Alla scoperta del sud ovest americano

Viaggio di due settimane e mezza alla scoperta del sud ovest americano con la famiglia al seguito!
Scritto da: chela
alla scoperta del sud ovest americano
Partenza il: 05/07/2010
Ritorno il: 21/07/2010
Viaggiatori: 4
Spesa: 2000 €
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Eccoci, finalmente siamo in partenza anche noi per gli States, dopo tre anni che questo viaggio veniva pensato e dopo sei mesi di preparazione, dopo aver letto tante relazioni di viaggi, raccolto consigli in siti come questo. Oggi finalmente tocca a noi!!!! Noi che siamo una famiglia composta da Nazzareno 46 anni, Stefano 14, Cristina 11 ed io che scrivo, Michela 42 . Oggi 5 luglio 2010 la sveglia a casa nostra suona alle 5, ma tutto sommato poteva anche farne a meno, tanto eravamo tutti svegli, l’emozione a mille. Partiamo da Venezia con volo US Airways alle 11:55 con venti minuti di ritardo sul programma, diretti a Philadelphia. Viaggio tranquillo, servizio buono; dopo alcuni film e dopo avere compilato il modulo blu per la dogana americana, finalmente sbarchiamo, alle 15 locali, dopo 9 ore di volo. Espletiamo le formalità (foto, impronte digitali: Cristina si è seccata molto perché non hanno voluto le sue in quanto troppo piccola). Devo dire che abbiamo trovato tanta gentilezza e pazienza con noi che non siamo certo dei viaggiatori sgamati, e ripartiamo alla volta di Los Angeles alle 19 …ma la cena dov’è? …. A stomaco vuoto atterriamo in orario, ritiro bagaglio no problem e arrivo in Hotel liscio liscio. Dopo qualche problema alla reception (non si trovava la prenotazione della camera, avevano invertito il nome con il cognome) andiamo a letto sfiniti ma felici. Causa fuso orario io e Nazz abbiamo dormito poco, i ragazzi molto di più (dormirebbero anche sui sassi). 6/7 Stamani facciamo colazione in hotel: siamo molto affamati , non abbiamo voglia di cercare un altro posto, la zona è molto commerciale e abbiamo la pancia vuota da ieri. Messi a tacere i crampi allo stomaco ( la nostra prima colazione americana uova bacon il pancake con lo sciroppo d’acero, wow!!! ) partiamo per gli Universal Studios e alle 9 siamo già pronti all’entrata, dove veniamo accolti calorosamente dal personale sempre scherzoso ma professionale. Assistiamo alla presentazione e al count down per l’apertura, quando tutti al via corrono verso le attrazioni preferite, per non fare la fila. La nostra giornata vola tra un’attrazione e l’altra: molto bello e interessante il tour panoramico degli studios in trenino (anche se si fa fatica a seguire la spiegazione in inglese) dove si vedono anche le ambientazioni di Desperate Housewives, de La Signora in giallo, de Lo Squalo; pregevole il 3D di King Kong: che divertimento ragazzi!!! Non facciamo nessuna attesa per le attrazioni, c’è poca gente, complice il fatto che manca il sole e che cade qualche goccia di pioggia; è piaciuto molto ai ragazzi Jurassic Park… a proposito non affannatevi a coprirvi con il k-way… tanto vi bagnate lo stesso. Divertente anche “Shrek” e La Mummia. Al pomeriggio è arrivato il sole che ha portato una valanga di gente; da vedere il bellissimo spettacolo di Waterworld, e la casa dell’orrore è veramente terrorizzante!! Nel pomeriggio siamo usciti: anche i dintorni del parco sono carini da girare, gli Universal City con negozi colorati e strabilianti. Cristina ed io ci siamo lasciate andare a qualche piccola compera, così per prendere confidenza con dollari e carte di credito……. Quindi ci siamo fatti portare in taxi a Rodeo Drive, spettacolare, palme e vetrine prestigiose, anche se non erano affollate; siamo passati per Beverly Hills, quartiere ricco, pulito e ordinato, anche se più di qualche casa era in vendita, segno della crisi? Alla sera siamo stati al famoso Hollywood boulevard, con la Walk of Fame, il Kodak Theatre, il Chinese Theatre; bello, ma ci siamo limitati alla zona centrale del blvd, perché se ci si sposta troppo fuori ci si trova circondati da brutti ceffi… meglio non rischiare. Cena nei dintorni, locale della catena Hooters, 40 $ in 4, bistecca e patatine, cameriere in short e microscopica canotta, poi a nanna, bye bye Los Angeles. 