Ecuador: Cuenca, Quito e Galàpagos

Storia e cultura nel continente, natura e meraviglia nelle isole
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ecuador: cuenca, quito e galàpagos
Partenza il: 11/08/2010
Ritorno il: 29/08/2010
Viaggiatori: 2
Spesa: 4000 €
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Poiché abbiamo deciso di fare questo viaggio solo un mese e mezzo prima delle ferie, siamo stati costretti a scegliere fra un numero limitato di possibilità. In particolare, abbiamo dovuto ridurre l’esplorazione dell’Ecuador continentale privilegiando la permanenza alle Galàpagos. Nonostante questo, il viaggio è riuscito perfettamente e ci ha dato grandi soddisfazioni.

In sintesi, abbiamo diviso il viaggio in due tappe. La prima riguardante la visita delle sole Cuenca e Quito (totale 5 giorni), la seconda le isole Galàpagos (10 giorni).

Ci siamo documentati “pesantemente” utilizzando Internet (questo sito in particolare) e la guida Lonely Planet 5ª ed. Italiana 2010 (corrispondente alla 8ª inglese del 2009). Dobbiamo però dire che, come in altri casi che abbiamo constatato, questa pubblicazione affianca ad argomenti approfonditi e ben trattati, altri spiegati molto sinteticamente o (a nostro parere) un po’ troppo “ottimistici”, specie per le parti riguardanti alloggi e pasti: sarà forse che noi italiani siamo più severi con il cibo.

Consigli generali

Per non ripetere informazioni di altre guide e diari, ci limitiamo a sottolineare alcuni punti. Per sicurezza meglio bere acqua imbottigliata, anche per lavarsi i denti.

Pochi taxi hanno tassametro, ma basta chiedere prima il prezzo della corsa (certo, in spagnolo…) e scendere se non si è convinti (a noi, mai successo).

Agosto fa parte della stagione secca sul continente, quindi le precipitazioni si prevedevano scarse a Cuenca e Quito (salvo la presenza di “garùa”, una specie di pioggerellina che si crea a seguito delle correnti fredde del sud Atlantico); invece nella prima città ha fatto più freddo e umido del previsto, come gli stessi abitanti ci hanno confermato.

Alle Galàpagos la temperatura si attesta sempre intorno ai 20-25°C in questa stagione, però alcune isole sono più soggette alla “garùa” di altre. Una giacca impermeabile, insomma, va affiancata (e spesso alternata durante il giorno) al protettore solare.

E’ difficile trovare banconote di piccolo taglio e anche farsi dare i resti, quindi è meglio dedicare un po’ di tempo prima del viaggio per procurarsi pezzi da 1, 5 e 10 dollari USA (moneta locale ufficiale).

Aerei

Siamo volati in Ecuador con KLM da Amsterdam, l’aereo fa uno scalo “tecnico” a Bonaire nelle Antille Olandesi senza cambio di mezzo. Siamo scesi a Guayaquil e da qui abbiamo preso un volo interno per Cuenca. Successivamente, un altro volo da qui a Quito. In entrambi i casi, abbiamo acquistato i biglietti previamente via Internet con la compagnia LAN. Da notare che, come in molti paesi americani (USA compresi), le file al controllo passaporti sono chilometriche, anche perché spesso arrivano assieme 2 o 3 voli intercontinentali. Per questo motivo, abbiamo rischiato quasi di perdere il trasbordo per Cuenca, pur disponendo di oltre 3 ore di stop-over. All’uscita dall’Ecuador, dopo il check-in bisogna pagare una tassa di uscita di poco più di 40 dollari (in contanti) da Quito, mentre da Guayaquil è minore. Mentre si è in attesa dell’imbarco, è possibile che si sia chiamati dalla polizia per un controllo delle valigie (a campione, credo): il materiale “pericoloso” può essere sequestrato (abbiamo visto eliminare frutta fresca, scatolette, bottigliette) e, ovviamente, l’eventuale rivestimento in plastica della valigia va a farsi benedire.

Cuenca

A Cuenca abbiamo alloggiato presto l’Hostal Posada del Angel, un B&B in pieno centro storico, molto carino e ben gestito. Gentilissimi i proprietari. La nostra stanza non era molto ampia ma comoda e dava su un patio interno molto bello, anche se a volte rumoroso per le riunioni di gruppi di turisti. A disposizione degli ospiti 2 PC con collegamento Internet gratis. La colazione prevedeva frutta, pane tostato, marmellata e uova, oltre a caffè o tè sempre disponibili gratuitamente. Associato alla Posada c’è un ristorante pseudo-italiano, con piatti nostrani adattati al palato locale: provato una volta per mancanza di alternative (in centro era quasi tutto chiuso, anche a causa di una festa nazionale) è risultato di buona qualità.

