My New York from A to Z 3
I miei Consigli Utili
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Ciao a tutti, cari amici TpC! Sono al mio secondo racconto (il primo è sulla Thailandia, che potete trovare nella sezione adibita, intitolato “TURISThaI PER CASO”) e non è con poca emozione che sto cominciando a scrivere. Si, perché sto per raccontare o, meglio, cercherò di dare qualche consiglio, letteralmente dalla A alla Z, per visitare al meglio una città che mi è molto cara: New York. Ci sono stata 2 volte, nell’agosto 2007 con il mio compagno di vita e di viaggi, Roberto, e nel giugno 2008 con mio padre, Rodolfo, che a 67 anni ha voluto vedere il “nuovo mondo”, il mondo “avanti”, così ben rappresentato dalla sua città simbolo, New York City. Dunque, in entrambi i viaggi sono partita da Bologna il sabato mattina col primo volo di Air France, per prendere l’immediata e puntuale coincidenza a Parigi per il JFK. Spendo due parole per complimentarmi con i servizi di Air France, con le hostess gentili, il cibo mangiabile, il televisorino per ogni sedile con film e giochi inclusi. Per visitare New York, per quanto la metropolitana ti porti in ogni angolo della città ed è utilissimo servirsene, è molto divertente dividere Manhattan in zone e visitare tutto insieme a piedi in quella o in quell’altra parte della città, in quanto le cose da vedere sono tante e in questo modo si può ottimizzare il tempo. Prima di iniziare il “breviario” vi lascio qualche suggerimento pratico riguardo le prime cose basiche che si devono organizzare. VALIGIA: normalmente le compagnie aeree di linea permettono l’imbarco di uno o più bagagli fino a un peso molto alto rispetto ai charter (Air France permetteva max 2 valigie per un totale di 46 kg!), noi abbiamo sempre viaggiato con una sola grande rigida a testa, anche perché due sono poi da portare… Comunque il mio consiglio è: partite con la valigia vuota, ovvero prendetevi dietro pochi cambi, perché tanto tutto quello che vi serve lo trovate là e, in ogni caso, ci sarà più spazio per i vostri acquisti. E se vi serve un’ulteriore valigia per contenere il tutto… là un sacco di negozi le vendono anche a basso prezzo, quindi tranquilli. ASSICURAZIONE: stipulatela, è fondamentale perché negli Stati Uniti le cure mediche e ospedaliere sono tutte a pagamento quindi, nella speriamo remota possibilità che capiti qualcosa, l’assicurazione pagherà per voi, oppure dovrete sganciare di tasca vostra per un conto anche molto salato. SICUREZZA: New York è una delle città più sicure in cui io sia mai stata, c’è veramente polizia dappertutto e controlli frequenti dopo il crollo delle torri gemelle, quindi, a parte le regole del buon senso di non mostrare i soldi e tenersi stretta la borsa specialmente nei vicoli più bui, potete girare tranquilli senza l’ansia che vi succederà qualcosa solo perché siete nella Grande Mela. TELEFONO: i nostri gsm tri-band funzionano perfettamente, sia per le telefonate che per sms e mms. Però per le telefonate consiglio di munirvi di una tessera telefonica prepagata a scalare, ce ne sono di tutte le compagnie, le trovate dai giornalai o nei chioschi dei venditori di bevande sotterranei della metropolitana. In pratica, gratti la banda argentata, trovi il codice segreto che è poi quello tramite il quale avrai l’addebito a scalare, fai il numero intercontinentale relativo all’Italia, e parli coi tuoi cari spendendo veramente due spiccioli. MAPPE: munitevi di una mappa della città dettagliata con i nomi delle strade, vi aiuterà ad orientarvi per la direzione in cui volete andare, ed anche di una mappa della metropolitana, i nomi delle fermate vi serviranno per muovervi con disinvoltura in quell’enorme reticolato che è la Subway di New York. Vi dico subito che sono a disposizione per qualsiasi informazione, consiglio, opinione, parere. Ma ora, cominciamo e… buon viaggio a tutti! A – AEROPORTI: consiglio di arrivare in uno degli aeroporti dello stato di New York, perché l’aeroporto di Newark si trova nello stato del New Jersey e da lì costa un po’ di più recarsi a Manhattan (specialmente in taxi) essendo appunto in un altro stato (stesso consiglio quando si devono prendere dei voli interni, per lo stesso motivo). Arrivati al JFK ti imbatti subito nei suoi lunghi corridoi che ti portano al controllo doganale. In agosto la fila è stata di 2 ore piene, a giugno di mezz’ora. Generalmente ti viene fatta la domanda, al controllo passaporti, se è la prima volta che vieni a New York e negli Stati Uniti e perché ci vieni, mentre ti fanno la foto, l’abbinano alla scansione del passaporto e all’impronta digitale di entrambi gli indici. Seguendo l’indicazione per l’uscita per i bus, abbiamo sempre scelto il bus come mezzo per arrivare in città, perché economico e abbastanza rapido. L’Airbus Express ti porta per $15 in circa 45 minuti dal JFK a un paio di punti di Manhattan. Ad un certo punto cominci a vedere lo skyline dal bus, e l’emozione è fortissima! La nostra fermata era uno dei capolinea ovvero l’incrocio tra Park Avenue e la 42nd Street, proprio di fronte alla Grand Central Terminal. Il nostro hotel è stato per entrambe le permanenze, avendomi soddisfatto pienamente la prima volta per il rapporto qualità-prezzo ma in primis per la comodissima e centralissima posizione, l’hotel Seton (www.seton-hotel.com), situato sulla 40th Street tra la 3rd Avenue e la Lexington. Insomma, a due isolati dalla Grand Central Station, punto focale della città, punto di partenza e di arrivo dei treni ma soprattutto di moltissime linee della metropolitana (la “Subway”) e della linea S, ovvero la linea che collega la Grand Central e Times Square in pochissimi minuti. Accanto alla Grand Central c’è il mio grattacielo preferito, il Chrysler Building: così imponente, maestoso ma raffinato, luccicante nei giorni di sole, e illuminato la sera per farsi sempre notare per la sua classe. Sede di uffici, ne è visitabile solo il piccolo atrio. B – BROOKLYN BRIDGE: in assoluto il “monumento” di New York che mi ha da subito colpito e mi è rimasto nel cuore. Alcuni TpC consigliano di farlo a piedi al tramonto, per vedere il sole che scende e si nasconde dietro i grattacieli. Io consiglio assai vivamente di farlo la mattina, col sole, per godere della vista dello skyline ben illuminato, e semplicemente perché beccare il momento esatto in cui il sole cala senza accecarti perché in realtà è ancora alto è decisamente difficile (in effetti la prima volta l’ho fatto nel tardo pomeriggio e non ho assolutamente goduto del tramonto ma solo di un banale rabbuiarsi dopo un controsole estenuante). Arrivando a Brooklyn in subway fino alla comoda fermata di Clark St. sulla linea rossa o a High St. sulla linea blu, si cominciano a vedere i palazzoni di Dumbo, ovvero la zona Down Under the Manhattan Bridge Overpass; si attraversa poi il parco e sulla sinistra, dopo aver salito una decina di scalini, inizia la parte pedonale del ponte. State attenti a non invadere la corsia dei ciclisti perché vanno a razzo e imprecano se li intralci con la tua invadenza di turista curioso e incurante. Il ponte è splendido, con il suo colore di mattone brunito, le sue arcate, i suoi resistenti cavi di sostegno, il suo pavimento in legno che ti fa vedere quanto corrono le auto sottostanti… non ci si accorge quante foto scappano fatte! Durante tutto il tragitto, che percorrendolo con calma ci vogliono circa 45 