Thailandia: Wat Pha Luang Ta Bua, ovvero il Tempio delle Tigri aka Tiger Temple
Sono stato ormai gia’ 3 volte in vacanza in Thailandia (e’ prima che i maligni avanzino maliziosi commenti di ogni sorta specifico che ci sono andato per accompagnare mia madre che adora il paese ma non e’ poliglotta e non per fantomatici puttantour). E’ un paese che rimane facilmente nel cuore e sono molti quelli che se ne innamorano e ne diventano degli abitue’, non per nulla e’ il paese del sud est asiatico che accoglie il maggior flusso di turisti. Non staro’ qui a disquisirne i motivi almeno per questa volta ma mi limitero’ a descrivervi uno dei posti piu’ affascinanti che mi sia capitato di vedere: il Wat Pha Luang Ta Bua ovvero il Tempio delle Tigri conosciuto tra i locali anche come Tiger Temple. Questo tempio e’ situato nella regione di Kanchanburi che si trova 130 km a nord ovest di Bangkok. Il tempio si trova a circa 170 km da Bangkok; 2 ore e mezzo/tre affittando un taxi (prezzo ufficiale andata e ritorno col tassista che vi aspetta le 2/3 ore che impiegate li’ 3.000 bath, che scende facilmente a 2.500 bath con um’po’ di contrattazione; invece di fare i pezzenti fate gli Italiani e lasciate a fine viaggio 500 bath all’autista, voi non andrete in rovina ma per lui fara’ una grossa differenza). Volendo visto che e’ di strada potete anche fermarvi a visitare il ponte sul fiume Kwai.
NB. Ad oggi 07/06 2010 Un euro vale 39 bath circa. Da notare che proprio in questi giorni l’euro si sta’ pesantemente svalutando a causa degli attacchi speculativi che sta subendo. Probabilmente presto si rialzera’ quindi controllate il cambio.
Tornando al Wat Pha Luang Ta Bua questo tempio buddista e’ diventato famoso solo nell’ultimo decennio. Nel 1999 infatti alcuni abitanti delle vicinanze trovarono un cucciolo di tigre abbandonato (la cui madre era stata probabilmente uccisa dai bracconieri). Da sempre i templi buddisti in Thailandia sono considerati rifuggi per i bisognosi: uomini come animali e il cucciolo fu portato qui perche’ i monaci lo assistessero’. Pare che il cucciolo non sopravvisse a causa del pessimo stato in cui gia’ si trovava. Dopo poco tempo comunque furono portati altri 2 cuccioli che fortunatamente si trovavano in condizioni migliori e sopravvissero. Piuttosto velocemente si sparse la fama del tempio ed ogni volta che venivano trovati dei tigrotti (ma non solo) abbandonati venivano inviati qui un po’ da tutta la Thailandia. Morale della favola tra le tigri trovate e quelle nate in cattivita’ a inizio 2010 il tempio si ritrova ad averne una cinquantina. Le tigri cresciute nel tempio sono state allevate alla non violenza, nello stile tipicamente buddista. Gli viene dato da mangiare solo carne cotta e cibo in scatola per gatti (indispensabile quest’ultimo perche’ contenente la “taurina” sostanza nutritiva necessaria per i felini che va persa con la cottura). A causa di questa dieta ed essendo sempre vissute in cattivita’ le tigri non conoscono il sapore del sangue e semplicemente non associano a cibo/prede gli altri esseri viventi. Infatti nel terreno del tempio (che e’ circondato da un muro alto 2 metri circa) scorrazzano liberamente maiali semiselvatici, mucche, daini e pollame vari che non nutrone alcun timore ne’ da parte felina ne’ da parte umana (come nella favoleggiata eta dell’Oro).
