Fly and drive in Florida

Atlanta, Sanibel e le Isole Keys
Scritto da: eliottu
fly and drive in florida
Partenza il: 14/10/2010
Ritorno il: 29/10/2010
Viaggiatori: 2
Spesa: 2000 €
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Questo diario è il proseguimento del viaggio negli USA iniziato a New York (raccontato nel diario “New York”) e durato 15 giorni in tutto, di cui i primi 6 nella Grande Mela. Il settimo giorno abbiamo volato da NY ad Atlanta, in Georgia, dove è iniziata la parte “on the road” della nostra esperienza oltreoceano. L’aeroporto di Atlanta è veramente enorme e notevole dal punto di vista estetico. Aver ospitato le olimpiadi nel ’96 ha reso Atlanta una città tecnologica ed efficiente dal punto di vista dei trasporti. Raggiungiamo l’area dei Car Rental con un velocissimo treno/navetta che ogni 50 secondi fa la spola da e verso l’aeroporto. Presso gli sportelli della National sbrighiamo le pratiche burocratiche per il rilascio dell’auto. Prima di partire abbiamo fatto un’analisi delle offerte delle varie compagnie attraverso Autoeurope (http://www.autoeurope.it) che appoggiandosi ad agenzie di noleggio in tutto il mondo propone prezzi vantaggiosi, nel nostro caso abbiamo trovato un pacchetto comprensivo di assicurazione, doppio guidatore e un pieno di benzina per 25 euro circa al giorno e l’abbiamo prenotato e pagato on line. Nel contratto era richiesta la patente internazionale (che non è altro che una traduzione di quella italiana) perciò sia io che il mio compagno ce la siamo procurata presso la motorizzazione prima di partire (ci vogliono circa 40 euro a testa e un paio di settimane di tempo) ma non ce l’hanno mai chiesta, hanno voluto vedere solo quella italiana. Come da preventivo abbiamo pagato in loco un supplemento di 300 dollari per la riconsegna dell’auto in un altro stato (purtroppo i costi per questo tipo di drop-off sono alti!) e poi finalmente ci siamo diretti verso il parco auto dove l’addetto ci ha permesso di scegliere l’auto che ci piaceva di più tra una serie di economy piuttosto nuove e spaziose. Abbiamo scelto una Chevrolet Cobalt metallizzata e vi abbiamo attaccato il nostro Tom Tom aggiornato con le mappe degli USA (era più economico pagare i 40 euro per l’aggiornamento del navigatore che i 10 al giorno per affittarlo lì). L’albergo di Atlanta è stata l’ultima sistemazione prenotata da casa, per i giorni successivi ci siamo affidati al caso e ai consigli di altri viaggiatori. La visita della città ha avuto come protagonista indiscusso il Georgia Aquarium, l’acquario più grande del mondo dove sono ospitati 4 esemplari di squalo balena (www.georgiaaquarium.org). Il costo del biglietto è di 31 dollari a testa ma ne vale la pena e se acquistate il City Pass o un biglietto combinato con altre attrazioni riuscrete a risparmiare. Se poi avete il brevetto da sub potete prenotare un’immersione nella spettacolare vasca degli squali per un’esperienza ravvicinata davvero incredibile. Noi non eravamo sicuri di avere il tempo di visitare anche altre cose quindi una volta usciti dall’acquario, dopo circa 3 ore, e appurato che potevamo concederci un’altra oretta di tempo siamo entrati nel museo della Coca Cola, dove abbiamo pagato altri 15 dollari a testa e abbiamo degustato varie qualità di Coca Cola. A questo punto inizia la nostra prima tappa in auto (la più lunga), che in circa 6 ore ci porta a Jacksonville, una delle città più settentrionali della Florida. Lungo il tragitto ci siamo fermati in alcuni Visitor Center dove abbiamo preso delle riviste gratuite piene di sconti per gli hotel. Grazie ad essi abbiamo dormito a un prezzo ragionevole in un albergo decoroso della città e l’indomani siamo partiti alla volta di Tampa, che abbiamo raggiunto dopo circa 3 ore di viaggio. Al primo distributore di benzina dove ci siamo fermati abbiamo avuto inizialmente qualche dubbio sul tipo di carburante, perchè sull’auto non era segnalato, ma alcuni automobilisti del posto molto gentili ci hanno indicato di usare la regular. Attorno alle 13 siamo arrivati a Tampa e per prima cosa abbiamo scelto una sistemazione vicina al centro per poterci muovere a piedi. La scelta è ricaduta su una catena di alberghi