Islanda in Jimny

Due settimane a zonzo tra sterrati, tempeste, natura incontaminata in uno dei paesi più belli del mondo!
Scritto da: silvia.andrea
islanda in jimny
Partenza il: 28/06/2010
Ritorno il: 12/07/2010
Viaggiatori: 2
Spesa: 2000 €
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Sopravvissuti all’Islanda!!! “Dov’è che andate la prossima estate? In Irlanda?” “No, in Islanda!” “Ah… (perplessità) e cosa c’è da vedere in Islanda?” “Beh, in una parola la NATURA” “Ma non avete paura del Vulcano A-e-oku..lla.. (quella cosa lì)?” “Mah, speriamo che l’Eyjafjalla non ci dia problemi, ormai volo, macchina e soggiorno li abbiamo prenotati a febbraio!!!”

Più o meno erano questi gli scambi di battute tra i nostri amici o colleghi e noi, che nonostante le pessime notizie date dai telegiornali a primavera, continuavamo a credere che saremo riusciti ad arrivare sul suolo islandese. Perché questa scelta? Beh, ci piaceva l’idea di andare in un luogo così diverso dalla nostra città con troppa gente, tanti servizi e centri commerciali, volevamo vedere cosa vuol dire vivere seguendo i ritmi della natura, volevamo che il nostro sguardo spaziasse lontano come solitamente non riusciamo a fare, volevamo respirare l’aria del Nord, della quale c’eravamo innamorati due anni fa durante il nostro viaggio di nozze. Volevamo conoscere gli ospitali successori dei Vichinghi e dei preti irlandesi, ma soprattutto, non vedevamo l’ora di fare un’altra vacanza “on the road”! E così a gennaio abbiamo definito le due settimane di ferie e aperto il salvadanaio. Sì, perché nonostante la crisi economica, l’Islanda resta comunque un paese un po’ più caro che l’Italia, anche se, con qualche accorgimento è possibile ridurre moltissimo il costo del viaggio. Noi per esempio abbiamo quasi sempre dormito negli ostelli del circuito hihostels.com, di cui siamo membri. Ci siamo sempre trovati bene, sono puliti, economici e ci si può cucinare tutto quello che si vuole il che diventa un’esigenza quando ci si trova nei luoghi più remoti. Alcuni ostelli hanno anche camere con bagno, ma solitamente lo si deve condividere. Per stare maggiormente tranquilli (anche se non è necessario) ci siamo portati dall’Italia una confezione di salviette usa e getta disinfettanti per il bagno e dei copri water. Per risparmiare qualcos’altro, ci siamo portati via asciugamani e sacco a pelo (un sacco lenzuolo sarebbe potuto essere sufficiente). In tutti gli ostelli o case private c’è la fantastica usanza di togliersi le scarpe all’ingresso e per comodità tenevamo sempre a portata di mano dei calzini antiscivolo da mettere sopra alle nostre calze. Per la spesa, i supermercati Bonus (quelli col maialino un po’ strabico) sono i più economici, ma spesso abbiamo dovuto andare dove trovavamo. Cosa comprare? Al supermercato, mi sono sempre divertita un sacco, ho comprato cose terribili (come il pesce secco e le mele della McIntosh apples…e non Macintosh) ma anche cose deliziose, ad esempio: – Pane, normale e Rugbrod, quello cucinato sottoterra con il calore geotermico. E’ un po’ dolce ma buonissimo a colazione con la marmellata o la cioccolata – le omlette già confezionate (comode!!!) – enormi scatoloni di corn flakes (ma veramente enormi) – i rotolini di cannella (tipo Kannelbullar svedesi) – bizzarre sono le fragole sciroppate prodotte a Reykjavik (a mio marito non piacevano, a me sì) – ottimo è il salmone affumicato, ne abbiamo anche portato a casa come souvenir – se avete modo di consumare abbastanza cibo o di conservarlo a lungo, nel reparto surgelati ci sono tranci di salmone, aragostine e altro pesce dall’ottimo aspetto – assolutamente da non perdere è lo Skyr, lo yogurt denso. Le confezioni piccole hanno già dentro il cucchiaino di plastica, così potete gustarlo anche per strada. Ottimo per colazione quello naturale mentre per merenda/dessert quello alla banana e cioccolato (però anche al lampone è buonissimo) – i pomodori islandesi non hanno molto sapore, ma sono di produzione locale