Purtroppo abbiamo trovato chiusi o spariti anche molti altri ristoranti segnalati dalla Lonely, tranne Moliendo Café (cucina colombiana con molta “frittura”) e El Maiz (buono ma con servizio un po’ lento).

A chi volesse comprare un cappello Panama (Montechristi) segnaliamo che Don Migui non esiste più, mentre l’anziano Alberto Pulla è deceduto, ma la bottega è gestita dai familiari.

Abbiamo dedicato un giorno alla visita al sito archeologico di Ingapirca, prendendo il bus di Transportes Cañari, che parte dal Terminal centrale alle 9 e rientra alle 13, costo USD 2,50 a persona (lo sportello della compagnia non è immediatamente visibile, per cui è consigliabile arrivare con un certo anticipo, anche se le lunghe code descritte dalla Lonely per fare i biglietti sono in realtà inesistenti). Per accedere ai bus dal Terminal, si deve attraversare un tornello pagando 10 centesimi a testa, cosa non citata dalla guida. Arrivati al sito, si può chiedere il servizio di una guida perché è compresa nel prezzo del biglietto. Le due ore disponibili sono più che sufficienti per una visita approfondita sia ai resti archeologici che al piccolo museo.

Segnaliamo anche che a Cuenca il Museo de las culturas aborigenes M.A. Landivar risultava chiuso, senza nemmeno cartelli informativi su un’eventuale riapertura. Aperto, invece, l’interessante Museo de las Culturas Aborigenes.

Quito

Qui abbiamo alloggiato al Boutique Hotel Plaza Sucre. Albergo nuovo e ben tenuto, realizzato all’interno di una antica proprietà restaurata che mantiene tracce dell’originale (pavimenti, corte interna, vetrine con reperti storici, ecc.). Camere spaziose, bagni un po’ meno, ma funzionali. Qui, come a Cuenca, le dimensioni e l’altezza dei sanitari sono ridotte rispetto a quelle in uso in Italia, ma le docce sono sempre molto ampie. Letti e mobili grandi, comodi e di buona fattura. Colazione a buffet (europeo e americano), un po’ limitata in varietà ma buona, servita in una sala nell’attico con vista sul Panecillo. A disposizione 2 PC con Internet senza costi. Situato in pieno centro storico, a due passi da Plaza Grande, San Francisco e La Ronda, è un hotel molto silenzioso di notte, per la zona e il tipo di struttura, ma a volte si sentono i rumori delle stanze adiacenti. Ci vorrebbe forse un po’ più di “calore umano” nella gestione e nelle decorazioni.

Purtroppo, ancor più che a Cuenca, abbiamo sofferto della chiusura della maggior parte dei ristoranti segnalati (dalla Lonely e da altri) nel centro storico, e francamente non avevamo voglia di prendere taxi per andare a mangiare nella parte turistica del Mariscal. In sintesi abbiamo provato: El Tianguez– Bar Ristorante, buono e situato nella splendida piazza San Francisco; El café del fraile– buon Bar Ristorante all’interno del bel palazzo arcivescovile (Palacio Arzobispal) di Plaza Grande; Hasta la vuelta señor– Ristorante situato al piano superiore rispetto al precedente, cucina locale elaborata ma un po’ troppo costosa; Leña Quiteña– situato proprio sulla strada La Ronda, saporita e varia cucina locale a prezzi onesti; La negra mala– anche questo su La Ronda, dentro una casa molto caratteristica, più piccolo del precedente, con menù non molto ricco, ma comprendente anche piatti di pesce.