Il tempio apre le visite a mezzogiorno e l’ingresso conta 500 bath. All’entrata c’e’ un bar e qualche baracchino che vende magliette ed altri souvenir del tempio. Qui parcheggiano le auto e i minibus che portano i turisti. All’entrata ci sono dei cartelli anche in inglese che spiegano che:
– non bisogna indossare vestiti dai colori troppo sgargianti, in particolar modo il rosso, visto che eccitano gli animali (i monaci vestono tutti arancione sgargiante e i volontari thailandesi viola shocking ma si vede che a questi colori che a me paiono sgargiantissimi le bestie son abituate);
- – non bisogna indossare cose che ti penzolano addosso (qualche gattone potrebbe scambiare la tua macchina fotografica per un gioco interessante e vedi come te la riduce con una sola zampata);
- – essendo il tempio un luogo sacro abitato da sant’uomini bisogna che le femmine in particolar modo lascino fuori la loro lascivia e si vestano in maniera modesta: niente magliette senza maniche, niente gambe scoperte, ecc. Per gli uomini basta che i bermuda arrivino al ginocchio anche se a Bangkok nei templi piu’ formali pretendono il pantalone lungo e la scarpa non aperta (leggasi sandalo) anche per gli uomini.
Ora, io la prima volta ero andato da solo e non avevo avuto problemi di abbigliamento ma la seconda volta eravamo in cinque. La mattina quando siamo partiti non ho fatto molto caso all’abbigliamento dell’amica Neli che e’ venuta con una bella canotta ed un paio di short abbastanza short. D’altronde di giorno la temperatura e’ sempre oltre i trenta e il sole picchia mica da ridere. Ma con scarsa comprensione all’ingresso i bigliettai l’hanno rimbalzata. Lei in borsa aveva un maglioncino per coprirsi di sopra ma per la parte di sotto niente. Come facciamo dopo popo’ di strada? Alla fine riusciamo a farci prestare dai locali un pantalone da uomo da lavoro che in qualche modo e’ riuscita a legarsi anche se era di tessuto piuttosto grezzo e teneva un caldo boia.
Neli tenta di fermare i calzoni presi in prestitoDopo um’po’ infatti, all’interno del recinto del tempio e’ sbottata: – Mo’ basta! Con ‘sti affari muoio di caldo! E si e’ sfilata i calzoni con buona pace dei bonzi che per colpa sua si saranno allontanati um’po’ di piu’ dall’agognato nirvana. Confusi nella folla nessuno ci ha detto piu’ niente a riguardo. Dopo un po’ si e’ tolta i calzoni e tanto peggio per i bonzi piu’ ingrifati. Comunque le tigri accompagnate da gruppetti di turisti in numero prestabilito vengono portate in un vicino canyon dove di pomeriggio appunto complice il gran caldo e la digestione in atto amano riposare: la mattina infatti assieme ai soli volontari ed ai monaci vengono fatte sgambettare, giocare e poi vengono rifocillate, non venissero mai loro strane idee vedendo qualche amabile turista ben in carne.
Una volta fatti accomodare nel canyon i felini e fissatili ad una robusta catena un volontario spiega per una decina di minuti la storia del tempio e gli scopi che si prefigge e poi iniziano le foto sessioni con le tigri. Volendo si possono fare foto um’po’ piu’ speciali pagando un sovraprezzo di 1.000 bath. Per questa cifra si viene portati da una tigre d’indole particolarmente docile e si possono fare un paio di foto letteralmente abbracciandola. Comunque tranquilli perche’ anche se non volete pagare basta che vi mettiate in coda ed aspettiate il vostro turno per fare un buon numero di foto davvero bellissime. Uno per uno infatti i turisti vengono presi in consegna da due volontarie: una prende la tua macchina fotografica per scattarti le foto mentre l’altra ti prende per mano e ti accompagna da 4/5 tigri (sempre avendo l’accortezza di passare dietro le tigri e mai davanti) dove ti fanno accucciare, puoi appoggiare la mano sul fianco della tigre e sfoggiare un bel sorriso per la foto.