minuti, ci sono incisioni che descrivono tutta la storia del ponte, dall’inizio della costruzione, i vari incidenti occorsi ai lavoranti, il montaggio dei pezzi e dei materiali. Tutto questo con sempre, di fronte a voi, lo skyline degli splendidi grattacieli di Downtown Manhattan, senza evitare di notare, sulla destra un po’ in lontananza, l’Empire State Building e il Chrysler Building a Murray Hill e Midtown. Un’altra possibilità per ammirare il Brooklyn Bridge anche da un’altra angolazione è arrivare a Brooklyn dal Manhattan Bridge a piedi. Questo ponte è parallelo all’altro, si riescono a fare tantissime foto, e si vede da sopra l’ampissima Franklin Delano Roosevelt Drive. C’è da dire però che il Manhattan Bridge è più lungo rispetto al Brooklyn, quindi il tempo che occorre per attraversarlo è tanto, ed è quindi abbastanza stancante (sembra di non arrivare mai di là!). La tappa successiva che consiglio che ho fatto entrambe le volte, dopo aver attraversato il Brooklyn Bridge, è il Pier 17 passando da South Street Seaport (www.southstreetseaport.com). Si passa per la zona dei negozietti e ristoranti (faccio notare il negozio ufficiale del Metropolitan Museum dove vendono riproduzioni dei pezzi esposti nel museo e gadget stupendi) e si sbuca di fronte al Fulton Fish Market, l’ex mercato di smistamento del pesce, ormai in disuso, nonché strategicissimo punto di osservazione e fotografico del ponte, per splendidi ingrandimenti. Procedendo quindi sulla destra si arriva ad uno stabilimento su più piani di negozi e ristoranti, il Pier 17. Dovete immaginarvi uno stretto centro commerciale sviluppato in alto e con un sacco di terrazze intorno sulle quali mangiare, sedersi al sole o semplicemente ammirare la maestosità del ponte. La prima volta l’ho vissuto di sera, la seconda, memore della volta precedente, ci sono andata per pranzo ed è stato cento volte meglio, per quanto la vista del ponte illuminato per la sera sia mozzafiato. Stupefacente anche il numero e la vastità di scelta dei ristoranti nel Pier 17: c’è un piano quasi esclusivamente di ristoranti, che in realtà sono banchi l’uno accanto all’altro, che vendono ogni tipo di cibo: giapponese, cinese, hot dog, pizza, hamburger, fritto, thailandese… tutto take away per potervi accomodare sui tavolini posti al centro a disposizione di tutti. Lasciando quindi South Street Seaport la meta successiva più ovvia è Ground Zero, passando per il tribunale, leggermente spostato a destra, poi City Hall, (il comune enorme, se penso a quello di Bologna!), il Woolworth Building arrivando poi alla St. Paul Chapel. Si tratta di una chiesina esattamente di fronte a Ground Zero che al crollo delle torri è rimasta in piedi quasi illesa, diventando punto di conforto e di ristoro per i tanti parenti e vigili del fuoco dopo il crollo delle torri. Ne vale una veloce visita al suo interno, attraversando l’antico cimitero antistante. Ed usciti da St. Paul eccolo lì, l’enorme buco, la ferita aperta da quella violenza così devastante, inspiegabile, inspiegata, e la ricostruzione dopo la tragedia… Recandosi a Ground Zero cala immediatamente un’aura di tristezza e solennità, perché inevitabilmente ti tornano alla mente in modo così nitido le scene viste tante volte in tv e alle quali non puoi trovare una spiegazione. Sbirciando tra i buchi della rete eretta per i lavori di ricostruzione del sito e innalzamento della Freedom Tower, che sarà prevedibilmente ultimata nel 2012, si vedono le ruspe, le gru, e tante persone al lavoro. Accanto a St. Paul sulla sinistra c’è il Century 21, un outlet di griffes con abiti di stagioni passate dove puoi scovare dei veri affari. Infatti è sempre affollatissimo! Dal lato sinistro del buco rispetto alla St. Paul c’è il 9/11 Museum (www.tributewtc.org), esattamente accanto alla stazione 10 dei vigili del fuoco. L’ingresso costa $10 di cui parte va in beneficenza alle famiglie delle vittime. E’ un museo molto piccolo, su 2 piani; quello dell’ingresso è il principale, ma ti sembra di vivere quegli ultimi momenti di dramma: reperti ritrovati sono esposti in teche, come un oblò di uno degli aerei dirottati, un tesserino di uno dei lavoranti nelle torri, un mazzo di chiavi, un cappello… e una parete tappezzata delle riproduzioni dei volantini con le foto affissi appena dopo il crollo dai parenti che cercavano i proprio cari…. e colonne audio con le registrazioni di alcune telefonate al 911 di richiesta di soccorso appena dirottati gli aerei. Il tutto veramente triste, ti senti così piccolo, così impotente, ma entrambe le volte ci sono andata perché questa visita mi ha sempre fatto sentire un po’ vicina alle famiglie che così tanto hanno sofferto. C – CENTRAL PARK: dunque per visitare Central Park è fondamentale 1. andarci nel week-end in modo che sia chiuso al traffico, 2. noleggiare la bicicletta per poterlo vedere in lungo e in largo abbastanza bene per farsi un’idea dell’enormità che è! Per il noleggio bici non vi dovete preoccupare su come trovarla, basta che vi avviciniate all’ingresso su Columbus Circle e in una marea ve la proporranno. Naturalmente dovete trattare: noi le abbiamo sempre tenute per 3 ore (il minimo per passeggiare in tutta tranquillità permettendosi anche un paio di stop) per circa 20$ ogni bici e i noleggiatori vi forniscono una cartina del parco, fondamentale per avere un’idea delle direzioni da prendere al suo interno. Per descriverlo basta dire che è enorme, verdissimo, curatissimo, splendido. E’ come lo vedi nei film, così affascinante, romantico, con i suoi campi da baseball, quelli da calcetto, quelli da basket, la piscina, i percorsi per lo jogging (attenzione, è vietato percorrere i campi dedicati alla corsa con le biciclette!), quelli per le bici, le salite ripide e faticose, le discese che ti fanno prendere un gran velocità… I punti importanti da vedere al suo interno sono: il lago Jacqueline Kennedy Onassis Reservoir, enorme, sembra un mare; il Metropolitan Museum; i laghetti dove girano le barchette; le moltissime statue; il prato enorme, chiamato Great Lawn, dove ci si stende al sole, si fanno pic-nic, si gioca, ci si rilassa. Questa naturalmente è la versione estiva, immagino che d’inverno col prato innevato non ci sia molta gente distesa… sarei proprio curiosa di vederne anche la versione invernale! Quella autunnale, poi, con i suoi mille colori, dev’essere stupenda! Sarà per la prossima volta. La strada immediatamente alla destra del parco è la Fifth Avenue, che diventa per un tratto il Museum Mile, perché vi sono localizzati molti musei tra cui il Guggenheim. Io l’ho sempre beccato in ristrutturazione, quindi non sono riuscita a godermi i suoi grandi anelli della struttura esterna. La strada dall’altra parte del parco è Central Park West, sulla quale si trova, in angolo con la 72nd West, il Dakota Building, il condominio dove viveva John Lennon e dove fu assassinato nel 1980. All’entrata del parco esattamente in concomitanza del Dakota c’è Strawberry Fields, il giardino del parco a forma di lacrima dedicato alla sua memoria con il mosaico con su scritto “Imagine” (www.centralpark.com). Lasciate le bici al noleggiatore, su Columbus si può vedere l’enorme Time Warner Center, e da lì procedere lungo la Broadway fino ad arrivare a Times Square. Su quel tratto di strada si incontrano negozi, teatri e ristorantini di ogni tipo. D – DOWNTOWN: per vedere la parte più a sud di Manhattan, partendo