Alla scoperta della Grecia

Un viaggio attraverso il Peloponneso, con breve puntatina nei pressi di Atene....
Scritto da: steber
alla scoperta della grecia
Partenza il: 30/06/2006
Ritorno il: 10/07/2006
Viaggiatori: 2
Spesa: 500 €
Ascolta i podcast
 
Il racconto che sto per intraprendere è il mio primo viaggio su due ruote. All’epoca ero proprietario di un yamaha Majesty 400 (oggi la mia amata è una Guzzi California Stone). Il viaggio nasce per caso, ma, di un viaggio in moto, si può dire per caso? Non credo, il viaggiatore ha nascosto dentro di se, latente e pronto ad uscire fuori in qualunque momento, la voglia di partire! Quindi dicevo che quel caso anzi quella accensione di miccia fu che la sorella di un amico (anche lui all’epoca possessore di un Majesty 400) doveva intraprende ad Atene una collaborazione universitaria di 6 mesi. Perciò, questo amico mi fa: Aldo, che ne dici di accompagnare mia sorella, lei partirà con la sua auto, fino ad Atene e poi di proseguire il giro per la Grecia? Tre minuti dopo già pensavo ai biglietti del traghetto via internet. Comperati i biglietti, la partenza è fissata per fine giugno. Inizia quindi la parte bella del viaggio, ovvero l’organizzazione, approssimativa, delle tappe. Approssimativa in quanto la bellezza del viaggiare in moto è la libertà, perciò, niente tappe obbligate, giorno per giorno, dove ci va, ci si ferma. Arriva il fatidico giorno. Sensazione meravigliosa, mista un pò a paura o… non so, la sensazione è indefinibile. Carico la moto il giorno prima, tenda igloo e sacco a pelo compresi. Il viaggio inizia in una torrida giornata di fine giugno. Il caldo è insopportabile e a Cariati mi devo fermare per immergere letteralmente la testa sotto una fontanella. Riparto e finalmente dopo il bivio di Sibari incontro Emanuele e la sorella. Inizia, con la foto di rito, il nostro viaggio. Ci imbarchiamo a Brindisi dopo 5 ore di moto. La partenza è prevista per le 17.00 e l’arrivo per la mattina dopo. Euforici, accaldati, pieni di tanta voglia di avventura restiamo sul ponte fino a quasi le 10 di sera, parlando di tanto e di niente. Osservando il mare che intanto diventa mare aperto. Oramai siamo così presi che decidiamo di prendere i nostri sacco a pelo e dormire sul ponte. Detto fatto, ci corichiamo sulle panche di legno….E’ una sensazione meravigliosa, l’odore di salsedine ci avvolge e si mescola con l’odore di gasolio del motore della nave, ci fa sentire parte del viaggio, avverti sulla pelle tutto ciò e non puoi fare altro che sentirti bene. Poi, all’una circa, la salsedine diventa umido freddo e a malincuore decidiamo di rientrare, ci corichiamo così per terra, fra i sedili dei posti interni. E’ mattina, ci accingiamo a prepararci per la discesa, ma l’arrivo, sarà per ritardo o perché così doveva essere, è previsto per il pomeriggio. Proseguiamo perciò la traversata. Ammiriamo la costa greca, passiamo vicino a Kerkira, meglio conosciuta come Corfù. Insomma, non è che poi ci annoiamo… anzi… Intanto cominciamo ad entrare in quell’atmosfera di calma, infatti, scopriremo poi, che la parola che più sentiamo ripetere è “lento, lento”. Pomeriggio inoltrato, cominciamo ad intravedere il porto di Patrasso. L’arrivo e lo sbarco è un tutt’uno. Velocemente ci ritroviamo su terra greca, le sensazioni ed i pensieri si susseguono, ora però dobbiamo pensare a trovare la giusta strada che ci porterà ad Atene e poi più giù fino a Glyfada, dove alloggeremo 2 giorni. Ci troviamo quindi sull’autostrada, ma mi accorgo che l’idea di autostrada è diversa dalla nostra, infatti da noi sarà stata per lo più una superstrada, con doppie corsie che diventano singola corsia e poi di nuovo doppia. Durante il viaggio mi lascio trasportare dai posti che attraverso, dai suoi profumi, si sente che, pur essendo mediterraneo, mi trovo in un paese straniero e questa sensazione, piacevole e mista ad emozioni quali un po di timore, ma anche di rispetto verso altri popoli, di voglia di conoscerli e di farne parte mi accompagna sempre in tutti i miei viaggi. I nomi di paesi sconosciuti, man mano che avanzo, si susseguono, risvegliano in me fantasie lontane nel tempo, di altre civiltà qui vissute. Psathopyrgos, Selinous, Aegio, Diakopto, Korinthiakos e così via, finche, senza accorgermene, mi ritrovo ad attraversare lo stretto di Corinto. Le indicazioni di Atene indicano che è sempre più vicina. Dopo qualche ora dallo sbarco mi trovo finalmente ad attraversare le vie di Atene, una grande città, oramai anche moderna, con vie e viuzze da farci più volte perdere. Ad una grossa discesa mi ritrovo a frenare in modo tale da far sgommare la mia moto sull’asfalto liscio. L’asfalto è molto scivoloso, dobbiamo stare attenti, finalmente riusciamo a trovare la strada per la costa che ci porterà a destinazione. Il mare che scorre sulla nostra destra è meraviglioso, insenature, scogliere, da togliere il fiato. Arriviamo a Glyfada, cerchiamo la via nella quale si trova l’appartamento dove alloggeremo due giorni e dove la sorella di Emanuele alloggerà per i prossimi sei mesi. Siamo arrivati, ora meritato riposo, dopo oltre 24 ore di viaggio. Ci rilassiamo, facciamo conoscenza con gli altri inquilini. Un ragazzo spagnolo ed una ragazza greca. Osservo le abitazioni intorno a me, la maggior parte dei tetti sono a terrazzo. Dopo una doccia decidiamo di uscire per visitare la città. Scopro con stupore che Glyfada è quasi una piccola Rimini. C‘è molta vita, locali veramente carini, molti pub, disco, insomma la città del divertimento. Ma non è questo che sono venuto a cercare in Grecia. La sera cena in ristorante e passeggiata per il centro. Il giorno dopo andiamo a Legrena, posto sul mare incantevole, fatto da tante insenature nella roccia. Trovata l’insenatura che fa al caso nostro, ci