Vi assicuro che quando appoggi la mano sul fianco della tigre e lo vedi come si alza e si abbassa assecondando il suo respiro capisci quanto sei piccolo davanti a queste meravigliose e creature. Se mo’ a questa niente niente le girano, si volta, mi tira una zampata e zzapp! mi divide a striscioline come faceva l’amico di (Hokuto no) Ken: Rei, l’uccello d’acqua di Nanto.
Insomma fare queste foto ti fanno sentire felice per questo contatto incredibile eppure senza che tu te ne accorga c’e’ anche una forte tensione. La prima volta che sono venuto qui’ dopo essere stato accompagnato a fare foto con delle tigri enormi mi portano dal piu’ piccolo presente nel canyon. Io appoggio la mano e questi infastidito da una mosca che li volava vicino all’orecchio fa uno scatto con la testa per scacciarlo. Non so come, in una frazione di secondo, senza muovere il benche’ minimo muscolo mi sono ritrovato nella stessa posizione accovacciata 2 metri piu’ indietro stile ninja. La paura mi ha letteralmente fatto teletrasportare!! Pazzesco. Non posto la foto successiva perche’ si vede solo la sfocatura del sottoscritto proiettato all’indietro alla velocita’ della luce.
Oltre a questa esperienza c’e’ ne sono un altro paio un po’ piu’ elitarie dietro pagamento: 1) Ogni giorno verso le 17.00 dopo il riposino quotidiano le tigri vengono portate a fare il bagno in un micro laghetto. Pagando una cinquantina di euro assieme ai volontari si puo’ partecipare alla cosa. Qui la cosa e’ ben piu’ movimentata visto che le tigri sono molto giocherellone e adorano l’acqua. Insomma, state li’ e giocate con loro. E ovvio che uscirete dall’esperienza completamente bombi, quindi avrete assolutamente bisogno di un cambio d’abito. Ho visto solo foto sul web della cosa e sembra una gran esperienza, ma personalmente non l’ho fatta perche’ la prima volta che sono andato non avevo abiti di ricambio (non immaginavo servissero) ed era per di piu’ il 31 dicembre: avremmo fatto veramente tardi e far aspettare tante ore il povero tassista non me la sentivo. La seconda volta invece eravamo in 5 e si sa’ come son le donne: – fa caldo, – abbiamo visto tutto, – ma volete restare ancora? Ma se torno un altra volta in Thailandia ‘sta esperienza la faccio di sicuro!
2) Essendoci ormai parecchie bestie queste tendono a riprodursi e quindi come e’ logico fanno cuccioli. Pagando una trentina d’euro potete passare tre quarti d’ora nella gabbia dei cuccioli a giocarci (assieme ai volontari) e udite udite: sarete voi a dargli da mangiare! Be vi assicuro e’ un esperienza impagabile. Io l’ho fatta la prima volta che sono andato. Era il 31 dicembre 2008 ed erano circa le 4 del pomeriggio. Di sessioni coi cuccioli se ne fanno massimo 3/4 al giorno, non e’ insomma che ci sia un continuo via vai nella loro gabbia: ci sono orari stabiliti a seconda dell’orario dei loro pasti ed entra una persona per cucciolo. Se la nidiata e’ di tre fanno entrare tre persone in modo che ognuna di esse possa nutrire un cucciolo: niente sovraffollamenti quindi. Sara’ che era l’ultima sessione giornaliera dell’ultimo dell’anno e che c’erano quel giorno meno turisti del solito mi ritrovo ad essere l’unico per quella sessione. La volontaria mi fa: sei proprio fortunato, avrai tutti e 4 i tigrotti per te e dovrai sfamarli tutti tu!!! Be entrare nella gabbia e trovarsi insieme a questi gattoni troppo cresciuti ma che si vede chiaramente sono dei cuccioli e’ una cosa indescrivibile. Erano 3 femmine ed un maschio; mentre quest’ultimo sembrava un po’ pigro e svogliato le femmine non stavano ferme un secondo.