Siamo andati a mangiare fuori un po’ meno spesso, ma per poterci permettere qualcosina di buono. Ad Akureyri abbiamo cenato al Greifinn, locale molto rinomato e tanto amato anche dai locali da farci attendere mezz’ora per avere il tavolo. Avevamo un buono sconto datoci dalla padrona della Guesthause dove alloggiavamo e abbiamo preso 2 piatti principali (1 zuppa all’aragosta e un piatto tradizionale di merluzzo e patate con curry), 2 cola (versate in calici come se fosse il miglior vino della cantina), un dessert e un caffè per circa 45€ in due. A Höfn invece siamo andati al conosciutissimo Kaffi Hornid dove abbiamo preso una zuppa all’aragosta e ben 2 porzioni di aragostine! Un buffet d’insalata, birra, dolce e caffè per circa 65€…beh, una volta ogni tanto si può anche esagerare, no? A Vik ci siamo fermati per pranzo nella caffetteria dell’Ufficio Turistico. La zuppa del giorno con pane e salsine a volontà costa 900ISK (poco più di 6€). L’acqua del rubinetto è sempre gratis. A Stokkseyri abbiamo cenato allo Fjöruborđiđ, ristorante molto pubblicizzato ma non per questo deludente, direttamente sulla spiaggia. Abbiamo ordinato la pentolina con 400 gr di ottime aragostine, due insalate, due birre, tiramisù allo skyr e caffè per circa 50€. A Reykjavik c’è solo l’imbarazzo della scelta. Avevamo però esagerato nel far le spese e avevo ancora qualcosa portata dall’Italia che volevo finire e quindi siamo andati solo un giorno a pranzo, allo storico Saegreifinn. Il posto è un po’ turistico, infatti appena finito di mangiare è entrata una troupe televisiva, ma rustico e piacevole. Buona la zuppa di aragoste, ottimi gli spiedini di pesce. (1 zuppa e 2 spiedini 24€)

Cos’altro si può mangiare, ma che non ho osato? Solitamente quando visito un paese mi piace mangiare tutto quello che di tipico offrono …ma in Islanda ciò può essere un po’ estremo. Alla fine ho volutamente rinunciato alla carne di balena e ai pulcinella di mare (lundi), mentre un giro al mercato mi ha fatto cambiare idea sullo squalo putrefatto e su una specie di sanguinaccio cotto nell’intestino di pecora. Anche l’idea di mangiare la testa della pecora mi dava un po’ di fastidio… ma se volete osare, la parte gastronomica del mercato delle pulci (aperto il sabato e la domenica), ha quasi tutte queste cibarie. Invece sul porto, vicino a Saegreifinn c’è una bancarella che vende pesce fresco, se avete possibilità di cucinarlo, approfittatene!

A proposito di pesce, a mio marito piace pescare, solo per divertimento, per cui in valigia mi ha infilato una piccola cannetta e degli ami. Dall’Italia avevo controllato vari siti internet per i permessi o escursioni organizzate, ma i prezzi sono veramente troppo esosi per chi ha come massimo modello di pescatore Sampei! Per cui, dopo esserci informati un po’, ormai a fine vacanza abbiamo scoperto che esiste un permesso per 32 laghi valido da maggio ad ottobre e costa 6000ISK (circa 40€) per info il sito è www.veidikortid.is Dallo stesso negozio di pesca a Selfoss, però abbiamo potuto comprare per 1000ISK il permesso per un giorno sul lago del Thingvellir. E’ stato molto bello pescare lì, davanti al parco nazionale e alla spaccatura della terra! In un paio di ore mio marito ha preso 7 salmerini artici e una trota…però siamo teneri di cuore e non ce la siamo sentita di ammazzarli o di lasciarli morire…li abbiamo quindi ributtati in acqua!