poco economica ma non volevamo perdere tempo prezioso alla ricerca di qualcos’altro. Una lunga passeggiata ci ha portato fino al museo di vicino all’università e immerso in un bellissimo parco che si sviluppa lungo il fiume. Poi ci siamo diretti verso il Florida Aquarium, piccolo rispetto a quello di Atlanta ma con interessanti esemplari di animali autoctoni. Infine abbiamo preso il trenino turistico che porta ad Ybor City, quartiere storico dalla forte impronta latina, famoso per i negozi di sigari. Il giorno successivo decidiamo di non fare tutta una tirata verso le isole Keys ma di fermarci nell’isola di Sanibel, vicino a Fort Myers, incentivati dal diario di alcuni turisti per caso che ne hanno parlato molto bene. Dopo circa 3 ore arriviamo sull’isola, che ci fa subito un’ottima impressione. Per arrivarci si deve attraversare un ponte a pedaggio (6 dollari) molto suggestivo, sotto il quale si vedono alcune piccolissime e deliziose spiaggette. L’isola è quasi esclusivamente turistica, l’atmosfera è molto rilassata e nettamente diversa dal ritmo metropolitano che avevamo vissuto fino a quel momento. La fortuna ci fa trovare lo stesso albergo dei turisti per caso sopracitati, che si chiama Kona Kai, molto carino, tranquillo e costituito da cottage in legno con cucina. Data la bellezza del posto, il clima perfetto e la gentilezza di Brenda, la proprietaria, ci fermiamo lì per due notti.

A Sanibel passiamo il tempo in spiaggia: ce ne sono due bellissime, da cui si godono tramonti e albe eccezionali, e in cui si possono raccogliere conchiglie particolari (senza esagerare però perchè sono le conchiglie che frantumandosi creano la bellissima sabbia bianca!). La prima è a sud, vicino al faro ed è quella un pò più mondana, la seconda è Bowman’s Beach, a nord, ed è spettacolare per la ricchezza di vegetazione, costituita prevalentemente da mangrovie rosse, e per l’abbondanza di uccelli, inoltre è immensa e non affollata. Un consiglio: i parcheggi sono piuttosto cari, se pensate di fermarvi qui qualche giorno affittate una bici, è pieno di piste ciclabili! Vicino a quest’ultima spiaggia c’è una riserva naturale di JN “Ding” Darling, qui abbiamo fatto un’escursione in barca con la guida e abbiamo visto un gruppo di delfini, un lamantino in lontananza e tantissimi uccelli tra cui ibis, spatole rosate e pellicani. Se volete c’è la possibilità di fare anche un giro da soli o in coppia con la canoa. Vi consiglio alcuni buoni locali in cui mangiare: la colazione migliore la farete al LightHouse Cafè, famoso per i pancakes ai mirtilli, per la cena cercate un posto nel frequentatissimo Island Cow e assaggiate il Rice’n’Beans, mentre per il pranzo al sacco da portare in spiaggia fatevi fare dei panini su misura da Rosie, vicino alla gelateria Pinocchio’s, anch’essa ottima. I due giorni a Sanibel ci hanno permesso di rilassarci ma il lunedì dobbiamo rimetterci in viaggio per le Keys. Leggendo nelle varie guide che ho portato con me mi viene voglia di contraddire il navigatore e di prendere la Tamiami, la strada che passa attraverso le Everglades e che ricorda al mio compagno i film di Bud Spencer ambientati in Florida. Questa scelta si è rivelata azzeccatissima, infatti lungo la strada gli airboat ormeggiati ci invogliano a fermarci e a fare una stupenda escursione tra i coccodrilli nella sterminata palude che contraddistingue il paesaggio. Alla guida dell’airboat c’è una donna, molto simpatica e competente, e l’ebbrezza del mezzo che vola sul pelo dell’acqua è stata per me una delle esperienze più eccitanti. In queste zone ci sono molti insetti perciò ricordatevi di mettere in valigia un repellente, oltre che una crema solare dalla protezione alta. La tappa successiva è la riserva naturale di John Pennekamp a Key Largo. Purtroppo per quel giorno le escursioni in barca per vedere la barriera corallina erano state annullate per il mare mosso e anche lo snorkeling che facciamo a riva è un pò deludente, ma la spiaggia è piacevole perciò ci godiamo un pò di relax. La sera sfruttiamo uno dei nostri sconti in un motel di Marathon e ceniamo in una pizzeria all’interno di un centro commerciale in cui facciamo un pò di spesa. La mattina dopo ci