07/07 513 KM Oggi tappa di trasferimento attraverso l’Arizona verso il Gran Canyon. La nostra giornata inizia con il ritiro della macchina che ci accompagnerà per i prossimi giorni. Avevamo prenotato categoria minivan, ci danno un Chrysler nuovo di zecca, 7 posti, 3800 benzina, automatico, uno spasso per guidatore e passeggeri. Prendiamo confidenza con la guida e usciamo dalla città passando West Hollywood attraversando Melrose Av, e poi arrivano le Highway a 5 corsie. L’impatto è buono, scopriamo che è abbastanza facile guidare con il traffico sempre intenso ma ordinato, le strade sono grandi e il navigatore che Nazz ha comprato prima di partire ci dà molta tranquillità. Di fronte a noi la strada comincia a salire e la vegetazione si dirada,entriamo nel deserto del Mojave: è brullo non c’è niente, ma l’insieme dei colori della terra delle rocce e della rada vegetazione si fonde con l’azzurro pazzesco del cielo. Sosta nei famosi outlet di Barstrow: per me e Cristina è stato interessante e siamo uscite con i nostri bei sacchetti. Per Stefano e Nazz questa sosta è stata bollata come perdita di tempo. Ah gli uomini, non capiscono niente! Passiamo per Calico, cittadina mineraria fantasma, rimessa a nuovo per i turisti: molto carina, ma che caldo! ci sono 40° C. Arriviamo in serata al Quality Inn di Kingman, cittadina alle porte della mitica Route 66. Ci buttiamo in piscina per un tuffo ristoratore. Questo è un tipico motel americano: nel piazzale, di fronte alle porte delle stanze, sono parcheggiate una fila di Harley Davidson, e mi sembra di essere dentro un film! Terminiamo la giornata in una steakhouse molto tipica mangiando delle belle bisteccone (però non troppo economiche $ 99 in 4). 08/07 324 KM Oggi ce la giochiamo con il Gran Canyon! Di prima mattina decidiamo di fare la deviazione che ci porta sulla vecchia Route 66, per ricongiungersi poi sulla I 40 per Flagstaff. La strada è molto bella, ogni tanto qua e là ci sono posti caratteristici che ricordano i vecchi fasti degli anni 60: macchine d’epoca, insegne, bar; il tutto molto affascinante anche se, lo sappiamo, fatto ad uso e consumo turistico. Arriviamo verso mezzogiorno al Gran Canyon National Park, e per razionalizzare meglio il poco tempo decidiamo come prima cosa di vedere il Canyon dall’elicottero (non costa esattamente 2 dollari ma per chi come noi ha solo una giornata di tempo da dedicare ne vale proprio la pena). Gli americani sanno fare bene la loro parte, non c’è che dire! Ti mettono le cuffie con audioguida in italiano e una musica in sottofondo che diventa epica e trionfale quando arrivi sopra il bordo del Canyon. Io ho avuto la fortuna di sedere davanti accanto al pilota, avevo i piedi che appoggiavano sul pavimento di vetro e mi sentivo appesa al vuoto. L’elicottero vola basso e improvvisamente lo spettacolo che si apre ai nostri occhi è spettacolare, emozionante, tutto quello che si legge o si vede alla tv non prepara a questo spettacolo della natura. E’ stato come essere ciechi e all’improvviso vedere tutto ! Sotto di noi il Canyon si è aperto con tutta la sua maestosità, i suoi colori, la sua storia: emozionante! Il resto del pomeriggio lo abbiamo passato nei vari view point, in alcuni ci siamo serviti dello shuttle di collegamento e per altri ci siamo spostati a piedi, sul sentiero lungo il bordo del South Rim, anche se i miei ragazzi cominciavano a sentire la stanchezza e avevano voglia di rognare! Abbiamo incontrato anche alcuni abitanti del posto come scoiattoli, un condor dell’Arizona che rimirava il Canyon da un spuntone di roccia vicino a noi, e alcuni cervi che sembravano incuranti della gente che li fotografava. Al pomeriggio però c’erano