Ultima nota preliminare riguarda le guide e la cartografia. Al momento della nostra partenza non era ancora disponibile in italiano la nuova edizione della Lonley Planet, se così non fosse ancora, consiglio di andare sul sito della Lonley e di scaricarvi per una cifra ridotta (circa 18€ al posto di 25) la nuova edizione in inglese. Volendo si possono anche solo scaricare i capitoli separatamente. Fantastico. Noi risparmiamo soldini e gli alberi la vita! La cartina che avevamo acquistato in libreria in Italia si è rivelata un flop sulle strade secondarie, ci siamo invece trovati benissimo con il navigatore della Ovi Maps le cui mappe sono dettagliatissime. Se passate per qualche ufficio turistico, prendete una copia di “Around Iceland” una guida gratuita sulle bellezze dell’isola e consigli per mangiare e dormire. Cercate anche i carnet o tesserine sconto per esercizi o escursioni. (io non ho trovato quelle che mi interessavano, ma magari voi sì)

Per il volo abbiamo scelto la formula diretta Bologna-Keflavik con Icelandexpress a circa 400€ a testa, con scali avremmo risparmiato 50€…non ne valeva la pena. Dopo mille riflessioni, discussioni e ricerca di mercato, abbiamo noleggiato (e pagato subito, ma con possibilità di recedere dal contratto fino a 2 settimane prima della data di partenza, con l’intera restituzione della somma versata) una Suzuki Jimny presso la carrentalss.com a circa €1.400 comprese tutte le assicurazioni possibili. Con loro si è instaurato subito un rapporto amichevole tanto che, nelle giornate calde dell’eruzione, il simpatico titolare mi teneva informata sulla reale situazione in Islanda. Certo, sono tanti soldi, ma sono ben spesi perché la piccola 4×4 permette di vivere meglio l’Islanda e girarla con più libertà e sicurezza. Se tornassi indietro LO RIFAREI!

Diario delle tappe: Lun 28 giugno: partenza da Bologna verso le 22:00, atterriamo a Keflavik a mezzanotte locali (sono 4 ore circa di volo e 2 di fuso) in una nuvolosa notte bianca. All’aeroporto troviamo il ragazzo dell’autonoleggio con un cartello con il nostro nome, ci accompagna alla macchina e, firmato il contratto, partiamo per il Motel Alex. Facilissimo da trovare, la doppia senza bagno prenotata su booking.com è costata 49€ ma con il cambio alla fine ne abbiamo pagati 51,50€. Non mi hanno accettato la postepay (solo questa volta, forse è andata in crisi per il fuso orario). Non c’è la colazione ma l’usufrutto della cucina. In Reception si può acquistare qualcosa ma non conviene. Mar 29 giugno: La mattina ci mettiamo in moto per il Circolo d’Oro. A Thingvellir, ci fermiamo inizialmente al piccolo chiosco di informazioni turistiche per bere un the caldo e comprare le prime cartoline, il tempo è molto nuvoloso, ma ci azzardiamo lo stesso a camminare verso il lago lungo la spaccatura tra la placca nordamericana e quella europea. Il primo impatto con il suolo isladese è emozionante. Poco dopo ci rimettiamo in macchina e arriviamo per l’ora di pranzo a Laugarvatn, dove facciamo un po’ di spesa, preleviamo qualche corona e prendiamo possesso della camera con bagno nell’ostello. (circa 60€) Consigliatissimo! Ci cuciniamo una pasta e poi, dopo esserci un po’ riposati ripartiamo per Geysir e Gullfoss, due siti molto belli ma anche molto frequentati. Mer 30 giugno: Kjolur. L’avventura ha inizio! Sveglia presto per partire il prima possibile, sosta a baciare l’asfalto per l’ultima volta a Gullfoss e poi via per 180 km di pista. Questa era la tappa che mi spaventava maggiormente ed è stata determinante per costruire l’intero itinerario. Avevamo letto che la parte più bella ma anche più difficile è quella a sud di Hveravellir (che si trova a metà strada), per cui abbiamo deciso di affrontare subito in mattinata la parte più dura. La scelta si è rivelata