dal Financial District, si inizia da Battery Park, punto da dove partono i traghetti per i tour alla Statua della Libertà ed Ellis Island, e bellissimo parco per passeggiare, fermarsi su una panchina, ammirare i moltissimi scoiattoli, guardare le mille bancarelle che vendono gli splendidi quadri e foto di tutti gli angoli della città. Ora è anche sede di The Sphere, la sfera in acciaio che era posizionata tra le Twin Towers prima del crollo, che si è miracolosamente solo parzialmente ammaccata, e dei muri in memoria dei caduti americani nelle varie guerre. Accanto a Battery Park c’è il palazzo dell’antica dogana, la US Custom House, ora National Museum of The American Indian, con ingresso gratuito. Di fronte, procedendo verso nord c’è il piccolo parco di Bowling Green, dove si dice che il colono olandese Peter Minuit abbia comprato l’isola di Manhattan dai nativi – gli indiani algonchini – per 24 dollari, alla cui estremità c’è il Charging Bull, il toro simbolo della forza della borsa americana e dei suoi brokers; d’obbligo una foto e una toccata ai suoi attributi di buon auspicio. Procedendo sulla Broadway, dopo il toro, si arriva all’incrocio con Wall Street. Sulla sinistra c’è la Trinity Church, la chiesa episcopale di Downtown nel cui giardino si trova una rossa riproduzione del sicomoro della St. Paul Chapel caduto durante il crollo delle Twin Towers, ed esattamente di fronte inizia la famosa Wall Street, sulla quale poi si apre a sinistra la New York Stock Exchange, la borsa, perennemente presidiata da poliziotti in tenuta anti sommossa, e il nuovo Tiffany & Co. Wall Street termina su Water Street; proseguendo a destra e girando a sinistra dopo un paio di isolati si arriva al museo della polizia, il NYC Police Museum, al 100 di Old Slip (www.nycpolicemuseum.org). Veramente interessantissimo, dislocato su vari piani, con tutta la storia della polizia dall’inizio fino ai giorni nostri, con anche un piano interamente dedicato al 9/11 (vedi poi lettera P). E – EMPIRE STATE BUILDING: è lui il mito di New York. Ovvero, a me come estetica piace di più ad esempio il Chrysler Building, ma la sua supremazia sugli altri grattacieli è indiscussa. Il più alto grattacielo della città, aperto nel 1931, da sempre è protagonista o interprete di tanti film, dal King Kong del 1933, al più moderno CSI New York. E che tu sia a Chinatown, a Chelsea, nel Lower East Side o ovviamente sulla Fifth Avenue lui si fa vedere. E’ consigliatissimo comprare preventivamente i biglietti on-line, onde evitare almeno una delle molte file per salire in cima, all’86esimo piano, in 45 secondi. Il sito ufficiale per l’acquisto dei biglietti è www.esbnyc.com. Consiglio di prendere anche l’audioguida, da cui la voce della simpatica Antonia racconta in italiano i segreti e le storie della città vista dall’alto. L’acquisto dei biglietti non implica la data della visita; il momento migliore per salire a mio parere è col sole, in modo da poter vedere anche l’angolo più lontano che la vista ti permetta di vedere, e nel tardo pomeriggio è generalmente meno affollato. La prima volta che siamo saliti è arrivato subito un forte temporale estivo, e il personale di sicurezza del palazzo ci ha immediatamente fatto rientrare per evitare rischi dovuti ai fulmini. Meno male che ha smesso e abbiamo potuto uscire, altrimenti la gioia della visita sarebbe stata offuscata… come il panorama dovuto alle nuvole! Per fortuna, l’anno successivo siamo saliti nel tardo pomeriggio di un’assolata giornata, e il panorama è stato indescrivibilmente mozzafiato. Curiose le diverse colorazioni della cima in occasione delle varie festività: rossa bianca e blu per le feste nazionali, verde per il giorno di San Patrizio, patrono dell’Irlanda, rossa il giorno di San Valentino, ecc. Prima o dopo la visita all’Empire potete fermarvi a dare un’occhiata alla Public Library, con i suoi enormi leoni ai lati, e aggirarla fino ad arrivare al Bryant Park, un parco estremamente carino, dove potersi rilassare al tavolino di un bar, su una panchina o più semplicemente seduti sul prato. F – FIFTH AVENUE: ovviamente la famosa Fifth Avenue è ancora protagonista indiscussa dello shopping di lusso newyorkese. Ma ora anche Soho è altrettanto importante, perché anche là i negozi chic, di ricerca o delle grandi firme hanno un loro spazio importante, ma vuoi mettere fare acquisti da Tiffany, da Gucci o nel palazzo di Estée Lauder della Quinta Strada? Un lusso senza paragoni! Chiariamo comunque che questo tipo di negozi è nella parte alta della Fifth, ovvero la parte più vicina a Central Park, perché scendendo oltre l’Empire cominciano più che altro i negozi di souvenirs. Il primo anno che sono andata era tutto gestito da pachistani, ora da russi… miracolo dell’immigrazione, no? Comunque tutti venditori gentili e soprattutto disponibili a trattare. Magliette, portachiavi, tazze, bicchierini, matite, specchietti da borsetta, felpe, pantaloncini, bavaglini da neonati, persino la corona della Statua della Libertà… e chi più ne ha, più ne venda! Soffermiamoci anche per un momento solenne ed entriamo nella St. Patrick Cathedral, la più grande cattedrale cattolica degli Stati Uniti, risalente al 1850. Ora la sua architettura gotica francese risalta tra gli edifici moderni circostanti, ma non stona affatto. Non sono pratica di architettura santa, ma l’interno è maestoso e splendido, e l’esterno è comunque in perfetta sintonia con i palazzi di Manhattan. Durante la nostra visita di un normale mercoledì mattina ci siamo imbattuti in un matrimonio! La cerimonia, intima nel senso che c’erano pochissimi tra parenti e amici, ma per niente intima perché era colma di turisti e visitatori incuriositi, era tra un’orientale e uno yankee. Veramente curioso assistervi! Dall’altro lato della strada, di fronte all’atrio principale della St. Patrick Cathedral, c’è la Statua di Atlante, che sorregge il mondo sulle sue spalle. Superando Atlante, tra la Fifth e la Sixth, c’è l’enorme complesso del Rockfeller Center, il primo complesso che dagli anni trenta integra giardini, ristoranti, negozi e uffici, tra cui gli studi nella NBC (da segnalare il negozio della NBC che vende i gadgets delle serie di successo di questa rete, in primis E.R. – Medici in Prima Linea). Famosissima la statua di Prometheus, in bronzo ricoperto d’oro, alta oltre 5 metri che domina il Sunken Garden (bar all’aperto d’estate e pista di pattinaggio d’inverno, con le bandiere dei paesi facenti parte delle Nazioni Unite che sventolano), il cui piedistallo rappresenta la terra e il cerchio con i segni dello zodiaco rappresenta i cieli. Un elemento degno di nota, alle spalle di Prometheus sull’ingresso del palazzo principale, è la raffigurazione di Wisdom, la Saggezza, col suo detto da imprimersi nella mente (“Saggezza e Sapienza dovrebbero essere alla base di tutti i tempi”). Dalla Fifth si può agilmente raggiungere il Museum Of Modern Art, il MOMA, sulla 53rd St. tra 5th e 6th Ave.; il venerdì pomeriggio dopo le 16 l’ingresso è gratuito, e ne ho approfittato per farci un salto per vedere i dipinti famosi dei piani quarto e quinto tra cui Picasso, Matisse, Mondrian, Dalì, la famosissima Notte Stellata di Van Gogh e l’altrettanto famoso e coloratissimo ritratto di Marilyn di Andy Warhol. G – GRAND CENTRAL TERMINAL: o Grand Central Station, che si può tranquillamente definire un monumento, è la stazione dei treni e della