parecchi turisti, frotte di giapponesi contenti e gente un po’ chiassosa, che mi sembra abbia turbato un po’ la sacralità di questo monumento naturale. Cena messicana, al Gran Canyon Village (senza infamia e senza lode) $80 in 4. Ci siamo trascinati a letto alle 22 09/07 253 km Sveglia alle 6 e risolto la pratica colazione e check-out , facciamo scorta di acqua e benzina, partiamo alla volta della parte est del South Rim che non abbiamo visto ieri. Devo dire che a noi è piaciuto molto, la luce era molto bella, la giornata limpida e poca gente, questo ha reso tutto molto gradevole: attraversiamo i vari view point e terminiamo con il Desert view, che è l’ultimo ad Est, quindi usciamo dal parco e imbocchiamo la US 89 verso Page, per poi prendere la US160 Navajo Trail, arrivando verso le 15 alla Monument Valley, ma tenendo conto che siamo usciti dall’Arizona e siamo entrati nello Utah guadagniamo un’ora . La visione d’insieme è molto suggestiva e le foto si sprecano. Decidiamo una volta arrivati al parco di fare il giro sulla nostra auto e risparmiare i 200 $ richiesti dagli indiani per il giro in jeep. Con il senno di poi direi che la scelta è stata giusta, le jeep hanno fatto pari-pari il nostro percorso, il terreno è sconnesso in alcuni punti ma basta un po’ di attenzione e le sospensioni sono salve. Il paesaggio è molto bello, ci si sente proprio nel selvaggio west: io mi aspettavo di vedere un cow boy a cavallo o un indiano spuntare dal bush, in realtà c’erano degli indiani che qua e là con dei banchetti vendevano piccoli monili di perline. Nelle ore del tramonto la valle è ancora più bella, si tinge di colori più vivi, specialmente oggi che il tempo sta cambiando…. .Infatti andando verso il Lodge dove abbiamo prenotato per la notte ci siamo imbattuti in un temporale, che ci ha lavato l’auto impolverata e regalato un tramonto da cartolina con arcobaleno incorporato. Nazz aveva il crampo al dito a forza di fare foto. A proposito una parola sul Lodge : è quello antico, fondato nel 1920 dai coniugi Goulding, dove alloggiava John Wayne quando veniva nella valle con il regista John Ford, è in una posizione fantastica e tutte le camere hanno la vista sulla vallata. Anche il ristorante non è male, noi abbiamo mangiato dei piatti Navayo (praticamente come il messicano) $ 90 in 4. C’e’ solo birra analcolica……. 10/07 327 km La sveglia suona alle 6, come tutte le altre mattine, ma spostando le tende della camera, assistiamo ad un’alba mozzafiato, tutta rosa e blu. Io e Nazz facciamo le corse per le foto di rito, e comunque restando un po’ sulla panchina della terrazza panoramica la calma e la quiete è quasi palpabile (Stefano e Cristina non si sono svegliati, le loro palpebre erano incollate). In una manciata di minuti tutto finisce e la luce cambia e il sole spunta chiarissimo da dietro la montagna. A condividere con noi questo momento intenso solo una coppia di giapponesi in pigiama! Dopo colazione spendiamo qualche minuto per vedere il piccolo museo sito nella costruzione originaria dei coniugi Goulding , il Travel Post. Il museo è molto carino, contiene molte foto d’epoca, gli arredi sono originali, e ci sono molte foto di varie location cinematografiche nella Monument Valley, a partire dalle prime pellicole di John Ford, fino a quelli dei nostri giorni tipo Mission Impossibile, Forrest Gump, Ritorno al futuro….C’è anche il piccolo spaccio che veniva usato dagli indiani della vallata (oggi girano tutti con il pick-up ) e oggetti di vita quotidiana . Partiamo alla volta di Page, ridente cittadina sul lago Powell; lo scopo è di passare una giornata relativamente tranquilla dopo tre giorni full immersion passeggiando sul lago, visitando la diga (quella che da origine al lago per l’appunto) e l’Antilope Canyon: quest’ultimo è un paradiso per gli appassionati di fotografia, che merita di essere visto solo in una bella giornata di sole e nelle ore centrali del giorno. Attenzione che l’accesso al Glen Canyon (comprensorio attorno al lago ) è a pagamento perché fa parte dei National Park (15 $ a macchina); naturalmente è free presentando la Card annuale dei parchi che anche noi abbiamo comprato all’ingresso del primo parco incontrato. C’era la possibilità di fare un’escursione in barca sul lago, penso sia molto bella ma visto il costo $121 da moltiplicarsi per quattro,per questa volta abbiamo lasciato perdere. Cena nella Glen Canyon Steakhouse, a fianco del Motel, 90 $ ben spesi. 