni laghi sacri, dimora di numerosi coccodrilli, anch’essi considerati sacri dagli abitanti del luogo. Il nostro giro prosegue lungo la fitta vegetazione e in mezzo ad essa Jean Claude riesce anche ad individuare tra i tanti animali, anche un camaleonte perfettamente mimetizzato, che noi non avremmo visto nemmeno in un milione di anni, ma che per un occhio esperto come il suo sono nascosti come un ago in mezzo al deserto o come per noi un parcheggio libero in una strada trafficata del centro città! Jean ci mostra tanti particolari anche della flora locale come le palme del viaggiatore (simili ad imbuti, che possono raccogliere fino a 5 lt di acqua piovana), le coltivazioni di riso e le famose piantagioni di ylang ylang, profumatissime, dai cui fiori si ricava l’essenza per molti profumi occidentali, come lo Chanel n. 5. Durante il giro ammiriamo anche la pianta del cacao e del tamarindo, albero scelto dagli animisti come simbolo di sacralità e che viene recintato per permettere agi abitanti dei villaggi di lasciare doni (come bottiglie di coca cola o rum!). Jean Claude ci mostra anche la pianta del tek, il cui legno è molto commercializzato e utilizzato dagli abitanti per costruire le capanne e dalle cui foglie si estrae una tintura rossa che viene usata per colorare le stesse capanne; è incredibile vedere che da una foglia verdissima possa ricavarsi una linfa rossa come il sangue! Dopo aver attraversato diversi villaggi e percorso diversi chilometri di strade sterrate lungo la foresta, all’improvviso ci troviamo davanti agli occhi un villaggio affacciato su una spiaggia di sabbia finissima e bianchissima, meta ultima della nostra escursione. Il nostro arrivo coincide con il rientro dei pescatori che con le loro piroghe approdano sulla riva, ed orgogliosi del loro pescato ci mostrano i frutti della loro giornata lavorativa, quasi a voler condividere con noi la gioia per la ricca pesca, che meraviglia! Il nostro arrivo e quello dei pescatori si contendono lo sguardo curioso e felice dei bimbi del villaggio. Una cosa che ci lascia di stucco è vedere questi bimbi che, prima di accettare qualcosa, guardano le loro madri e solo dopo un cenno di assenso, allungano le mani per prendere un piccolo dono che siamo riusciti ad infilare nel nostro zaino. Jean Claude conosce gli abitanti del villaggio e ci invita a vedere l’interno delle capanne, tutte realizzate interamente usando le foglie, i rami ed il tronco delle palme e colorate di rosso. Come chicca finale la nostra guida ci mostra orgogliosamente la palestra del villaggio, realizzata all’aperto, composta da panca per gli addominali, bilancieri e dulcis in fundo le parallele, il tutto realizzato con tronchi e oggetti lasciati dal mare… rimaniamo davvero senza parole… Ma non è tutto: diciamo allo nostra guida che l’unica cosa che non avevamo ancora assaggiato era il cocco: nemmeno il tempo di finire la frase che Jean Claude si arrampica su una palma e prende due noci di cocco!! Chiede un macete ad un abitante del villaggio e voilà, la merenda è servita per noi e per i bimbi che ci circodano! La consistenza del cocco appena colto non è quella a cui noi siamo abituati, è molle ma molto buono! Il tempo per questa escursione volge al termine e dopo i saluti ed i ringraziamenti dovuti ma principalmente sentiti, decidiamo di riavviare i nostri Quad e fare rientro al resort. Durante il tragitto di ritorno altri animali appaiono lungo il nostro percorso, questa volta però anche noi ne individuiamo qualcuno, quasi come se gli effetti della camera di decontaminazione stessero facendo effetto e ci stessimo sempre più avvicinando alla natura che ci circonda, beh per Manu forse la cosa non vale, lui è riuscito ad individuare solo gli Zebù! Al nostro rientro, ci aspetta il tea time, the con pasticcini che vengono serviti a bordo piscina ogni giorno verso le 17.30. Poi una bella cena a base di pesce e verdure di ogni tipo, spettacolo di cabaret e finalmente a nanna!

Il quarto giorno sveglia alle 6.50 e partenza in jeep per la riserva di Lokobe che raggiungiamo dopo un’oretta circa, all’ingresso ci aspettano delle piroghe (imbarcazioni ricavate dal tronco degli alberi), e dopo una buona mezz’ora di pagaiata tra un groviglio di mangrovie, arriviamo al limitare della foresta. Lo sforzo viene interamente ripagato dalla vista che ci si staglia davanti: una foresta lussureggiante abitata da camaleonti, serpenti, piccoli insetti e i famosi lemuri, liberi nella vegetazione incontaminata, un vero paradiso. Qui non vivono gli animali classici dell’Africa, ossia i big five, ma piccoli animali che vanno scovati nel loro habitat naturale. I lemuri sono degli animaletti con occhi dolcissimi, è un sogno vederli rannicchiati con i loro piccoli fra i rami sopra le nostre teste. Dopo una camminata di circa tre ore ci fermiamo per mangiare un ottimo riso a base di curcuma e un barracuda appena pescato! Si chiacchiera un po’ con la gente del villaggio locale, un’altra pagaiata e poi via a fare una bella doccia e a cenare lungo la spiaggia. La giornata è stata estremamente faticosa, ma la ricchezza che la natura ci ha offerto, ci ha pienamente ricompensato dei nostri sforzi.