metropolitana. Gli accessi sono molteplici e pieni di negozi, i suoi ristoranti sono citati anche nelle guide turistiche, ed entrando dalla parte di Lexington Avenue di fronte al Chrysler Bldg. c’è un mercato di specialità alimentari veramente ampio e goloso. Arrivando all’atrio principale si può vedere che è altissimo ed enorme con le sue finestrone, il celebre orologio al centro è memorabile, la bandiera degli Stati Uniti è enorme e imponente (ma troverete bandiere ovunque, anche nelle chiese!), il soffitto blu a volta è decorato con i segni zodiacali e le costellazioni, ma poste al contrario per un errore del progettista. Dai balconi che danno sull’atrio potete godere di un’ampia vista sul via vai di tutta la gente. Esternamente, accanto all’entrata sulla 42nd c’è un caratteristico lustrascarpe nero, mi ricorda troppo i telefilm Starsky & Hutch! Ulteriori notizie e curiosità su www.grandcentralterminal.com. H – HARLEM: abbiamo girato per Harlem una domenica mattina in occasione della visita a una chiesa battista, partecipando alla messa Gospel. Abbiamo scelto l’Abyssinian Baptist Church, molto nota ai turisti, credo forse perché ha un’ottima organizzazione per poter assistere a una funzione, per quanto ci siano certamente molte altre chiese dove partecipare. In pratica, dopo aver consultato il sito www.abyssinian.org, è necessario mandare una mail specificando la data e l’ora in cui volete assistere alla funzione, e un addetto vi manderà una mail di conferma. Quindi, nel giorno prefissato, con la mail di conferma alla mano, si può entrare dall’entrata principale della chiesa e sedere in platea accanto agli altri frequentatori abituali, praticamente tutti di colore, e vestiti vivacemente eleganti, proprio come in un film. Altrimenti, si entrerà per ultimi prendendo posto nella galleria in alto se rimane posto. La messa si svolge molto lentamente, infatti quella a cui abbiamo assistito noi è durata due ore, con numerosi canzoni cantate dal coro gospel e il discorso della sacerdotessa molto animato e coinvolto. All’inizio vengono anche ringraziati i turisti per aver scelto quella chiesa specifica, ti fanno alzare per applaudirti e i tuoi vicini ti stringono la mano ringraziandoti sorridendo! Dopo la messa era ora di pranzo e volevamo andare al ristorante Sylvia’s citato dalla nostra Lonely Planet, ma era pienissimo e la scelta delle pietanze non era poi così vasta. Così abbiamo ripiegato su un ristorantino con alcune specialità italiane un po’ dileguato dalla via principale dove abbiamo mangiato prosciutto crudo e una caprese, bevendo una Sugar Hill ghiacciata, la birra tipica di Harlem, il tutto ottimo. Il ristorante era Max Soha che consiglio vivamente (1274 Amsterdam Ave all’altezza di West 123rd St.). Soha sta per South Of HArlem, zona in cui si trova il ristorante, che è una filiale del più conosciuto Max dell’East Village. Poi abbiamo proceduto gironzolando qua e là avvicinandoci a Manhattan e abbiamo incrociato il famoso Apollo Theater, la Columbia University, la chiesa di St. John the Divine, e per queste strade moltissimi banchetti di venditori di colore di ogni cianfrusaglia, suonatori di sax, che hanno reso il tutto molto folcloristico e divertente. Da Harlem si può arrivare a piedi fino agli angoli nord di Central Park; abbiamo provato ad addentrarci un po’ ma poi abbiamo preso la subway verso downtown, eravamo troppo lontano per azzardare l’attraversamento a piedi! Quando siete ad Harlem potete fare un salto ad est per vedere da vicino il Triboro bridge, che è all’altezza della 125th St. I – ITALY (LITTLE): direi che Little Italy val bene una visita e anche una sosta, per pranzo o per cena, perché è ancora folcloristica nonostante ormai i cinesi e Chinatown si siano espansi a macchia d’olio rubando qua e là una parte di Mulberry Street, ormai l’unica strada rimasta, nel tratto tra Canal e Broome, che dia un’idea di Italia degli immigrati del Novecento. A Little Italy secondo me è meglio arrivare scendendo alla fermata di Canal Street, in modo da entrare in Mulberry Street incontrando l’insegna principale tutta addobbata che non è altri che “Welcome to Little Italy”. Tra negozietti di eccentrici souvenirs inneggianti il Bel Paese, è divertente camminare su e giù leggendo i menù dei vari ristoranti per scegliere poi quello che più ispira. Io sono stata la prima volta da Angelo’s, abbastanza buono, con le porzioni dei primi piatti letteralmente doppie, e l’ultima volta da Pellegrino’s che mi ha assolutamente soddisfatto: buona pasta, buona caprese e dolce squisito. Insomma, seguite il vostro languore e il vostro istinto. Da lì potete procedere per dare un’occhiata a Chinatown (che a me non è piaciuta, troppo affollata, troppi odori forti e bancarelle di cibo non identificato), poi per Soho, Nolita, e Tribeca, dando uno sguardo alle vetrine più interessanti, e consiglio anche un salto al negozio di Prada (575 Broadway) perché è dentro all’ex sede del museo Guggenheim e vanta un’architettura splendida, nonché chiaramente una collezione di borse fantastiche… A piedi noi abbiamo raggiunto anche il Lower East Side, giusto per dargli un’occhiata, ma si tratta in sostanza di un quartiere residenziale con palazzoni adibiti a case popolari; la cosa interessante è però la vista di cui si può godere del Manhattan Bridge che è proprio lì accanto. L – LIBERTY ISLAND & ELLIS ISLAND: questo giro l’ho fatto solo la prima volta con il mio fidanzato, perché è interessante ma impegnativo. Abbiamo preso i biglietti sul sito www.statuecruises.com che abbina le due visite. Bisogna fare la richiesta per data e ora esatte del tour, che parte da Battery Park, e la biglietteria è dentro Castle Clinton. La prenotazione anticipata ti permette di recarti alla biglietteria nella data prestabilita e ritirare velocemente e senza problemi la busta con i tuoi biglietti in tutta tranquillità. La cosa più lunga sono i controlli: controlli prima di imbarcarti, controlli prima di salire sulla Statua, mezze ore perse così… uffa! Comunque, la prima tappa è la Statua della Libertà, la “Libertà che domina il mondo”, perché è posta sul porto di New York e da il benvenuto a tutte le imbarcazioni che arrivano; soprattutto è stata fonte di speranza per tutti gli immigrati del secolo diciannovesimo. In breve, è stata donata dalla Francia agli Stati Uniti nel 1876 per il centenario degli USA ma venne inaugurata solo 10 anni più tardi a causa della lentezza nella raccolta fondi di entrambi gli stati per erigerla. E’ alta 93 metri, ma vi garantisco che ce la si aspetta molto più alta e imponente. L’unica parte visitabile ora, dopo i vari attentati, è il piedistallo a forma di stella, dal quale si possono scattare meravigliose foto della Statua vista dal basso e dello skyline di Manhattan in lontananza. I sette raggi della corona rappresentano i sette mari e i sette continenti, e si dice che il volto sia una riproduzione di quello della madre di Bartholdi, lo scultore che l’ha progettata. Direi che la Sig.ra Bartholdi non era un granché… La statua sorregge un libro nella mano sinistra su cui è incisa la data dell’indipendenza degli Stati Uniti d’America, il 4 luglio 1776, e nella destra c’è la torcia con la fiamma dorata. Si sale dal parco al piedistallo superando 157 stretti e ripidi scalini, ma ne vale la pena, è veramente emozionante pensare di trovarsi all’interno di uno dei monumenti più famosi al mondo. Nel