11/07 292 km Sveglia alle 6 e colazione affollata e disorganizzata nel Motel Travellodge, poi lasciamo Page e l’Arizona per entrare nello Utah, ci regoliamo gli orologi un’ora avanti, e ci dirigiamo al Bryce Canyon. Ho in programma tante cose per oggi, mi sono preparata escursioni a piedi e anche a cavallo ma…… a rompere i piani è arrivato un temporale con lampi fulmini e tanta acqua; il mio morale è finito a terra, poi per fortuna come è arrivato se ne è andato e così siamo riusciti a partire per il trail. Abbiamo scelto il sentiero Queen Garden che comincia al Sunrise point, scende nel Canyon attraverso un paesaggio surreale poi si incrocia con il sentiero Navayo loop, poi siamo risaliti al Sunset point. Questo anfiteatro, perché non è un canyon anche se si chiama così, è bellissimo, molto strano, con dei colori vivi, forti che spaziano dal rosa all’arancio al rosso, al mattone. Nella seconda parte del pomeriggio abbiamo visitato i vari view point, molto spettacolari, dove queste torri di pietra e terra, gli hoodle, sembrano un esercito di soldati ritti sull’attenti , formati dall’erosione nell’arenaria fangosa e dall’insieme di lunghi inverni gelidi e precipitazioni estive. In serata cena nella vicina Tropic (presto per paura di trovare i locali chiusi dopo le 9) nel ristorante annesso all’emporio locale, $80 in 4. 10/07 427 km Stamani per cambiare alzata alle 6 direzione Zion Park, ottima colazione americana lungo la strada in un posto di passaggio, allo svincolo dopo Kaanab, per Zion. Che dire, il parco è molto bello, verdeggiante, assomiglia molto alle nostre montagne (ma forse le Dolomiti sono migliore). E’ uno stretto canyon, una gola spettacolare incastrata tra imponenti pareti rocciose che amplificano il rumore delle cascate. La macchina va lasciata al Visitor Center e si gira con lo shuttle, ci sono vari sentieri che si dipartono dai vari view point. Anche oggi come ieri avevo programmato delle passeggiate, avevo raccolto parecchio materiale dalle relazioni dei viaggi precedenti: in realtà siamo riusciti a fare solo l’escursione chiamata Emerald pool, molto carina, che ti porta a vedere delle piscine naturali e delle cascate .Oggi è stata una giornata molto calda, circa 35 gradi, Cristina non si è sentita molto bene durante il percorso, perciò siamo finiti all’ombra di una pianta di un bellissimo prato verde. Al pomeriggio per rifarci io e Cri, ritempratasi, abbiamo deciso comunque di fare una bella passeggiata a cavallo: il cowboy che accompagnava il gruppo era proprio un personaggio ,aveva la faccia incartapecorita, i baffi, gli stivali con gli speroni, e sembrava uscito dalla pagina di un fumetto! Sono sicura che questo parco avrebbe meritato più tempo, ho la sensazione di non essere riuscita a viverlo come meriterebbe.. Nel pomeriggio partenza per Las Vegas e arrivo in serata. La città è pazzesca, un grandissimo parco divertimenti per adulti costruito in mezzo al deserto, sfidando le leggi della natura e del buon senso, alberghi immensi, scintillanti di luci e colori, negozi e boutique a non finire, tanto traffico confusione e caldo . L’impatto con questa città è stato un urto vero e proprio, specie dopo la tranquillità e il silenzio dei parchi. Noi alloggiamo al Westin Casuarina a due passi dalla strip, la strada dove si affacciano i maggiori alberghi e casinò, e questa sera abbiamo girato un po’ qua e là, abbiamo visitato il Bellagio con le sue fontane che danzano al ritmo della musica, e il Planet Hollywood, volevamo mangiare ai buffet degli alberghi ma erano sempre affollati all’inverosimile, perciò verso le dieci siamo finiti esausti a mangiare un cheesburger e poi siamo caracollati a letto. 