vincente infatti prima di arrivare al rifugio con annessa zona geotermica di Hveravellir (si può anche fare il bagno), la pista diventa sempre più rocciosa e difficile. La sosta è stata vitale. Finita la pista arriviamo sulla 1 e ci dirigiamo a ovest perché avevamo prenotato la notte all’ostello di Osar. Eccezionale! Il migliore in assoluto! Quando siamo arrivati eravamo molto stanchi, anche perché si trova ad una ventina di km più a nord della 1 (se venite da ovest vi conviene deviare alla 711, se invece venite da est è più veloce la 716), ma appena trovata la casetta bianca in legno, tra il mare e l’estuario del fiume con tutti gli interni in legno e perline e la colonia di foche adagiata sulla spiaggia di fronte, ogni stanchezza è volata via. L’ostello è molto isolato per cui è bene acquistare prima il cibo. Gio 01 luglio: partiamo da Osar col sole e arriviamo sulla 1 che inizia a piovere. A Varmahlid piove così tanto che rinunciamo ad andare a visitare il museo all’aperto di Glaumbaer…pazienza. Arriviamo ad Akureyri e piove, soggiorniamo per due notti, nella Guesthause Gula Villan, in centro, dove abbiamo prenotato la doppia con bagno per 160€ (due notti). Cuciniamo un po’ di pranzo e poi…bucato! Piove ancora, usciamo solo a fare due passi, visitiamo il centro, la chiesa e cena al Greifinn (v.sopra) Ven 02 luglio: Piove! Ma appena ci allontaniamo da Akureyri il tempo migliora, riusciamo a fermarci a Godafoss e poi continuiamo per il meraviglioso lago Myvatn. Decidiamo percorrere il lato ovest (non quello della 1 per intenderci), meno frequentato e ci fermiamo a fare una passeggiata fino alla base di una strana montagna nera, che scopriamo essere un vulcano con caldera piena! Per un attimo abbiamo temuto che esplodesse e che correndo via venissimo schiacciati dai dinosauri (per gli amanti dei cartoni animati il paesaggio sembra un po’ quello di Ryu). Consiglio di passare all’ufficio turistico e di prendere il libretto “Visit Myvatn 2010”, ci sono ben segnalate tutte le passeggiate che si possono fare in questo luogo surreale. A Reykjahlid beviamo una tazza di caffè con torta di mele e visto che è ancora presto, decidiamo di portarci avanti col programma del giorno dopo e andare subito a visitare l’area geotermica di Hverir. Panorama infernale, fango ribollente e in alcuni punti la puzza di zolfo è veramente insopportabile. Inizia a piovere e ci rimettiamo in macchina, pregando che smetta perché avevamo prenotato per le 15:30 l’escursione di Whale Watching a Husavik. La strada n.87 che da Myvatn va ad Husavik è bellissima, e il paese ci accoglie con sole e barche pronte a salpare. Salgo tra le prime persone e riesco ad accaparrarmi la tuta termica più piccola (taglia 50!!!) ci sto dentro con pantaloni, sovra pantaloni e giacca a vento. Impossibile avere freddo! L’escursione è stata molto piacevole, siamo stati molto fortunati con i delfini e meno con le balene (le abbiamo avvistate solo 4 volte e sempre lontane)… beh, non siamo in uno zoo, per cui è normale che possa succedere … peccato, però! Rientriamo ad Akureyri… e piove! Sab 03 luglio: Manco a dirlo, ad Akureyri piove! Partiamo presto, la strada è lunga e gli umori non sono al massimo, un po’ di stanchezza dal giorno precedente, l’ansia di trovare un internet point per cambiare una prenotazione e il tempo ancora brutto. A Myvatn questa volta percorriamo sud-orientale e ci fermiamo a fare una passeggiata tra delle strane formazioni di lava. Ripartiamo per Dettifoss, ma uno strano cartello di strada chiusa ci fa erroneamente prendere la pista più difficile. Anche la Jimny fatica, anzi in un punto ci impantaniamo e slittiamo, cosicché appena arriviamo al parcheggio sono talmente stanca e preoccupata per il ritorno (visto che il tempo continua a peggiorare), che non riesco