Ovviamente lo splendore di Quito risiede nel suo centro storico, che abbiamo percorso in lungo e in largo, tempo permettendo. Da non perdere – non fosse altro per una comparazione con i nostri dello stesso periodo – le chiese e i monasteri principali, tenendo conto che pressoché tutti dispongono di una guida (in spagnolo, spesso anche in inglese) compresa nel prezzo del biglietto, anche se le mance sono gradite. Splendidi i monasteri francescani di San Francisco (grandioso, peccato l’interno della chiesa fosse in restauro) e San Diego (un po’ fuori dal centro, meglio usare il taxi e sperare che la signora che fa da guida non sia occupata in altre faccende), la chiesa rivestita d’oro della Compagnia di Gesù, oltre al Carmen Alto, Santa Catalina, La Merced, San Agustin, Santo Domingo e la Cattedrale. Davvero incantevoli i colpi d’occhio delle piazze di San Francisco e della Cattedrale (Plaza Grande), anche di notte. Due i musei visitati: quello del Banco Central (nella parte nuova di Quito, ma facilmente raggiungibile dal centro storico con l’Ecovia, un filobus che parte dal Terminal di Plaza La Marin, costo 50 cent. A persona), con una notevole esposizione didattica archeologica che spiega il susseguirsi delle varie civiltà locali (peccato la collezione degli ori fosse chiusa); e il nuovissimo Casa del AlabadoMuseo de Arte Precolombina, a un passo da San Francisco, che si basa su collezioni private di reperti impostati secondo un suggestivo percorso antropologico anziché storico.

Ci ha invece deluso il TeleferiQo, salvo ovviamente la bella vista che si gode dall’alto del vulcano Pichincha (4100 m). Ci è stato detto che il progetto iniziale che prevedeva una specie di parco di divertimenti è pressoché fallito, dato che quasi tutti i negozi della struttura sono chiusi e sfitti. Anche le installazioni sono cadenti, il tutto per la “modica” cifra di USD 8,50 a testa, più il costo del viaggio A/R in taxi (la navetta non esiste più).

Per finire, abbiamo trovato il centro storico di Quito molto pulito, ben tenuto e presidiato dalla polizia: mai abbiamo temuto per la nostra incolumità, neppure di notte, anche se è sempre bene tenere gli occhi aperti ed evitare di andare in giro di sera con mega macchine fotografiche al collo, portafogli pieni di soldi e documenti originali (lasciarli sempre nella cassaforte della propria stanza di hotel). Da quanto sopra detto, siamo ancor più convinti che in Italia abbiamo molto da imparare.

Galàpagos

Seconda parte del diario. Siamo stati “presi in consegna” a Quito dall’agenzia SunWind Travel che avevamo scelto dall’Italia dopo aver ricevuto e comparato varie offerte. Il pacchetto offerto da SWT era per noi il migliore di tutti per le date, per il tipo di crociera e – non ultimo – per il prezzo. Devo chiarire che, parlando lo spagnolo, non ci sono stati problemi di contatti, ma crediamo che con l’inglese succeda lo stesso. SWT ha una sede a Quito (gestita da Santiago Jàcome & C.), una base alle Galàpagos (Rodrigo Jàcome, che gestisce anche degli alloggi) e una rappresentante in Svizzera (Lourdes Jàcome). Per motivi di fuso orario, abbiamo trattato con quest’ultima, che è stata sempre rapida, precisa ed efficiente. Poi, sul posto, abbiamo conosciuto personalmente gli altri. Chi scrive viaggia moltissimo per lavoro e -come segnalato da altri- raramente ha trovato tanta professionalità in un’agenzia. Anche in occasione di un problema (avevamo richiesto tramite loro una gita aggiuntiva su un’isola non presente fra quelle della crociera, però alla fine è venuto fuori un percorso diverso), hanno ammesso le loro responsabilità e si sono prodigati per risolvere o risarcire l’inconveniente.

Il volo per/da l’aeroporto di Baltra (Galàpagos) era con la compagnia TAME, e diretto da Quito; ve ne sono altri che partendo da Quito fanno scalo a Guayaquil, quindi meglio stare attenti in fase di prenotazione. La barca offerta da SWT per la crociera, lo yacht (yate in spagnolo) Samba di 14 posti (7 cabine), ha risposto pienamente alle aspettative. Non avendo esperienze di barche, abbiamo sofferto un po’ di mal di mare durante la crociera di 8 giorni (7 notti). L’equipaggio si è dimostrato efficiente, gentile e attento alle necessità. La cabina n.2, piccola ma pulitissima e curata, e con un bagno-doccia adeguato, era un po’ rumorosa perché vicina alla sala macchine. Il menù a bordo era vario (carne, pesce, verdure al vapore o insalate, riso, mais, patate, frutta, dolci, ecc.) e anche il caffè e le tisane o tè (gratis) tutto sommato non erano male. Ad un costo aggiuntivo piuttosto basso, la barca offriva anche altri tipi di bibite gassate, alcoliche ecc. Le mute da snorkelling da 3 mm (comprese nel prezzo) erano – a detta di altri più esperti di noi – di buona qualità e per tutte le taglie, cosa che ci ha permesso di ammirare le bellezze sottomarine (per esempio, di fluttuare assieme alla tartarughe). Poi, su tutti, spicca la figura della guida naturalistica, Juan Tapia: serio, preparatissimo (oltre 20 anni di esperienza), sempre attento alle nostre necessità. Mai ci siamo sentiti come i tipici “giapponesi” costretti a vedere tutto in pochi minuti. Fra l’altro, lo yate Samba fa un bellissimo itinerario, che comprende anche le due isole a ovest (Isabela e Fernandina); la tattica era quella di viaggiare quasi esclusivamente di notte, per ridurre i fastidi da mal di mare, ma soprattutto per poter sbarcare per primi nelle isole e godere della natura davvero incontaminata. Tornando a Juan, non solo parla Spagnolo, Inglese e Tedesco, ma conosce anche molti termini in italiano, oltre ad averci stupito come intrattenitore, cantante e suonatore di chitarra (sentire una canzone di Luigi Tenco alle Galàpagos, dopo un escursione fra le tartarughe giganti, non ha prezzo!).