parco dell’isola, a parte un fornitissimo e carissimo negozio di souvenirs, ci sono panchine, bancarelle di hot-dogs, e con l’audio guida si procede passo dopo passo ad ascoltare la storia della statua. In qualsiasi momento ci si può reimbarcare sul traghetto che si fermerà subito dopo a Ellis Island, punto di arrivo per più di 12 milioni di emigranti nella terra nuova dal 1892 al 1954. Devo dire che questo tour ai musei delle due isole vale la pena farlo, perché come la visita alla statua della Libertà è assai suggestiva, così la visita al museo di Ellis Island è interessantissima. La visita parte dal giardino dove venivano fatti sbarcare gli immigrati (ci si arriva subito scendendo dal traghetto), entri nella grande struttura e l’audio guida (direi obbligatoria) per poterci capire qualcosa ti conduce con spiegazione minuziosa nelle varie sale che dovevano attraversare gli immigrati, una dopo l’altra. Arrivi poi allo stanzone dove c’era la registrazione dei nomi (vi ricordate ne “Il Padrino” quando Marlon Brando si registra con il nome di Vito Corleone anziché Andolini, che in realtà è il suo paese di provenienza? Mi è troppo venuto in mente!), poi procedi nella sala delle visite mediche, i dormitori, poi una parte ora chiusa al pubblico era l’ospedale di igiene mentale… Una cosa che mi ha colpito molto sono le lettere con cui i medici segnalavano sulla giacca dell’immigrato le varie malattie: problemi al cuore erano segnalati ad esempio da una X, problemi alla vista da una A, problemi mentali da una F, ecc…. in pratica, non potevi sfuggire ad un rigido controllo degli americani, ovvero: facciamo entrare solo la forza lavoro sana e fruttuosa. Si, questo era il ragionamento che veniva fatto. L’isola venne chiusa nel 1954 dal governo americano in quanto non serviva più un centro così grande e dispendioso come scalo di arrivo per gli immigrati, e rimase abbandonata a se stessa fino al 1984 quando venne istituito un fondo enorme per il restauro e l’istituzione del suo museo, che venne riaperto nel 1990. Se deciderete di andarci procuratevi una buona guida che vi spieghi nello specifico quello che vi ho accennato appena, perché la sua storia è veramente molto interessante. Volendo, dopo il rientro dal tour al Battery Park, si potrebbe visitare la parte di Ground Zero, il Museo del WTC, il Century 21, Battery Park perché è tutto lì accanto, ma il tour delle due isole è già talmente stancante che lascerei questa parte a un altro giorno. M – METROPOLITANA E METROCARD: New York è servita in modo eccellente dalle reti della metropolitana, tutta Manhattan e anche i quartieri di periferia come il Queens o Brooklyn sono perfettamente e comodamente raggiungibili. Come detto, munitevi subito di una dettagliata mappa della Subway in modo da poter vedere facilmente le fermate più vicine al posto che volete raggiungere. Anche i cambi sono chiari e veloci. L’unica cosa che dovete tenere a mente sono le direzioni, ma se capirete la configurazione dell’isola non avrete difficoltà. Mi spiego: per la Subway Manhattan si divide in Downtown e Uptown, che non sono altro che le direzioni verso la parte bassa (tipo dove sta Battery Park per intenderci) e la parte alta. Da lì, capito se dovete andare verso giù o verso su, tutto sarà semplice. C’è un’altra cosa da sapere sui vari treni, ovvero se sono local o express. Di solito viene scritto sui pannelli dei treni in arrivo, e sulla cartina sono distinte dai pallini bianchi per le fermate express o pallini neri per le fermate local. Non vi preoccupate, se vi capiterà che il vostro treno non si fermi dove dovevate scendere potrete tornare indietro senza problemi prendendo il treno di ritorno alla fermata successiva, e da lì imparerete come muovervi, e comunque i passeggeri newyorkesi sono disponibili a darvi le indicazioni che servono a un turista insicuro. Ma lasciatemelo dire, la metropolitana di New York è assolutamente sicura: piena di controlli, telecamere, spesso agenti di polizia salgono sui vagoni, e ci sono gli addetti della MTA (l’azienda che gestisce la subway) che sono sempre all’erta. Sui treni oggi si trovano persone di ogni tipo: professionisti incravattati, neri con un aspetto sospetto, turisti di ogni nazionalità, e tutti convivono civilmente e correttamente. Gli occhi vanno sempre tenuti aperti ovviamente, ma non si può dire che la metropolitana di New York sia rischiosa, non più di quella di Milano o Roma per esempio, anzi tutt’altro! Per quanto riguarda i biglietti noi abbiamo sempre subito fatto la Metrocard, ovvero la tessera settimanale della metropolitana, la unlimited ride, che per $ 25 ti permette di prendere qualsiasi metro o bus a ogni ora del giorno e della notte. Calcolando che un biglietto di singolo viaggio costa $ 2 la Metrocard è decisamente super conveniente, ed è utilizzabile come titolo di viaggio anche per i bus e la funivia per Roosevelt Island. I distributori automatici sono presenti all’interno delle varie stazioni e accettano contanti e carte di credito e sono anche in italiano. www.mta.info per informazioni varie sulla subway. N – NEGOZI: qui si apre uno dei miei argomenti preferiti… Quello che a New York non manca di certo è l’enorme dotazione di negozi, di tutti i tipi: le piccole botiques, le grandi catene, i department stores più famosi, i grandi monomarca di griffes…. Degni di nota Aldo (per scarpe e accessori moda a prezzi vantaggiosi), Claire’s (bigiotteria di tutti i tipi a poco prezzo) Victoria’s Secret (il non plus ultra dell’intimo), Build a Bear (ti costruisci il tuo orso e lo abbigli come più ti piace, anche con la divisa del mestiere preferito), e Bloomingdale’s, Saks e Bergdorf & Goodman come department stores moda e chic. Tra i negozi della parte alta, oltre alle griffes note a tutti, devo per forza segnalare il negozio di Abercrombie & Fitch…. A parte gli abiti uomo e donna di moda un po’ urban a prezzi abbordabilissimi, dovete ammirare i commessi: già sulla porta ci sono degli splendidi modelli che ti accolgono, che sono usciti senz’altro usciti da Vogue. Giovani, belli, un fisico da paura, e lo stesso vale per le ragazze… ma saranno tanto abili nella vendita quanto belli? La mia esperienza non lo conferma… Ho constatato che puntano più sull’effetto mozzafiato-da-gran-che-sono-belli piuttosto che sono-un-professionista-della-vendita… E oltre ai bonazzi, profumo e musica dappertutto. Un vero giro nella gioventù di oggi, un vero beneficio per gli occhi! Non potete evitare assolutamente di andare da Macy’s, “The Largest Store In The World” è l’insegna che distinguerete dalla cima dell’Empire: in effetti, Macy’s occupa un intero isolato. Pieno di venditori pronti a farti provare questo profumo o quest’altro rossetto, darti il prezzo di questa borsa o di quell’orologio, ha un centro visitatori al piano ammezzato che, presentando il passaporto, ti rilascia una tessera valida un mese che ti permette di usufruire dello sconto dell’11% su tutto (tranne nel reparto cosmetici) e in tutti i Macy’s degli USA. Mettete in conto un bel po’ di tempo per visitarlo e godervelo, perché è multipiano, multibrand e multigusto… nel senso che qualcosa da comprare lo trovi per forza! E in effetti i prezzi di molte marche lì sono più bassi che da noi (vedi solo Ralph Lauren, Lacoste o Calvin Klein). Sapete, è talmente grande e importante che abbiamo anche incontrato Beyoncé che sponsorizzava il profumo Armani Diamonds di