Singapore e Thailandia a Capodanno

Viaggio in Thailandia con sosta di due giorni a Singapore
Scritto da: babisa
singapore e thailandia a capodanno
Partenza il: 28/12/2009
Ritorno il: 07/01/2010
Viaggiatori: 2
Spesa: 3000 €
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Abbiamo inserito una sosta di due giorni a Singapore nel nostro viaggio con destinazione finale Thailandia: il nostro volo dall’Italia arrivava molto presto la mattina e il volo per Bangkok partiva il giorno dopo nel pomeriggio, così abbiamo avuto quasi due giornate piene per visitare Singapore: indubbiamente magnifico, ma molto faticoso.

28.12.2009 Singapore

Al termine di un volo piuttosto turbolento atterriamo all’aeroporto di Singapore: sono le 6,30 di mattina, siamo stanchi ma entusiasti e pronti ad iniziare due intense giornate alla scoperta di uno strano angolo d’Asia. Attraversiamo l’aeroporto, nuovissimo e scintillante; camminando, pensiamo che l’arresto per l’aver gettato a terra una cartina, o peggio una gomma da masticare, non sia una leggenda metropolitana… Raggiungiamo il banco informazioni della SIA Holidays Singapore Stopover, dove ci viene consegnato un voucher per l’albergo e un adesivo da appiccicare alla maglietta in modo che l’autista dello shuttle che ci accompagnerà possa riconoscerci facilmente. Ci sediamo e aspettiamo… in compagnia di altre persone in attesa come noi: l’autista non arriva, e intanto sfilano sotto il nostro naso innumerevoli taxi, che come scopriremo poi sono estremamente economici… La formula Singapore Stopover non è stata una buona scelta, almeno secondo noi: gli alberghi si possono prenotare facilmente su internet, senza alcun sovrapprezzo, e i taxi costano poco. L’unico vantaggio che effettivamente si ha, è quello di avere la stanza già pronta alle 10 di mattina. Dopo 40 minuti, saliamo finalmente a bordo del pulmino e dopo una ventina di minuti veniamo fatti scendere di fronte all’Hotel Royal@Queens. La stanza è molto bella e pulita, l’hotel è in una zona tranquilla, e d’altro canto, in due giorni non abbiamo visto nulla a Singapore che ci abbia dato l’impressione di essere meno che sicuro. Facciamo una breve sosta ristoratrice, e poi usciamo subito alla scoperta della città: Singapore è più piccola di come immaginavo, è molto verde, molto pulita e con uno skyline mozzafiato, cosa di cui ci eravamo già accorti dall’aereo. Il clima è molto umido e anche il caldo si fa sentire. A poca distanza dal nostro albergo c’è il Russel Hotel, l’hotel più antico di Singapore, che ci limitiamo ad ammirare da fuori, sembra molto raffinato e molto inglese. Passeggiamo per vie strette e invase dalle bancarelle, e raggiungiamo il Buddha Relic Tooth Temple, che visitiamo. Giunti al quarto piano rinunciamo alla benedizione impartita da un monaco, e scendiamo per andare a vedere il Sri Mariamman Temple, la cui facciata decorata da figure mitologiche coloratissime sembra bellissima dalle foto riportate sulla nostra guida. Purtroppo dovremo accontentarci di quelle, in quanto il tempio è in fase di restauro e completamente avvolto da teli protettivi. Ci fermiamo a mangiare in una specie di tendone pieno di bancarelle, ognuna serve pietanze diverse e per chi come noi è amante del cibo orientale c’è davvero l’imbarazzo della scelta. Quando portiamo a un tavolo le nostre pietanze, guardandoci intorno ci rendiamo conto di essere gli unici occidentali… Ma le bancarelle si sono rivelate la scelta giusta, tanto che anche in seguito abbiamo sempre mangiato da questi chioschi: il cibo è delizioso e non abbiamo avuto nessuna … conseguenza spiacevole. Dopo pranzo, prendiamo una barca per fare una breve crociera sul fiume: il giro, con commento in inglese, dura mezz’ora ed è molto interessante, si vedono molte cose senza dover scarpinare tanto. Scesi dalla barca, ci fermiamo a riposare a bordo fiume e passiamo il tempo osservando le persone che si fanno sparare a tutta velocità da una sorta di bungee-jumping al contrario – entrano in una specie di gabbia rotonda, vengono accuratamente legati ai sedili, poi la palla viene chiusa e sparata verso l’alto dagli elastici, a 60kmh secondo quanto dicono le avvertenze all’ingresso. Non so se sia divertente, di sicuro tutti strillano come pazzi e scendono più pallidi di quando sono saliti. E’ ormai sera, ritorniamo verso l’albergo percorrendo l’itinerario del Colonial Distric suggerito dalla Lonley Planet: le luci del tramonto che colorano gli edifici lo rendono ancora più bello. Ceniamo nel food court del centro commerciale TEKKA, a Little India: di nuovo, siamo gli unici turisti, ma non ci roviniamo di certo la cena per questo… Siamo in piedi da circa 36 ore, la stanchezza inizia a farsi sentire. Dopo una breve passeggiata, rientriamo in hotel in taxi e crolliamo esausti al termine di una lunghissima giornata.