Come già annunciato, evitiamo qui di descrivere le isole non solo per evitare ripetizioni di altri racconti, ma principalmente perché non sarebbe possibile trasferire le emozioni provate. Nemmeno le foto sarebbero sufficienti. I costi e la lunghezza dei viaggi aerei sono nulla in confronto a questo mondo inimmaginabile. Ci sentiamo di suggerire ai futuri viaggiatori di dedicare attenzione non solo agli animali, ma anche alle piante.

Resta solo da dire che, avendo deciso previamente di rimanere altri due giorni nell’isola principale di Santa Cruz per ritemprarci dalle fatiche della crociera, sempre tramite SunWind Travel abbiamo prenotato l’Hotel SolyMar a Puerto Ayora. L’albergo, gradevole e recentemente rimodellato, si affaccia sul mare e ha, fra gli ospiti, leoni marini, pellicani, aironi, iguane marine e altri. A volte si può essere “costretti” ad attendere che uno di questi lasci la piscina per poterla usare. Le stanze dell’hotel sono ampie e luminose, c’è anche una vasca idromassaggio accanto alla piscina (meglio chiedere con mezz’ora di anticipo che sia attivata per avere l’acqua alla giusta temperatura); la colazione è buffet sia europea che americana, anche se poco varia.

Per chi non può rinunciare alla spiaggia, segnaliamo che – sempre sull’isola Santa Cruz – la Bahia de las Tortugas è raggiungibile a piedi da Puerto Ayora, passando attraverso una fitta foresta ricca di piante locali, tra cui le opuntiae (una varietà dei fichi d’India) che arrivano ad altezze considerevoli. Ci vuole almeno un’oretta di cammino per arrivare alla seconda spiaggia (playa mansa, cioè tranquilla) poiché la prima (playa brava, cioè cattiva) è ondosa e pericolosa e non ci sono bagnini. All’inizio del sentiero c’è un interessante punto informativo del parco naturalistico delle Galàpagos inerente la riserva marina con pannelli, video, foto ecc. Il guardaparco fa registrare assieme ai propri dati l’ora di ingresso e poi quella di uscita (il sentiero chiude alle 18).

La Playa Garrapatero, raggiungibile in auto o in barca, è più fredda e ventosa, almeno nel periodo della nostra visita; a pochi metri c’è una laguna con vari uccelli, fra cui – se si ha fortuna – i fenicotteri. Attenzione perché il sole dell’Equatore e la sabbia bianca “riflettente” provocano scottature anche se il cielo è nuvoloso o coperto. Per festeggiare e spendere gli ultimi denari, abbiamo deciso di cenare in due ristoranti costosi di Puerto Ayora: Angermeyer Point e Isla Grill. Il primo si raggiunge con una breve corsa sul taxi d’acqua (parte dal molo principale della città) e presenta cucina di carne e pesce elaborata e ben realizzata in un contesto romantico. Il secondo, sorto recentemente dove prima era il Peñon Café Bar, è di una coppia, lui ecuadoriano e lei di Buenos Aires: non molti i piatti, di pesce e carne (argentina!), ma ben preparati e piuttosto abbondanti; ottimi e sazianti i dolci. Entrambi i ristoranti propongono vini cileni e argentini (da provare, non solo alle Galàpagos) anche se un po’ cari (opzione, al bicchiere).



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