sistemiamo sugli scogli e da li ci tuffiamo nel mare cristallino. Ah goduria, il bagno ci ritempra e ci fa rilassare, e così, con il sapore del sale addosso, ci dirigiamo all’ora di pranzo verso Atene. Troviamo una grande città caotica, giriamo attorno al centro ma non riusciamo ad arrivare all’acropoli. Ci fermiamo presso una pattuglia di polizia che, capito dove volevamo arrivare, ci fa segno di seguirli. Perciò, nel centro di Atene, scortati dalla pattuglia, arriviamo tranquillamente presso l’Acropoli. L’emozione è tanta, fra poco saremo sotto il Partenone, parcheggiamo le moto ed iniziamo una salita in mezzo a negozi e negozietti, comunque suggestivi, finchè, eccoci, ci siamo, è meraviglioso, ci fermiamo da sotto a contemplarlo, pensando ai secoli che sono passati su quelle colonne, a quante civiltà hanno fatto da sfondo. Facciamo le foto da ogni angolazione e saliamo sopra all’acropoli. Ci sono i resti di altri templi, quello di Apollo è il più interessante. Ammiriamo le Cariatidi dell’Eretteo, Ammiriamo lo straordinario panorama di un Atene ai piedi dell’acropoli. Da lontano noto alcune nuvole, nere, ma… siamo luglio, non può piovere. Continuiamo il nostro giro, vogliamo visitare tutto. Ci dirigiamo verso il tempio di Apollo e probabilmente Zeus non ne è tanto d’accordo e ci butta giù l’impossibile. Un acquazzone mai visto. Bagnati oramai all’inverosimile decidiamo che peggio non può andare e perciò, continuiamo il nostro giro turistico. Oramai è pomeriggio inoltrato, per tornare a casa ci vuole quasi un’ora. Finito di piovere ci rimettiamo in moto. Fa anche un po freddo e noi siamo completamente fradici. Arrivati a casa una doccia calda ci rimette in sesto. La serata ce la passiamo sul balconcino a parlare con i nuovi amici, vedo in loro ciò che ho sempre sognato, cioè, vivere in giro per il mondo, conoscendo sempre nuovi posti, facendo nuove amicizie, chissà, magari un giorno. Il giorno dopo caricate le moto si riparte. Ripassiamo dentro Atene, la saluto, e ci dirigiamo verso lo stretto di Corinto. E’ emozionante vederlo così da vicino, lo immaginavo più grande, è poco più di un fiumicello. Il viaggio prosegue ancora per poco sulla costa, poi ci dirigiamo verso l’interno. La nostra intenzione è dirigerci verso Poros nel sud est del Peloponneso. Ad un benzinaio, incontriamo una coppia di italiani sulla sessantina, molto simpatici, stanno girando l’europa in camper. Mentre la moglie ci prepara il caffè il marito, che di nome fa “Milan” ci dice che se ad un certo punto deviamo verso Vivari, ci troveremo vicino alla città di Napflio, che è molto carina e che proseguendo poi c’è un’isoletta che è un vero paradiso. Io e Manuele ci guardiamo un attimo e… via.. Si cambia destinazione. Per raggiungere però Vivari, che si trova sul mare, dobbiamo attraversare le montagne, molto alte, e pian piano il nostro abbigliamento cambia con il variare della temperatura. L’ora di pranzo è da un po’ superata quando ci fermiamo ad una locanda. Mangiamo roba locale, molto buona semplice, ci servono un vinello che, per le curve che dovremo affrontare, non è per nulla male. Nel pomeriggio, quasi sera, arriviamo a Vivari. Ci fermiamo presso il campeggio Lefka. Si trova in una insenatura con una spiaggia di ciottoli. E’ un angolo di Grecia così tranquillo, suggestivo, mi piace. Montata la tenda ci rilassiamo quanto basta. All’ora di cena riprendiamo le moto e ci dirigiamo verso Napflio. E’ una antica città, con resti sia del periodo greco che medievale. Infatti ammiriamo un castello nel mare, le palamidi, mura fortezza in alto sul monte. Il centro è molto carino, ordinato e pulito. La mattina dopo riprendiamo il percorso fra le montagne. Dopo una curva ci troviamo, alzando lo sguardo, lo spettacolo di un monastero adagiato sul lato dell’alta montagna. Decidiamo di visitarlo. E’ abitato da suore ortodosse, la chiesa è piena di candele accese che emanano nell’aria il dolce profumo del miele dal quale vengono fatte. Continuiamo il viaggio e per pranzo ci fermiamo a Kosmas, un paesino con una piazzetta centrale da film tipo “Mediterraneo” di Salvatores. Continuiamo, la strada è quella giusta, del resto c’è una sola strada principale, ma, all’improvviso, ci ritroviamo in una stradina di campagna. Pensiamo, di sicuro, che abbiamo sbagliato strada. Ma di altre non ve ne sono, perciò, decidiamo di seguirla. Si rivela essere giusta, infatti, scopriremo poi, che nel Peloponneso è normale che le strade diventino all’improvviso stradine di campagna, o peggio. Comunque, dopo quel pellegrinare, vediamo finalmente la scritta “Elafonissos”. Una breve traversata con un piccolo traghetto e ci troviamo di fronte al paradiso. Montiamo la tenda e subito dopo….. Mare. Un bel tuffo nelle acque turchesi. La spiaggia è lunga e larga. Beh, qui un paio di giorni di riposo ce li meritiamo. Incontriamo 2 ragazze di trieste che avevamo già incontrato durante il viaggio in un’altra città e la sera usciamo a mangiare qualcosa assieme. L’isola è magica, girare per le sue strade di notte, suggestivo. La sera poi dal campeggio guardare le stelle è fantastico. Il giorno dopo ci facciamo qualche chilometro per andare a visitare Monemvasia. Una antica città collegata alla terraferma da una breve lingua di terra. Posta fra il mare e la montagna molto alta. Medioevale, inespugnabile nel passato. Girare per le sue viuzze è un po tornare nel passato. Comunque, dopo due giorni, è ora di ripartire. Salutato le due amiche, si riparte. Questa volta ci attende una lunga traversata. Per raggiungere la costa jonica ci tocca attraversare le montagne e passare dalla mitica Sparta. I chilometri sono molti, attraversiamo molti paesi, alcuni sulla costa, altri posti in posti sperduti, la strada si inerpica fra tornanti e strette valli.

