Perù e Los Roques
Sappiamo che per la luna di miele di solito si sceglie una meta molto rilassante, con sole, mare cocktail e coccole. Mio marito ed io però abbiamo sempre avuto il pallino del Perù e nell’organizzazione del viaggio, quindi, non abbiamo avuto dubbi: era giunto il momento di arrivare a Machu Picchu! Al Perù abbiamo abbinato l’arcipelago di Los Roques in Venezuela per concederci un po’ di meritato riposo.
Il viaggio complessivo è durato 16 gg, costo complessivo 4700 euro a testa più spese sul posto.
Siamo partiti il 22 maggio da Napoli con volo Iberia, scalo a Madrid e volo Madrid- Lima con LAN Perù.
Siamo rimasti molto soddisfatti della compagnia aerea, ottimo volo, ottimi comfort notturni (anche se non viaggiavamo in business class) e incredibile puntualità.
All’arrivo a Lima la prima cosa che notiamo è il clima: orrendo! Una cappa di umidità incredibile che loro chiamano “la pancia dell’asino”. Sostanzialmente per 300 gg all’anno il loro clima è così ma non piove mai.
A parte questo la città ha dei punti molto suggestivi sull’oceano, con un forte vento e molta gente che fa parapendio ma per il resto non ci ha stupito particolarmente. La nostra guida ci ha fatto fare un giro per il centro e poi siamo andati al museo Larco Herrera, molti reperti delle varie dinastie peruviane ma niente di sconvolgente forse anche per il fuso (-8 ore) che iniziava a farsi sentire.
Il giorno dopo siamo partiti con un volo interno alla volta di Arequipa. Appena arrivati all’aeroporto abbiamo subito capito che il viaggio cominciava a riscaldarsi… l’aeroporto è incredibilmente suggestivo perché si trova proprio alle falde dei tre vulcani che circondano la città, completamente innevati. La città è stupenda, piena di vicoli, vicoletti, salite, discese e gente, tanta tantissima gente.
Il nostro albergo (casa Andina) è stato decisamente al di sotto delle aspettative anche confrontato con la media degli alberghi peruviani, già di per se piuttosto bassa. La posizione era molto centrale ma non troppo pulito e fatiscente.
Per quanto riguarda l’altitudine… Arequipa è già piuttosto alta rispetto a Lima (2300 msl) però non ne abbiamo risentito minimamente. La temperatura era fresca ma non freddissima, con un abbassamento in serata che ci costringeva a mettere maglione e giubbino.
Abbiamo pranzato in due posti ottimi che segnaliamo: El Gaucho nella piazza centrale di Arequipa e Zig Zag (sempre nel centro città), entrambi molto caratteristici e con carne ottima. Fausto (mio marito) ha anche assaggiato l’alpaca… buona!
Dopo Arequipa abbiamo fatto un tour di 2 gg verso la valle del Colca. Sicuramente uno dei posti che ci ha colpito di più di tutto il viaggio. Sono stati 2 gg molto stancanti perché gli spostamenti si fanno su un piccolo autobus (circa 10 posti) su strade in parte sterrate e si toccano punti anche a 5000 metri di altitudine.
Si attraversano distese immense con colori stupefacenti ed una natura molto particolare. Ci siamo fermati in vallate in cui non c’era assolutamente nessuno se non pastori, lama, alpache e vigogne ed un lunghissimo binario monorotaia che sembrava disegnato. Intorno montagne montagne ed ancora montagne.
L’altitudine porta un costante senso di stanchezza, che i peruviani cercano di combattere con le foglie di coca, da masticare o in acqua calda tipo infuso. Se sei solo spossato per la stanchezza, funzionano.
Qui e lì abbiamo visto insediamenti di persone vestite con abiti coloratissimi, tantissimi bambini portati in spalla dalle madri con occhioni giganti, gente poverissima secondo i nostri canoni, con la pelle rugosissima per la polvere e l’aria rarefatta delle montagne ma con una dignità ed un orgoglio indescrivibili.
Alla fine del primo giorno, dopo aver attraversato la vera e propria valle del Colca, siamo arrivati in un paesino che si chiama Chivay. Il paese è molto povero e, a parte un grosso mercato, non ha nulla. Ci è però servito come base per il giorno successivo e per visitare le terme Las Caleras, terme a 40 gradi all’aperto con 4 gradi all’esterno e montagne tutto intorno, un’esperienza indimenticabile.
