Tesori nascosti del Marais
Cosa ho scoperto di nuovo? ‘Le marche’ des enfants rouges’ non e’, come credevo nella mia ignoranza crassa, un residuo del ’68, ma il piu’ antico mercatino alimentare di Parigi (risale alla fine del Medioevo). Si chiama cosi’ perche’ era vicino ad un ‘orfhelinat’ i cui bambini si riconoscevano perche’ portavano una mantellina rossa. Li’ abbiamo conosciuto il girovago col maialino vietnamita,che discende per parte di madre sinti piemontesi e par parte di padre dalla nazione Seneca degli Irochesi. La tentazione per me e’ irresistibile: voglio sapere tutto dell’organizzazione matriarcale degli irochesi. Saro’ accontentata Le carreau du Temple, a cui sono arrivata per caso seguendo la rue Charlot , e’ un gran bel colpo d’occhio: vi si erge ancora intatta una struttura di ferro battuto simile a quella delle vecchie Halles. Costeggia una serie di strade (rue de Bretagne, de Picardie ecc) senza neanche l’anima di un turista . Nel medioevo era la sede della fortezza deiTemplari e fino agli anni settanta, dopo innumerevoli vicissitudini, distruzione della fortezza e dispersione del tesoro, era ancora un mercato(tessuti, dentelle, broderie, bijou) molto usato dai parigini e molto popolare perche’ porto franco.Tutto si trovava a prezzi stracciati. Il cafe’ Verlet, antica torrefazione di rue Saint Honore’, risale al 1880 ed esporta in tutto il mondo le sue miscele profumate ma la cosa bella sono gli arredi dell’epoca e l’atmosfera retro’. Li’ il turismo di massa gli fa un baffo! Due chiese, una, St, Julien Le Pauvre, e’ la piu’ antica di Parigi. E’ una chiesta cristiana di rito greco-melchita-ortodosso. Li’ abbiamo ascoltato il concerto di un contro tenore che ci ha fatto scoprire un Vivaldi che non conoscevamo e che ci ha fatto innamorare per la sua bellezza (Nisi Dominus). Ma la cosa piu’ singolare e’ che proprio questa minuscola chiesa medievale e’ stata la sede delle prime assemblee degli studenti universitari nel Medioevo che protestavano contro i regolamenti rigidi della citta’ che non voleva risse ne’ baccano! L’altra chiesa, Saint Severin, ha belle vetrate e vi fanno ancora il rito cantato a viva voce in latino. Questa mi e’ sembrata una chiesa da ‘ricchi’. Ho assistito ad un funerale i cui convenuti erano cosi ben vestiti che sembrava si preparassero ad un matrimonio. Ancora, al museo d’Orsay hanno finito il restauro in cima sotto al tetto di una sala che ha la funzione di ristorante ma che sembra uscita da Versailles da quanto e’ bella, ariosa e piena di luce, con vista mozzafiato sui tetti d’ardesia nera della vecchia citta’. E ci si mangia pure bene. Girando a destra in una delle prime traverse dell’ Avenue de la Republique, mi sono imbattuta in un piccolo slargo dedicato a Olympia de Gouges, ‘femme de lettres feministe’ cosi’ recita la targa. Mi e’ sembrato un segno significativo. Fa ricordare che l’intelligenza e l’indipendenza’ sono doti pericolose in una donna; Olympia e’ morta ghigliottinata ed ha pagato cara la sua lotta cosi’ come oggi rischiano la stessa fine Malalai Joya,Taslima Nasreen, Ayan Hirsi Ali e chissa’ quante altre che non so. Ho proseguito poi fino a raggiungere rue de Rivoli. Spesso camminando per strade non battute si sentiva l’odore acre dell’ urina umana e se ne vedevano anche i segni stratificati sull’asfalto. Chi piscera’ cosi’? Forse i barboni, che a quanto annuncia un manifesto in place des Vosges, appeso alla finestra della magnifica dimora della marchesa di Sevigny, sono arrivati a quota centomila. Persone senza casa, che girano con i loro borsoni o valigie portandosi dietro, come le lumache, tutto cio’ che hanno. Nelle vie piu’ conosciute lavano ancora le strade secondo un’usanza che ho visto solo a Vienna. Nell’incavo tra il marciapiede e l’asfalto scorre un vero ruscelletto e l’aria si fa d’improvviso piu’ fresca. Ma la cosa che ho scoperto e’ che ci sono tanti barboni intellettuali: in Rue des Mauvais Garcons un signore di circa sessantanni, vestito con un abito nero e un borsalino chiaro, leggeva un libro scritto in ebraico, libro massiccio e rilegato. Non prestava attenzione che al libro, circondato e come protetto da tutti i suoi averi chiusi in tre borsoni. In un’altra occasione una donna barbona, nella zona di St Martin, era immersa totalmente nella lettura. Accanto a questa umanita’, poi c’e’ tutta una varieta’ di picchiatelli, quelli che hanno staccato i fili completamente dal consorzio umano: uno giovane e nerovestito, perso, incrociato sulla Rer di ritorno da Versailles; una dolcissima ragazza che ci ha chiesto da mangiare sul metro’ e siccome non avevamo niente ha detto’pazienza, sara’ per un’altra volta’ sorridendoci con occhi strabici. A questi si aggiungono tutti gli artisti che popolano la metropolitana. Qualcuno suona da solo ma alcuni hanno messo su vere e proprie orchestre. Un piacere la musica ascoltata sottoterra: ti ricorda che sei umano e che gli esseri umani sono capaci di fare cose cosi’ belle come la buona musica. Ad ogni passo pro-memoria per ricordarti che si, in questa casa Flaubert ha composto i suoi romanzi ‘Salambo’ e ‘L’educazione sentimentale’ ma soprattutto da questa casa il cospiratore rivoluzionario Fieschi ha ideato un sistema di fucili multipli, tipo mitraglietta, e, facendo fuoco per colpire il re, ha beccato invece 19 disgraziati. Anche lui e’ finito decapitato per aver osato tanto. La vecchia rue St.Paul e’ rimasta sostanzialmente la stessa. Avevo avvistato da un brocante un bel servizio da caffe’ ma quando mi sono decisa di andarlo a comprare l’avevano gia’ venduto. La boulangerie all’ angolo c’e’ sempre e ora ha messo fuori i tavolini. Anche l’enoteca c’e sempre e ci si mangia sempre bene. Non c’e piu’ “Paolo Conte” ma c’e’ Maddalena che e’ gentile senza essere servile. La Parigi della Defense infine e’ sempre molto bella, e’ un pezzo di architettura-urbanistica moderna senza l’alienazione americana degli spazi disumani. Una modernita’ che non rinuncia alla convivialita’. Bambini giocavano a palla, innamorati giovani consumavano il cibo seduti sulle panchine, uomini e donne in carriera piu’ comodamente seduti sotto gli ombrelloni dei numerosi caffe’ discutevano e ridevano nella pausa pranzo.
Luciana Piddiu