La volontaria mi da un biberon di latte per sfamare la prima tigrotta ma c’e’ un problema: di solito entra un volontario per cucciolo e ognuno di questi inizia a sfamare contemporaneamente agli altri la propria bestiola. Stavolta invece bisognava che si mettessero in fila ad aspettare. Glielo vuoi spiegare tu a dei cuccioli di tigre? Mentre il maschio ha piu’ sonno che altro e se ne sta sdraiato nel suo angolo le altre femmine non sono disposte ad aspettare e reclamano la mia attenzione e sopratutto la loro razione di latte. Io sfamo la sorella e loro mi assalgono da tutti i lati senza darmi un attimo di tregua. E’ li’ che mi rendo conto dell’incredibile istinto di cacciatore che e’ in loro innato. Non attaccano mai frontalmente ma ti girano sempre attorno e poi puntano o alle spalle o al garretto appena sopra il tallone perche’ sanno d’istinto dove colpire per immobilizzare la preda: INCREDIBILE!!! Sfamata la prima, passo alla seconda sempre subendo gli assalti proditori delle altre due che non mi danno tregua: anche quando sono satolle continuano a voler giocare e non si fermano un secondo; il maschietto invece beve appena meta’ del suo biberon e torna a sonnecchiare nel suo angolo.
Intanto entra anche un altro dei volontari, un ragazzo canadese che visto che siamo solo in due nella gabbia viena a far quattro chiacchere con noi e sopratutto a giocherellare con le tigrotte. Be’ appunto giocando uno dei cuccioli gli tira una piccola, innocente artigliata sul petto. Questo caccia un urlo e comincia a gridare: My nipple, she ripped my nipple [trad. Il mio capezzolo, mi ha sbregato il capezzolo]. Io e l’altra volontaria ci guardiamo, guardiamo lui e non capiamo, anche perche’ la sua maglietta e’ perfettamente integra. Com’e possibile? Intanto questo non smette di invocare il suo capezzolo. Gli chiedo: ma scusa mi sembra che non hai niente, la maglietta e’ intera. E lui: no, no mi ha sbregato il capezzolo!! Ma avevi per caso un piercing? Si proprio cosi’. E adessodobbiamo trovarlo perche’ se no uno dei cuccioli puo’ trovarlo piu’ tardi ed ingoiarlo!!
Cosi’ finisce che il 31 dicembre mi ritrovo in Thailandia in una gabbia assieme a 4 (mini) tigri a rovistare un pavimento pieno di paglia in cerca di un piercing. Lo troviamo e poco dopo saluto tigrotti e volontari e me ne esco per tornare al mio taxi coi vestiti inzaccherati d’impronte di tigre. Tutto sommato uno dei piu bei giorni della mia vita: mica porto il piercing io! La seconda volta che ho visitatoil Wat Pha Luang Ta Bua invece era il 02 gennaio 2010 e vuoi perche’ eravamo in altissima stagione turistica, vuoi perche’ era sabato, c’erano moltissimi visitatori e non c’e’ stata la possibilita’di visitare i cuccioli le cui sessioni erano esauritissime. Credo queste visite possano essere prenotate in anticipo e vi assicuro che ne vale assolutamente la pena. Vi riporto qui sotto l’indirizzo web del Wat Pha Luang Ta Bua, ci sono numeri di telefono e recapiti: fate telefonare da uno dei portieri del vostro hotel e andate a colpo sicuro. Il sito web ufficiale del tempio in inglese: ).