Il nostro albergo a Chivay si chiamava Casa Andina (lo stesso gruppo di quello ad Arequipa), molto carino. Durante la cena ci hanno offerto uno spettacolo di danze locali che ci è piaciuto molto.
Nel secondo giorno di tour abbiamo visitato il canyon del Colca. Il canyon è una ferita tra due montagne profonda quasi 3000 metri. In questa gola si creano delle correnti d’aria che attirano i condor.
Arriviamo al Canyon, aspettiamo un po’ in un posto con un paesaggio mozzafiato e dopo poco ecco i condor. Animali incredibili, con un’apertura alare di quasi 3 metri che volano in questo canyon con un’imponenza ed un’eleganza che abbiamo cercato di immortalare nelle foto ma, devo dire, senza successo!
Fausto purtroppo è stato colto sul canyon dall’”altitude sickness” , dolori allo stomaco e nausea oltre alla stanchezza chiaramente. La nostra guida gli ha dato una busta piena zeppa di foglie di coca e ha tentato un rimedio che loro utilizzano per questo malessere: sniffare alcol… si è sentito un po’ meglio ma solo per un poco e per lui il viaggio di ritorno verso Arequipa è stato davvero pesante. Arrivati in albergo dopo circa 3 ore di autobus è crollato a dormire e il sonno è stato quanto mai rigenerante.
Nella giornata successiva siamo partiti con volo interno verso Cusco. Cusco è una città bellissima, piena di storia, di tradizioni, di cultura.
Anche Cusco è molto alta (3400 metri) però non abbiamo avuto nessun problema particolare.
Il nostro albergo (Eco Inn) era davvero molto bello, centrale, pulitissimo con delle stanze grandi e modernissime.
Da Cusco, nei giorni successivi, abbiamo visitato vari punti della vallata che è davvero tutta bellissima. Abbiamo visitato alcuni paesini (Pisac) e le fortezze del posto. Qui e lì c’erano gruppi musicali di fiati che rendevano l’atmosfera ancor più suggestiva.
Da Cusco siamo partiti anche per la visita a Machu Picchu. Questa escursione (da fare in unica giornata) è molto stancante, quindi se potete, chiedete al vostro tour operator di dormire ad Agua Caliente che è il paesino alle falde della montagna su cui si trova Machu Picchu.
Per noi, in particolare, è stata ancora più pesante perché il treno monorotaia che porta da Cusco ad Agua Caliente era in parte interrotto a causa di alluvioni che si erano verificate nel mese di gennaio. Quindi il nostro viaggio ha previsto un tratto da Cusco ad un altro paesino in autobus, poi un tratto in treno (attraversando l’Amazzonia peruviana) ed infine un altro tratto in autobus per una durata totale di 4 ore e mezza all’andata e 4 ore e mezza al ritorno.
Ma tutta la stanchezza è stata ripagata al primo istante in cui dopo un vialetto pieno di alberi che impedivano di guardare verso il basso ci siamo girati e Machu Picchu era lì, immenso, esattamente come nelle foto del National Geographic, con nuvolette di nebbia nella parte alta.
Il posto è magnetico, indescrivibile. Appena ho visto la scena, forse perché volevo andarci da tempo, forse perché ci ero andata proprio in viaggio di nozze, mi si sono riempiti gli occhi di lacrime. Machu Picchu è commovente perché racchiude il mistero, la cultura, il fascino, la storia, la natura.
Finita la nostra esperienza peruviana siamo partiti da Cusco con volo interno verso Lima e da Lima a Caracas. L’arrivo all’aeroporto di Caracas è stato esattamente come ci aveva detto la nostra assistente di viaggio: terribile! Caracas è una città in preda al caos e alla delinquenza. L’aeroporto di Caracas è esattamente lo specchio della città. Appena atterri (dopo code infinite per controllo passaporti, controllo vaccinazioni, controllo carta di immigrazione, controllo bagagli per verificare la presenza di soldi non venezuelani e altro) vieni letteralmente assalito da decine di persone che cercano di portarti con sé per i motivi più disparati. Alcuni dicono di essere poliziotti, altri lo sono davvero ma non bisogna andare con nessuno. Bisogna solo aspettare la propria guida in un posto sicuro e sperare che arrivi presto.
Un consiglio: non cambiate soldi all’aeroporto, il tasso di cambio è altissimo. In Venezuela il cambio “non ufficiale” è più diffuso di quello ufficiale e la vostra guida senz’altro saprà a chi rivolgersi.