13/07 Oggi restiamo tutto il giorno a Las Vegas, perciò dormiamo un po’ di più per la gioia di Stefano e Cristina, e ci alziamo con calma. Colazione da schifo perché da Starbucks sbagliamo la nostra ordinazione, e ci danno due frappuccini freddi ghiacciati, ma nooo! alla mattina ci vuole qualcosa di caldo, Nazz corre ai ripari al ristorante dell’albergo, io e i raga ci adattiamo con cioccolata calda, e vanilla latte, poi la mattina la dedichiamo a un po’ di shopping in uno degli outlet nei dintorni di Las Vegas. Personalmente io avrei continuato fino a sera, ma i nostri figli hanno fatto una sommossa e alle due siamo in piscina per un po’ di relax. Alle diciassette usciamo e ci dedichiamo alla strip visitando i più bei alberghi, il Venetian, l’Excalibur, l’MGM, il Luxor e via … abbiamo provato anche stasera a mangiare ai buffet ma niente così risolviamo con un pezzetto di pizza alle dieci e poi a nanna,domani tappone lungo…. 14/07 619 km Alzata all’alba come sempre, alle sette in macchina e ci fermiamo per la colazione fuori città prima del confine sulla I15, su un casinò che sembra il fratello povero di quelli visti la sera prima, alle otto c’è già (o ancora) gente che gioca ai tavoli e il ristorante è aperto, la colazione buona ed economica (uova, bacon, toast, marmellata, frittelle ) $35 in 4. Si parte in macchina con destinazione finale Visalia attraverso il deserto del Mojave, sulle strade dritte e lunghe piene di grossi truck che portano i loro carichi da una parte all’altra del paese. Avevo programmato di vedere il Sequoia National Park nel pomeriggio ma questo non è stato proprio possibile perché siamo arrivati alle 15,30 circa, troppo tardi per salire al parco che dista 30 miglia, non avremo il tempo per girare, perciò terminiamo il pomeriggio in un outlet del posto (Nazz ha rotto le sue scarpe, urge ricambio) per la disperazione di Stefano che si dimostra allergico a questo passatempo ,comunque va detto che qualcosa a buon prezzo l’abbiamo trovato. Alla sera passeggiata per Visalia, paesino molto pulito, ordinato tranquillo, cena al Crawdaddy’s un locale tipo paninoteca, fa dei piatti niente male, ben curati e buoni: io per es. Ho mangiato un panino elaborato con carne di bufalo, Nazz solita bistecca, Stefano una cotoletta e Cri è caduta in tentazione su un piatto di spaghetti con polpettine, 80$. 15/07 556.8 km Stamattina dopo colazione partiamo per il Sequoia National Park, parco molto bello con degli alberi maestosi; non ci sono zone prive di piante qui, dove non ci sono sequoie ci sono pini e abeti, di dimensioni più che rispettabili. Facciamo una bella passeggiata intorno alla zona che poi ci porta al famoso Generale Sherman, un esemplare di sequoia di 2200 anni, considerato l’essere vivente più grande al mondo. Vorremmo fare qualche altro trail ma il viaggio da fare è lungo e la strada che attraversa il parco è interrotta per lavori e viene aperta solo ogni ora; questo rallenta di molto il cammino, decidiamo di uscire dal parco verso Nord, passando quindi per la cittadina di Fresno, per arrivare nel pomeriggio sulla penisola di Monterey. Facciamo tutta una tirata senza soste e alle quattro e mezzo entriamo nella 17 miles drive, bella strada panoramica privata (pedaggio $9.50) che costeggia l’oceano, passa attraverso un bosco, scende in riva in riva al mare, fiancheggia campi da golf e ville stratosferiche. Passiamo quindi per la piccola cittadina gioiello di Carmel, con le sue stradine e le casette che sembrano uscite da un racconto di fiabe (sono in stile normanno!), e infine imbocchiamo la Hwy 1 sud, direzione Big Sur. Percorriamo un pezzo di questa strada litoranea con paesaggi sublimi, ricca di scogliere selvagge e deserte, e al tramonto siamo tornati verso Monterey, al Motel. Per la cena Nazz aveva adocchiato un posticino niente male, dall’aspetto poco turistico e molto americano, il nome era un programma “grandma kichen“ ma entrando, alle nove, ci hanno gentilmente detto che stavano per chiudere, così abbiamo optato per il vicino Sushi by the Bay, giapponese, cucina che non conosciamo molto, ma direi che è piaciuta, 70 $. 