a godermi le cascate. Appena ritorniamo sulla 1 avrei voglia di baciare l’asfalto… perché, diciamocela tutta.. Per chi guida, le piste molto impegnative possono essere un divertimento, tipo montagne russe, ma per il passeggero…eh beh, è dura venir continuamente sballonzolati da una parte all’altra come se si fosse dentro ad un frullatore! Come ho rimpianto la Kjolur!!! In qualche modo passiamo uno dei tratti più desolati e spaventosi della 1 e arriviamo al bivio per l’ostello che avevamo prenotato per le successive 2 notti, Husey. Avevamo letto molti bellissimi commenti, ma complice la stanchezza, il brutto tempo e il freddo, non ci sembra un posto molto entusiasmante. L’ostello è immerso nella natura, le montagne innevate sono belle, ma il mare è lontano e non ci si può arrivare a piedi o in macchina. La struttura è vecchia e non molto curata ma è comunque il posto ideale per staccare col resto del mondo, riposare e al massimo fare qualche passeggiata a cavallo. Dom 04 luglio: Riposo assoluto! Compleanno di mio marito per cui cucino una torta che mangiamo dopo pranzo e offriamo anche agli altri ospiti! Facciamo un giretto in macchina nei dintorni fino alla chiesetta nera in legno di Kirkjubaejarkirkja. Vediamo anche alcune foche e sono tentata di avvicinarmi un po’, finché non vedo due donne più avanti che vengono ripetutamente molestate da uno strercoraro maggiore. Alla sera andiamo a saldare il conto e abbiamo una piacevole sorpresa.. Ci fanno lo sconto e paghiamo solo 70€ per le due notti! Lun 05 luglio: Partiamo per Seydisfjordur, il villaggio bohemienne dei fiordi orientali, ma complici le nuvole basse (tanto basse) che arrivano dal mare, non vediamo nulla e ci sembra più di essere in un villaggio di zombie e vampiri. Torniamo ad Egilsstadir e visitiamo un po’ il lago e il bosco islandese che a noi sembra molto piccolo ma gli islandesi ne vanno molto orgogliosi. Ci rimettiamo in viaggio per l’ostello di Berunes e appena ritorniamo sul mare le nuvole sono talmente fitte e basse da farci procedere lentamente. L’ostello comunque è molto accogliente, una fattoria del 1800 che ospita viaggiatori fin dagli anni 70. La connessione wi-fi è gratuita per solo 15min, altrimenti si pagano circa 3,5€. Se si vuole i proprietari cucinano anche cena e colazione, ma abbiamo preferito optare per una gustosa fonduta valdostana. Mar 06 luglio: nuvole bassissime, salta l’escursione all’isoletta di Papey, che rabbia! Ci fermiamo in ogni caso a fare due passi a Djupivogur che mi sembra più accogliente di Seydisfjordur e mi rallegra la mattinata. Ci dirigiamo verso Höfn, dove telefonicamente avevamo prenotato una notte nella Gasthaus Asgardur. Il soggiorno più costoso della vacanza (118€) ma l’abbiamo adorato. In una giornata così grigia, arrivare in questo piccolo hotel, caldo, con il bagno in camera, gli asciugamani morbidi e le lenzuola profumate, ci è sembrato un lusso! Giro al museo del ghiacciaio dove apprendiamo che è in arrivo una tempesta e per cui forse dobbiamo rinunciare a tutti i bei progetti fatti per l’indomani. Che tristezza! Cena al Kaffi Hornid (v. Sopra) Mer 07 luglio: Al risveglio il tempo è pessimo, piove e tira un forte vento. Partiamo con calma, tanto non riusciremo a fare l’escursione sul ghiacciaio Vatnajokull. Peccato. Decidiamo quindi, in macchina di prendere la terza e la quarta deviazione che troviamo a nord della 1 per avvicinarci il più possibile alle lingue del ghiacciaio. Soluzione di ripiego, meglio di niente. Per trovare le deviazioni mi sono affidata ad una piantina gratuita trovata in albergo. Se ve la sentite, con un buon 4×4 si può arrivare su fino al ghiacciaio prendendo la F985 a noi l’hanno sconsigliata perché oltre alle difficili condizioni meteorologiche la pista è molto ripida, stretta e a