alziamo presto per andare a Key West, ultima tappa del nostro itinerario ma appena partiti veniamo incuriositi dai cartelli che indicano l’attraversamento della carreggiata da parte di cervi e infatti nel giro di poche decine di minuti ne vediamo 4 o 5 che passano placidamente da un lato all’altro della strada. Gli automobilisti del posto sono molto rispettosi e ci fanno cenno di andare piano e così ai 20 all’ora seguiamo la strada dei cervi fino a No Name Key, una piccola isola semidisabitata dove questi animali vivono tranquilli e indisturbati. All’ora di pranzo siamo a Key West, che colpisce subito per l’aspetto cubano e mondano. Alloggiamo all’Avalon B&B su consiglio di alcuni amici e facciamo un giro della città che si presta molto bene allo shopping. Arriviamo a Mallory Square e visitiamo il museo dei relitti, poi entriamo nella riserva di Fort Taylor dove c’è una spiaggia in cui rilassarsi. Il mare, splendido visto da fuori per i molteplici colori che vanno dal turchese al blu intenso, è però meno idilliaco se si fa il bagno, perchè l’acqua è intorbidita dalle onde che rimescolano la sabbia e dalla vegetazione subaquea, che costituisce la fonte di cibo per molti animali marini erbivori come i lamantini. Dopo la spiaggia passeggiamo sulla strada dove c’è la casa di Hemingway e il faro e facciamo una foto al punto più a sud dell’America continentale, il Southernmost Point.

La sera la città esplode di vita, ad iniziare dalla cerimonia di saluto al sole calante sul molo di Mallory Square. Tutte le abitazioni ed i locali sono illuminati a festa e la fauna umana è molto colorata, nel vero senso della parola, perchè sono in tanti a girare nudi con la pelle decorata col body painting! L’indomani inizia la nostra risalita e per la prima volta ripassiamo in alcuni posti già visti in precedenza. Lungo la strada ci fermiamo a fare una foto alla torre dei pipistrelli, che era stata costruita per attirare questi animali nell’isola al fine di mangiare i fastidiosissimi insetti ma non ha funzionato. Sempre qui rimaniamo di stucco quando una splendida iguana verde smeraldo ci passa davanti con nonchalance. In lontananza si vede il grande dirigibile bianco denominato Fat Albert che sorveglia i cieli circostanti. La nostra meta è Baia Honda, ma per strada ci fermiamo di nuovo nella riserva dove abbiamo avvistato i cervi e passeggiamo fino a Blue Hole, una ex cava che ora è un laghetto. Da sopra la superficie dell’acqua abbiamo visto due specie di tartarughe d’acqua dolce e un coccodrillo, che nuotava pacifico a pochi metri da noi! Riprendiamo di nuovo la strada per Baia Honda e mentre attraversiamo uno dei circa 40 ponti che collegano le Keys ho la fortuna di vedere un’aquila di mare saltare fuori dall’acqua e rituffarsi. Raggiunta la nostra destinazione ci godiamo la spiaggia più bella che abbiamo visto fino ad ora, il paesaggio è sensazionale, una lingua di sabbia e vegetazione tra l’oceano Atlantico e il Golfo del Messico. Facciamo snorkeling e avvistiamo alcuni animali tra cui uno splendido pesce scatola e un enorme gasteropode, vorremmo anche prenotare un’escursione al largo ma l’addetto ce lo sconsiglia perchè il mare era un pò agitato e come prima volta non era il caso di affrontarlo. Passeggiando vediamo un’altra iguana e molte farfalle e una volta calata la sera usiamo un ultimo coupon che ci permette di pernottare a buon mercato a Key Largo, in un hotel molto carino sulla spiaggia con un ampio giardino e camere con ingresso indipendente. L’ultimo giorno prima della partenza ritorniamo al John Pennekamp per fare un’escursione con la barca dal fondo di vetro (avendo il volo nel pomeriggio e nessuna sistemazione per cambiarci abbiamo preferito non bagnarci) durante la quale abbiamo avvistato una grande aquila di mare con il dorso punteggiato di bianco e una folta varietà di coralli, spugne, banchi di pesci e relitti sommersi. Da lontano il mare sembrava abbastanza calmo ma una volta al largo alcuni passeggeri si sono sentiti male perchè l’oceano è veramente maestoso anche con poco vento. Alle 14 riconsegnamo l’auto all’aeroporto di Miami e attendiamo il nostro volo alle 17.



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