cui è stata testimonial… e non ce n’eravamo neanche accorti subito! Segnalo che al piano dell’abbigliamento donna casual (credo sia il secondo) c’è il corner di DKNY per il quale Donna Karan ha disegnato una linea di t-shirts continuativa con le lettere della sua sigla riempite dalle immagini dello skyline… Belle e a buon prezzo. Poi c’è il department store di super lusso, ovvero Barney’s. Non perdetevi un giro, anche solo come visita turistica, ai piani più alti dove vendono l’abbigliamento griffato… C’è da ammettere una cosa: puoi essere vestito da vero turista routard, stanco e spettinato, ma per quanto vendano griffes costose i commessi di questi negozi ti trattano sempre con molta cortesia e disponibilità (come è giusto che sia, anche se qui in Italia ciò non capita sempre, purtroppo), e questa cosa mi ha proprio colpita molto positivamente. C’è anche il negozio della Apple proprio sulla Fifth in Grand Army Plaza che vi consiglio, più che per fare acquisti in sé, perché sono esposti un sacco di modelli di computer connessi a internet, quindi potete andare là e navigare gratis. Un negozio dove vale la pena andare (che non ha certo bisogno di pubblicità, è su tutte le guide ed è sempre pienissimo di gente) è B&H, un magazzone dove potete trovare telecamere, computer, lettori mp3, cellulari, a prezzi molto competitivi. Noi abbiamo preso alcuni accessori come batterie per macchina fotografica e telecamera, 2 lettori mp3, e siamo stati molto soddisfatti. È in zona Chelsea, sulla 9th Ave. in angolo con la 34th St. E’ gestito da ebrei (e li vedrete con le loro lunghe basette ricciole) e quindi il venerdì pomeriggio chiude presto. Potete trovare le indicazioni al sito www.bhphotovideo.com. Da lì potete poi raggiungere velocemente il Madison Square Garden, è proprio lì dietro, di fronte all’enorme Post Office. Comunque, in generale tutti i negozi o negozietti sono interessanti, quindi lustratevi gli occhi in lungo e in largo! O – ONU: la sede dell’ONU è un palazzo di vetro a parallelepipedo che svetta sull’East River nella zona di Midtown, poco distante dalla Grand Central. Ci sono visite guidate che vi permettono di vedere la General Assembly dove ogni anno ha luogo l’assemblea degli stati membri, la Security Council Chamber dove si riunisce il consiglio di sicurezza per esaminare le crisi internazionali, e altre sale celebri. Io la visita non l’ho mai fatta perché ho preferito con i miei compagni di viaggio dedicare più tempo altrove, ma suppongo sia interessante. Comunque si possono fare foto al palazzo e a parte dell’esterno con alcune delle sculture dei monumenti donati alle Nazioni Unite da Italia con la sua sfera e da Lussemburgo con la sua pistola dalla canna annodata, per fermare le armi e le guerre. Molto carine! Segnalo che il palazzo si vede nella sua maestosità dal fiume, ne approfitto per parlarvi della crociera che abbiamo fatto attorno all’isola. In pratica dura circa 3 ore, si parte dal Pier 83 sulla 12th Ave. all’altezza della 43rd St. con una barcona della Circle Line, e durante tutto il giro una guida esperta spiega tutto quello che si vede durante la navigazione e racconta divertenti aneddoti (in inglese, no italiano). Ho prenotato su www.viator.com, sito che si è rivelato più economico di quello della Circle Line. E’ una crociera molto bella specialmente se c’è bel tempo perché vedi lo skyline da ogni parte, la Statua della Libertà e passi sotto i vari ponti. Lì vicino, al Pier 86, c’è l’Intrepid Sea-Air-Space Museum (www.intrepidmuseum.org), che interessava tanto a mio padre ma che purtroppo era chiuso per ristrutturazione… che peccato per lui! (meno per me che così abbiamo potuto dedicarci allo shopping…!!). P – POLIZIA: chiamata NYPD, vi imbatterete in uno o più agenti molto spesso. Come ho detto, la presenza della polizia in città è stata intensificata dopo gli attentati, e l’atmosfera è veramente di sicurezza e protezione. Se c’è un cantiere in una strada, c’è un piantone che controlla che non succeda niente. A Wall Street presidiano la Borsa. Nella stazione c’è addirittura l’esercito. Macchine dislocate ovunque, oppure agenti con i cani, o in tenuta anti sommossa perché sta passando qualche diplomatico. E a cavallo in Times Square o a Central Park. Fate caso ai tre ruote tipo Ape Car che sfrecciano tra le macchine nel traffico, simpaticissimi! E quando incontrate qualche agente, non temete nel chiedergli una foto insieme, sono molto disponibili e socievoli. Infatti, lo slogan che c’è sulle auto della polizia è Courtesy, Professionalism, Respect. Con mio padre ho visitato il NYPD Museum, è interessantissimo. Non tanto grande (in un’oretta circa si visita) è su tre piani e sono descritti i vari corpi, tutta la storia dalla prima pattuglia ai giorni nostri, come sono entrate le donne nel corpo di Polizia, in una sala sono in mostra anche un’auto anni 70, una Lambretta, le sirene di dotazione (a proposito, vi abituerete a sentire sempre per tutte le strade le sirene della polizia, dei vigili del fuoco e delle ambulanze), le moto, e altri mezzi. In una stanza sono custoditi, in ordine di data, i nomi e i distintivi di tutti gli agenti caduti in servizio fino ad oggi. E ancora, un prototipo di cella di detenzione, di vecchie armi, antiche divise, vecchi bollettini di arresto, e una parte dedicata ovviamente all’11/09. E poi c’è il negozietto annesso, con vendita di tantissimi gadgets (troppo bello l’ombrello con la scritta NYPD, mio padre e il mio fidanzato ci girano così fieri!). Insomma, è estremamente interessante e una visita sarà tempo assolutamente non sprecato. Il museo è in 100 Old Slip, vicinissimo alla Borsa, perciò potete procedere per il museo dopo il Charging Bull e dopo, appunto, la Borsa e la zona di Wall Street. Q – QUEENSBORO BRIDGE & ROOSEVELT ISLAND: una gita molto carina è recarsi a Roosevelt Island con la funivia affiancando l’antico Queensboro Bridge e attraversando dall’alto l’Hudson River. Questa isola in passato fu sede di una prigione, un ospizio per i poveri e un manicomio poi, negli anni settanta, fu completamente rinnovata e adibita a zona residenziale. La funivia si trova comoda dopo il giro a Central Park perché è proprio sulla 59th St. in angolo con la 2nd Ave. con tutte le indicazioni chiare per arrivarci. Per la biglietteria si sale verso un chiosco rosso che si trova in un giardinetto, e la tratta la si può scalare dalla Metrocard. Noi non lo sapevamo ma ci ha cortesemente informato il bigliettaio. Si aspetta la cabina che parte ogni quarto d’ora circa e porta sulla Roosevelt Island che non è altro che un quartiere di Manhattan, con i suoi ristoranti, palazzi, scuole, e una bellissima veduta della parte est di Manhattan e dell’East River. Quando scendete dalla funivia c’è subito il bus incluso nel biglietto che vi porta in qualsiasi parte dell’isola, ma per fare due passi e vedere la baia è sufficiente che uscendo andiate verso destra (dalla parte di fronte al Queens, per intenderci) e dopo qualche minuto incontrerete ristoranti e negozi. Ovviamente la veduta del ponte è stupefacente e si possono fare mille foto, così come dello skyline da un lato inusuale. R – RISTORARSI: a New York non rischiate assolutamente di rimanere senza cibo, anzi, avrete l’imbarazzo della scelta, considerando anche che là ci sono cose che qui da noi non ci sogniamo nemmeno perché non sono ancora arrivate. Partendo dai vari supermercati o