strapiombo, senza alcuna protezione. Forse è meglio confidare nei potenti mezzi della “Glaciar Jeep” o di altre compagnie! Appena riprendiamo la strada magicamente il cielo si apre, poco, ma almeno riusciamo a vedere Jokursarlon (la laguna degli iceberg) senza la pioggia. Questo luogo, sebbene molto turistico, è veramente molto bello. A me ha emozionato molto sia camminare lungo una sponda del lago ed avvicinarmi ai secolari blocchi di ghiaccio che arrivare fino in spiaggia e guardare sciogliersi i pochi iceberg che hanno la fortuna di morire in mare. Penso che potrei rimare qui per sempre, ma Andrea mi trascina in macchina, abbiamo ancora una sosta in programma oggi: la cascata di Svartifoss nel parco nazionale dello Skaftaftell. Se vi muovete in camper o in tenda, consiglio di fermarvi una o più notti qui. Il luogo è bellissimo e offre numerose passeggiate, quella per Svartifoss è solo la più piccola e facile. Per capire dove prendere il sentiero, affidatevi pure alla piantina disegnata sulla Lonley. È precisa. Alla sera pernottiamo all’ostello di Hvoll, nuovo, pulito ma forse un po’ troppo capiente. Sfortunatamente ci intralciamo durante la preparazione della cena con un pulman di escursionisti che, data la forza del gruppo, tendono a monopolizzare qualsiasi posto e utensile, cucinando pietanze molto impegnative senza aprire le finestre. Aiuto! Gio 08 luglio: A colazione troviamo ancora con il solito gruppo che cucina frittata con cipolla e peperoni alle 8.00 di mattina… preghiamo di non ritrovarli anche nel prossimo ostello. La giornata è splendida a dispetto della precedente e iniziamo il nostro itinerario seguendo fedelmente i consigli della Lonley: la cascata che torna indietro, Kjrkiublaeklastur, la cascata doppia, i pseudo crateri, Vik con la “splendida passeggiata in quota” (che tanto semplice non è o per lo meno non pensate di metterci mezz’oretta, per arrivare fino in fondo e tornare in dietro, probabilmente ci si impiegano 2 ore… ma non lo so con certezza perché ci siamo fermati raggiunto il punto più alto). Poco dopo troviamo la deviazione che porta al Myrdalsjokull. Desideravo tanto metter piede almeno in questo ghiacciaio ma… l’aria è fosca, molto fosca. Più a nord est che guardiamo più l’erba diventa grigia, tra un po’ comincerò anche a sentire le mani secche. Siamo molto vicini all’Ejyafjallajokull. Il vulcano non è più attivo, ma esce ancora cenere. A Skogar, la cascata sembra quasi dipinta, un fazzoletto verdissimo tra le montagne grigie. Ma la potenza della natura la immaginiamo solo quando ci troviamo, poco oltre alla bellissima cascata di Seljalandsfoss (ci si può passare dietro!), su un ponte appena ricostruito, non ancora asfaltato. Immancabilmente la nostra mente va alle immagini viste ad aprile nei tg o nel web, dove si vede un gran pezzo della 1 distrutto dall’inondazione successiva allo scioglimento di una piccola parte del ghiacciaio sopra al vulcano. In questo momento noi ci siamo sopra e intravedo un pezzo di guard-rail completamente accartocciato, un testimone della violenza dell’acqua. Piano piano ci allontaniamo ma continuiamo a vedere poco o nulla alle nostre spalle. Di cenere ce n’è ancora molta e ne raccogliamo un po’ anche noi da portare a casa. Forse la cosa che mi ha più impressionato è riuscire a malapena ad intravedere il ghiacciaio sporco e coperto da uno strato nero di cenere, quasi possa essere rovinato per sempre. Con un po’ di malinconia giungiamo finalmente a Selfoss (in realtà queste ultime due notti originariamente avrebbero dovuto essere a Hof e Skogar, ma avevo spostato il pernottamento, giusto per precauzione… non sapevo come si sarebbe comportato il vulcano!) nell’ostello di nuova gestione. I ragazzi sono carini e si stanno dando molto da fare anche se non hanno ancora finito