16/07 261 km Stamani cocciuti siamo tornati nel posto lasciato ieri sera, il “Grandma kichen “,con il bancone con gli sgabelli, i tavoli come quelli del telefilm Happy days, le tendine bianche e rosse e una buffa collezione di gufi disseminata per tutto il locale; naturalmente la colazione è stata super nella bontà (calorie bastevoli per l’intera giornata ) e prezzo modesto $30 in 4. Abbiamo passato l’intera mattina in giro per Monterey e il suo Fisherman’s wharf, il molo dei pescatori, che noi abbiamo trovato carino anche se la nostra guida lo bollava come turistico e ordinario, poi Pacific Grove e Cannery Row, zone dove anticamente veniva lavorato il pesce, ora trasformate in quartieri di negozi e ristoranti. Partenza verso la mitica San Francisco a fine mattina e arrivo diretto sul Golden Gate alle 15.30, restiamo però incastrati nel traffico del venerdì pomeriggio. Il tempo è nuvoloso, c’è un po’ di foschia ma il ponte fa la sua bella impressione; passandoci sopra e guardando le sue immense arcate, ci dirigiamo a Sausalito, cittadina con velleità di turismo d’elite, fuori Frisco, che però noi non troviamo particolarmente bella. L’unica cosa interessante è vedere al Bay Model Visitor Center, appunto un modello della baia, molto grande e con passerelle sospese, ma quando arriviamo è chiuso per “restyling”. Torniamo verso la città lentamente nel traffico e arriviamo al nostro hotel, il “Nikko,“ a due passi da Union Square, ci sistemiamo e poi io e Nazz decidiamo di riconsegnare l’auto con un giorno di anticipo per non pagare $55 per una notte di parcheggio, mentre i ragazzi si rilassano in piscina. Alla sera usciamo e troviamo le strade illuminate, piene di gente, una città viva, i locali sono tutti affollati, dopo un giretto panoramico ci decidiamo per un locale stile anni 50, da “Lory’s”, cena stile americano bistecca hamburger patatine 57$ …..ottimo! 17/07 Questa mattina ci ributtiamo da Lory’s per la colazione ma non ci va altrettanto bene, non è molto soddisfacente né il piatto con uova e bacon di Nazz, mancava il pane, né la frutta di Cri, solo melone. In compenso il conto è salato 61$. Subito dopo ci tuffiamo a piedi alla scoperta di San Francisco, cominciando da Chinatown, città nella città, con le sue vie piene di gente, il mercato, le erboristerie di medicina cinese con strane mercanzie , i negozi di cianfrusaglie varie, sembra proprio di essere a Hong Kong. Poi passiamo alla zona North Beach, quartiere tradizionalmente punto di arrivo di immigrati, specialmente italiani, poi proseguiamo su per la collina Telegraph Hill e alla Coit Tower, poi su per i famosi tornantini della Lombard Street, circondati da case signorili, e infine a Girardelli Square e Fisherman’s Wharf: quest’ultimo però è stato una delusione, veramente troppa gente e troppo caos (forse perché è sabato pomeriggio?). Decidiamo perciò di lasciare questo posto con l’ intenzione di ritornarci, non prima di aver assaggiato il clam chowder, grossa pagnotta di pane scavata all’interno e ripiena di zuppa di gamberi e granchio, mmm ….buona !. Finiamo all’AT&T Park (stadio di baseball) per prendere i biglietti della partita della sera. Pochi biglietti rimasti e cari, decidiamo di prendere quelli per l’indomani alle 13, più accessibili. Consiglio di acquistarli via Internet, se avete ben chiaro il programma della permanenza a Frisco. Torniamo in albergo e lasciamo i ragazzi a rilassarsi in piscina e noi facciamo un salto da MACY’S grandi magazzini (ma sono proprio enormi!). Cena a chinatown, cerchiamo un posto molto tipico e lo troviamo; troppo tipico…….. Molto sporco, non so nemmeno riportare il nome ma in compenso il conto era proprio turistico. 