29.12.2009 Singapore – Bangkok

In mattinata torniamo a Little India, della quale ieri sera abbiamo avuto solo un piccolo assaggio: le vie sono meno affollate di mattina; passeggiamo fra gli innumerevoli negozi di stoffe e raggiungiamo lo Sri Veeramakaliamman Temple dedicato alla dea Kali: è in corso una celebrazione e preferiamo non entrare. Gli odori di cibo e spezie sono incredibili, e vediamo anche un centro di lavorazione del curry dove gli operai lo smistano con dei badili. Ci dirigiamo quindi all’Arab Quarter, un piccolo suk nel cuore di Singapore, dove compriamo oli profumati e facciamo una colazione tardiva con un ottimo curry verde (forse il miglior pasto di tutta la vacanza). Passeggiando lungo Waterloo Street, osserviamo gli indovini che predicono il futuro ai passanti, turisti e non, che affollano la strada, e ammiriamo diversi templi. Dopo un giro interminabile per il Bugis Market – è enorme, e vi si trova di tutto – ritorniamo in hotel. Contrattando con il concierge riusciamo a fare una doccia negli spogliatoi della piscina, e alle 15.30 saliamo sul pulmino della SIA Holidays che ci riporta in aeroporto.

Atterriamo a Bangkok alle 19.30: subito fuori dall’aeroporto c’è un banchetto della Taxi-meter dove in brevissimo tempo, e nonostante la marea di turisti, veniamo assegnati ad un taxi regolare (con il tassametro!) che in circa 40 minuti, ci porta fino al nostro Hotel, il Grande Majestic@Nana. Per il tragitto spendiamo 400BHT (circa 10 Euro…), inclusi i 70 BHT per l’autostrada e una mancia per l’autista. Dopo una lunga contrattazione con la gentilissima receptionist, al termine della quale riusciamo ad ottenere una stanza ad un piano abbastanza alto da non sentire il rumore del traffico, depositiamo i bagagli e scendiamo per la cena. Il primo impatto con Bangkok è impressionante: la città è caotica, caldissima – ci saranno 30 gradi – sporca, super trafficata e super affollata: odori di ogni genere – del cibo arrostito, della frutta (il famigerato Durian, il frutto più puzzolente che esista!) venduti su innumerevoli bancarelle assiepate sui marciapiedi, l’odore della folla, dello smog e l’umidità che per quanto sia leggermente inferiore rispetto a Singapore, è comunque altissima, si mischiano ci avvolgono quasi fossero materia solida. A fatica ci facciamo largo tra la folla, ci sono talmente tante persone che si fa davvero fatica ad andare avanti, schivando taxisti e tuk-tuk che cercano di abbordarci e le prostitute appena maggiorenni che passeggiano in compagnia di attempati occidentali. Ad ogni angolo incontriamo vari banchetti di ambulanti che vendono cibarie, inclusi bacherozzi arrostiti – foto permessa solo dopo pagamento! – ma la vista della carne che galleggia in quello che forse stamattina era ghiaccio (niente frigoriferi sui banchetti ambulanti…), è troppo per il mio stomaco. Mangiamo dei noodles in un piccolo ristorante, e dopo un’altra breve passeggiata torniamo in hotel, al fresco dell’aria condizionata.