Giungiamo a Sparta. Quel che resta delle antiche vestigia è ben poca cosa. Visitiamo comunque i resti cercando di immaginare quel grande popolo guerriero antagonista della ancor più mitica Atene. Ma, mentre gli ateniesi erano avvezzi al bello, gli spartani vivevano da “spartani” appunto. Vita dura volta a diventare guerrieri. Ripartiamo, dovremo attraversare Kalamata per poi dirigerci verso “Olimpia”. E’ passata l’ora del pranzo da un pezzo. Sulla strada non incontriamo ristoranti o locande, finchè, quasi in cima, vediamo quel che sembra essere, un po meno di una locanda, una bettola. Ci accomodiamo all’aperto, anche perché i tavolini sono solo all’aperto e cerchiamo di ordinare. Ma è alquanto difficile perché parlano solo greco e con tutta la più buona volontà non capisco ciò che dicono. Decido, di entrare in quel che doveva essere la cucina, per ordinare a vista. Ma, quel che penso sia il maiale da cucinare, si trova messo e già ben cucinato da tempo in una padella sotto la cucina. Altro non mi fido di chiedere e ordiniamo quindi una salsiccia, del pane e del vino e acqua, almeno limitiamo i danni al minimo, considerato che la fame si fa sentire. Alla fine ci rimettiamo in viaggio, passata Kalamata ci dirigiamo, oramai in discesa, verso la costa. Il campeggio si trova a Tholo, circa una cinquantina di chilometri da Olimpia. Perciò, dopo nove ore di moto, finalmente, sistemata la tenda, ci tuffiamo nelle acque dello Jonio. Ci rilassiamo sulla spiaggia, ma il tarlo che rode il viaggiatore è ancora vivo dentro di noi. Basta un attimo per rimetterci sulle moto e riprendendo le strade dell’interno, ci dirigiamo verso quel che deve essere uno dei templi meglio conservati dedicati al Dio Apollo. Un’altra ora e mezzo in andata ed una e mezzo in ritorno. La sera, oramai stanchi, ceniamo in campeggio con una finta pizza congelata. Il giorno dopo, di nuovo in viaggio.