18/07 Oggi partitona a baseball (per la verità io all’inizio ero contraria, poi per fortuna mi sono lasciata convincere), ma prima facciamo una puntatina al Golden Gate. Abbiamo avuto qualche incertezza con i trasporti, abbiamo trovato qualche difficoltà a trovare le fermate del filobus e le cartine in nostro possesso sono piccole e i numeri microscopici, però arriviamo lo stesso; fa un freddo becco, il ponte è in parte immerso nella nebbia, ma qualche foto suggestiva la ricaviamo comunque, e dopo aver gironzolato un po’ facciamo dietrofront, e andiamo a fare colazione in un’affollato Starbucks. Quindi ci dirigiamo con calma all’AT&T park, la casa dei Giants, la squadra della città. Devo dire che lo stadio è molto bello, e costruito direttamente sulla baia, vista mare…uno spettacolo. Il clima è sereno, festoso, il baseball ti da modo di vedere uno spaccato della realtà americana, e quanto questo sport sia amato. All’entrata oggi regalavano la maglietta della squadra, c’era gente di tutti i tipi: famiglie con bambini, gruppi di ragazzi, coppie di mezza età e anche anziani, alcuni in carrozzina; c’era chi aveva le magliette, chi il guantone, chi aveva abbigliamenti stravaganti: la signora i fila avanti a me aveva gli orecchini a forma di palla da baseball. Ma soprattutto c’era aria di festa, aria di domenica, non si respira la tensione che c’è spesso nei nostri stadi tra le tifoserie: vicino a noi erano seduti tifosi dei Giants, e tre posti in là quelli dei Mets di New York. Dentro lo stadio c’è di tutto, soprattutto cose da mangiare: un intero anello dietro alle tribune dello stadio pieno di banchetti con qualsiasi cosa, cibo messicano, hamburger, pesce, dolci e tanto altro ancora. Naturalmente neanche a dirlo erano tutti presi d’assalto; noi abbiamo scelto i panini con il granchio, veramente gustosi . Ci siamo immersi nel gioco e Stefano è quello di noi che ha capito più di tutti, mentre a me e a Nazz qualcosa è sfuggito, non conoscendo perfettamente le regole; comunque è stato un bello spettacolo condito con musica, tabelloni luminosi e tanta allegria. Il momento più toccante quando prima dell’ inizio la cantante solista ha intonato l’inno americano… Nel pomeriggio siamo stati ad Alamo Square per vedere il quartiere stile vittoriano e le casette chiamate le sette sorelle (quelle che si vedono su tutte le cartoline tanto per capirci), in serata cena thailandese 72$ . 19/07 Oggi ultimo giorno a San Francisco, sigh. Passiamo la mattina al Fisherman’s warf visto che l’altro giorno è stato impossibile girarlo data la marea di gente presente, ed effettivamente oggi è andata molto meglio. Ci siamo arrivati con il caratteristico cable car, ma che freddo! Le giornate a qui a luglio sono ancora fresche 12°-15°. A proposito noi ci siamo trovati bene negli spostamenti con il biglietto cumulativo per tutti i trasporti della città, compreso i cable car; visto che non abbiamo noleggiato le bici abbiamo sempre girato con i mezzi pubblici e li abbiamo trovati convenienti. Giriamo per il pier 39, con la sua colonia di leoni marini; al pier 45 visitiamo un sottomarino della seconda guerra mondiale, mangiamo granchi ai baracchini e nel pomeriggio visita ad Alcatraz (prenotata 2 mesi fa on line da casa). La visita è molto suggestiva, con audioguida in italiano: riporta rumori e voci di detenuti e sopravvissuti che raccontano la loro storia. Anche i ragazzi sono molto impressionati: in definitiva interessante e per niente banale. Volevamo cenare all’Hard Rock Caffè, ma c’era da aspettare troppo tempo, perciò siamo tornati in centro e per l’ultima cena a Frisco siamo tornati da Lory’s. Il mattino successivo alzataccia e partenza in taxi alle sei per l’aeroporto, volo US AIRLANES alle 8.30 per