30.12.2009 Bangkok

Oggi dedichiamo la giornata alla visita dei templi di Bangkok: con lo Skytrain andiamo fino alla stazione Saphan Taksin, da dove raggiungiamo il molo più vicino e prendiamo il battello per Thatien. C’è una lunga fila al chiosco che vende i biglietti per il battelli turistici, ma mentre ci avviamo per metterci in coda, quello che sembra un addetto al trasporto pubblico ci spinge direttamente sul molo e ci fa salire sulla prima barca che passa, che casualmente è una Tourist Boat. Facciamo il biglietto a bordo, spendendo 18 BHT anziché i 150 che avremmo pagato se avessimo fatto il biglietto al chiosco! Quindi se prendete un battello, fate il biglietto a bordo. Visitiamo il Wat Arun, decorato con migliaia di pezzetti di ceramica proveniente dai piatti che ai tempi della costruzione venivano usati come zavorra sulle navi inglesi, il Wat Pho con la enorme statua del Buddha reclinato, bellissimo, il Wat Pra Kaeo, il palazzo reale, circondato da templi decorati da specchietti che scintillano al sole, in uno dei quali è conservato il Buddha di smeraldo; al momento di entrare nel Wat Pra Kaeo, ci pentiamo amaramente di aver messo i pantaloncini corti…così non si entra! Veniamo obbligati ad indossare un paio di soffocanti calzoni lunghi in cotone ruvidissimo, noleggiati all’ingresso: pazienza, è valsa la pena di sopportare questo disagio, se l’alternativa era dover andare in giro tutto il giorno con dei pantaloni lunghi con questo caldo. Nei templi, si entra scalzi: passiamo la giornata a mettere e togliere le scarpe (consigliate le infradito…), e una volta terminate le visite, dopo numerosi tentativi a vuoto riusciamo a contrattare con un tassista un passaggio fino al centro commerciale MBK: nessuno dei taxi che abbiamo fermato aveva il tassametro, però ci si può accordare: a quanto ci ha detto quello che ci ha trasportato, i tassisti non sono mai entusiasti di andare in centro perché rischiano di perdere ore imbottigliati nel traffico. Facciamo qualche spesa all’MBK, il paradiso della merce taroccata, e contrattiamo nuovamente con un taxi per farci riportare in albergo. Praticamente l’unico taxi che ha usato il tassametro è stato quello preso in aeroporto appena arrivati. Con tutti gli altri abbiamo dovuto contrattare e molte volte si sono proprio rifiutati di portarci, per via del troppo traffico o perché rifiutavamo a priori di vedere le merci che i loro amici volevano offrirci. La sera andiamo nell’animato mercato notturno di Suan Lum (secondo noi nettamente il migliore) dove mangiamo come al solito molto bene nel “food court” servito da varie bancarelle.

31.12.2009 Bangkok

Giornata dedicata al relax: facciamo qualche spesa e trascorriamo il pomeriggio in piscina. Per festeggiare l’ultimo dell’anno, andiamo al Vientiane, finalmente un autentico ristorante Thai per tailandesi, dove gustiamo una deliziosa e piccantissima cena allietata da uno spettacolo di danze e musica assieme a molti tailandesi e soltanto un altro turista (?) occidentale in compagnia di tre prostitute di cui almeno una sembra decisamente minorenne. Rientriamo presto in albergo con lo Skytrain, l’ultima corsa è alle 23:30, per evitare di restare coinvolti in qualche tafferuglio – è la prima sera in cui abbiamo visto i poliziotti girare armati.

1.1.2010 Bangkok

Oggi visitiamo il mercato galleggiante di Damnoen Saduak. Partiamo presto con un taxi che per 1500 BHT concordati in anticipo sarà a nostra disposizione per l’intera giornata. Abbiamo scelto questa soluzione perché non eravamo interessati a fare il giro organizzato dall’Hotel e con tante altre persone. Come al solito il tassista ci porta dai suoi amici, che per soli 800 BHT (circa 20 Euro) ci avrebbero offerto un bicchiere di latte di cocco e ci avrebbero portato con delle lance a motore dentro i canali del mercato galleggiante… Solo dopo esserci imposti fermamente, otteniamo di essere portati direttamente al Damnoen Saduak; di fronte alle nostre rimostranze il tassista si scusa, dicendo che non aveva capito che volessimo andare lì con la macchina… Non fatevi fregare, il mercato si raggiunge facilmente via terra: siamo arrivati direttamente al piazzale dove c’è l’imbarcadero, e da lí abbiamo camminato sulla terraferma e visitato tutte le bancarelle. Con soli 200 BHT è possibile noleggiare sul posto una barca con rematore, noi abbiamo trovato una simpatica signora che ci ha portati in giro per i canali dove si svolge il mercato per circa una quarantina di minuti. Trascorriamo la mattinata girovagando, facendo fotografie, e comprando souvenir. Il mercato galleggiante è evidentemente molto turistico, però è stato bello avere un assaggio di Thailandia rurale dopo il traffico di Bangkok. Prima di tornare in albergo, facciamo una sosta alla fattoria degli elefanti, con annessa gita in groppa al pachiderma: rifiutiamo di comprare le foto (a 200 BHT l’una) che ci sono state scattate, dal momento che il conducente dell’elefante ce ne ha scattate molte con la nostra macchina fotografica lungo il tragitto, e anche di comprare i monili di avorio che cercano di venderci; probabilmente non era vero avorio, ma ad ogni modo, il commercio di avorio è illegale: non avrebbe avuto senso rischiare multa e arresto, inoltre non avevamo minimamente intenzione di finanziare chi uccide questi meravigliosi animali. Una volta tornati a Bangkok cerchiamo qualcosa da mangiare in una stradina laterale di Nana, e anche qui troviamo un piccolo suk arabo dove mangiamo un ottimo riso all’ananas. In serata facciamo un giro per Patpong: molto deludente, solo l’ennesimo quartiere pieno di peep-show e invaso dalle bancarelle che vendono merce contraffatta, davvero da evitare.