Io sconsiglierei di andare a Caracas senza una guida. Ci sono favelas ovunque, gente armata che gira per strada come se fosse normale e posti in cui nemmeno la nostra guida è voluta entrare.
Chavez è ovunque, nei cartelli all’aeroporto, nei cartelli in città, davvero ovunque.
Da Caracas siamo partiti con volo Chapi per Gran Roque. Allora… se vi fa paura l’aereo, il Chapi non è per voi. Si tratta di un velivolo a 10 posti, molto piccolo, molto “datato” e il nostro pilota aveva più o meno 70 anni. Ma se l’aereo non vi fa paura in mezz’ora di volo da Caracas vi troverete letteralmente in paradiso.
La pista di atterraggio (circa 200 metri) è l’unica zona asfaltata dell’isola, per il resto sabbia, solo sabbia bianca… All’atterraggio siamo scesi dall’aereo, ci hanno fatto prendere i bagagli dalla parte davanti dell’aereo e a piedi siamo arrivati (SULLA SABBIA) alla nostra posada.
Qualche considerazione generale sul posto: sugli aerei per Gran Roque sono ammessi 10 kg di bagaglio al massimo. All’aeroporto di Caracas non è possibile lasciarli quindi molto spesso le guide si offrono di custodire i bagagli in eccesso per pochi dollari. Noi abbiamo fatto così perché ci sembrava la soluzione più comoda. Se vi sembrano pochi 10 kg per una settimana considerate che a Los Roques non vi serve veramente nulla. Non c’è etichetta e non è possibile volerla applicare. Tutto ha una dimensione molto familiare, molto informale.
L’arcipelago è un parco protetto quindi non esistono resort e si cerca di limitare al massimo tutto quello che potrebbe inquinare questa oasi incantata.
Gran Roque è l’unica isola abitata dell’arcipelago e l’unica soluzione per dormire sono le Posada, piccoli alberghi con 4-5 stanze al massimo. Tutti gli ospiti delle posade fanno colazione e cenano insieme in un’atmosfera rilassata, lontana da tutto e tutti.
Se siete amanti del lusso, della vita notturna, delle animazioni da villaggio turistico Gran Roque non è il posto che fa per voi. Le posada sono, proprio per salvaguardare l’incontaminatezza del posto, molto spartane anche se carine e romantiche. La sera non c’è molto da fare, si cena con i compagni di posada e poi facendo al massimo 300 metri sulla sabbia si arriva ad un bar (ce ne sono 4 o 5 su tutta l’isola) per bere qualcosa.
Questa dimensione così naturale, così “Lost”, è quello che abbiamo principalmente amato di questo posto.
La nostra posada (Caracol) era una delle poche con aria condizionata, vista mare e acqua calda. Lo chef ci ha viziato tantissimo e tutti erano gentilissimi, cordiali. Abbiamo chiacchierato tanto con tutti, perché a Gran Roque nessuno ha fretta. Tutte le persone incontrate ci resteranno nel cuore. I ragazzi che vivevano lì e che lavoravano nella nostra posada avevano fatto una scelta di vita precisa: vivere completamente a contatto con la natura, senza auto, senza tv, a contatto con tutto quello che amavano e che avevano studiato (erano laureati in oceanografia).
Tanto per ribadire la dimensione… due ragazzi erano originari dell’Isla Margherita, posto in cui noi italiani andiamo come “paradiso caraibico” e si erano trasferiti lì perché “il mare è più bello e c’è meno caos”.
Da Gran Roque ogni giorno ti portano con una barchetta su una delle isole dell’arcipelago. Ti lasciano su un’isola deserta con ombrellone, sedie, mega frigorifero portatile con ogni ben di Dio dentro e vanno via chiedendoti l’orario a cui vuoi che ti vengano a prendere.
Non mi soffermo a descrivere le isolette perché sono tutte indimenticabili, stupende, acqua trasparente, sabbia bianchissima, silenzio, natura.
Che dire… torneremo senz’altro… prima o poi!
A Caracas ci aspettava la nostra guida che ci riportava i bagagli. Abbiamo fatto con cui un giro della città e poi abbiamo avuto la pessima idea di lasciargli cartoline e soldi per spedirle. Non sono mai arrivate e la cosa non ci stupisce….
Ultima informazione: non stupitevi se all’aeroporto di Caracas, in uscita dal paese, vi faranno decine di controlli dei bagagli. Dal Venezuela si esporta droga e quindi i controlli sono estremamente rigorosi.
Buon viaggio a tutti!