Philadelphia e successivamente coincidenza per Venezia. COMMENTI Ora sono a casa alle prese con lavatrice e ferro da stiro, ripenso al viaggio e cominciamo a fare quattro conti….e alcune considerazioni….. Il viaggio è durato 17 giorni , abbiamo usato la macchina per dieci giorni e percorso 3577 km. L’avevo letto e lo confermo: girare in auto è semplice, le strade sono grandi, e anche se trafficate non ci sono particolari intoppi, sono scorrevoli, gli automobilisti americani sono più disciplinati di noi, non c’è gente che ti strombazza, le indicazioni sono chiare ma ci è stato molto utile il navigatore che Nazz aveva comprato poco prima della partenza, noi lo consigliamo vivamente. La macchina affittata è stata ottima, molto confortevole, l’abbiamo scelta così dato che noi si pensa per quattro, più bagaglio, e che le ore da passare in auto sono molte, e i ragazzi spesso schiacciavano dei pisolini. Per gli alberghi abbiamo scelto dei motel standard, tipici americani categoria turistica o turistica superiore. Noi non abbiamo particolari esigenze di lusso o confort, ma non siamo più neanche dei ragazzini che si adattano a dei motel troppo spartani, perciò durante il viaggio ci siamo serviti di catene come Travel Lodge, Quality Inn, (a parte il soggiorno a S Francisco Hotel Nikko 4 stelle più bello e confortevole per i nostri ultimi 4 gg in America). Abbiamo trovato che gli americani sono ben organizzati, sono un popolo di viaggiatori molto più di noi; in ogni motel o albergo c’è la macchina per il ghiaccio, utile per tenere al fresco le vivande durante il giorno (i contenitori di polistirolo sono facilmente reperibili ad ogni store presente nelle stazioni di servizio $ 4 per la misura media) il ferro da stiro e l’asse da stiro, ed è presente un locale lavanderia con lavatrice e asciugatrice a gettoni. Mediamente le camere sono spaziose e grandi, i nostri ragazzi non hanno pagato in nessun albergo perché in America fino ai 18 anni in camera con i genitori il passaggio è gratis. Nella camera doppia ci sono due letti a due piazze (king bed) o a una piazza e mezza (queen bed) ma sono taglie decisamente diverse dalle nostre e quindi comode . Il programma che ci siamo dati ha permesso di sfruttare al massimo le giornate: non siamo gente che vive la notte, abbiamo scelto di non vivere l’America by night, ma di alzarci presto alla mattina (anche se i nostri ragazzi qualche mattina hanno borbottato un po’) Con il senno di poi cambierei leggermente l’itinerario, aggiungendo un giorno a Los Angeles, toglierei il lago Powell, che non abbiamo trovato entusiasmante, mentre aggiungerei una giornata al Parco Zion e al Sequoia Park, che noi purtroppo abbiamo visto in maniera troppo frettolosa per problemi di tempo. Inoltre percorrerei meglio il Big Sur, la Hwy 1, la strada panoramica costiera, ma sarà per la prossima volta…. Complessivamente, si poteva allungare qualche giorno, non di più: oltre si rischia il sovraccarico e non si riesce a metabolizzare tutto. Penso che abbiamo visto tantissimo posti e gente, modi di vivere diversi da noi, abbiamo provato emozioni anche forti, e ora ci sentiamo pieni, sazi, saturi, e si ha il bisogno di fermarsi, riposarsi, lasciar sedimentare in noi questa esperienza. Sono molto felice: per me è stata la realizzazione di un sogno coltivato per anni, anche Stefano e Cristina si sono immersi bene nello spirito del viaggio (i ragazzini della loro età sembrano non interessati a nulla a volte, ma non è così: i nostri hanno partecipato attivamente). Ho cercato di preparare e di vivere al meglio questa avventura, perché per me non è una vacanza, ma un viaggio, è il concetto che cambia; ci ha regalato tanti bei momenti di condivisione familiare, e un grande senso di libertà: viaggiare tranquillamente su questi spazi immensi, su nastri d’asfalto dritti e lunghi che si perdono all’orizzonte……….provateci !


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