NOTE su Bangkok: il Grande Majestic@Nana è un bellissimo albergo, ma è al limite del quartiereNana, famoso per la vita notturna. Per arrivarci, si devono per forza attraversare vie dove ci sono molti locali frequentati da prostitute purtroppo quasi sempre molto giovani, e dai loro clienti, e si passa davanti a diverse “sale da massaggio”. La zona comunque ci è sembrata molto sicura.

Capita che il cibo venduto in molti ristoranti, venga direttamente…dal banchetto ambulante al di là della strada.

Nella maggior parte dei ristoranti frequentati dai turisti, la cucina tailandese è adattata al gusto della clientela, piccante sì, ma molto meno di come ce la aspettavamo.

2.1.2010 Phuket

Lasciamo l’albergo alle 7.00 di mattina: arriviamo all’aeroporto di Bangkok in 25 minuti, e dopo un volo di circa 1 ora atterriamo a Phuket. All’uscita, ci dirigiamo verso il banco dei taxi ma non ce ne sono piú, e veniamo abbordati in modo piuttosto aggressivo da un tizio che si offre di portarci a Karon per 1600 BHT (40 Euro). Lo evitiamo e prendiamo il taxi collettivo per 180 BHT. Ci smistano a seconda della destinazione, e dopo 2 ore finalmente raggiungiamo Karon. Questo è lo svantaggio del taxi collettivo: passa per tutti gli alberghi e quindi fa numerose deviazioni, ma noi non abbiamo fretta quindi la prendiamo un po’ come una gita. Il nostro contatto locale Martino, che abbiamo trovato su Internet mentre organizzavamo l viaggio, gentilmente ci procura un taxi per andare fino all’albergo, il Baan SS Karon, prenotato tramite la sua agenzia. L’albergo è pulitissimo e frequentato solo da italiani; è un edificio unico, non una serie di bungalow isolati come sembra dalle fotografie, ed è sulla strada che però non è trafficata di notte. Abbiamo avuto un unico “problema”: ci hanno dato la stanza 403, grande e molto bella, che però è sotto i serbatoi dell’acqua cosí ogni volta che qualcuno apre un rubinetto o tira lo sciacquone parte una rumorosissima pompa. Molto gentilmente e senza problemi ci hanno spostati dopo la prima notte in una stanza adiacente, delle stesse dimensioni ma molto silenziosa. Ceniamo da Kwong con ottimo pesce alla griglia, l’unico neo o forse la peculiarità del ristorante, è dovuto a un cameriere un po’ troppo espansivo, che passa la serata a girare per i tavoli gridando “OOOOOKEYYYYYYYYYYY!” verso i clienti.

3.1.2010 Phuket

Con lo scooter noleggiato (1000 BHT per 5 giorni, e abbiamo dovuto lasciare un passaporto in deposito) iniziamo il giro delle spiagge. Raggiungiamo Nai Harn dopo il complesso del Le Royal Meridien Phuket Yacht Club (si passa la sbarra e poi attraverso le cucine fino ad arrivare alla spiaggia), e trascorriamo lì la giornata. È una spiaggia con delle zone rocciose dove si può fare snorkeling, ma non è l’idilliaco paradiso tropicale con sabbia bianca che veniva descritto in molti resoconti, anzi è piccolina, con troppa gente rispetto allo spazio disponibile, e piuttosto sporca. Prima di rientrare, passiamo da Rawai dove facciamo qualche foto, anche ad una improbabile “Porn Laundry”. Per una sera decidiamo di abbandonare il pesce e così andiamo a cena da Dino’s Kitchen, dove mangiamo una delle peggiori bistecche della vita!!!! Finiamo la serata a Kata, e anche qui ci sono ovunque bancarelle di merce taroccata, locali con donnine allegre e un numero enorme di turisti praticamente tutti italiani.