drugstore, che vendono ogni tipo di cibo, dalla colazione al dopo cena, un sacco di snack ipergrassi o pietanze ipocaloriche (la catena più diffusa è il Douane Reade, dove vendono veramente di tutto), passiamo ai numerosi venditori ambulanti che nei loro cariolini vendono: per la colazione molti tipi di donuts e muffin con caffè e cappuccini, poi hot dogs, spiedini di carne, pretzel, bevande varie, gelati. Poi passiamo ai mille tipi e generi di ristoranti, dal fast food di pizza o hamburger o pollo fritto (tra i quali segnalo Larry’s, fast food di sandwich e insalate, che puoi farcire come preferisci), ai diners alla Happy Days, oppure ora vanno moltissimo i Deli, ovvero negozi che vendono oltre a snacks confezionati anche cibo a buffet. In pratica, nei deli entri, prendi una ciotola tra le tante di diverse dimensioni disponibili, e poi fai il giro attorno al buffet più o meno grande a seconda della grandezza del deli e ti fai il tuo “piatto”. Poi vai alla cassa e paghi a seconda del peso in libbre del cibo che hai preso. Posso dire che una ciotola per un pasto medio si aggira sui 6 $ più le bevande che sono a parte. Se vuoi puoi portarlo via perché è tranquillamente da asporto, altrimenti di solito nel deli ci sono anche i tavolini dove puoi accomodarti per consumare il tuo pasto lì direttamente. Devo dire che il primo anno che sono andata con il mio fidanzato i deli non ci avevano ispirato, un po’ temevamo fossero cibi cucinati in modo troppo particolare, invece con mio padre, che esclude dalla sua dieta qualsiasi prodotto di fast food, abbiamo fatto una prova un giorno e non ne siamo rimasti delusi, tanto che era quasi diventato il nostro pranzo abituale. Anche perché puoi scegliere dal pollo fritto tipicamente americano, al riso in bianco, al manzo con le verdure, al sushi, e un sacco di altre pietanze arrivando poi fino alla frutta già tagliata e pronta o un bel dolcino come dessert. A pensarci adesso mentre scrivo, mi viene un languorino…. Ci tengo a segnalare Blooms sulla Lexington angolo 40th St., un diner tipico americano con un ampio menù, era vicinissimo al nostro hotel e ci imbattevamo in lui tutti i giorni. E’ fantastico per le colazioni e altrettanto per pranzo e cena, ma tenete a mente che le porzioni sono enormi e bastano tranquillamente per riempirsi in due a sazietà. Inoltre, anche il famoso Dallas BBQ in Times Square, un ristorante enorme su due piani accanto alla subway, per gustarsi piattoni tipicamente americani, steaks, ali e coscione di pollo, fritture di gamberi e onion rings… great! Starbucks e Donkin’ Donuts per la colazione sono eccellenti, con i loro caffè o latte di porzioni enormi e di ogni genere, e dolci di ogni tipo. Inoltre, un porto sicuro per noi dove approdavamo la sera quando eravamo stanchi morti è stato spesso Cafè Metro sulla 42nd tra la Park e la Fifth, dove oltre a tranci di pizza e panini multigusto, puoi scegliere gli ingredienti da mettere nella tua insalatona e un abile addetto mescola sapientemente il tutto. Come ristoranti non ne abbiamo provati molti o da segnalare in particolare, diciamo che se volete cenare come si deve (con le gambe sotto a un tavolo e la tovaglia di stoffa e un cameriere che vi prende l’ordinazione per intenderci) potete andare a sensazione, e soprattutto anche in base a quanto volete spendere, perché ogni ristorante ha il menù con i prezzi all’esterno. Diciamo che ogni tanto a noi piace mangiare un piatto italiano (o quasi), e vi dirò che in linea di massima non siamo mai stati delusi. Insomma, decidete di cosa avete voglia e lo troverete di certo. S – SKYLINE: lo Skyline di New York è il più riprodotto al mondo. Ovvio, è stupendo! Ne fanno parte bellissimi grattacieli quali: il Chrysler Building, con la sua inconfondibile guglia in acciaio che brilla sotto il sole, il suo ingresso con le decorazioni in marmo e granito e i dipinti sul soffitto, che un tempo era adibito a esposizione delle automobili Chrysler. Le sue decorazioni stilizzate e i doccioni in acciaio sono ispirati ai tappi e alle griglie dei radiatori delle Chrysler dell’epoca della sua costruzione (1928). E poi il Rockfeller Center, nel cuore di Midtown, con negozi, giardini, ristoranti, uffici, e sul palazzo più alto c’è l’osservatorio. E poi ovviamente l’Empire State Building che sovrasta la città da ogni angolo. E il General Electric Building, con le sue iniziali sulla cima, e i muri perimetrali che mano a mano che si sale si restringono gradatamente. E il palazzo che su Grand Army Plaza accanto al Plaza Hotel è tutto di vetro e la parete scende allargandosi come fosse uno scivolo. E ancora il Condé Nast Building, sede di Vogue America e della sua direttrice ultrafashion Anna Wintour. E la Trump Tower, in Fifth Avenue, sede di uffici negozi e ristoranti, mentre quella su Central Park West è adibita a hotel. E il Woolworth Building del 1913, con le sue ricche decorazioni in terracotta, filigrane di bronzo, mosaici sul soffitto e vetrate colorate che ne accentuano la struttura di acciaio, e il suo atrio esaltato dal marmo che lo compone. E il World Financial Center, che comprende quattro alte torri intorno a un bellissimo giardino d’inverno, il Winter Garden, ovvero un giardino sempreverde che diede alla città un elegante centro per gli affari nel 1985. E il Flat Iron, del 1902, che in realtà non è molto alto (“solo” 20 piani) ma è estremamente affascinante, con la sua forma sottile e triangolare che ricorda un ferro da stiro, da cui deriva il nome. E molti altri ancora, che avrete il piacere di vedere e godervi di persona ed eleggere il vostro preferito. T – TIMES SQUARE: o meglio “Crossroads of the World” (incrocio del mondo… e niente è più reale!), Times Square è la più celebre piazza di New York e il cuore del Theatre District che si estende intorno all’incrocio tra la Seventh Ave. e Broadway, nel cuore di Midtown. Il quotidiano New York Times (da cui la piazza ha preso il nome, prima era Long Acre Square) vi costruì un grattacielo di 25 piani nel 1904, che per l’epoca era altissimo, e festeggiò il suo insediamento con uno spettacolo di fuochi artificiali nella notte di Capodanno, tradizione che da allora si ripete ogni anno; infatti ogni 31 dicembre una gigantesca palla di cristallo, la Waterford Crystal, scende dal palazzo a One Times Square a dare il benvenuto all’anno nuovo, con una miriade di spettatori presenti. Times Square fino agli anni Settanta non era certo folcloristica e affidabile come adesso, anzi: con la vicina 42nd street era la zona dei locali a luci rosse, degli spacciatori, della malavita, delle prostitute… me lo ha raccontato anche il tassista che ci ha portato all’aeroporto la mattina della nostra partenza! Poi il sindaco Rudolph Giuliani, a cui va il grosso merito di aver ripulito la città e ridotto il crimine durante il suo mandato tra il 1993 e il 2001, ha cambiato la situazione anche aumentando moltissimo la presenza e il potere delle forze dell’ordine in città, e infatti anche Times Square ora è una zona vivacissima ma sicura. Comunque, la regola è che ogni negozio o ufficio che voglia stabilirsi lì è obbligato a mettere un’insegna al neon, e in effetti pare una gara all’ultima luce! Potete trovare: Hard Rock Café con la sua enorme chitarra girevole (che si è stabilito nella vecchia sede della Paramount Pictures), Bubba-Gump Shrimps, il ristorante ispirato appunto alla storia di pescatore di gamberi Forrest