La direzione è Olimpia. La mitica sede delle olimpiadi. Giriamo per i resti ancor ben conservati, facciamo foto nei vari siti che ospitavano le varie discipline. Poi ci dirigiamo verso la costa, abbiamo sentito parlare di un castello medievale molto ben conservato. Si trova a Chlemoutsi, di fronte a Zakinthos. Il castello è veramente bello, sembra di essere nelle scene finali di Highlander. L’ultimo tratto di strada, che ci porterà verso Patrasso per imbarcarci, è alberato e scorre velocemente. Siamo di nuovo a Patrasso, dopo aver percorso l’intero Peloponneso ci ritroviamo al punto di partenza. La nave arriva e ci lascia con in bocca quel qualcosa che ti fa pensare…. Ritornerò!! Naturamente non abbiamo mica prenotato le cuccette. Per la notte ci sistemiamo nella hall, con i sacchi a pelo, sui divanetti. I pensieri scorrono, le immagini di quel che abbiamo visto in questi giorni sembrano quelle di un film, finchè giunge il sonno e ci ritroviamo al mattino dopo nei pressi di Brindisi. Lo sbarco si svolge secondo il solito, ci troviamo sull’italico suolo. Si riparte, abbiamo ancora parecchi chilometri da percorrere. Nei pressi di Taranto comincia a piovere e ci fermiamo in un autogrill. La pioggia non accenna a diminuire, anzi, sembra aumentare. Bene, non possiamo più attendere, si riparte nel bel mezzo del temporale. Il vento ci sferza il viso e la pioggia lo bagna inesorabilmente. Sul corpo sono asciutto, il giubbotto fa il suo buon lavoro ma di sotto, non ho il pantalone impermeabile, sono bagnato fin dentro le mutande. Nei pressi di Sibari con Emanuele ci salutiamo, lui si dirige verso Lamezia ed io proseguo, sempre con la pioggia che mi accompagna, verso Crotone. Sono oramai 4 ore che guido sotto la pioggia, sono stanco ma devo continuare. Arrivo finalmente a casa dopo ben 6 ore di pioggia ininterrotte. Stanco ma felice… si fa strada la nostalgia di quanto ho vissuto in questi giorni. Il viaggio, soprattutto in moto, ti porta ad entrare nell’anima di una terra straniera. Ti fa diventare parte di se, ascoltando pian piano il suo respiro entri in una dimensione che non avresti mai immaginato. Ti senti migliore, carico di energia e di esperienza nuova, vitale per la crescita interiore. Qualche anno dopo rifarò in moto un’altra parte della Madre Grecia, ma questa è………. Un’altra storia.

Aldo Scarpello



    Commenti

    Lascia un commento

    Leggi anche