Il quinto giorno è Natale e decidiamo di dedicarlo al relax e goderci così la spiaggia di Andilana. Emanuele ne approfitta per riposarsi e io, iperattiva come sempre, mi dedico alle attività del villaggio, caccia al tesoro, gara di canoa, balletti e acquagym! La sera, nel teatro, del villaggio viene celebrata la Santa Messa, con i canti degli abitanti di un villaggio vicino, sono molto colorati e richiamano in un certo modo i canti gospel che siamo abituati a vedere in tv. Ci sono alcuni contrasti che catturano la nostra attenzione come per esempio vedere gli abitanti di questo villaggio vestiti a festa, ma quasi tutti scalzi! Poi ci renderemo conto che qui quasi tutti non usano le scarpe, lusso che pochi possono permettersi, e questo li porta ad avere dei piedi veramente grandi! La giornata scorre veloce, con il sole che picchia forte e i canti dei bambini del villaggio che trasmettono serenità e gioia. Il Natale non avrebbe potuto essere più festoso!

Il sesto giorno ci aspetta la visita all’isola Nosy Iranja, uno spettacolo della natura nel vero senso della parola. Si parte la mattina al solito orario (07.50) e dopo circa due ore di navigazione con un’imbarcazione del villaggio, arriviamo in questa baia che nasce sotto i nostri occhi: una lingua di sabbia bianca come borotalco emerge dall’acqua, per effetto della bassa marea, e congiunge due isolotti con una vegetazione incredibilmente lussureggiante! La lingua di sabbia spunta sempre più, man mano che la marea si ritira; ogni giorno il fenomeno dell’alta e bassa marea incanta chi ha la fortuna di arrivare qui. Questa spiaggia viene descritta da tutti come fantastica e ci sono foto di ogni genere ovunque tu vada, ma vederla dal vivo è un’altra cosa, ve lo posso assicurare! E non è tutto: il pranzo viene organizzato sotto le fronde degli alberi e vengono serviti gamberoni arrosto, grandi quanto aragoste, spiedini di zebù, frutta appena raccolta, assaggini di Rum malgascio e per chiudere in bellezza un bel caffè, il tutto servito su un tavolo apparecchiato con tovaglie ricamate e fiori sparsi ovunque! Al nostro ritorno, dulcis in fundo, avvistiamo anche le balene! Rimaniamo quasi un’ora ad osservarle mentre giocano vicino alla nostra barca, saranno 6 o 7, non riusciamo a capirlo perfettamente perché sembra quasi si divertano a giocare a nascondino con noi, e meno male che ci avevano detto che in questo periodo era impossibile vederle! Ritorniamo al villaggio abbronzatissimi e appagati da un’atra giornata ricca di emozioni.

Il settimo giorno decidiamo di fare un’altra esplorazione nella foresta pluviale, questa volta nell’isola di Nosy Komba. Si parte alla solita ora e, insieme ad un’altra coppia e a Poncho e Strong (due guide malgasce), ci dirigiamo verso Hell Ville, dove ci attende un’imbarcazione a motore che ci porterà a Nosy Komba. Ci attendono 11 km di percorso trekking in mezzo alla foresta, attraverso stradine accidentate e rese scivolose dalla pioggia notturna; una prova veramente ardua! Ma non ci spaventa perché facciamo tutto questo per incontrare uno sciamano che vive in un villaggio immerso nella foresta. La giornata è terribilmente calda e arriviamo al villaggio dopo quasi 5 ore di camminata! Ci aspetta uno sciamano un po’ particolare, un uomo calvo, a petto nudo con jeans e telefonino!!! Ci fa entrare nella sua capanna (l’unico abitante del villaggio con la serratura alla porta!) e ci chiede se soffriamo di qualche dolore in particolare, Emanuele si fa fare un messaggio alla schiena e io al collo con un unguento a base di olio di cocco. Sarà suggestione, ma dal quel giorno né io né Emanuele abbiamo più avuto i dolori lamentati fino a quel momento!! Dopo di che beviamo della canna da zucchero (dolcissima!) appena ricavata dalla spremitura della pianta, mangiamo sotto il portico di una capanna e io ne approfitto per distribuire delle penne e altri piccoli regalini portati dall’Italia. I bimbi sono gioiosi, con occhi grandissimi e curiosi, vanno pazzi per le penne blu, non amano i pastelli o le penne di altri colori, cercano solo le “stylo bleu”! Poi un’altra cosa curiosa è che non conoscono le figurine adesive: io ne avevo portato diversi pacchetti e le ho distribuite tra i piccoli, beh quando gli ho fatto vedere che si potevano attaccare, sono impazziti!! E’ bellissimo vedere questi bimbi sempre sorridenti… Si accontentano di niente e sono felici di giocare con una penna o una figurina. Si è fatto tardi, sono quasi le sei e sta tramontando il sole, lasciamo il villaggio per tornare al resort, sporchi come non mai, ma felici della nuova avventura!

Purtroppo il nostro viaggio è finito, l’unico rammarico è di aver passato troppo poco tempo in questa fantastica terra, e non aver avuto il tempo di vedere le Montagne d’Ambra, Diego Suarez e la riserva di AnKarana. Il Madagascar è una terra che offre infinite possibilità e i malgasci sono un popolo che, nonostante la povertà, è fiero e orgoglioso della propria cultura e delle proprie tradizioni, che non ha bisogno di carità ma solo di occasioni per potersi riscattare da un passato di colonia lasciata allo sbando.

Denise & Emanuele



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