Gump (ne vale una visita il negozio annesso, così come a quello dell’Hard Rock Café), poi ancora MTV, Sephora, Planet Hollywood, Virgin, Levi’s, molti negozi di souvenirs, molti ristorantini di ogni tipo; c’è anche la guardiola del NYPD, ovviamente con il suo neon colorato. Times Square è ancora il quartiere ufficiale dei teatri di New York con decine di sale disseminate in una vasta area. C’è anche il teatro dove David Letterman fa il suo talk show, con accanto il negozio della CBS dove comprare i gadget delle varie produzioni, tra cui tutti i CSI! A meno che non siate alla ricerca di uno spettacolo specifico il modo migliore e più economico per procurarsi dei biglietti è la biglietteria TKTS (www.tdf.org/tkts) dove potrete acquistare a prezzi scontatissimi i biglietti per gli spettacoli della sera stessa. Altre informazioni su www.timessquarenyc.org, il sito del Times Square Information Center. Potrei continuare a parlarne per pagine e pagine, ma la maestosità e la vivacità di questa parte della città si coglie solamente quando ci si arriva, quando giri in tondo e vedi tutte queste luci scintillanti. U – UN SACCO DI KM A PIEDI!: è la definizione più adatta per esprimere come va visitata New York. A piedi, più che si può, perché vedere New York è viverla anche gironzolando perdendosi nelle sue vie girando a faccia in su per vedere i suoi innumerevoli e splendidi grattacieli, i negozi, i ristoranti multietnici, le persone di ogni razza e colore… La Subway è consigliatissima per recarsi da una zona all’altra per non perdere tempo e fiato, ma i piedi sono il mezzo di trasporto che ti fa entrare più a contatto con la realtà e la vita della città. V – VILLAGE: il Village è quella parte di Manhattan dove le strade sono piccole e strette, e che contrariamente alla parte più a nord non seguono il classico schema Street=da-Est-a-Ovest e Avenue=da-Sud-a-Nord. E’ diviso in West Village, Greenwich Village e East Village, ma tutti lo chiamano semplicemente e amichevolmente Village. Storicamente è stato la culla dello stile di vita alternativo, sede dei vari rivoluzionari, bohémien, poeti, femministe e gay in cerca di affermazione e libertà. Questa è anche quella zona con i locali di tendenza per la sera, i mille ristorantini di ogni genere, le caratteristiche case basse con gli scalini alla Sex & The City (dove infatti hanno girato moltissime scene del telefilm), i tanti sexy shop qua e là, lontana dai grattacieli e dagli uffici di Midtown. Infatti quando ti guardi intorno mentre sei al Village non sembra di essere a Manhattan, ma in una parte molto più tranquilla e a misura d’uomo, con i giardini sulle cui panchine rilassarsi come nel piccolo Christopher Park con le due coppie di statue bianche in onore alla comunità gay chiamate Gay Liberation Statues (la Christopher Street è ancora la strada rappresentativa della vita gay del quartiere). E’ al Village che venne fondato il quotidiano Village Voice (dategli una letta). Esattamente al centro del quartiere sorge la New York University, accanto al Washington Square Park dove gli spacciatori e i senzatetto di una volta hanno lasciato il posto a studenti, bambini e proprietari di cani che si rilassano di fianco allo Stanford White Arch (o comunemente chiamato Washington Square Arch). Union Square invece è la parte più a nord del Village, con il parco una volta sede degli hippy, anche grazie al fatto che Andy Warhol aprì il suo studio in Union Square West, ora invece frequentata da newyorkesi che si rilassano all’aria aperta e giovani appassionati di skateboard. Al Village abbiamo provato qualche ristorante, nessuno degno di nota in particolare, anche qui suggerisco di seguire il proprio istinto, però siamo stati nel locale che ha ispirato il film “Le Ragazze del Coyote Ugly”: si trova al 153 della First Ave. tra la 9th e 10th St., ora è diventata una catena che comprende anche altre città, sul sito www.coyoteuglysaloon.com potete trovare tutte le indicazioni. In effetti le ragazze ballano sul bancone, e al soffitto sono attaccati reggiseni e cravatte di sfrontati avventori… Il locale è abbastanza piccolo e la serata in cui sono andata io non era particolarmente affollato, ma una birra fresca si beve volentieri in questo localino simpatico. Z – ZONE DI MANHATTAN: le parti, o quartieri, dell’isola di Manhattan sono molte e servono per individuare la città in specifiche zone. Partendo dalla parte più a sud, a Downtown, incontriamo: Financial District (con la NYSE), Fulton (con il South Street Seaport), Battery Park City (con il World Financial Center scendendo fino a Battery Park), Tribeca (ovvero il TRIangle BEhind CAnal street), il Civic Center (con il tribunale), Chinatown (con un sacco di cinesi e negozi cinesi, ovviamente!), Little Italy (con i suoi ristoranti e addobbi un po’ tamarri ma caratteristicissimi), il Lower East Side o LES (coi i suoi palazzoni residenziali che fanno un po’ case popolari), poi No.Li.Ta. ovvero NOrth of Little ITAly (con i suoi negozi e palazzi che poi arrivano fino a-) Soho (ovvero SOuth of HOuston Street con i negozi di lusso e di design estremamente suggestivi), Hudson Square (altra zona residenziale) e più in alto il Village (con tutto quello scritto nella lettera V), e poi Little India (con le sue chiese multietniche), Stuyvesant (con il suo parco verde in Stuyvesant Square), Gramercy (con i suoi svariati medical centers), Flat Iron (con il suo “ferro da stiro” che è la punta dell’angolo tra la Fifth e la Broadway), Meatpacking District (quello che nei film traducono come “centro impacchettamento carni” che ora è dismesso ed è diventato una concentrazione di locali alla moda), Kips Bay (con i suoi ospedali modernamente attrezzati), Midtown South (con il Madison Square Park), Chelsea (con il Madison Square Garden), Murray Hill (con la Grand Central Terminal, il Chrysler Building e il Seton Hotel…), Fashion Center (con la Public Library, l’Empire State Building e una parte importante della 7th Ave. che è appunto chiamata anche Fashion Avenue, la via della moda, con il suo Fashion Institute of Technology), Javits Center (con il suo centro fieristico importante a livello internazionale), Clinton (con la sua Hell’s Kitchen, una volta malfamata e ora completamente ripulita ma ancora con un’aurea da film di gangster; è quella zona tra la West 34st e la West 57th a ovest della 9th Ave.), Times Square (vedi lettera T!), Midtown West (con il maestoso Rockfeller Center e i bei negozi), Midtown (con la St. Patrick Cathedral e altri bei negozi), Sutton (punto di partenza per Roosevelt Island), Lenox Hill (la parte che comprende Grand Army Plaza, in su con parte della Madison e di Park Avenue, nonché della Fifth e di altri bei negozi ancora), Uptown East (raffinato quartiere residenziale), Lincoln Center (con altri teatri), Upper West Side (con l’American Museum of Natural History e il Dakota Building), Upper East Side (la vera zona delle case dei ricchi), Yorkville (altra zona residenziale di lusso), Carnegie Hill (con il Museum Mile), Harlem (con le sue chiese battiste e i suoi splendidi cori Gospel). Dopo questa frase lunghissima e senza punti, forse avrò dimenticato qualcosa, ma sono tutti quartieri splendidi e caratteristici. ♥ – CUORE: il mio, che ho lasciato in questa splendida città, così calda, ospitale, discreta, confortevole, allegra, solenne, imponente, maestosa, intima, accogliente. New York, sei Il Mito!!!