tutta la ristrutturazione e non sono molto economici. Dopo la doccia il sole è ancora alto, la serata si preannuncia meravigliosa e allora decidiamo di percorrere ancora 13 km verso sud per andare a cena al mare a Stokkseyri. Ven 09 luglio: ultimo giorno a zonzo. Mattinata a far pescare mio marito, altro giretto a Thingvellir e poi Reykjavik. Grazie al navigatore satellitare, troviamo il punto d’incontro per esser accompagnati all’appartamento prenotato su booking.com (99€ a notte) (Apartment K). Gli appartamenti puntano sul design e sulla posizione centrale, ma sotto alcuni punti di vista sono un po’ sopravalutati e poco funzionali. Telefono e wi-fi non funzionanti, utensili in cucina scarsi, ma in ogni caso siamo stati bene. Serata in giro ad esplorare la città Sab 10 luglio: Parola chiave: Riposo. Il tempo variabile per cui ci diamo alla cultura al National Museum, ho imparato un sacco di cose sui primi insediamenti e sugli studi genetici della popolazione. Poi un giro al porto, pranzo al Saegreifinn, biblioteca (con alla mostra fotografica) e mercato delle pulci. Dopo cena 4 passi in riva al mare attendendo il Runtur… che a nostra sorpresa inizia quando ormai siamo a letto da un bel po’. Dom 11 luglio: Sole e caldo! Per il nostro ultimo giorno noleggiamo per uno sproposito 2 bici all’ufficio turistico, ma passiamo una delle più belle giornate in suolo islandese. Prima su, sulla chiesa Hallgrímskirkja, poi di corsa all’imbarco del traghetto per Videy, dove giriamo per due ore tra i sentieri di questa bellissima isola disabitata a solo 5 min di vaporetto dalla città. Ogni domenica organizzano una piccola manifestazione, quest’oggi gara di aquiloni. Le famiglie non sono molte ma si vede che si stanno divertendo. Dopo aver fatto pic-nic pedaliamo fino al Perlan del quale ci è piaciuto solo la costruzione esterna e l’ampia terrazza per ammirare la città e gli aerei in atterraggio, il resto è eccessivamente turistico (come il geysir artificiale). Il sole è caldissimo per cui ci lanciamo in una folle discesa verso Nautholsvik, la spiaggia artificiale con sabbia importata dal Marocco e acqua riscaldata (non poi così tanto come ci si immagina) dalle correnti geotermiche. Il posto è incredibile, se non fosse per il vento gelido, sembrerebbe quasi di essere nel Mediterraneo. C’è anche la “bandiera blu”! Noi ci distendiamo ma non riusciamo a toglierci più della felpa, mentre quasi tutti i bambini sono in acqua o in costume giocano sul bagnasciuga, come fossero a Jesolo! Per ritornare in città percorriamo la pista ciclabile costiera, bellissima! Ultima sera in Islanda coincide con la finale dei mondiali, cerchiamo di non essere tristi ma è difficile! Lun 12 luglio: Partenza. Andiamo al punto di ritrovo stabilito e aspettiamo il pulmino prenotato dall’islandese dell’appartamento. Arrivata in aeroporto a Keflavik desideravo fare qualche ultimo acquisto che un po’ per pigrizia avevo rimandato. Speravo di trovare gli stessi articoli che avevo visto in giro già al netto di tasse, in modo da risparmiarmi giri per il tax-refund. Delusione!!! gli articoli ci sono tutti, ma il prezzo è addirittura superiore rispetto ai negozi in centro a Reykjavik! Un po’ amareggiata e un po’ in ritardo saliamo in aereo. Il viaggio di ritorno lo passo a pensare a questa magnifica avventura, a tutte le cose meravigliose che abbiamo visto, alle emozioni provate, alle condizioni meteorologiche che abbiamo affrontato, al calore della gente. Un viaggio, un’avventura magnifica che porteremo sempre nei nostri cuori. E ripensando alla ventosa spiaggia di Reykjavik non posso fare altro che continuare a chiedermi “ma ai loro bambini non viene mai l’otite?!?”

Per info resto a disposizione Silvia.andrighe@libero.it



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