Dando un occhiata in giro sul web ho visto che ci sono dei siti (esiste anche una pagina su facebook a riguardo) che condannano fermamente il Tigre Temple accusando i monaci di sfruttare gli animali per soli fini economici e sopratutto di maltrattarli. So che sono stati fatti anche alcuni scoop giornalistici negativi a riguardo. Dico la mia. Prima di credere a chicchessia e’ sempre meglio accendere il cervello e fare 2 ragionamenti per conto proprio. Non c’e’ dubbio che gli animali vivano meglio in liberta’ piuttosto che in cattivita’ ma quelli che si trovano qui erano destinati o a morte certa o a non nascere. In Thailandia si stima sia rimasta una popolazione selvaggia di 500 tigri in calo per colpa dei bracconieri che le uccidono per rivenderne il pene ricercatissimo dai cinesi per la loro medicina tradizionale. Nel tempio c’e’ ne sono piu’ di 50: vuol dire un 10% di popolazione in piu’ che altrimenti non esisterebbe. I monaci lucrano con biglietti di entrata e qualche iniziativa per tirar su qualche soldo? Voi lo sapete quanto mangia una tigre? Parlando con i volontari mi spiegavano una tigre adulta mangia 6 kili di carne al giorno per 6 giorni la settimana (e’ buona regola farle digiunare un giorno la settimana). Anche in un paese a buon mercato come la
- Thailandia e’ un costo ingente a dir poco. Il tempio e’ pieno di volontari (ragazzi/e occidentali) che per poter vivere un’esperienza di qualche settimana a contatto con questi meravigliosi animali vengono da tutte le parti del mondo. Dal tempio ricevono esclusivamente vitto e alloggio e prestano gratuitamente il loro aiuto. Gente cosi’ amante degli animali starebbe zitta e non direbbe niente se maltrattassero gli animali che sono venuti ad accudire? E per cosa poi? Per il vitto ed alloggio di un tempio thailandese? Ridicolo! Io ho parlato con questi ragazzi, tutta gente che difficilmente aveva passato i 25, amanti degli animali, idealisti. Ho visto uno di loro con il capezzolo sbregato la cui prima preoccupazione non e’ stata di andare in infermeria a curarsi, ma di trovare il piercing metallico affinche’ uno dei cuccioli non lo ingerisse. Gente cosi’ avrebbe tirato su un casino mediatico, che la meta’ basta e invece pare che solo un numero davvero esiguo di volontari abbia dichiarato che gli animali non sono ben trattati mente la quasi totalita’ difende l’operato del Tiger Temple a spada tratta.
- Hanno fatto un paio di servizi giornalistici/sensazionalistici che parlano degli abusi subiti dagli animali del tempio. Ebbene ormai sugli organi d’informazione chiunque sa’ che questi sono spesso schiavi dei potenti e che spesso non esitano a fabbricare le notizie per vendere di piu’. Solo un paio d’anni fa la polizia italiana aveva beccato dei giornalisti tedeschi o inglesi (non ricordo) che avevano deciso di fare un servizio sulla sporcizia delle citta’ d’arte italiane e che non trovandole abbastanza luride si erano messi a spargere ‘munnezza prima di fare delle foto. E come scordare anni fa un servizio di un noto settimanale tedesco che dichiarava che Venezia era talmente sporca che i turisti la visitavano ormai con la maschera sul viso; servizio corredato di foto di turisti giapponesi con sul viso la maschera che questi indossano quando sono raffreddati per non contagiare chi li sta vicino.
- Io ho visitato il tempio, ho parlato con chi vi lavora e mi sono fatto la mia idea perche’ credo di piu’ a quel che vedo e sento personalmente piuttosto che a quello che scrivono degli sconosciuti il cui guadagno deriva dal trovare la notizia piu’ sensazionale. Voi perche’ dovreste credere proprio a me? Non dovete! Siate curiosi, informatevi da fonti diverse ma alla fine cercate di decidere e ragionare con la vostra testa.
Aggiungo infine una nota per il lettore che e’ arrivato fino in fondo a questa lunga tiritera. Certo fa piacere essere letti ma e’ frustrante per chi scrive vedere che un articolo e’ letto da una cinquantina di persone e nessuno di queste lascia un commento. Mi piacerebbe vedere un po’ piu’ d’interazione: va bene anche solo un Bravo od un Va a cagare!