4.1.2010 Phuket

In 50min di scooter siamo a Bang Tao Beach (bisogna girare a sinistra vicino al supermarket Tesco e seguire l’indicazione per il Bang Tao Resort), dove trascorriamo tutto il giorno di fronte al Sun Wing Resort quasi interamente frequentato da svedesi, silenziosi e molto educati. In serata, visitiamo Patong che è una sorta di Bangkok in miniatura, e rientriamo.

5.1.2010 Phuket

Raggiungiamo Ya-Nui in 25 minuti di scooter. La spiaggia è bella, e ci sono rocce che ospitano diversi pesci. Anche qui, si parla (quasi) solo italiano… come in tutta Phuket a questo punto. Sulla strada del ritorno, ci fermiamo al mercato subito fuori Kata, dove gironzoliamo tra bancarelle di pesce essiccato e verdure. Una signora, dalla quale compriamo delle spezie, ci spiega – in thai… – come utilizzare le miscele di curry. Anche oggi, come ogni giorno, nel tardo pomeriggio si annuvola e torniamo in hotel sotto il diluvio. Però stasera non smette, e per evitare di restare digiuni, alle 21:00 attraversiamo la strada e andiamo a curiosare nel “ristorante” proprio di fronte al Baan SS Karon, che di fatto è un chiosco con qualche tavolo: restiamo favorevolmente sorpresi la cena è davvero ottima e abbondante, e come altrove il prezzo è assurdamente basso.

6.1.2010 Phuket

La spiaggia di oggi è Kata Noi, fin’ora la migliore, dove oziamo per tutto il giorno. Andiamo a cena a Kata, dove mangiamo Tom-Yum soup piccantissima, aragosta e gamberoni così grandi da sembrare piccole aragoste. Ogni gambero pesava circa 7 etti (li vendono ovviamente a peso, non a pezzo visto che sono così grandi).

7.01.2010 Phuket

Torniamo in aeroporto con il taxi singolo prenotato il giorno prima tramite l’agenzia di Martino (spendiamo 700BHT, la stessa tariffa che abbiamo trovato ovunque). Il tragitto dura circa 1 ora. Dopo un volo molto tranquillo via Singapore, arriviamo a Roma dove la pioggia ci da il bentornato in Italia.

NOTE su Phuket: Patong, Kata e Karon sono villaggi a misura di turista. Ovunque si trovano bancarelle che vendono tutte le stesse cose, e dopo un po’ ci si stufa di non avere davvero nient’altro da fare che comprare roba taroccata. Non abbiamo fatto vita notturna, ma a vederli da fuori, i locali sembravano tutti luoghi dove le ragazze esercitano il mestiere più antico del mondo, e poco altro.

Le spiagge: naturalmente questi commenti riguardano solo quelle che abbiamo visto noi (Nai Harn , Bang Tao, Ya-Nui, Kata Noi), ma se si ha esperienza di spiagge caraibiche, non sono niente di straordinario, belle spiagge ma nulla più. Sono tutte (tranne Nai Harn) attrezzate con lettini e ombrelloni, e chioschi per mangiare qualcosa.

Lo scooter è indispensabile per raggiungere le spiagge. E’ molto comodo ed economico e non abbiamo visto molti mezzi pubblici oltre ai taxi e tuk tuk.

Alla fine di questa prima esperienza tailandese, posso dire che sono ripartita con la sensazione di non essere del tutto soddisfatta. Tralasciando Bangkok, che fa storia a sé e che merita di essere vista, Phuket è stata una mezza delusione: essendo abituati a mete turistiche non di massa probabilmente avremmo dovuto scegliere una delle isole meno frequentate.

I Thai sono dolcissimi e tutti molto gentili, ma bisogna costantemente fare attenzione perché cercano sempre di approfittare dell’ingenuità dei turisti. I prezzi sono davvero molto bassi, si può facilmente mangiare – tanto e bene – con un paio di Euro.

La prostituzione è dappertutto, e vedere queste ragazze sedute ai tavoli con lo sguardo perso nel vuoto mentre aspettano che il cliente finisca di mangiare, è davvero uno spettacolo molto triste.

In conclusione: la Thailandia che abbiamo visto noi ci è parsa bella, ma non bellissima: ci sono luci ed ombre, e se dovessimo decidere di tornarci, molto probabilmente sceglieremo di visitare zone dell’interno, o comunque andremo dove ci sarà la possibilità di vedere una Thailandia diversa, non patinata e artificiale confezionata su misura per i turisti. Sicuramente, non torneremo a Phuket.



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